Riscoprire il talento per salvare la scuola

da Corriere della Sera

Riscoprire il talento per salvare la scuola

Tre scelte strategiche perché l’Italia torni a competere

Andrea Ichino

L’allarme lanciato sabato al Forum del libro di Bari dal Governatore Visco, riguardo al ritardo di «competenza alfabetico funzionale» che ci impedisce di competere sul piano delle tecnologie avanzate, impone al Paese almeno tre scelte strategiche. Non sono scelte facili, ma la decisione non può essere ritardata.

La prima riguarda l’equilibrio tra due esigenze: quella di «non lasciare nessuno indietro» e quella di investire nel capitale umano di coloro che hanno le doti migliori per sfruttare pienamente l’investimento. Il sistema formativo italiano, dopo il ‘68, ha privilegiato la prima esigenza, ben rappresentata dal principio ispiratore della Scuola di don Lorenzo Milani a Barbiana: «Il programma scolastico si ferma fino a che tutti hanno capito». Questo principio ha posto fine a una odiosa scuola classista in cui solo i «Pierini» figli dei ricchi andavano avanti senza difficoltà, indipendentemente dalla loro capacità e intelligenza. Ma dalle macerie del sistema precedente è nata una scuola di pessima qualità per tutti, come lo stesso Governatore ci ricorda sulla base delle numerose indagini internazionali che lo dimostrano. E questo risultato non è certo andato a beneficio dei poveri. In Usa avere un padre laureato aumenta di 6 volte la probabilità di laurearsi piuttosto che fermarsi al diploma.

In Italia l’aumento è di 24 volte, tanto che mentre in Usa conviene, se si può, laurearsi piuttosto che scegliersi la famiglia giusta, in Italia è vero il contrario. E questo perché, come disse Margareth Thatcher: «People from my sort of background needed Grammar schools to compete with children from privileged homes» (La gente della mia origine sociale aveva bisogno di buone scuole secondarie per competere con i ragazzi delle famiglie privilegiate). Una scuola di bassa qualità per tutti toglie ai poveri uno strumento per annullare il vantaggio dei ricchi. Quindi, dato che le risorse sono scarse, dobbiamo decidere quanto investire in scuole e università di qualità per quelli che davvero le meritano, poveri o ricchi che siano.
La seconda decisione difficile riguarda l’equilibrio tra cultura classica e cultura tecnico scientifica, ossia quella di cui il Governatore lamenta maggiormente la mancanza. Che io sappia, siamo rimasti l’unico Paese al mondo in cui, nella scuole tradizionalmente di élite , gli studenti dedicano il massimo delle loro energie a studiare latino, greco e materie umanistiche invece di dedicare più tempo ed energie a materie scientifiche. Si sente spesso dire che questo è un bene e lo dimostrerebbe il fatto che i diplomati del liceo classico, che poi vanno a studiare materie scientifiche all’università, non hanno problemi e anzi sono i migliori. Questo argomento non mi ha mai convinto perché se gli studenti che decidono di iscriversi al liceo classico sono i migliori già prima di iscriversi,
è ovvio che poi siano i migliori anche dopo.

La correlazione non implica necessariamente causazione. Anzi, sorge naturale il sospetto che se questi studenti avessero potuto modulare meglio il loro curriculum in preparazione di futuri studi scientifici il loro risultato sarebbe stato ancora migliore. Purtroppo le ore di lezione sono limitate anche per gli studenti più bravi. Cosa vogliamo che studino? I mitocondri o l’aoristo passivo? Anche perché se vogliamo retribuzioni elevate abbiamo bisogno di investire in tecnologia ad alto valore aggiunto nell’interesse di tutti, a ogni livello della scala sociale.

L’allarme del Governatore ci impone poi di decidere se continuare ad affidare solamente allo Stato il compito di migliorare il sistema formativo. È lo stesso Visco a dire che lo Stato non spende poco per la scuola italiana. Ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti, e quindi il sospetto è che spenda male. Non dovrebbe sorprendere, perché è difficile gestire dal centro una organizzazione più grande quasi dell’esercito americano. Per questo è necessaria una forte dose di autonomia e concorrenzialità reali, a tutti i livelli del sistema scolastico, riguardo alla gestione dell’offerta formativa e delle risorse, soprattutto umane. Questo proprio perché anche l’amministrazione pubblica più efficiente al mondo farebbe fatica a governare l’immensa struttura che il Miur (Ministero dell’istruzione, università e ricerca) pretende di gestire da viale Trastevere a colpi di «concorsoni» e circolari. Avete mai visto un anno scolastico in cui ogni classe abbia iniziato con tutti i suoi professori al loro posto o senza una girandola di supplenti?
In questo caso, però, la scelta è più facile. Non è necessario abbattere la scuola pubblica, anzi. Basta accettare il principio che la scuola è pubblica anche quando chi la gestisce non è lo Stato in prima persona, ma chi localmente ha le informazioni migliori per farlo, sottostando alle regole e alla valutazione che la collettività ritiene necessarie .

Letta: L’Agenda digitale parte dal wireless nelle scuole

da Tuttoscuola

Letta: L’Agenda digitale parte  dal wireless nelle scuole

L’Italia è un Paese in ritardo sull’Agenda digitale: dobbiamo esserne consapevoli, ma c’è la possibilità di recuperare con fatti concreti, scelte di contesto giuridico e di investimenti”. Lo ha detto il premier Enrico Letta, al convegno sul tema organizzato da Confindustria.

“Ma la prima questione del divario – ha sottolineato Letta – è l’alfabetizzazione. Per questo nel dl istruzione c’è una norma operativa per mettere il wireless in tutti gli edifici scolastici. L’accelerazione su questo punto è fondamentale, perché è da lì che si parte. E’ questa la strada da battere. C’è un ritardo strutturale, e il divario tra Nord e Sud colpisce duramente in questo settore”.

Più in generale nel corso dell’incontro, è emersa la proposta di creare un digital compact per vincolare i 28 stati dell’Unione Europea agli obiettivi dell’agenda digitale, in vista del Consiglio europeo che si terrà a Bruxelles giovedì e venerdì prossimo proprio si questo argomento.

Edifici vecchi e insicuri. I fondi stanziati? «Pochi»

da l’Unità

Edifici vecchi e insicuri. I fondi stanziati? «Pochi»

Troppi istituti hanno oltre 40 anni di età. La metà si trova in zone sismiche. I sindacati: “Serve un piano”.

