E’ CHINCAGLIERIA SCOLASTICA

Durissimo giudizio dell’ADi sulla legge di conversione del decreto scuola
E’ CHINCAGLIERIA SCOLASTICA

Il provvedimento sulla scuola licenziato dal Parlamento è l’ennesima sconcertante dimostrazione che in questo Paese non c’è un’idea di scuola. Il paradosso di questa legge è che in epoca di carestia ha tutti i caratteri dello spreco. Spendere più soldi non è positivo di per sé, dipende da come si spendono. Siamo di fronte a ogni sorta di chincaglierie, quando la gravità della situazione richiederebbe di selezionare poche priorità, e posare in opera  qualche architrave a puntellare il sistema. Si rincorrono gli interessi di qualche pezzo di categoria, ma mai l’interesse della scuola e della sua qualità. Il provvedimento è improntato al solito statalismo invasivo e inefficiente. Siamo arrivati al punto di imporre per legge programmi per “favorire il consumo  consapevole dei prodotti ortofrutticoli locali, stagionali e biologici nelle scuole”. Ci mancava solo l’ortofrutta!

Alessandra Cenerini
Presidente nazionale ADi, Associazione Docenti e Dirigenti scolastici Italiani

Decreto scuola: nobili attese “disattese”

Decreto scuola:  nobili attese “disattese”

Il dibattito alla Camera sul il testo di conversione in legge del DL 104/13 aveva suscitato nuove attese e “nobili intenzioni”. Il testo approvato ieri al  Senato, invece, non aggiunge le attese soluzioni concrete alle gravi esigenze della scuola italiana, mantenendo in buona parte scelte del decreto originario che non favoriranno certo una scuola migliore.
Le “nobili intenzioni” riguardano:
1 – il drammatico problema del rapporto tra scuola e lavoro, del quale DiSAL chiese insistentemente l’inserimento in quanto assente dalla stesura originaria. Il testo attuale si limita a preoccupazioni formali, senza affrontare i nodi reali (avvio dell’apprendistato in obbligo, aumento delle ore di tirocinio curricolare, obblighi delle imprese, incentivi alle stesse);
2 –   l’affidamento alle scuole autonome di responsabilità in tema di didattica e di dispersione scolastica. In realtà rimane l’imposizione di una nuova materia teorica in più (geografia) agli istituti tecnici e professionali, con un incremento del quadro orario al biennio che rischia di  aumentare l’insuccesso formativo;
3 – la verifica dell’efficacia del Riordino Gelmini per il secondo Ciclo, prevista dalle norme vigenti, che viene rimandata di un altro anno.
Alla fine gli investimenti economici introdotti per le scuole restano a beneficio di un aumento di personale senza finalizzarlo  a chiare scelte di qualità formativa , se si eccettua l’aumento dei docenti di sostegno.
Rimane poi la triste misura sulla dirigenza scolastica, laddove non solo non si è scelto di risolvere con serietà la drammatica carenza di dirigenti della Lombardia, ma si è confermata l’opzione di una nuova centralizzazione attraverso una forma di futuro reclutamento che farà di quel che fu il “preside” un nuovo burocrate sempre più lontano dai bisogni educativi e culturali della scuola.
Resta la speranza che, attraverso una maggiore responsabilità affidata alla concertazione con le Regioni, si torni a dimensioni  numeriche delle scuole più adeguate ai bisogni educativi  e dei diversi territori.
“Tanto rumore per nulla”, in un tempo in cui la scuola italiana doveva essere sostenuta nella sua funzione di sviluppo della nazione.

Un mix di scelte positive e di norme confuse

Un mix di scelte positive e di norme confuse

DECRETO ISTRUZIONE | Approvato dal Senato

Ora riconoscere il lavoro di chi ogni giorno garantisce qualità e fa funzionare la scuola

 

Serviranno 32 provvedimenti attuativi, tra questi 16 decreti. 9 di questi provvedimenti hanno già copertura finanziaria, 6 con un finanziamento strutturale, 3 con una copertura finanziaria di solo un anno.
Sono alcuni dei dati contenuti nel documento di analisi del DL Istruzione elaborato dall’Ufficio studi e ricerche della Uil Scuola.
Un esempio fra tutti quello che consente l’accesso gratuito ai musei. Si tratta – commenta il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna –  di un fatto nuovo e positivo. Entro 60 giorni dovrà essere emanato il decreto interministeriale (Istruzione – Beni Culturali). Se le date saranno rispettate, dai primi giorni di gennaio gli insegnanti potranno entrare gratuitamente nei musei. Se si tarda, si pagherà.
Il testo prevede la validità per un anno. Occorre che le misure previste abbiano invece continuità nel tempo.
Il testo approvato si presenta come un mix di scelte, alcune positive e chiare ed utili, altre confuse, tutte da verificare nella loro applicazione.
Di positivo c’è, oltre ad una nuova attenzione per la scuola, ad esempio, il piano pluriennale di assunzioni in ruolo, la possibilità di assunzioni per il gli assistenti amministrativi e tecnici, bloccate dalla ‘vicenda inidonei’, l’ampliamento dell’organico di diritto per gli insegnanti di sostegno.
Di negativo citiamo la eliminazione del ‘merito’ dall’articolato riguardante gli interventi a favore degli studenti. Occorre evitare di far perdere il giusto equilibrio tra accoglienza e rigore come caratteristica della scuola pubblica.
Risulta poi  davvero confuso l’articolo sulla formazione: un elenco di finalità disorganico e mal costruito.
Il riferimento al termine ‘obbligatorio’ è assolutamente improprio in quanto gli obblighi di servizio sono quelli previsti dal contratto, che qui opportunamente non vengono toccati.
Si dimentica che l’aggiornamento continuo e la formazione in servizio sono insiti nella funzione docente ed attengono a tutti gli aspetti dell’insegnamento e della relazione docente studente.
E’ positivo che siano previste risorse per sostenere la formazione.
Vanno privilegiate le reti di scuole,quali sedi di ricerca, formazione iniziale aggiornamento professionale in quanto ci sono esperienze e competenze professionali in grado di promuovere ed attuare processi formativi, senza dover sempre ricorrere a competenze esterne universitarie.
Proprio per questo è positiva la scelta del decreto di prevedere la elaborazione di testi informatici da parte di studenti ed insegnanti, come momento centrale del processo di insegnamento/apprendimento.
Tali testi sono poi adottabili da altre scuole.
Auspichiamo che in sede di decreto ministeriale l’approccio possa essere chiarito, e soprattutto che si evitino i due rischi, la formazione intesa come adempimento, e lo spreco o la semplice distribuzione delle risorse.
Come UIL Scuola siamo impegnati a collaborare positivamente.
Rimane ineludibile il fatto che, per migliorare e modernizzare la scuola, occorre dare valore al lavoro delle persone che ogni giorno vi operano. Il Governo se vuole intervenire positivamente deve assumere decisioni di sostegno e di riconoscimento professionale. Va avviato il negoziato contrattuale, dopo avere restituito i 300milioni prelevati dagli scatti di anzianità.
“Non puoi mettere gli studenti al primo posto se metti gli insegnanti all’ultimo.”
Questo e’ il monito che lanciamo al Governo.

Bene conversione Dl, ma importanti questioni ancora sospese

Scuola, Mascolo (Ugl):
“Bene conversione Dl, ma importanti questioni ancora sospese”

(dall’Agenzia AGENPARL) “La conversione in legge del Decreto Istruzione è un fatto positivo, ma restano ancora sospese questioni importanti, per le quali sono necessari al più presto interventi definitivi, come le problematiche relative al rinnovo del ccnl, al personale inidoneo, alle posizioni economiche del personale ATA e all’applicazione della quota 96 per i lavoratori della scuola”.
Lo ha dichiarato il segretario nazionale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, commentando l’approvazione definitiva del provvedimento da parte del Senato, al termine del corso di formazione che si è svolto oggi presso la sede Prodest di Busto Arsizio, che ha coinvolto enti di formazione, psicologi, assistenti sociali e avvocati provenienti dalla Romania, ed impegnati nel progetto europeo “Supporto per le donne svantaggiate sul mercato del lavoro”.
“Ribadiamo dunque la necessità di un percorso di riforma condiviso – conclude il sindacalista – e del più ampio confronto possibile con le parti sociali, poiché riteniamo che il dialogo sia l’unica strada possibile per ottenere risultati celeri, concreti e qualitativamente apprezzabili”.

L’Istruzione riparte

L’Istruzione riparte

Il 7 novembre l’Aula del Senato approva definitivamente il DdL di conversione in legge del DL 104/2013, Misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca, già approvato dalla Camera il 31 dicembre.

L’Istruzione riparte‘, approvato in Parlamento il pacchetto per Scuola, Università e Ricerca
Carrozza: “Restituite risorse dopo anni di tagli. Orgogliosi dell’inversione di tendenza”

istruzione_riparte_infografiche_Pagina_1“Dopo anni di sacrifici, di ‘tagli alla cieca’, come ci ha ricordato anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, questo decreto restituisce finalmente risorse e centralità al mondo dell’Istruzione. Sono orgogliosa del lavoro fatto, anche nel passaggio in Parlamento, dove sono arrivati miglioramenti e proposte sulle quali mi impegno a proseguire il confronto”. Lo ha detto il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, in occasione dell’approvazione in Parlamento del decreto legge “L’Istruzione riparte”.

 

istruzione_riparte_infografiche_Pagina_2Borse per il trasporto studentesco, fondi per il wireless in aula e il comodato d’uso di libri e strumenti digitali per la didattica, finanziamenti per potenziare l’orientamento in uscita dalla scuola secondaria e per la lotta alla dispersione, innovazioni nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro. Ma anche un piano triennale di assunzioni dei docenti e degli Ata, la stabilizzazione di oltre 26mila insegnanti di sostegno, novità sul fronte dell’edilizia scolastica. Sono alcuni dei principali contenuti del decreto approvato.

 

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“Ora – ha aggiunto Carrozza – occorre portare a termine il lavoro avviato con questo primo importante passo avanti, per arrivare ad una vera riforma del nostro sistema, che porti definitivamente l’Istruzione, l’Università e la Ricerca al centro della risposta alla crisi che il nostro Paese sta attraversando”.

Per gli studenti e le famiglie
Welfare dello studente:

  • 100 milioni per aumentare il Fondo per le borse di studio degli studenti universitari a partire dal 2014 e per gli anni successivi. Lo stanziamento è consolidato e non temporaneo.
  • 15 milioni vengono stanziati per il 2014 per garantire agli studenti capaci e meritevoli ma privi di mezzi il raggiungimento dei più alti livelli di istruzione. I fondi saranno assegnati secondo criteri stabiliti in autonomia dalle Regioni e serviranno per coprire spese di trasporto, con particolare riferimento ai disabili. Potranno accedere alle erogazioni gli studenti delle scuole secondarie di I e II grado.
  • 15 milioni spendibili subito per la connettività wireless nelle scuole secondarie, con priorità per quelle di secondo grado. Gli studenti potranno accedere a materiali didattici e contenuti digitali in modo rapido e senza costi.
  • Il Miur, a partire dal 2014, invierà agli studenti iscritti agli ultimi due anni delle secondarie di secondo grado, per via telematica e entro il mese di marzo di ciascun anno, un opuscolo con l’elenco delle borse di studio e dei criteri per ottenerle.
  • 3 milioni per il 2014 per premi destinati agli studenti iscritti alle Istituzioni dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica. I premi saranno erogati in base alla condizione economica e al merito artistico degli studenti. E’ prevista una graduatoria nazionale di assegnazione che sarà resa nota sul sito Miur.

Libri di testo:

  • Per quest’anno scolastico gli studenti di tutte le istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione potranno utilizzare liberamente libri di testo nelle edizioni precedenti, purché conformi alle Indicazioni Nazionali. Possono essere indicati anche strumenti alternativi ai testi scolastici in coerenza con il Piano dell’offerta formativa, con l’ordinamento scolastico e con i tetti di spesa.
  • 8 milioni complessivi (2,7 per il 2013 e 5,3 per il 2014) vengono stanziati per finanziare l’acquisto da parte delle scuole (o reti di scuole) di libri di testo e ebook da dare in comodato d’uso agli alunni in situazioni economiche disagiate. Questa modalità è prevista anche per i supporti per la lettura di materiali didattici digitali da concedere agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, nell’ambito degli interventi di promozione dello sviluppo della cultura digitale.
  • I testi cosiddetti ‘consigliati’ potranno essere richiesti agli studenti solo se avranno carattere di approfondimento o monografico.
  • L’adozione dei testi scolastici diventa facoltativa: i docenti potranno decidere di sostituirli con altri materiali.
  • A partire dall’anno scolastico 2014/2015, nell’arco di un triennio, le scuole potranno elaborare materiale didattico digitale da utilizzare come libri di testo. Il dl indica la procedura di produzione e si prevede che l’opera didattica multimediale sia registrata con licenza che consenta condivisione e distribuzione gratuite e venga inviata al Miur, che provvederà a renderla disponibile a tutte le scuole statali.

