15 ottobre Legge di Stabilità in CdM

Il Consiglio dei ministri, nel corso della riunione del 15 ottobre, ha approvato due disegni di legge: per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2014) e per il bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2014 e per il bilancio pluriennale per il triennio 2014-2016.

La Legge di Stabilità per il 2014 segna una svolta nella programmazione economico-finanziaria degli ultimi anni, realizzando le due priorità di politica economica del Governo: favorire la crescita e promuovere l’occupazione.

Con le misure disposte nel provvedimento si avvia un percorso di riduzione del carico fiscale sulle famiglie e sulle imprese. La spending review che verrà progressivamente implementata nel corso del 2014 potrà ulteriormente contribuire a individuare le razionalizzazioni della spesa con le quali finanziare ulteriore riduzione della pressione fiscale.

Al tempo stesso si interrompe una attitudine a privilegiare i tagli alla spesa in conto capitale rispetto ai tagli alla spesa in conto corrente e quindi si aumentano le risorse finanziarie per effettuare investimenti, sostenendo anche così le potenzialità di crescita di cui si registrano da qualche tempo i segnali.

Inoltre vengono destinate risorse per le politiche sociali adeguate a sostenere le fasce più deboli della popolazione e aiutarle ad affrontare gli effetti della prolungata crisi, che tuttora si avvertono.

Nel dettaglio, la Legge di Stabilità prevede interventi per 27,3 miliardi di euro nel triennio 2014-2016, di cui 11,6 nel solo 2014, così suddivisi:

  • 14,6 miliardi nel triennio per sgravi fiscali (rispettivamente 9 per le famiglie e 5,6 per le imprese); i 3,7 miliardi del 2014 sono destinati per 2,5 miliardi alle famiglie (1,5 riguardano l’Irpef) e per 1,2 miliardi alle imprese;
  • 11,2 miliardi nel triennio per azioni sociali, progetti di investimento, impegni internazionali, di cui 6,2 in conto capitale; per il 2014 si prevedono 6,4 miliardi;
  • 1,5 miliardi per investimenti a livello locale e la restituzione di debiti commerciali di parte capitale.

Questi interventi sono stati programmati con soluzioni che consentono di rispettare l’impegno di contenere il deficit nell’ambito degli obiettivi comunitari e invertire la tendenza del debito pubblico. Infatti per le coperture degli interventi programmati nel 2014 che producono minore gettito o maggiori spese, vengono reperite risorse per 3,5 miliardi da tagli alle spesa, per 1,9 miliardi da interventi fiscali privi di effetti depressivi sull’economia, per 3,2 miliardi da dismissioni, rivalutazioni, cespiti e partecipazioni, trattamento perdite.

La differenza tra il costo degli interventi e le risorse reperite a copertura degli stessi comporta il raggiungimento del deficit programmato (pari al 2,5% del PIL, superiore quindi di 0,2 punti percentuali rispetto al tendenziale registrato dal Documento di economia e finanza dell’aprile 2013).

Il Governo reputa che nel corso dei prossimi mesi il bilancio dello Stato potrà registrare ulteriori introiti che tuttavia non possono oggi essere quantificati e quindi contabilizzati. Provvedimenti per il rientro dall’estero di capitali italiani così come la rivalutazione delle quote di partecipazione al capitale della Banca d’Italia potranno generare nuovo gettito per le casse pubbliche da destinare agli obiettivi principali del Governo, tra i quali certamente la riduzione della pressione fiscale.

La Legge di Stabilità va quindi ad interessare cinque macro aree. Di seguito un sintetico elenco dei principali interventi:

  • INTERVENTI PER PERSONE, FAMIGLIE E SOCIETÀ
  • Riduzione dell’Irpef per i lavoratori
  • Disposizioni in favore degli esodati
  • Rifinanziamento della Cassa Integrazione Guadagni
  • Nuove misure contro la povertà
  • 5 x 1000
  • Fondo per le politiche sociali
  • Fondo per la non autosufficienza
  • Finanziamento del Fondo per le Università
  • Potenziamento della Protezione Civile e Piano per la difesa del suolo

10299226824_828291effb_o

  • INTERVENTI PER LE IMPRESE
  • Riduzione del costo del lavoro per le imprese
  • Detrazione dell’Irap per i nuovi assunti
  • Potenziamento dell’ACE (Aiuto alla Crescita Economica)
  • Rivalutazione dei beni di impresa e delle partecipazioni
  • Incremento del Fondo di garanzia per le PMI
  • Incremento del Fondo di sviluppo e coesione
  • Stop all’aumento IVA per le imprese sociali
  • Rifinanziamento del Fondo per i contratti di sviluppo
  • Rifinanziamento del Fondo per la crescita sostenibile

10299227354_63d1cf7824_o

  • INVESTIMENTI
  • Allentamento dei vincoli del Patto di Stabilità per i Comuni
  • Completamento del sistema MOSE di Venezia
  • Fondi ANAS per le Infrastrutture e Salerno-Reggio Calabria
  • Manutenzione straordinaria delle Ferrovie e velocizzazione del Corridoio Adriatico
  • Ricostruzione dell’Aquila
  • Trasporto pubblico locale
  • Ecobonus e ristrutturazioni edilizie

10299301515_79452c1b66_o

  • LA NUOVA SERVICE TAX

Con la Legge di Stabilità 2013 arriva il riordino del sistema di tassazione locale che pone l’Italia in linea con gli standard europei. Al posto di l’IMU e TARES si istituisce una tassa sui servizi municipali il cui gettito andrà interamente ai Comuni.

La nuova Service Tax avrà due gambe:

  • La tassa che serve a coprire i costi del servizio di raccolta rifiuti. È calcolata in base ai metri quadrati o alla quantità di rifiuti e la versa chi occupa l’immobile.
  • La tassa sui servizi indivisibili offerti dai comuni. È calcolata sui metri quadrati o sul valore catastale ed è pagata dai proprietari.

La Service Tax è piena autonomia: una tassa locale pagata ai Comuni per pagare i servizi dei Comuni.

  • IL COFINANZIAMENTO DEI FONDI STRUTTURALI EUROPEI 2014-2020

La Legge di Stabilità stanzia significative risorse per il nuovo ciclo di programmazione dei Fondi europei e nazionali per le politiche di coesione territoriale, impegnando il governo a fare la propria parte per i prossimi anni in modo strutturato con il concorso di Ue e regioni. In particolare, si stanziano:

  • 24 miliardi di euro di quota di compartecipazione nazionale (che si aggiungono ai quasi 30 miliardi di fondi strutturali UE);
  • ulteriori 55 miliardi per il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (ex Fondo Fas), di cui l’80% in favore del Mezzogiorno.

In totale si arriva quindi a circa 110 miliardi di euro nei prossimi sette anni per le politiche di coesione territoriale.