Luciana Cimino

Vito Scafidi era un ragazzino quando ha perso la vita. E’ morto nel  2008 per il crollo del controsoffitto della sua aula, nel liceo Darwin  di Rivoli. Il Pubblico Ministero  Gauriniello dopo la sentenza del  Tribunale di Torino che aveva condannato per  quell’incidente i responsabili della mancata manutenzione, affermò: «Chi è stato assolto e chi  condannato oggi è secondario. L’importante è  che sia stato ribadito il principio dell’obbligatorietà degli interventi di manutenzione all’interno degli edifici scolastici».  Ribadito il principio però rimane una quotidianità di scuole fatiscenti, dove i soldi non ci  sono neppure per le manutenzioni di piccola entità, figurarsi per mettere a norma istituti costruiti in zone sismiche o pieni di amianto. Tanto che l’elenco delle tragedie sfiorate nelle scuole è lunghissimo. Nello scorso sanno sono stati  almeno una trentina gli incidenti potenzialmente gravi tra crolli, distacchi di intonaco, caduta  di finestre, solai, tetti, controsoffitti. Dal sud al  nord.  Come, a titolo d’esempio, a Padova, quando il  27 maggio un pezzo di intonaco si è staccato dal  soffitto cadendo sopra la cattedra in un liceo e  solo la fortuna ha fatto sì che non ci fosse nessuno in classe. Lo stesso è successo, sempre a maggio, nei bagni di una scuola elementare di Agrigento. Oppure a Torino, dove una studentessa è  rimasta ferita da alcuni calcinacci ad aprile  2013. O il cedimento strutturale dell’elementare  e materna «Romolo Balzani», a Roma, che ha  costretto alla chiusura della scuola e quindi al  trasferimento di 350 bambini in altri quartieri.  Sempre nella capitale, Liceo Orazio, la cassa di  una persiana si è sganciata dal suo alloggiamento finendo su uno studente di 16 anni che ha riportato un trauma cranico e toracico. In provincia di Lecco, invece, il distaccamento di una porzione di intonaco dal soffitto ha ferito tre  bambini di prima elementare. A  Messina tre incidenti dello stesso  tipo in tre diverse scuole nel solo mese di ottobre dello scorso anno. Senza contare le  scuole non attrezzate, senza spazi in comune, palestre, sala mensa. O quelle  con barriere architettoniche a fronte di 207.244  studenti disabili.  D’altronde, la maggior  parte degli edifici destinati  all’istruzione sono stati costruiti in Italia non oltre il  1976, e quindi ben prima dell’entrata in vigore della normativa anti  sismica. A leggere gli ultimi dati a disposizione sono almeno il 50% del totale le scuole costruite in zone ad alto rischio di terremoti. Mentre, secondo il rapporto annuale sulla sicurezza  delle scuole di Cittadinanzattiva nel 39% dei casi  lo stato di manutenzione degli edifici scolastici è  del tutto inadeguato. «È aumentata la consapevolezza degli insegnanti ma si è aggravato il dato  sulla manutenzione – spiega Adriana Bizzarri,  coordinatrice nazionale della scuola di Cittadinanzattiva – questo vuol dire che sono diminuiti i  fondi dell’ente proprietario (Comuni o Province) quindi è aumentato il numero di richieste  inevase che il dirigente è obbligato a fare e l’ente  locale non ottempera. È un dato inquietante perché poi succedono incidenti gravi». Al momento  sono i più piccoli a patire di più: le scuole primarie prese come campione evidenziano mancanze nei bagni (dalla carta igienica al sapone), classi pollaio, insufficienza, per i tagli degli ultimi  anni, di personale Ata per l’assistenza, aule danneggiate, banchi rotti.

FINANZIAMENTI  Una situazione emergenziale sulla quale il governo Letta sta provando ad arginare danni e conseguenze con uno stanziamento di 450 milioni di  euro. «Abbiamo attivato tre diverse linee di finanziamento – spiega il sottosegretario all’Istruzione con delega all’edilizia scolastica Gian Luca Galletti – tra queste ci sono 150 milioni che  andranno a gara in tempi immediati attribuendo a sindaci e presidenti di provincia poteri  straordinari». Inoltre nel dl «L’Istruzione riparte» viene dato alle Regioni la possibilità di contrarre mutui trentennali, a tassi agevolati, con la  Cassa depositi e Prestiti e con oneri di ammortamento a carico dello Stato per la costruzione di  nuove scuole o per interventi straordinari. «Apprezziamo il grande sforzo compiuto dall’attuale governo – commenta Bizzarri – ma è poca cosa rispetto al reale fabbisogno, basti pensare che  il costo di un edificio scolastico di media dimensioni, antisismico, energetico, a norma è di 5 milioni di euro; anche valutando solo interventi di  manutenzione si riescono a coprire al massimo  1500 istituti su 42mila di cui 13mila in zone sismiche». «È un buono inizio – dice anche la Cgil ma manca un piano a lungo termine che presuppone ragionamenti su interventi mirati e non soldi a pioggia».  Una «programmazione di almeno 10/15 anni»  serve anche per Cittadinanzattiva. La certezza  di ricevere i fondi, insomma, «che non si interrompano, i danni si creano perché si smette di  finanziare, manca ancora una parte del miliardo di euro promesso dall’allora governo Berlusconi, noi abbiamo chiesto di sapere dove sono  finiti quei soldi». La messa in sicurezza delle  scuole «è una priorità del governo – assicura il  sottosegretario Galletti – non abbiamo terminato il nostro lavoro ma è un inversione di rotta  dato che il patrimonio immobiliare scolastico si  era fortemente degradato negli ultimi anni a  causa del Patto di stabilità. Non pensiamo di avere sistemato ma di aver dato un contributo importante per mettere i nostri figli in sicurezza».

Insegnanti stressati e demotivati

da Tecnica della Scuola

Insegnanti stressati e demotivati
di Lucio Ficara
Le politiche degli ultimi anni hanno sempre più depresso gli insegnanti che, ormai, si sentono spesso sotto assedio. Bollati come fannulloni ma costretti di fatto a carichi di lavoro sempre maggiori.
Ormai gli insegnanti si sentono sotto assedio: questo sentimento è ormai comune e condiviso da una intera categoria che non sa più come reagire di fronte alle politiche  vessatorie che si ripetono da qualche anno.
Gli insegnanti si sentono giudicati da una politica ed un’opinione pubblica, volutamente distorta, che li bolla come fannulloni e scarsamente impegnati.
Forte è la demotivazione della gran parte delle categoria docente, che si ritrova carichi di lavoro sempre più pressanti e cogenti, ma al contempo una busta paga sempre più esigua, che perde, con una continuità temporale impressionante, il suo potere d’ acquisto. Il leitmotiv di questi ultimi tempi è quello di abrogare per via legislativa, norme contrattuali, ritenute un privilegio per i docenti, ridisegnando quali sono i doveri dei docenti, anche in materia di ferie ed orario di servizio, e quali sono i nuovi diritti.
Si tratta di una forma di inderogabilità dei contratti collettivi di lavoro, rispetto a norme legislative che sono peggiorative per il lavoratore. La logica che ispira, quello che a noi piace chiamare la destrutturazione del contratto collettivo di lavoro della scuola, rende il legislatore libero di agire, prevedendo di fare delle leggi volte a derogare in pejus e quindi in senso più sfavorevole ai lavoratori, i patti di natura contrattuale. Si tratta senza minimizzare di un vero e proprio attacco ai diritti dei docenti italiani, che non dobbiamo scordare sono i peggio pagati di Europa.
Da una parte si tenta la strada dell’eliminazione dei diritti, dall’altra si aumentano surrettiziamente i carichi di lavoro e inoltre si bloccano le uniche fonti di avanzamento stipendiale.
Si decurtano scientemente e con invidiabile continuità le risorse accessorie, ma si pretende il regolare funzionamento del servizio straordinario.
Tutto questo deprime, demotiva ed avvilisce un’intera categoria, che non comprende bene quale sia l’obiettivo politico, per risollevare le sorti della scuola italiana. Questo ultimo blocco contrattuale fino a tutto il 2014 e il relativo blocco dello scatto stipendiale 2013 , che fa il paio con quello del 2012, secondo un calcolo fatto recentemente dall’Aran, segna la perdita di potere d’acquisto, di un docente, con media anzianità di servizio, a causa dell’erosione monetaria prodotta dall’inflazione fra 2010 e 2012 di 1602 euro annui, ciò significa che si perde il 5,8% annuo del valore stipendiale. Contemporaneamente a questa erosione stipendiale, lenta ma continua, si nota un aumento dei carichi di lavoro, da parte dei docenti di ogni ordine e grado, che non viene retribuito.
Gli stessi dirigenti scolastici, che si sentono liberi da ogni vincolo di contratto, per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro, spingono il piede sull’acceleratore del piano delle attività, costringendo i docenti a veri e propri forcing. I docenti si sentono sempre più stressati e si sentono sotto assedio, si trovano stritolati da una gigantesca morsa, in cui le due ganasce, sono rappresentate dalla politica vessatoria che elimina diritti ed aggiunge doveri e dai dirigenti scolastici che pretendono l’ordinario, lo straordinario e anche l’impossibile. La domanda di molti è: “ma cosa aspettano i sindacati ad allentare questa morsa?”. Il timore è che i sindacati di oggi, non abbiano più la forza e gli strumenti per difendere la categoria. Ma sarà veramente così?

