Indagine Ocse-PIAAC, Giovannini-Carrozza: dati allarmanti

Indagine Ocse-PIAAC, Giovannini-Carrozza: dati allarmanti, ma già avviate azioni per invertire rotta
Al via commissione di esperti per definire ulteriori interventi

“I dati dell’Indagine PIAAC (Programme for the International Assessment of Adult Competencies) dell’Ocse sono allarmanti e impongono un’inversione di marcia. Desta particolare preoccupazione la condizione dei cosiddetti Neet, giovani che non studiano né lavorano: l’abbandono precoce dei percorsi di formazione rischia di pregiudicare il loro futuro, i dati Ocse lo dicono chiaramente. Così come è evidente che in Italia c’è un capitale femminile sottoutilizzato sul piano professionale, uno spreco di risorse e talenti che il nostro Paese non può più permettersi”. Lo dichiarano, in una nota congiunta, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Enrico Giovannini, e il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, commentando i dati resi noti oggi dall’Ocse sulle competenze alfabetiche e matematiche della popolazione adulta. La parte italiana dei dati è stata curata dall’Isfol su incarico del Ministero del Lavoro.

Conscio della gravità della situazione del capitale umano disponibile nel nostro Paese, il Governo ha già adottato diverse misure orientate a potenziare il sistema formativo e a fronteggiare l’emergenza Neet. In particolare, con il decreto Lavoro dello scorso giugno e il decreto Scuola approvato a settembre, sono stati stanziati complessivamente oltre 560 milioni di euro per il triennio 2013-2015. Per identificare ulteriori interventi, è stata costituita “una commissione di esperti”, annunciano i due Ministri, che entro 45 giorni dovrà proporre specifiche misure con obiettivi a brevissimo, breve e medio termine, anche in vista dell’avvio, a gennaio, del ‘Piano Garanzia Giovani’ voluto dall’Europa per favorire l’occupazione giovanile.

Le azioni già avviate dal governo Letta

Decreto Lavoro:

  • Rifinanziate per 3 anni nei territori del Mezzogiorno le forme di autoimpiego ed autoimprenditorialità (ex D.Lgs.185/2000) con 26 milioni di euro per il 2013 e il 2014 e 28 per il 2015;
  • Rifinanziata l’azione del Piano di coesione rivolta alla promozione e realizzazione di progetti promossi da giovani e da categorie svantaggiate per l’infrastruttura sociale e la valorizzazione dei beni pubblici nel Mezzogiorno (26 milioni per il 2013 e il 2014, 8 per il 2015);
  • Istituite borse di tirocinio formativo a favore di Neet, di età compresa tra i 18 e i 29 anni, residenti o domiciliati nelle Regioni del Mezzogiorno (56 milioni per il 2013, 16 per il 2014 e 96 per il 2015);
  • Definite e rese operative misure per la semplificazione dell’apprendistato, con un ruolo centrale per l’apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere;
  • Adottate nuove misure per i tirocini nel settore pubblico: istituzione del “Fondo mille giovani per la cultura” (un milione) al fine di sostenere il settore dei beni culturali e di un Fondo (2 milioni di euro annui per il triennio 2013-2014-2015) per consentire alle amministrazione dello Stato di avviare tirocini formativi;
  • Per promuovere l’alternanza studio-lavoro è stata autorizzata la spesa di 3 milioni per il 2013 e di 7,6 per il 2014 da destinare al sostegno delle attività di tirocinio curricolare da parte degli studenti iscritti a corsi di laurea nell’anno accademico 2013-2014.

Decreto Scuola:

  • 15 milioni per il 2014 per spese di trasporto verso le sedi scolastiche e ristorazione destinati ai capaci e meritevoli ma privi di mezzi;
  • 15 milioni per la lotta alla dispersione scolastica. Sarà avviato un Programma di didattica integrativa che contempla il prolungamento dell’orario nelle realtà in cui è maggiormente presente il fenomeno dell’abbandono;
  • 6,6 milioni per potenziare da subito l’orientamento degli studenti della scuola secondaria di secondo grado. L’orientamento dovrà partire già dal quarto anno. Le scuole dovranno inserire le loro proposte in merito sia nel piano dell’offerta formativa che sul proprio sito.
  • 100 milioni per aumentare il Fondo per le borse di studio degli studenti universitari a partire dal 2014 e per gli anni successivi. Lo stanziamento è dunque consolidato e non temporaneo.

Pensioni, penalizzati disabili gravi e familiari

Pensioni, penalizzati disabili gravi e familiari. Fand: “Quella legge va cambiata”
La federazione si oppone agli effetti distorsivi della riforma Fornero sul calcolo dei contributi utili per la pensione anticipata dei lavoratori disabili gravi e dei loro familiari che li assistono. Pagano: “Discriminazione ingiustificata”