————–

1. La legge di stabilità per il 2014: linee guida

La politica economica ha ora due priorità: rafforzare la ripresa in atto e intervenire sui fattori che limitano la competitività dell’economia. Essa punta a un tasso di crescita almeno pari all’1 per cento nel 2014 e dell’ordine del 2 per cento negli anni successivi.

La Legge di stabilità:

1) è parte di un’azione di politica economica che ha già definito interventi finanziari per 11,9 miliardi nel triennio 2013-15 (5 miliardi nel 2013, 3,3 nel 2014 e 3,5 nel 2015). Ulteriori misure seguiranno in tempi brevi per migliorare la qualità della spesa pubblica (per esempio intervenendo sulla regolamentazione delle società controllate), per privatizzare parte del patrimonio pubblico, per rendere più competitivo il sistema produttivo. I risparmi derivanti dall’attività di revisione di spesa verranno destinati prioritariamente alla riduzione della pressione fiscale.

2) effettua interventi per 27,3 miliardi nel triennio 2014-16 (11,6 nel 2014)

14,6 miliardi nel triennio per sgravi fiscali di cui 5 per i lavoratori, 5,6 per le imprese oltre a 1 miliardo per ristrutturazioni edilizie e ecobonus

11,2 miliardi nel triennio per azioni sociali, progetti di investimento, impegni internazionali, di cui 6,2 in conto capitale; per il 2014 si prevedono 6,4 miliardi.

1,5 miliardi per investimenti a livello locale e la restituzione di debiti commerciali di parte capitale.

3) reperisce risorse per 24,6 miliardi nel triennio (8,6 nel 2014)

1,1 miliardi nel triennio da introiti connessi a operazioni volontarie dei contribuenti e dalla revisione della tassazione delle svalutazioni e delle perdite su crediti degli intermediari finanziari (2,7 miliardi nel 2014).

1,4 miliardi nel triennio da interventi volti a limitare l’elusione fiscale (0,5 nel 2014).

3,8 miliardi nel triennio da aumenti dell’imposta di bollo sui prodotti finanziari e da un intervento selettivo sulle cosiddette spese fiscali (1,4 nel 2014).

1,5 miliardi nel triennio dalla vendita di immobili (0,5 nel 2014).

16,1 miliardi nel triennio dal taglio della spesa pubblica (escludendo gli effetti delle dismissioni immobiliari; 3,5 miliardi nel 2014). Questo importo comprende riduzioni di spesa per 0,6 miliardi nel 2015 e 1,2 miliardi nel 2016 che dovranno derivare dall’attività di revisione della spesa delle Amministrazioni centrali e delle Amministrazioni locali, effettuata sulla base del lavoro affidato al Commissario Straordinario recentemente nominato.

4) imprime una prima riduzione del prelievo sui lavoratori e sulle imprese. Definisce una riforma della tassazione delle banche che consente di rafforzare la loro capacità di fornire credito a famiglie e imprese e la loro solidità patrimoniale.

5) Riduce sin dal 2014 la pressione fiscale su cittadini e imprese. La pressione fiscale totale scende dal 44.3 al 43,8 nel 2015 e al 43,3 nel 2016.

6) riduce l’incidenza della spesa pubblica primaria sul PIL (tolti i rimborsi di debiti commerciali) dal 46,0% del 2013 al 45,5% nel 2014. L’incidenza della spesa corrente scende dal 43,2% al 42,5%.

7) contiene nel 2014 la spesa primaria corrente diversa da quella per le prestazioni sociali (cioè la spesa per il funzionamento degli apparati pubblici) a un livello in termini nominali inferiore a quello del 2013.

8) accresce fortemente nel 2014 le spese in conto capitale (3,3 miliardi rispetto al quadro a legislazione vigente), sia a livello nazionale sia a livello locale. Si rovescia la tendenza alla riduzione in atto da vari anni.

9) concentra le risorse sui nuovi programmi di spesa che sostengono la competitività e le fasce deboli della popolazione. Estende al 2014 i livelli attuali degli incentivi per risparmio energetico e ristrutturazioni, prevedendo poi una graduale riduzione di tali livelli.

10) tra i sottosettori delle amministrazioni pubbliche aumenta le risorse a disposizione di quelle locali per circa 2,9 mld nel 2014, mentre rimangono complessivamente invariate le disponibilità delle altre amministrazioni (centrali e degli enti di previdenza).

Il Governo programma interventi che determineranno entrate di natura straordinaria, attualmente di difficile quantificazione. Tali risorse verranno utilizzate per il rimborso di ulteriori quote di debiti commerciali in conto capitale ed eventualmente per altre finalità di natura non strutturale. È inoltre previsto uno sforzo ulteriore di valorizzazione del patrimonio pubblico. Nell’ambito di quest’ultimo è prevista una gestione più efficace delle concessioni demaniali, di cui ora prudenzialmente non si considera l’impatto.

La manovra consente di raggiungere l’obiettivo di indebitamento netto indicato nella Nota di aggiornamento del DEF. Il disavanzo nel 2014 risulterà pari al 2,5 per cento del PIL, per effetto di misure di sostegno all’economia pari allo 0,2 per cento del prodotto. La Legge di stabilità include inoltre una norma che definisce interventi strutturali dell’ordine di 3 miliardi l’anno nel triennio 2015-17 al fine di raggiungere il saldo programmato per il 2015, 2016 e 2017 (rispettivamente 1,6%, 0,8% e 0,1% del PIL).

 

2. La legge di stabilità per il 2014 in sintesi

1. Si definiscono interventi con oneri nel 2014 per 11,6 mld

3,7 mld per sgravi fiscali, di cui:

2,5 mld per il lavoro, di cui:

1,5 mld per ridurre l’Irpef per le fasce medio-basse (1,7 nel 2015, 1,8 nel 2016).

0,04 mld per ridurre l’Irap sulla quota lavoro (0,11 nel 2015, 0,2 nel 2016)

1 mld per ridurre i contributi sociali sulle imprese (1,1 nel 2015, 1,2 nel 2016)

1,0 mld per trasferire risorse ai Comuni per ridurre il prelievo della service tax (Tirse)

0,13 mld per l’IVA sulle cooperative sociali

0,07 mld per contributi al trasferimento di contratti da tempo determinato a tempo indeterminato

1 mld per gli investimenti degli enti territoriali

0,5 mld per pagare debiti commerciali in conto capitale (importo a cui si aggiungeranno i proventi connessi con operazioni di rientro dei capitali e con la rivalutazione del capitale della Banca d’Italia)

3,9 mld (di cui 0,8 in conto capitale) per spese connesse con “politiche invariate”; di cui:

0,85 mld per le missioni all’estero

0,6 mld per la cassa integrazione in deroga

0,3 mld per la ricostruzione dell’Aquila

0,3 mld per la manutenzione straordinaria della rete autostradale

0,06 mld per il semestre di Presidenza UE

0,38 mld per il 5 per 1000

0,33 mld per gli interventi per gli autotrasportatori

0,23 mld per università e policlinici universitari

0,1 mld per i lavoratori socialmente utili

0,3 mld per il Fondo Politiche Sociali

0,25 mld per il Fondo per i non autosufficienti

0,25 mld per la Carta acquisti e altre misure di contrasto alla povertà

2,5 mld (di cui 1,6 in conto capitale) per nuovi progetti di spesa, di cui:

0,7 mld a RFI per il contratto di programma 2012-2016, manutenzione straordinaria rete ferroviaria e interventi per la velocizzazione del corridoio adriatico, nodi e interoperabilità

0,24 mld ad ANAS per la prosecuzione del programma messa in sicurezza di ponti e viadotti, per il completamento asse autostradale Salerno – Reggio Calabria e per il reintegro delle risorse di alcuni contratti

0,2 mld per il completamento dei lavori del MOSE

0,12 mld per il Fondo solidarietà nazionale in agricoltura

0,12 mld per la mobilità sanitaria internazionale

0,1 mld per il Fondo Sviluppo e coesione – programmazione 2014-2020

2. Si reperiscono risorse per 8,6 mld

3,5 mld derivano da tagli di spesa; di cui

2,5 mld da tagli al bilancio dello Stato

1,0 mld da tagli alla spesa delle regioni

3,2 mld derivano da dismissioni, rivalutazione cespiti e partecipazioni, trattamento perdite

2,2 mld dalla revisione del trattamento delle perdite di banche, assicurazioni e altri intermediari

0,3 mld da misure riguardanti la rivalutazione delle attività delle imprese

0,2 mld da misure riguardanti il riallineamento del valore delle partecipazioni

0,5 mld da vendita di immobili

1,9 mld derivano da interventi fiscali

0,9 mld dall’incremento dell’aliquota del bollo sulle attività finanziarie

0,46 mld dal visto di conformità per le compensazioni sulle imposte dirette

0,5 mld dalla riduzione delle spese fiscali attraverso interventi selettivi sulle agevolazioni fiscali da definire entro il gennaio 2014.

SOSTEGNO – Ancora sentenze dei Tar

SOSTEGNO – Ancora sentenze dei Tar che riconoscono il diritto degli alunni con disabilità grave ad avere l’insegnante di sostegno per il suo intero orario di servizio settimanale (rapporto 1:1). E destinano alle loro famiglie mille euro per ogni mese di mancata e irreparabile copertura del fabbisogno didattico-educativo dell’alunno.

 

L’Anief aveva ragione: per non fare negare ai nostri alunni più deboli nemmeno un’ora di sostegno, l’unica strada percorribile è quella del ricorso al giudice amministrativo.

 

Continuano a giungere dai tribunali italiani sentenze di condanna dell’amministrazione scolastica per violazione del diritto all’istruzione degli alunni con disabilità. L’ultima in ordine cronologico arriva dal Tar di Palermo, dove il 14 ottobre i giudici amministrativi hanno reputato legittima la richiesta delle famiglie di assegnare con continuità un insegnante di sostegno a ogni alunno disabile grave (come indicato nell’art. 3, comma 3 della Legge 104/92).

 

Inoltre, gli stessi giudici hanno reputato insanabile il danno esistenziale arrecato in passato a questi alunni, destinando alle loro famiglie mille euro per ogni mese di mancata assegnazione del docente di sostegno con la modalità suddetta. Esattamente come preannunciato dall’Anief nel mese di settembre.

 

Il giovane sindacato ricorda che siamo di fronte all’ennesima sentenza che supera le rigidità numeriche sul sostegno agli alunni disabili certificati, imposte sistematicamente ogni anno dal Ministero dell’Istruzione: una scelta, dettata da questioni economiche, che lascia spesso le scuole con un numero di ore del tutto insufficiente a coprire il reale fabbisogno degli alunni in situazione di gravità. E costringe i dirigenti scolastici ad attribuire loro un numero di ore inferiore rispetto a quanto indicato nel P.E.I. e nella Diagnosi Funzionale, relazionate dalle equipe psicopedagogiche e dai docenti.

 

La nostra associazione sindacale ribadisce la volontà di battersi a fianco dei soggetti disabili e delle loro famiglie. A tal proposito ricorda di aver avviato, nel mese di settembre 2013, l’iniziativa “Sostegno: non un’ora di meno!”. Attraverso cui ha deciso di dire “Basta!” a questa prevaricazione da parte del Miur che viola i fondamentali diritti dei nostri alunni più deboli. Il nostro sindacato ha, quindi, messo gratuitamente a disposizione di questi ragazzi e delle loro famiglie tutta l’esperienza dei propri legali sull’intero territorio nazionale, in modo che i Tar di competenza possano riconoscere d’urgenza in loro favore l’assegnazione di un docente di sostegno per l’intero orario di servizio settimanale dell’insegnante (rapporto 1:1), nel pieno rispetto del reale fabbisogno didattico-educativo dell’alunno.

 

L’ANIEF ricorda che è ancora possibile aderire all’iniziativa e chiedere le istruzioni operative scrivendo a sostegno@anief.net sia da parte delle famiglie direttamente interessate, sia da parte dei docenti e dei dirigenti scolastici che vogliono attivarsi in prima persona per segnalare i casi di alunni in situazione di gravità (art. 3, comma 3, Legge 104/92) cui è stata negata la corretta attribuzione delle ore di sostegno. Per effettuare la segnalazione sarà sufficiente inviare una email a sostegno@anief.net avente: PER OGGETTO “Sostegno negato – Richiesta istruzioni operative” e la città da cui proviene la segnalazione e PER CONTENUTO la denominazione e la sede della scuola da cui proviene la segnalazione e il numero degli alunni con disabilità grave che hanno ricevuto meno ore di sostegno rispetto a quelle richieste in sede di gruppo misto o GLH operativo.

Legge di Stabilità: colpiti i disabili più gravi

Legge di Stabilità: colpiti i disabili più gravi

“Pensavamo di non dover rivedere le brutali ipotesi normative già avanzate da Monti e Tremonti. Invece ritroviamo, nella bozza di legge di Stabilità, la volontà di risparmiare sulle gravi disabilità, comprimendo il diritto all’indennità di accompagnamento. Reagiremo come abbiamo già fatto in passato.”

Questo il commento a caldo di Pietro Barbieri, Presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, dopo la lettura delle prime bozze della legge di Stabilità che prevede l’introduzione di un limite reddituale per la concessione dell’indennità di accompagnamento alle persone disabili gravi che abbiano compiuto i 65 anni di età.

Se il testo diventasse legge, a chi supera un reddito lordo superiore ai 40mila euro (70.000 se coniugato) non verrà più concessa l’indennità di accompagnamento. Chi ne è già titolare non avrà più rivalutazioni.