Lotta alla dispersione:

  • 15 milioni (3,6 per il 2013, 11,4 per il 2014) per la lotta alla dispersione scolastica in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Sarà avviato un Programma di didattica integrativa che contempla il rafforzamento delle competenze di base e metodi didattici individuali e il prolungamento dell’orario per gruppi di alunni nelle realtà in cui è maggiormente presente il fenomeno dell’abbandono e dell’evasione dell’obbligo, con attenzione particolare alla scuola primaria e all’integrazione degli alunni stranieri. Le risorse stanziate per il funzionamento del Programma potranno essere utilizzate anche per il compenso delle prestazioni aggiuntive del personale docente coinvolto.

Orientamento degli studenti:

  • 6,6 milioni (1,6 per il 2013 e 5 per il 2014) per potenziare da subito l’orientamento degli studenti della scuola secondaria di primo e di secondo grado. Sarà coinvolto nel processo l’intero corpo docente. Le attività eccedenti l’orario obbligatorio saranno opportunamente remunerate con il Fondo delle istituzioni scolastiche. Anche le Camere di commercio, le Agenzie per il lavoro e le Associazioni iscritte al Forum delle associazioni studentesche potranno essere coinvolte. L’orientamento dovrà essere effettuato nell’ultimo anno della scuola secondaria di primo grado e a partire già dal quarto anno della scuola secondaria di secondo grado anche nell’ottica del Programma europeo ‘Garanzia per i giovani’. Sono previsti interventi specifici per l’orientamento degli studenti con disabilità. Le scuole dovranno inserire le loro proposte in merito sia nel Piano dell’offerta formativa che sul proprio sito. Saranno previste anche misure per far conoscere agli studenti il valore educativo e formativo del lavoro, anche attraverso giornate di formazione in azienda. Verrà avviato un programma sperimentale per gli anni 2014/2016 per permettere agli studenti degli ultimi due anni della scuola secondaria di secondo grado periodi di formazione presso le aziende.

Potenziamento dell’offerta formativa:

  • 13,2 milioni (3,3 per il 2014 e 9,9 per il 2015) per potenziare l’insegnamento della geografia generale ed economica. Un’ora in più negli istituti tecnici e professionali al biennio iniziale.
  • 3 milioni per il 2014 per finanziare progetti didattici nei musei, nei siti di interesse storico, culturale e archeologico o nelle istituzioni culturali e scientifiche. I bandi sono rivolti alle scuole, ma anche alle Università e alle Accademie delle Belle Arti e alle Fondazioni culturali. Si potranno ottenere anche cofinanziamenti da parte di fondazioni bancarie o enti pubblici/privati o da altri enti che ricevono finanziamenti dal Miur.
  • L’amministrazione scolastica può promuovere, in collaborazione con le Regioni, progetti che prevedano attività di carattere straordinario anche contro la dispersione scolastica da realizzare con il personale delle graduatorie provinciali.
  • Rafforzata l’alternanza scuola-lavoro: sarà adottato un regolamento sui diritti e i doveri degli studenti dell’ultimo biennio della scuola di secondo grado impegnati nei percorsi di formazione.
  • Detrazioni fiscali al 19% anche per le donazioni a favore di Università e Istituzioni di Alta formazione artistica. Le donazioni dovranno riguardare innovazione tecnologica, ampliamento dell’offerta formativa, edilizia.
  • Parte del Fondo per l’arricchimento e l’ampliamento dell’offerta formativa sarà vincolata alla creazione o al rinnovamento di laboratori scientifico-tecnologici che utilizzano materiali innovativi.
  • Prevista l’acquisizione dei primi elementi della lingua inglese già nella scuola dell’infanzia.

Tutela della salute a scuola:

  • Ampliato il divieto di fumo a scuola: viene esteso anche alle aree all’aperto, ad esempio i cortili, che sono di pertinenza degli istituti. Vietato anche l’uso della sigaretta elettronica nei locali chiusi delle scuole. Saranno previsti incontri degli studenti con esperti delle Asl per parlare di educazione alla salute e dei rischi derivanti dal fumo. I proventi derivanti dalla violazione del divieto di fumare saranno reinvestiti in attività formative di educazione alla salute.
  • Sono previste linee guida del Ministero per disincentivare in tutte le scuole la somministrazione di alimenti e bevande sconsigliati.
  • Nelle gare d’appalto per l’affidamento e la gestione dei servizi di refezione scolastica, si dovrà prevedere un’adeguata quota di prodotti agricoli ed agroalimentari provenienti da sistemi di filiera corta e biologica.

Per il mondo della scuola

Continuità del servizio scolastico:

  • Cambia la procedura di assunzione dei dirigenti scolastici: saranno selezionati attraverso un corso-concorso annuale di formazione della Scuola Nazionale dell’Amministrazione. Le graduatorie dell’ultimo concorso diventano a esaurimento e dovranno essere esaurite prima di procedere a una nuova selezione.
  • Nelle regioni in cui i precedenti concorsi per dirigenti scolastici non si sono ancora conclusi saranno assegnati incarichi temporanei di presidenza a reggenti, assistiti da docenti incaricati. Questi ultimi sono esonerati dall’insegnamento.
  • Sarà definito un piano triennale di immissioni in ruolo del personale docente, educativo e Ata – Ausiliario tecnico e amministrativo – per gli anni scolastici 2014/2016 (69mila docenti e 16mila Ata nel triennio). Il piano terrà conto dei posti vacanti e disponibili in ciascun anno e dei pensionamenti.
  • E’ prevista l’assunzione di 57 dirigenti tecnici (i cosiddetti ispettori) per il sistema della valutazione vincitori dell’ultimo concorso.
  • Docenti inidonei per motivi di salute: fino alla conclusione dell’anno scolastico 2015/2016 possono essere utilizzati per iniziative per la prevenzione della dispersione scolastica, per attività culturali e di supporto alla didattica.

Docenti di sostegno:

  • Per garantire la continuità nell’erogazione del servizio scolastico agli alunni disabili si autorizza l’assunzione a tempo indeterminato di docenti di sostegno (oltre 26.000). Si darà così una risposta stabile a più di 52.000 alunni oggi assistiti da insegnanti che cambiavano da un anno all’altro. È prevista l’unificazione delle quattro aree scientifiche dei docenti di sostegno per il futuro reclutamento. Dal 2015/2016 il riparto dei posti di sostegno garantisce una percentuale uguale tra Regioni.

Edilizia scolastica:

  • Per far fronte alle carenze strutturali delle scuole, per la costruzione di nuovi edifici scolastici, per l’adeguamento o la costruzione di nuove palestre nelle scuole e edifici e residenze universitarie di proprietà degli enti locali, le Regioni potranno contrarre mutui trentennali, a tassi agevolati, con la Banca Europea per gli Investimenti, la Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa, la Cassa depositi e prestiti o con istituti bancari. Gli oneri di ammortamento saranno a carico dello Stato. Le rate di ammortamento dei mutui attivati sono pagate agli Istituti finanziatori direttamente dallo Stato.

Dimensionamento:

  • A partire dall’anno scolastico 2014/2015 il ministro dell’Istruzione, di concerto con il ministro dell’Economia, previo accordo in Conferenza Unificata, definirà i criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi, nonché per la sua distribuzione tra le Regioni, che provvederanno autonomamente al dimensionamento scolastico sulla base di questo accordo.

Formazione dei docenti:

  • 10 milioni per il 2014 per la formazione del personale scolastico. In particolare, la norma punta ad un rafforzamento delle competenze digitali degli insegnanti, della formazione in materia di percorsi scuola-lavoro e a potenziare la preparazione degli studenti nelle aree ad alto rischio socio-educativo. Tra le attività di formazione rientra l’incremento delle competenze relative all’educazione all’affettività e al rispetto delle diversità e pari opportunità.
  • Altri 10 milioni nel 2014 serviranno per l’accesso gratuito del personale docente di ruolo e con contratto a termine della scuola nei musei statali e nei siti di interesse archeologico, storico e culturale. 

Formazione nelle aziende:

  • Gli Istituti tecnici superiori possono stipulare convenzioni con imprese per la realizzazione di progetti formativi congiunti per un periodo di formazione regolato da un contratto di apprendistato. Questa possibilità riguarda anche le Università, con riconoscimento di un massimo di 60 crediti.

Formazione Artistica musicale e coreutica:

  • 5 milioni sono stanziati per il 2014 in favore degli Istituti superiori di Studi Musicali pareggiati per garantire la continuità didattica e fare fronte alle loro difficoltà finanziarie.
  • 1 milione è stanziato per le Accademie di Belle Arti finanziate dagli Enti locali.
  • Sempre per garantire la continuità didattica, i contratti a tempo determinato dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica (Afam) attivati lo scorso anno accademico possono essere rinnovati per il successivo. Si prevede l’inserimento del personale docente con almeno 3 anni accademici di insegnamento in apposite graduatorie nazionali utili per l’attribuzione degli incarichi di insegnamento a tempo determinato in subordine alle graduatorie nazionali a esaurimento.

Misure di semplificazione:

  • Il cosiddetto bonus maturità è abrogato ma sono salvaguardate le posizioni di coloro che in virtù del bonus si sarebbero potuti iscrivere  ai corsi a numero chiuso, consentendo loro l’iscrizione in sovrannumero per l’anno accademico 2013/2014, ovvero al primo o secondo anno dell’anno successivo con riconoscimento di crediti.
  • A partire dall’anno accademico 2013/2014, l’importo dei contratti dei medici specializzandi è determinato a cadenza triennale e non più annuale. L’ammissione alle scuole di specializzazione avverrà sulla base di una graduatoria nazionale. La durata dei corsi verrà ridotta con un decreto ministeriale per accelerare l’ingresso degli specialisti italiani nel mondo del lavoro, in linea con le migliori pratiche diffuse a livello europeo e con le esigenze del Servizio Sanitario Nazionale, con destinazione degli eventuali risparmi all’incremento dei contratti dei medici specializzandi.
  • La durata del permesso di soggiorno degli studenti stranieri, per la frequenza di un corso delle istituzioni scolastiche, universitarie, dell’Afam o per formazione, è allineata a quella del corso di studi o di formazione, nel rispetto della specifica disciplina sulla verifica del profitto.

Qualità della ricerca scientifica:

  • Per valorizzare il merito e l’eccellenza nella ricerca, la quota premiale del Fondo di finanziamento degli enti di ricerca (almeno il 7% del Fondo totale) è erogata, in misura prevalente, in base ai risultati della valutazione della qualità della ricerca effettuata dall’Anvur.
  • Ricercatori, tecnologi e personale di supporto alla ricerca, per un massimo di 200 unità, potranno essere assunti dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia per attività di protezione civile, di sorveglianza sismica e vulcanica, nonché di manutenzione delle reti di monitoraggio. Fino al completamento delle procedure di assunzione potranno essere prorogati i contratti.
  • Sono previste misure per facilitare l’assunzione di ricercatori e tecnologi da parte degli enti di ricerca.

 

La falsa immagine dei giovani

La falsa immagine dei giovani

di Paolo Mottana*

L’immagine dei giovani, quella che “gira”, l’immagine pubblica, spesso fabbricata dai cosiddetti influenzatori ma anche dagli “esperti”, è desolantemente falsa. Non tanto forse nella mera descrizione quanto nell’implicito giudizio che l’accompagna.

Questi giovani: indolenti, debosciati, vulnerabili, insoddisfatti, intolleranti ad ogni minima frustrazione, violenti o succubi, privi di norma, deboli, dediti ad ogni tipo di dipendenza, “sdraiati”.

Se ne possono contare tante. Il soggetto giovane è sempre stato un bersaglio ghiotto per la morale “adulta”, dai tempi di Seneca probabilmente, e anche prima. Ma mai come oggi si assiste ad un florilegio di rappresentazioni giudicanti, come se improvvisamente la gioventù fosse diventata irreparabilmente malata, disperata, morbosamente intrattabile.

Trovo tutto questo desolante. Non certo la gioventù, quanto l’immaginario che la concerne, prodotto dagli adulti, spesso adulti totalmente smemorati della loro stessa giovinezza. Oppure adulti del tutto incapaci di immedesimarsi in quell’età straordinaria e complessa.