da Il Redattore Sociale
08 ottobre 2013 – 17:34

ROMA – I lavoratori disabili e I loro familiari sono penalizzati dalla norma della riforma Fornero che non considera validi ai fini della pensione anticipata numerosi istituti di assistenza previsti dalla normativa vigente e da loro frequentemente utilizzati : una forma di “discriminazione” alla quale la Fand, la Federazione fra le associazioni nazionali dei disabili , chiede di ovviare con la presentazione di un emendamento che modifichi il testo della legge 14/2012.
Alla fine del 2011 – è la ricostruzione della vicenda che la Fand svolge in una nota – il sistema pensionistico italiano ha subito una profonda rivisitazione: accanto alla introduzione generalizzata del criterio contributivo ai fini del calcolo pensionistico e dell’innalzamento dell’età pensionabile, il legislatore ha introdotto l’istituto della pensione anticipata, probabilmente al fine di compensare le nuove rigide e penalizzanti regole e favorire i soggetti che hanno iniziato a lavorare in giovane età.
Oltre al requisito contributivo per poter accedere alla pensione anticipata è richiesta una età anagrafica minima pari a 62 anni: i soggetti che intendono anticipare l’accesso a tale pensione prima del sessantaduesimo anno di età, subiscono una penalizzazione, relativamente al suo importo con una decurtazione che è pari all’1% per i primi due anni e al 2% per ogni anno successivo.
La legge n. 14/2012 precisa che per i soggetti che maturano la predetta anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2017 non operano le suddette penalizzazioni a condizione che i contributi maturati derivino esclusivamente “da prestazioni effettive di lavoro, includendo i periodi di astensione obbligatoria per maternità, per l’assolvimento degli obblighi di leva, per infortunio, per malattia e cassa integrazione guadagni ordinaria”.
Per quanto riguarda il mondo della disabilità – afferma la Fand – la situazione è da considerarsi grave: sono esclusi, infatti, dal conteggio i permessi mensili di cui all’articolo 33 della legge 104/92 i congedi retribuiti per l’assistenza a familiari con handicap grave o gravissimo, i periodi contributivi di cui alla legge n. 388/2000 e cioè i due mesi di contribuzione figurativa riconosciuti agli invalidi civili con percentuale superiore al 74% per ogni anno di servizio prestato a partire dalla data del riconoscimento e per un massimo di cinque anni di contribuzione. La norma in questione, anche se per un periodo limitato (fino al 31 dicembre 2017) penalizza fortemente il mondo della disabilità, incidendo su quegli istituti che favoriscono l’assistenza al disabile grave attraverso permessi, congedo straordinario e riconoscimento di contributi figurativi aggiuntivi.
“Si tratta di una vera e propria discriminazione ingiustificata per i lavoratori disabili gravi e i loro familiari che li assistono – spiega il Presidente Fand Giovanni Pagano – in quanto tali lavoratori saranno disincentivati da utilizzare tali istituti di assistenza per avere la possibilità di un rapido accesso alla pensione anticipata”.Ecco allora la scelta di elaborare e far presentare in Parlamento un proprio emendamento all’articolo 6, comma 2-quater della legge 29 dicembre 2011, n. 214 che riporti tali istituti nell’ambito della equiparazione ai contributi derivanti da effettive prestazioni lavorative e quindi utili ai fini del calcolo della anzianità contributiva necessaria per accedere alla pensione anticipata.

Questo il testo dell’emendamento:
All’articolo 6, comma 2-quater, della legge 24 febbraio 2012, n. 14, dopo le parole “cassa integrazione guadagni ordinaria” è aggiunto il seguente periodo: “nonché i periodi relativi ai permessi di cui all’articolo 33 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e successive modificazioni, di congedo straordinario di cui all’articolo 42 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, e successive modificazioni e di contribuzione figurativa di cui all’articolo 80, comma 3, della legge 23 dicembre 2000 n. 388”.

Nasce a Bologna la giornata europea dei risvegli

Nasce a Bologna la giornata europea dei risvegli
Grazie al progetto “Luca” (Links united for coma awakenins) parte la collaborazione fra associazioni di Belgio, Spagna, Bulgaria e Grecia. Obbiettivo il 2015

da Il Redattore Sociale
08 ottobre 2013 – 16:46

ROMA – Una Giornata europea dei Risvegli, uno spazio “dove finalmente si possano confrontare famiglie e associazioni di tutta Europa”. Grandi lavori a Bologna durante la quindicesima Giornata dei Risvegli per dare vita a un obiettivo ambizioso grazie a L.U.C.A (Links united for coma awakenins), progetto europea nato da un’idea dell’associazione Amici di Luca, e promosso insieme alla società di formazione “Futura”.  Cinque i paesi partecipanti e circa 100 mila gli euro stanziati per creare una rete tra le realtà europee che si occupano di persone in coma. L’obiettivo è quello di raccogliere le testimonianze provenienti da Italia, Belgio, Spagna, Bulgaria e Grecia, per scambiare idee e diffondere nuovi modelli.
“L’esempio italiano è sicuramente da esportare in tutta Europa – racconta Fulvio De Nigris, fondatore dell’associazione Amici di Luca – – in altri paesi la famiglia è meno presente e meno considerata e quindi bisogna diffondere la tutela dei parenti, intervenendo sia con la cura del paziente che su tutto il nucleo familiare in modo che, quest’ultimo, da curato diventi anche curante e di sostegno al caro”. Saranno cinque i meeting in programma per incontrare i partecipanti provenienti dai diversi paesi con lo scopo di creare delle linee guida comuni per la formazione di specialisti, medici, familiari e pazienti a supporto delle difficoltà che il percorso del coma può portare. A partecipare, dall’Italia, saranno circa 14 persone tra volontari, familiari e pazienti stessi che metteranno a disposizione le loro storie per creare una guida di buone pratiche.
“La Casa dei Risvegli, (struttura innovativa dedicata alla riabilitazione, formazione e ricerca nel campo delle gravi cerebrolesioni acquisite, ndr) –  è sicuramente un esempio di buona pratica per eccellenza – spiega Federica Ragazzi, project manager di Futura -. Già al primo incontro è stato evidente che stavamo parlando di qualcosa che loro, gli altri partner europei,  non conoscevano, rimanendo stupiti da come sia importante il coinvolgimento familiare, tanto che al primo incontro che si è  tenuto ieri, 7 ottobre, a Bologna, si è già parlato di progetti futuri…”.
“È anche per questo – conclude Fulvio De Nigris – che è importante che la Giornata dei Risvegli diventi europea: per diffondere, intervenendo anche sull’aspetto culturale, un sentire diverso della ‘cura’. Luca è un acronimo che ci accompagna da anni, un progetto già pensato dai primi anni 2000 e che abbandona il significato privato legato ad un figlio che non c’è più,  ma diventa cosmico, intendendo in questo caso un forte senso di rete”. (irene leonardi)

Emergenze ATA: risultato favorevole per immissioni in ruolo e posizioni economiche

Emergenze ATA: risultato favorevole per immissioni in ruolo e posizioni economiche

Il tentativo di conciliazione al MIUR ha avuto esito positivo. Sospesa la mobilitazione, subordinata però alla verifica degli effettivi risultati raggiunti.

Il tavolo di conciliazione, rinviato al 7 ottobre 2013, si conclude positivamente sul complesso delle tematiche al centro della mobilitazione.

