NUOVI ORGANISMI DIRETTIVI

NUOVI ORGANISMI DIRETTIVI NELL’AIMC SICILIANA

 

Cecilia Belfiore, dirigente scolastica in Giarre, è la nuova presidente regionale dell’Associazione Italiana Maestri Cattolici siciliana. E’ stata eletta all’unanimità dal nuovo Consiglio regionale eletto dal Congresso regionale dell’Associazione tenutosi a Palermo il 16 e 17 novembre. Sostituisce Giovanni Perrone che è stato presidente dal 1999. Del nuovo Consiglio sono stati chiamati a far parte, oltre ai presidenti provinciali dell’Associazione, Antonia Adamo, Santino Cerami, Giuseppa Di Mauro, Adele Giuppa, Giovanna Insalaco, Rosaria Lo Presti, Pietro Mangione, Gabriella Notarrigo, Sara Petronaggi, Angela Rizzo Faranda, Cettina Scavo,  Cinzia Vetrano.

Il Consiglio regionale, riunitosi subito dopo l’elezione, ha eletto la presidente e, su proposta della stessa, ha affidato gli incarichi di vice presidente a Giovanni Perrone, segretaria a Marina Ciurcina, amministratore a Santino Cerami. Nella prossima riunione il Consiglio provvederà ad affidare gli altri incarichi e a stilare il programma associativo. Il Congresso è stato presieduto da Rino La Placa.

Le relazioni congressuali sono state tenute dal presidente uscente, Giovanni Perrone, e da Paolo Centomani, componente il Gruppo Operativo Nazionale dell’AIMC. Il Congresso è stato arricchito dalle relazioni dell’assistente nazionale dell’AIMC, p. Salvatore Currò, e del componente la Commissione Nazionale per le Indicazioni scolastiche, Damiano Previtali.

Nel corso dei lavori congressuali hanno svolto interventi: Antonio Bellingreri, titolare della Cattedra di Pedagogia della Famiglia dell’Università di Palermo; Alfio Briguglia, direttore dell’Ufficio regionale di pastorale scolastica; Vito Cudia, segretario regionale della CISL Scuola; Nicola Iemmola, presidente regionale FISM, Giuseppe Russo, residente provinciale Associazione Genitori,  Raffaele Zarbo, dirigente Ufficio Scolastico Regionale.

La grande offensiva dei “talent”: ideologia al quadrato

La grande offensiva dei “talent”: ideologia al quadrato

di Paolo Mottana *

Ci si accapiglia sui talent perché sono andati a insidiare i territori supposti sacri del nostro mondo ultimo e sventuro. Ma è pura propaganda, serve solo a macinare altra pubblicità. Come se la letteratura e l’arte fossero meno merce del resto. Figuriamoci.

Certo però un dato di tutta evidenza non può essere taciuto. Siamo sommersi.

I talent crescono letteralmente come funghi. Ogni volta che armeggio con il televisore ne scopro uno nuovo. L’ultimo che mi è capitato sottomano è Nati per ballare versione Uk, non se vecchio o recente, non importa. Soliti formati, genere X factor, solito spettacolo pietoso di personaggi improbabili che si candidano a prestazioni del tutto fuori scala per loro come ciccione che ballano con foga da cardiopalma a ritmo di hip-hop e altre mostruosità analoghe, per rendere la “sfida” ancora più accalorante (del resto Peter Sloterdijk, il filosofo ex-neo-kinico fattosi profeta della talentizzazione di tutti nel suo piuttosto inverecondo Devi cambiare la tua vita, mette in luce come l’handicap sia un prodigioso ingrediente per ottenere prestazioni straordinarie).

Spettacoli di questo tipo grondano letteralmente a fiotti, in una novella uniformazione della materia bulbosa e crassosa che rigurgita cronenbeghianamente fuori dal nostro elettrodomestico più importante.

Ce n’è per tutti e di tutti i generi, dal culturismo all’arte passando per ogni forma dell’umana affermazione nel “fare”. (Come prima controindicazione quindi promuoverei una serie sul talento a non fare, che so, un nuovo X-factor su chi riesce a stare più indolentemente assorto nella sua mancanza di qualsiasi velleità di operare ed affermarsi in qualcosa (ma naturalmente sarebbe solo una variazione sul tema)).

Ma veniamo al dunque. Chiaro che le polemiche sulla deriva “spettacolare” di campi della nostra esperienza che dovrebbero rimanerne al riparo è del tutto ridicola e, come si diceva, perfettamente in sincrono, per dirla con linguaggio adeso alla materia, con le esigenze mercantili del prodotto. Quindi proviamo a vederne almeno qualche altro aspetto almeno altrettanto ovvio ma forse un poco più sfuggente.

Per quanto mi riguarda ritengo che si tratti della più massiccia campagna di propaganda che si sia vista negli ultimi duecento anni a favore di un valore che ritorna a pompare della più bella: il valore della competizione, della competizione individuale e della competizione ad ogni costo. Questo forse è perfino banale. Ma è la misura ad essere straordinaria. La competizione torna e torna alla grande con tutti i suoi accessori: “tutti ce la possono fare” (anche le ciccione che ballano il rap), occorre solo sforzo, umiltà (occorre essere umili di fronte ai giudici, salvo quel pizzico di sfacciataggine che fa sempre audience) e tanta tanta perseveranza.

Da non crederci. Era da un po’ che questo valore sempreverde non tornava così beatificato. Rallegriamoci. Ognuno di noi ha un talento e deve vendere cara la sua pelle per farlo valere. Amen

Perno dell’operazione è la gastronomia. Geniale: ci hanno presi per la gola. Chi non è acquolinicamente catturato da quelle belle sfide con chef che sembrano Indiana Jones (Gordon Ramsey, il vero e unico profeta del talent) oppure dei bastardi melliflui e con la pronuncia meravigliosamente slava che tanto fa vecchio film di spionaggio antisovietico (sempre un ottimo bersaglio ideologico, per quanto consumato) come Joe Bastianich (un nome troppo bello e indimenticabile, pura sintesi della creatività made in Usa di tutto questo straordinario caravanserraglio di trovate che è il mondo dei talent)?

