AFAM – Biennio Formazione Docenti classe di concorso A077

AFAM – Biennio Formazione Docenti classe di concorso A077: il 12 dicembre 2013 la prima prova nazionale

 

Pubblicato il Decreto Direttoriale n. 2130 dell’11 novembre 2013 che fissa al 12 dicembre la prima prova nazionale per l’accesso ai corsi di diploma accademici di II livello a indirizzo didattico, classe di abilitazione A077, ai sensi del D.M. 11 novembre 2011, n. 194, art. 1, co. 3, lett. a. Attesa a breve la pubblicazione dei Bandi presso i Conservatori di Musica sede dei corsi di Didattica della musica.

 

Il D.D.G. 2130/13

 

Inoltre il Decreto Ministeriale n. 914 del 7 novembre 2013 ha aumentato di 79 unità i posti a numero programmato previsti per le diverse sottoclassi strumentali, portando a 643 il totale a disposizione dagli Istituti AFAM per l’anno accademico 2013-2014.

 

L’Elenco posti aggiornato

 

Ricordiamo che la prima prova a carattere nazionale consisterà in un test preliminare di accesso costituito da 60 quesiti a risposta multipla (20 per la verifica delle competenze linguistiche e 40 riferiti alle singole classi di concorso) predisposti autonomamente da ogni singola istituzione AFAM sede dei corsi. La prova, quindi, non sarà unica su tutto il territorio nazionale. Seguiranno le successive prove pratiche e teoriche secondo il calendario stabilito da ogni singolo istituto AFAM. Ricordiamo che è possibile l’iscrizione presso un solo Conservatorio sede della didattica.

 

L’elenco dei Conservatori sedi dei corsi di Didattica per l’A.A. 2013-2014

 

Abruzzo: Pescara

Basilicata: Potenza

Calabria: Cosenza – Reggio Calabria 

Campania: Avellino – Benevento – Napoli Salerno

Emilia Romagna: Bologna Parma – Modena

Friuli: Trieste Udine 

Lazio: Frosinone – Latina Roma

Liguria: Genova La Spezia 

Lombardia: Brescia Como – Milano 

Molise: Campobasso

Marche: Fermo – Pesaro 

Piemonte: Alessandria Cuneo Novara Torino

Puglia: Bari  Foggia – Monopoli

Sardegna: Cagliari Sassari

Sicilia: Messina Palermo – Catania

Toscana: Firenze

Umbria: Perugia

Veneto: Adria – Castelfranco Veneto – PadovaRovigo – Venezia – Vicenza

 

Per maggiori informazioni è possibile scrivere strumentomusicale@anief.net oppure ad afam@anief.net.

 

Indicazioni nazionali e inclusività

Coordinamento Nazionale per le Politiche dell’infanzia e della sua Scuola

L’orizzonte dell’inclusività, delineato dalla Costituzione come valore irrinunciabile, è un diritto di tutti e, in particolare, di ogni bambina e bambino che necessita di accoglienza e interazione con i coetanei e con gli adulti, per consentire la piena partecipazione alla comunità educante e favorire i processi di sviluppo e apprendimento.
L’inclusività rappresenta una significativa pista per ribadire come, da sempre, la scuola dell’infanzia sia il primo segmento del sistema scolastico italiano a praticare e rendere effettive azioni in tal senso.
Le Indicazioni Nazionali per il Curricolo, attuative da quest’anno scolastico, costituiscono una preziosa occasione per concretizzare e ricontestualizzare le buone prassi dell’inclusione, spesso già messe in atto con successo nelle scuole.
Il Coordinamento Nazionale per le Politiche dell’Infanzia e della sua Scuola, al fine di proseguire l’azione di sensibilizzazione di tutti i soggetti comunque coinvolti nelle politiche dell’infanzia e per supportare le attività delle istituzioni scolastiche e dei docenti, promuove un laboratorio di ricerca educativa e didattica, per riflettere sul nesso indicazioni nazionali/inclusività, a partire dalle azioni didattiche e dalle esperienze già consolidate.
La collaborazione e la condivisione di tale impostazione costituiranno la base di un’iniziativa itinerante promossa dal Coordinamento, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica e valorizzare il lavoro che gli insegnanti svolgono nella scuola dell’infanzia. Costruire insieme uno spazio di incontro e di dialogo
Trovare risposte coerenti alle domande di senso che i bambini ci pongono
Riconoscere il lavoro degli insegnanti nella scuola dell’infanzia
Se condividi questo percorso e vuoi segnalare esperienze già svolte o in via di elaborazione sul rapporto Indicazioni/inclusività, inviane una descrizione all’indirizzo mail: coord.infanzia@gmail.com

 

Bando Start Up, approvati 39 progetti

Bando Start Up, approvati 39 progetti
Coinvolti 115 soggetti pubblici-privati nelle Regioni della Convergenza

Concluse le selezioni nell’ambito del bando ‘Start Up’ dello scorso 13 marzo. Sono 39 i progetti vincitori che saranno finanziati con uno stanziamento totale di oltre 24 milioni di euro. Coinvolte le 4 Regioni dell’Obiettivo Convergenza: Campania, Puglia, Calabria, Sicilia. Nuove soluzioni tecnologiche per il ‘cloud computing’, l’integrazione dei dati e la loro sicurezza, la mobilità, la tutela e valorizzazione dei beni culturali, il turismo. Sono alcuni degli ambiti su cui si sono ‘sfidati’ i candidati. Obiettivo del bando, aiutare giovani imprese a mettere sul mercato prodotti e servizi altamente innovativi favorendo contemporaneamente la crescita economica  e l’occupazione giovanile nelle regioni della Convergenza.
I progetti ammessi al finanziamento coinvolgono complessivamente 151 tra soggetti pubblici e privati: 48 soggetti della ricerca e 103 soggetti industriali, di cui 4 grandi imprese e 99 piccole e medie imprese. Il 15% di queste ultime sono state costituite da giovani imprenditrici. La selezione si è svolta tenendo conto delle priorità individuate dal Programma Quadro per la Ricerca Europea Horizon 2020.