Immissioni in ruolo

Su questo punto, uno degli oggetti fondamentali del nostro tentativo di conciliazione col MIUR, il Ministero ci ha dato ampie rassicurazioni che vanno nella direzione di una soluzione positiva di questa grave vicenda.
L’Amministrazione ha presentato un emendamento, oggetto di discussione in sede di conversione entro il 9 novembre prossimo del Decreto sulle Misure urgenti per l’Istruzione (DL 104), che modifica in modo sostanzialmente migliorativo la misura sul passaggio dei docenti inidonei. Si sbloccherebbero, fin da subito, col parere favorevole della Ragioneria Generale dello Stato (RGS), i posti su cui sarebbero effettuate le immissioni in ruolo degli assistenti tecnici e amministrativi.
Si attenderebbe, quindi, solo la conversione del decreto legge 104 per conoscere anche la ripartizione dei posti a livello territoriale e i tempi precisi dell’operazione.

Posizioni economiche

Anche per risolvere questo caso il MIUR ha presentato un emendamento al DL 104/13, tentando di superare il blocco introdotto dal DL 78/10 (Legge Tremonti) che, secondo il MEF, non consentiva il riconoscimento del beneficio economico. In questo modo il DL 78/10 non troverebbe applicazione nei riguardi delle posizioni economiche del personale ATA. Quindi, si tratterebbe di un emendamento, “salva posizioni economiche”.

Indennità di reggenza al DSGA

La sessione negoziale all’Aran, dopo l’atto d’indirizzo del MIUR, non è stata ancora avviata dal MEF, il quale però ha preso impegni per farlo quanto prima e decidere sulla misura del compenso spettante ai Direttori che reggono due scuole e che stanno svolgendo questa funzione da oltre un anno.

Concorso ordinario e riservato per i DSGA

Il Ministero si è detto favorevole a bandire il concorso e ci ha comunicato che stanno attendendo l’accordo Stato-Regioni sul dimensionamento, poiché è inevitabilmente legato a questa vicenda. Al MEF occorre un testo definitivo di legge che, modificando la norma sul dimensionamento, stabilisca un parametro certo sul quale calcolare il numero preciso dei posti occorrenti prima di poter indire il concorso.

Tavoli tecnici

Avevamo pressato il Ministero per la mancata attivazione dei tavoli di confronto tra Centri ministeriali e Scuole autonome, impegno formalmente ottenuto durante la Conferenza organizzata dalla nostra organizzazione sindacale al MIUR il 3 giugno scorso. Nel corso della conferenza l’Amministrazione aveva offerto la propria disponibilità a predisporre delle linee guida per le scuole, al fine di alleggerire il peso della burocrazia, riversata da MIUR e MEF, sulle istituzioni scolastiche rispetto a questioni legate alla funzionalità dei sistemi informatici, ai controlli delle ragionerie provinciali che non si coordinano tra loro, etc… Il Ministero, nell’ambito del tentativo di conciliazione, ha convenuto di iniziare un percorso di confronto sulle tematiche emergenti per il personale ATA e le scuole, concordando una data prossima e certa per affrontare tutte le questioni peculiari, con i capi specifici dei Dipartimenti (Chiappetta e Bono).
A partire dal 15 ottobre prossimo ci sarà, perciò, un incontro per definire, non solo quanto evidenziato sopra, ma anche la determinazione di ulteriori percorsi che riguardano, in modo particolare, la revisione delle tabelle sugli organici, la modifica del regolamento sulle supplenze, l’indennità ai sostituti dei DSGA, calendarizzando delle ulteriori scadenze di confronto.

Ditte di appalto per i servizi di pulizia

Abbiamo inoltre affrontato il problema della riduzione del finanziamento per le ditte di appalto e il Ministero ci ha comunicato che la questione sarà trattata ad un tavolo politico, convocato quanto prima dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Ministero ha concordato con la nostra istanza di chiedere un allargamento del tavolo a tutti gli interlocutori interessati, compresi i sindacati dei lavoratori della scuola.

La FLC CGIL, prendendo atto del fatto che l’Amministrazione ha assunto degli impegni su ciascuna materia, posta alla base della proclamazione dello stato di agitazione e dell’esperimento del tentativo di conciliazione, ha sospeso la decisione rispetto a specifiche iniziative di lotta, subordinandole alla verifica del rispetto puntuale delle azioni conseguenti da parte del Ministero.

Carrozza e Guerra premiano progetti contro violenza e discriminazioni

Scuola: domani Carrozza e Guerra premiano progetti contro violenza e discriminazioni

Roma, alle ore 10 presso il Liceo Giordano Bruno

Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza e il viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali Maria Cecilia Guerra saranno domani, mercoledì 9 ottobre, alle 10, al Liceo Giordano Bruno di Roma (via della Bufalotta, 594), per premiare i migliori progetti di sensibilizzazione sui temi della lotta alla violenza e alle discriminazioni realizzati dalle scuole.

L’iniziativa si svolge alla vigilia della Settimana contro la violenza e la discriminazione (dal 10 al 16 ottobre), organizzata dal Miur e dal Dipartimento delle Pari Opportunità, con la collaborazione dell’UNAR (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali), per promuovere nelle scuole italiane la cultura del rispetto e dell’inclusione, la prevenzione e il contrasto di ogni tipo di violenza e discriminazione.

Telefonata Carrozza-Parmitano

Telefonata Carrozza-Parmitano, on line video e audio del collegamento

“Benvenuti a bordo!”. Così si è aperta la telefonata fra il maggiore Luca Parmitano, l’astronauta di Paternò che dal 28 maggio scorso si trova sulla Stazione Spaziale Internazionale (Iss), e il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza.
Nel pomeriggio di oggi, alle 14.30, il collegamento dalla sede del dicastero di Viale Trastevere. “Qui tutto ok, ma mi manca il profumo di Sicilia”, ha raccontato il maggiore al Ministro e a un gruppo di studenti del Convitto nazionale di Roma che ha assistito alla telefonata. Presenti anche il presidente dell’Asi (Agenzia Spaziale Italiana), Enrico Saggese, e Franco Ongaro dell’ Esa (Agenzia Spaziale Europea).
“Oggi dobbiamo anche parlare di ricerca – è intervenuto il Ministro Carrozza – ci troviamo di fronte a importanti decisioni, in Italia si fa troppo poco, dobbiamo fare di più”. Parole condivise dal Parmitano: “Gli investimenti sono indispensabili per il futuro dei ragazzi. E dico loro che devono amare quello che studiano e studiare quello che amano”.
L’astronauta tornerà sulla terra l’11 novembre dopo 166 giorni di missione nello spazio.

