46.500 assunzioni illegittime nella scuola per il 2009-11?

46.500 assunzioni illegittime nella scuola per il 2009-11? Per la Corte di appello di Torino sì, ed è caos

Le graduatorie dovevano essere pettinate per tutti i docenti inseriti in coda e dovevano essere individuati tutti gli aventi diritto con nuove convocazioni. Ancora bufera sul Miur dopo che centinaia di posti accantonati sono stati assegnati con sentenze passate in giudicato a centinaia di ricorrenti. Anief pronta a riaprire i termini dei ricorsi tutti i precari collocati in posizione utile, anche se andrà in Cassazione per avere certezza sulla per nuova tesi dei giudici piemontesi. Scrivi a ripettine2009_2011@anief.net.

Accolto l’appello del Miur che però mette in ginocchio l’Amministrazione perché la sentenza afferma che ogni docente inserito in coda per il biennio 2009-2011 ha diritto a reclamare l’inserimento a pettine e la possibile immissione in ruolo, anche non avendo adito il TAR dichiarato incompetente. Sono stati 16.000 per l’a.s. 2009/2010, 16.500 per l’a.s. 2010/2011 e altri 10.000 retrodati i neo-assunti dalle graduatorie di coda che secondo il tribunale di appello potrebbero essere stati assunti in maniera illegittima perché non aventi diritto.

La Corte di appello ha sottolineato come sia necessario per ottenere l’immissione in ruolo chiedere il licenziamento dei colleghi assunti erroneamente, anche se i ricorrenti di primo grado, a questo punto, ricorreranno in Cassazione perché avevano chiesto l’assunzione comunque su posti accantonati con una domanda subordinata relativa alla riformulazione delle stesse graduatorie di coda.

A questo punto, se la tesi sarà recepita anche da altre Corti di appello e dalla Cassazione, ANIEF riaprirà i termini dei ricorsi, dopo centinaia di sentenze di primo grado passate in giudicato che hanno comunque garantito l’immissione in ruolo dei propri ricorrenti, per chiedere l’immissione in ruolo anche degli altri precari che possono essere individuati come aventi diritto tra i 46.500 potenziali da assumere. Tutti i colleghi interessati possono scrivere a ripettine2009-2011@anief.net per ricevere le istruzioni operative utili per l’immissione in ruolo.

Resta ferma, secondo i giudici di appello, ogni domanda risarcitoria nei confronti del Miur per la pervicace opposizione e per gli immotivati ostacoli alle decisioni dell’autorità giudiziaria che hanno danneggiato non soltanto i ricorrenti ma tutti gli attori di questa vicenda, che ha visto come protagonista l’Anief dal Commissariamento del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca alla risolutiva sentenza n. 41/2011 della Corte costituzionale.

Job Orienta – Edizione 2013

Job Orienta – Edizione 2013

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

L’alternanza scuola lavoro come opportunità per l’occupazione dei giovani, il modello degli Istituti tecnici superiori raccontato a tre anni dallo start-up, la centralità dell’orientamento nel futuro dell’istruzione italiana. Attorno a questi temi si svilupperà la presenza del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca al Job&Orienta di Verona. Previste oltre 55.000 presenze, oltre 2.000 i ragazzi delle scuole che saranno direttamente coinvolti dal Ministero. Gli esperti di viale Trastevere si confronteranno con ragazzi, insegnanti, esponenti del mondo scolastico e universitario anche nell’ottica di quanto previsto dal dl Scuola ‘L’Istruzione riparte’ convertito in legge in Parlamento nelle scorse settimane.

Un decreto che stanzia 6,6 milioni (1,6 per il 2013 e 5 per il 2014) per potenziare da subito l’orientamento degli studenti della scuola secondaria di I e II grado. L’orientamento dovrà essere effettuato nell’ultimo anno della scuola secondaria di I grado e a partire già dal quarto anno della scuola secondaria di II grado anche nell’ottica del Programma europeo ‘Garanzia per i giovani’.Saranno previste misure per far conoscere agli studenti il valore educativo e formativo del lavoro, anche attraverso giornate di formazione in azienda. Verrà avviato un programma sperimentale per gli anni 2014/2016 per permettere agli studenti degli ultimi due anni della scuola secondaria di secondo grado periodi di formazione presso le aziende.