Ed eccoci tutti gasati a vedere maltrattare poveri gestori di locali decadenti nelle periferie della California, con le loro cucine sempre piene di cibi surgelati anni addietro e inevitabilmente purulenti e saccheggiati da animali rivoltanti. Oppure eccoci pronti a valutare con la nostra sola vista piatti che appaiono perfetti quadri cubisti, salvo che a mangiarli “mi muoro”.

Il talent è magnifico, solletica i nostri istinti meno raccomandabili, quelli più goderecci. Godiamo a vedere offendere senza mezze misure i contendenti così come ci commuoviamo di fronte al ragazzino nero giubilato dal talent sull’arte contemporanea made in USA, Work of art, che alla fine di un percorso estenuante dove ha dovuto improvvisare in tempi sempre contingentatissimi (secondo le vecchie regole della fabbrica fordista), opere con soggetti impossibili, è finalmente quanto improbabilmente il vincente di una dura lotta a coltello con i suoi competitors.

Una formula che solletica il nostro sadomasochismo (ma anche il loro, presumibilmente, dei partecipanti, che fanno la fila per avere una “chance”, vecchio impagabile mito del capitalismo americano), mentre ci identifichiamo di volta in volta con la vittima e con il carnefice. Una formula sicura per fare affari con il mai troppo abusato agonismo da circo romano e, al contempo, rimettere in circolo, a dosi da indigestione, la vecchia e incrollabile ideologia della prestazione, della sfida, della produttività, del vincere o perdere, insomma della competizione.

Ideologia al quadrato in azione: una macchina che fa far soldi e adepti in ogni direzione, da qualsiasi lato la prendi. E in più è anche divertente. Un affare da Re Mida.

Con i suoi “giudici”, tanto per temperare fino all’impossibile la vecchia matita che decreta che la vita è sempre una tenzone con un giudice (per i più paranoici una partita a scacchi). Con un giudice imparziale e “competente” (altra parolina che secerne ideologia come una pera marcia la sua bava sierosa), un giudice che ci rende complici del fatto che ogni opera non è fatta per esprimersi (ci mancherebbe altro) ma per funzionare, e se non funziona, come con inesorabile puntualità i giudici stabiliscono, “sei fuori”.

Non stupiamoci. Oggi tornano alla carica tutti i ferri vecchi. Abolita finalmente, anzi proprio surclassata ogni idea che provenisse da quell’impresentabile bacino di sciocchezze che sono state le lotte degli anni 60 e 70, ormai difese solo da qualche drogato (quando perfino tutti i suoi principali attori le sbeffeggiano e addirittura le marcano con l’infamia di aver accelerato l’arrivo del peggio presente), è evidente che resta l’unica ideologia, quella vera, quella che non delude mai.

Così tornano alla ribalta con un frastuono che fa fin male alle orecchie il “merito” (applauso), gran campione dell’agone, la prestazione (applauso più forte), unica modalità di essere nel mondo che non sia depressiva e fallimentare e, naturalmente, in questo campionario del principio maschile all’opera nonostante la scomparsa della società patriarcale, la competizione (applausi,  fischi, ovazione).

Va così.

Il problema è che tutto questo davvero funziona. Davvero ci piace. E dunque?

Forse che sia tutto vero? Forse che quella vecchia e solo apparentemente indegna ideologia è quella vera, quella sacra, quella definitiva?

Basta coi mala tempora currunt, evviva il talent! Facciamoci a pezzi, magari in gruppi, così da dare una degna sepoltura anche alle utopie collettiviste!

Sì, deve essere così, questo è il miglior mondo possibile di Leibniz.

O è così, oppure evidentemente anch’io sono stato soverchiato dall’ “ideologia al quadrato”!

* Prof di Filosofia dell’educazione
Università Milano Bicocca

Disegno di legge delega, testo che circola è superato

Miur: Disegno di legge delega, testo che circola è superato

A seguito delle notizie di stampa sul Disegno di legge delega in materia di Istruzione, Università e Ricerca, il Ministero precisa che il testo a cui si fa riferimento è da ritenersi del tutto superato.

FIRST@LEGO@League ITALIA

FIRST@LEGO@League ITALIA
IL 19 NOVEMBRE AL MIUR LA PRESENTAZIONE DELLA COMPETIZIONE

Martedì 19 novembre 2013, alle ore 11.00, sarà presentata presso la Sala della Comunicazione del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, nella sede di Viale Trastevere, la FIRST@ LEGO@ League (FLL), un campionato mondiale a squadre tra ragazzi dai 9 ai 16 anni, che progettano, costruiscono e programmano robot autonomi applicandoli a problemi reali di grande interesse generale, ecologico, economico, sociale, per cercare soluzioni innovative. Le scuole avranno tempo fino al 30 novembre per aderire.
La competizione richiede ai suoi partecipanti di effettuare una ricerca con tutti i criteri caratteristici del protocollo scientifico su una problematica attuale: nel 2013/2014 al centro della FLL ci saranno le catastrofi naturali e eventi estremi balzati negli ultimi tempi agli onori della cronaca a livello planetario mostrando la Furia della Natura (Nature’s Fury).
Oltre ad appassionarsi alla scienza divertendosi, i ragazzi, grazie alla competizione, acquisiscono conoscenze e competenze utili al loro futuro lavorativo e si avvicinano in modo concreto a potenziali carriere in ambito scientifico e ingegneristico. La sfida del prossimo anno sarà quella di trovare soluzioni per prevenire catastrofi naturali e/o per provvedere a limitare i danni per la popolazione, per soccorrere nel migliore dei modi le vittime della “furia della natura”. FLL nasce dalla collaborazione tra LEGO e FIRST (acronimo dell’Associazione americana For Inspiration and Recognition of Science and Technology, ‘Per l’ispirazione e la valorizzazione di Scienza e Tecnologia’). Per mettere sullo stesso piano concorrenti di età differenti, i promotori della competizione hanno pensato di proporre a tutti i partecipanti l’uso esclusivo dei materiali LEGO Mindstorms per la realizzazione dei robot. Attualmente sono coinvolte 61 nazioni distribuite sui 5 continenti, le qualificazioni partono dalla fase regionale per proseguire in quella nazionale che fornisce l’accesso alle manifestazioni internazionali continentali e mondiali.
La Fondazione Museo Civico di Rovereto è stata designata dal 2012 come responsabile per le competizioni in Italia.