Podcast

“Nessun cioccolato è buono così”: torna la Giornata nazionale persone Down

“Nessun cioccolato è buono così”: torna la Giornata nazionale persone Down
Promossa da Coordown, in collaborazione con l’agenzia Saatchi & Saatchi, l’iniziativa si celebra domenica 13 ottobre. In circa 200 piazze italiane, saranno distribuite tavolette di cioccolato equo e solidale: il ricavato andrà a progetti per l’autonomia e l’integrazione

da Il Redattore Sociale
08 ottobre 2013 – 13:09

ROMA – Un messaggio di cioccolato per favorire l’integrazione e l’autonomia delle persone con sindrome di Down: domenica 13 ottobre torna in duecento piazze italiane la Giornata Nazionale delle persone con sindrome di Down, organizzata da CoorDown onlus, in collaborazione con l’agenzia Saatchi & Saatchi. I volontari offriranno una tavoletta di cioccolato in cambio di un contributo per sostenere le attività delle 74 associazioni aderenti al coordinamento L’evento sarà preceduto da una serie di iniziative collaterali nel corso della settimana, tra cui convegni, spettacoli, mostre e seminari, secondo il calendario pubblicato sul sito. Il cacao – precisano gli organizzatori – proviene dalla rete del commercio equo e solidale. Insomma, nessun cioccolato è buono così”, recita lo slogan della giornata.
Obiettivo della ricorrenza è rilanciare una cultura della diversità, perché “essere differenti è normale”. Le persone con sindrome di Down, peraltro, “non sono tutte uguali – osservano i promotori dell’iniziativa – È fondamentale conoscerle e metterle alla prova. Per scoprire che molte di loro hanno enormi potenzialità e sono capaci di svolgere una professione con impegno e costanza, di studiare con soddisfazione e di praticare sport a ottimi livelli. Un lavoro e un percorso scolastico di qualità – concludono – non sono solo diritti ma anche gli strumenti più importanti per garantire ai ragazzi con sindrome di Down una vita autonoma, una piena integrazione nella società e un futuro sereno e dignitoso”. In particolare, quindi, il ricavato dell’iniziativa sarà utilizzato per sostenere progetti di autonomia abitativa per ragazzi e adulti, formazione e accompagnamento all’inserimento lavorativo, integrazione scolastica e verifica della corretta applicazione delle norme in materia, educazione alla consapevolezza dell’esercizio di voto in occasione delle elezioni e ricerca scientifica.
Il Coordown è nato nel 2003, in occasione della prima Giornata Nazionale delle persone con sindrome di Down, e rappresenta oggi l’organismo ufficiale di confronto con tutte le istituzioni per quanto riguarda le problematiche e i diritti delle persone con la sindrome di Down. Promuove azioni di comunicazione sociale per far conoscere le potenzialità e tutelare i diritti delle persone con sindrome di Down, favorire la loro integrazione nella scuola, nel lavoro e nello sport, condividere esperienze tra le singole associazioni, individuare e mettere in atto strategie comuni rispetto a problemi politici condivisi. Le associazioni aderenti al coordinamento sono attualmente 74 e ognuna mantiene la sua autonomia in relazione alle proprie attività e alla propria azione politica. La Giornata nazionale si celebra ogni anno la seconda domenica di ottobre, mentre il 21 marzo il coordinamento promuove in Italia la Giornata Mondiale sulla sindrome di Down. Tutti i progetti di comunicazione sono disponibili e condivisibili sul canale www.youtube.com/CoorDown.

Concorso a cattedra

Concorso a cattedra: il TAR Lazio continua a dare ragione all’ANIEF sull’accesso alle prove di laboratorio

Nuova vittoria ANIEF al TAR Lazio avverso il D.D.G. n. 82/2012 di indizione del Concorso a cattedra. Il MIUR, separando le prove laboratoriali dalle prove scritte, ha iniquamente escluso dalle prove pratiche i candidati che allo scritto avevano ottenuto un punteggio compreso tra 18 e 20 trentesimi.

Una nuova ordinanza cautelare (la n. 3926/2013) ottenuta dall’Avv. Tiziana Sponga, conferma le tesi dell’ANIEF e permetterà ad altri nostri iscritti l’ammissione con riserva alle prove pratiche o di laboratorio previste per alcune classi di concorso. Scorporare il punteggio conseguito negli scritti da quello delle prove laboratoriali è stata una decisione arbitraria presa dal MIUR che non ha tenuto conto che il D.Lgs. 297/94 prevede, invece, che la prova grafica o pratica debba essere valutata congiuntamente alla prova scritta. Secondo il nostro sindacato il punteggio finale di almeno 28/40, richiesto per l’accesso agli orali, deve essere conseguito solo al termine di entrambe le prove. Chi aveva comunque raggiunto un punteggio di almeno 18/30 agli scritti, dunque, è stato ingiustamente escluso dal concorso a cattedra.

L’ANIEF ha ottenuto, ancora una volta, il pieno rispetto della normativa vigente in materia e ora i candidati che si sono rivolti con fiducia al nostro sindacato potranno correttamente proseguire l’iter concorsuale da cui il MIUR li aveva, arbitrariamente, esclusi.

Cassazione: bimbo cade davanti a scuola, il Ministero è responsabile

da Ansa

Cassazione: bimbo cade davanti a scuola, il Ministero è responsabile

Ci deve essere del personale scolastico a vigilare sugli allievi che, prima dell’inizio dell’orario delle lezioni, attendono il suono della campanella nel cortile esterno di pertinenza della scuola. Gli alunni non possono essere lasciati soli. Lo sottolinea la Cassazione.

E se, per caso, qualcuno si fa male, magari cadendo per distrazione, la scuola – e dunque il Ministero della Pubblica Istruzione – dovrà risarcire i danni per aver mancato al dovere di vigilanza anche se l’incidente è avvenuto prima del regolare inizio dell’attività didattica.

Così la Cassazione ha dato il definitivo “via libera” al risarcimento danni in favore di una allieva di una scuola elementare di Cerveteri (Roma) che era scesa dallo scuolabus e stava aspettando l’inizio delle lezioni nel cortile antistante la scuola quando, salita su un muretto, era caduta rompendosi la tibia. L’accesso al cortile, per i bambini che arrivavano con un po’ di anticipo, veniva consentito ogni mattina con l’apertura dei cancelli ma la scuola non aveva provveduto a organizzare un servizio di vigilanza che tenesse sotto controllo i ragazzini nella manciata di minuti che li separava dall’ingresso in aula con affidamento alle maestre.