Qui non voglio presentificare la bellezza della gioventù, Nizan o non Nizan, della quale già altre volte ho fatto l’elogio, un po’ controcorrente.

Qui mi interessano proprio gli adulti. I promotori della grande campagna interventista nei confronti dei giovani, quelli che da ogni dove incitano all’ascolto, al dialogo, alla presenza, prima che questi giovani non compiano qualche sproposito, con la droga, la malavita, la prostituzione e tutto il peggio che si possa immaginare. Questo giovani che vogliono “godere subito”, godere sempre, ommioddio!

Questi giovani, come dice Michele Serra, ultimo arrivato nella schiera degli immemori moralisti, che “dormono” o stanno “sdraiati” sui divani con i loro Iphone mentre i genitori lavorano. Accorruomo!

E’ bizzarro. Così come è invece rivoltante ascoltare lo scandalo nelle voci di chi scopre che anche le ragazze delle famiglie “bene” –e quanto lo sottolineano quel “bene” – si prostituiscono. Fino a che a prostituirsi erano le o i ragazzi “male” non c’era così tanto allarme però. Forse non erano abbastanza all’erta quando molti centri del nostro sud erano, non molti decenni or sono, una meta di turismo sessuale per pedofili… (come oggi lo sono la Tailandia o certe località africane).

Certo, che la prostituzione diventi una “scelta”, anziché una necessità, magari per comprarsi una borsa o un paio di occhiali, fa scalpore. Incredibile, in una società in cui ci sono allegre signore che spendono fino a qualche migliaio di euro per una borsa di qualche animale in via di estinzione.

Ma non voglio cadere anch’io nel moralismo, magari all’incontrario. Eppure.

Ma che cosa si vorrebbe? Saranno almeno cinquant’anni che la famiglia autoritaria è scomparsa, progressivamente. Con il suo rigore, con i figli che tacciono a tavola e che sgobbano silenziosi e chini nelle loro stanze preparandosi all’indomani. E grazieaddio!

Forse che quella era una buona famiglia, quella dove i figli tacevano e subivano, dove si allineavano e si adattavano al destino prescrittogli il più delle volte dagli altri?

Curioso. Eppure molti di quelli che oggi imperversano con il loro neonato moralismo, i nuovi padri e le nuove madri scandalizzati dai giovani, non sono gli stessi che spinellavano allegramente negli anni 60 e 70, che debosciavano in giro per l’Europa, che cantavano con i Beatles e i Rolling Stones di libertà sessuali, di liberazione dal lavoro e altre scandalose utopie sociali di questo tipo? Forse no. Forse loro non se ne stavano sdraiati ad ascoltare la musica o a leggere libri sui divani, loro accudivano la casa, andavano a fare la spesa e custodivano i fratelli minori con proba dedizione. Forse loro andavano a scuola e silenziosi sopportavano tutto, anche l’insolenza insipiente di tanti insegnanti, perché ben persuasi che dovevano soggiacere a quello per diventare domani i seri professionisti di cui la società abbisognava per gonfiare i forzieri delle banche e delle grandi imprese.

Forse erano parte di quella maggioranza silenziosa che non prendeva posizione su nulla (me li ricordo) tranne che sull’esigenza di lasciar studiare chi voleva studiare, ché dovevano mettere su presto famiglia e andare a lavorare, per fare progredire “questa nostra società”. Tutori già allora dell’ordine e della pace sociale, quella su cui campano e si ingrassano sempre gli stessi, peraltro. E che magari anche loro sono diventati, grassi e rifatti, con buona pace degli altri che restano indietro, magari a sbrigargli, ubbidientemente, le faccende domestiche.

Oggi gli unici disposti a cooperare, a stare zitti e supini, anche nelle squadre di calcio, sono i poveri che arrivano dai paesi della povertà. Loro che si prostituiscono per pochi centesimi, loro che fanno i lavori umili, loro che ancora hanno padri e madri che li prendono a calci quando disubbidiscono. Loro figli di qualche cultura patriarcale ancora in piedi, per il bene nostro e della nostra ipocrisia.

Non ho alcuna nostalgia della cultura patriarcale, che peraltro è ancora bene inscritta nelle nostre mete sociali, nel nostro capitalismo distruttivo, nel DNA strutturale delle nostre scuole e dei nostri ospedali. Se i nostri ragazzi sono un po’ digiuni di patriarcato e sperimentano un poco la loro libertà, fosse anche quella di godere -purtroppo tragicamente falsificata da chi gli propina (gli adulti) godimenti finti e mercificati, da chi ne manipola i gusti e le idee-, beh, se fosse così, sarebbe già qualcosa.

Ma non è così. Nessun autentico godimento. Nessuna vera libertà. Solo un’ultima moratoria prima di entrare nel terrificante mondo del lavoro, la grande e unica vera chiesa della nostra vita inginocchiata davanti al dio denaro. Fruiscono, loro figli privilegiati dei paesi dove la ricchezza del mondo si è concentrata a spese degli altri, di una pausa prima di entrare nell’ingranaggio, come lo chiamava Giorgio Gaber. Quello che trita tutti, specie quelli che poi tranciano giudizi immemori e ingiusti sui giovani.

E infine mi si consenta una considerazione più generale, direi addirittura esistenziale. I genitori si lamentano dei figli, del fatto che sono diversi da come dovrebbero essere, disubbidienti, pigri, debosciati. I genitori si lamentano che i figli non restituiscono loro l’amore che gli hanno donato…

L’amore che gli hanno donato…sarebbe interessante indagare caso per caso sulla natura e la qualità di questo amore, ma comunque.

Attenzione. Questo poteva ancora avere un qualche senso quando esisteva una società che interpretava i figli come un “dono del Signore”, qualcosa che arriva, un’ineluttabilità, e che quindi viveva i figli, nella totale inconsapevolezza profonda di cosa si trattasse, come un dono e come un fardello. Ma oggi, almeno qui da noi, non è più davvero così. I figli sono il frutto di una scelta deliberata, volontaria, consapevole.

Fare un figlio è una scelta enorme, forse varrebbe la pena di ricordarlo agli immemori. Mettere al mondo, questo mondo, qualcuno, non è un fatto banale. Per quanto mi riguarda non sono del tutto sicuro che risponderei sì alla domanda se avrei voluto essere messo al mondo.

La vita non è uno scherzo. Lasciamo queste favole ai cattolici. Vivere è anzitutto una faticaccia tremenda, un viaggio senza ritorno tra migliaia di ostacoli e di brutture, comunque vada.

Se uno mette al mondo un figlio io credo che debba fare di tutto per farsi perdonare, per desiderare che il proprio figlio viva al meglio possibile, perché sia sottoposto il meno possibile alle ferite e alle infinite prove che comunque dovrà passare.

Oppure è tutto dovuto? I figli sono spesso definiti quelli del tutto subito, del tutto è dovuto. E forse no? Devono aspettare? Fino a quando? Fino a quando diventeranno grandi e saranno stritolati da qualche lavoro ben alienato come quello che fanno la maggior parte dei loro genitori, tranne un pugno di privilegiati? Devono forse aspettare di diventare vecchi e malati (non a caso, secondo molte statistiche, l’età più felice della vita, quando trascorsa relativamente sani, forse perché finalmente si è liberi dai gioghi, quelli che ci prescriviamo continuamente: scuola, lavoro, famiglia ecc ecc.).

Credo siano interrogativi seri, che possano un poco almeno inquietare la nostra sicumera, quella di chi crede di sapere cosa vada bene per i “ragazzi” e le “ragazze”.

Per l’intanto, se li trovate sul divano, con l’Iphone, svogliati e assonnati, se fossi in voi mi assicurerei che siano divani comodi, che abbiano una coperta morbida. E li lascerei in pace, fino a che è possibile. Perché comunque, anche per merito vostro, non sarà a lungo così.

* Paolo Mottana insegna filosofia dell’educazione all’Università di Milano e ha all’attivo numerosi libri, tra cui Piccolo manuale di controeducazione (Mimesis, 2012) e Caro insegnante (Angeli, 2007). Ha anche pubblicato articoli su riviste e giornali negli anni passati (Manifesto; lettura del Corriere, vari blog). Ho un blog personale che si chiama “controeducazione”

DL ISTRUZIONE: “PARLAMENTO SORDO A RICHIESTE DI MODIFICHE”

DL ISTRUZIONE, GILDA: “PARLAMENTO SORDO A RICHIESTE DI MODIFICHE”

“Il decreto istruzione che oggi ha avuto il via libera dal Senato non ha accolto nessuna delle modifiche da noi richieste rispetto al testo approvato dalla Camera. I tempi troppo stretti hanno impedito una discussione approfondita e partorito una legge che presenta molte più ombre che luci”. E’ negativo il giudizio espresso dalla Gilda degli Insegnanti che “salva”, ma solo parzialmente, il piano triennale di assunzioni “con cui – spiega – si copre soltanto il turn over e parte dell’organico di diritto”.

Pollice verso su tutto il resto, “a partire – sottolinea la Gilda – dall’aumento per i docenti dei carichi di lavoro di carattere burocratico riguardanti l’orientamento. E poi il testo licenziato da Palazzo Madama lascia fuori alcune questioni molto importanti come ‘quota 96’ e la monetizzazione delle ferie dei precari. Silenzio totale – conclude il sindacato  – anche su scatti di anzianità e contratto”.

Tecnologie digitali: come e quando utilizzarle

Tecnologie digitali: come e quando utilizzarle

di Umberto Tenuta

 

Uomini  non si nasce ma si diventa[1].

A questa consapevolezza si è giunti soprattutto nell’età moderna e contemporanea[2].

Tuttavia va preso atto che anche nelle epoche più remote il problema del processo attraverso il quale il figlio di donna diventa uomo si è posto come problema fondamentale che la famiglia e la società debbono assumersi, utilizzando le strategie più efficaci per raggiungere risultati ottimali[3].

In questa sede non intendiamo ripercorrere il cammino che ha portato alle attuali consapevolezze delle strategie da seguire per ottenere i risultati, non solo più elevati, ma anche e meglio rispondenti alle esigenze personali, sociali, politiche ed anche e economiche.

Invece, vogliamo soffermarci, anche se non a livello approfondito, sulle migliori strategie dell’apprendimento formativo[4], che oggi dovrebbero essere utilizzate in tutte le scuole, tenute ad assicurare a tutti i giovani i più alti livelli della loro integrale formazione della personalità nei suoi molteplici aspetti, da quello sociale a quello intellettivo, estetico, morale, civile, religioso ecc.

Evidentemente, la scuola dell’istruzione non basta più, ma forse non bastava nemmeno in passato.

Pertanto, oggi la scuola non può non impegnarsi al massimo, in continuità con l’azione formativa svolta dalle famiglie e dalle istituzioni sociali, civili, religiose ecc. che debbono integrare le loro azioni formative (sistema formativo integrato)[5].

In questa sede ci soffermiamo soprattutto sull’azione formativa che è chiamata a svolgere la scuola pubblica e privata per dare un contributo essenziale alla formazione integrale della personalità dei giovani che la frequentano.

Per assolvere questo compito la scuola non può non realizzare una sua profonda trasformazione da scuola dell’insegnare a scuola dell’apprendere[6].

Purtroppo, la scuola, salve limitate eccezioni, continua ad operare secondo una metodologia fondata sulla lezione dei docenti, cioè sull’insegnamento[7].

Questa impostazione non può continuare ad essere presente nella realtà nella quale oggi viviamo.

Occorre una a rivoluzione copernicana che veda studenti e docenti coprotagonisti dei processi di formazione dei singoli alunni.

Le aule scolastiche debbono trasformarsi in laboratori di apprendimento formativo[8] che vedano gli alunni e i docenti interagire nelle attività di apprendimento che i singoli alunni realizzano attraverso i processi di problem solving[9], in un contesto di cooperative learning[10].

Il modello rimane quello chiaramente delineato e sperimentato da Maria Montessori già un secolo fa[11].

In sintesi, i tavolinetti debbono essere raggruppati a due a due, a tre a tre e intorno ad essi debbono stare seduti tre/cinque alunni[12].

Sui tavolinetti debbono essere disponibili i materiali concreti, digitali, iconici e simbolici che gli alunni debbono utilizzare per riscoprire, reinventare, costruire i concetti, lavorando assieme, cioè cooperando, seppure con l’aiuto dei docenti che offrono indicazioni utili per le attività che gli alunni debbono svolgere con tali materiali ai fini della riscoperta dei concetti.

Come afferma il Piaget e ribadisce il Bruner[13], solo dopo aver operato con il proprio corpo (con le mani, con i piedi …), gli alunni possono operare a livello di immagini e poi di simboli degli oggetti o dei concetti.