“Chi ha elaborato quella bozza dimentica che quella provvidenza ha una natura indennitaria, che è l’unico livello essenziale certo riconosciuto alle persone con disabilità. E, ancora una volta, si dimentica che la disabilità è la prima causa di impoverimento. Non si considera che una persona anziana, con grave disabilità, spende gran parte delle sue risorse, spesso intaccando il patrimonio, per garantirsi un’assistenza che lo Stato non offre. Il tutto accade in un Paese che preferisce sospingere le persone non autosufficienti verso il ricovero in istituto, anziché sostenere e favorire la domiciliarità.”

“Una attacco grave ad un principio che ci illudevamo fosse condiviso. Quelle stesse persone faranno i conti con il nuovo ISEE (che a causa della legge Salva Italia di Monti considera un reddito la pensione sociale e di invalidità), con i nuovi tributi, con la probabile introduzione di nuovi ticket, con la compressione dei servizi sociali da parte degli enti locali …”

Una reazione molto contrariata quella di FISH anche di fronte alla previsione di un Fondo per la non autosufficienza inferiore ai 300 milioni e all’incertezza intorno al Fondo per le politiche sociali.

“Giusto ieri Ban Ki-Moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite, confidava in un mondo dove le persone con disabilità possano avere un ruolo ancora più rilevante come parte attiva del cambiamento. Ma i segnali che rileviamo sono di tutt’altra tendenza. Essi conducono verso la dipendenza, la segregazione, la discriminazione. Altro che “parte attiva del cambiamento”.”

Decreto scuola: dichiarato inammissibile emendamento su GaE

Decreto scuola: la presidenza della VII Commissione guidata dall’on. Galan (PdL) dichiara inammissibile emendamento su GaE

Fuori gli abilitati con il TFA ordinario e gli idonei del Concorso ordinario per una scelta della Presidenza rispetto all’emendamento presentato da tre deputati del Pd (Folino, Antezza, Ascani) e uno del Gruppo Misto (Di Lello). Unica strada ora il ricorso Anief al Tar Lazio che sarà depositato nei prossimi giorni. Mentre saranno posti in votazione tutti gli altri emendamenti (12.3/12.9, 15.87/15.88, 15.55, 15.16, 15.33, 15.83, 19.1, 19.14). Ultimo appello del sindacato al buon senso e al senso della giustizia.

L’emendamento proposto dall’Anief avrebbe consentito la riunificazione della fascia aggiuntiva alla terza fascia, l’inserimento degli abilitati con il TFA ordinario e il concorso ordinario, quello con riserva per gli iscritti al PAS speciale ma il Parlamento pur cosciente di aver dimenticato di istituire un nuovo sistema di reclutamento lascia inspiegabilmente e irrazionalmente nell’oblio migliaia di insegnanti formati per formare le future generazioni

Situazione finanziaria degli enti lirici e musicali

Il Movimento 5 Stelle di Palermo, preso atto della disastrosa situazione finanziaria degli enti lirici e musicali che operano nei teatri cittadini, informa l’opinione pubblica che sono stati presentati degli emendementi sia al Decreto Legge Cultura che in quello Istruzione in Parlamento, allo scopo di venire incontro alle esigenze vitali degli enti stessi; evidenziando che la cultura musicale italiana e Jazz, è storicamente apprezzata nel mondo ed è parte integrante del nostro patrimonio nazionale.
Parimenti, sono stati presentati anche all’A.R.S., interpelli e proposte ad opera dei cittadini portavoce 5 stelle siciliani, al fine di  denunciare quanto sta succedendo a danno della cultura musicale e Jazz in particolare, invocando il ripristino di un finanziamento minimo, volto a dare dignità e rispetto.

Per il Movimento 5 Stelle Palermo
Li Vigni Giuseppe

Disabilità, se l’assemblea non autorizzata è più inclusiva delle lezioni

da Il Fatto Quotidiano

Disabilità, se l’assemblea non autorizzata è più inclusiva delle lezioni

di Fabiana Gianni

Licei e scuole superiori: assemblee autorizzate e non, scioperi, occupazioni, autogestioni. La discriminazione per favorire la libertà. Un controsenso assoluto.

Con Diletta mi sono affacciata da poco più di un mese nei meandri delle scuole superiori. Un nuovo mondo si sta aprendo ai nostri occhi. Una serie di prassi che con la disabilità non dovrebbero avere niente a che spartire e invece eccomi qui. Seduta alla mia scrivania a studiare e decifrare la normativa, i regolamenti e poi le distorsioni di prassi.

Fermo restando che il clima ci intriga e ci persuade. Esprimo le mie perplessità nella totale fiducia che nutro rispetto le persone che mi accompagnando in questo approccio. Il mio carattere però pone una serie di quesiti che mi lasciano sospesa in un oblio che intendo definire quanto prima.

La concreta sensazione: gli alunni non entrano? Diletta torna a casa. C’è assemblea non autorizzata? Diletta torna a casa. C’è autogestione? Diletta torna a casa… insomma mettete voi un punto interrogativo e poi copiate la risposta.

Non solo. Diletta ha necessità di usufruire dell’ascensore. I professori in larga parte sostengono che non sia loro competenza spingerla e accompagnarla.

Diletta ha sete mentre non c’è l’assistente? Meglio farla morire di sete che rischiare che cada un po’ d’acqua.

Entra da sola nonostante l’assemblea perché io pompo le scatole? “non siamo baby sitter” (e qui in realtà condivido in toto). Non potrebbe andare in un’altra prima ? Oddio noooo: più alunni disabili infettano coloro che li privano del diritto allo studio. Non è il caso. Fa attività alternativa? ma da sola non va bene. Però quando la classe c’è, allora si che deve (pare occasionalmente) stare da sola per alcune attività.

Devo però anche riconoscere che dinanzi ad una media conoscenza della normativa riscontro moltissima buona volontà nel pareggiare il conto. E allora riposizioniamo la punteggiatura e rientriamo nel clima di collaborazione.

Poche ore di assistenza. Tre al giorno che però devono essere raggruppate. E onestamente troverei oltraggioso chiedere ad un lavoratore pagato neanche dieci euro di lavorare un’ora si, poi due no e così via.

Ma niente acqua e niente ascensore? E niente lezione?

Chiedo: “prendete lo stipendio in queste fasi?” Risposta: “si, si”. Ottimo è allora evidente che dovete fare lezione. Si apre una discussione su un ipotetico numero minimo di alunni, sulla opportunità di fare lezione solo a lei…e lì rifletto. Mi chiedo se sto facendo queste “inchieste” perché mia figlia è disabile o perché mia figlia ha voglia di studiare.

Attendo dieci giorni per darmi tempo. La risposta questa mattina fuoriesce dalla mia bocca in maniera incontrollata: “gli altri genitori accettano tutto questo passivamente?”. Ma insomma, alunni di prima liceo ripetutamente saltano la lezione, senza preavviso ufficiale. Dove sono le famiglie?