Sottoscritto il CCNQ per la ripartizione dei distacchi e permessi sindacali

da Tecnica della Scuola

Sottoscritto il CCNQ per la ripartizione dei distacchi e permessi sindacali
di Lara La Gatta
Sono confermati gli adempimenti di competenza delle pubbliche amministrazioni di trasmissione delle informazioni alla Funzione Pubblica tramite il Gedap
In data 18 ottobre 2013 è stato sottoscritto all’Aran il Contratto collettivo nazionale quadro per la ripartizione dei distacchi e permessi alle organizzazioni sindacali rappresentative nei comparti per il triennio 2013 – 2015
“1. Per l’applicazione del presente contratto, nel Comparto Scuola, al fine di consentire a regime l’utilizzo dei distacchi da parte delle organizzazioni sindacali, si conferma la seguente procedura che contempera il tempestivo diritto alle agibilità sindacali con le esigenze organizzative legate all’avvio dell’anno scolastico 2013-2014. A tal fine:

a) le organizzazioni sindacali dovranno comunicare al Ministero della Pubblica Istruzione, Università e Ricerca le proprie richieste di distacco e i permessi utilizzati in forma cumulata a livello nazionale di cui all’art. 4 sulla base e nei limiti dei contingenti attribuiti dalla ipotesi di contratto non oltre il giorno 30 giugno 2013;
b) le variazioni dei distacchi rispetto al vigente CCNQ 9 ottobre 2009, come conseguenti al presente contratto, saranno conteggiate ai fini delle esigenze organizzative dell’amministrazione scolastica e definitivamente attivati con l’entrata in vigore del presente contratto;
c) le cessazioni dei distacchi derivanti dal decremento del contingente di spettanza delle singole organizzazioni sindacali, decorreranno a partire dal primo giorno successivo a quello dell’entrata in vigore del presente contratto e, ove questo corrisponda, per i soli docenti, con il periodo di chiusura delle attività didattiche delle istituzioni scolastiche, dal 1° settembre 2013, senza interruzione dell’anzianità di servizio.
2. Per il personale nei cui confronti non esistano vincoli connessi all’obbligo di assicurare la continuità dell’attività didattica, il termine del 30 giugno di ciascun anno per le richieste di distacco o di aspettativa può essere oltrepassato quando le richieste possano essere accolte senza arrecare alcun pregiudizio o disfunzione al servizio scolastico.
3. Rimane confermato quanto previsto al comma 3 dell’art. 6 del CCNQ del 18 dicembre 2002, ribadito dai successivi CCNQ del 3 agosto 2004, del 31 ottobre 2007, del 26 settembre 2008 e del 9 ottobre 2009.
4. Nel caso di attivazione della clausola contenuta nell’art. 4, comma 7, per il Comparto Scuola andrà in ogni caso garantito che il contingente dei permessi di cui all’art. 4, comma 1, lett. b) fruiti dalle associazioni sindacali non superi, in vigenza del presente contratto, il limite massimo di n. 794.000 ore. A tal fine, l’Aran comunicherà tempestivamente al MIUR il dato relativo alle ore corrispondenti alla percentuale utilizzata dalle singole associazioni sindacali affinché il medesimo Ministero possa determinare il contingente da attribuire a ciascuna sigla. Qualora la percentuale di cumulo scelta dalle singole Confederazioni superi il 45%, la parte eccedente inciderà sul monte ore di amministrazione, riducendolo di un’ulteriore quota correlata all’utilizzo, nella base di calcolo dei permessi cumulati, anche del dato relativo al personale a tempo determinato.
5. Si conferma quanto previsto dall’art. 8, comma 5, del CCNQ 9 ottobre 2009 che fa salvi i diritti sindacali per il personale di cui agli artt. 36 e 59 del CCNL Comparto Scuola del 29 novembre 2007”.
Come sempre, il CCNQ disciplina anche gli adempimenti di competenza delle singole amministrazioni, le quali devono inviare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della funzione pubblica, immediatamente e, comunque, non oltre due giornate lavorative successive all’adozione dei relativi provvedimenti di autorizzazione, le comunicazioni riguardanti la fruizione dei distacchi, aspettative e permessi sindacali da parte dei propri dipendenti. Tali comunicazioni devono avvenire esclusivamente attraverso il sito web GEDAP.
Inoltre, le amministrazioni devono comunicare trimestralmente alle associazioni sindacali e alla RSU, per quanto di competenza, il numero di ore di permesso utilizzate. Per le amministrazioni articolate sul territorio, la comunicazione deve includere anche l’indicazione della sede presso cui sono stati richiesti i permessi. In caso di superamento del contingente dei permessi di posto di lavoro assegnato, l’amministrazione deve provvedere immediatamente a darne notizia all’organizzazione sindacale interessata o alla RSU.
Entro il 31 marzo dell’anno successivo a quello di riferimento vanno inseriti sempre nel Gedap il numero complessivo e i nominativi dei beneficiari degli istituti, indicando qualifica del beneficiario e durata del permesso.
La mancata trasmissione dei dati entro i termini contrattualmente o normativamente previsti costituisce in ogni caso, fatte salve le eventuali responsabilità di natura contabile e patrimoniale, infrazione disciplinare per lo stesso responsabile del procedimento.

