Formazione indicazioni I ciclo

Al Direttore Generale
USR Piemonte
Alle Organizzazioni Sindacali
della Scuola del Piemonte
Al Presidente Nazionale ANDIS

L’Assemblea Andis Piemonte, riunita presso la scuola primaria “Carlo Casalegno” di Torino, ha preso in esame la CM 22 del 26/08/13 e la circolare USR Piemonte del 16/09/13 avente per oggetto “Misure di accompagnamento delle Indicazioni Nazionali 2012. Azioni dell’USR Piemonte”.
L’assemblea esprime all’unanimità forti critiche e perplessità rispetto al limite imposto nell’accesso al già esiguo finanziamento da parte delle reti di scuole.
Tutte le scuole dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione sono infatti chiamate a rendere operative, già dal corrente anno scolastico, le nuove Indicazioni Nazionali attraverso un profondo rinnovamento della didattica che pone l’acquisizione di competenze, sapere ma anche saper essere e saper fare, al centro del percorso educativo.
Si rende necessario, in tal senso, agire con determinazione per il superamento di una  didattica  ancora oggi, in troppi casi, improntata a modalità nozionistiche e trasmissive, in favore di percorsi di apprendimento volti alla soluzione di problemi in contesti adeguatamente operativi e laboratoriali.
Si tratta, in tutta evidenza, di un passaggio né breve né semplice, che  richiede per le scuole autonome la disponibilità di adeguate risorse, sia in termini di organico,  svincolato dal rigido rapporto classe-cattedra e quindi opportunamente funzionale e flessibile, sia in termini di  finanziamenti per l’allestimento e la manutenzione di laboratori efficienti nel tempo.
Tale delicato e strategico passaggio non può in nessun caso prescindere da adeguati processi di formazione per tutto il personale docente.
L’assemblea richiama l’esperienza di formazione conseguente ai Programmi per la scuola elementare del 1985 che, a seguito del coinvolgimento sistematico di tutto il personale, ha consentito importanti esiti di svecchiamento e rinnovamento della nostra scuola primaria.
Si ritiene, in definitiva, che solo una formazione estesa a tutto il personale docente, adeguatamente strutturata ed effettivamente rispondente alle specifiche esigenze della scuole autonome, possa fornire il necessario supporto a un ambizioso progetto di rinnovamento della scuola italiana quale certamente le Indicazioni Nazionali rappresentano.
Con riferimento infine al tema, inevitabilmente centrale anche nelle nuove Indicazioni Nazionali, del successo formativo e della lotta alla dispersione scolastica, che ancora caratterizza così negativamente il nostro sistema scolastico nel panorama europeo, l’assemblea ritiene irrinunciabile procedere in una logica di stretta continuità, anche in materia di formazione del personale, tra scuole del primo ciclo e biennio delle superiori, peraltro a loro volta interessate dalle nuove Linee Guida per gli istituti tecnici e professionali e dai nuovi Programmi per i licei.
La scuola italiana, dopo anni di tagli selvaggi e indiscriminati che ne hanno stravolto la fisionomia, merita attenzioni e finanziamenti mirati e ragionevoli che la mettano in condizione di riprendere un cammino virtuoso a vantaggio dell’intero Paese.

Per l’Assemblea il Presidente regionale Nicola Puttilli

Programma ‘Montalcini’ si cambia

Programma ‘Montalcini’ si cambia, cofinanziamento per assumere i cervelli che rientrano
Carrozza: “Bisogna poter attirare e stabilizzare i migliori”

 

Un rientro di cervelli vero e non temporaneo. È questo lo scopo delle novità fortemente volute dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, per il Programma intitolato a Rita Levi Montalcini, grazie al quale si finanzia il ritorno in Italia di giovani menti che lavorano all’estero. “Dobbiamo lavorare per innescare una competizione virtuosa da parte degli atenei per attirare i migliori ricercatori che possano poi essere assunti con contratti stabili e divenire professori associati. L’Italia ha bisogno di giovani professori selezionati con bandi nazionali in modo rigoroso”, spiega il Ministro Carrozza.

Il bando ‘Montalcini’ copre le spese per garantire a 24 vincitori un triennio da ricercatori a tempo determinato in un ateneo italiano. D’ora in poi, come spiega una lettera che sarà inviata ai rettori, il Miur garantirà un cofinanziamento agli atenei che decidono di stabilizzare i cervelli tornati in Italia. Questo il meccanismo. Durante il loro contratto i ricercatori, per aspirare alla stabilizzazione, dovranno abilitarsi alla docenza secondo le nuove norme previste dalla riforma dell’Università, la cosiddetta Abilitazione nazionale. Alla fine del triennio gli atenei che vorranno assumerli come professori associati potranno contare su un cofinanziamento annuo da parte del Miur pari alla borsa da ricercatore (che è di 58.624,55 euro annui) attraverso un consolidamento del Fondo di finanziamento ordinario.

Negli scorsi giorni sono stati comunicati ufficialmente gli esiti del bando del 2010. I 24 vincitori hanno superato una rigorosa valutazione da parte di referees (esperti del settore di riferimento) anonimi: sono stati valutati in base al curriculum e ad un progetto presentato. Novità assoluta nel sistema di reclutamento italiano: i candidati hanno potuto indicare una rosa di università presso le quali essere chiamati. E ora, se verranno abilitati, potranno contare su un concreto sostegno finanziario per diventare professori.

Il nuovo meccanismo voluto dal Ministro Carrozza trasforma così il rientro dei cervelli in un’occasione anche per ringiovanire il ceto docente italiano che è tra i più anziani del mondo. La valutazione del bando 2012 è in corso: presto si conosceranno altri 24 vincitori. Mentre entro dicembre uscirà il bando 2013 del Programma ‘Montalcini’. Infine, nella quota-base del Finanziamento ordinario alle Università del 2013, che è stato erogato di recente, è prevista una norma che garantisce ai ricercatori ‘Montalcini’ assunti con regole e  contratti antecedenti alla riforma universitaria del 2012 di prorogare di altri tre anni, a carico del Ministero, la loro permanenza negli atenei dove stanno operando. I due interventi anticipano una parte delle misure che saranno varate nel 2014, che sarà “l’anno dei giovani ricercatori”, come più volte dichiarato dal Ministro Carrozza.