Contatto, con un po’ di disagio, un ragazzo molto simpatico e accogliente e chiedo se sia vero che Diletta non potrà entrare nelle assemblee perché non ammettono né insegnanti di sostegno né assistenti. Il ragazzo solare e spontaneo mi dice che non è vero affatto. Che Diletta non solo può, ma anzi deve entrare nelle loro assemblee e che loro accettano chiunque sia necessario alla sua partecipazione purché non ci sia una limitazione della espressione e della libertà degli altri alunni. Mi sollevo un bel po’, nonostante a volte alcuni adulti siano così incerti sui loro compiti, scopro che i giovani come sempre hanno da insegnarci moltissimo.

Mi spiega che anche i genitori possono entrare. Un invito? Chissà…proverò ad ascoltare.

Nel frattempo tutto sembra rientrare nei ranghi mentre io, dopo aver accumulato numerosi mal di testa studierò a fondo e fronteggerò al meglio la frequenza scolastica di mia figlia. E che assemblea sia! ma inclusiva.

L’ebook ai docenti non piace

da ItaliaOggi

L’ebook ai docenti non piace

In calo le adozioni. Gli esperti avvertono: già vecchio

 Miur lancia la transizione verso i libri scolastico digitale dal 2014, ma i testi totalmente digitali non piacciono agli insegnati scelgono quelli misti. La domanda di ebook, infatti, è in calo: si è passati dall’1,8% delle adozioni all’1,4%, mentre le opere miste nel catalogo degli editori sono 15mila e quelle solo digitali 5.000.

E per gli esperti dell’editoria digitale, poi, il concetto di libro interattivo è ormai obsoleto: la scuola 2.0 passa per il testo multimediale, cioè per piattaforme elearning pensate per l’insegnamento personalizzato degli studenti, su cui i docenti si costruiscono la propria lezione multimediale. Un possibilità questa prevista dal decreto sui libri digitali, firmato la scorsa settimana dal ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza, che in allegato contiene le linee guida per il libro di testo del futuro: sempre meno di carta e sempre più fruibile su tutti i supporti digitali, dal tablet ai pc, alle Lim. Intanto, dal prossimo anno scolastico via libera «limitamente alle nuove adozioni e non per le conferme di adozione» ai soli libri nella versione elettronica o mista. Una conversione al digitale graduale che secondo il Miur avrà un effetto immediato sulla riduzione dei costi per le famiglie: -10% nelle prime medie e nelle prime e terze delle superiori se i testi saranno misti, cioè in parte cartacei e in parte digitali; – 30% in caso di adozioni di libri solo digitali, quelli però che riscuotono meno le simpatie e l’interesse dei docenti. E di risparmi di spesa nell’acquisto dei libri non sono convinti gli editori e neppure i docenti. L’associazione italiana editori, infatti, da tempo sottolinea che «gli eventuali risparmi – spiega Giorgio Palumbo, il responsabile educazione – sarebbero peggiorati dal maggiore carico fiscale dovuto all’Iva che sui libri totalmente digitali non è ridotta al 4% ma è ordinaria e subisce gli aumenti di tutti i beni di consumo. C’è, poi, il problema della legge sul diritto d’autore ferma agli anni Quaranta del Novecento» e quello dei diritti di traduzione. «Se uno studente deve acquistare il supporto su cui leggere i libri digitali, per quell’anno non ci sarà un risparmio per le famiglie», nota Mario Mattioli, docente referente dei progetti digitali all’Ic di Capena che negli ultimi 10 anni ha sperimentato Cl@assi 2.0, i progetti un pc per alunno ed Editoria Digitale. Esiste, infatti, un problema di infrastrutture per scuole e famiglie, in particolare le più disagiate. Così, dai genitori dell’AGe arriva la richiesta che la norma sul comodato d’uso nel decreto scuola precisi «che riguarda non solo libri di testo e dispositivi digitali ma anche strumenti digitali». Positivo, invece, che il decreto libri prevede i software utilizzati per i testi digitali dovranno essere aperti e interoperabili, fruibili cioè con la stessa qualità su tutti i supporti elettronici. «Non si può affrontare il digitale solo come una forma di risparmio», osservano gli editori. «Il libro digitale – aggiunge Donata Maria Panzini, preside dell’Ic di Capena – non è una trasposizione del testo cartaceo: significa progettare l’apprendimento come produzione di conoscenza, non più come trasmissione di sapere. Richiede competenze nuove ai docenti». «Perché la formazione digitale dei docenti sia efficace, però, non deve essere calato dall’alto – precisa Mariotti – ma deve essere vissuta come una forma di semplificazione e deve contare sulla presenza a scuola o nella rete di scuole di personale preparato didatticamente e tecnologicamente

“50 emendamenti del M5S dichiarati inammissibili”

da Tecnica della Scuola

“50 emendamenti del M5S dichiarati inammissibili”
di P.A.
Degli oltre 500 emendamenti presentati al dl Istruzione, 129 sono stati dichiarati inammissibili e fra questi 50 presentati dal M5S
A cassarli la commissione Cultura della Camera, presieduta da Giancarlo Galan, che sta esaminando il decreto in sede referente. 

Il termine per proporre ricorso alla presidenza della Camera scadrà alle 19 di oggi. “Motivazioni assurde”, precisa il comunicato del Movimento 5 Stelle, che però eliminano 50 emendamenti su 163, dunque poco meno di un terzo, e che dunque non verranno neppure discussi in Commissione Istruzione. “Su molte delle dichiarazioni di inammissibilità il M5S ha presentato ricorsi alla Presidenza, che però sono stati respinti”. “Solo la scorsa settimana è stato approvato in aula un decreto sul femminicidio che conteneva provvedimenti in materia di province e di militarizzazione dei territori a rischio (TAV). E oggi vengono a raccontarci che la questione delle classi pollaio non ha a che vedere con l’art. 4 del decreto che parla di tutela della salute nelle scuole! – dichiara Chimienti – O ancora, rendono inammissibile l’emendamento all’art. 5 (potenziamento dell’offerta formativa) per ripristinare le ore di latino falcidiate dalla Gelmini nei licei, dicendo che non è materia disciplinata dal decreto… Forse abbiamo sbagliato noi a presentare emendamenti attinenti alla scuola in un decreto che si chiama “decreto scuola”. “Come si può non considerare attinente a un decreto che reca il titolo “misure urgenti in materia di scuola”, un emendamento che risolverebbe una volta per tutte una delle più grandi urgenze della scuola italiana e cioè la gravissima questione del sovraffollamento delle classi? E’ evidente che il Governo si sta arrampicando sugli specchi e mira a non far approdare in aula i nostri emendamenti: in quel caso, ancora una volta, la maggioranza sarebbe costretta a spiegare ai cittadini e all’opinione pubblica il perché di un voto contrario ad un emendamento che risolverebbe finalmente la situazione. Di fronte a questi giochi procedurali e all’utilizzo di cavilli pretestuosi, è evidente che manca la volontà politica di far ripartire sul serio l’istruzione pubblica del nostro Paese, e che le parole altisonanti di Letta e del Ministro Carrozza sono semplici proclami”.

