Quando imparare è difficile ma non impossibile

“Quando imparare è difficile ma non impossibile”

Seminario promosso dall’associazione Gli Elefanti e dalla Cooperativa Domus CoopFORLI’ – Martedì un seminario sulle difficoltà dell’apprendimento, dal titolo “Quando imparare è difficile ma non impossibile”. L’incontro intende offrire alle persone interessate spunti di riflessione a partire dall’esperienza degli educatori e dei volontari dell’Associazione Gli Elefanti e della Cooperativa Domus Coop di Forlì.

Il seminario è rivolto agli operatori socio-sanitari, ai docenti della scuola, ai genitori, agli educatori e ai volontari.

Da anni l’Associazione e la Cooperativa hanno attivato servizi educativi extra scolastici per rispondere ai crescenti bisogni delle famiglie rispetto alle fatiche dell’apprendimento – Difficoltà, Disturbi Specifici dell’Apprendimento, Bisogni Educativi Speciali -.
Dal 2008 l’Associazione di Volontariato Gli Elefanti ha avviato il Centro di Aiuto allo Studio per bambini e ragazzi dai 9 ai 16 anni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento e difficoltà rispetto ai risultati scolastici e allo sviluppo delle abilità sociali.
Il seminario è realizzato con POLO APPRENDIMENTO di Padova (direzione scientifica: Prof.ssa Daniela Lucangeli – Università di Padova e Prof.ssa Elisabetta Genovese – Università di Modena), che dal 2011 collabora con il Centro di Aiuto allo Studio per realizzare con i ragazzi percorsi di potenziamento educativo delle aree di difficoltà; un intervento in grado di favorire lo sviluppo di una funzione al meglio delle potenzialità individuali.
Questa metodologia, innovativa a livello locale, verrà presentata dalla dott.ssa Valentina Dovigo  nel corso del seminario e saranno riportati i risultati raggiunti nel biennio 2011-2013 a Forlì.
Interverranno inoltre la dott.ssa. Silvia Evangelisti, pedagogista del Comune di Forlì, e Gabriele Boselli, ispettore scolastico. E’ prevista la partecipazione della prof.ssa Gabriella Tronconi, Assessore alle Politiche Educative e Formative del Comune di Forlì, e della dott.ssa Agostina Melucci, Provveditore agli Studi di Forlì-Cesena.
La partecipazione al seminario è libera e aperta a tutti.

Martedì 29 ottobre 2013 ore 15,00 presso la SALA ZAMBELLI – Camera di Commercio Piazza Saffi, 36- Forlì

Ricorsi Pettine

Ricorsi Pettine: altri tre iscritti ANIEF usufruiranno del trattamento economico e giuridico previsto per gli immessi in ruolo con decorrenza 1° settembre 2009

 

Tre nuove soddisfacenti vittorie per l’ANIEF contro le “code della vergogna” istituite dal MIUR nelle Graduatorie a Esaurimento valide per il biennio 2009/2011: i Tribunali di Velletri, Cuneo e Torino accertano e dichiarano il diritto dei nostri iscritti alla corretta retrodatazione del contratto a tempo indeterminato posto in essere con il Ministero dell’Istruzione dalle nuove graduatorie 2011/2014 e condannano il MIUR al pagamento delle spese di lite. Grazie all’intervento degli Avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli – e con la collaborazione della nostra rete legale sul territorio – altri tre docenti potranno ora usufruire, com’è loro diritto, della più favorevole disciplina giuridica ed economica stabilita dal CCNL di categoria per i docenti immessi in ruolo con decorrenza 1° settembre 2009.