Il balletto delle coperture mette a rischio il Dl istruzione

da Tecnica della Scuola

Il balletto delle coperture mette a rischio il Dl istruzione
di P.A.
Ancora tuona, ma potrebbe al più presto piovere sul decreto istruzione, sotto le nuvole delle coperture finanziarie rappresentate delle accise sugli alcolici e le bibite
Il provvedimento (n. 104 del 12 settembre scorso) che prevede tra l’altro il cosiddetto welfare dello studente, norme da hoc per i dirigenti scolastici, fondi per ridurre la spesa per i libri di testo, la lotta alla dispersione scolastica e la tutela della salute a scuola, dovrebbe essere licenziato questa settimana dalla commissione Cultura della Camera per poi passare all’Aula di Montecitorio con il rischio di lasciare al Senato solo due settimane per la seconda lettura e la conversione in legge, che dovrà arrivare prima dell’11 novembre prossimo.
Tuttavia, a parte questo travagliato iter “temporale”, il Sole 24 ore pubblica che ci sono ben altri nuvoloni. Tra questi da riparare c’è quello della copertura del decreto legge in parte assicurata dall’aumento delle aliquote di accisa sulla birra, sui prodotti alcolici intermedi e sull’alcol etilico. Un aumento che, secondo quanto prevede la relazione tecnica all’articolo 25 del decreto d’urgenza, dovrà garantire maggiori entrate erariali per 13,3 milioni nel 2013, 147,8 milioni nel prossimo anno, nonché 229,4 milioni per l’anno 2016 e 224, 6 milioni a decorrere dall’anno 2017.
A chiudere l’ombrello ci sarebbe pure l’intervento del relatore al decreto legge, Giancarlo Galan (Pdl), tanto da spingerlo a presentare un emendamento che sostituisce integralmente le coperture. Ma questo parapioggia, scrive sempre Il Sole, potrebbe rilevarsi anche peggio.
L’emendamento Galan, infatti, evitando l’aumento delle accise, dovrebbe garantire le corrispondenti risorse indicate dal Governo nel Dl attraverso l’applicazione dell’Iva al 22% a quasi tutti i servizi resi da Poste Italiane senza possibilità di rivalsa sul cliente e quindi accollandosene il relativo costo.
Entrate insufficienti per l’Erario
Se da un lato l’emendamento Galan appare in linea con il parere reso dalla commissione Finanze della Camera, dall’altro la proposta di puntare sull’aumento dell’Iva al 22% sui prodotti postali non determina gli effetti finanziari attesi, ossia le maggiori entrate per l’erario occorrenti per compensare l’eliminazione degli aumenti delle accise, mentre la modifica prospettata con l’emendamento Galan esporrebbe l’Italia alle censure comunitarie ai sensi dell’articolo 258 Tfue.
È opportuno ricordare infine, dice sempre Il Sole 24 Ore, che l’emendamento Galan sulle coperture, come detto, ricalca in toto un emendamento che la scorsa estate in occasione del Dl n. 76 ha già subito lo stop in partenza della Commissione Bilancio di Palazzo Madama per i maggiori oneri che generava e quindi non ritenuto in grado di assicurare le risorse attese.
Una questione di non poco conto, se si considera che il provvedimento arriverà, come indicato, all’esame del Senato quasi al limite del tempo massimo per la conversione in legge e quindi con poche possibilità di essere modificato per una terza lettura. Ma, nel caso in cui dovesse passare alla Camera la proposta Galan (anche se va detto che la Commissione Bilancio della Camera ancora si deve esprimere), di fronte ad una disposizione che la Commissione Bilancio del Senato ha ritenuto contraria all’articolo 81 della Costituzione, una terza lettura sarebbe inevitabile, con tutti i rischi di decadenza del decreto “istruzione”.

La 104 è per antonomasia una importante legge civile

da Tecnica della Scuola

La 104 è per antonomasia una importante legge civile
di Giovanni Sicali
C’è un Decreto legge n. 104 del 12/12/2013 sulle “Misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca”. Ma la Legge n. 104 per antonomasia è quella del 1992 e riguarda “l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate” e che interessa e fa preoccupare – in questi giorni – i lavoratori prossimi alla pensione.
La FAND (Federazione Associazioni Nazionali Disabili) ha lanciato un preoccupato grido di allarme perché, a causa della riforma Fornero e attraverso il testo di Legge n.14/2012 “Milleproroghe” che ne detta le regole, i disabili e/o i loro parenti – che usufruiscono dei permessi e congedi lavorativi così come previsto dalla Legge 104/92 e dal CCNL – rischiano di andare in pensione più tardi.
Il motivo è a tutti noto: ormai vige il nuovo principio introdotto nella riforma del sistema pensionistico nazionale che non si basa più sulla retribuzione bensì sulla contribuzione fiscale.
Siccome i contributi legati ai permessi lavorativi per l’assistenza ai disabili sono di tipo figurativo, ciò comporta che – per raggiungere i criteri di contribuzione richiesti per la pensione si dovrà continuare a lavorare fino a coprire la contribuzione necessaria. Salvo eventuali penalizzazioni economiche per richiesta di uscita anticipata. I contributi figurativi sono utili per il raggiungimento del diritto alla pensione, ma non ne determinano più il montante economico.
Di fronte a tale situazione c’è un nuovo problema sociale: molti lavoratori, pur avendo un diritto acquisito dato dalla Legge 104/92, sceglieranno di non usufruirne per non dover vedere allontanarsi la giusta fine del ciclo lavorativo. Ma qui scatta una grave penalizzazione civica: per i disabili e per il lavoratori oltre che per il sistema di welfare ulteriormente penalizzato.
La FAND, per ovviare a tutto ciò, ha chiesto al Governo che alla riforma pensionistica vengano applicati alcuni emendamenti, affinché sia ripristinato un criterio di maggior giustizia ed equità.
Per il momento, in sede di audizione alla Camera, il ministro Saccomanni ha dichiarato che il Governo ha dato parere favorevole su un emendamento per le persone che – attraverso la legge 104 – si prendono cura di disabili gravi. Aspettiamo però di vedere in questi giorni il testo definitivo della legge di Stabilità per trovarvi scritte le proposte del Governo e la loro rispondenza all’obbiettivo dello sviluppo, dell’occupazione e dell’equità.
Non sono comunque previsti interventi legislativi in grado di stravolgere l’impianto della legge previdenziale in vigore. Il ministro Giovannini, nei giorni scorsi, ha escluso categoricamente questa possibilità: “Nessuna controriforma per lo Stato; sarebbe un onere eccessivo”!
Per dovere di informazione, riteniamo che (se la riforma Fornero resterà tale e quale e verrà confermato l’istituto della pensione anticipata) dal 1° gennaio 2018 tutte le lavoratrici e i lavoratori, che vorranno andare in pensione prima dei 62 anni di età e avranno versato a vario titolo contributi figurativi, si vedranno penalizzati nella riduzione percentuale del trattamento pensionistico.

Commissione Ue: i soldi incominciano a mancare

da Tecnica della Scuola

Commissione Ue: i soldi incominciano a mancare
La Commissione europea ammette che “ogni giorno che passa è un giorno più vicino” a quello in cui non potranno essere pagate le fatture presentate all’incasso per il rimborso dei finanziamenti europei
Lo ha detto il portavoce dell’esecutivo, Olivier Bailly, commentando lo scontro in atto tra Consiglio e Parlamento europeo, che ha portato al rinvio del voto in plenaria sul Bilancio Pluriennale 2014-2020 e del bilancio rettificativo del 2013 in cui gli stati si impegnano a versare denaro fresco per 3,9 mld di euro.
Bailly ha ricordato che “non è la prima volta” che il bilancio europeo è sotto pressione, sottolineando che “siamo sempre riusciti” a non lasciare insolute le fatture e che la Commissione europea privilegerà i pagamenti per “chi aiuta la crescita ed il lavoro”. Il portavoce non ha dato indicazioni precise sui tempi del possibile stop ai pagamenti: “Dipende da quante fatture riceveremo e dal loro ammontare”.
Il Commissario europeo al Bilancio, Janusz Lewandowski, nel corso dell’ultima riunione di negoziato fra le tre istituzioni per il bilancio ha tuttavia affermato che se la ‘manovra’ da 3,9 miliardi di euro non sarà approvata al più presto “a novembre smetteremo i pagamenti” per le politiche regionali e lo sviluppo rurale.
Altre fonti europee ricordano poi che al di là delle tensioni per i pagamenti con il budget 2013, è già noto che sul 2014 si riverseranno altri 20 miliardi di fatture posticipate. Cosa che di fatto assorbirebbe gran parte delle risorse a disposizione nel prossimo esercizio. Circostanza sulla quale il Parlamento europeo ha già lanciato l’allarme, ricordando che – in virtù dei tagli ottenuti dai governi sul bilancio plurieannale 2014-2020 – il budget per il 2014 è di circa il 6% inferiore a quello del 2013. (Ansa)

FORMAZIONE PER RAPPRESENTANTI DEI GENITORI

CONSIGLI DI CLASSE E D’ISTITUTO:
FORMAZIONE PER RAPPRESENTANTI DEI GENITORI

Ottobre, tempo di rinnovo degli organi collegiali della scuola: una liturgia che in certi ambiti circoscritti è ancora vibrante, ma che sempre più spesso si trascina con stanchezza un anno dopo l’altro.