Alla presentazione della FLL interverranno:
La dr.ssa Giulia Fiorini, Presidente Fondazione Museo Civico Rovereto;
Il dr. Franco Finotti, direttore Fondazione Museo Civico Rovereto;
Il prof. Nello Fava, responsabile Sezione Didattica Fondazione Museo Civico Rovereto;
Il prof. Stefano Monfalcon, responsabile della Sezione Robotica educativa della Fondazione Museo Civico Rovereto (proiezione filmati).
Chiudono il lancio della FLL il Sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria e il Direttore generale per gli ordinamenti scolastici e per l’autonomia scolastica Carmela Palumbo.

PIENA SOLIDARIETÀ AL MAMIANI

PIENA SOLIDARIETÀ AL MAMIANI

L’Unicobas Scuola esprime piena solidarietà alla Prof.ssa Tiziana Sallusti, Dirigente dello storico Liceo “Terenzio Mamiani” di Roma, e a tutte le sue componenti (docenti, studenti, rappresentanze sindacali elette, genitori, personale ausiliario, tecnico e di segreteria), soggetto dell’attacco pretestuoso di chi, probabilmente, non sopporta che una Scuola Statale sia rispettosa delle norme basilari della vita democratica senza cedimenti nei confronti della subcultura reazionaria e vetero-inquisitoriale.
La decisione di definire nei documenti scolastici del Liceo “Mamiani” padre e madre col termine di “genitore” (anziché ‘padre’ e ‘madre’), infatti, nonché prevista dalle vigenti leggi e dalla Costituzione, era già stata presa anni prima da precedenti Presidi del medesimo Liceo, senza suscitare scandalo alcuno. Appare quanto meno sospetto, pertanto, che questa goffa e gaglioffa polemica scoppi all’improvviso dopo anni, con le parole di fuoco di un ex sindaco di estrema destra che, persino prima di comprendere i fatti ed il loro vero significato, si tira dietro il sistema mediatico e la stampa codina e ‘benpensante’: quella di militanza politica clerical-integralista, pregiudizialmente pronta alla ‘crociata’.
Un attacco simile fa pensare, prima ancora che ad autentico (e passatista) zelo vetero-familista (basti pensare alle questioni relative all’affidamento nelle coppie divorziate), al desiderio di mettere in cattiva luce un Liceo Statale di grande tradizione, spesso in prima linea nel rivendicare la dignità e i diritti della Scuola Statale e dei suoi Docenti, calunniati e screditati (come categoria) da decenni. Un’altra tappa del tentativo di ridurre all’obbedienza ed al minimalismo civico e culturale, smantellare e privatizzare la Scuola Statale italiana: tentativo che l’Unicobas Scuola smaschera, rifiuta e combatte da sempre.

Stefano Lonzar

(Segretario provinciale romano dell’Unicobas Scuola)

‘Repubblica’ choc: in classe gli Itp stanno a guardare!

da Tecnica della Scuola

‘Repubblica’ choc: in classe gli Itp stanno a guardare!
di Alessandro Giuliani
Il quotidiano romano sostiene che il ministro Carrozza sarebbe in procinto di riformare tecnici e professionali rimodulando le materie settimanali: l’obiettivo è eliminare il “numero elevato di insegnanti tecnici ‘in compresenza’ che, in alcuni istituti, semplicemente non servono. Fanno solo lievitare i costi”. Col risultato “di avere in classe un docente laureato che continua a fare il lavoro che ha sempre fatto e un docente tecnico che sta a guardare”. Ogni commento sul vero ruolo degli Itp, sull’importanza nelle scuole del ‘fare’ quanto si apprende a livello teorico, appare superfluo. Anche il Miur prende le distanze: nessuna riforma in atto.
Sta facendo discutere la rivelazione di ‘Repubblica’ sulla ipotetica volontà del ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, di voler rivedere la formulazione degli insegnamenti degli istituti tecnici e professionali. In particolare, per il quotidiano romano sarebbe ormai impellente l’esigenza di eliminare le copresenze dei docenti teorici con gli Itp, gli insegnanti tecnico pratici che conducono le esercitazioni in laboratorio.
Con una formulazione a metà tra il semplicistico e il luogo comune, il cronista giustifica anche le intenzioni che sarebbero state espresse dal titolare del dicastero di Viale Trastevere: in talune classi sarebbe il caso di “rimuovere le ridondanze e i vuoti (entrambi) creati dalla riforma Gelmini. Con la Gelmini – sostiene ancora il quotidiano – si è ridisegnato il quadro orario degli istituti tecnici nel nome dei tagli alla spesa riducendo drasticamente le ore di materie di indirizzo e inserendo nell’organico un numero elevato di insegnanti tecnici ‘in compresenza’ che, in alcuni istituti, semplicemente non servono. Fanno solo lievitare i costi”.
Sempre nell’articolo vengono riportati degli esempi forniti da alcuni docenti. “Nel corso Costruzioni, territorio, ambiente (ex geometri) – continua Repubblica – sono previsti insegnanti in compresenza per informatica, fisica, chimica, tecniche di rappresentazione grafica, estimo, tecnologia delle costruzioni e impianti, topografia”. La conclusione è, almeno per un addetto ai lavori, davvero sconvolgente. “Bene, il risultato è quello di avere in classe un docente laureato che continua a fare il lavoro che ha sempre fatto e un docente tecnico che sta a guardare”.
Con chiosa finale che trova anche i colpevoli delle mancate risorse fornite scuola per far aggiornare tutti i docenti. “Questa sovrapposizione negli anni si è rivelata inutile e ha sottratto risorse ai corsi di aggiornamento, per le discipline tecniche fondamentali, e all’acquisto di strumentazione tecnica adeguata”.
Ogni commento appare superfluo. Qualsiasi persona che conosce la scuola superiore italiana e la strutturazione della didattica degli istituti tecnici e professionali sa bene che le cose non stanno così. Lo sa bene anche il ministro Carrozza, la cui portavoce “ ha precisato che all’ordine del giorno del ministro non c’è la riforma degli istituti tecnici e professionali”.