È questo il punto cruciale della trasformazione che si richiede da tempo alla scuola: l’apprendimento iniziale di qualsiasi concetto deve cominciare dall’attività di manipolazione di oggetti concreti anziché dalle parole dei docenti o dalle immagini.

Si comincia dall’orbis rerum, il quale viene sostituito prima dall’orbis digitalis , poi dall’orbis rerum sensualium pictus[14] ed infine dall’orbis simbolicus[15].

Da Rousseau[16] al movimento delle Scuole attive (scuole nuove)[17] si è posta l’attenzione sull’importanza di tale momento delle attività di apprendimento e, quindi, di formazione delle capacità e degli atteggiamenti, oltre che di acquisizione delle conoscenze.

In un secondo momento, ma solo in un secondo momento, agli oggetti concreti possono essere sostituiti gli oggetti virtuali[18], cioè digitali quali oggi possono essere resi disponibili dai personal computer[19], anche nelle loro versioni più aggiornate dei notebock, dei tablet, degli smartphone.

Evidentemente, l’utilizzo degli strumenti didattici virtuali andrà incontro a  notevoli insuccessi ove essi non siano preceduti dall’utilizzazione di materiali concreti, almeno fino all’adolescenza, e quindi per tutta la scuola dell’obbligo. Anche nella scuola secondaria l’utilizzo di materiali digitali avrà pieno successo solo se gli alunni nella scuola dell’obbligo avranno utilizzato adeguato materiale concreto prima che digitale.

Pertanto, i materiali digitali dovranno innanzitutto essere costituiti dalla riproduzione di oggetti concreti in forma virtuale (digitale).

Ai fiori concreti da collocare nei portafiori a seconda del loro colore potranno seguire i fiori digitali che gli alunni dovranno collocare nei portafiori digitali (rappresentazione digitale).

Alla rappresentazione digitale potrà far seguito anche quella iconica, utilizzando anche qui, sia il disegno con le matite concrete, sia i disegni digitali.

Solo alla fine si utilizzano i relativi simboli.

E, pertanto, occorre evitare l’utilizzo delle tecnologie digitali all’inizio dei processi di apprendimento, in quanto le esperienze concrete, lo si ribadisce, non possono essere eliminate senza andare incontro agli insuccessi, che non dipendono dalle tecnologie digitali ma dall’improprio utilizzo che di essi viene effettuato dagli alunni, in sostituzione delle esperienze concrete che essi debbono necessariamente effettuare.

Al riguardo, doverosamente aggiungiamo che, ove non sia comunque possibile utilizzare le esperienze concrete, le esperienze effettuate dagli alunni con i software digitali che obbediscano agli standard SCORM risultano certamente utili e comunque da preferire sicuramente ai materiali iconici e assolutamente alla lezione verbale ed ai libri di testo.

Comunque, occorre tenere presente che questi ultimi cambiano la loro valenza didattica quando, anziché limitarsi a presentare in forma digitale il testo verbale, offrono applicazioni digitali che gli alunni possano utilizzare per effettuare appropriate esperienze digitali, sostitutive di quelle concrete.

Ma, su questa utilizzazione ci soffermeremo in una successiva nota, anche se in tanti saggi dello scrivente si trovano utili indicazioni al riguardo[20].

In conclusione, vorremmo sottolineare che le tecnologie digitali sono uno strumento estremamente utile se vengono utilizzate, non dagli insegnanti, come avviene prevalentemente con le LIM, ma dagli alunni per effettuare manipolazioni di oggetti virtuali.

 

Pertanto, non si tratta di dire sì o no alle tecnologie digitali, ma occorre precisare quale utilizzo di esse si vuole realizzare.

Tuttavia non sembra che su questo ci si stia soffermando abbastanza, per cui la querelle in ordine alle tecnologie digitali risulta estremamente equivoca.

 

Concludiamo, dicendo che noi siamo estremamente convinti dell’utilità delle tecnologie digitali e, quindi, le riteniamo, non solo necessarie, ma indispensabili, in una scuola che, ai fini dell’acquisizione delle conoscenze, ma soprattutto dell’acquisizione di capacità e di atteggiamenti, alla lezione del docente sostituisca le attività di ricerca/riscoperta/ reinvenzione/ ricostruzione dei concetti (problem solving nella forma del cooperative learning).



[1] Scrive Kant che <<La bestia è già resa perfetta dall’istinto… L’uomo invece… non possiede un istinto e deve quindi formulare da sé il piano del proprio modo di agire… La specie umana deve esprimere con le sue forze e da se stessa le doti proprie dell’umanità. Una generazione educa l’altra… L’uomo può diventare tale solo con l’educazione>>[1].(KANT E., Pedagogia, O.D.C.U., Rimini, 1953, pp.25-27)

[2] In merito, è opportuno riandare alla Storia della Pedagogia ed agli sviluppi delle Scienze umane soprattutto nell’Età contemporanea.

[3]  <<L’autonomia delle istituzioni scolastiche …si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento>> (D.P.R. 8.3.1999, n.275−Art.1(Natura e scopi dell’autonomia delle istituzioni scolastiche).

[4] Definiamo come apprendimento formativo l’apprendimento che mira, non solo all’apprendimento dei saperi, ma anche alla formazione delle capacità (saper fare) e degli atteggiamenti (saper essere) (Umberto Tenuta). In merito  cfr.: Cresson, E., , Insegnare ad apprendere. Verso la società conoscitiva, Libro bianco su istruzione e formazione, Lussemburgo, Commissione Europea. 1995; TENUTA U., I contenuti essenziali per la formazione di base: TENUTA U., I contenuti essenziali per la formazione di base: homo patiens, habilis, sapiens, in Rivista dell’istruzione, Maggio-li, Rimini, 1998, N. 5; TENUTA U., Verificare le conoscenze essenziali, ma soprattutto le capacità ed anche gli atteggiamenti, in Rivista dell’istruzione, Maggioli, Rimini, 2002, n. 4; TENUTA U., Atteggiamenti: non solo conoscenze, non solo capacità, Il Dirigente scolastico, ScuolaSNALS, Roma, gennaio 2002; TENUTA U., Conoscenze Capacità Atteggiamenti; TENUTA U., Obiettivi Formativi da Raggiungere; TENUTA U.,Obiettivi Formativi e Competenze; TENUTA U., Obiettivi Specifici di Apprendimento; TENUTA U., Obiettivi: come districarsi?; TENUTA U. , Atteggiamenti Capacità Conoscenze, nel sito http://www.edscuola.it/archivio/didattica/index.html

[5] In merito  cfr.:  Umberto Tenuta Sistema formativo integrato, in www.rivistadidattica.com  

[6] In merito  cfr.: UMBERTO TENUTA, Insegnare ed apprendere, in www.rivistadidattica.com ed UMBERTO TENUTA, Lettera aperta al Ministro della Pubblica istruzione, in https://www.edscuola.eu/wordpress/?wpfb_dl=837

[7] In merito  cfr.: ed UMBERTO TENUTA, Lettera aperta al Ministro della Pubblica istruzione, in https://www.edscuola.eu/wordpress/?wpfb_dl=837

[8] In merito  cfr.: UMBERTO TENUTA, Scuola e laboratori o scuolalaboratoriale, in www.rivistadidattica.com

[9] In merito al Problem solving cfr.: MOSCONI G., D’URSO V. (a cura di), La soluzione di problemi. Problem-solving, Giunti-Barbèra, Firenze, 1973; KLEINMUNTZ B.(a cura di), Problem solving Ricerche, metodi, teorie, Armando, Roma, 1976; DUNCKER K., La psicologia del pensiero produttivo, Giunti-Barbèra, Firenze, 1969; WERTEIMER M., Il pensiero produttivo, Giunti-Barbèra, Firenze, 1965; DORNER D., La soluzione dei problemi come elaborazione dell’informazione, Città Nuova, Roma, 1988. Pe la problematica dell’ermeneutica, cfr: GENNARI M., Interpretare l’educazione. Pedagogia, semiotica, ermeneutica, La Scuola, Brescia, 1992; MALAVASI P., Tra ermeneutica e pedagogia, La Nuova Italia, Firenze, 1992.

[10] In merito al Coperative learning, cfr. COMOGLIO M., Educare insegnando. Apprendere ad applicare il Cooperative learning, LAS, Roma, 1986; COMOGLIO M., CARDOSO M.A., Insegnare e apprendere in gruppo. Il cooperative Learning, LAS, Roma, 1996; COMOGLIO M. (a cura di), Il Cooperative learning. Strategie di sperimentazione, Quaderni di animazione e formazione, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 1999; PONTECORVO C., AIELLO A.M., ZUCCERMAGLIO C., Discutendo si impara. Interazione sociale e conoscenza a scuola, NIS, Roma, 1991; PONTECORVO C. (a cura), La condivisione della conoscenza, La Nuova Italia, Firenze, 1993; PONTECORVO C., AIELLO A.M., ZUCCERMAGLIO C., (a cura), I contesti sociali dell’apprendimento.Acquisire conoscenze a scuola, nel lavoro, nella vita quotidiana, LED, Milano, 1995.

[11] In merito  cfr.:  MONTESSORI M., La scoperta del bambino, Garzanti, Milano, 2000

[12] <<Dovrà essere abolito quasi completamente l’attuale metodo di insegnamento in classe dove l’insegnante pontifica, in posizione di potere centrale, e dovrà essere sostituito con lo studio individuale ed a piccoli gruppi, usando materiale concreto ed istruzioni scritte, con l’insegnante che agisce come guida e consigliere>> ( DIENES Z.P., Costruiamo la matematica, ED. O.S., FIRENZE, 1962, p. 27).

[13] Scriveva il Piaget: <<…la parola non serve a nulla… il disegno non basta ancora, è necessaria l’azione. L’intelligenza è un sistema di operazioni, la matematica è tutta un sistema di operazioni. L’operazione non è altro che azione: un ‘azione reale, ma interiorizzata, divenuta reversibile. Perché il bambino giunga a combinare delle operazioni, si tratti di operazioni numeriche o di operazioni spaziali, è necessario che abbia manipolato, è necessario che abbia agito, sperimentato non solo su disegni ma su un materiale reale, su oggetti fisici…” ( Piaget J., Avviamento al calcolo. La Nuova Italia, Firenze, 1956, p.

E aggiungeva il Bruner:: <<Se è vero che l’abituale decorso dello sviluppo intellettuale procede dalla rappresentazione attiva, attraverso quella iconica, alla rappresentazione sim-bolica della realtà, è probabile che la migliore progressione possibile seguirà la stessa direzione>> (BRUNER J. S., Dopo Dewey, Armando, Roma, 1964, p. 17).

[14] Libera interpretazione dell’Orbis (rerum) sensualium pictus di Comenio..

[15] In merito  cfr.: Cassirer E., Saggio sull’uomo, Armando, Roma, 1971.

[16] ROUSSEAU J.J., Emilio o dell’educazione, Mondadori, Milano, 1997.

[17] In merito  cfr.: ROMANINI L., Il movimento pedagogico all’estero (vol. I – Le idee; vol. II – Le esperienze), La Scuola, Brescia, 1955

[18] In merito  cfr.: Quarta rappresentazione (Virtuale) di Umberto Tenuta, in RIVISTA DIGITALE DELLA DIDATTICA:www.rivistadidattica.com

 

La Valutazione di Scuola, Università, Ricerca per investire nei Saperi

SCUOLA – RICERCA – UNIVERSITA’
SEMINARIO NAZIONALE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’
SABATO 9 NOVEMBRE 2013 – ORE 9.30 – 16.30

ROMA – “Roma Meeting Center” (Largo della Scautismo 1)
CON VENDOLA, MUSSI, PANTALEO,
DOCENTI, STUDENTI, ESPERTI E POLITICI
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Docenti, studenti, sindacalisti, esperti ed esponenti del mondo della politica e delle istituzioni.
Tutti intorno allo stesso tavolo Sabato 9 novembre 2013 dalle 9,30 alle 16,30 al “Roma Meeting Center” (Largo dello Scautismo, 1 – zona Piazza Bologna ) al Seminario Nazionale di Sinistra Ecologia Liberta’ “La Valutazione di Scuola, Universita’, Ricerca per investire nei Saperi” per capire come, dopo le esperienze di Invalsi e Anvur, e soprattutto perche’ valutare Scuola, Universita’ e Ricerca al tempo dei grandi tagli di tutti i finanziamenti pubblici.
Lo annuncia un comunicato dell’ufficio stampa del partito.
Il programma dei lavori – prosegue la nota – prevede l’inizio dei lavori alle ore 9.30 con gli interventi di Maria Teresa Di Riso,  responsabile nazionale scuola di Sel; l’on. Giancarlo Giordano capogruppo di Sel alla commissione cultura e scuola di Montecitorio, Mimmo Pantaleo segretario nazionale Flc-Cgil.
Alle ore 10,30 “La valutazione di sistema nella scuola” Modera Simonetta Salacone
“Le rilevazioni Invalsi: modelli di riferimento e problemi aperti” Bruno Losito (Uniroma Tre)
“A che servono e come sono fatte le prove Invalsi” Pietro  Lucisano (Uniroma La Sapienza)
Intervengono tra gli altri  Giuseppe Bagni, presidente CIDI; Alba Sasso Assessore scuola Regione Puglia; Alberto Irone, Rete Nazionale Studenti; M. Magni, Mauro Presini.
ore 13 – pausa
Alle ore 13,30 “La valutazione di Universita’ e ricerca”
Intervengono Rino Falcone direttore Istc CNR; Isabella Gagliardi (Universita’ Firenze); Francesco Sylos Labini (redattore di ROARS); sen. Walter Tocci (Pd), Valeria Pinto (Universita’ Federico II Napoli), Alberto Campailla (portavoce nazionale Link coord.to universitari), R. Calvano, L. Simonutti.
ore 16 – conclusioni di Fabio Mussi
Nella sessione mattutina interverra’ Nichi Vendola, presidente nazionale di Sinistra Ecologia Liberta’.