«In ipotesi di danno come questo, cagionato dall’alunno a sé medesimo (autolesioni), l’accoglimento della domanda di iscrizione, con la conseguente ammissione dell’allievo a scuola – scrive la Suprema Corte nella sentenza 22752 – determina l’instaurazione di un vincolo negoziale dal quale sorge a carico della scuola l’obbligazione di vigilare sulla sicurezza e l’incolumità dell’allievo per il tempo in cui questi fruisce della prestazione scolastica, in tutte le sue espressioni». La scuola pertanto – proseguono gli `ermellini´ – «è tenuta a predisporre tutti gli accorgimenti all’uopo necessari, anche al fine di evitare che l’allievo procuri danno a se stesso, sia all’interno dell’edificio che nelle pertinenze scolastiche». Tra queste rientra «il cortile antistante l’edificio del quale la scuola abbia la disponibilità e ove venga consentito il regolare accesso e lo stazionamento degli utenti, e in particolare degli alunni, prima di entrarvi», conclude la Cassazione.

La vicenda in questione risale al 20 marzo del 1995. Il verdetto di primo grado era stato emesso dal Tribunale di Civitavecchia nel 2003, e quello di secondo dalla Corte di Appello di Roma nel 2006. Senza successo, scuola e ministero hanno protestato in Cassazione contro la condanna al risarcimento (l’entità non è nota) sostenendo che la sola circostanza che la minore fosse stata lasciata dallo scuolabus nel cortile antistante non doveva far ritenere che «fosse insorto in capo al personale scolastico l’obbligo di vigilare su di essa».

Decreto scuola al giro di boa

da ItaliaOggi

Decreto scuola al giro di boa

Nuove assunzioni e istituti sempre aperti osservati speciali

di Alessandra Ricciardi

Nuove assunzioni e ampliamento dell’offerta formativa, dall’ora in più di geografia all’apertura anche pomeridiana delle scuole, osservate speciali. Tra i rilievi del Servizio Bilancio e le richieste di chiarimento della V commissione della camera, è toccato al vice ministro dell’economia, Stefano Fassina, intervenire in parlamento per spiegare fin dove si spinge la copertura finanziaria delle misure proposte con il decreto scuola.

Una sorta di controrelazione tecnica al provvedimento oggetto di conversione in legge alla camera. Provvedimento che, superata la crisi di governo, oggi è al suo giro di boa: in mattinata il parere proprio della commissione bilancio presieduta da Francesco Boccia, e nel pomeriggio il termine per il deposito degli emendamenti nella commissione cultura presieduta da Giancarlo Galan. Quelli parlamentari, ma non si escludono governativi che nell’immediato dovrebbero limitarsi ad alcune correzioni poco più che formali. Intanto sempre oggi proseguono gli incontri informali tra i vertici del dicastero dell’istruzione e le altre forze politiche della maggioranza, Pdl e Scelta civica. Già avvenuto infatti quello con il Pd, che ha caldeggiato la necessità di un intervento sui docenti inidonei per affidare alla contrattazione la definizione del passaggio del personale in altri profili. Per il Pdl, invece, sembrano decisive alcune integrazioni sul fronte delle scuole paritarie, in crisi tra tagli ai finanziamenti e difficoltà delle famiglie a pagare le rette. Gli interventi richiesti riguardano Imu e Tares. Ma restano i dubbi sulle coperture finanziarie che avevano già stoppato le misure al consiglio dei ministri.

Il dicastero dell’economia ha risposto a molti rilievi, e si vedrà oggi se le risposte saranno sufficienti per il parere favorevole della commissione bilancio. Per quanto riguarda per esempio il potenziamento dell’offerta formativa, geografia e laboratori didattici, Fassina ha precisato che lo stanziamento di 9,9 milioni di euro fa parte del fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche statali e che tocca al ministero guidato da Maria Chiara Carrozza fare, con decreto, il riparto tra le varie voci.In quella sede «si potrà quindi stabilire l’importo assegnato alle nuove finalità».

Il Servizio bilancio di Laura Boldrini aveva anche chiesto conto dei parametri della stima dei 3,6 milioni di euro per il 2013 e degli 11,4 per il 2014 destinati a coprire l’apertura pomeridiana degli istituti contro la dispersione scolastica, in particolare al Sud. Si tratta di un tetto massimo di spesa, ha precisato l’Economia, nel quale non rientrano le spese per il maggior impegno richiesto al personale: «Flessibilità oraria, attività aggiuntive di insegnamento e funzionali all’insegnamento, prestazioni aggiuntive del personale Ata», il tutto «è remunerato nell’ambito del fondo dell’istituzione scolastica». Il nuovo stanziamento del dl serve a pagare infatti i materiali e le prestazioni d’opera. Sarà la contrattazione integrativa, agendo sul Fis (che ammonta, rileva la relazione tecnica, a 762,47 milioni), a individuare quanto andrà per le nuove attività al personale scolastico impegnato anche il pomeriggio. E poi, dulcis in fundo, le coperture per le assunzioni di docenti e Ata sui posti vacanti e disponibili per il prossimo tirennio: il decreto rinvia a un apposito contratto il compito di garantire l’invarianza di spesa. A chi chiedeva dettagli, l’Economia risponde che toccherà all’autonomia delle parti in sede negoziale decidere cosa fare. Ricorda solo che, nella precedente tornata, sindacati e governo hanno concordato di sopprimere il primo scatto di anzianità che va dai 3 agli 8 anni di servizio.

Mobilità, precedenze da rifare

da ItaliaOggi

Mobilità, precedenze da rifare

In questi giorni la trattativa ministero-sindacati. Tutte le misure oggetto di revisione

Obiettivo: adeguare le deroghe a quanto prevede la legge  di Carlo Forte

La riforma Brunetta mette a rischio il sistema delle precedenze nei trasferimenti. Si tratta delle agevolazioni contenute nell’articolo 7 del contratto sui trasferimenti. Che dovranno essere esaminate a breve dai rappresentanti dei sindacati e dell’amministrazione scolastica. Le parti hanno già avviato le trattative per il rinnovo dell’accordo.