E’ iniziata in Commissione Cultura una “settimana di passione”

da Tecnica della Scuola

E’ iniziata in Commissione Cultura una “settimana di passione”
di R.P.
Poco di 600 gli emendamenti presentati. Pochissimi avranno però la possibilità di essere accolti. Forse passeranno quelli che non prevedono spese. Il provvedimento potrebbe essere “blindato” dal Governo
Nel pomeriggio del 14 ottobre è iniziata una settimana pesantissima per i deputati della Commissione Cultura della Camera . Sono previste infatti tre convocazioni al giorno fino a giovedì 17 in modo da poter concludere i lavori sul decreto legge 104 “La scuola riparte”. Gli emendamenti da esaminare sono all’incirca 570. Poco meno di 200 sono stati presentati dal M5S e quindi non hanno molte possibilità di essere accolti, ma ce ne sono tanti su cui invece la Commissione dovrà discutere. Il maggior numero di proposte di modifica riguarda l’articolo 15 in materia di assunzioni (si dovranno esaminare ben 92 emendamenti), ma ci sarà da lavorare parecchio anche sull’articolo 19 in materia di Afam (52 emendamenti), sull’articolo 6 relativo alla riduzione del costo dei libri di testo (41 proposte di modifica) e sull’articolo 2 che parla di diritto allo studio (37). Nelle prossime ore si potrà incominciare a capire qualcosa di più sulle modifiche che potranno essere concretamente inserite nel testo da portare in aula ma è probabile che – per evitare il ben noto meccanismo dell’ “assalto alla diligenza” da parte di questo o quel gruppo di pressione – il provvedimento venga “blindato” dal Governo e rimanga quindi pressoché inalterato. Allo stato attuale, quindi, c’è da pensare che potranno essere accolti gli emendamenti che non hanno un costo (ma per la verità sono pochi) oppure quelli presentati dallo stesso relatore di maggioranza. Come per esempio quello che prevede lo stanziamento di 50milioni di euro a copertura delle spese che i Comuni devono sostenere per l’acquisto dei libri di testo della scuola primaria, esplicitamente richiesto dall’Anci.

Decreto Scuola, boom di emendamenti all’esame del Senato

da Tecnica della Scuola

Decreto Scuola, boom di emendamenti all’esame del Senato
di A.G.
La Commissione Istruzione sta attuando la “scrematura”, con l’eliminazione delle modifiche inammissibili. Proteste del M5S, che si è visto negare dal presidente Galan (PdL) l’esame di 50 emendamenti su 163: come si fa a dire che classi ‘pollaio’ e latino falcidiato nei licei non sono attinenti? Tante le richieste fatte pervenire dell’Anief, tra cui l’approdo dei neo-abilitati nelle GaE. I timori del Ministro: alcune sono preoccupanti.
Il Decreto Legge sulla Scuola entra nel vivo. La Commissione Istruzione del Senato sta infatti provvedendo alla prima “scrematura” dei tanti emendamenti presentati sul testo approvato lo scorso 9 settembre dal Consiglio dei Ministri, prima di approdare in Gazzetta Ufficiale il 12 dello stesso mese.
Se è ancora presto per fare un resoconto sul destino delle modifiche richieste da tante parti in causa (oltre al mondo politico, hanno presentato emendamenti diversi sindacati e associazioni di categoria), dalle parole del ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, pronunciate il 14 ottobre a margine dell’iniziativa, sempre in Senato, “La memoria e l’immagine – La scuola”, si comprende che l’attenzione per i provvedimenti legislativi sulla scuola è davvero alta.
Dopo aver annunciato l’intenzione di comporre “un gruppo di giuristi, per ricostruire un percorso delle leggi che hanno fatto la scuola, anche di quelle parzialmente attuate, per valutare l’impatto di tutti i provvedimenti”, Carrozza sul decreto istruzione ha detto che “stiamo discutendo: ora stiamo valutando gli emendamenti. Stamattina c’era l’ammissibilità e iniziamo la discussione credo stasera in commissione Istruzione”, ha aggiunto. Per poi concludere: alcuni “sono più preoccupanti altri meno, ne stiamo discutendo. Penso sia corretto lasciare alla commissione Istruzione il dibattito nel rispetto dei ruoli. Il mio compito è dare il parere del Governo”.
E quello che la Commissione di Palazzo Madama sta assumendo è un ruolo tutt’altro che marginale: il presiedente, Giancarlo Galan (PdL), si è già pronunciato sulle richieste considerate inammissibili. Tra queste ve ne sarebbero addirittura 50, su un totale di 163, presentate dal M5S: non verranno neppure discusse in Commissione Istruzione. Su molte delle dichiarazioni di inammissibilità il M5S ha presentato altrettanti ricorsi, che però sono stati respinti.
Ai grillini bruciano, in particolare, le bocciature del testo che riguardano classi ‘pollaio’ e aumento delle ore di latino: “solo la scorsa settimana – dice la deputata Silvia Chimienti – è stato approvato in aula un decreto sul femminicidio che conteneva provvedimenti in materia di province e di militarizzazione dei territori a rischio (TAV). E oggi vengono a raccontarci che la questione delle classi pollaio non ha a che vedere con l’art. 4 del decreto che parla di tutela della salute nelle scuole! O ancora, rendono inammissibile l’emendamento all’art. 5 (potenziamento dell’offerta formativa) per ripristinare le ore di latino falcidiate dalla Gelmini nei licei, dicendo che non è materia disciplinata dal decreto… Forse – conclude Chimienti – abbiamo sbagliato noi a presentare emendamenti attinenti alla scuola in un decreto che si chiama ‘decreto scuola’”. Per poi lanciare la stoccata finale: “di fronte a questi giochi procedurali e all’utilizzo di cavilli pretestuosi, è evidente che manca la volontà politica di far ripartire sul serio l’istruzione pubblica del nostro Paese, e che le parole altisonanti di Letta e del Ministro Carrozza sono semplici proclami”.
Ma tra gli emendamenti al D.L. 101 vi sono anche, come dicevamo, quelli dei sindacati (presentati comunque tramite esponenti che siedono in Parlamento). L’Anief, che ha presentato un lungo elenco di modifiche riguardanti precariato, dimensionamento, Afam, GaE, concorso, Tfa, Pas, Sfp e neo-assunti, sostiene che “è giunto il momento che la politica si assuma le sue responsabilità e ristabilisca le regole del diritto senza più demandare tale compito ai tribunali. La sensibilità mostrata da quasi tutti gli schieramenti al dibattito animato dall’Anief in audizione dimostra che c’è una maggioranza in Parlamento sensibile al mondo della scuola”. Tra gli emendamenti del sindacato autonomo vi ne sono alcuni che avrebbero un’incidenza immediata sull’organizzazione scolastica. Ad iniziare dalla deroga per l’assegnazione del dirigente e del Dsga con 300 alunni per le scuole situate in piccole isole, comunità montane, specificità linguistiche prevista dal DPR 233/98. Ma anche il ripristino dell’autonomia scolastica delle 1.700 scuole elementari, materne e medie sottodimensionate a causa della legge 111/11. Non poteva mancare, tra le richieste dell’Anief, il capitolo precari: il sindacato di Marcello Pacifico ha chiesto, a tal proposito, l’inserimento degli abilitati del TFA/SFP e degli Idonei del Concorso nella terza fascia delle GaE. E il contestuale inserimento nella fascia aggiuntiva dei futuri abilitati con il PAS e con il nuovo TFA ordinario. Inoltre, vorrebbe la validità delle graduatorie di merito fino a concorso successivo. C’è poi la richiesta, tramite alcuni deputati di Scelta Civica, di garantire la distribuzione degli organici di sostegno entro il 2015/16 nel rispetto degli organici attivati a livello regionale nell’a.s. 2005/06, al fin di superare l’attuale disomogeneità. Tramite il M5S, l’Anief ha chiesto, infine, di cancellare il testo sulla formazione obbligatoria (peraltro da attuare solo in casi particolari, derivanti anche dai pessimi risultati degli alunni ai test Invalsi).