Tre le linee di intervento: ‘Big Data’ (sviluppo di nuovi metodi per la gestione e la valorizzazione dei grandi dati) con 14 progetti approvati e un contributo complessivo di oltre 7,5 milioni di euro; ‘Cultura ad impatto aumentato’ (soluzioni tecnologiche per una fruizione innovativa e interattiva del patrimonio culturale), con 18 progetti approvati e un contributo complessivo di oltre 11,8 milioni di euro; ‘Social Innovation Cluster’ (creazione di soluzioni tecnologiche per stimolare attività imprenditoriali in rete), con 7 progetti approvati e un contributo complessivo di oltre 5 milioni di euro.

La Scuola 2.0 al Salone dell’Istruzione ‘Abcd’ di Genova

La Scuola 2.0 al Salone dell’Istruzione ‘Abcd’ di Genova

La Scuola 2.0 al Salone dell’Istruzione ‘Abcd’ di Genova
Confronto anche su Twitter attraverso l’account @Scuole2Zero

La Scuola 2.0 si racconta al Salone Italiano dell’Educazione, dell’Orientamento e del Lavoro ‘Abcd’ di Genova (http://www.abcd-online.it/), che dedica un ampio spazio al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (http://www.abcd-online.it/ledizione-2013-di-abcd-dedica-uno-spazio-rilevante-al-miur/).

La mappa del cambiamento e il racconto delle esperienze saranno al centro di tre giorni di confronto, dal 13 al 15 novembre, fra gli attori del mondo scuola e gli esperti del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Per animare il dibattito pomeridiano del 14 novembre è stato attivato un account Twitter @Scuole2Zero e lanciato l’hashtag #scuola2zero.

Presso lo stand del Miur sarà allestita un’area ‘video-box’ destinata a riprendere brevi video-interviste agli studenti sul tema ‘La Scuola 2.0 che vorrei’. Le scuole potranno anche portare direttamente video, della durata di un minuto, per dare il loro contributo.

EDUCARE alla critica: quale VALUTAZIONE?

EDUCARE alla critica: quale VALUTAZIONE?
Convegno Nazionale
MARTEDI’ 26 NOVEMBRE 2013
ore 9.00 / 13.00 – 15.00 / 18.00
Aula Magna Liceo Classico “T. Mamiani”
Viale delle Milizie, 30 – 00192 Roma

Questo Convegno è organizzato dall’Associazione Unicorno l’AltrascuolA in collaborazione con il Liceo Classico “T.Mamiani” e l’Unicobas Scuola

La sfida della globalizzazione impone alla Scuola italiana scelte drastiche. I recenti studi internazionali valutano con severità le competenze raggiunte dagli studenti italiani in settori chiave della loro formazione. Ciò rischia di compromettere definitivamente la possibilità degli studenti italiani di competere sul mercato internazionale.
Anche per questo, nell’ultimo decennio, si è tentato di standardizzare metodi di valutazione oggettivi, che permettano di conoscere e studiare scientificamente il funzionamento delle agenzie formative (Scuole ed Università) secondo percorsi e criteri già sperimentati nei Paesi anglosassoni.
Questo tentativo, tuttavia, ha incontrato resistenze, con motivazioni che vengono tuttora discusse: ad esempio, l’impossibilità di valutare con obiettività il processo di apprendimento mediante standard valutativi considerati validi universalmente, a prescindere dal contesto geografico, sociale, culturale; la necessità di finanziare adeguatamente il sistema scolastico ed universitario italiano prima di valutarlo; l’iniquità di un sistema che valuti l’operato dei Docenti a partire dal mero risultato degli alunni, senza minimamente considerare l’involuzione indotta nella società italiana dell’ultimo trentennio da un sistema mediatico improntato a criteri puramente mercantilistici ed antieducativi; la necessità di mantenere la Scuola, l’Università e la ricerca libere ed indipendenti rispetto alla dominante ideologia neoliberista, di cui l’ideologia delle competenze è un frutto; in particolare sollevano forti opposizioni i test Invalsi, considerati schematici ed inappropriati perché ‘tarati’ su progetti estranei alla nostra tradizione; la svalutazione della complessa professionalità dei Docenti, svalutazione implicita nella presunta necessità di valutarne la “produttività” come se l’insegnamento fosse un mestiere di mera natura impiegatizia.
Ma è giusto frenare un processo, come quello della valutazione di sistema, che appare oramai ineluttabile? È didatticamente produttivo impedire una valutazione oggettiva degli studenti, la quale comporti anche una valutazione parimenti oggettiva dell’operato dei Docenti e dell’intero sistema scolastico, al fine di farlo progredire? L’opposizione non nasce piuttosto dalla paura di essere valutati?
Questo e altri temi di argomento docimologico saranno oggetto del Convegno. I relatori saranno invitati ad esprimere liberamente la propria opinione, con l’intento di giungere, se possibile, a conclusioni condivise.

INTERVERRANNO:
MATTINA:

• Saluto ai presenti dalla Proff.ssa Tiziana Sallusti, Dirigente Scolastico Liceo Classico “T. Mamiani”

• Prof. Alvaro Belardinelli (docente Liceo Classico “T. Mamiani”, Roma): “Taglia 52: valutare una Scuola impoverita”

• Dott.ssa Carmela Palumbo (Direttore Generale MIUR per gli ordinamenti e l’autonomia scolastica): “La valutazione degli apprendimenti degli studenti per orientare le politiche scolastiche”

• Prof. Francesco Sabatini (Filologo, lessicografo e linguista, Presidente Onorario Accademia della Crusca, Professore emerito Università degli Studi Roma Tre): “Valutazione: i molti limiti di un’operazione utile”

• Prof. Andrea Ichino (Professor of Economics at the European University Institute in Fiesole): “Liberiamo la scuola”

• Prof.ssa Anna Angelucci (docente, Associazione Nazionale “Per la scuola della Repubblica”): “Sistema di valutazione negli Stati Uniti d’America: storia di un fallimento.”