Eppure i genitori sarebbero motivati a conoscere meglio il loro ruolo e a impegnarsi fattivamente nella scuola: “In effetti siamo bersagliati da richieste di consulenza e il nostro sito, con i video, i materiali e le FAQ, viene preso d’assalto da parte di genitori in cerca di informazioni -riferisce Rita Manzani Di Goro, presidente dell’Associazione Genitori AGe Toscana- Il Manuale del Rappresentante di classe è molto richiesto e offriamo corsi di formazione gratuiti che vengono apprezzati dai genitori impegnati nella scuola”.

Dopo gli appuntamenti di Thiene (VI) e Prato, la proposta formativa di AGe Toscana si sposta nella provincia di Firenze; gli incontri, gratuiti, si terranno in orario 20,45-22,45:

Martedì 22 ottobre – Scuola Media “F. Redi” Via di Belmonte, 40 a Bagno a Ripoli

Giovedì 24 ottobre – Istituto Superiore “Russell Newton” Via Fabrizio de André, 6 (già via Ponte di Formicola), di fronte alla fermata della tranvia “De André” a Scandicci

E’ richiesta la prenotazione compilando il modulo disponibile su:
https://docs.google.com/forms/d/1f9HWBbQ5S_qoY7HQQeYkmxfnG2fONwchW4qCKpicq-c/viewform

Il modulo è accessibile anche dal sito www.agetoscana.it; la sua compilazione consentirà di predisporre il materiale normativo necessario per tutti i partecipanti registrati. Chi avesse difficoltà a registrarsi on line può inviare una e-mail con nome, cognome, scuola del figlio, telefono, ruolo ricoperto nella scuola ad agetoscana@age.it.

Le tematiche affrontate saranno quelle relative agli Organi collegiali e al ruolo dei genitori, con un ampio spazio riservato al dibattito e la trattazione di argomenti  proposti dai partecipanti. Successivamente si terranno ulteriori incontri su Programma annuale/Bilancio/Contributo volontario dei genitori (gennaio/febbraio) e Piano dell’Offerta Formativa (marzo/aprile).

”Non possiamo che ringraziare i Dirigenti e le Segreterie delle scuole che ci ospitano per la sensibilità dimostrata e per la collaborazione offerta a questo progetto –sottolinea Di Goro- Siamo stati contattati da scuole e gruppi di genitori di altre province della Toscana e ci stiamo organizzando per rispondere a tutte le richieste”.

Graduatorie d’istituto: ricorso straordinario al Presidente della Repubblica

Graduatorie d’istituto: ricorso straordinario al Presidente della Repubblica contro l’esclusione dei neo-laureati

Scrivi a graduatoria.istituto@anief.net entro il 29 ottobre per ricevere le istruzioni operative.  

Scaduti i termini per l’impugnazione al TAR Lazio, rimangono solo pochi giorni per poter ricorrere, con ricorso straordinario al Capo dello Stato, contro la norma che impedisce ai neo-laureati non abilitati, non iscritti in precedenza nelle graduatorie di istituto, di poter concorrere per le supplenze.

Possono ricorrere coloro che hanno conseguito una laurea valida come titolo d’accesso all’insegnamento dopo il 19 luglio 2013 e i laureandi che, al prossimo aggiornamento, vorrebbero iscriversi nella terza fascia delle graduatorie d’istituto.

Per ricevere le istruzioni operative, è sufficiente inviare entro e non oltre il 29 ottobre 2013 una mail a graduatoria.istituto@anief.net con oggetto “istruzioni operative Graduatorie d’istituto PdR” e per testo i propri dati anagrafici e i contatti mail e telefonici.

Una composizione fuori traccia

Una composizione fuori traccia:
“Liberiamo la scuola” di A. Ichino e G. Tabellini

di Enrico Maranzana

 

La proposta di cambiamento dell’istituzione scolastica, elaborata dal corriere della sera con Andrea Ichino e Guido Tabellini, è analoga alla composizione di uno studente che, non afferrando il senso della traccia d’un tema d’italiano, si arrabatta a raccogliere dati, desumendoli da esperienze pregresse consonanti.

“Liberiamo la scuola” è il titolo della pubblicazione: l’incatenatore è lo Stato che “annacqua la valutazione delle scuole o la diffusione delle informazioni su di esse per evitare di rivelare le carenze degli istituti pubblici”; “Scoraggia le innovazioni curricolari per non trovarsi a dover gestire problemi organizzativi o sindacali”; “Ha lasciato lentamente deperire la scuola sotto il condizionamento di difficoltà e rigidità di tipo amministrativo”; “Disegna le scuole in ogni dettaglio”; “Riflette le preferenze dei governi che l’hanno disegnata più che le esigenze reali e diversificate di una  collettività in continua evoluzione”.

Sono tutte affermazioni figlie d’una conoscenza da passa parola, generate dall’omessa lettura delle regole del sistema in cui la scuola è immersa.

Si trascrivono alcuni suggerimenti che gli autori formulano, affiancandoli con le corrispondenti norme.

 

L’autonomia consente alle organizzazioni di operare sulla base di informazioni migliori e acquisite più rapidamente proprio riguardo al bacino di utenza che esse tendono a servire .. e modificare in modo flessibile e veloce le decisioni prese”.

  • l DPR 275/99 recita “l’autonomia delle istituzioni scolastiche si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento

Cos’è la progettazione se non l’ideazione, la gestione e il controllo di percorsi atti a conseguire i risultati attesi?

 

“Le scuole saranno maggiormente spinte a disegnare con flessibilità l’offerta formativa che la collettività di riferimento desidera, dotandosi delle strutture che meglio si prestano a realizzarla”.

  • Il decreto legislativo 297/94 conferisce al Consiglio di circolo/d’Istituto il mandato di “elaborare e adottare gli indirizzi generali”: l’organismo collegiale, composto dalla dirigenza, dalla rappresentanza dei docenti, dei genitori e degli studenti orienta il servizio della scuola attraverso l’elencazione delle competenze generali che gli studenti dovranno esibire al termine del percorso. Al tempo stesso l’organo è responsabile della formulazione dei “criteri generali della programmazione educativa” e de “l’organizzazione e la programmazione della vita e dell’attività della scuola”.

 

Sono i bravi insegnanti a fare le buone scuole

  • Un’asserzione che ci riporta all’inizio del secolo scorso quando la scuola era finalizzata alla trasmissione della conoscenza, quando la struttura scolastica era parcellizzata, quando l’organizzazione era conforme al modello gerarchico-militare.

La legge 53/2003  ha sostituito il termine scuola con “Sistema educativo di istruzione e di formazione” orientandolo alla promozione dell’apprendimento il cui significato è stato fatto corrispondere al consolidamento e allo sviluppo di capacità e di competenze.

Lampante appare la divaricazione tra i due scenari: oggi l’insegnamento risulta essere il segmento terminale dell’attività docente. Esso è preceduto dall’elencazione dei comportamenti che consentiranno allo studente di interagire positivamente con il conteso in cui si inserirà al termine del segmento di studi [competenze generali]; è seguito dall’enucleazione delle capacità sottese alle competenze generali, si conclude con la progettazione didattica e la gestione dell’aula.

E’ indispensabile che le scuole possano assumere il loro personale con contratti di lavoro di natura privata  . e potranno liberarsi degli insegnanti meno capaci

  • Le questioni delle assunzioni e dei licenziamenti possono essere poste solamente se il problema formativo, il problema educativo, il problema dell’istruzione e quello dell’insegnamento hanno trovato le relative strategie risolutive e le corrispondenti strutture decisionali sono state disegnate.