 

Presso il Tribunale di Velletri l’Avv. Maria Dolores Broccoli ottiene piena ragione per la ricorrente a lei affidata dall’ANIEF con riconoscimento del diritto all’individuazione della docente quale destinataria di contratto a tempo indeterminato a far data dal 1° settembre 2009 e conseguente condanna a carico dell’amministrazione scolastica “a ricostruire la posizione lavorativa della ricorrente medesima con effetti giuridici ed economici dalla data di utile collocazione in graduatoria”. Il Giudice ha, infatti, ribadito le ragioni del nostro sindacato constatando a chiare lettere che “l’effetto utile del ricorso […] è dato dalla retrodatazione ai fini economici e giuridici dell’assunzione, risultando dalla contrattazione collettiva prodotta che il trattamento stipendiale degli assunti a decorrere dall’1 settembre 2009 sia più vantaggioso rispetto a quelli degli assunti a decorrere dall’1 settembre 2011”. La soccombenza del MIUR in giudizio ha comportato anche il pagamento delle spese di lite quantificate in € 1.500 oltre accessori.

 

Anche presso i Tribunali di Cuneo e Torino l’Avv. Giovanni Rinaldi tutela al meglio gli interessi degli iscritti ANIEF ottenendo, con due sentenze di identico tenore, il pieno riconoscimento del diritto di altri due docenti alla retrodatazione giuridica ed economica del contratto a tempo indeterminato già in essere, avendo documentalmente dimostrato in udienza “di avere interesse a detta retrodatazione in considerazione del peggioramento, ad opera del CCNL, della disciplina giuridica ed economica con riferimento ai docenti assunti a decorrere dal 1°9.2011”. Anche in questo caso il MIUR, soccombente, è stato condannato al pagamento di un totale 3.600 Euro oltre IVA e CPA per le spese di giudizio.

 

Pur se immessi in ruolo dalle nuove graduatorie valide per il biennio 2011/2014 altri tre docenti, dunque, affidandosi con fiducia all’ANIEF per la tutela dei propri diritti, hanno ottenuto il giusto riconoscimento del proprio diritto all’inserimento “a pettine” nelle graduatorie valide per il precedente biennio 2009/2011 con conseguente riconoscimento – in virtù della loro utile posizione per vantare quell’immissione in ruolo dal 1° settembre 2009 che il MIUR aveva negato loro – della corretta retrodatazione giuridica ed economica del contratto a tempo indeterminato già in essere. In questo modo, quindi, i nostri iscritti rientreranno nella precedente normativa stabilita dal CCNL che contempla il “gradone stipendiale” da 0 a 2 anni e la possibilità di partecipare senza alcun vincolo alle prossime operazioni di mobilità richiedendo il trasferimento o l’assegnazione provvisoria anche fuori dalla provincia di immissione in ruolo.

COMMISSIONE EUROPEA RISPONDE AI PRECARI CHE HANNO INVIATO IL MODELLO DI DENUNCIA ANIEF

da IMGPress

SCUOLA: COMMISSIONE EUROPEA RISPONDE AI PRECARI CHE HANNO INVIATO IL MODELLO DI DENUNCIA ANIEF
(26/10/2013)Grazie all’azione dell’ANIEF, l’Europa guarda con sempre maggiore attenzione al problema del precariato nella scuola italiana. Migliaia di docenti e ata stanno ricevendo in questi giorni la risposta della Commissione europea alle denunce inviate alcuni mesi prima, con la richiesta di informazioni aggiuntive. Il sindacato ha predisposto un modello di risposta da inviare per e-mail entro 40 giorni a Bruxelles. Scrivi a denuncia.ue@anief.net per riceverlo.

Nuovo importante successo nell’azione che l’ANIEF, prima in Italia, porta avanti dal 2010 contro l’abuso nella reiterazione dei contratti TD per il personale docente e Ata precario della scuola. La Commissione europea sta inviando in questi giorni risposta alle migliaia di denunce spedite nel 2012 da coloro che avevano utilizzato il modello messo a disposizione dal nostro sindacato.