E un ulteriore incontro è previsto per domani a viale Trastevere. Dopo l’entrata in vigore della legge 15/2009 e del regolamento di attuazione, meglio noto come decreto Brunetta (decreto legislativo 150/2009), la contrattazione collettiva non può più derogare le norme di legge. E dunque le precedenze previste dal contratto, ma che non sono supportate da disposizioni di legge, sono da considerarsi inesistenti. Le precedenze, infatti, altro non sono se non deroghe alla disciplina legale, che pone il principio del merito alla base di qualsiasi procedura che preveda l’attribuzione di punteggi finalizzati alla fruizione di diritti. Le deroghe, peraltro, prima della riforma Brunetta, assumevano rilievo secondo una procedura in due tempi. Che partiva dalla disapplicazione delle disposizioni di legge (disapplicazione: non abrogazione) e terminava con la regolazione della stessa materia tramite la stipula di apposite clausole negoziali. Venuto meno il potere di deroga da parte del tavolo negoziale, l’effetto non può che essere quello della rinnovata applicabilità delle disposizioni di legge non più derogabili dai contratti. Norme di legge che, è bene ricordarlo, non sono mai state abrogate. Riemerge, quindi, l’intero istituto della mobilità contenuto nella sezione III del decreto legislativo 297/94 (articolo 460 e seguente). Che non prevede espressamente alcuna tipologia di precedenza nei trasferimenti. Salvo qualche generico rinvio alle leggi che le prevedono. Detto questo, nell’articolo 7 del contratto le precedenze a prova di ricorso sono soltanto alcune. La prima è quella destinata ai non vedenti e agli emodializzati. Perché tale precedenza è espressamente prevista in favore dei non vedenti dall’art. 3 della legge 120/1991. E per gli emodializzati dall’art.61 della legge 270/82. Quest’ultima disposizione di legge, però, dispone che tale precedenza si applichi anche «agli insegnanti non autosufficienti o con protesi agli arti inferiori». Di quest’ultima previsione non si fa menzione nel contratto. E qui dovrebbe scattare la prima «trasfusione legislativa». Che dovrebbe consistere nell’introduzione automatica di questa disposizione nel contratto. Resta in piedi anche la precedenza prevista per i portatori di handicap con invalidità superiore ai 2/3 (compresa quella per i portatori di handicap grave e di cui all’art. 33, comma 6, della legge 104/92). Idem per la precedenza che viene attribuita a chi assiste il familiare portatore di handicap grave in qualità di referente unico. Anche se, in quest’ultimo caso, il contratto necessiterebbe di una integrazione. L’articolo 33 della legge 104/92, infatti, dispone che la precedenza spetta al coniuge e al parente o all’affine fino al secondo grado. E se il coniuge o il genitore non c’è più, è invalido o ultra65enne, il diritto è esteso anche ai parenti o affini di terzo grado. Il contratto, invece, restringe il novero degli aventi diritto solo al coniuge e al genitore oppure, se il genitore è totalmente inabile, al fratello o alla sorella del disabile grave. A patto che siano conviventi con l’assistito o che gli eventuali altri fratelli co-obbligati risultino oggettivamente impossibilitati. Il diritto alla precedenza viene in parte recuperato in sede di utilizzazione o assegnazione provvisoria. Ma anche in questo caso si tratta di una deroga. Che non sana affatto la questione. Anzi, se possibile, la pone in evidenza, comprimendo il relativo diritto ponendogli un termine di durata annuale. Deroga che oltre tutto collide anche con l’art.601 del testo unico. E poi c’è la precedenza per i coniugi di miliari trasferiti d’autorità. Che pure è prevista da più leggi, anche se tra queste non c’è più la legge 100/87, di cui si fa menzione nel contratto. Legge ormai abrogata dall’art.2268 del decreto legislativo 66/2010, con effetti a far data dal 9 febbraio scorso. Infine, resta in piedi la precedenza prevista per gli amministratori locali, essendo prevista dalla legge 265/199 e dal testo unico degli enti locali. Fin qui le precedenze a prova di ricorso. Quelle che invece dovrebbero cessare sono essenzialmente tre. La prima è quella che viene attribuita ai trasferiti d’ufficio che chiedano in via prioritaria di ritornare nella sede di precedente titolarità (art.7, comma 1, paragrafo II del contratto). La seconda è quella dei trasferiti d’ufficio che chiedono il rientro nel comune. E infine, la terza, è quella prevista per i sindacalisti che rientrano in servizio dopo l’aspettativa. Ma il condizionale è d’obbligo, perché il contratto, così com’è, è stato già applicato ai movimenti che sono ormai a regime dal 1° settembre scorso.

Prof italiani, poveri ma buoni

da ItaliaOggi

Prof italiani, poveri ma buoni

Poco pagati e considerati, sono decisivi per i ragazzi. Ricerca inglese fotografa la caduta sociale della professione in Europa. Peggio fanno i presidi

 di Giovanni Scancarello

Per gli italiani, i loro insegnanti valgono poco. I docenti si piazzano in coda nella classifica mondiale della stima sociale che i cittadini hanno verso la professione. E questo, nonostante in Europa i prof italiani risultino secondi nella capacità di influenzare in positivo la vita degli studenti. È quanto emerge dal primo studio mondiale comparativo sulla considerazione sociale degli insegnanti, pubblicato dalla Fondazione inglese Varkey Gems, dal titolo Varkey Gems 2013 Global Teacher Status Index.

La condizione degli insegnanti italiani è definita dagli studiosi a dir poco infelice: su 21 Paesi, l’Italia si piazza al diciottesimo posto.

Prima in classifica la Cina, ultima Israele. Per esemplificare, se in Cina gli insegnanti vengono considerati alla stregua dei medici, in Italia vengono assimilati agli assistenti sociali. Con buona pace degli assistenti sociali, per gli italiani, va detto, gli insegnanti contano poco, soprattutto perché guadagnano poco. Insomma, in Italia resiste ancora il miserrimo mito del maestro di Vigevano, anche se i dati della ricerca riguardano anche i prof delle superiori. In Italia le persone che pensano che gli studenti non abbiano rispetto per gli insegnanti (45%) sono più numerose di quelle che pensano il contrario (20%). Va detto però che i dati rilevati per l’Italia sono molto simili a quelli dei vicini europei più evoluti. Va detto anche che in Europa gli insegnanti italiani sono quelli che pesano di più nella formazione complessiva delle persone, rispetto alle scelte che compieranno in futuro per la propria formazione, per il proprio impegno civile e professionale.