Via libera dal Senato il decreto scuola è legge

da La Stampa

Via libera dal Senato il decreto scuola  è legge

 Dalle  borse  di studio alle assunzioni tutte le novità
roma

Ecco le novità dl “L’Istruzione riparte”.

WELFARE DELLO STUDENTE

– Cento milioni milioni per aumentare il Fondo per le borse di studio degli studenti universitari a partire dal 2014 e per gli anni successivi. Lo stanziamento è consolidato e non temporaneo.

– 100 milioni vengono stanziati per il 2014 per garantire agli studenti capaci e meritevoli ma privi di mezzi il raggiungimento dei più alti livelli di istruzione. I fondi saranno assegnati secondo criteri stabiliti in autonomia dalle Regioni e serviranno per coprire spese di trasporto, con particolare riferimento ai disabili. Potranno accedere alle erogazioni gli studenti delle scuole secondarie di I e II grado.

– 15 milioni spendibili subito per la connettività wireless nelle scuole secondarie, con priorità per quelle di secondo grado. Gli studenti potranno accedere a materiali didattici e contenuti digitali in modo rapido e senza costi.

– Il Miur, a partire dal 2014, invierà agli studenti iscritti agli ultimi due anni delle secondarie di secondo grado, per via telematica e entro il mese di marzo di ciascun anno, un opuscolo con l’elenco delle borse di studio e dei criteri per ottenerle.

– 3 milioni per il 2014 per premi destinati agli studenti iscritti alle Istituzioni dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica. I premi saranno erogati in base alla condizione economica e al merito artistico degli studenti. È prevista una graduatoria nazionale di assegnazione che sarà resa nota sul sito Miur.

LIBRI DI TESTO

– Per quest’anno gli studenti di tutte le istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione potranno utilizzare liberamente libri di testo nelle edizioni precedenti, purché conformi alle Indicazioni Nazionali. Possono essere indicati anche strumenti alternativi ai testi scolastici in coerenza con il Piano dell’offerta formativa, con l’ordinamento scolastico e con i tetti di spesa.

– 8 milioni complessivi (2,7 per il 2013 e 5,3 per il 2014) stanziati per finanziare l’acquisto da parte delle scuole (o reti di scuole) di libri di testo e ebook da dare in comodato d’uso agli alunni in situazioni economiche disagiate. Questa modalità è prevista anche per i supporti per la lettura di materiali didattici digitali da concedere agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, nell’ambito degli interventi di promozione dello sviluppo della cultura digitale.

– I testi cosiddetti “consigliati” potranno essere richiesti agli studenti solo se avranno carattere di approfondimento o monografico.

– L’adozione dei testi scolastici diventa facoltativa: i docenti potranno decidere di sostituirli con altri materiali.

– A partire dall’anno scolastico 2014/2015, nell’arco di un triennio, le scuole potranno elaborare materiale didattico digitale da utilizzare come libri di testo. Il dl indica la procedura di produzione e si prevede che l’opera didattica multimediale sia registrata con licenza che consenta condivisione e distribuzione gratuite e venga inviata al Miur, che provvederà a renderla disponibile a tutte le scuole statali.

LOTTA ALLA DISPERSIONE

– 5 milioni (3,6 per il 2013, 11,4 per il 2014) per la lotta alla dispersione scolastica in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Sarà avviato un Programma di didattica integrativa che contempla il rafforzamento delle competenze di base e metodi didattici individuali e il prolungamento dell’orario per gruppi di alunni nelle realtà in cui è maggiormente presente il fenomeno dell’abbandono e dell’evasione dell’obbligo, con attenzione particolare alla scuola primaria e all’integrazione degli alunni stranieri.

ORIENTAMENTO DEGLI STUDENTI

– 6,6 milioni (1,6 per il 2013 e 5 per il 2014) per potenziare da subito l’orientamento degli studenti della scuola secondaria di primo e di secondo grado. Sarà coinvolto nel processo l’intero corpo docente. Le attività eccedenti l’orario obbligatorio saranno opportunamente remunerate con il Fondo delle istituzioni scolastiche. Anche le Camere di commercio, le Agenzie per il lavoro e le Associazioni iscritte al Forum delle associazioni studentesche potranno essere coinvolte. L’orientamento dovrà essere effettuato nell’ultimo anno della scuola secondaria di primo grado e a partire già dal quarto anno della scuola secondaria di secondo grado anche nell’ottica del Programma europeo “Garanzia per i giovani”. Sono previsti interventi specifici per l’orientamento degli studenti con disabilità. Le scuole dovranno inserire le loro proposte in merito sia nel Piano dell’offerta formativa che sul proprio sito. Saranno previste anche misure per far conoscere agli studenti il valore educativo e formativo del lavoro, anche attraverso giornate di formazione in azienda. Verrà avviato un programma sperimentale per gli anni 2014/2016 per permettere agli studenti degli ultimi due anni della scuola secondaria di secondo grado periodi di formazione presso le aziende.

POTENZIAMENTO DELL’OFFERTA FORMATIVA

– 13,2 milioni (3,3 per il 2014 e 9,9 per il 2015) per potenziare l’insegnamento della geografia generale ed economica. Un’ora in più negli istituti tecnici e professionali al biennio iniziale.

– 3 milioni per il 2014 per finanziare progetti didattici nei musei, nei siti di interesse storico, culturale e archeologico o nelle istituzioni culturali e scientifiche. I bandi sono rivolti alle scuole, ma anche alle Università e alle Accademie delle Belle Arti e alle Fondazioni culturali. Si potranno ottenere anche cofinanziamenti da parte di fondazioni bancarie o enti pubblici/privati o da altri enti che ricevono finanziamenti dal Miur.

– L’amministrazione scolastica può promuovere, in collaborazione con le Regioni, progetti che prevedano attività di carattere straordinario anche contro la dispersione scolastica da realizzare con il personale delle graduatorie provinciali.

– Rafforzata l’alternanza scuola-lavoro: sarà adottato un regolamento sui diritti e i doveri degli studenti dell’ultimo biennio della scuola di secondo grado impegnati nei percorsi di formazione.

– Detrazioni fiscali al 19% anche per le donazioni a favore di Università e Istituzioni di Alta formazione artistica. Le donazioni dovranno riguardare innovazione tecnologica, ampliamento dell’offerta formativa, edilizia.

– Parte del Fondo per l’arricchimento e l’ampliamento dell’offerta formativa sarà vincolata alla creazione o al rinnovamento di laboratori scientifico-tecnologici che utilizzano materiali innovativi.

– Prevista l’acquisizione dei primi elementi della lingua inglese già nella scuola dell’infanzia.

TUTELA DELLA SALUTE A SCUOLA

– Ampliato il divieto di fumo a scuola: viene esteso anche alle aree all’aperto, ad esempio i cortili, che sono di pertinenza degli istituti. Vietato anche l’uso della sigaretta elettronica nei locali chiusi delle scuole. Saranno previsti incontri degli studenti con esperti delle Asl per parlare di educazione alla salute e dei rischi derivanti dal fumo. I proventi derivanti dalla violazione del divieto di fumare saranno reinvestiti in attività formative di educazione alla salute.

– Sono previste linee guida del Ministero per disincentivare in tutte le scuole la somministrazione di alimenti e bevande sconsigliati.

– Nelle gare d’appalto per l’affidamento e la gestione dei servizi di refezione scolastica, si dovrà prevedere un’adeguata quota di prodotti agricoli ed agroalimentari provenienti da sistemi di filiera corta e biologica.

CONTINUITÀ DEL SERVIZIO SCOLASTICO:

– Cambia la procedura di assunzione dei dirigenti scolastici: saranno selezionati attraverso un corso-concorso annuale di formazione della Scuola Nazionale dell’Amministrazione. Le graduatorie dell’ultimo concorso diventano a esaurimento e dovranno essere esaurite prima di procedere a una nuova selezione.

– Nelle regioni in cui i precedenti concorsi per dirigenti scolastici non si sono ancora conclusi saranno assegnati incarichi temporanei di presidenza a reggenti, assistiti da docenti incaricati. Questi ultimi sono esonerati dall’insegnamento.

– Sarà definito un piano triennale di immissioni in ruolo del personale docente, educativo e Ata – Ausiliario tecnico e amministrativo – per gli anni scolastici 2014/2016 (69mila docenti e 16mila Ata nel triennio). Il piano terrà conto dei posti vacanti e disponibili in ciascun anno e dei pensionamenti.

– È prevista l’assunzione di 57 dirigenti tecnici (i cosiddetti ispettori) per il sistema della valutazione vincitori dell’ultimo concorso.

– Docenti inidonei per motivi di salute: fino alla conclusione dell’anno scolastico 2015/2016 possono essere utilizzati per iniziative per la prevenzione della dispersione scolastica, per attività culturali e di supporto alla didattica.

DOCENTI DI SOSTEGNO

Per garantire la continuità nell’erogazione del servizio scolastico agli alunni disabili si autorizza l’assunzione a tempo indeterminato di docenti di sostegno (oltre 26.000). Si darà così una risposta stabile a più di 52.000 alunni oggi assistiti da insegnanti che cambiavano da un anno all’altro. È prevista l’unificazione delle quattro aree scientifiche dei docenti di sostegno per il futuro reclutamento. Dal 2015/2016 il riparto dei posti di sostegno garantisce una percentuale uguale tra Regioni.

EDILIZIA SCOLASTICA

Per far fronte alle carenze strutturali delle scuole, per la costruzione di nuovi edifici scolastici, per l’adeguamento o la costruzione di nuove palestre nelle scuole e edifici e residenze universitarie di proprietà degli enti locali, le Regioni potranno contrarre mutui trentennali, a tassi agevolati, con la Banca Europea per gli Investimenti, la Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa, la Cassa depositi e prestiti o con istituti bancari. Gli oneri di ammortamento saranno a carico dello Stato. Le rate di ammortamento dei mutui attivati sono pagate agli Istituti finanziatori direttamente dallo Stato.

DIMENSIONAMENT O

A partire dall’anno scolastico 2014/2015 il ministro dell’Istruzione, di concerto con il ministro dell’Economia, previo accordo in Conferenza Unificata, definirà i criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi, nonché per la sua distribuzione tra le Regioni, che provvederanno autonomamente al dimensionamento scolastico sulla base di questo accordo.

FORMAZIONE DEI DOCENTI

– 10 milioni per il 2014 per la formazione del personale scolastico. In particolare, la norma punta ad un rafforzamento delle competenze digitali degli insegnanti, della formazione in materia di percorsi scuola-lavoro e a potenziare la preparazione degli studenti nelle aree ad alto rischio socio-educativo. Tra le attività di formazione rientra l’incremento delle competenze relative all’educazione all’affettività e al rispetto delle diversità e pari opportunità.

– Altri 10 milioni nel 2014 serviranno per l’accesso gratuito del personale docente di ruolo e con contratto a termine della scuola nei musei statali e nei siti di interesse archeologico, storico e culturale.

FORMAZIONE NELLE AZIENDE

– Gli Istituti tecnici superiori possono stipulare convenzioni con imprese per la realizzazione di progetti formativi congiunti per un periodo di formazione regolato da un contratto di apprendistato. Questa possibilità riguarda anche le Università, con riconoscimento di un massimo di 60 crediti.