L’evoluzione digitale della specie

Cop_1111° Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione

L’evoluzione digitale della specie

2013 – pp. 203

L’undicesima edizione del Rapporto sulla comunicazione prosegue il monitoraggio dei consumi dei media, misurati nella loro evoluzione decennale, e l’analisi delle trasformazioni avvenute nelle diete mediatiche degli italiani. Oltre a ricostruire la mappa e la fenomenologia dei consumi mediatici, il Rapporto si focalizza sui processi di costruzione multimediale dell’informazione personalizzata, sull’articolazione dei profili degli utenti di Internet, sui principali cambiamenti nella nostra digital life e sulle nuove tendenze della comunicazione aziendale.

Sintesi 11° Rapporto

D.L.104/2013 – Inizia l’iter di conversione

D.L.104/2013 – Gli emendamenti presentati in sintonia con le proposte ANP

Inizia l’iter di conversione

Sul Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari della Camera dei Deputati del 10 ottobre 2013 sono stati pubblicati i numerosi emendamenti al Decreto Legge n. 104 del 2013, sul quale l’ANP era stata audita presso la VII Commissione il giorno 26 settembre 2013.
 La quasi totalità delle richieste emendative avanzate dall’Associazione in quella sede sono state recepite da parlamentari appartenenti a diversi gruppi politici (si veda il testo della memoria riportata sul nostro sito).

Per tenere aggiornati sugli sviluppi dei lavori parlamentari e dell’iter legislativo al riguardo, che proseguirà con la discussione in sede referente del provvedimento presso la VII Commissione della Camera dei Deputati in prima lettura al fine di portarlo all’approvazione dell’Assemblea il 22 ottobre, pubblichiamo di seguito i testi degli emendamenti presentati con i nominativi dei presentatori.

Abbiamo già avuto modo di apprezzare il valore simbolico del decreto, che ha riproposto l’importanza dell’investimento sulla scuola per avviare un percorso virtuoso di rilancio del sistema di istruzione. Siamo perciò interessati a seguirne il miglioramento nelle parti che hanno bisogno di interventi per una messa a punto di strumenti che favoriscano la crescita dei professionisti dell’istruzione a cominciare dai dirigenti.
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 Proposte di emendamento
ART. 6
Al comma 1, lettera b),  sopprimere il numero 3.
* 6. 11. Centemero (PDL)
Al comma 1, lettera b) sopprimere il punto 3).
* 6. 31. Carocci (PD), Rocchi (PD), Ghizzoni (PD), Coscia (PD),Ascani (PD), Blazina (PD), Bonafè (PD), Bossa (PD), Coccia (PD),D’Ottavio (PD), La Marca (PD), Malisani (PD), Malpezzi (PD), Narduolo (PD), Manzi (PD), Orfini(PD), Pes (PD), Piccoli Nardelli (PD), Raciti (PD), Rampi (PD), Zampa (PD).
Al comma 1, la lettera b) sopprimere il numero 3).
* 6. 37. Il Relatore
Al comma 1, lettera b), sostituire il punto 3) con il seguente:
3) L’ultimo periodo dell’articolo 15, comma 2 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, è sostituito dai seguenti: Il dirigente scolastico, prima di porre in votazione la proposta di delibera di adozione dei libri di testo, effettua una verifica di compatibilità della stessa con il rispetto dei tetti di spesa prefissati. In caso di superamento, invita il Collegio a riformare la proposta medesima. In ogni caso, egli non pone in votazione proposte che non siano compatibili con i limiti di spesa predetti. Le delibere eventualmente adottate in violazione dei limiti di spesa fissati sono nulle e non eseguibili. Il dirigente che le abbia ammesse a votazione, o comunque abbia loro dato seguito con atti amministrativi propri del suo ufficio, commette illecito disciplinare.
*6. 17. Vacca (M5S) , Marzana (M5S), Luigi Gallo (M5S), Chimienti (M5S), Brescia (M5S), Battelli (M5S), Simone Valente (M5S), D’Uva (M5S), Di Benedetto (M5S).
Al comma 1, lettera b) sostituire il capoverso 3) con il seguente:

3) Sono nulle e non producono effetti le delibere del collegio dei docenti che determinano il superamento dei predetti tetti di spesa.
*6. 13. Giancarlo Giordano (SEL), Fratoianni (SEL), Costantino (SEL).
ART. 17
Al comma 1, capoverso ART. 29, 1., quarto periodo, dopo le parole: almeno cinque anni inserire le seguenti: per accedere ai corsi-concorsi per dirigenti scolastici che saranno banditi dal 2016 in poi i candidati dovranno aver frequentato e completato un master universitario di leadership scolastica. Con proprio decreto, da emanare entro 60 giorni dall’entrata in vigore della presente legge, il Ministro dell’istruzione, università e ricerca definisce standard di contenuto e di organizzazione (inclusa la durata minima) e le condizioni di partecipazione al master di leadership scolastica nonché le procedure di accreditamento delle strutture universitarie interessate a offrire un percorso che permetta l’accesso al corso concorso e criteri per il riconoscimento dei master universitari di management scolastico frequentati e conclusi alla data deldecreto stesso.
*17. 8. Santerini (Scelta Civica), Capua (Scelta Civica), Molea (Scelta Civica), Vezzali (Scelta Civica).
Al comma 1, capoverso ART. 29, 1., dopo il primo periodo, inserire il seguente: A tal fine, all’interno della Scuola, sarà costituita un’apposita sezione incaricata di provvedere in merito, nel rispetto delle caratteristiche e delle funzioni previste dal profilo dei dirigenti delle scuole, così come definito dall’articolo 25 del decreto legislativo n. 165 del 2001. Tale sezione sarà coordinata da personale dirigenziale in possesso di requisiti professionali coerenti con il profilo da formare e provvisto di adeguata specifica esperienza nell’ambito della dirigenza scolastica.
*17. 9. Vacca (M5S), D’Uva (M5S) , Marzana (M5S), Luigi Gallo (M5S), Brescia (M5S).
Al comma 1, capoverso articolo 29,sostituire il terzo periodo con il seguente:
Alla preselezione per l’accesso al corso concorso può partecipare il personale docente ed educativo delle istituzioni scolastiche ed educative statali, con rapporto di lavoro a tempo indeterminato, che abbia superato il periodo di prova e che sia in possesso dei seguenti requisiti: a) diploma di laurea magistrale ovvero laurea del precedente ordinamento; b) cinque anni di servizio di insegnamento effettivamente prestati; c) tre anni di esperienza dimostrabile svolta nelle funzioni di collaboratore del dirigente ovvero di funzione strumentale in una delle aree individuate con il DPCM di cui al presente articolo.
*17. 12. Vacca (M5S), D’Uva (M5S), Marzana (M5S), Luigi Gallo (M5S), Brescia (M5S).
Al comma 1, capoverso articolo 29, 1., quarto periodo, abrogare le parole: dopo la nomina in ruolo.
*17. 21. Carocci (PD), Rocchi (PD), Coscia (PD), Ghizzoni (PD), Ascani (PD), Blazina (PD) , Bonafè (PD), Bossa (PD), Coccia (PD), D’Ottavio (PD), La Marca (PD), Malisani (PD), Malpezzi, (PD) Narduolo (PD) , Manzi, (PD) Orfini (PD), Pes (PD), Piccoli Nardelli (PD), Raciti (PD), Rampi (PD), Zampa (PD).
Al comma 7, sopprimere le parole da: e, in subordine fino alla fine del periodo.
* 17. 13. Vacca (M5S), D’Uva (M5S), Marzana (M5S), Luigi Gallo (M5S), Brescia (M5S).
Al comma 7, sopprimere le parole da: e, in subordine, fino alla fine del periodo.
* 17. 23. Carocci (PD), Rocchi (PD).