E da questo punto di vista l’Italia sarà pure un Paese di maestri poveri, ma anche un popolo di buoni maestri: siamo infatti secondi in Europa con, un punteggio di 7.07 nell’indice di influenza positiva nella vita delle persone. Prima di noi solo la Finlandia che ci precede solo di un centesimo con 7.08, ma dietro stacchiamo tutti: in Francia siamo a 6.16, Spagna a 6.87, Inghilterra a 6.43, Svizzera a 6.50, Portogallo a 6.62, Olanda 6.57, Grecia a 6.08, Repubblica Ceca a 5.97 e Germania addirittura a 5.87.

Siamo anche tra i Paesi i cui genitori incoraggiano meno i figli a diventare insegnanti. Alla richiesta avanzata ai genitori se spingerebbero i figli a diventare docenti in Italia lo farebbe solo il 28% , contro il 49,50% della Cina e il 45,94% della Corea del Sud. Dato quest’ultimo che fa pensare visto che sono proprio questi i Paesi che si piazzano sistematicamente in testa alle classifiche delle competenze in matematica, scienze e lettura dell’Ocse Pisa.

Ma sono comunque proprio gli studiosi a dichiarare che un nesso causale tra il livello di retribuzione degli insegnanti e i risultati conseguiti dagli studenti ai test dell’Ocse Pisa esiste.

Se così stanno veramente le cose, allora siamo a rischio. In Italia abbiamo infatti da un lato studenti in fondo alla classifica Ocse Pisa e docenti fra i peggio pagati d’Europa, dall’altro gli italiani che ritengono che le retribuzioni degli insegnanti siano commisurate ai risultati di apprendimento degli studenti. Come se ne esce? Per fortuna gli insegnanti italiani hanno anche di che consolarsi. Ai dirigenti scolastici, infatti, va pure peggio. Nella scala mondiale della considerazione sociale, su 21 Paesi i presidi italiani sono terzultimi. Meglio non osare immaginare a quale profilo professionale possano essere assimilati.

Ma quanto costa mandare i prof in pensione prima?

da ItaliaOggi

Ma quanto costa mandare i prof in pensione prima?

Al ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca avrebbero finalmente deciso – riconoscendo implicitamente i notevoli limiti del mastodontico servizio informativo interno (SIDI) – di venire a capo di un mistero che da tempo è senza soluzione

 di Nicola Mondelli

Al ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca avrebbero finalmente deciso – riconoscendo implicitamente i notevoli limiti del mastodontico servizio informativo interno (SIDI) – di venire a capo di un mistero che da tempo è senza soluzione per parlamentari, tecnici dello stesso dicastero e dell’Inps.

Un mistero che non ha permesso fino ad oggi di trasformare in legge una proposta, sostenuta dalla stragrande maggioranza dei parlamentari, finalizzata a consentire al personale della scuola, che si riconosce nel movimento «Quota 96», di accedere al trattamento pensionistico di vecchiaia o di anzianità con i requisiti richiesti dalla previgente normativa previgente l’entrata in vigore del decreto legge 201/2011 (riforma Fornero). Per svelare il mistero, l’Istruzione ha indetto una raccolta telematica di adesioni degli eventuali interessati (nota prot. 2085 del 1° ottobre 2013), così da determinare una volta per tutte la platea. L’obiettivo è sapere quanti realmente siano i dirigenti scolastici, i docenti e il personale amministrativo, tecnico ed ausiliario che, alla data del 31 dicembre 2011, avevano maturato i requisiti della vecchia normativa. Quanti siano quelli che li hanno maturati entro il 31 agosto 2012 ed entro il 31 dicembre 2012. Quanti, tra quelli che li possiedono, sarebbero interessati a cessare dal servizio dal 1° settembre 2014. A causa della incertezza sui numeri il legislatore non è stato in grado di determinare gli oneri derivanti da un intervento normativo volto appunto a consentire l’uscita anticipata rispetto a quanto poi previsto dalla legge Fornero. In verità, una determinazione di costi è stata fatta, ma è tale da non consentire alla Ragioneria di certificare la sostenibilità finanziaria dell’operazione. Alla base della mancata certificazione, vi sono le stime dell’Inps: l’istituto guidato da Antonio Mastrapasqua ha indicato in 9 mila i docenti con i requisiti pre Fornero. Per il dicastero guidato da Maria Chiara Carrozza sarebbero molti di meno, e con il censimento on line si appresta a dimostrarlo.

I vecchi requisiti, come è stato più volte ricordato su queste pagine, sono: per accedere alla pensione di anzianità, 60 anni di età e 36 anni di anzianità contributiva o 61 anni di età e 35 di contribuzione o, indipendentemente dall’età anagrafica 40 anni di anzianità contributiva; per accedere alla pensione di vecchiaia, 65 anni per gli uomini e 61 per le donne, unitamente a non meno di 20 anni di contribuzione.

Coloro i quali siano in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi previgenti la riforma Fornero, e volessero manifestare la volontà di cessare dal servizio, si legge nella nota ministeriale, devono presentare, entro il 15 ottobre, alla segreteria dell’istituto scolastico di servizio o, nel caso di personale collocato fuori ruolo, all’ufficio provinciale di propria competenza, una dichiarazione in forma cartacea in cui attestino di avere maturato i requisiti necessari e di volersene avvalere a decorrere dal 1° settembre 2014.

Opportunamente la nota precisa che una tale manifestazione di volontà non ha alcun valore di istanza di cessazione dal servizio, ma esclusivamente fini conoscitivi. La mancanza di una fissazione dei termini entro i quali le istituzioni scolastiche e gli uffici scolastici provinciali devono verificare l’effettivo possesso dei requisiti richiesti dagli interessati e trasmettere le dichiarazioni al SIDI non garantisce, purtroppo, il raggiungimento dello scopo in tempi brevi quali la situazione richiederebbe. Ancora una volta, pertanto, una apprezzabile iniziativa del dipartimento per l’istruzione, diretto da Luciano Chiappetta, viene lasciata nella indeterminatezza degli adempimenti ed affidata alla buona volontà di tutte le parti coinvolte. Per giovedì prossimo intanto è stato convocato dalla XI commissione della camera il Comitato ristretto. Obiettivo: verificare i profili di «Quota 96».