• Prof. Giorgio Israel (Professore di Storia della Matematica, Università “La Sapienza” Roma): “Valutazione o ingegneria sociale?”

• Prof. Stefano d’Errico (Segretario Nazionale Unicobas Scuola): “Il sistema di valutazione, la condizione e lo stato giuridico della funzione docente”

Segue DIBATTITO, introdott da Giacomo Gabbuti (studente)

POMERIGGIO:

• Prof. Giorgio Ragazzini (Membro del Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità): “Valutazione: di quale merito parliamo?”

• Prof.ssa Maria Mantello (Presidente Associazione Nazionale del libero pensiero “Giordano Bruno”): “Pensiero critico e scuola pubblica: la via maestra della Costituzione.”

• Dott.ssa Diana Cesarin (FLC CGIL Centro Nazionale): “La valutazione nella conoscenza, per la qualità e i diritti”

• Prof.ssa Alessandra Fantauzzi (docente di scuola primaria I.C. “Viale Venezia Giulia”, Roma): “L’invalsi e i diversamente abili.”

• Prof. Stefano Lonzar (Vicepresidente Associazione Unicorno l’AltrascuolA): “Invalsi: merito e castigo. La ricaduta del sistema di valutazione nella scuola secondaria di primo grado.”

Segue DIBATTITO, introdotto da Lorella Bertone (genitore)

Nella scuola statale in crescita alunni disabili (+60% in 14 anni) e sostegno

da Redattore Sociale

Nella scuola statale in crescita alunni disabili (+60% in 14 anni) e sostegno

Il ministero dell’Istruzione anticipa i dati del 2013/2014: gli alunni con disabilità sono 209.814 (+3,7% rispetto allo scorso anno). Crescono anche i docenti di sostegno: dai 101.301 del 2012/2013 ai 110.216 del 2013/2014 (+8,8%)

Aumentano gli alunni disabili nella scuola italiana. Ma cresce anche il numero dei docenti di sostegno. È quanto riferisce il ministero dell’Istruzione che ha anticipato i dati statistici sugli alunni con disabilità e sul sostegno relativi al 2013/2014 che saranno perfezionati a conclusione delle procedure di assunzione in ruolo. Secondo quanto si legge, infatti, a proposito del numero di alunni con disabilità nella scuola statale italiana, si va “dai 202.314 dell’anno scolastico 2012/2013 ai 209.814 del 2013/2014 (+3,7%)”.

Ma, appunto, “aumenta il contingente dei docenti di sostegno: dai 101.301 del 2012/2013 ai 110.216 del 2013/2014 (+8,8%)”. Il rapporto docenti/alunni e’, in media, “di 1 a 2 e il personale e’ sempre piu’ stabile, grazie anche a quanto previsto nel decreto scuola ‘L’Istruzione riparte’, voluto dal ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, che consente l’immissione in ruolo in tre anni di 26.674 docenti in più rispetto alla dotazione organica del sostegno. Di questi 26.674 insegnanti, 4.447 saranno stabilizzati già dall’attuale anno scolastico, 13.342 lo saranno nel 2014/2015 e 8.895 nel 2015/2016. Una risposta concreta alle esigenze di 52.000 alunni che oggi non avevano la garanzia di mantenere lo stesso docente da un anno all’altro”.

Il Miur, inoltre, pubblica il Focus ‘L’integrazione scolastica degli alunni con disabilita’ – dati statistici a.s. 2012/2013′, in cui viene descritto “il fenomeno della disabilità con maggior grado di dettaglio. In particolare, vengono pubblicati i dati relativi al 2012/2013, anno in cui gli alunni con disabilità sono aumentati del 3,2%, registrando tassi di incremento differenti nei vari ordini e gradi di scuola: +2,2% nella scuola dell’infanzia, +3,4% nella scuola primaria, +2,4% nella scuola secondaria di I grado e +4,3% nella scuola secondaria di II grado”. Guardando ai numeri della sola scuola statale, dall’anno scolastico 2000/2001 “gli alunni con disabilita’ sono aumentati di oltre il 60%. La crescita e’ stata differente nelle diverse macroaree del territorio: +90% nel Nord-Ovest, +76% nel Nord-Est, +82% nel Centro, +34% nel Mezzogiorno”.

Gli alunni con disabilita’, inoltre, “sono circa il 2,5% sul totale degli alunni (1,3% nella scuola dell’infanzia, 3% nella scuola primaria, 3,7% nella scuola secondaria di I grado e 2% nella scuola secondaria di II grado). Le regioni dell’Italia centrale presentano mediamente una percentuale piu’ elevata di alunni con disabilita’. Nelle scuole statali si registra una percentuale di alunni con disabilita’, sul totale degli iscritti, pari al 2,7%. In quelle non statali sono l’1,5%. La disabilita’ intellettiva rappresenta la tipologia piu’ diffusa: oltre 148.700 alunni fra scuola statale e non statale (66,7% del totale degli alunni con disabilita’)”. (DIRE)
Alunni disabili, la Campania semplifica le procedure di accertamento

Grazie al lavoro del Comitato consultivo regionale appositamente istituito, avviato un percorso amministrativo semplificato. Iniziativa per ovviare alle difficoltà dovute al processo amministrativo, che vede coinvolti enti e istituzioni diverse

NAPOLI – Andare a scuola in Campania sarà più semplice, per gli alunni disabili. La Regione Campania semplifica la procedura dell’accertamento dell’handicap dell’alunno (ai sensi degli articoli 12 e 13 della legge 104/92), per ovviare alle difficoltà dovute al processo amministrativo che vede coinvolti enti e istituzioni diverse, come scuola, Inps, Asl,  non sempre in sinergia fra loro. Per questo motivo, fino a oggi il percorso per l’inserimento scolastico degli alunni con disabilità era stato caratterizzato da numerosi ricorsi da parte dei genitori che avevano fatto richiesta alla scuola di insegnanti di sostegno: in molti casi accadeva che l’insegnante di sostegno venisse negato a quegli stessi alunni cui in un primo momento era stato accordato. Oggi, grazie al lavoro del Comitato Consultivo Regionale appositamente istituito, il genitore che intende accedere ai benefici stabiliti dalla legge 104 seguirà un percorso amministrativo semplificato e che non lascia spazio ad ambiguità e a inerzie burocratiche.
I risultati sono stati presentati oggi nel corso della Conferenza di presentazione a cura del Comitato Consultivo Regionale.