FORMAZIONE ARTISTICA MUSICALE E COREUTICA

– 5 milioni sono stanziati per il 2014 in favore degli Istituti superiori di Studi Musicali pareggiati per garantire la continuità didattica e fare fronte alle loro difficoltà finanziarie.

– 1 milione è stanziato per le Accademie di Belle Arti finanziate dagli Enti locali.

– Sempre per garantire la continuità didattica, i contratti a tempo determinato dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica (Afam) attivati lo scorso anno accademico possono essere rinnovati per il successivo. Si prevede l’inserimento del personale docente con almeno 3 anni accademici di insegnamento in apposite graduatorie nazionali utili per l’attribuzione degli incarichi di insegnamento a tempo determinato in subordine alle graduatorie nazionali a esaurimento.

MISURE DI SEMPLIFICAZIONE

– Il cosiddetto bonus maturità è abrogato ma sono salvaguardate le posizioni di coloro che in virtù del bonus si sarebbero potuti iscrivere ai corsi a numero chiuso, consentendo loro l’iscrizione in sovrannumero per l’anno accademico 2013/2014, ovvero al primo o secondo anno dell’anno successivo con riconoscimento di crediti.

– A partire dall’anno accademico 2013/2014, l’importo dei contratti dei medici specializzandi è determinato a cadenza triennale e non più annuale. L’ammissione alle scuole di specializzazione avverrà sulla base di una graduatoria nazionale. La durata dei corsi verrà ridotta con un decreto ministeriale per accelerare l’ingresso degli specialisti italiani nel mondo del lavoro, in linea con le migliori pratiche diffuse a livello europeo e con le esigenze del Servizio Sanitario Nazionale, con destinazione degli eventuali risparmi all’incremento dei contratti dei medici specializzandi.

– La durata del permesso di soggiorno degli studenti stranieri, per la frequenza di un corso delle istituzioni scolastiche, universitarie, dell’Afam o per formazione, è allineata a quella del corso di studi o di formazione, nel rispetto della specifica disciplina sulla verifica del profitto.

QUALITÀ DELLA RICERCA SCIENTIFICA

– Per valorizzare il merito e l’eccellenza nella ricerca, la quota premiale del Fondo di finanziamento degli enti di ricerca (almeno il 7% del Fondo totale) è erogata, in misura prevalente, in base ai risultati della valutazione della qualità della ricerca effettuata dall’Anvur.

– Ricercatori, tecnologi e personale di supporto alla ricerca, per un massimo di 200 unità, potranno essere assunti dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia per attività di protezione civile, di sorveglianza sismica e vulcanica, nonché di manutenzione delle reti di monitoraggio. Fino al completamento delle procedure di assunzione potranno essere prorogati i contratti.

– Sono previste misure per facilitare l’assunzione di ricercatori e tecnologi da parte degli enti di ricerca.

Scrima: decreto “istruzione”, subito il confronto sui decreti attuativi

Scrima: decreto “istruzione”, subito il confronto sui decreti attuativi

Bene la definitiva conversione in legge del decreto “istruzione”. Apprezziamo anche alcune delle modifiche introdotte dalle Camere anche se ci sono richieste ancora non accolte (posizioni economiche del personale ATA, quota “96”, inidonei) sulle quali il nostro impegno continua in altre sedi, prima fra tutte la discussione sulla “legge di stabilità”.

E’ importante che si sia dato sui temi dell’istruzione e della formazione un segnale di attenzione nuova e di discontinuità con un passato che ha fatto molti danni.

Ora vogliamo che si apra immediatamente una fase di confronto, non solo sui decreti attuativi delle tante disposizioni contenute nella legge, ma anche per riportare alla giusta sede quelle materie che attengono alla sfera contrattuale: prime tra tutte l’organizzazione del lavoro, l’aggiornamento e la formazione in servizio, l’utilizzo delle risorse che il contratto destina al trattamento economico del personale.

Ci attendiamo dal Governo e dall’Amministrazione atteggiamenti che confermino nei fatti la volontà di avviare una stagione di forte valorizzazione del lavoro nella scuola, obiettivo al quale è rivolta la mobilitazione che vede oggi impegnata la Cisl Scuola e l’intero movimento sindacale.

Francesco Scrima, segretario generale CISL Scuola

Approvazione DL 104, prima inversione di tendenza ma non basta

Approvazione DL 104, Pantaleo: prima inversione di tendenza ma non basta

Comunicato stampa di Domenico Pantaleo, Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.

L’approvazione del decreto 104 recante “misure in materia di istruzione, università e ricerca” è positivo perché tenta di invertire la tendenza degli ultimi anni al disinvestimento nei comparti della conoscenza in particolare sulla scuola, ma del tutto insufficiente in termini di risorse impegnate. Sono particolarmente apprezzabili gli interventi su:

  • stabilizzazione degli insegnanti di sostegno
  • un nuovo piano pluriennale d’immissione in ruolo per i precari della scuola
  • le nuove norme sul reclutamento dei dirigenti scolastici
  • la parziale soluzione per modificare l’incivile norma sui docenti inidonei
  • gli interventi sull’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica (Afam)
  • i primi elementi d’implementazione di alternanza scuola-lavoro
  • la definizione con le Regioni dei criteri per il dimensionamento scolastico
  • la proroga dei contratti a tempo determinato per gli INGV e la previsione di 200 assunzioni.

Le tante iniziative di lotta promosse in questi anni dalla FLC e dalla CGIL sono state determinanti per raggiungere questi primi risultati. Riteniamo però inaccettabili le ulteriori incursioni legislative sulla contrattazione in tema di contrasto alla dispersione scolastica e i meccanismi premiali per la ricerca senza stanziamenti di risorse aggiuntive. Dopo i tagli epocali fatti prima dal Governo Berlusconi e poi da quello Monti, ci attendevamo qualcosa di più. Ai comparti della conoscenza serve un piano pluriennale di investimenti su università, scuola e ricerca e Afam per:

  • garantire il diritto allo studio
  • dare stabilità agli organici
  • superare la precarietà
  • potenziare l’offerta formativa nel Mezzogiorno
  • migliorare e qualificare le infrastrutture
  • promuovere un piano di formazione dei docenti e di tutto il personale.

Incomprensibile invece risulta la mancata estensione a tutti gli enti di ricerca della proroga dei contratti a termine come è stato fatto per l’INGV e un vero piano di stabilizzazione dei precari. Al contrario il disastroso decreto sulla pubblica amministrazione (D.L.101/2013) rischia di provocare centinaia di licenziamenti.  Inoltre i recenti provvedimenti del Miur sull’università a partire dai punti organico stanno provocando conseguenze negative sul reclutamento e sull’offerta formativa. Al fine l’impressione è quella di un provvedimento una tantum e non di un cambio strategico nel considerare la conoscenza un investimento per il futuro del Paese. Per queste ragioni la mobilitazione unitaria continuerà e si intensificherà nei prossimi giorni a cominciare dalla richiesta di soluzioni credibili per i precari della ricerca, per il rinnovo dei contratti nazionale e il pagamento degli scatti di anzianità.

PER ISTITUTI MUSEALI STANZIATI 5 MILIONI DI EURO

Scuola: Marcucci (PD) : “PER ISTITUTI MUSEALI STANZIATI 5 MILIONI DI EURO”

Dichiarazione del Presidente della Commissione Istruzione del Senato, Andrea Marcucci

“Tra le misure sicuramente apprezzabili del decreto istruzione il sostegno agli istituti musicali ex pareggiati
credo possa dare una boccata d’ossigeno a un settore fortemente trascurato e penalizzato.” Lo afferma il Presidente della Commissione Istruzione del Senato, Andrea Marcucci, che sottolinea in particolare:
“Il decreto istituisce un fondo di 5 milioni di euro per far fronte alle difficoltà finanziare degli istituti di studi musicali e le accademie storiche  artistiche e musicali non statali, invertendo rotta in maniera significativa rispetto al passato”.

Incontro 16 novembre

Sabato 16 novembre, dalle ore 15,30, nella sede SAB di Praia a Mare, Via delle Industrie, a fianco supermercato Conad c/o il Liceo Linguistico” P. Lanza”, saranno presenti il segretario generale prof. Francesco Sola per problematiche varie, corsi di sostegno, PAS ecc.., ed il responsabile del settore prof. Domenico Sanfilippo per ricostruzioni carriere, riscatti, buonuscita, pensioni, ricongiunzione periodi assicurativi ecc.
f.to prof. Francesco Sola segretario generale SAB

Scuola, pensieri random

da l’Unità

Scuola, pensieri random

di Mila Spicola

Mettetevi comodi, ci sono un po’ di questioni che vorrei condividere con voi, così, a saltare, senza nemmeno perder tempo a strutturare il discorso in modo lineare.

Iniziamo da una ricorrente. Soldi alle private? No. La penso da sempre come Rodotà: sono contraria a fondi pubblici per le scuole private. Per una questione di principio non di soldi. Perchè non credo che le somme destinate alle private risolverebbero i problemi della scuola.  Il bilancio interno della Scuola è di circa 80 miliardi l’anno. I soldi alle private sono circa 400 milioni. Io voglio toglierli per principio e coerenza, ma so che non è  con 400 milioni che rendo la scuola statale “adeguata ai propri fini”. Questo Paese tutto (non i governanti ma gli elettori) deve capire che per rendere la scuola adeguata ai propri fini ci vogliono somme in più adeguate, certo non le bazzeccole dei 400 milioni, che tra l’altro ha già destinato Letta con il suo Decreto Scuola appena approvato che non credo che porterà alla scuola grandi mutamenti.

Il perno del problema è che, secondo me, e di questo voglio parlarvi, si deve mettere mano alla riorganizzazione del nostro mondo a cominciare dai docenti.

Non siamo la scuola di 40 anni fa, che aveva ben altri numeri (meno studenti), altre risorse e un’altra Italia. Oggi siamo la scuola di tutti, finalmente, in un Paese profondamente diverso: in crisi economica ma anche etica, meno coeso da questo punto di vista, con valori una volta scontati e condivisi da difendere oggi da capo e volta per volta. Siamo in un mondo profondamente diverso: in mutazione e in pieno smottamento. Abbiamo sì un corpus culturale da trasmettere ma da ridefinire proprio nelle modalità e nel senso di trasmissione. Di fronte a tutto ciò,  per portare avanti i “tutti” che abbiamo faticosamente ammesso nella Scuola, anche i deboli, anche gli ultimi, anche gli stranieri, serve un impianto di scuola diverso. Che si inventi un nuovo modo di promuovere le eccellenze e di recuperare le debolezze. E che punti su queste due cose potendolo fare. Non come pii desideri destinati a rimanere tali.

Abbiamo vinto una sfida: di avere tutti i bambini, adesso dobbiamo vincere l’altra sfida profonda di portarli tutti, a prescindere dai loro vissuti e dal fato che li ha fatti nascere in un posto piuttosto che in un altro, a raggiungere tutti almeno il livello della sufficienza, a condurli tutti al diploma, come mezzo di crescita individuale del singolo e collettiva del sistema Italia. Lasciando per una buona volte alle ortiche la convinzione che “chi non ha testa di studiare se ne vada a lavorare anche senza pezzo di carta”. Perchè chi rimane fuori dai saperi oggi rimane fuori dal mondo. Io sono cosciente che questa sarebbe la vera rivoluzione politica e storica mai compiuta nel nostro Paese. Altro che Rivoluzione Francese. Non so se ne son coscienti tutti. Alcuni di quelli che remano contro forse sì.

Dalla scuola per pochi alla scuola per tutti, alla scuola che recupera tutti.

L’impianto di scuola che oggi abbiamo è di fatto ancora quello selettivo gentiliano che non riesce a portare avanti tutti. Con modalità tacite o meno tacite, contrastate o meno, la scuola di oggi è ancora legata a un sistema che la condanna ad essere la scuola selettiva e discriminatoria. Non è colpa nostra, di noi docenti, ma il sistema è predisposto in un modo tale che ci ritroviamo di fatto a doverlo assecondare. Gli scarsi di qua e i bravi di là. Con poche e difficilissime condizioni per trasformare “gli scarsi” almeno in  sufficienti. E con l’enorme esercito dei “sufficienti” sempre stabile.

La prima modalità che si era messa in campo per mutare questo assunto era stata la scuola elementare coi moduli. E’ il sistema della scuola che recupera gli ultimi e cerca di predisporre la condizione per il recupero di tali ultimi. Anzi, di più, era un sistema predisposto per evitare che i divari si formassero, volendo agire fin dai primissimi anni. Annullato. Demagogicamente e ciecamente.