La Corte d’Appello di L’Aquila: ribadito il diritto alla medesima progressione economica spettante ai docenti di ruolo

La Corte d’Appello di L’Aquila dà ragione all’ANIEF sui precari: ribadito il diritto alla medesima progressione economica spettante ai docenti di ruolo

In pieno accordo con quanto sostenuto dall’ANIEF, la Corte d’Appello di L’Aquila – presso cui il MIUR aveva proposto appello avverso due sentenze favorevoli ottenute dai nostri legali – emette due sentenze di identico tenore in cui ribadisce le ragioni del nostro sindacato e conferma che il Ministero, non volendo riconoscere ai precari il medesimo trattamento economico attribuito al personale a tempo indeterminato, attua una disparità di trattamento illegittima e non giustificata.

Le due sentenze della Corte d’Appello di L’Aquila sono un altro tassello conquistato dall’ANIEF per la tutela dei diritti dei lavoratori della scuola a tempo determinato; dopo  l’ottimo ed esaustivo intervento in udienza del nostro legale sul territorio – Avv. Manuela Pirolozzi – la Corte d’Appello si esprime confermando a chiare lettere quel diritto che il MIUR si ostina a negare ai professionisti dell’istruzione, discriminati solo per aver stipulato una successione di contratti a termine e, per questo, mantenuti costantemente al livello stipendiale d’ingresso. Come da sempre sostenuto dal nostro sindacato, infatti, la sentenza chiarisce che “la giurisprudenza comunitaria ha evidenziato in più di una occasione che la citata clausola 4, punto 1, dell’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato – che stabilisce il principio di non discriminazione a favore del personale assunto a tempo determinato – è incondizionata e sufficientemente precisa, sicché può essere invocata dinanzi ad un giudice nazionale e che, in base a detta clausola, “a parità di qualità e quantità della prestazione lavorativa, non si giustifica un trattamento economico differenziato a scapito del personale temporaneo”.

Dopo aver constatato, come espressamente evidenziato dal nostro legale in udienza, che “durata e frequenza delle prestazioni non differiscono, in fatto, da quelle dell’omologo personale assunto a tempo indeterminato”, i Giudici osservano “come la tesi del Ministero appellante, secondo cui l’appellata non ha diritto al computo dell’anzianità di servizio per le prestazioni effettuate nella scuola pubblica come supplente, sia già stata ritenuta in contrasto sia con la clausola 4 dell’Accordo quadro attuato dalla Direttiva 1999/70/CE del Consiglio dell’Unione Europea del 28 giugno 1999 […] sia con la giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea” e ribadiscono che “il giudice statale deve interpretare il proprio diritto nazionale alla luce della lettera e delle finalità della direttiva europea, onde garantire la piena effettività della direttiva stessa e conseguire il risultato perseguito da quest’ultima”.

Alle vane argomentazioni sostenute dal MIUR in appello contro le solide tesi dell’ANIEF, la Corte risponde con fermezza, concordando che non sussiste ragione oggettiva per applicare una differenza nel trattamento economico dei precari, “né sono ravvisabili ostacoli razionali alla possibilità di ricostruire la carriera intera del personale assunto ripetutamente a termine, tenendo conto dei rapporti pregressi ed applicando gli scatti allo stesso modo di quanto avviene per il personale a tempo indeterminato”, ma anzi rileva e sottolinea “un’intrinseca contraddizione nella tesi difensiva del Ministero, il quale, da una parte, valorizza il tempo lavorativo ai fini dell’eventuale immissione in ruolo dei dipendenti precari e, dall’altro, vi nega rilevanza sul piano economico ritenendo gli scatti beneficio economico per chi, essendo assunto tramite concorso, per ciò stesso può garantire l’efficacia e il buon andamento dell’azione amministrativa, quando, per contro, il fondamento degli scatti di anzianità va ravvisato precipuamente nel miglior apporto lavorativo che deriva dall’esperienza del lavoratore (cfr. Cassaz. n. 18584/2008), profilo cui è estranea ogni questione sulle modalità di selezione”.

Ancora una volta l’ANIEF ha imposto al MIUR il pieno rispetto della normativa comunitaria e ottenuto una lettura della disciplina nazionale conforme alla norma europea riuscendo, nuovamente, ad assicurare il rispetto dei diritti dei lavoratori precari della scuola che così platealmente il Ministero dell’Istruzione si ostina a voler discriminare.

Lettera al Ministro

Prot. n. 043/13/sn
Roma, 11 ottobre 2013

Al Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca
viale Trastevere, 76/a
Roma