“E’ davvero un successo aver completato il percorso che premia l’ottimo lavoro del Comitato – ha detto il vice Presidente della Regione Campania, Guido Trombetti -. In questo modo  la  Regione Campania si adegua alle normative vigenti che stabiliscono tappe importanti quali la diagnosi funzionale e il PEI e soprattutto segue nel tempo i miglioramenti dei bambini. Si tratta di un risultato che posiziona la nostra regione ai primi posti tra le regioni virtuose per questa problematica.
“Dopo l’approvazione della delibera, abbiamo continuato il nostro lavoro per creare le premesse per una sua corretta applicazione – ha detto Giovanni Delrio, presidente del Comitato -. Adesso è tutto pronto per accogliere l’alunno a scuola con una corretta diagnosi funzionale  e se il meccanismo va bene a regime non vi sarà più motivo di fare ricorso al TAR per  l’assegnazione dell’insegnante di sostegno, ricorso che comportava anche un impegno economico di  circa mille euro a famiglia”.

Poiché per avere l’insegnante di sostegno, era necessario il riconoscimento al godimento della legge 104, è stata siglata una Convenzione con l’Inps affinché le commissioni a ciò deputate comunicassero la loro risposta in 30 giorni. “Per una corretta applicazione delle norme vigenti è necessario che le Asl mettano in condizione le Unità Multidisciplinari di rilasciare la Diagnosi funzionale secondo un sistema di valutazione noto come ICF – ha spiegato Delrio –  E’ questo il documento su cui si basa il lavoro dei gruppi GLH – gruppo di lavoro per l’handicap – presenti in tutte le scuole. Questo gruppo di lavoro prepara il PEI (piano educativo individuale) che consente di quantificare il numero di ore di sostegno di cui ha bisogno l’alunno con disabilità. Le Asl hanno collaborato facendo una revisione delle Unità Multidisciplinari presenti nei propri Distretti e consentendo degli incontri di informazione per un adeguamento appropriato alla nuova procedura”.

“Abbiamo chiesto a tutti i Direttori generali la composizione delle Unità multidisciplinari che hanno il compito di redigere il documento della Diagnosi funzionale che caratterizza la condizione del disabile. Poiché molti operatori non utilizzavano la Diagnosi funzionale, abbiamo organizzato gratuitamente ,per la Regione e per le ASL dei Corsi di informazione sull’argomento. Gli ultimi incontri con la ASL NA 3 SUD si terranno il mese prossimo”.  “Inoltre – ha concluso il presidente del Comitato Giovanni Delrio – ci siamo confrontati con gli Uffici Regionali e Provinciali della scuola per organizzare incontri con i Dirigenti scolastici, gli insegnanti e le famiglie e per concordare con  loro il lavoro da fare”. (ip)

L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità dati statistici A.S. 2012/2013

Il Miur rende disponibili le prime anticipazioni dei dati statistici sugli alunni con disabilità e sul sostegno relativi al 2013/2014

L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità dati statistici A.S. 2012/2013
(ottobre 2013)

L’integrazione a scuola: aumentano alunni con disabilità, ma anche docenti di sostegno

(Roma, 12 novembre 2013) Cresce il numero di alunni con disabilità nella scuola statale italiana: dai 202.314 dell’anno scolastico 2012/2013 ai 209.814 del 2013/2014 (+3,7%). Ma aumenta, al contempo, il contingente dei docenti di sostegno: dai 101.301 del 2012/2013 ai 110.216 del 2013/2014 (+8,8%). Il rapporto docenti/alunni è, in media, di 1 a 2 e il personale è sempre più stabile, grazie anche a quanto previsto nel decreto scuola ‘L’Istruzione riparte’, voluto dal ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, che consente l’immissione in ruolo in tre anni di 26.674 docenti in più rispetto alla dotazione organica del sostegno. Di questi 26.674 insegnanti, 4.447 saranno stabilizzati già dall’attuale anno scolastico, 13.342 lo saranno nel 2014/2015 e 8.895 nel 2015/2016. Una risposta concreta alle esigenze di 52.000 alunni che oggi non avevano la garanzia di mantenere lo stesso docente da un anno all’altro.

Il Miur rende disponibili le prime anticipazioni dei dati statistici sugli alunni con disabilità e sul sostegno relativi al 2013/2014 che saranno perfezionati a conclusione delle procedure di assunzione in ruolo. Al contempo viene pubblicato il Focus ‘L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità – dati statistici a.s. 2012/2013’ in cui viene descritto il fenomeno della disabilità con maggior grado di dettaglio. In particolare, vengono pubblicati i dati relativi al  2012/2013, anno in cui gli alunni con disabilità sono aumentati del 3,2%, registrando tassi di incremento differenti nei vari ordini e gradi di scuola: +2,2% nella scuola dell’infanzia, +3,4% nella scuola primaria, +2,4% nella scuola secondaria di I grado e +4,3% nella scuola secondaria di II grado. Guardando ai numeri della sola scuola statale, dall’anno scolastico 2000/2001 gli alunni con disabilità sono aumentati di oltre il 60%. La crescita è stata differente nelle diverse macroaree del territorio: +90% nel Nord-Ovest, +76% nel Nord-Est, +82% nel Centro, +34% nel Mezzogiorno.