La Commissione, nel ricordare con la situazione sia già sotto la lente di ingrandimento di Bruxelles – dopo l’apertura della procedura di infrazione 2010/2124 – dimostra il proprio interesse per le vicende della scuola italiana che, in violazione della Direttiva 1999/70/CE, continua a mantenere in stato di precarietà centinaia di migliaia di docenti e Ata, senza il lavoro dei quali il nostro sistema di istruzione non potrebbe funzionare.

Non a caso, la Direzione Generale occupazione, affari sociali e inclusione della Commissione europea – pur ricordando di non poter intervenire direttamente nei singoli casi – chiede agli interessati di inviare una serie di informazioni aggiuntive per valutare l’eventuale prosecuzione dell’iter in sede europea, utili in riferimento alla procedura di infrazione già in corso o per l’apertura di ulteriori procedimenti a carico dello Stato italiano.

Per questo, ANIEF ha predisposto un modello di risposta, corredato di alcuni allegati, da inviare alla Commissione al fine di integrare la denuncia fatta negli scorsi mesi. Si tratta di una serie di osservazioni che il sindacato utilizzerà a supporto delle cause che saranno discusse alla Corte di giustizia europea sulla compatibilità della normativa italiana con il diritto dell’unione, su cui la UE ha presentato osservazioni scritte.

Tutti coloro che hanno già ricevuto la risposta della Commissione possono scrivere a denuncia.ue@anief.net per ricevere il nuovo modello da compilare e inviare per e-mail entro 40 giorni dalla ricezione della comunicazione della DG europea occupazione, affari sociali e inclusione.

Il Liceo delle larghe intese durerà un anno in meno?

da Tecnica della Scuola

Il Liceo delle larghe intese durerà un anno in meno?
di Lucio Ficara
E’ casuale che la sperimentazione si faccia in Lombardia? Forse no, perchè la Lombardia, guarda caso, è la regione di Valentina Aprea e di Mariastella Gelmini.
Il laboratorio sperimentale in cui si sta realizzando il progetto di riduzione di un anno scolastico del percorso di studi dell’ordinamento della scuola secondaria di secondo grado, che dovrebbe svilupparsi in quattro anni piuttosto che negli attuali cinque anni, è quello di una certa scuola paritaria lombarda.
Perché è la Lombardia, il palcoscenico laboratoriale dove si sta sperimentando un percorso liceale di soli quattro anni? Alcuni esperti di scuola, sostengono che questa sperimentazione di riduzione di un anno dell’istruzione secondaria di secondo grado, è fortemente condivisa dalla politica delle larghe intese e che la Lombardia è la regione più adatta a seguire questa sperimentazione, ricordando anche che la Lombardia è terra dell’ex ministro Gelmini e dell’ex presidente della Commissione Istruzione e Cultura della XVI legislatura, l’on. Valentina Aprea, attualmente assessore dell’istruzione proprio in questa regione.
Infatti le tre scuole interessate alla sperimentazione su citata sono: il San Carlo di Milano, che avrà già l’anno prossimo le prime maturità brevi, il Guido Carli di Brescia, l’istituto Olga Fiorini di Busto Arsizio.
Intanto, mentre c’è già piena soddisfazione tra gli interpreti del progetto pilota, si lavora per l’introduzione del modello anche presso i licei pubblici, si pensa all’ipotesi di un doppio biennio. La prima candidatura delle scuole pubbliche per avviare tale progetto, è il Liceo scientifico Tosi di Busto Arsizio, in provincia di Varese.
Oltre la condivisone politica su questo progetto di riduzione di un anno del percorso di studi, eliminando il quinto anno di scuola secondaria di secondo grado, che si snoderebbe in un doppio biennio, bisogna dire che il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza ha egregiamente preso il testimone lasciatole dall’ex ministro Profumo.
Infatti è opportuno ricordare che il ministro Profumo, prima di lasciare il dicastero di viale Trastevere con l’“Atto d’indirizzo 2013” ha firmato le indicazioni per i suoi successori e in quel documento ha redatto il progetto di far durare la scuola un anno di meno, in modo tale che l’intero percorso della scuola fosse di dodici anni, piuttosto che di tredici.
Questa sperimentazione è gradita e ritenuta utile, per una grande maggioranza parlamentare, che pare si trovi in pieno accordo sulla necessità di ridurre a quattro anni, il percorso di studi della scuola secondaria di secondo grado. PD e PDL di nuovo d’accordo su temi che riguardano la scuola, come già era capitato nella fase del governo Monti, quando stavano per approvare la riforma degli organo collegiali, fortemente voluta dagli onorevoli Aprea e Ghizzoni? Sembrerebbe proprio di si !
L’accordo comune tra PD e PDL, su questa riduzione del tempo scuola, nasce con l’idea politica che, senza tenere conto dell’emorragia di perdita delle cattedre (si stimano circa 40 mila cattedre in meno), i giovani studenti italiani si possano laureare a 21 anni, consentendogli di specializzarsi opportunamente, per entrare più facilmente nel mondo del lavoro.
Ma sarà veramente così? Eliminare un anno di scuola, soprattutto per i licei, darà maggiori opportunità agli studenti oppure allontanerà ancora di più la scuola dal mondo universitario?
Sopprimere l’ultimo anno di un liceo scientifico o di un classico significa comprimere i tempi dell’apprendimento, equivale alla rinuncia di concludere un percorso programmatico di apprendimento e di acquisizione di alcune competenze chiave per accedere all’università.
Ma se la scuola che vogliono è la scuola dei test Invalsi, dove non c’è spazio per il pensiero critico e i percorsi per l’apprendimento logico, allora si può comprimere quanto si vuole, si potrebbe anche ridurre i licei ad un triennio come è già oggi la scuola secondaria di primo grado, tagliando 100 mila cattedre e facendo un risparmio di spesa considerevole.
Comunque sia, siamo certi che, con il liceo delle larghe intese che durerà un anno in meno, l’Europa sarà più contenta e noi saremo sempre più ignoranti.