Il registro di classe digitale che gli studenti possono violare

da Corriere della sera

Il registro di classe digitale che gli studenti possono violare

Falle nella sicurezza dello strumento usato in 1.300 istituti

Il registro elettronico, introdotto dal governo Monti, è entrato da questo settembre a far parte della vita delle scuole italiane. Ma forse la novità, che peraltro dovrebbe riguardare solo alcuni istituti, dovrà aspettare ancora un po’ prima di diventare operativa. E diffondersi in modo corretto. L’allarme è arrivato al Corriere da parte di un esperto informatico che, semplicemente, ha voluto dare un’occhiata al nuovo strumento «portato» a casa dalla moglie, insegnante di una scuola media. Il registro elettronico rischia di non essere sicuro: basta un’intrusione, semplice, non da esperto «hacker», da parte di uno studente nel computer del professore perché voti, note, assenze e quant’altro diventino liberamente manipolabili da parte dello studente stesso. Quasi un gioco di ruolo, dalle conseguenze però tutt’altro che piacevoli. Basta un semplice programmino e tre minuti liberi sul pc del docente. Oltre, ovviamente, alla volontà di truffare. La professoressa e il marito, impiegato nella sicurezza informatica di una banca (entrambi preferiscono rimanere anonimi), si sono messi una sera a studiare la novità. Ossia il funzionamento di SissiWeb, uno dei programmi acquistabili dalle scuole (se ne sono dotati circa 1.300 istituti) per mettere i professori in condizione di gestire con il pc la programmazione e le attività didattiche. L’occhio esperto è caduto subito sulla sicurezza del sistema. «Nella descrizione è paragonata a quella di una banca», afferma l’informatico. «E invece non è così: le credenziali che il professore utilizza per accedere al registro elettronico viaggiano in chiaro in Rete». Questo significa semplicemente che nel momento del login — l’inserimento di username e password — le informazioni non sono protette da alcun sistema di criptaggio. La cosa risulta subito evidente, anche nella prova fatta da noi (sul canale Scuola di Corriere.it si possono trovare l’articolo di Martina Pennisi e le schermate dell’intero processo di «furto»). Mentre quando siamo in un ambiente protetto, come quello che usiamo per l’home banking, a margine dell’indirizzo Internet che troviamo nel browser è presente il simbolo di un piccolo lucchetto (che segnala la presenza di un certificato SSL — Secure Sockets Layer — che di fatto «blinda» le informazioni), durante le operazioni su SissiWeb questo lucchetto non è presente. E dunque i dati sensibili per l’accesso possono essere «catturati». Per compiere la malefatta, ossia «mettere le mani» sul registro del prof in formato digitale, è sufficiente che alunno e docente stiano utilizzando la stessa connessione a Internet, ossia per esempio il wi-fi della scuola (come conferma il ministero, le reti scolastiche non sono separate per docenti e studenti). Dopo che l’alunno truffaldino si è dotato di un particolare programma e dopo che ha avuto accesso al pc del docente (anche per pochi minuti), il suo computer diventa una finestra aperta sulle attività di quello che fa il professore sul registro elettronico. La «falla» si può facilmente chiudere tramite, come detto, un protocollo di sicurezza. Una certificazione Verisign, per esempio, quella usata da molti istituti bancari e che è quella in mano alla Axios, l’azienda che sviluppa il programma SissiWeb. Ma perché vada in funzione dev’essere resa operativa sui server che gestiscono l’applicazione del registro elettronico. Cosa che ancora non è stata fatta. E per una volta l’arretratezza informatica delle nostre scuole ha un risvolto positivo: il problema riguarda solo un 10-11% degli istituti, cioè quelli che di fatto hanno una rete wi-fi a disposizione del corpo docente e degli studenti. Ma rimane la brutta sensazione di superficialità che ha portato il registro a perdere l’aurea di «libro proibito» nella sua forma fisica, per diventare una bacheca pericolosamente aperta nella versione digitale.

Federico Cella

L’ora di Religione cattolica? Inutile per 1 studente su 4

da Tecnica della Scuola

L’ora di Religione cattolica? Inutile per 1 studente su 4
di P.A.
Skuola.net ha chiesto ai suoi lettori, dopo il caso di una intera classe che ha chiesto di non avvalersi dell’Irc, cosa fanno gli studenti nell’ora di Religione e le risposte sono state varie.
Molte scuole, sostiene il sito, hanno sostituto l’insegnamento della Religione cattolica con quella di Storia delle Religioni per fornire ai ragazzi un panorama completo su tutte le religioni esistenti che possa aiutarli ad ampliare le loro conoscenze e aprire le loro menti a culture diverse. Invece, in altri casi, l’ora di Religione viene utilizzata per approfondire tematiche d’attualità e argomenti etici in modo che gli studenti si costruiscano una loro opinione al riguardo. Altre volte ancora, l’ora viene semplicemente considerata inutile. I ragazzi, visto che il voto della materia non fa media con quelli delle altre, passano questi 60 minuti a fare tutt’altro: fare i compiti per le altre materie, chiacchierare fra loro, ripassare e simili. E spesso i prof, rassegnati, glielo concedono. E in più, secondo quanto riferisce Skuola.net, sarebbero davvero pochi i professori che insegnano Religione così come la conosciamo, ossia nella sua accezione esclusivamente cattolica. Solo il 3.7% dei ragazzi afferma di svolgerla, contro quasi il 61.7% che invece di fare lezione, dice di soffermarsi a parlare col prof di religione di temi di attualità che toccano anche la sfera etica come, per esempio, il suicidio, l’aborto e l’eutanasia, costruendo non solo un rapporto di dialogo con l’insegnante, ma anche un pensiero critico. Sembra inoltre che il motivo dell’aumento della richiesta di esoneri potrebbe essere ricercato nel fatto che il 25% degli studenti passa l’ora di Religione a non fare nulla, o meglio, a fare quello che vuole