 

La nostra proposta ci sembra l’unica strada percorribile per sperimentare soluzioni efficaci al decadimento della scuola italiana

  • Uno slogan pubblicitario: tutti gli ostacoli che sono stati frapposti alla concretizzazione della volontà del legislatore sarebbero emersi se l’attenzione degli autori fosse stata correttamente orientata e  l’argomentazione edificata sul solido e fertile terreno delle norme di legge.

 

 

Per affrontare i problemi più urgenti della scuola italiana è necessario aver chiara la direzione verso cui vogliamo muovere, ossia quale deve essere il disegno di lungo periodo del sistema scolastico”.

  • Come non essere d’accordo!

Stupefacente ma significativo il fatto che “Liberiamo la scuola”, nonostante lo scritto sia campato per aria e snaturi, sminuendolo il lavoro scolastico, abbia sollevato solo timide rimostranze da parte dei professionisti della scuola.

Formazione delle rappresentanze sindacali

Scuola, il 29 ottobre a Stezzano l’impegno dello Snals-Confsal Bergamo

per la formazione delle rappresentanze sindacali

Martedì 29 ottobre 2013, dalle 8.45 alle 16.30, il sindacato Snals-Confsal Bergamo organizza un importante incontro di formazione rivolto agli organismi di rappresentanza sindacale per i lavoratori dipendenti delle scuole (Rsu e Rsa), nel segno di un impegno sempre più stretto a tutela dei diritti di migliaia di persone. L’incontro avrà luogo presso il Grand Hotel del Parco a Stezzano, in via Galeno 8 (Gps: via Comun Nuovo, 103).

 

In primo piano la contrattazione d’istituto, i diritti delle rappresentanze sindacali, le novità normative, le iniziative e i servizi offerti da Snals-Confsal Bergamo.

 

“L’autonomia sindacale, che è la nostra bandiera, richiede un nostro impegno costante, attivo e concreto, anche per la formazione delle rappresentanze sindacali (Rsu e Rsa) che costituiscono il vero valore aggiunto e indispensabile del Sindacato, a tutela dei giusti diritti di migliaia di lavoratori della scuola – spiega Loris Renato Colombo, segretario provinciale Bergamo del sindacato scuola Snals e della Confsal, la Confederazione sindacati autonomi lavoratori – Sarà un incontro molto concreto e di impatto emozionale con attori principali le rappresentanze sindacali, che verranno subito coinvolte in una simulazione di “gioco di ruolo” da cui prenderanno spunto gli interventi dei vari relatori”.

 

Dalle 8.15 alle 8.45 sono previsti l’arrivo, la registrazione dei partecipanti e la consegna dei materiali. La partecipazione è gratuita e sarà rilasciato attestato di partecipazione. Per informazioni gli interessati possono rivolgersi alla segreteria organizzativa: tel. 035/245986 e 035/4130434, e-mail lombardia.bg@snals.it

 

Scuola, il 29 ottobre 2013 a Stezzano l’impegno dello Snals-Confsal Bergamo

per la formazione delle rappresentanze sindacali

Programma INCONTRO RSU e RSA

 

 

orari

argomento

conduttore

08,15  –  08,45

Arrivo e registrazione partecipanti

 

08,45  –  09,15

Apertura dei lavori   (1)

Loris Renato Colombo

09,15  –  11,15

Contrattazione d’istituto:

una realtà da vivere, adesso ! 

Gianfranco Soresinetti

11,15  –  11,30

Coffee break

 

11,30  –  13,00

Discussione sulla contrattazione d’istituto

Loris Renato Colombo

13,00  –  14,00

Pranzo

 

14,00  –  15,00

Interventi    (2)

 

15,00  –  16,30

Discussione sugli interventi

e richieste di chiarimenti

Loris Renato Colombo

 

(1)    Saluto ai presenti, presentazione staff Segreteria provinciale 

 Mariagrazia Vergani, docente                             Legge 104: estensione del congedo parentale    

 Silvia Subacchi, docente                                  Psicopedagogista: un servizio Snals-Confsal di Bergamo

 

(2) Interventi

 Luciano della Vite, avvocato                              Nuovo ricorso per i precari. Ferie pagate e la loro tassazione     

 Isabella Colombo, avvocato                               Associazione Nazionale Difesa dei Diritti dell’Ammalato

 Giuliana Piccinato, assistente amministrativo  Il Fondo Espero

 

 

GRAND HOTEL DEL PARCO

Via Galeno, 8 – 24040 Stezzano (BG)

Gps: Via Comun Nuovo, 103

(con ampio parcheggio interno, sia coperto che scoperto)

I BES non si certificano!

I BES non si certificano!

di Flavio Fogarolo

Le recenti disposizioni ministeriali sugli alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES) hanno suscitato, come è noto, un vivace dibattito dentro e fuori la scuola, con molti pronunciamenti pienamente favorevoli ed altri critici o preoccupati. Si evidenzia da molte parti soprattutto il rischio di medicalizzare dei semplici problemi educativi e di etichettare in questo modo delle normali differenze individuali.

Il rischio è reale non deriva, a parer mio, dalla direttiva o circolare ministeriale e di sicuro il MIUR non ha “inventato” i BES.

Da molti anni, prima con la disabilità poi con i DSA, domina nelle scuole, unico e praticamente incontrastato, un modello di tipo clinico: i bisogni vanno “certificati”, ossia riconosciuti formalmente da un’autorità sanitaria esterna alla scuola, e solo in seguito a questa procedura gli insegnanti si attivano personalizzando gli interventi.

Passare da una impostazione di questi tipo ad una pedagogico-didattica, come richiesto e previsto per i BES, non è per nulla banale e non possiamo stupirci se questa innovazione sia fonte di difficoltà, non tanto di resistenze, nelle scuole.

Si registra infatti spesso, in questi primi mesi di applicazione delle nuove disposizioni, la propensione ad applicare anche ai BES il modello clinico, con la scuola che tende ad assumere il ruolo degli specialisti e individuare i BES in base a misurazioni oggettive, o presunte tali, una volta definita la soglia critica. In alcune scuole, ad esempio, si sottopongono tutti gli alunni a delle prove standardizzate di lettura e vengono considerati come BES tutti gli alunni che riportano punteggi inferiori ad un certo livello. È una forzatura che non è certo imputabile alla Circolare Ministeriale (CM 8/13) che anzi afferma chiaramente che l’individuazione va fatta in base a “ben fondate considerazioni psicopedagogiche e didattiche”.

Ma cosa vuol dire, in pratica, applicare un modello pedagogico e non un modello clinico?

In estrema sintesi, significa considerare l’efficacia e la convenienza degli interventi proposti, non la sola entità dei bisogni e, tanto meno, il loro riconoscimento nominale.

I BES non si certificano! Non possono farlo i servizi sanitari, né in modo diretto o esplicito («il bambino/ragazzo XY è un alunno con Bisogni Educativi Speciali», fortunatamente pochi ma arrivano alle scuole anche certificati di questo tipo), né indiretto, e questa è una pratica invece molto diffusa: dopo avere indicati disturbi o difficoltà si conclude dicendo che per questo alunno la scuola deve applicare le tutele previste dalla CM n. 8 del 2013. Inserire in una diagnosi clinica una dichiarazione di questo tipo è un’inaccettabile invasione di campo: l’applicazione della circolare n. 8, ossia di fatto l’individuazione dell’alunno come BES, rientra nell’ambito della didattica, non della clinica, ed è pertanto una prerogativa esclusiva della scuola. Una prerogativa che non si basa certamente sull’arbitrio (“A scuola facciamo quello che vogliamo”) ma su quella assunzione di responsabilità che è strettamente connessa all’autonomia scolastica e educativa. A fronte di un bisogno clinicamente accertato e documentato la scuola deve organizzarsi e dare una risposta ma è “responsabilmente” autonoma nel decidere cosa fare e come farlo, attenta cioè a verificare l’efficacia degli interventi attivati e a rivedere le scelte se necessario.