Serracchiani: battaglia vinta, ma al Miur si lavora per eliminare gli sprechi

da Tecnica della Scuola

Serracchiani: battaglia vinta, ma al Miur si lavora per eliminare gli sprechi
di P.A.
”E’ sicuramente una vittoria, a fronte di un’ipotesi di accorpamento effettiva, già scritta”, ha dichiarato ad Udine la presidente della Regione Debora Serracchiani in merito alla proposta di fusione con Venezia dell’Ufficio scolastico regionale del Friuli Venezia Giulia.
 Ma 6.418 dipendenti ministeriali forse sono troppi

”Come Regione siamo intervenuti nei confronti di diversi ministeri, prima di tutto attivandoci con gli uffici del ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza. Mi pare dunque sia stata compresa l’esigenza per un buon funzionamento e per l’efficientamento dei servizi di mantenere la sede dell’Ufficio scolastico regionale in Friuli Venezia Giulia”.

 Razionalizzazione quindi non significa centralizzazione esasperata: ”operazioni di questo genere negli anni passati sono stati compiute”, ha sottolineato oggi la presidente ricordando i settori delle poste e delle ferrovie.

”E’ chiaro che la Regione deve partecipare al processo di contenimento della spesa in atto a livello nazionale – ce ne stiamo facendo direttamente carico anche a livello regionale – ma è anche di tutta evidenza che ci sono forme di autonomia per noi inalienabili”.

 ”E su queste partite facciamo quadrato e quando è necessario – conclude – anche battaglie”. Tuttavia il Corriere della Sera fa sapere che al Miur delle poltrone sarebbero in bilico. Infatti una commissione sta esaminando la revisione e l’efficientamento delle spese al Miur, con 6418 dipendenti ministeriali, spulciando costi e sprechi.  Ci sarebbe l’intenzione, fa sapere il quotidiano milanese, da parte del Governo di operare una generale riorganizzazione degli uffici, che sarà improntata su una forte distinzione tra programmazione e welfare dello studente, da una parte, e uno snellimento degli uffici scolastici regionali, dall’altra. Cambierebbero intanto i dipartimenti, che attualmente sono tre: istruzione; università-Afam e ricerca; e programmazione e gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali. L’unico a mantenere la sua definizione sarebbe l’ultimo perchè viene attribuita grande importanza alla digitalizzazione dell’amministrazione e al raccordo con i piani europei per reperire fondi per l’edilizia scolastica. Ma anche all’individuazione di un nuovo modello architettonico di scuola, con particolare attenzione al risparmio energetico: la scuola ecologica diventa una priorità per legge. Trasformati gli altri due dipartimenti. Il Dipartimento per l’istruzione diventa Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, con una direzione generale appositamente dedicata alla valutazione e un capo con il ruolo importantissimo di supervisionare gli ispettori. L’ultimo diventa Dipartimento per la formazione superiore e la ricerca, a cui faranno capo sia l’istruzione universitaria che l’Alta formazione artistica, musicale e coreutica. Su questo ambito sarebbero in bilico alcune importantipoltrone. Il superdipartimento avrà, attraverso le sue tre direzioni generali, tutta la responsabilità del finanziamento sia del sistema universitario che dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica, e il compito delicatissimo di istituire e accreditare le nuove istituzioni in entrambi i campi. Un vero snellimento poi riguarderà (ma Debora Serracchiani dichiara guerra), se questo decreto sarà varato, gli uffici scolastici regionali: attualmente ogni regione ha il suo, mentre il decreto prevede l’accorpamento di alcuni uffici creando gli uffici scolastici interregionali. Una novità che riguarderà quattro casi: Abruzzo e Molise, che avranno un unico ufficio, come Basilicata e Puglia, Friuli Venezia Giulia e Veneto, Marche e Umbria.  Gli altri dieci resteranno immutati. Nel caso degli uffici accorpati, la sede sarà stabilita nel capoluogo della regione con il più alto numero di popolazione studentesca.

Illegittimo bloccare gli scrutini

da Tecnica della Scuola

Illegittimo bloccare gli scrutini
di Aldo Domenico Ficara
Molti  docenti stanchi di subire politiche basate su tagli lineari contrari allo sviluppo di qualsiasi forma culturale ed educativa,  si soffermano a riflettere sull’attuazione di forme di protesta più incisive del singolo giorno di sciopero, evocando il blocco degli scrutini
Si ricorda che nel 2010 la Commissione di garanzia sul diritto di sciopero, riferendosi ad una protesta indetta da alcuni sindacati scolastici, Gilda Cobas, Unicobas e altre sigle minori, che avrebbe dovuto svolgersi dal 12 al 16 giugno (tranne che per le ultime classi) aveva stabilito illegittimo il blocco degli scrutini. Così le varie sigle coinvolte furono convocate presso il dipartimento della Funzione pubblica, sede in cui le agitazioni furono sì confermate, ma solo per due giorni, e cioè il 12 e il 13.  Tale pronuncia “si basò sulla corretta applicazione delle norme pattizie contenute nel contratto nazionale di lavoro della scuola”, siglato il 26 maggio 1999. Infatti, a motivare il “no” al blocco degli scrutini, deciso dall’organismo che regolamenta il diritto di sciopero, ci sono alcune norme del contratto di categoria: ad esempio, che le astensioni dal lavoro non possono durare più di due giorni consecutivi, e un terzo ci può essere solo dopo un intervallo di sette giorni; e che gli scioperi nel periodo degli scrutini non possono in nessun caso provocare un ritardo nel calendario previsto superiore ai cinque giorni.  A tal proposito è interessante leggere la nota ministeriale del 10 maggio 2010 (Prot. AOOUFGAB n. 4308/GM) in cui si scrive che l’azione di sciopero (riferimento allo sciopero del giugno 2010) interessa il servizio pubblico essenziale “istruzione“ di cui all’art. 1 della legge 12 giugno 1990 n. 146 e successive modifiche ed integrazioni e alle norme pattizie definite per il comparto scuola, ai sensi dell’art. 2 della legge medesima.  Pertanto il diritto di sciopero va esercitato in osservanza delle regole e delle procedure fissate dalla citata normativa.