Preg.mo On. Ministro,

con la presente La rendo partecipe delle lamentele pervenute da parte di un gruppo di docenti appartenenti a classi di concorso ad esaurimento che tutti gli anni si trovano a dover fronteggiare il rischio di diventare D.O.P., ovvero di essere in servizio ma privi di cattedra e quindi utilizzati nelle sostituzioni dei colleghi assenti; In poche parole si ritrovano a fare i tappabuchi.
Gli stessi, spinti da quella energia trasmessa anche dai Suoi predecessori, i quali auspicavano per loro una crescita professionale superiore, invogliandoli ad acquisire nuovi titoli e mettendo a disposizione ben 150 ore per motivi di studio, hanno acquisito ulteriori titoli di laurea, ma purtroppo dopo tanto penare si sono scontrati con una triste realtà, quella di non potere effettuare il passaggio di cattedra perché sprovvisti dell’abilitazione.
Oramai è a tutti ben noto che i docenti appartenenti a classi di concorso in esubero, vengono utilizzati in altri compiti, come ad esempio addetti alla biblioteca, negli uffici tecnici, in sostituzioni di colleghi assenti, ecc.
Inoltre, in ottemperanza a quanto previsto dalla legge di stabilità 2012 orientata ad una razionalizzazione di spesa, sono stati utilizzati per le nuove classi di concorso pur non essendo in possesso di specifica abilitazione; Forse sarebbe auspicabile il passaggio di detti docenti su cattedre vacanti, riconoscendo, agli stessi e a chi possiede almeno un anno di servizio in quella classe di concorso lo stesso valore di un titolo abilitante, anche in considerazione del fatto che
tutti gli anni vengono conferiti incarichi (di durata annuale) a docenti con il titolo, ma senza abilitazione.
Voi stessi avete dato l’opportunità a questi docenti di frequentare corsi per il miglioramento e/o acquisizione di ulteriori titoli mediante l’attribuzione di permessi retribuiti per motivi di studio, investendo, tra l’altro, anche notevoli risorse economiche.
Sono state istituite le Siss, poi i Tfa, adesso i Pass, escludendo sempre i docenti di ruolo e non dando mai loro la possibilità di una proficua crescita professionale.
Potremmo continuare all’infinito ad elencare le motivazioni di una scelta che oltre a portare all’amministrazione un risparmio economico, restituirebbe grande dignità a quei docenti che a seguito di una contrazione di cattedre oggi non vengono valorizzati nel giusto modo.
Non vi è dubbio che le loro richieste contengano elementi soggettivi ed emotivi, insieme a quelli etici e deontologici, poiché la storia di questi lavoratori si protrae nel tempo, ma, ciò nonostante, non riusciamo a capire perché non vengono ancora istituiti i corsi di abilitazione riservata destinati ai supplenti inseriti nelle classi di concorso a tutt’oggi escluse.
Alla luce di quanto sopra esposto, ci chiediamo come sia possibile continuare a non apportare delle reali variazioni (e non provvedimenti tampone e transitori) al vigente sistema di reclutamento del personale docente, anche in considerazione del fatto che quello attuale non ha dato, in particolar modo da un punto di vista meritocratico, i così tanti sperati risultati.
Sicuramente sarebbe auspicabile una significativa modifica applicativa che, tra l’altro, avrebbe delle ricadute più che positive anche sulla spending review.
Inoltre, riteniamo che i contenuti e le relative competenze, siano già state acquisite con il conseguimento del titolo di studio che, come da sempre sostenuto dall’Ugl Scuola, dovrebbe
essere considerato abilitante, evitando a chi intende inserirsi nel mondo della scuola ulteriori
sacrifici e notevoli esborsi economici.
Continuiamo a ribadire che per materie tanto importanti quanto delicate come istruzione e
formazione, il più ampio confronto possa solo fornire un valido supporto necessario per proporre
ed attuare percorsi condivisi da istituzioni e parti sociali che, tra l’altro, contribuirebbero ad evitare
gli inutili contenziosi che continuano a proliferare, con un aggravio alla spesa pubblica, la cui
situazione è a tutti ben nota.
Fiduciosi che la presente venga presa nella dovuta considerazione e a disposizione per
qualsiasi evenienza è gradita l’occasione per inviare distinti saluti.

Crescono gli alunni disabili nelle paritarie, nessun sostegno statale

Crescono gli alunni disabili nelle paritarie, nessun sostegno statale

La denuncia di Agesc e Fidae:: “da un lato siamo obbligati ad accogliere, dall’altro non riceviamo più fondi per il sostegno”. La conferma del Miur: “Situazione di grande sofferenza: cercheremo di risolvere”. Oltre 12mila gli alunni disabili nelle paritarie: + 7% ogni anno

da Il Redattore Sociale
11 ottobre 2013

ROMA – Sono più di 12 mila gli alunni con disabilità che frequentano le scuole paritarie: 12.022, per la precisione, secondo i dati forniti a Redattore Sociale dal Miur, relativi all’anno scolastico 2012-2013. In termini relativi, gli studenti disabili rappresentano l’1,2% della popolazione delle scuole paritarie, contro il 2,7% registrato in quelle statali. La maggior incidenza si registra, nelle statali come nelle paritarie, nelle secondarie di 1° grado, dove gli alunni disabili sono 78.374 (3% della popolazione complessiva) nelle statali e 2.244 (1,7%) nelle paritarie.

E’ quindi una presenza consistente, quella degli studenti disabili all’interno di queste scuole, dove negli ultimi anni l’incremento sarebbe stato più consistente ancora che nelle statali: “tra il 2004 e il 2009 il numero di alunni disabili nelle paritarie è  aumentato del 7% l’anno, contro il 4,5% delle statali”, riferisce Roberto Gontero, presidente dell’Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche). L’accoglienza e la gestione della disabilità all’interno di queste scuole sta però diventando un problema serio, oggetto anche di discussione e confronto costante con il ministero dell’Istruzione: “il sostegno scolastico nelle paritarie – spiega infatti Gontero – non riceve quasi nessun finanziamento da parte del ministero, mentre è a carico della scuola e, di conseguenza, delle famiglie. Il discorso riguarda soprattutto le secondarie di primo e secondo grado, perché per le primarie ex parificate ci sono dei fondi. Ma le nostre paritarie, in base alla legge 62/2000, sono a tutti gli effetti pubbliche: noi quindi pretenderemmo che lo stato trattasse i nostri ragazzi allo stesso modo di quelli iscritti nelle statali. Chiediamo, quindi i nostri studenti disabili ricevano un servizio di accompagnamento pari a quello che otterrebbero in scuola statale e che questo costo non ricadesse sulle scuole”.

A precisare i termini della questione, è don Francesco Macrì, presidente nazionale della Fidae (Federazione istituti attività educative). “Non è previsto quasi nessun finanziamento per questi bisogni educativi eccezionali – spiega – ma tutto è a carico delle famiglie e delle scuole: si tratta di una situazione gravissima. Fino ad alcuni anni fa, era previsto un piccolo stanziamento ministeriale per la voce ‘handicap’: un finanziamento comunque molto basso, che copriva meno del 10% di quel che serve per il sostegno scolastico di questi ragazzi. E comunque non arrivava ogni anno”. Intanto, gli alunni disabili continuano a iscriversi nelle scuole paritarie, sempre più numerosi. “Le scuole paritarie, che possono contare solo sul ricavato delle rette, non possono riescono a farsi carico di tutte queste situazioni – spiega Macrì – Così, nella maggior parte dei casi, se ne fanno carico le famiglie, che coprono direttamente i costi del sostegno per il figlio disabile”. Cosa chiedono, quindi, le scuole paritarie? “Un finanziamento in proporzione ai ragazzi ospitati per ragazzi disabili o con bisogni speciali. La disponibilità del Miur c’è, ma solo teorica: in mancanza di risorse, è una disponibilità muta”.