DL 104: forse c’è una via d’uscita

da Tecnica della Scuola

DL 104: forse c’è una via d’uscita
di R.P.
Galan (PdL, presidente Commissione Cultura) e Governo potrebbero trovare un’intesa se si riuscisse a mediare sulla questione della copertura finanziaria.
Per la vicenda del DL 104 potrebbe esserci una via d’uscita.
Nelle ultime ore le due parti contrapposte (Governo e Presidente dalla Commissione Cultura della Camera Giancarlo Galan) si sono presa una “pausa di riflessione” per capire se si riesce a ricomporre lo strappo che si è consumato in Commissione il 25 ottobre.
Nel concreto lunedì 28, prima che inizino i lavori dell’aula, la Commissione sarà nuovamente riunita (forse alle ore 11).
A quel punto il Governo potrebbe ammorbidire la propria posizione sulla questione della copertura finanziaria e in tale caso Galan potrebbe decidere di ritirare il proprio emendamento.
In mancanza di un “passo indietro” del Governo, Galan potrebbe invece riproporre la propria proposta di modifica chiedendo che su di essa la Commissione si esprima con il voto (in effetti l’emendamento Galan 5.28 non è ancora stato messo ai voti).
Il voto contrario della Commissione, però, è scontato e questo vorrebbe dire che Galan sarebbe costretto a dimettersi non solo da relatore ma anche da presidente della Commissione stessa.
Intanto sempre nella mattinata del 28, alle ore 12, scadranno i termini per la presentazione degli emendamenti da proporre per il dibattito in aula.
Il M5S ne ha già pronti almeno un centinaio e questo dato rappresenta un problema altrettanto serio, perché i tempi sono molto stretti e ben difficilmente l’aula potrà esaminarli tutti. Motivo in più perché il Governo decida di presentare un maxi-emendamento ponendo la questione di fiducia.