Gli alunni con disabilità sono circa il 2,5% sul totale degli alunni (1,3% nella scuola dell’infanzia, 3% nella scuola primaria, 3,7% nella scuola secondaria di I grado e 2% nella scuola secondaria di II grado). Le regioni dell’Italia centrale presentano mediamente una percentuale più elevata di alunni con disabilità. Nelle scuole statali si registra una percentuale di alunni con disabilità, sul totale degli iscritti, pari al 2,7%. In quelle non statali sono l’1,5%. La disabilità intellettiva rappresenta la tipologia più diffusa: oltre 148.700 alunni fra scuola statale e non statale (66,7% del totale degli alunni con disabilità).

Anticipazione dati statistici sugli alunni con disabilità e sostegno – a.s. 2013/2014

Questa breve anticipazione intende fornire un quadro sintetico del fenomeno della disabilità con riferimento al settore della scuola statale per l’a.s. 2013/2014.

I dati presentati derivano dalle procedure di organico rilevate alla data del 26 ottobre 2013, tenuto conto che il contingente autorizzato per le nomine in ruolo dell’anno scolastico da poco cominciato prevede l’assunzione a tempo indeterminato di 9.490 docenti per l’insegnamento comune e di 1.648 docenti sul sostegno.

Non solo, con il D.L. 12 settembre 2013, n. 104, “Misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca”, articolo 15, commi 2 e 3, è stato previsto un piano di assunzione che nei prossimi tre anni stabilizzerà 26.684 insegnanti di sostegno – 4.447 nell’a.s. 2013/14,  13.342 nell’a.s. 2014/15 e 8.895 nell’a.s. 2015/16 – in più rispetto al contingente per le nomine in ruolo autorizzato ogni anno.

L’incremento di titolari sul sostegno conferma e rafforza l’impegno del Miur a garantire agli alunni con disabilità un servizio scolastico più continuo ed è coerente con l’aumento progressivo degli alunni.

Per osservare il trend in salita degli alunni con disabilità e dei docenti di sostegno, ci riferiamo all’Organico di fatto (Graf. 1).

L’Organico di fatto registra la situazione delle scuole all’avvio dell’anno scolastico,  e quindi gli alunni che risultano realmente frequentanti in questa fase e il conseguente effettivo fabbisogno di risorse necessarie allo svolgimento delle attività didattiche e amministrative in termini di posti e cattedre e non di numero di persone impiegate.

Il ricorso a una fonte di dati differente rispetto a quelle normalmente utilizzate per lo studio e la realizzazione dei Focus del Servizio Statistico del MIUR (come, per esempio, nel Focus che viene pubblicato contemporaneamente alla presente Anticipazione che tratta il medesimo argomento con riferimento all’a.s. 2012/2013: “L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità -dati statistici a.s. 2012/2013, che presenta dati provenienti dal Fascicolo del personale con riferimento ai docenti, dalle Rilevazioni integrative con riferimento gli alunni), è necessario sia in quanto non sono stati ancora inseriti sul Sidi (il portale dei servizi del Ministero) tutti i contratti di assunzione del personale scolastico, sia poiché le Rilevazioni integrative verranno aperte nel mese di novembre, a fotografare l’evoluzione nel corso dell’anno del numero degli alunni frequentanti grazie anche all’integrazione con l’Anagrafe nazionale degli studenti.

Graf. 1 Alunni con disabilità e posti di sostegno nella scuola statale –  AA.SS. 2007/08 – 2013/14

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Il 12 dicembre la prova di accesso ai corsi A077 AFAM

Il 12 dicembre la prova di accesso ai corsi A077 AFAM

Il Coordinamento Nazionale Formazione Artistica, Musicale e Coreutica (CNAFAM) comunica l’emanazione da parte del MIUR del Decreto della Direzione Generale AFAM n. 2130 dell’11 novembre 2013, con il quale il Ministero fissa la data (unica a livello nazionale) per la prova d’accesso ai corsi di diploma accademico di secondo livello ad indirizzo didattico per la classe di abilitazione A077 – strumento musicale: 12 dicembre 2013.

Il decreto segue di pochi giorni il Decreto Ministeriale n. 914 del 7/11/2013 che, con il suo allegato, ridetermina a livello nazionale i posti per le immatricolazioni ai corsi di II livello ad indirizzo didattico per la classe di abilitazione A077. Entrambi i documenti sono pubblicati sul sito ufficiale CNAFAM.

Il MIUR ha sostanzialmente elevato di 79 unità il numero dei posti messi a concorso nel 2013/14 (poiché non utilizzati l’a.a. precedente), suddividendoli tra i Conservatori di Musica italiani che hanno attiva al proprio interno la Scuola di Didattica della Musica. Il risultato è che i posti messi complessivamente a disposizione dagli Istituti AFAM sono per quest’anno 643 (da 12 a 15 per singolo Istituto).

Le prove di accesso sono stabilite da ciascun Conservatorio, sulla base del Decreto Ministeriale 11 novembre 2011, n. 194 (Definizione delle modalità di svolgimento e delle caratteristiche delle prove di accesso ai corsi accademici di II livello di cui all’articolo 3, comma 3 del decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca 10 settembre 2010, n. 249, per l’insegnamento nella scuola secondaria di primo grado, ai sensi dell’articolo 5, comma 3 del medesimo decreto per l’anno accademico 2011/2012), alla cui lettura pertanto rimandiamo.

TAR Lazio: i candidati con diploma Magistrale a indirizzo sperimentale potevano partecipare al Concorso

Il TAR Lazio conferma le tesi ANIEF: i candidati con diploma Magistrale a indirizzo sperimentale potevano partecipare al Concorso

 

L’ANIEF ottiene la prima ordinanza di accoglimento emessa dal TAR del Lazio avverso le graduatorie di merito del concorso a cattedra pubblicate dal MIUR relativamente alla scuola primaria e dell’infanzia da cui era stata iniquamente esclusa una nostra iscritta per “mancanza di titolo di studio utile per l’ammissione alla procedura concorsuale”.

 

Il TAR Lazio, accogliendo tutte le richieste dell’Avv. Tiziana Sponga, ha sospeso il provvedimento di esclusione emanato dal Ministero dell’Istruzione a conferma dell’opinabilità delle determinazioni ministeriali sull’esclusione di questa tipologia di candidati dalla possibilità di partecipare al concorso a cattedra.