La seconda modalità è quella che tenta di evitare l’insorgere delle debolezze prima ancora della scuola: l’asilo. E’ l’unico modo per contrastare le differenze enormi in entrata nel ciclo della scuola formale.

Asili? Annullati, non ce ne sono,  soprattutto là dove servono di più, cioè dove è certo che si formeranno debolezze: nelle aree depresse del Paese. In Sicilia si varia dall’1% al 6 % di possibilità per i bambini di accedere all’asilo, in altre aree del Paese si raggiunge il 40% e siamo nelle eccezioni.  E sempre con una gran confusione di dati: non si capisce mai quali siano le differenze tra asilo, scuola materna, scuola dell’infanzia. Aiuterebbe parlare di ciclo prescolare 0-6 anni? Aiuterebbe.  I dati e le rilevazioni provano il legame diretto tra successo scolastico e anni prescolari (asilo, scuola materna, nido) frequentati.

La terza modalità potrebbe essere impiantare il tempo pieno obbligatorio nelle aree del Paese a più alto rischio debolezza (e sono esattamente le aree dove il tempo pieno latita), attivando processi individualizzzati costanti per il recupero degli ultimi e per il potenziamento dei primi.

La quarta modalità: agire sul motore della scuola, creare un corpo docente forte (dal punto di vista formativo e professionale) e compatto, che abbia strumenti lessicali e professionali comuni per poter attivare confronti, scambi e reti nel merito dei nodi pedagogici e didattici, anche per sperimentare tesi e impianti teorici tutti in divenire in modo scientifico rigoroso, a cui fa seguire le diverse pratiche estese. E qua parliam di cose veramente serie.

Un corpo professionale capace di portare avanti la “contrattazione” dei metodi didattici, dei fini pedagogigi e delle visioni di politiche scolastiche su una base comune di lessico, di formazione e di missione è veramente quello che si augurano i sistemi incancreniti e immobili delle burocrazie ministeriali, o gli uffici polverosi e mal gestiti degli uffici scolastici regionali e provinciali di tutta Italia?

Siamo il corpo di lavoratori del pubblico servizio più numeroso. Sapete cosa vorrebbe dire avere quasi un milione di teste attive e messe in rete e formate in modo eccellente a parlar e fare scuola in modo unitario? Non omologato attenzione, unitario? Quando si pensa alle rivoluzioni è proprio alla comunanza informativa e formativa che si fa riferimento. Non so se sono chiara.  Se oggi si fa un’indagine nel corpo docente su un qualunque argomento ne viene fuori una frammentazione abnorme di posizioni, a partire dalle basi conoscitive sul merito delle cose e dei problemi, perchè abnorme è la differenza di formazione  dei singoli docenti, come anche di selezione, come anche di condizioni strutturali o contestuali in cui si opera.

Faccio un esempio: l’idea di griglia o criterio valutativo che ha una collega della primaria è completamente diversa dall’idea di griglia o criterio valutativo di una collega di liceo, quando questa ultima ce l’abbia..perchè viene fuori da un percorso formativo e selettivo di tipo esclusivamente conoscitivo della disciplina insegnata non di tipo pedagogico didattico, non solo, non avendolo maturato nella formazione, sarà portata a rifiutarlo a priori. Nello stesso tempo: una docente di italiano di una scuola primaria di Trento si trova ad operare in condizioni strutturali e contestuali completamente diverse da quelle di una collega di Canicattì, non solo: con un bagaglio formativo diverso e con dei processi di selezione diversi.

Mi capita spessissimo di sentire a docenti di scuole superiori “a me basta dare il mio voto e va benissimo così”. Ma “il mio voto” cos’è, cara collega? Se il tuo sei non corrisponde al sei della collega della stessa disciplina della classe accanto? E’ una finzione, non altro. E così via tutto il resto. Dai processi ai metodi. Ecco: una formazione comune in servizio o iniziale servirebbe non ad omologare ma a motivare e a comprendere nel merito, le scelte, le assunzioni e i rifiuti. Ad essere coscientemente soggetti di libertà d’insegnamento. Lo diciamo sempre no? Senza conoscenza non c’è libertà.

Nemmeno puoi spiegare queste cose al cittadino comune, è così ancorato a un’ idea di scuola chederiva dalla sua percezione di ragazzino, che al massimo può fornire opinioni sulla sua personale esperienza facendo spallucce se discuti in modo acceso di processi, metodiche, organizzazioni didattiche. Il cittadino medio immagina il docente per come lo ha vissuto e visto: qualcuno che entra nella classe e poi esce dalla classe. E finisce là. Nulla può, giuistamente, dire circa tutto il lavoro che c’è prima, durante e dopo a quella “entrata in classe”. La quale cosa vale per l’ortolano, per il medico, per il politico, per il Premier. Il che blocca la scuola a un’idea profondamente provinciale, deprofessionalizzata e naif .

Pensieri e ipotesi sulle cose da farsi.

Per migliorare la scuola dunque forse aiuterebbe un processo di uniformazione non dei metodi o delle pratiche ma delle conoscenze e dei lessici, prima di allargarsi a proporre mutamenti o modifiche al sistema organizzativo strutturale. E’ un’ipotesi che andrebbe percorsa.

Un nuovo e più adeguato sistema formativo comunque è necessario: con la laurea non esci insegnante oggi. Anche se sei il miglior laureato d’Italia e sei arrivato primo al concorso. Esci “lavorante generico”, arrivi in classe ad agir come non lo sai nemmeno tu. Arrivi in un consiglio di classe o in una scuola in cui ci son mille teste con mille definizioni diverse per ogni cosa e non sai nemmeno di cosa si parli se non ne hai incontrato la trattazione nel percorso universitario: docimologia? analisi dei processi didattici, metodologia…strategia? Inizialmente tutto si risolve in un approccio troppo spesso  naif. E se non sai cosa sono, metodi, processi e metodologie, la prima cosa che viene in testa è il rifiuto di “queste teorie” e ci si ritrova a reiterare meccanismi per imitazione che si traggono dalla personale esperienza scolastica. Ci si affida alle proprie risorse, si cerca di instaurare una qualche relazione con le classi e si fa lezione.  Bene che vada dopo tre giorni ti chiederai: Ma com’è che queste cavallette non mi ascoltano? E penserai che non ci son più i ragazzi di una volta…Poi, piano piano maturerai modalità per far qualcosa comunque. Per spiegare, verificare…e pensi che questo sia insegnare. Qualcuno si mette a studiare. Poi scopri che quasi tutti ci mettiamo a studiare. Ma lo facciamo in un modo così sconnesso, frammentato e discontinuo che i nostri studi iniziano e finiscono nelle nostre classi, senza riuscire mai fare sistema nel sistema.  Perchè il sistema non te lo chiede.

Non va bene. Scordiamoci questa leggenda che conta l’esperienza, oggi avere strumenti professionali adeguati e e un sistema di conoscenze pedagogico-didattiche comuni all’ingresso è indispensabile, perchè intanto che ti fai “l’esperienza” sono passati dieci anni di mestiere e le difficoltà e le richieste del mestiere oggi sono tante e tali che non si può derogare più.

Persino le sperimentazioni possibili devono essere guidate da coscienza professionale dei processi che stai mettendo in campo.

Nella primaria tutto questo è più facile da far capire, sono gli unici che hanno un’idea delle problematiche,  avendo seguoto percorsi di scienze della formazione. Molto più difficile è parlarne con docenti di scuola superiore: laureati in matematica, in lettere, in scienze,..bravissimi nelle loro discipline..ma..monchi. Il terreno di confronto poi si fa complessissimo per mancanza, ripeto, di lessico comune e di definizione dei temi e dei problemi. E’ solo un fattore discrezionale e personale se poi ci siano ottimi insegnanti o meno. Questo fattore ad oggi non è una condizione professionale fornita e verificata dal sistema in partenza, nè dai mezzi formativi, nè da quelli selettivi: le oscure “competenze professionali della docenza” non sono richieste più di tanto nei prerequisiti per accedere ai concorsi per docenti. Perchè non sono previste nemmeno nei percorsi formativi.

Difficilmente si recupererà dopo, la formazione in servizio è poi discontinua se non assente (nelle scuole autonome c’è poco, quando c’è) ed è uno degli anelli deboli. Il bravo docente diventa una figura mitologica che misuri e individui nel campo,  non una precondizione verificata nella selezione, in base ad alcune competenze specifiche che si sono sviluppate nel percorso di studi. Diciamola tutta: perchè non si dà valore alcuno alle competenze specifiche professionali che qualificano la professione docente. Non se ne parla, non si sa cosa siano, non le individua il cittadino, perchè ne è all’oscuro, no le regola il legislatore,  e la differenza tra il docente bravo e quello meno bravo è quella generica e retorica tra “eroe” o “fannullone privilegiato”. Ecco: non riconoscere le competenze professionali specifiche di un docente è stato il primo passo per la dequalificazione della professione in termini salariali e sociali.

Questa di sopra non vuole essere una recriminazione ma un dire come stanno le cose per poterle cambiare in vista di un miglioramento.

Per cui cadiamo dal pero tutti, persino noi docenti, nell’apprendere che in una recente ricerca inglese sono i docenti italia a trovarsi a fianco di quelli finlandesi per competenza e per influenza positiva sugli studenti. Cosa vuol dire? Vuol dire che, nonostante i bachi del sistema il singolo docente una professionalità, tacitamente, silenziosamente, faticosamente e autonomamente la matura.

Il gruppo più numeroso e qualitativamente alto di docenti del programma europeo di digitalizzazione didattica Etwinning ad esempio è italiano. Il problema è che non si fa sistema, non c’è lo spazio per il confronto e non c’è un’organizzazione superiore tale da mettere in rete e istituzionalizzare studi, sperimentazioni, aggiornamenti.

L’assurdo è che il docente che vuole farlo può oggi aggiornarsi con estrema difficoltà, spesso a sue spese, con ricatti psicologici, con scambi e con sensi di colpa. I casi in cui non è così sono eccezioni. Mi si dirà che non tutti i docenti si aggiornano: io dico invece che quasi tutti tentano di farlo e incontra strade in salita. Sapete perfettamente che è così, cari colleghi. Chi di voi ha chiesto al proprio preside permessi per seguire dei corsi ha dovuto sguainare le spade per ottenerli e ha dovuto pagarseli. Il danno oltre la beffa. Beh no: studio e ricerca sono funzioni strutturali della docenza, non accessori della docenza. Averlo dimenticato è il primo indebolimento di qualificazione professionale.

Eppure trattano di cose importanti, essenziali, ineludibili. Quante campagne informative  nazionali si mettono in campo contro il bullismo? Un’infinità: su tv e stampa. A che servono? A nulla. Quante formazioni nazionali invece si predispongono per i docenti delle scuole superiori sulle dinamiche di individuazione e contrasto educativo del bullismo? Nessuna.  E così per ogni tema.

Altro esempio cruciale. Quante campagne nazionali di formazione dei docenti sulla metodologia di condivisione della conoscenza e non della trasmissione della conoscenza si son fatte? I processi di apprendimento oggi sono quasi esclusivamente per condivisione e non più per trasmissione.  Chi ne parla? In quali momenti di confronto ci si interroga in modo strutturato e organizzato? Mai. Prof Spicola di cosa stai parlando? Appunto. Perchè ci si stupisce dell’ apatia nello studio di numeri sempre più alti di studenti? Forse perchè “i ragazzi di oggi sono senza interessi”? Ne siam sicuri? O perchè ci sono  problemi enormi di linguaggio e di paradigmi didattici da rivedere?

No, non è la retorica della digitalizzazione, è il desiderio di affrontare il nodo vitale del cambiamento, è il terreno di scontro che stiamo vivendo in questo istante. E’ la riflessione su cosa sia mutato nel mondo. Sono problemi filosofici che si riflettono poi nel mondo culturale. Chi ne parla? Stiam qua a fissarci sul tablet senza prima aver almeno discusso di questo? Quando ha smesso la scuola di essere il primo riflesso del mondo culturale?

Da quando l’insegnante si è trasformato da intellettuale a impiegato togliendogli lo spazio e la funzione dello studio in servizio? A qualcuno tutto ciò ha giovato. Non ai docenti. A chi fa comodo la mancata riqualificazione in servizio dei docenti? A chi fa comodo che i docenti vivano in un sistema che rende inevitabile un babele di pratiche, di didattiche, di metodiche e di mancanza di confronto comune sui temi? Che rende inevitabile l’enorme difficoltà dell’ autoaggiornamento? Secondo me fa più comodo ai governi e agli ingranaggi ministeriali, quelli che riescono a imporre di tutto di più come apprendisti stregoni e neofiti, con tanti alibi dalla loro parte.