La “Rete della conoscenza” lancia un ultimatum al Governo

da Tecnica della Scuola

La “Rete della conoscenza” lancia un ultimatum al Governo
di Aldo Domenico Ficara
Sul sito web della “Rete della conoscenza” si possono leggere alcune date del prossimo mese di novembre che saranno utilizzate per esprimere il proprio disagio verso le azioni politiche del Governo nei confronti della scuola e dell’istruzione
Le prime date sono il 7 e 8 novembre quando la Rete della conoscenza irromperà nelle scuole, università, nelle case dello studente e nei quartieri con blitz e assemblee straordinarie, perché crede che sia necessario discutere delle vere emergenze sociali e democratiche del Paese, riappropriandosi di quei luoghi per dare un segnale di speranza e di riscatto. La Rete della conoscenza non si è arresa all’austerità e vuole che a partire dalle prossime settimane si inneschino meccanismi di partecipazione espansivi e capaci di rimettere al centro i bisogni, le aspirazioni e i diritti dei cittadini. Altra data, forse la più importante è il 15 Novembre quando la Rete della conoscenza riempirà le piazze e le strade di tutto il Paese, perché ritiene che non ci sia più tempo per aspettare. A tal proposito la stessa Rete della conoscenza in un suo comunicato stampa afferma: “Dovrete rispondere all’ultimatum di una generazione che continuamente è costretta ad abbandonare gli studi, a scappare dall’Italia, dovrete rendere conto non alla Commissione Europea ma a una popolazione stanca di subire la vostra gestione autoritaria. Il 15 novembre vogliamo costruire una data ampia e partecipata di mobilitazione territoriale, per dettare dal basso le nostre priorità politiche: 1) Democrazia: non vogliamo più leggi di stabilità decise dalla Troika e senza forme di consultazione; 2) Istruzione: rifinanziamento dell’istruzione e del diritto allo studio, ridando i soldi tagliati dal 2008 in poi e riducendo le spese militari; 3) Lavoro e Precarietà: sblocco del turno over per ridare qualità a scuole e università e un futuro lavorativo alle giovani generazioni e introduzione di forme di reddito e di strumenti che garantiscano l’autonomia sociale degli individui”.