Sospese le operazioni di utilizzo degli avanzi per le supplenze del 2012

da Tecnica della Scuola

Sospese le operazioni di utilizzo degli avanzi per le supplenze del 2012
di L.L.
Il Miur accoglie le segnalazioni di scuole e sindacati e chiede chiarimenti dall’Ufficio Centrale di Bilancio e NoiPA
Con una nota indirizzata alle singole scuole e al revisore dei conti in rappresentanza del Miur (prot. 6890 del 14 ottobre 2013), il Miur ha tenuto conto delle segnalazioni giunte da molte scuole e ha deciso di bloccare eventuali operazioni di utilizzo degli importi in eccedenza in questione per pagamenti dovuti a contratti per supplenze brevi e saltuarie, in attesa degli approfondimenti attualmente in corso con l’Ufficio Centrale di Bilancio e NoiPA del Ministero dell’Economia e Finanze.  Questa la vicenda ricostruita dalla FLC Cgil: a luglio del 2013 il MIUR ha fatto una rilevazione dei residui dei finanziamenti delle supplenze brevi e saltuarie del 2012, presenti nei bilanci delle scuole. Successivamente, il Ministero ha inviato la nota n. 6758 del 7 ottobre alle scuole che nella rilevazione avevano comunicato di avere nei bilanci alcuni residui e ha chiesto alle scuole di utilizzare tali avanzi per pagare le supplenze riferite al corrente anno 2013 comunicando che non sarebbero stati più caricati al sistema Sicoge sui POS delle scuole i finanziamenti assegnati con la nota del 17 settembre 2013.  A questo punto, le scuole, alle prese con i pagamenti delle prime supplenze dell’a.s. 2013/14, si sono trovate di fronte a difficoltà e problemi, avendo in cassa soldi non sufficienti per pagare e non potendo utilizzare il Cedolino unico.  Vista la situazione di estrema incertezza,il Miur ha così sospeso momentaneamente la procedura e ha chiesto chiarimenti al Mef per trovare una soluzione ai problemi segnalati dalle scuole.  Ora non resta che attendere…

Progetto VALeS: a che punto siamo?

da Tecnica della Scuola

Progetto VALeS: a che punto siamo?
di L.L.
In arrivo i finanziamenti per le scuole coinvolte nella sperimentazione (10 mila euro per istituzione scolastica)
Nei giorni scorsi il Miur ha pubblicato la nota prot. n. 2164 del 10 ottobre 2013 riguardante l’accreditamento delle risorse (pari a 10 mila euro per istituzione scolastica) per le scuole partecipanti al progetto sperimentale VALeS.

Si tratta di 100 scuole, non appartenenti alle quattro Regioni Obiettivo Convergenza, destinatarie dei finanziamenti che dovranno essere utilizzati esclusivamente per le seguenti finalità di spesa:

  • predisposizione dei piani di miglioramento;
  • funzionamento e attuazione del progetto;
  • riconoscimento del maggiore impegno profuso dalla comunità professionale nella partecipazione al progetto.

Le risorse, inoltre, dovranno essere utilizzate nel rispetto degli ordinari principi dell’offerta formativa (inserimento del progetto nel POF) e delle vigenti regole contabili (evidenza nel Programma annuale sotto forma di progetto), nonché delle relazioni sindacali in materia di contrattazione integrativa di istituto.

Condizione imprescindibile per poter ottenere le risorse è che le scuole abbiano compilato e consegnato all’Invalsi i rispettivi rapporti di autovalutazione, come previsto dalla Circolare n. 16 del 3 febbraio 2012 istitutiva del progetto sperimentale.

In allegato alla nota è disponibile la nuova anagrafica delle 9 scuole, fra quelle incluse nell’elenco già inviato all’Invalsi, che a partire dall’anno scolastico 2013/2014 sono state oggetto di dimensionamento.