Quello della “professione non abbastanza qualificata” o, detta più brutalmente “dei docenti che non sanno insegnare” è il vessilo più facile per imporre e portare avanti con il consenso dell’elettore scelte di razionalizzazione della spesa ma molto, molto dubbie dal punto di vista pedagogico, o quanto meno, non adeguatamente discusse con coloro che poi se ne devono fare interpreti operativi nel sistema scolastico, cioè i docenti. Siamo sicuri che “non sappiano insegnare come facevano una volta” e invece il problema è che “non devono più insegnare come facevano una volta”?

Ad esempio: a che serve un sistema di valutazione nazionale su cui la classe docente non ha avuto modo nè occasione di confrontarsi riguardo alle premesse, ai metodi e alle finalità, cosa completamente nuova e delicatissima per le ricadute sui processi d’insegnamento apprendimento? A che serve tenerli all’oscuro o coltivarne l’ostilità se poi tale sistema lo devono portare avanti e rendere efficace (attivando processi di insegnamento-apprendimento conseguenti) gli stessi docenti che non ne hanno vissuto insieme i momenti di costruzione e la definizione delle finalità? Non mi si dica che è momento di confronto l’individuazione random di qualche docente che diventa “esperto” Invalsi e nemmeno qualche corso che “racconta” cosa è e a cosa serve la prova Invalsi.  Beh no. Non funziona così e infatti non sta funzionando. Si rischia di vanificare un percorso importante e serio come quello della valutazione nazionale, si rischia di non predisporre in modo serio ampio e condiviso nuove pratiche o riflessioni che potrebbero nascere dall’analisi dei dati.

Quello che mi auguro per i docenti è intanto un nuovo e più adeguato sistema selettivo: non un miliardo di sistemi, ma uno solo. Rigoroso quanto si voglia, selettivo quanto si voglia, ma trasparente, serio e onesto. Senza fare l’occhiolino a politiche occupazionali e sindacali, ma facendo derivare queste ultime solo ed esclusivamente dai bisogni della Scuola. Il secondo indebolimento (psicologico come sociale) della nostra professione lo incontriamo nel processo selettivo e nell’immissione in ruolo. I sindacati si preoccupino piuttosto di verificare la regolarità dei passaggi, le tutele da attivare e la qualificazione del mestiere.

E infine mi augurio una diversa impostazione dell’organizzazione del lavoro, perchè questo è il terzo indebolimento della nostra professione, la disorganizzazione e la fumosità delle funzioni connesse alla docenza. Oggi ci troviamo in un sistema che rende possibile l’altissima specializzazione di alcuni ma anche la possibile dequalificazione e il lavoro difficile, o poco attento, di altri. Chi osserva da fuori più facilmente fissa l’attenzione sui casi di deprofessionalità e li assurge a sistema. Riorganizzazione dunque, fondata su tre cardini: tempo scuola, la funzione lavoro docente sia ridefinita con l’elenco dei mille “lavori” che svolgiamo dentro la scuola e per la scuola oltre le lezioni frontali: non solo dunque le ore di lezione ma le ore di lavoro funzionali oggi svolte e poco conosciute socialmente (cosa sono: programmazioni, consigli di classe, ricevimenti, funzioni strumentali, organizzazione, scrutini,..), la formazione in servizio che diventi una funzione docente organica e strutturale, non come punizione o premio,ma come  parte definita del tempo scuola, e, per favore, si parli di tutela della salute e di salario adeguato al tempo scuola svolto. Le attività funzionali crescono in maniera esponenziale anno dopo anno e nessuno le riconosce, già per effettuare azioni quotidiane come il registro elettronico e le attività burocratico giornaliere, etc..etc..vanno via circa due ore in più al giorno senza che ce ne accorgiamo noi per primi, per non parlar del resto che abbiamo, dai consigli a tutto il resto…questo è lavoro e i primi a non riconoscerlo siamo noi. Collegare le funzioni alla sostenibilità poi: esiste un diritto alla stanchezza, iniziamo a riconoscercelo noi per primi e forse lo riconosceranno gli altri.

Occorrerebbe una riorganizzazione nazionale dei servizi offerti in base a  degli standards almeno quantitativi nazionali, aggiornati, obbligatori, un’ uniformazione dell’offerta formativa almeno sulle cose minime: in termini di asili, in termini di tempo scuola (quanto più uniformato da Duino a Lampedusa) e di qualità di strutture: vincolando le regioni e i comuni a standards comuni inderogabili.

La scuola è frammentata ed è nel caos perchè oltre alla carenza di risorse e alla frammentazione formativa dei docenti  vive la frammentazione di condizioni strutturali e una disorganizzazione nazionale cronica. Siamo una babele di orari, di qualità di strutture,oltre che  di metodologie e di lessico.

Non riusciamo nemmeno a capirci sulle cose elementari in un consiglio di classe, figurarsi da sezione a sezione, da scuola a scuola e da regione a regione e ciascuno di noi si illude di essere il padrone della terra appena entra in classe.

Una rete di idee e di docenti

Dovremmo maturare l’idea che insegnare è sì mestiere individuale in cui vige la libertà d’insegnamento, che ha però valore collettivo,e che la libertà individuale può assumere un valore diverso se c’è una base comune e continua di confronto su temi professionali di cui conosciamo l’esistenza, i nodi e le diverse posizioni, un mestiere libero che deve offrire alla collettività un servizio democraticamente uniforme. Per essere collettivo devi condividere, confrontare e mutare, giorno dopo giorno. Questo lo si fa solo se è un atto previsto e predeterminato, destinando tempo, volontà e soldi al confronto e alla costruzione di una rete comunicativa professionale, che non abbia finalità sindacali ma solo professionali, metodologiche e didattiche.

La costruzione di una rete simile è difficilissima se non la si vuol fare, facilissima se la si vuol fare: pensate che sarebbe facile, per un governo, avere a che fare con una classe di 700 mila insegnanti tutti in rete, tutti informati e tutti attivi dal punto di vista dei temi e dei nodi educativi? Saremmo un nucleo sensibile e importante dal punto di vista politico, al di là della funzione educativa. Pensate che decidere di portare tutti i docenti e gli allievi alle eccellenze e pensare a come farlo sia un atto politico meno importante dell’ avere dieci euro in più in busta paga? Io credo che sarebbe il vero atto politico e che le dieci euro siano ragioneria, non Politica.

Fare i conti con la realtà

Per fare queste cose, fosse anche solo la necessità di ridefinire necessariamente i salari in rapporto a una riqualificazione professionale  – non perchè oggi non lo sia, lo è, ma perchè oggi non ci son “le prove”, se riscrivi i termini contrattuali riconoscendo il lavoro effettivamente svolto in termini di orario e di formazione, gli alibi del “lavoro scarso” e dei “privilegi del docente” addotti  finora svaniscono -, 400 milioni di euro previsti nel Decreto Scuola, o i fondi destinati alle scuole private, circa 300 milioni di euro, eventualmente recuperati per la scuola statale, sono nulla, servono miliardi: dai 10 ai 15. Sono tanti? Sono troppi? Per noi sono persino pochi.

Fatte alcune delle cose descritte sopra, la mitica “qualità della scuola” su cui tutti si affannano a dir la loro alla domenica mattina, verrebbe di conseguenza, perchè siamo noi docenti con le nostre teste e con le condizioni del nostro lavoro a tenere in piedi la scuola. I 400 milioni delle scuole private sarebbero un tassellino, ma evitiamo di sparare ingenuità tipo che sarebbero la panacea, perchè se lo dovessero fare, di eliminarli, e poi dirci “mò statevi zitti” avremmo ottenuto il piffero. Se io son contro i fondi alle private, lo ripeto, lo sono per principio costituzionale, per motivazione ideale e non per soldi.

E per questo mi ribecco pure l’accusa di “ideologia” da tutti, da destra a sinistra. Ideologia? Cioè? Direi di più: si tratta di un’idea.

Detto ciò, da un sondaggio di un anno fa solo il 2 % dell’elettorato attivo ritiene che la scuola debba avere fondi in più. Dunque ce la cantiamo e ce la suoniamo. Le scelte dei governi sono venute fuori da un circolo vizioso di ricerca di consenso facile e di necessità di far cassa. Su un dato millantato: la dequalità della scuola e degli insegnanti. Millantato perchè discrezionale e avallato dalle zone di vuoto (immissione in servizio non chiara e sempre rigorosa, opzionalità della qualificazione in servizio, ore di lavoro non quantificate….). I rilevamenti dei rendimenti mettono in rapporto i risultati scolastici coi contesti, non con la docenza. Le poche indagini sulla qualità della docenza (in genere straniere) rivelano che i docenti italiani sono generalmente professionali e competenti molto più di tanti altri.

E’ il senso comune quello che non ritiene in questo momento la Scuola un pilastro essenziale perchè, in un paese che ha perso identità comune e individuale, come anche certezza dei processi e dei comportamenti corretti, pensa che per “trovare lavoro non sia essenziale, serve altro, serve la telefonata” e dunque, in fondo, “non ci vuol mica tanto a far il docente…che vuoi che sia? perchè pagarli? e cosa pagare?”. Questo è il sentire comune e, di conseguenza, le forze politiche si regolano con azioni che incontrano il favore certo: per agire sulla scuola basta “punire” il docente e si ottiene subito favore sociale.

Eppure i docenti, che siamo scontenti eccome, siamo quasi un milione, se fossimo compatti questa idea potremmo ribaltarla nel paese e nell’immaginario dei singoli, prima ancora che nelle forze di governo.

Narrando un’altra immagine del docente italiano. Lontana da quella naif del docente che vuol “conservare privilegi e in fondo lavora poco”  come anche da quella del “docente eroe missionario” e vicina a quella più rispondente al vero: quella del docente che lavora,  con spirito di servizio, che è cosciente della sua professionalità e la difende con le mani e con i denti, pretendendo nero su bianco su alcuni temi senza nessuna remora a partire dalla riqualificazione professionale e dal salario adeguato al mutamento di ruolo e funzione. Passare cioè dalla visione impiegatizia del docente (che hanno voluto in tanti, per pagarla poco, sindacati e politica insieme e parte del nostro mondo) a quella di professionista e intellettuale. E nemmeno mi convince tanto l’immagine del docente bravo da “premiare” accanto a quella del docente pessimo da punire: preferisco immaginarmi dei meccanismi di progressione di carriera lontani dal libro Cuore e più vicini alle organizzazioni serie dei sistemi di lavoro: organizzazione, definizione e divisione del lavoro, diversificazioni funzionali, progressioni di carriera correlate, definizioni di standards quantitativi e qualitativi di riferimento.

Il riconoscimento del merito deve perdere tutto quello che di confuso, “romantico”, o tacitamente “sanzionatorio” ha, per acquistare i caratteri del normale riconoscimento della necessità della differenziazione del lavoro svolto dentro le scuole: si chiama divisione del lavoro e viene normalmente adeguata ai tempi e alle necessità in ogni ambito, sarebbe bene farlo anche nella scuola.  Certo, sono sarà duro introdurre in Italia la differenziazione delle funzioni all’interno della scuola.  Anche solo a livello di dibattito non ne parla nessuno, nemmeno si conoscono o considerano le figure del middle management scolastico, in genere assolte da docenti che, gradualmente, son meno docenti e più “altro”, figure normali e previste negli altri paesi ma totalmente assenti nel nostro perchè quelle funzioni sono assolte in modo nebuloso dai docenti, ma se si vuol difendere la qualità e la professionalità della scuola Governi, Paese e sindacati devono iniziare a capire che il difetto di professionalizzazione della scuola e dei docenti è innanzitutto nelle loro teste, non nelle nostre.

Forse ce la potremmo fare…a cambiar verso alla scuola..ma… Osservando il vostro collegio docenti, i colleghi e le colleghe, in che percentuale ritenete che sarebbero disposti/e a mutare la loro comoda posizione impiegatizia sempre uguale con quella attiva e mutevole di intellettuale? Attuando cambiamenti profondi proprio nella considerazione di sè? Osservando lo scontento crescente e le condizioni sempre peggiori mi sa che la percentuale stia crescendo.

Io credo che la scuola debba cambiar verso intanto dal basso, dalla consapevolezza condivisa di ciò che si è e uno dei modi passa dalla testa di noi docenti.  Non è facile, no, non lo è. Ma è una cosa possibile.

Iniziare con un  Theacher’ s Pride ad esempio non sarebbe male. L’ orgoglio di essere insegnanti. Io ce l’ho e voi?