L. Ulickaja, In quel cortile di Mosca

Dai poveri della Russia ai cittadini del nuovo mondo

 di Antonio Stanca

ulickajaUna breve raccolta di racconti, In quel cortile di Mosca, della settantenne scrittrice sovietica Ljudmila Ulickaja è stata recentemente pubblicata dalla casa editrice E/O di Roma nella serie Tascabili con la traduzione di Raffaella Belletti. La Ulickaja è nata nel 1943 a Davlekanovo, Bashkiria, nella regione degli Urali, in una famiglia di intellettuali, è cresciuta a Mosca dove ancora vive, qui ha studiato e si è laureata in Genetica presso la Moscow State University. Agli inizi ha lavorato in un Istituto di ricerca genetica ma nel 1970 è stata licenziata e arrestata perché accusata di diffondere libri di autori russi e stranieri non condivisi dalla censura che allora vigeva in Russia. In seguito visse di stenti poiché, morti i genitori e separatasi dal primo marito, era rimasta senza lavoro e con due figli piccoli. Nel 1980 fu assunta come direttrice artistica al Teatro Ebraico di Mosca ed agli anni ’90 risale l’inizio della sua attività letteraria. Il romanzo breve Sonja, del 1995, è una delle sue prime opere, quella che la farà conoscere negli ambienti culturali non solo russi ma anche europei.    Da allora la produzione e la notorietà della Ulickaja andranno sempre crescendo. Diventerà autrice di romanzi, testi teatrali, racconti compresi quelli per bambini, sarà tradotta in molte lingue e numerosi saranno i premi conseguiti in ambito nazionale e straniero. L’immenso romanzo Daniel Stein, traduttore del 2006, costato tanto tempo e tanto lavoro all’autrice che vi scrive dell’Olocausto ed esorta ad una combinazione tra ebraismo, cristianesimo e islamismo, è stato un successo mondiale. La Ulickaja è considerata ormai una delle maggiori scrittrici contemporanee. Degni di nota sono anche i suoi interventi su giornali e riviste riguardo a questioni sociali ed i suoi progetti di carattere filantropico, di diffusione della cultura da attuare ovunque nel mondo ci sia bisogno tramite quelle istituzioni internazionali, UNESCO, Istituto di Tolleranza della Biblioteca Stabile di Letterature Straniere, Parlamento Culturale Europeo, delle quali è membro. Un’azione rivolta a promuovere l’incontro, lo scambio, la comunicazione tra società, culture, religioni, tradizioni, lingue diverse svolge la Ulickaja. Un’aspirazione è la sua al raggiungimento della libertà dell’individuo, alla realizzazione delle sue capacità, all’annullamento di ogni distanza e differenza, di ogni odio e violenza, alla formazione di un’umanità nuova perché libera e unita. E come la donna anche la scrittrice è mossa da questi intenti. Ovunque, nelle sue opere, si ritrovano situazioni difficili, di emarginazione, incomprensione, esclusione, povertà ed ovunque si spera di cambiare, di liberarsi dei problemi, di progredire. Sempre scrive in esse della Russia del passato prossimo, delle grandi rivoluzioni, delle guerre, del secondo dopoguerra, delle gravi condizioni sofferte da masse di popolazioni dimenticate tra le infinite distese delle steppe o tra l’orrore dei ghiacciai, della Mosca delle periferie invasa, dopo la seconda guerra mondiale, da proletari di ogni provenienza e vissuta nella miseria. Di queste zone ultime della sua nazione narra la scrittrice, di chi vi abita dividendo lo spazio di una stanza, il cibo, la legna, senza, però, rinunciare ad una propria dignità, a pensare, agire in modo esemplare. Figure eccezionali sono quelle della Ulickaja e generalmente sono figure di donne poiché le donne, nella Russia compresa tra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo, furono le vere protagoniste della vita familiare e sociale essendo stati gli uomini chiamati a partecipare ai tanti movimenti rivoluzionari ed alle guerre che in quel periodo si verificarono.

Ed ancora di donne dicono i racconti di In quel cortile di Mosca, di donne che, bambine, giovani, vecchie, sono nate, sono giunte, vivono in uno dei quartieri malfamati della capitale russa. Buchara, Ljalja, Bron’ka, Gulja, Genele, Zinaida sono le protagoniste delle brevi storie narrate. In ambienti poveri, tra case buie, cortili maleodoranti, vicoli ciechi, esse si svolgono e la scrittrice le riporta in ogni loro verità compresa quella sessuale, in ogni aspetto della vita privata e pubblica, nei rapporti tra vicini, nei problemi di sussistenza. Non si ferma in superficie, però, la Ulickaja, va in profondità, indaga nell’anima dei personaggi, nei segreti del loro spirito, dei loro pensieri, dei loro amori, dei loro corpi, ne coglie quanto si salva dallo scorrere del tempo e rimane a valere per sempre. Anche il corpo vale per la scrittrice perché anch’esso è una verità, anch’esso ha la sua importanza. E’ un elemento nuovo questo nella letteratura contemporanea e sarà stata la cultura da genetista della Ulickaja a farglielo considerare. Per lei la persona è anche corpo e le qualità, le capacità, la forza, la bellezza di questo sono valori che lo distinguono, gli procurano una dimensione superiore, ideale. Non poteva essere diversamente per una scrittrice che vuole risalire allo spirito da ogni materia, vuole giungere dai poveri della Russia ai cittadini del nuovo mondo, vuole fare della sua opera l’annuncio, il messaggio di tale rivoluzione. E tutti gli aspetti di un messaggio da estendere ovunque essa contiene anche perché è espressa in una lingua molto semplice, molto chiara, una lingua che sembra il riflesso naturale di quanto rappresentato, che mostra come nessuno sforzo richieda a chi la usa.