La “situazione di grande sofferenza” è confermata dallo stesso Miur: “La legge sulla parità  – spiega a Redattore Sociale Carmela Palumbo, direttore generale Ordinamenti scolastici presso il Miur (ministero Istruzione, università e ricerca) – da un lato prevede, tra i requisiti per la parità, proprio l’accoglienza degli alunni disabili: condizione che viene verificata dagli uffici scolastici regionali sia al momento dell’attribuzione della parità, sia in itinere. La legge 440/97 prevede un contributo generale a favore delle paritarie, che copre solo una piccola parte dei costi di gestione: nell’ambito di questo fondo, fino a qualche anno fa, potevamo destinare una quota anche alla voce specifica ‘handicap’, in relazione al numero di studenti disabili presenti nelle scuole, per sostenere in parte i costi supplementari che la presenza di questi studenti necessariamente comporta”. Oggi, però, non è più così: “da qualche, anno – spiega ancora Palumbo – possiamo destinare alle scuole paritarie solo il contributo generale, mentre ogni altro genere di finanziamento è riservato esclusivamente alle statali. Anche il contributo generale, peraltro – precisa Palumbo – per ora è stanziato solo parzialmente: dei circa 500 milioni previsti su due capitoli, solo il primo capitolo finora è stato effettivamente finanziato”. Che fare, dunque? “Stiamo studiando come superare tecnicamente questo ostacolo”, assicura Palumbo. Nulla di fatto, per il momento, con il decreto scuola: “non contiene alcuna prospettiva di miglioramento di questa situazione – conferma Palumbo – Né è pensabile che possa essere ormai modificato, come richiesto dalle associazioni, visto che è in queste ore in fase di conversione. (cl)

Decreto scuola: presentati tutti gli emendamenti

Decreto scuola: presentati tutti gli emendamenti Anief su Precariato, Dimensionamento, AFAM, GaE, Concorso, TFA, PAS, SFP, Neo-assunti.

Il sindacato chiede al Governo e ai Deputati della VII Commissione di votare gli emendamenti 12.3/12.9, 15.87/15.88, 15.32, 15.55, 15.14, 15,16, 15.83, 15.33, 16.14, 19.1 e in sub ordine 19.15/19.19/19.23/19.50/19.32. Un’eventuale inammissibilità sarebbe inconcepibile ed equivalente a un voto contrario. E’ giunto il momento perché la politica si assuma le sue responsabilità e ristabilisca le regole del diritto senza più demandare tale compito ai tribunali. La sensibilità mostrata da quasi tutti gli schieramenti al dibattito animato dall’Anief in audizione dimostra che vi è una maggioranza in Parlamento sensibile al mondo della scuola.

Sull’articolo 12 relativo al dimensionamento scolastico

–        12.3  (Di Lello-Misto) e 12.9 (Brescia, L. Gallo, Marzana, Vacca-M5S)

Tutela la deroga esistente per l’assegnazione del dirigente scolastico e del dsga con 300 alunni per le scuole situate in piccole isole, comunità montane, specificità linguistiche prevista dal DPR 233/98

–        12.10 (Brescia, L. Gallo, Marzana-M5S)

Ripristina l’autonomia scolastica delle 1.700 scuole elementari, materne e medie sottodimensionate a causa della legge 111/11 dichiarata incostituzionale dalla sentenza n. 147/12.

Sull’articolo 15 relativo al personale scolastico

–        15.87, 15.88 (Giancarlo Giordano, Fratoianni, Costantino-SEL) e 12.47 (Brescia, L. Gallo, Marzana, Vacca-M5S)

Elimina l’invarianza finanziaria e quindi il congelamento della progressione di carriera per i neo-assunti, nel primo caso prevedendo una nuova copertura finanziaria.

–        15.32 (Folino, Antezza-PD) e 15.13 (Di Lello-Misto), 15.43 (Ascani-PD)

Prevede inserimento degli abilitati del TFA/SFP e degli Idonei del Concorso nella terza fascia delle GaE e l’inserimento nella fascia aggiuntiva dei futuri abilitati con il PAS (solo nel 15.32), la validità delle graduatorie di merito fino a concorso successivo. Nell’ultimo emendamento (15.43) si parla soltanto dell’inserimento nella terza fascia degli abilitati del TFA e con riserva del PAS.

–        15.55 (Chimienti, L. Gallo, Marzana, Vacca-M5S), 15.58 (Di Benedetto, Battelli, Simone Valente-M5S),

Unifica le graduatorie aggiuntive alla terza fascia delle Gae e permette l’inserimento dei laureati SFP anche dopo il 2008. Nel secondo emendamento (15.58) si parla soltanto degli abilitati in A77.

–        15.14 (Di Lello-Misto)

Elimina il divieto del trasferimento del punteggio di servizio già dichiarato nelle Gae, unico intervento del legislatore dopo la delegificazione della tabella, e la cancellazione dei docenti di ruolo attualmente al vaglio della Consulta.

–        15.16 (Di Lello-Misto)

Ripristina la giurisdizione del giudice amministrativo nelle controversie relative alle graduatorie ad esaurimento

–        15.83 (Santerini, Capua, Molea, Vezzali-Scelta civica)

Garantisce la distribuzione degli organici di sostegno entro il 2015/2016 nel rispetto degli organici attivati a livello regionale nell’a.s. 2005/2006.

–        15.33 (Malpezzi, Rocchi, Carocci-PD) e 15.44 (Battelli, Brescia, Chimienti, Di Benedetto, D’Uva, L. Gallo, Marzana, Vacca-M5S)

Riduce a tre anni il termine per poter chiedere trasferimenti o assegnazioni provvisorie per i neo-assunti in altra provincia.