 

Il MIUR ha deciso, infatti, in maniera del tutto arbitraria e peraltro tardivamente di non ritenere valido per l’accesso all’insegnamento nella scuola primaria il diploma di maturità magistrale a indirizzo sperimentale conseguito dai candidati entro il 2001/2002, dimostrando parzialità e incongruenze che ora il Tribunale Amministrativo, in linea con quanto da sempre sostenuto dall’ANIEF, sta sanando.

 

“Non si permetta di giudicarlo!”, se i genitori insultano i professori

da Repubblica.it

“Non si permetta di giudicarlo!”, se i genitori insultano i professori

La denuncia di una docente aggredita per aver giudicato male un tema (“Non è farina del tuo sacco”). Poi si scopre che a insultare è un agente di polizia che ora le chiede di ritirare la querela. E l’episodio diventa un caso di coscienza e “rispettabilità” dei professori

di SALVO INTRAVAIA

“Non è farina del tuo sacco”. E a scuola scoppia il putiferio: i genitori dello studente, accusato dalla docente di avere consegnato un compito “taroccato”, si presentano a scuola e aggrediscono verbalmente l’insegnante che teme anche il “contatto” fisico. Dopo mezz’ora di improperi e parole in libertà, i genitori imbufaliti perché la prof si era permessa di “screditare” l’alunno davanti alla classe vengono messi alla porta dai bidelli. E pochi giorni dopo si beccano una querela. Adesso, l’insegnante  –  che nel frattempo è stata contattata dai genitori che si sono scusati di quei minuti di “lucida follia”  –  non sa che fare: ritirare la denuncia o proseguire nell’azione giudiziaria? Anche perché, protagonista dell’ennesima aggressione nei confronti di un docente della scuola pubblica italiana, questa volta, è un servitore dello stato: un poliziotto che rischia di avere la carriera rovinata. Non un semplice cittadino.

La vicenda, che racconta la stessa insegnante  – docente di Italiano  –  si verifica in una scuola del meridione d’Italia. E potrebbe essere presa ad esempio di come sono cambiati negli ultimi decenni i rapporti tra genitori ed insegnanti. Un tempo, i genitori avallavano quasi sempre l’azione del docente. Oggi, evidentemente no. “Erano le 12,15 e mi chiama al telefono la vicepreside per dirmi  –  racconta l’insegnante in questione  –  che ero attesa da due genitori per un colloquio. Io faccio presente che avrei avuto altre due ore di lezione e che non potevo riceverli prima delle 14,15. Ma la collega mi sollecita perché i due genitori sono impazienti e non possono aspettare due ore”. Qualche giorno prima, durante la correzione di un compito di Italiano sull’articolo di giornale in prima A, la prof aveva chiesto ad un alunno: “Leggi il tuo elaborato”.

E dopo averne ascoltato la prima parte aveva aggiunto: “Non è farina del tuo sacco, andiamo avanti”. Proseguendo la lezione con la lettura di altri componimenti. Una offesa imperdonabile per i genitori che si recano a scuola per parlare con la docente. “Lei si è permessa di dire a mio figlio che il compito non era farina del suo sacco”, inveisce il papà. “Ma se non mi posso più permettere di dire ai miei alunni che i loro compiti, peraltro svolti a casa, non sono farina del loro sacco, io non posso in alcun modo esercitare il mio ruolo in classe”, fa presente la docente. A questo punto interviene la madre che “accusa” l’insegnante “di non avere voluto interrogare come volontario il figlio per recuperare un brutto voto”. A questo punto l’insegnante fa presente che non per ragioni didattiche non accetta volontari e che il compito a casa non è stato valutato a nessuno.

Ma la mamma insiste sostenendo che la prof “perseguita il figlio”. Alla discussione, che si accende, assistono anche altri insegnanti, gli alunni delle altre classi e i bidelli. Ma anche il ragazzino. Dopo oltre venti minuti di batti e ribatti la professoressa fa presente che ha ancora un’ora di lezione da svolgere e invita i genitori a rivolgersi al dirigente scolastico. E il papà dell’alunno perde la testa. “Lei non capisce niente, non capisce neanche l’Italiano, anche se insegna Italiano!”, grida in faccia alla docente.  E, col dito indice puntato quasi dentro l’occhio della malcapitata, aggiunge: “Stia attenta, io la rovino, lei mi deve ascoltare, io sono un sottufficiale di Polizia”. “Mi meraviglio  –  prova a rispondere la docente  –  lei dovrebbe rappresentare la legalità!”. “Io vengo qui  –  incalza il genitore infuriato  –  quando voglio e come voglio e lei mi deve ascoltare perché è pagata per questo”. E conclude: “Tanto voi non fate niente, in classe giocate!”.

Dopo qualche settimana, la professoressa presenta una querela contro i due genitori. E, appresa la notizia, i due si presentano al cospetto della prof. dichiarandosi pentiti e dicendo all’insegnante che una eventuale condanna avrebbe stroncato la carriera al poliziotto con gravi ripercussioni anche a livello economico. “Mi mettono a passare carte per tutta la vita”, ha spiegato alla professoressa il papà del ragazzino. Fra qualche giorno, le due parti si dovrebbero incontrare per una soluzione bonaria della questione. L’insegnante, offesa, vilipesa e quasi aggredita fisicamente non sa che fare: perdonare i minuti di follia dei due genitori e ritirare la querela o andare avanti per la propria strada a tutela della sua professionalità e di quella di tutti i suoi colleghi?

Carrozza: in tutte le scuole ci vuole l’alternanza col lavoro

da La Stampa

Carrozza: in tutte le scuole ci vuole l’alternanza col lavoro

“Non solo negli istituti professionali, anche nei licei classici”

firenze

«Credo molto nell’alternanza scuola lavoro a tutti i livelli che non può essere relegata agli istituti professionali. Ad esempio chi studia al classico può fare un’esperienza di lavoro in biblioteca».

Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, nel corso del Festival dell’intelligenza collettiva, organizzato da Cna a Firenze.