Il sacco del contratto scuola non si arresta?

da Tecnica della Scuola

Il sacco del contratto scuola non si arresta?
di Lucio Ficara
Il Governo sembra intenzionato a ridurre progressivamente gli spazi  riservati alla contrattazione per riportare gran parte delle materie nella sfera della legge.
Esiste uno  strumento rigoroso per distinguere i privilegi dei lavoratori dai loro diritti. Questo strumento è una analisi attenta e seria del contratto collettivo nazionale della scuola, dove si raccolgono i doveri e i diritti del personale scolastico. Servono lenti intraoculari multifocali per vedere con trasparenza adamantina, l’equilibrio esistente, tra i diritti e i doveri presenti nel testo del CCNL scuola 2006-2009. In questi ultimi anni, con la scusa di considerare la classe docente, una categoria d’intoccabili, la più sindacalizzata del pubblico impiego, una casta privilegiata che può fare qualsiasi cosa, sapendo di non potere essere licenziata, si è attuata una politica volta a cancellare diritti contrattuali vigenti, facendoli passare per privilegi, e ad aumentare i carichi di lavoro previsti dallo stesso contratto scuola. Un contratto che, fra le altre cose, è scaduto da 4 anni ed è stato bloccato ancora per tutto il 2014, e che, nel frattempo , è stato oggetto di un vero e proprio saccheggio normativo. Infatti il sacco del contratto scuola è stato pianificato dal ex ministro della funzione pubblica Renato Brunetta che, accecato da un odio dichiarato verso i sindacati, ha architettato il decreto legge 150/2009, per rendere legittima l’abrogazione di norme contrattuali utilizzando lo strumento legislativo. La forte idiosincrasia verso la vigenza del contratto nazionale scuola e le difficoltà di modificarlo, a causa delle resistenze sindacali, ha fatto si che il ministro Brunetta mettesse a punto, prima che il governo Berlusconi fosse costretto a cedere il passo al governo Monti, un decreto correttivo al decreto 150. Si tratta del decreto 141/2011, che in sostanza è nato per correggere in particolare il comma 5 dell’art. 65 del decreto Brunetta, che impone le disposizioni relative alla contrattazione collettiva nazionale di cui al presente decreto legislativo si sarebbero dovute applicare dalla tornata successiva a quella in corso, senza tenere conto che il reiterato blocco del contratto collettivo della scuola fino addirittura alla fine del 2014, rende inapplicabile il tanto discusso decreto Brunetta. Praticamente il decreto correttivo è stato pensato, su misura, per aggirare il continuo blocco contrattuale e quindi per potere applicare la norma del decreto 150/2009, secondo un principio di retroattività.   Quindi nonostante il contratto vigente sia quello antecedente allo stesso decreto Brunetta, e che non si sia intervenuti a rinnovarlo, si insiste a modificarlo, ritenendo legittimo a tutti gli effetti, in virtù del decreto correttivo 141/2011 su citato, il decreto Brunetta. Adesso il governo Letta avrebbe intenzione di utilizzare, dopo aver bloccato il contratto per un ulteriore anno, il principio legislativo per completare il sacco del contratto scuola. Attraverso un disegno di legge delega, collegato alla legge di stabilità, si vorrebbe, infatti, intervenire sui rapporti di lavoro del personale scolastico, non soltanto dal punto di vista giuridico, ma anche dal punto di vista economico, modificando ed abrogando parti consistenti del contratto vigente. Si tratta del rischio concreto, che sta avvenendo nel silenzio più assoluto, un silenzio assordante, che venga aumentato il carico orario del servizio settimanale dei docenti della scuola secondaria e che vengano definiti i percorsi di carriera giuridica ed economica degli stessi insegnanti. Inoltre si vuole riformare, presumibilmente sulla base della bozza Aprea-Ghizzoni  approvata dalla Commissione Cultura e Istruzione della Camera nella scorsa legislatura, la riforma degli organi collegiali. Senza tenere conto che è già in atto, senza che vi sia stata alcuna consultazione con il mondo sindacale e delle associazioni professionali, la sperimentazione per abbreviare di un anno l’istruzione secondaria di secondo grado. La domanda che nasce spontanea è: “forse sono questi i tabù da abbattere di cui parlava con qualche preoccupazione il ministro Carrozza?”. Adesso attendiamo le reazioni dei sindacati, che promettono, almeno attraverso dichiarazioni scritte, mobilitazioni forti, unitarie e incisive. Mentre il governo Letta sembrerebbe perdere una cospicua parte della sua maggioranza, i sindacati fanno sapere che reagiranno duramente a questi tentativi  di invasioni e saccheggi contrattuali. Vedremo presto come andrà a finire.