 

Sull’articolo 16 relativo alla formazione del personale scolastico

–        16.14 (Brescia, Chimienti, D’Uva, L. Gallo, Marzana, Vacca-M5S)

Abroga la formazione obbligatoria

 

Sull’articolo 19 relativo all’AFAM

–        19.1 (Di Lello-Misto)

Inserisce nelle graduatorie ad esaurimento i precari con 360 giorni di servizio a decorrere dal 2004/2005 già inseriti nelle graduatorie d’istituto

–        19.15 (Ghizzoni, Marco Meloni, Coscia, Carocci, Rocchi, Ascani, Blazina, Bonafé, Bossa, Coccia, D’Ottavio, La Marca, Malisani, Malpezzi, Narduolo, Manzi, Orfini, Pes, Piccoli Nardelli, Raciti, Rampi, Zampa, Valiante, Antezza-PD), 19.10 (Folino-PD), 19.23 (Brescia, D’Uva, L. Gallo, Marzana, Vacca-M5S), 19.50 (Costantino, Fratoianni, Giancarlo Giordano, Pellegrino-SEL), 19.32 (Vezzali-Scelta Civica)

Inserisce una fascia aggiuntiva alle graduatorie ad esaurimento istituite dal decreto legge dove collocare i precari con tre anni di servizio già inseriti nelle graduatorie d’istituto

STIPENDI – L’amministrazione alza bandiera bianca

STIPENDI – L’amministrazione alza bandiera bianca: nella ricostruzione di carriera vanno inclusi tutti gli anni di pre-ruolo

 

L’USR del Veneto dà applicazione a quanto stabilito dai giudici: non vi è alcuna ragione oggettiva che giustifichi ancora una disparità di trattamento tra lavoro a termine e quello svolto dopo l’assunzione in ruolo. L’ammontare dell’indennità da percepire si attribuisce “calcolando la differenza tra quanto effettivamente percepito dal lavoratore e quanto lo stesso avrebbe percepito qualora fosse stato da subito inquadrato quale lavoratore a tempo indeterminato”. Ora più che mai è giunto il momento di fare ricorso e vedersi attribuito quanto sinora impropriamente negato.

 

Grazie all’operato dell’Anief, per la prima volta un’amministrazione scolastica – nella fattispecie l’USR del Veneto – ammette che il personale di ruolo ricorrente ha diritto sia ad una ricostruzione di carriera comprendente per intero il conteggio di tutti gli anni pre-ruolo, sia al pagamento degli scatti di anzianità maturati per l’intero periodo di precariato. Si mette così fine a quanto è stato illegittimamente valutato fino ad oggi: per intero solo i primi 4 anni di pre-ruolo, con la parte eccedente valutata per soli 2/3 ai fini giuridici e il restante 1/3 ai soli fini economici.

 

In base a quanto è stato finalmente acclarato dai giudici italiani, che non potevano non tenere conto del pronunciamento favorevole da parte della Corte di giustizia europea, questo trattamento deve essere obbligatoriamente adottato. Perché non vi è alcuna ragione oggettiva che giustifichi ancora una disparità di trattamento tra lavoro a termine e quello svolto dopo l’assunzione in ruolo.

 

È davvero significativo, in tal senso, che lo stesso Ufficio Scolastico Regionale del Veneto abbia fornito precise istruzioni ai dirigenti degli Uffici Scolastici Territoriali perché, ad esecuzione delle sentenze emanate dai giudici, siano liquidate tutte le competenze di stipendio relative al periodo pre-ruolo come se il ricorrente fosse inquadrato a tempo indeterminato. Specificando che il nuovo conteggio di anni di servizio svolti, comprendente tutti i periodi precedenti alla sottoscrizione del contratto di immissione in ruolo, è valido anche ai fini della ricostruzione di carriera.

 

Nelle indicazioni agli UU.SS.TT., l’USR del Veneto ricorda che l’ammontare del riconoscimento economico da assegnare ai lavoratori (docenti e Ata) che hanno presentato ricorso è stato stabilito “nelle sentenze dai Giudici” (…) “calcolando la differenza tra quanto effettivamente percepito dal lavoratore e quanto lo stesso avrebbe percepito qualora fosse stato da subito inquadrato quale lavoratore a tempo indeterminato”.

 

“In pratica – continua l’USR – , si dovrà operare come se fossero stati “di ruolo” fin dall’inizio, attribuendo le cosiddette “posizioni stipendiali” previste dal CCNL comparto scuola per il personale ATA e per il personale docente alle varie scadenze degli “scaglioni”, cioè ad anni 3, anni 9 ecc.”. Quindi, “la decorrenza iniziale del calcolo farà riferimento alla data di assunzione in servizio del primo contratto a tempo determinato”. Inoltre, “nell’individuazione dei periodi effettivamente lavorati si dovrà tener conto della valutazione giuridica dei mesi di luglio ed agosto, eventualmente riconosciuti a seguito delle procedure di conciliazione effettuate”.

 

Per comprendere la rilevanza del provvedimento, particolarmente vantaggiosa per coloro che hanno un congruo numero di anni di supplenze alle spalle, sempre l’USR Veneto ha realizzato un esempio pratico riguardante “un collaboratore scolastico che ha fruito di contratti a tempo determinato successivi, la prima volta a partire dall’1.9.2003 e che ha avuto un provvedimento favorevole del giudice a maggio 2010. Costui, alla data dell’ 1.9.2006, cioè al compimento del 3° anno, – spiega la struttura regionale del Miur – dovrà passare allo scaglione “da 3 a 8”. Si rideterminerà quindi il corrispondente stipendio, che rimarrà tale fino a maggio 2010, dato che lo scaglione successivo sarebbe stato al compimento del nono anno. La differenza mensile tra questo stipendio (scaglione da 3 a 8) e quello iniziale realmente percepito (moltiplicato per tutti i mesi considerati) costituirà l’ammontare del danno da quantificare, come stabilito dal giudice”.

 

Tutto il personale di ruolo che intende ricorrere per ottenere la corretta ricostruzione di carriera, quindi ottenendo per intero il periodo pre-ruolo e la liquidazione delle relative spettanze, può rivolgersi all’Anief: per informazioni cliccare qui

 

Manca la formazione permanente Come si spendono i due miliardi europei?

da Corriere della Sera

ITALIA FANALINO DI CODA PER L’oCSE

Manca la formazione permanente Come si spendono i due miliardi europei?

Strategie per riqualificare gli ultra-cinquantacinquenni. Ma nessuno controlla

Andrea   Gavosto, Fondazione Agnelli

L’indagine Piaac dell’Ocse sulle competenze degli adulti ha messo in luce, in tutta la sua drammaticità, il ritardo del nostro Paese nelle competenze linguistiche e matematiche nei confronti dei paesi più avanzati. Il divario interessa tutte le fasce d’età ma è particolarmente accentuato nella popolazione al di sopra dei 55 anni, che manifesta serie difficoltà a effettuare operazioni relativamente semplici, come la comprensione del “bugiardino” di un medicinale,dell’etichetta di un prodotto al supermercato, per non spingersi a un semplice grafico su un quotidiano o su un sito d’informazione.

Il risultato non è sorprendente: in Italia l’istruzione e la formazione continuano a essere concentrate nella fase iniziale della vita di una persona – quindi a scuola o all’università – mentre viene dedicata pochissima attenzione alla formazione e all’aggiornamento continui (il lifelong learning), che riguardano proprio la popolazione adulta.