La certificazione di disabilità o di DSA si basa su considerazioni il più possibile oggettive ma nel momento in cui la scuola identifica un alunno con Bisogni Educativi Speciali deve considerare, e valutare, non solo i bisogni ma anche il contesto e la convenienza dell’intervento di personalizzazione proposto.

Vale la pena ricordare cosa dice al riguardo la Circolare Ministeriale n. 8 del marzo 2013: «… è compito doveroso dei Consigli di classe o dei teams dei docenti nelle scuole primarie indicare in quali altri casi sia opportuna e necessaria l’adozione di una personalizzazione della didattica …».

La scuola quindi non dichiara gli alunni BES, né tanto meno li certifica, ma a individua quelli per i quali è “opportuna e necessaria” una personalizzazione formalizzata, ossia un PDP.

Pertanto il PDP non è una conseguenza di questo riconoscimento come per la disabilità e i DSA (“Questo alunno è BES quindi la scuola deve predisporre un PDP”) ma parte integrante dell’identificazione della situazione di bisogno (“Questo alunno è BES perché secondo la scuola ha bisogno di un PDP”).

Certamente non tutti gli alunni che hanno qualche difficoltà rientrano tra i BES e non per tutti quelli che hanno bisogno di una qualche forma di personalizzazione deve essere predisposto un PDP.

La scuola ha tanti modi, strumenti e procedure per adattare la didattica ai bisogni individuali, molti dei quali assai più semplici e informali ma in certi casi ugualmente efficaci, se non di più.

Identificare un alunno come BES significa riconoscere per lui la necessità non solo di un percorso didattico diverso da quello dei compagni ma anche di una sua ufficializzazione, come assunzione formale di impegni e responsabilità da parte della scuola e, se possibile, anche della famiglia. Ossia di un PDP, appunto.

La scuola è chiamata pertanto a decidere sull’opportunità di questa scelta, che di sicuro non dipende solo dall’entità del bisogno ma si basa sulla valutazione dell’effettiva convenienza della strategia didattica personalizzata che si intende attuare.

Dobbiamo cioè rispondere a domande di questo tipo: per questo alunno, in questa scuola, in questo momento, è veramente necessario, utile, opportuno… stendere un PDP?

La valutazione di convenienza deve considerare gli aspetti positivi e negativi dell’intervento e prevedere, con ragionevole certezza, che i vantaggi saranno prevalenti.

Perché, certamente, scelte di questo tipo non hanno solo aspetti positivi! Sappiamo benissimo che la scelta di differenziare formalmente il percorso didattico di un alunno rispetto a quello dei compagni comporta spesso ricadute anche gravi nel campo dell’autostima, dell’accettazione, del rapporto con i compagni, delle tensioni familiari e altro. Sono rischi che vanno previsti, valutati, analizzati (prevedendo e attivando eventuali azioni correttive) e confrontati con i benefici previsti o attesi; ma si va avanti solo se il bilancio è nettamente positivo, almeno nelle previsioni e potenzialità.

Questo modo di procedere nell’individuazione dei BES, basato sulla stima tra vantaggi e svantaggi, comporta almeno due importanti conseguenze:

– la prima è che questa valutazione è fortemente condizionata dal contesto e quindi uno stesso alunno può essere considerato BES in una realtà scolastica e non in un’altra. È una situazione ovviamente inconcepibile per la disabilità e i DSA: un alunno dislessico, ad esempio, rimane tale anche se cambia scuola, su questo non ci sono dubbi. Ma per gli alunni con BES individuati dalla scuola non è così: un alunno può aver necessità di una personalizzazione formalizzata in una scuola mentre in un’altra può non essercene bisogno. O viceversa. Pensiamo ad esempio ad una classe a tempo pieno della scuola primaria gestita da una coppia di insegnanti che lavora assieme da molti anni, condividendo fino al minimo dettaglio quotidiano il metodo di insegnamento; di fronte ai bisogni di un bambino in difficoltà per loro a volte un dialogo davanti alla macchina del caffé risulta efficace quanto una dettagliata personalizzazione scritta redatta in altri contesti, se non di più. Ma se l’alunno dovesse cambiare scuola, e passare ad esempio alle medie con tanti insegnanti che si incontrano solo nel consiglio di classe, può essere necessaria una personalizzazione più strutturata, forse anche attraverso un PDP.

– la seconda conseguenza è che, almeno a grandi linee, quando identifica l’alunno come BES la scuola deve aver già chiaro il tipo di intervento che intende attuare con quello specifico alunno, a supporto delle sue difficoltà, perché solo in questo modo è possibile una consapevole valutazione di convenienza. Paradossalmente possiamo dire che gli alunni nei confronti dei quali ci si sente impotenti perché non si sa cosa fare per loro, per quanto evidenti e gravi siano i loro bisogni educativi, non possono essere considerati BES finché non si sarà grado di dire come si intende effettivamente personalizzare il loro percorso per poter valutare se esso sarà opportuno e conveniente.

Andranno certamente considerate anche le esigenze di personalizzazione collegate alla definizione dei livelli minimi di competenze nonché alle forme e criteri di valutazione, ma sempre considerando criteri di opportunità e convenienza. Le esigenze connesse alla valutazione, ad esempio, saranno molto più sensibili quando si avvicinano gli esami, o nel secondo ciclo di istruzione; in altri casi la valutazione ha comunque per tutti un ruolo prevalentemente educativo e alcune personalizzazioni possono essere introdotte anche senza bisogno di un adempimento formale (ossia del PDP). In ogni caso esse derivano sempre da delle scelte e dal confronto tra vantaggi e svantaggi.

In questa fase è purtroppo elevato il rischio di considerare le attenzioni agli alunni con bisogni educativi speciali come un adempimento burocratico in più, oneroso, se non vessatorio, per le scuole e, purtroppo, certe puntigliose interpretazioni delle disposizioni ministeriali (piano educativo individualizzato, piano annuale dell’inclusione, autovalutazione dell’inclusione, rilevazione dei bisogni) rafforzano questa impressione. Per questo occorre assolutamente riaffermare il valore educativo di ogni procedura.
La riscoperta attenzione verso gli alunni con Bisogni Educativi Speciali va vissuta realmente, non solo a parole, come un’opportunità per le scuole, ossia come la “possibilità”, non l’obbligo, di fare alcune cose che prima sembravano impossibili, o quantomeno di dubbia legittimità, come formalizzare un percorso diverso anche per chi non ha portato a scuola documenti o certificati particolari. Adesso sappiamo ufficialmente che possiamo fare molto anche per loro, per i nostri “sans papiers” che , almeno a scuola, non devono necessariamente essere considerati cittadini di serie B. Un atto di giustizia ma anche un altro passo avanti per un’effettiva responsabilità e autonomia delle scuole.