I pensionati possono dormire sonni tranquilli, o quasi

da Tecnica della Scuola

I pensionati possono dormire sonni tranquilli, o quasi
di Giovanni Sicali
Le pensioni dell’Inps non sono più in discussione. “Le pensioni Inps sono pagate oggi e lo saranno per sempre”. Così il Presidente dell’Inps A. Mastrapasqua, dopo aver affermato che “i conti non danno tranquillità”, fa marcia indietro. E sottolinea che “non c’è rischio finanziario”
E’ vero che l’istituto ha un passivo di 10 miliardi (dovuto in gran parte alla fusione con l’Inpdap), ma quei soldi “ce li darà lo Stato”. Col passivo di oltre 9 mld raggiunto con l’accorpamento di Inpdap ed Enpals, Mastrapasqua ha precisato che “lo Stato ci dà questi 9 mld, quindi non c’è nessun problema”. Insomma nessun buco nei conti: “Le pensioni sono un contratto tra lo Stato e i lavoratori che lavorano e successivamente andranno in pensione. Il problema finanziario non esiste, ma è solo un problema prettamente contabile di rappresentazione nel bilancio di questa partita dell’Inpdap”. Saranno quindi le casse pubbliche a colmare gli squilibri dell’Inps. Ma, al di là del rapporto tra entrare e uscite, quanto ci costa la macchina Inps? L’intera struttura più o meno 5 miliardi l’anno. E’ vero, Mastrapasqua ha tentato di ridurre i costi, ha azzerato le consulenze. Ma le spese restano esorbitanti. Leggendo il bilancio preventivo 2013, si notano esborsi che suonano ancora fuori misura. Si scoprono spese che raccontano l’arretratezza della pubblica amministrazione italiana. Perché meno della metà di quei 5 miliardi sta nel costo del personale. Il resto sta in un labirinto di voci che si stratificano fino a toccare una cifra che vale quanto due volte l’abolizione dell’Imu. Bollette care per l’Istituto: le spese per utenza, acqua, illuminazione e riscaldamento sfiorano i 40 milioni l’anno. Gli affitti sono stati azzerati alla voce “risorse strumentali”, ma si sono moltiplicati quelli relativi a “centro di responsabilità altre strutture di Direzione Generale”: uffici in affitto per 67 milioni. Che si aggiungono ai 64 che l’Inps paga per immobili che una volta possedeva. Tutto ciò risale al 2005, quando il governo Berlusconi-Tremonti impose la cessione degli immobili al Fip (un fondo creato ad hoc per valorizzare e razionalizzare le risorse, che ha poi costretto l’Istituto a sobbarcarsi l’affitto. E infine una sorpresa. Per il 2013 l’Inps ha crediti da riscuotere per 134 miliardi e passivi per 109. Se dovessero rientrare tutti i soldi dovuto, bene. Ma se si scoprisse che parte di essi sono inesigibili, il buco si allargherebbe. Ma, come dice Mastrapasqua, non ci sono rischi. Paga lo Stato.

Collegato sulla scuola. Quella superdelega al governo

da TuttoscuolaFOCUS

Collegato sulla scuola. Quella superdelega al governo

Ha destato una certa sorpresa la notizia che il governo abbia apprestato un corposo ‘schema di disegno di legge collegato alla legge di stabilità 2014 – delega al governo in materia di istruzione, università e ricerca’. Sorpresa dovuta non tanto al fatto che la legge di stabilità (ex ‘finanziaria’) si occupi di queste materie, visti i numerosi precedenti, quanto all’ampiezza e alla indeterminatezza della delega, che effettivamente sembra voler riservare al governo ampie e discrezionali facoltà interpretative.

I sindacati hanno protestato perché alcune delle materie delegate investono tematiche oggetto di contrattazione. Hanno ragione? In attesa di capire meglio se e in che misura il governo e il ministro Carrozza intendono effettivamente rilegificare temi che i sindacati considerano contrattuali mettiamo a disposizione dei lettori l’elenco delle deleghe previste nel disegno di legge  (per i relativi decreti legislativi è previsto un termine di nove mesi), omettendo le parti che riguardano il coordinamento, aggiornamento e adeguamento delle norme vigenti.

L’elenco che riguarda scuola e Afam è contenuto nel punto h dell’art. 1 del disegno di legge, il cui testo ufficioso è stato reso noto da alcuni siti sindacali:

“h) per quanto riguarda la materia dell’istruzione, semplificazione dell’organizzazione amministrativa e dei procedimenti nelle seguenti materie:

1) riforma organica del reclutamento del personale docente, che garantisca la tutela delle diverse categorie di soggetti abilitati, mantenga l’equilibrio tra le assunzioni per concorso e gli scorrimenti di graduatoria, fermo restando il rigoroso rispetto del principio del merito, e consenta lo smaltimento del precariato, anche attraverso il ricorso al corso-concorso per l’accesso all’insegnamento presso le istituzioni scolastiche;

2) organi collegiali della scuola, con mantenimento delle sole funzioni consultive e superamento di quelle in materia di stato giuridico del personale e di quelle rientranti nelle materie di competenza regionale;

3) reti di scuole, con la definizione dei compiti, degli incentivi e delle forme di coordinamento;

4) procedimenti relativi allo stato giuridico e al trattamento economico del personale della scuola, con il superamento delle disparità di trattamento e la precisa definizione dei rapporti tra le diverse fonti di disciplina pubblicistica e negoziale;

5) contabilità delle istituzioni scolastiche;

6) disciplina giuridica degli altri soggetti riconosciuti dall’ordinamento vigente in materia di istruzione e formazione;

7) organizzazione delle istituzioni dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica e stato giuridico del relativo personale”.

Fine di un ciclo. Un magro bilancio per l’istruzione

da TuttoscuolaFOCUS

Fine di un ciclo. Un magro bilancio per l’istruzione

In che cosa è consistita la politica scolastica negli anni del berlusconismo trionfante? A questa domanda non è possibile dare una risposta in termini di idee guida e di progetti realizzati perché in realtà le idee sono rimaste poco più che slogan elettorali e i progetti, quando hanno preso la forma di provvedimenti legislativi o amministrativi, hanno avuto nella maggior parte dei casi uno scarso o nullo impatto innovativo, essendosi la loro implementazione appiattita in una serie di compromessi con la realtà giuridica, organizzativa e amministrativa esistente.