Corsi di sostegno, i tempi si allungano

da Tecnica della Scuola

Corsi di sostegno, i tempi si allungano
di Alessandro Giuliani
Nell’incontro di giovedì prossimo con l’amministrazione, i sindacati chiederanno di attuare una nuova rilevazione delle candidature dei prof sovrannumerari: quella attualmente in mano al Miur è infatti superata. Le operazioni porteranno però via alcune settimane, rimandando la pubblicazione dei bandi universitari per la selezione dei 6.398 abilitati che non versano in questo stato. Per i corsisti di ruolo senza cattedra il corso dovrebbe essere gratuito.
Avviare con celerità i corsi di riconversione per soprannumerari. Ma realizzando prima una nuova rilevazione nelle scuole, perché quella attuata un anno fa è ormai superata. E non prevedere costi per i corsisti. Sono le richieste principali che i sindacati presenteranno giovedì mattina, in occasione dell’incontro programmato al Miur all’amministrazione sulle modalità di avvio dei corsi di specializzazione, da realizzare nell’anno accademico 2013/2014 e con priorità rispetto alle attività formative omologhe rivolte a 6.398 docenti abilitati.
L’incontro si svolgerà a quasi due settimane dalla pubblicazione della nota n. 10402, con cui viale Trastevere ha invitato Usr e atenei a far partire i corsi di sostegno. Nella nota il Miur sottolineava “l’urgenza di avviare prioritariamente i corsi destinati ai docenti delle classi di concorso in esubero”. Ad essere interessati sarebbero non pochi docenti: dalle ultime rilevazioni nazionali, infatti, risultano oggi senza cattedra oltre 8mila insegnanti, in gran parte operanti alle superiori. Solo successivamente si passerà alla specializzazione di coloro che non versano in questo stato (in gran parte si tratterebbe di precari).
Ora, i sindacati temono che per abbreviare i tempi di allestimento dei corsi l’amministrazione proceda direttamente alla loro attivazione. Senza aggiornare le candidature. Che, a distanza di un anno, potrebbero presentare diverse novità: una parte di quel personale, per esempio, potrebbe aver ritrovato la sua cattedra, un’altra parte potrebbe essere andata in pensione. E c’è chi invece dal 1° settembre scorso potrebbe essere entrato nel “tunnel” dei senza posto. Insomma, per i sindacati non vi sono dubbi: quelle liste vanno riviste. Magari aprendo una “finestra”, per fornire la propria adesione ai corsi, di soli 10-15 giorni. In modo tale da far partire le attività formative in tempi rapidi. E sbloccare lo stato di sostanziale stand by.
Con l’occasione, i sindacati faranno all’amministrazione anche altre richieste. Ad iniziare dalla consistenza dei corsi, che dovranno ricalcare quelli rivolti al personale solamente abilitato: le full immersion, insomma, non sembrano essere gradite a nessuno.
I rappresentanti dei lavoratori chiederanno inoltre garanzie sulla gratuità dei corsi. Anche in questo caso la risposta dovrebbe essere positiva. Nella nota ministeriale 10402 si fa infatti riferimento ad un’altra nota, la DGPER n. 2935, risalente al 17 aprile 2012, attraverso cui il Miur ha dato attuazione al decreto direttoriale n. 7 del 16 aprile 2012, il Decreto che, in pratica, ha istituito e regolamentato gli stessi corsi specializzanti (previo accordo con la Conferenza nazionale dei presidi di Scienze dalla formazione). E in quest’ultimo provvedimento il Miur sottolineava che le specializzazioni sul sostegno sarebbero state attivate per la “piena integrazione degli alunni portatori di disabilità fisiche, psichiche e sensoriali”, solo “su base volontaria” e riservati a “docenti delle classi di concorso o tipologie in esubero, con particolare riguardo a tutte le classi di concorso interessate da restrizioni di orario prodotte della riforma in atto”. Inoltre, si specificava,che il numero dei corsi sarebbe stato “programmato” (senza però esplicitare la quota massima di partecipanti) e che sarebbe stato lo stesso Ministero i coprire gli interi costi delle formazione dei soprannumerari. Salvo sorprese, quindi, i costi dovrebbero essere a carico del Miur.

Bonus maturità, arriva il ricorso collettivo

da Tecnica della Scuola

Bonus maturità, arriva il ricorso collettivo
L’annullamento del bonus ha condizionato i risultati delle graduatorie relative all’accesso dei corsi di laurea a numero “chiuso”. Gli studenti però non ci stanno e partono i primi ricorsi. Studenti.it fa il punto della situazione
A Palermo, come riporta LiveSiclia.it, è arrivato il momento del ricorso collettivo. Le aspiranti matricole che non sono riuscite ad entrare in una facoltà a numero chiuso ma che, invece, ce l’avrebbero fatta grazie ai punti assegnati dal bonus sono molte e non hanno intenzione di subire quella che per loro è un’ingiustizia rimanendo in silenzio. L’abolizione in corso della novità introdotta da Profumo, infatti, non ha modificato semplicemente l’esito delle graduatorie, ma anche lo svolgimento in sé dei test d’ingresso. Lo ha affermato con chiarezza proprio a LiveSicilia.it una studentessa rimasta fuori dalla Facoltà di Medicina, che ha ammesso di aver risposto a meno domande perché, forte dei dieci punti di partenza che le sarebbero spettati, ha preferito evitare di rischiare che le venissero sottratti dei punti in caso di risposta errata. Così anche lei ha deciso di entrare a far parte del ricorso collettivo che, come hanno spiegato gli avvocati del foro di Palermo: “Mira ad ottenere l’ammissione con riserva attraverso il riconoscimento del bonus maturità. Sono già migliaia in tutta Italia, e centinaia in Sicilia, i giovani che hanno deciso di intraprendere questa strada. Si tratta di un procedimento veloce, la cui fase cautelare, si dovrebbe concludere in circa un mese dalla sua presentazione”.

Conitp: ribadita la validità dell’a.s. 2012/2013 per i requisiti di accesso ai Pas

da Tecnica della Scuola

Conitp: ribadita la validità dell’a.s. 2012/2013 per i requisiti di accesso ai Pas
di A.T.
Dopo un incontro al Miur, il sindacato autonomo fa sapere che secondo ill Miur sono quasi 3.000 le domande incomplete o compilate male. Contatti tra Miur ed Atenei anche per definire l’inizio dei corsi.
Il 13 ottobre il Conitp (Sindacato nazionale scuola autonomo) ha avuto un incontro con il direttore generale del Miur Luciano Chiappetta, il quale – secondo quanto riportato in un comunicato del Conitp – ha chiarito che per il momento le Direzioni regionali stanno iniziando ad esaminare i requisiti di accesso dei candidati che hanno presentato domanda di partecipazione ai Pas, riscontrando diversi problemi per chi ha inserito l’anno scolastico 2012/2013 ai fini dei 3 anni di servizio utili per partecipare ai percorsi abilitanti speciali. Infatti – prosegue il comunicato del Conitp – ci sono circa 2500/3000 domande che vanno verificate dagli Usr perché incomplete o trascritte male. In merito, il direttore generale del Miur ha informato il presidente del Conitp Crescenzo Guastaferro, che il requisito dell’anno scolastico 2012/2013 è valido ai fini dei requisiti utili per partecipare ai Pas. Il comunicato del Sindacato nazionale scuola autonomo riferisce che per il momento il Ministero ancora non ha stipulato accordi con le Università per l’attivazione dei Pas, ma ci sono stati incontri informali tra il direttore generale del Miur e diversi rettori. A seguito di questi incontri il direttore generale ha comunicato la disponibilità dei rettori per l’attivazione dei percorsi abilitanti special, in quanto tutte le Università italiane ne garantiranno l’espletamento. Sempre secondo quanto riportato dal Conitp, riguardo lo scaglionamento in più anni dei percorsi Pas, il direttore generale del Mnistero ha informato che la decisione spetta alle singole Università, ma probabilmente riguarderà solo alcune classi di concorso della tabella “A”, infanzia e primaria, mentre per la tabella “C” e “D”, strumento musicale e le rimanenti classi di concorso della tabella “A” non ci sarà alcuno scaglionamento. Sull’argomento il comunicato sindacale sostiene che il percorso abilitante, come più volte sollecitato e proposto dallo stesso Conitp, per i docenti della tabella “C” e “D” sarà gestito in parte dalle scuole e in parte dal Miur come è avvenuto per le abilitazioni riservate indette con la legge n. 143/2004, in quanto le Università non hanno le competenze necessarie per poterli espletare.

E’ possibile leggere il comunicato completo del Conitp (riportato nella sezione “La voce degli altri”), successivo all’incontro al Miur, nel quale oltre a quello sui Pas sono stati affrontati diversi temi afferenti il personale docente e il personale Ata, sia di ruolo che precario.