«Dobbiamo riportare nella scuola la cultura del lavoro -ha aggiunto Carrozza- gli studenti devono confrontarsi con un problema pratico, devono mescolare scuola e lavoro, perché serve a sviluppare la personalità, le proprie capacità. Non dobbiamo aver paura di vedere la scuola -ha concluso- come il luogo dove si prepara il lavoro”.

Stipendi, primo stop alla riforma

da ItaliaOggi

Stipendi, primo stop alla riforma

Il disegno di legge collegato alla Stabilità sarà riesaminato a uno dei prossimi cdm. Tra le deleghe anche il reclutamento e gli organi collegiali

Alessandra Ricciardi

Il plenum del consiglio dei ministri ha preso tempo. Il disegno di legge delega sull’istruzione, università e ricerca, presentato dal ministro Maria Chiara Carrozza al cdm di venerdì scorso (si veda ItaliaOggi dell’8 novembre), sarà riesaminato in una delle prossime sedute.

Troppe le materie, e troppo delicate, nel carnet di un ddl che è giocato sul doppio binario della semplificazione di norme e di procedure amministrative. E su quello delle riforme vere e proprie. E così Palazzo Chigi ha optato per una pausa di riflessione, in attesa di un riequilibrio del disegno di legge. ItaliaOggi ha letto il provvedimento: tra le materie oggetto di delega, la revisione dei procedimenti «relativi allo stato giuridico e al trattamento economico del personale della scuola». Materia considerata tradizionalmente contrattuale, quella degli stipendi, e sui cui i vari tentativi di riforma che si sono susseguiti, a partire dal cosiddetto concorsone per gli aumenti di merito di Luigi Berlinguer, non sono mai andati in porto. Tra resistenze sindacali, certo, ma anche ristrettezze economiche, che non hanno consentito di rivedere gli avanzamenti di carriera potendo contare su risorse aggiuntive. Le ipotesi finora messe in campo hanno sempre giocato sul riutilizzo di una parte dei finanziamenti già destinati alla scuola e al trattamento di base di chi vi lavora, di cui per i sindacati fa parte integrante anche l’anzianità di servizio, che pesa sulle paghe attraverso il meccanismo dei cosiddetti gradoni.

La legge di Stabilità, a cui il ddl delega verrebbe collegato, ha tra l’altro confermato il blocco dei contratti fino al 2015. In una situazione di zero aumenti in busta paga, rivedere le progressioni economiche ora diventerebbe ancora più arduo per il governo. Al secondo punto della revisione del ddl delega «la precisa definizione dei rapporti tra le diverse fonti di disciplina pubblicistica e negoziale» che riguardano i dipendenti. Il riferimento probabilmente è alla riforma Brunetta, e in particolare alle sanzioni. Il sistema disciplinare nella scuola infatti è oggetto di continui contenziosi, a chiarire rapporti e poteri tra dirigenti scolastici e docenti che chiari non sono.

La delega dovrebbe riguardare anche «la disciplina giuridica degli altri soggetti riconosciuti dall’ordinamento vigente in materia di istruzione e formazione»: che si tratti dei soggetti che operano nel settore della formazione professionale, che però ricadrebbero nella competenza regionale, oppure degli istituti paritari, oggetto di una specifica legge, non è chiaro. La delega al ministro riguarda tra l’altro gli organi collegiali della scuola, «con il mantenimento delle sole funzioni consultive e il superamento di quelle in materia di stato giuridico del personale e di quelle rientranti nelle materie di competenze regionali», le reti di scuole e «la riforma organica del reclutamento del personale docente, che garantisca la tutela delle diverse categorie dei soggetti abilitati, mantenga l’equilibrio tra le assunzioni per concorso, anche con l’introduzione di una selezione all’ingresso dei corsi di studio abilitanti, e gli scorrimenti di graduatoria, fermo restando il rigoroso rispetto del principio del merito, e consenta lo smaltimento del precariato». Una copertura praticamente a 360 gradi delle rivendicazioni del settore. Il governo è delegato ad adottare, entro nove mesi dall’entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi, da sottoporre al parere obbligatorio delle camere. Entro due anni l’esecutivo potrebbe integrare e correggere con altri decreti.

Il pasticcio delle classi pollaio

da ItaliaOggi

Il pasticcio delle classi pollaio

La legge indica il numero minimo di alunni, non massimo. Un ordine del giorno del Pd impegna il governo a correre ai ripari. Ma servono risorse per farlo

Giorgio Candeloro

Un impegno a eliminare «i pollai». Il 31 ottobre scorso il Governo ha recepito alla Camera, durante la discussione sulla conversione del decreto 104 sull’istruzione, due ordini del giorno che lo impegnano ad assumere misure concrete di riduzione del sovraffollamento delle aule scolastiche e di miglioramento dell’offerta formativa.

I due documenti sono stati presentati dai deputati del Pd Cimbro, Moretti e Fioroni e hanno ottenuto il parere favorevole del ministro Carrozza. Si tratta in effetti di una questione importante per la vita della scuola, benché il semplice recepimento della proposta da parte del governo sia solo una dichiarazione di intenti e la promessa di impegnarsi ad inserire l’argomento in prossimi provvedimenti legislativi. Il problema, per essere risolto, richiede risorse, per finanziare le strutture e per incrementare il personale, risorse che al momento non ci sono. Il sovraffollamento provoca da anni polemiche e discussioni a non finire, con frequenti strascichi giudiziari, oltre a difficoltà organzizattive e didattiche.

La riforma Gelmini

Il decreto 81 del 2009 sulla riorganizzazione delle istituzioni scolastiche, fortemente voluto dall’allora ministro dell’istruzione Gelmini ha innalzato il numero di alunni per aula fino a 27 per le classi iniziali di scuola primaria, le ex elementari, 30 per quelle della secondaria di primo grado e 27 per le superiori. Sono inoltre previsti accorpamenti per le classi intermedie che scendono al di sotto di un numero minimo di alunni iscritti.