Si tratta di un modello non più adatto ai tempi: in un mercato del lavoro in così rapida trasformazione, pensare di poter campare sul bagaglio di competenze acquisito all’inizio della propria carriera è velleitario. I dati sono preoccupanti: in Italia solo il 5,7% della popolazione è coinvolto in programmi di formazione permanente, contro una media del 9% in Europa e punte superiori al 15% in tutti i paesi nordici. La situazione peggiora ulteriormente se guardiamo agli adulti sopra i 55 anni, la frangia con le minori competenze: appena il 2,4% partecipa a piani formativi, rendendo l’Italia il fanalino di coda europeo. Eppure, anche tralasciando l’investimento dei privati, le risorse per il lifelong learning non mancano: il Fondo sociale europeo stacca ogni anno un assegno di oltre 2 miliardi di euro, oggi gestito dalle Province; inoltre, a ciascuno di noi viene trattenuto lo 0,3% della retribuzione, per una cifra di oltre 750 milioni, per finanziare i programmi di formazione gestiti in larga misura dai fondi paritetici interprofessionali, a cui partecipano i sindacati e le associazioni dei datori di lavoro.

Quello che manca del tutto è una valutazione dell’efficacia di questi interventi. A chi si rivolgono: lavoratori che hanno necessità di apprendere nuove skills o casalinghe che frequentano i corsi di rammendo? Che competenze creano? Aumentano la probabilità di trovare lavoro, di continuare a svolgerlo efficacemente, di fare carriera? Determinano un miglioramento della produttività? Valgono i soldi pubblici spesi o si limitano a mantenere un’industria della formazione? A questi quesiti oggi non siamo in grado di rispondere: sarebbe opportuno che il Ministero del welfare e le Regioni avviassero una seria riflessione sui programmi di formazione continua. Anche perché l’unico modo per colmare il ritardo italiano nella lifelong learning è di convincere i soggetti interessati della sua utilità.

Studenti in piazza contro il decreto Scuola

da Repubblica.it

Studenti in piazza contro il decreto Scuola

Domani manifestazioni in 50 città italiane dei ragazzi delle scuole superiori. Il portavoce nazionale della Rete degli studenti medi: “Il provvedimento del governo è assolutamente insufficiente”. Lo slogan: “Si scrive scuola, si legge futuro”

di SALVO INTRAVAIA

Dopo l’anteprima di venerdì scorso, domani i ragazzi delle scuole superiori della Rete degli studenti medi scenderanno in piazza col sostegno della Cgil “per cambiare il futuro”. “Si scrive scuola, si legge futuro” recita lo slogan che gli studenti hanno coniato per l’occasione. La mobilitazione è stata lanciata lo scorso mese di agosto e vedrà, secondo quanto hanno annunciato gli organizzatori, manifestazioni in 50 piazze italiane. Da Venezia a Macerata, da Perugia a Siracusa per “per chiedere con forza che la Scuola e l’Istruzione tornino al centro del dibattito del Paese”.
Il decreto-scuola, dall’ambizioso titolo “l’istruzione riparte”,  approvato lo scorso 9 settembre dal Consiglio dei ministri e adesso in Parlamento per la conversione in legge, “è assolutamente insufficiente”, spiega Daniele Lanni, portavoce nazionale della Rete degli studenti medi. I 15 milioni stanziati in un primo momento “per garantire ai capaci e meritevoli ma privi di mezzi il raggiungimento dei più alti livelli di istruzione” , si legge nella nota di Palazzo Chigi, andranno soltanto a coprire le spese di trasporto degli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado e non verranno più assegnate in base al merito.
“Vogliamo una legge nazionale sul diritto allo studio che garantisca a tutti la possibilità di frequentare la scuola.”  –  aggiunge Lanni  –  e vogliamo una riforma complessiva del sistema scolastico che vada nella direzione di aprire il mondo dell’istruzione a tutti, di rendere la scuola partecipata e inclusiva”. Una esigenza sostenuta anche dalla Flc Cgil. “Il decreto-legge è solo il primo passo per invertire la tendenza dei tagli epocali al sistema della conoscenza  –  spiega Domeni Pantaleo  –  e della privatizzazione dei saperi. Le risorse  –  continua  –  rispetto agli obiettivi del decreto sono del tutto insufficienti ed è necessario un piano pluriennale d’investimenti su scuola, università, ricerca e afam che riporti la spesa d’istruzione del nostro Paese a livello della media europea”.
“Abbiamo presentato al Governo  –  conclude il leader della Flc Cgil  –  e alle forze politiche le nostre priorità e rivendichiamo l’immediata apertura di un ampio confronto pubblico che coinvolga sindacati, studenti, associazioni e le tante competenze che operano nei comparti della conoscenza. Sosteniamo la necessità di una legge quadro nazionale sul diritto allo studio, l’introduzione di un reddito minimo e l’eliminazione del numero chiuso nelle università sostituendolo con meccanismi di orientamento e programmazione in itinere nei corsi di studio”.

L’11 ottobre studenti in piazza in 80 città

da LaStampa.it

L’11 ottobre studenti in piazza in 80 città

 ANSA Una delle prime mobilitazioni di quest’autunno lanciata dall’Unione degli Studenti al grido di “Non c’è più tempo”

Studenti in piazza domani in circa 80 città italiane, in una delle prime date di mobilitazione di quest’autunno lanciata dall’Unione degli Studenti al grido di “Non c’è più tempo”.

«Non c’è più temo da perdere con le politiche di austerità. Da parte dell’attuale governo non c’è stata nessuna reale inversione di tendenza. Mentre alla scuola pubblica e al welfare vengono destinate poche briciole si sceglie di continuare a sprecare risorse per le spese militari, le politiche di respingimento dell’immigrazione, la tutela di speculatori e dei grandi patrimoni. – dichiara in una nota l’Uds – Per questi motivi porteremo in piazza in tutta Italia l’11 Ottobre le vere emergenze sociali del Paese, rivendicando il rifinanziamento totale dell’istruzione pubblica e del diritto allo studio, lottando per un cambio di rotta radicale rispetto all’attuale modello di sviluppo».

«La dispersione scolastica al 17%, la situazione disastrosa che vive l’edilizia scolastica, la disoccupazione giovanile al 40% e oltre il 70% degli studenti che si dice preoccupato per il proprio futuro di precarietà: sono dati allarmanti che esigono risposte immediate. Non c’è più tempo per rimandare una legge nazionale sul diritto allo studio che garantisca a tutte e tutti un’accesso realmente libero all’istruzione e alla cultura. L’11 Saremo sotto le sedi delle Regioni in numerosi capoluoghi, e a Roma passeremo da numerosi luoghi simbolo dello spreco delle risorse a scapito di noi studenti».