Formazione tecnico specialistica e occupazione

Formazione tecnico specialistica e occupazione
L’esperienza del programma ELIS Network Scuola Impresa: formazione, crescita e lavoro per i giovani
Martedì 22 ottobre ore 9.30, presso la sala del Tempio di Adriano, Piazza di Pietra – Roma

L’evento dal titolo “Istruzione tecnica e professionale e Network Scuola Impresa. L’esperienza ELIS per la buona occupazione”, è promosso dalla Camera di Commercio di Roma, in accordo con Unioncamere e Confindustria Education.
Durante l’incontro verranno raccontati i sei progetti realizzati ed i risultati ottenuti nei primi cinque anni del programma Network Scuola Impresa (NSI), ideato nel 2008 dal Consorzio ELIS con il patrocinio del MIUR per favorire il dialogo tra sistema scolastico e il mondo aziendale, attraverso la formazione e occupazione di giovani provenienti, in particolare, dagli Istituti Tecnici e Professionali. Con l’introduzione e le conclusioni di Giulio Sapelli (Prof. della Università degli Studi di Milano) verranno presentati i risultati formativi e occupazionali raggiunti, dal sottosegretario del Ministero della Pubblica Istruzione (MIUR), Gabriele Toccafondi, da Lucia Valente (Assessore al lavoro della Regione Lazio), Giancarlo Cremonesi (Presidente della Camera di Commercio di Roma), Claudio Gentili (Direttore Confindustria Education), Alessandro Rinaldi (UNIONCAMERE – Sistema informativo Excelsior), Antonio Napolitano (Direttore INAIL Lazio), dai Dirigenti Scolastici di Castellanza (VA) e Polistena (RC), e dai manager delle aziende coinvolte nei progetti (Telecom Italia, Almaviva, Saipem, eFM, Porti di Roma, ANACAM).
La mancanza di collegamento tra Scuola, Università e lavoro è uno dei problemi nevralgici del nostro Paese.
I più elevati livelli di disoccupazione (superiori al 34%) si registrano tra i diplomati che hanno ricevuto una formazione artistica, liceale o magistrale, mentre i più bassi si rilevano tra i diplomati tecnici (22,4%) e quelli degli istituti professionali (21,4%). (Fonte ISTAT).
A questo si aggiunga che chi studia negli Istituti Tecnici e Professionali ha più possibilità di trovare un lavoro, in minor tempo, meglio retribuito e con contratti più sicuri (fonte Almadiploma-Almalaurea).
Il modello ELIS NSI Come “collegare” il mondo della scuola e delle aziende che in Italia sono ancora così distanti? Il programma NSI, giunto alla VI edizione, ha coinvolto fino ad oggi 183 scuole, 12 aziende, 8.500 studenti, 160 esperti d’azienda, 340 docenti in tutta Italia. NSI nasce dalla constatazione che spesso non sono assenti le offerte di lavoro quanto piuttosto i profili adeguati per soddisfare tali richieste, in un mercato sempre più dinamico ed esigente soprattutto nella ricerca di tecnici specializzati. Sin dal momento dell’adesione le aziende e le scuole costituiscono uno staff composto da un tecnico d’azienda (Maestro di Mestiere) e due docenti che insieme progettano ed erogano corsi destinati agli studenti di IV e V anno. Questo percorso permette agli alunni di affacciarsi al mondo del lavoro e di acquisire competenze pratiche prima di concludere gli studi.
Dopo il racconto dei casi concreti seguirà una tavola rotonda dal titolo “NSI ELIS un modello per la crescita dei giovani, dell’occupazione e delle imprese?” nella quale i rappresentanti del mondo scolastico e istituzionale si confronteranno sul tema dell’innovazione, dell’occupazione giovanile e sull’efficacia del modello NSI, per individuare opportunità di ampliamento del Network con altri Istituti, altre Imprese e associazioni di impresa. Incoraggiare l’istruzione tecnica, non solo è una grande opportunità per ragazzi e aziende, ma costituisce un’occasione di forte sviluppo per tutta la nazione! Pagina web dell’evento: http://www.elis.org/2013-10-01

AGENDA DELL’EVENTO 22 Ottobre 2013

Ore 9:30 Arrivo e registrazione partecipanti
Ore 10:00 Saluto di benvenuto, Giancarlo Cremonesi – Presidente della Camera di Commercio di Roma
Ore 10:15 “Senza futuro non c’è presente”, Giulio Sapelli – Professore ordinario della Università degli Studi di Milano
Ore 10:30 “NSI ELIS raccontato attraverso sei esperienze” Modera: Vincenzo Silvestrelli – Responsabile ELIS NSI La rete dei Maestri di mestiere in Telecom –Ida Sirolli (Telecom) e Francesco Limone (ELIS) A scuola: banco o virtual desktop? – Marco Neri (Almaviva) e Riccardo Di Liberto (ELIS) Progetto SINERGIA Saipem – Francesca De Toro (SAIPEM) e Carlotta Di Gaspero (ELIS) Il sistema portuale di Civitavecchia: vivaio di impresa? – Fedele Mitrella (Porti di Roma) e Giovanni Zazzerini (ELIS) Ascensori: sicurezza e affidabilità – Michele Mazzarda (ANACAM – Associazione Nazionale Ascensoristi) e Raffaele Santoro (ELIS) eFM: dalla formazione al lavoro – Monica Ricci (eFM) e Domenico Loiacono (ELIS)
Ore 11:30 “NSI ELIS un modello per la crescita dei giovani, dell’occupazione e delle imprese?” Modera: Osvaldo De Paolini – vicedirettore de Il Messagero Franco Mileto – Presidente ITS “Pegasus” Polistena (RC) Carlo Famoso – Preside ISIS “Facchinetti” Castellanza (VA) Antonio Napolitano – Direttore INAIL Lazio Alessandro Rinaldi – UNIONCAMERE – Sistema informativo Excelsior Claudio Gentili – Direttore Confindustria Education Lucia Valente – Assessore al lavoro della Regione Lazio Gabriele Toccafondi – Sottosegretario MIUR Sergio Utili – Presidente del Consorzio ELIS
Ore 12:45 Conclusioni di Giulio Sapelli
Ore 13:00 Fine dei lavori

1,6 milioni agli Enti per assumere eccellenze

Ricerca, Carrozza firma decreto: 1,6 milioni agli Enti per assumere eccellenze

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha firmato il decreto che consente agli Enti di ricerca vigilati dal Miur di assumere per chiamata diretta ricercatori e tecnologi italiani o stranieri dotati di altissima qualificazione scientifica. Quest’anno, infatti, per la prima volta, una parte del Foe (Fondo ordinario di finanziamento degli Enti) è stata riservata all’incremento delle risorse umane destinate alla ricerca.

Si tratta di 1.613.045 euro che potranno essere utilizzati, come spiega il decreto, per la “chiamata diretta di ricercatori o tecnologi italiani o stranieri dotati di altissima qualificazione scientifica negli ambiti disciplinari di riferimento, che si sono distinti per merito eccezionale” o che siano “stati insigniti di alti riconoscimenti scientifici in ambito internazionale”. Obiettivo, dare nuovo impulso alla ricerca italiana portando dentro agli Enti eccellenze riconosciute anche all’estero. Sarà possibile anche il rientro di ‘cervelli’ che stanno lavorando fuori dal paese.

Ciascun Ente, entro il prossimo 8 novembre, dovrà presentare le sue candidature per concorrere alla distribuzione di parte dello stanziamento. La valutazione sarà effettuata dal Comitato di esperti per la politica della ricerca (Cepr) che, entro il 29 novembre 2013, esprimerà il proprio parere e predisporrà un’apposita graduatoria generale per il rilascio del nulla osta da parte del Ministro. Il finanziamento sarà ripartito con decreto del Ministro in base alla graduatoria stilata dal Comitato. I contratti di assunzione dovranno essere stipulati entro il 20 dicembre 2013.