Cosa può fare il preside

Nella pratica cosa succede se un preside si trova ad avere un numero di iscritti superiore magari del 10 o del 20% al numero massimo previsto? Di sicuro non può costituire due classi più piccole, visto che il decreto Gelmini lo impedisce esplicitamente. Si trova allora di fronte a due possibilità: o indirizzare gli alunni verso altri istituti, rispettando così al tempo stesso il numero minimo e le norme di sicurezza sancite dalla legge, oppure, prassi assai più diffusa in tempi di concorrenza tra istituti, formare classi ben più numerose. Anche perché il decreto Gelmini fissa i numeri minimi ma non dice nulla sui massimi. In teoria insomma non si può fare una prima superiore con 26 alunni ma si può farla di 53, cioè il doppio meno uno di 27. Questa la genesi delle cosiddette «classi pollaio» secondo i firmatari dei due ordini del giorno, che infatti chiedono l’abolizione degli articoli del decreto 81 che fissano i numeri minimi e il ritorno alla situazione precedente al 2009, che consentiva la costituzione di classi anche molto più piccole. Del resto la battaglia contro il sovraffollamento delle aule scolastiche è uno dei leitmotiv di questo autunno della scuola italiana.

Class action e giudizi

Sulla questione pende, tra l’altro la minaccia di class action dell’Unione degli studenti, che si appellano alla norma sulla prevenzione incendi del Ministero dell’Interno, datata 1992, che prevede la presenza contemporanea nelle aule scolastiche di un massimo di 26 persone, docente compreso. Gli studenti medi dell’organizzazione vicina ai giovani del Pd minacciano inoltre di denunciare i presidi che sforano. Anche qualche pronuncia del tribunali amministrativi inizia a dar ragione a chi si oppone alle classi troppo piene, come nel caso di un ricorso vinto nella primavera scorsa dai genitori di una scuola elementare di Pontremoli, in provincia di Massa, contro la creazione di una prima da 30 bambini; il Tar della Toscana ha dato loro ragione, obbligando la scuola a sdoppiare la classe. Il clima generale sembra dunque favorevole quanto meno ad un allentamento dei vincoli numerici imposti dal decreto Gelmini. Resta da vedere se i costi dell’operazione, l’aumento del personale in primo luogo, saranno davvero sostenibili.

Scuola digitale? Solo il 2% dei presidi ha il software giusto

da ItaliaOggi

Scuola digitale? Solo il 2% dei presidi ha il software giusto

Dal registro elettronico alle comunicazioni alle famiglie, la carta resiste e contrattacca

Giorgio Candeloro

Sembra quasi un plebiscito: il 97% dei presidi italiani sa che la legge 135/2012 li obbliga ad adottare il registro elettronico, mentre il 66% valuta positivamente l’impatto della comunicazione digitale alle famiglie in termini di riduzione delle distanze tra genitori e docenti e di maggiore chiarezza e trasparenza nel rapporto.

Solo il 23%, però,ricorre alla comunicazione digitale prevalente, contro il 31% di coloro che si servono ancora prioritariamente della carta e il 46% che affianca le due modalità. Peraltro nel 48% dei casi la digitalizzazione si riduce alla notifica di avvisi e documenti sul sito della scuola (altro strumento ormai reso obbligatorio dalla legge), o all’invio di email (40%), per lo più concentrate nella parte finale dell’anno scolastico e sovente destinate a dare alle famiglie la sgradita notizia di una bocciatura o di un rinvio agli esami di settembre. Pochi, l’8%, appena, i dirigenti che utilizzano abitualmente la comunicazione via sms per segnalare le assenze ai genitori o per convocarli in caso di problemi didattici o disciplinari dei figli, ambito nel quale continua a regnare sovrana l’antica e inossidabile cartolina postale. Quasi delle mosche bianche, infine, i presidi che hanno dotato i loro istituti di software gestionali dedicati alla pianificazione e all’organizzazione della comunicazione alle famiglie: solo il 2%. Un quadro piuttosto contraddittorio quello che emerge da una recentissima indagine su un campione di 420 dirigenti scolastici di ogni ordine e grado, commissionata dall’Osservatorio Scuola Innovazione, gruppo di ricercache monitora costantemente il processo di rinnovamento tecnologico della scuola.

A due mesi dall’avvio dell’anno scolastico che doveva essere quello della sparizione dagli istituti della carta, sia per le comunicazioni interne che per l’informazione alle famiglie, la dematerializzazione sembra invece un obiettivo assai lontano dall’essere raggiunto. Simbolo del rinnovamento doveva essere il registro elettronico che avrebbe permesso alle famiglie di conoscere continuativamente e in tempo reale l’andamento scolastico dei ragazzi. Ufficialmente obbligatorio dal primo settembre scorso, il registro digitale rimane facoltativo nei fatti, mentre la scomparsa definitiva del cartaceo è stata rimandata di almeno un anno.

In base a dati di settembre, forniti sempre dall’OSI e confermati da fonti sindacali, ben il 72% degli istituti non avrebbe ancora provveduto a dotarsi dei registri elettronici, mentre fioccano in rete e su qualche importante quotidiano nazionale, le polemichesui rischi di violazione della privacy e di lievitazione dei costi legati all’adozione dello strumento digitale. Difficile che in meno di sessanta giorni la situazione sia molto cambiata, al di là dell’impegno preso da qualche dirigente e collegio dei docenti di far partire la dematerializzazione di voti e assenze col secondo quadrimestre, realizzando intanto la necessaria formazione dei docenti.

Ad oggi insomma nella scuola italiana l’unica vittoria consolidata contro la dittatura della carta sembra essere quella delle iscrizioni on line. Qui niente deroghe né rinvii: da gennaio, per il secondo anno di fila, si potranno iscrivere i figli a scuola solo in digitale, senza moduli, ricevute e segreterie affollate. L’anno scorso i disagi legati al nuovo sistema sono stati minimi, smentendo le diffuse preoccupazioni. Nella scuola ancora affezionatissima al fruscio della carta, quasi un mezzo miracolo.