«Il 12 – conclude Uds – parteciperemo inoltre alla mobilitazione nazionale per l’applicazione della Costituzione, convinti che da lì possa partire partire una battaglia di contro-attacco per costruire giustizia sociale, estendere i dirtti, liberare i saperi».

Edilizia scolastica, per la Rete degli Studenti è emergenza nazionale

da Tecnica della Scuola

Edilizia scolastica, per la Rete degli Studenti è emergenza nazionale
di A.G.
Duro comunicato dell’associazione studentesca, alla vigilia dalla protesta nazionale che porterà tanti giovani a sfilare in 80 città: crolli e danni sono all’ ordine del giorno, servono interventi strutturali. E ancora: non si può giocare con la nostra vita, degli insegnanti e del personale scolastico.
Con la stagione delle piogge si torna a parlare di emergenza edilizia scolastica. Secondo la Rete degli studenti la situazione ormai “è tragica: crolli e danni sono all’ ordine del giorno, ma fanno notizia solo nel caso di feriti o studenti e insegnanti miracolati”, sostiene l’associazione studentesca. Che coglie l’occasione per ricordare il crollo del controsoffitto al liceo Montanari di Verona, venuto giù appena una manciata di giorni fa. “Il fatto – commenta Daniele Lanni, portavoce nazionale della Rete degli Studenti medi – è di una gravità inaudita: non siamo più disposti ad accettare che studenti e insegnanti possano rischiare la vita entrando a scuola”.
Anche per questo, continua il rappresentante della Rete degli Studenti, “domani (11 ottobre n.d.r.) saremo in piazza in tutta Italia per chiedere che l’edilizia scolastica ritorni a essere al centro di interventi strutturali. Non si può giocare con la vita degli studenti, degli insegnanti e del personale scolastico. Un’insegnante è stata addirittura portata al pronto soccorso per accertamenti. Un fatto gravissimo, a distanza di 5 anni dalla tragedia di Rivoli, che evidentemente ha avuto ben poco da insegnare”.
Alle manifestazioni di venerdì 11 ottobre, che si svolgeranno in 80 città, parteciperanno diverse associazioni di studenti: a Roma si prevede l’affluenza maggiore. I giovani rivendicheranno, oltre ad un piano di manutenzione dell’edilizia scolastica, anche un maggiore sostegno al diritto allo studio, ad una scuola pubblica di qualità. E di terminare la stagione dei tagli e delle politiche di austerità verso il settore della Conoscenza. L’iniziativa si chiamerà “Si scrive scuola si legge futuro”.

La scuola per combattere le discriminazioni

da Tecnica della Scuola

La scuola per combattere le discriminazioni
Con questa iniziativa il Miur, il dipartimento delle Pari Opportunità e l’ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, hanno dato il via alla Settimana contro la violenza e la discriminazione (già segnalata in un un precedente articolo): dal 10 al 16 ottobre, dedicata alla riflessione e all’impegno per promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione.
“Nessuno dovrà più di dire mi vergogno di essere italiano”, questo l’appello di Chiara alla politica e alle istituzioni per aiutare i giovani a essere cittadini migliori e combattere ogni violenza e discriminazione. Chiara è una delle studentesse del Liceo “Giordano Bruno” di Roma premiato durante la conferenza stampa di presentazione delle settimana contro la violenza. Insieme alla sua scuola sono stati premiati anche l’Istituto comprensivo “Amerigo Vespucci” di Vibo Marina e l’Istituto Comprensivo “Cangemi 1” di Boscoreale. Alla presenza del ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza e del viceministro con delega alle Pari Opportunità Maria Cecilia Guerra, nell’aula magna del liceo “Giordano Bruno” i ragazzi hanno presentato ai loro coetanei e alle autorità presenti i progetti realizzati. Tre buone pratiche scelte tra le tantissime attività che quotidianamente vengono fatte all’interno delle aule scolastiche, come ha ricordato lo stesso Ministro che ha sottolineato come la scuola svolga un ruolo fondamentale nell’inclusione e nell’integrazione. Il Liceo romano ha presentato il video “Reverso” con il quale hanno affrontato il tema della violenza in particolare contro le donne e gli omosessuali. La scuola ha infatti partecipato al progetto “Laboratorio Rainbow” realizzato da Gay Center in collaborazione con l’UNAR e il dipartimento delle pari opportunità della presidenza del consiglio dei ministri con l’obiettivo di contrastare il bullismo e le discriminazioni verso le persone lesbiche, gay e trans. L’Istituto Comprensivo “Amerigo Vespucci” di Vibo Marina ha invece realizzato la campagna “Armonie di un amore urlato”. Partendo dalla storia della testimone di giustizia Lea Garofalo, i ragazzi hanno realizzato una sinfonia e proprio attraverso il linguaggio universale della musica hanno parlato di integrazione e contrasto alla criminalità organizzata.
“Educare alla parità” è invece il titolo del progetto dell’Istituto Comprensivo “Cangemi 1” di Boscoreale. Studenti e genitori hanno partecipato ad incontri dedicati all’approfondimento della condizione femminile nella storia ed è stato attivato uno sportello di ascolto aperto a tutti. (Il resoconto lo fornisce l’agenzia Dire)

Carrozza, colmare il gap con piano nazionale formazione

da Tecnica della Scuola

Carrozza, colmare il gap con piano nazionale formazione
La ministra dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, ha commentato a Rai radio 1, le polemiche sollevate dopo le dichiarazioni del ministro del Lavoro Giovannini che ha definito gli italiani inoccupabili sulla base dei dati Ocse sulle competenze di base
”I dati dell’Ocse ci dicono la nostra popolazione adulta non ha le competenze sufficienti per affrontare la contemporaneità e il mondo del lavoro e dobbiamo colmare questo divario, per questo col ministero del lavoro abbiamo già iniziato a lavorare su questi dati perché dobbiamo intervenire con un piano nazionale di formazione”. Alla domanda se siamo un Paese di inoccupabili, Carrozza risponde: ”Non è questo il punto. Il punto è che dobbiamo colmare il divario per essere piu’ occupabili. Ma tagliando sulla scuola come è stato fatto negli ultimi anni certamente le competenze degli italiani non miglioreranno”. Sulla polemica dopo le parole di Giovannini, Carrozza spiega: ”Ho visto il ministro, è rimasto molto male dal fatto che le sue dichiarazioni non siano state ben comprese”.