Esempi del primo tipo (idee guida risoltesi in slogan) sono le ‘tre i’ del programma elettorale di Forza Italia nel 2001 e l’appello alla ‘meritocrazia’ lanciato da Mariastella Gelmini nel 2008. Della radicale modernizzazione del sistema scolastico promessa e potenzialmente contenuta nella triplice parola d’ordine ‘Internet-Inglese-Impresa’ non si è avuta alcuna traccia concreta, avendo anzi la scuola italiana accumulato ulteriori gravi ritardi nel campo dell’innovazione tecnologica, dell’apprendimento (serio) dell’inglese e del rapporto tra scuola e mondo del lavoro. E di premi per studenti, insegnanti e dirigenti scolastici ‘meritevoli’ si è visto ben poco durante la gestione gelminiana del Miur, anche per la resistenza opposta da molte parti.

Esempi del secondo tipo (progetti, leggi) sono la riforma Moratti e il ritorno al ‘maestro unico’ tentato dalla Gelmini. La riforma Moratti, partita con l’affermazione di principio della ‘pari dignità’ di due grandi canali formativi, quello liceale e quello tecnico-professionale, si è tradotta nella pseudolicealizzazione degli istituti tecnici (rimasti in realtà tali e quali, tanto è vero che il ministro Fioroni non ha avuto alcuna difficoltà a ripristinarli), nella marginalizzazione dell’istruzione professionale e nella riconferma della gerarchizzazione tra i percorsi formativi. Quanto al ‘maestro unico’ si è trasformata in un’operazione tesa soprattutto a ridurre il numero e il costo complessivo dei maestri più che a ripristinare la figura professionale di un tipo di maestro che l’evoluzione dei fabbisogni formativi degli studenti (e delle competenze dei docenti) ha reso inattuale.

Da ultimo (but not least) va ricordato che nella lunga stagione berlusconiana la spesa per l’istruzione sul PIL è calata (fonte: MEF-RGS, aprile 2013) dal 5,1 del 1994 (media UE 5,4) al 4,7 del 2001 (UE 5,4) al 4,6 del 2008 (UE 5,4) fino al 4,2 del 2011 (UE-27 5,3). Insomma in 17 anni (dieci dei quali con il centrodestra al governo, cioè tanti, ma per altri sette ha governato il centrosinistra, che non si può tirare indietro) l’incidenza percentuale della spesa per l’istruzione sul PIL si è ridotta del 18%, divaricando sempre più dal trend europeo. E nel 2013, per fare un solo esempio (ma significativo) sono solo 14 su 8.639 le scuole italiane completamente digitalizzate.

Ripensando a quei grandi cartelloni sei per tre della campagna elettorale del 2001 (“le 3 ‘i’: Inglese, Internet, Impresa: per una scuola che davvero prepari al futuro”, con il mezzobusto del Cavaliere in primo piano), viene da chiedersi: ha perso Berlusconi o le responsabilità sono di chi lo ha combattuto? Non lo sappiamo. Quel che è certo, purtroppo, è che ha perso la scuola…

Istruzione e formazione professionale: i giovani ne hanno bisogno

da TuttoscuolaFOCUS

Istruzione e formazione professionale: i giovani ne hanno bisogno

Perché nessuno si perda”. Questo il focus tematico del  dettagliato appello in 10 punti a favore del rilancio dell’istruzione e formazione professionale (IeFP) lanciato dalla manifestazione svoltasi  a Roma lo scorso 13 novembre, su iniziativa di ACLI, Compagnia delle Opere, Salesiani, associazioni cattoliche fortemente impegnate nel settore della formazione professionale.

Molti i politici presenti: Raffaello Vignali, Luigi Bobba, Andrea Olivero, l’assessore lombardo all’istruzione e alla formazione professionale, Valentina Aprea, Maurizio Sacconi, il sottosegretario del Miur Andrea Toccafondi, il ministro del lavoro Enrico Giovannini.

Un’occasione di analisi e di confronto sulle caratteristiche della formazione professionale e sui fattori strategici di un successo crescente di utenza (dai 23 mila studenti iniziali ai 280 mila attuali) e di risultati sia sotto il profilo dell’occupabilità che del recupero della dispersione scolastica.

Risultati che sono stati puntigliosamente rivendicati dai relatori: Paola Vacchina, presidente ENAIP, Don Pier Fausto Frisoli, Responsabile dei Salesiani in Italia, Suor Anna Razionale, Responsabile delle Salesiane e presidente della Conferenza Interispettoriale Italiana, Gianni Bottalico, Presidente Nazionale delle ACLI e Bernhard Scholz, Presidente Nazionale della Compagnia delle Opere.

Tutti hanno sottolineato la necessità di valorizzare “l’intelligenza del fare” che caratterizza i corsi di IeFP e che corrisponde ai talenti e alle vocazioni di tanti giovani, oggi mortificati dall’imposizione di un modello unico di tipo scolastico. Apprendere attraverso il fare è la cifra dell’IeFP, senza che ciò significhi trascurare l’acquisizione delle nozioni che fondano i diritti di cittadinanza degli allievi. Di questa cultura del lavoro ha bisogno anche il sistema produttivo nazionale, nel quale si registra, a fronte di alti livelli di disoccupazione, la paradossale irreperibilità da parte delle imprese di figure tecniche qualificate.

L’IeFP ha altresì arginato la dispersione scolastica, che, come testimoniano i dati, con cruda eloquenza, rimane uno dei maggiori problemi del nostro apparato di istruzione. Infine, è da sottolineare che il 16% degli alunni iscritti ai corsi IeFP sono stranieri, il che mostra la capacità di questo canale di produrre inclusione sociale. Abbandonare precocemente gli studi determina un costo in termini di competenze, un investimento mancato per il futuro. Una delle situazioni più preoccupanti rimane quella dei Neet, cioè i giovani di età compresa tra i 16 e i 29 anni che non studiano e non lavorano.

Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 270

Gazzetta Ufficiale

Serie Generale
n. 270 del 18-11-2013

Sommario

DECRETI PRESIDENZIALI

 


DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 31 ottobre 2013


Sospensione del Sig. Giovanni Baldi dalla carica di Consigliere
regionale della regione Campania. (13A09284)

 

 

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DECRETI, DELIBERE E ORDINANZE MINISTERIALI

MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE

 


DECRETO 31 ottobre 2013


Accertamento del periodo di mancato funzionamento della segreteria
della Commissione tributaria provinciale di Sassari. (13A09235)

 

 

Pag. 1

 

 

MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA

 


DECRETO 8 agosto 2013


Ammissione alle agevolazioni del progetto DM 28699 presentato ai
sensi dell’art. 10 del decreto 593/2000. (13A09150)

 

 

Pag. 2

 

 

MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

 


DECRETO 31 ottobre 2013


Designazione dell’«Agenzia Agris Sardegna», quale autorita’ pubblica
ad effettuare i controlli sulle indicazioni geografiche gia’
controllate dall’«Agenzia Laore Sardegna». (13A09151)

 

 

Pag. 9

 

 

 


DECRETO 31 ottobre 2013


Autorizzazione all’organismo denominato «INOQ – Istituto Nord Ovest
Qualita’», in Moretta ad effettuare i controlli per la indicazione
geografica protetta «Marrone della Valle di Susa», registrata in
ambito Unione europea. (13A09152)

 

 

Pag. 10

 

 

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

 


DECRETO 30 settembre 2013


Liquidazione coatta amministrativa della «C.I.R.M. soc. coop. di
produzione e lavoro a responsabilita’ limitata in liquidazione», in
Roma e nomina del commissario liquidatore. (13A09072)

 

 

Pag. 11

 

 

 


DECRETO 30 settembre 2013


Liquidazione coatta amministrativa della «Oleificio sociale
coltivatori diretti – soc. coop. a r.l. in liquidazione», in Grumo
Appula e nomina del commissario liquidatore. (13A09073)

 

 

Pag. 12

 

 

 


DECRETO 30 settembre 2013


Liquidazione coatta amministrativa della «Trasporti Pugliesi societa’
cooperativa», in Manfredonia e nomina del commissario liquidatore.
(13A09074)

 

 

Pag. 12

 

 

 


DECRETO 14 ottobre 2013


Liquidazione coatta amministrativa della «Artemisia societa’
cooperativa», in Bergamo e nomina del commissario liquidatore.
(13A09075)

 

 

Pag. 13

 

 

 


DECRETO 14 ottobre 2013


Liquidazione coatta amministrativa della «Nauticoop societa’
cooperativa», in Bergamo e nomina del commissario liquidatore.
(13A09076)

 

 

Pag. 14

 

 

 


DECRETO 14 ottobre 2013


Liquidazione coatta amministrativa della «Rimini Assistance societa’
cooperativa sociale», in Rimini e nomina del commissario liquidatore.
(13A09145)

 

 

Pag. 15

 

 

 


DECRETO 14 ottobre 2013


Liquidazione coatta amministrativa della «Gruppo l’Albero della Vita
societa’ coop. sociale a r.l. Onlus», in Genova e nomina del
commissario liquidatore. (13A09146)

 

 

Pag. 15

 

 

 


DECRETO 14 ottobre 2013


Liquidazione coatta amministrativa della «Nazionale Servizi societa’
cooperativa – in liquidazione», in Vicenza e nomina del commissario
liquidatore. (13A09147)

 

 

Pag. 16

 

 

 


DECRETO 14 ottobre 2013


Liquidazione coatta amministrativa della «Treviso Due societa’
cooperativa», in Padova e nomina del commissario liquidatore.
(13A09148)

 

 

Pag. 16

 

 

 


DECRETO 14 ottobre 2013


Liquidazione coatta amministrativa della «Cooperativa sociale Bambini
e Dintorni in liquidazione», in Masera’ di Padova e nomina del
commissario liquidatore. (13A09149)

 

 

Pag. 17

 

 

DECRETI E DELIBERE DI ALTRE AUTORITA’

AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO

 


DETERMINA 4 novembre 2013


Rinegoziazione del medicinale per uso umano «Jentadueto
(linagliptin+metformina)». (Determina n. 946/2013). (13A09140)

 

 

Pag. 18

 

 

 


DETERMINA 4 novembre 2013


Rinegoziazione del medicinale per uso umano «Xiliarx (vildagliptin)».
(Determina n. 950/2013). (13A09141)

 

 

Pag. 25

 

 

 


DETERMINA 4 novembre 2013


Rinegoziazione del medicinale per uso umano «Jalra (vildagliptin)».
Determina n. 951/2013. (13A09142)

 

 

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ESTRATTI, SUNTI E COMUNICATI

ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA

 


COMUNICATO


Indici dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati,
relativi al mese di ottobre 2013, che si pubblicano ai sensi
dell’art. 81 della legge 27 luglio 1978, n. 392 (Disciplina delle
locazioni di immobili urbani), ed ai sensi dell’art. 54 della legge
27 dicembre 1997, n. 449 (Misure per la stabilizzazione della finanza
pubblica). (13A09300)

 

 

Pag. 41

 

 

MINISTERO DELL’INTERNO

 


COMUNICATO


Conclusione del procedimento avviato nei confronti del comune di
Torre Annunziata, ai sensi dell’articolo 143 del decreto legislativo
18 agosto 2000, n. 267. (13A09236)

 

 

Pag. 41

 

 

 


COMUNICATO


Conclusione del procedimento avviato nei confronti dell’Azienda
sanitaria provinciale di Cosenza, ai sensi dell’articolo 143 del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. (13A09237)

 

 

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MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE

 


COMUNICATO


Cambi di riferimento rilevati a titolo indicativo del giorno 1°
novembre 2013 (13A09409)

 

 

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COMUNICATO


Cambi di riferimento rilevati a titolo indicativo del giorno 4
novembre 2013 (13A09410)

 

 

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COMUNICATO


Cambi di riferimento rilevati a titolo indicativo del giorno 5
novembre 2013 (13A09411)

 

 

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MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

 


COMUNICATO


Sostituzione di un componente del Comitato di Sorveglianza delle
procedure di liquidazione coatta amministrativa del gruppo facente
capo a «Istituto Milanese Fiduciario S.p.A.», in Milano. (13A09233)

 

 

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REGIONE PUGLIA

 


COMUNICATO


Approvazione della Variante al PRG del comune di Bari. (13A09275)

 

 

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