Allegato:
http://www.istruzione.it/allegati/JobORIENTA_CONVEGNI.pdf

Nei doposcuola parrocchiali il 12,1% ragazzi ha disturbi di apprendimento

da Redattore Sociale

Nei doposcuola parrocchiali il 12,1% ragazzi ha disturbi di apprendimento

Famiglie con problemi di lavoro: 7 mila ragazzi ai doposcuola di Caritas Ambrosiana

In base a una ricerca condotta dalla stessa Caritas, uno su quattro dei ragazzi che frequentano i 267 doposcuola a Milano va male a scuola e ha genitori con problemi di lavoro. La materia più ostica è la matematica

MILANO – I figli vanno male a scuola e i genitori hanno problemi di lavoro. Non è un assioma per giustificare i fannulloni, ma la condizione di un ragazzo su quattro che frequenta uno dei 267 doposcuola parrocchiali della diocesi di Milano. È quanto emerge dalla ricerca condotta dalla Caritas Ambrosiana tra i 7 mila bambini e adolescenti che vengono aiutati dai volontari ogni pomeriggio. Di un campione rappresentativo di 824 ragazzi, il 25% proviene da una famiglia che ha chiesto aiuto al centro di ascolto parrocchiale per problemi economici e la metà ha uno dei genitori che nell’ultimo anno ha perso il lavoro. “Se questi dati fossero confermati da altre ricerche, ci troveremo di fronte ad una situazione allarmante – commenta don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana -, perché vorrebbe dire che la crisi si sta avvitando su se stessa, impoverendo le famiglie più deboli e creando le condizioni perché domani saranno più vulnerabili anche i loro figli. È una spirale che non possiamo permetterci”.

I doposcuola parrocchiali sono frequentati in maggioranza da ragazzi con uno o entrambi i genitori italiani (51,8%), ma la stragrande maggioranza, pari al 72,5%, è nato in Italia. Il 10,9% degli alunni era già stato respinto prima della iscrizione al doposcuola, 19,5% alunni in ritardo rispetto all’età anagrafica. Questi ultimi sono i figli di immigrati arrivati in Italia già in età scolastica e che sono stati inseriti in classi inferiori. “Tutte le scuole devono accogliere in ugual misura gli alunni con cognome straniero – denuncia Francesco Cappelli, assessore comunale all’Istruzione -. Ma non tutte le fanno, perché c’è una mentalità diffusa per cui la qualità di una scuola dipende dalla sua utenza. Questo non è accettabile. Ogni scuola ha il dovere di offrire un’istruzione di qualità a qualsiasi ragazzo”.

Dalla ricerca emergono anche alcune curiosità. La materia più ostica per i ragazzi italiani è la matematica, seguita dall’italiano e dall’inglese, mentre per quelli stranieri è l’italiano, seguito da matematica e storia. (dp)

Indagine sui doposcuola Caritas a Milano. Sono sei volte di più rispetto alla media delle scuole lombarde. Segno che fuori dalla scuola non trovano altri luoghi dove farsi aiutare

Nei doposcuola parrocchiali della diocesi di Milano, il 12,1% dei ragazzi ha disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa). “A livello nazionale, nelle scuole sono l’1,2% e in Lombardia il 2,1%”, sottolinea Mari Salati, una delle ricercatrici che ha presentato questa mattina l’indagine di Caritas Ambrosiana (vedi lancio precedente). “Per i doposcuola è una sfida -aggiunge Mari Salati-, perché i Dsa richiedono competenze specifiche e i volontari stanno frequentando corsi appositi”. Inoltre, il dato così alto significa anche che i doposcuola parrocchiali sono uno dei pochi o spesso l’unico luogo in cui questi ragazzi trovano un aiuto, fuori dall’orario scolastico.

In Lombardia sono 23.896 gli alunni con certificazione Dsa: 7.253 iscritti alla scuola primaria (pari al 1,6% del totale dei bambini frequentanti), 10.256 alla secondaria di primo grado (3,6%) e 6.387 alle secondaria di secondo grado (1,7%). (dp

ITP: CONVERSIONE IN ATA E’ SPRECO PROFESSIONALITA’

ITP, GILDA: “CONVERSIONE IN ATA E’ SPRECO PROFESSIONALITA’, MIUR INTERVENGA”

Presentate questa mattina a Roma alcune proposte per valorizzare gli insegnanti tecnico-pratici. Gian Luca Galletti, sottosegretario del ministero dell’Istruzione: “Istanze di buon senso, ne terremo conto nel monitoraggio sul funzionamento degli ultimi 3 anni degli istituti tecnico professionali che faremo entro 90 giorni a partire dall’8 novembre”.

Inserire nei decreti attuativi della legge 128/2013 la valorizzazione degli ITP, gli insegnanti tecnico-pratici. A chiederlo è la Gilda degli Insegnanti che questa mattina al Centro Congressi Cavour di Roma ha dedicato al tema il convegno “Gli ITP sono figli di un dio minore?”. Con il massiccio taglio delle unità di lezione (circa un terzo del monte ore complessivo) previsto dalla riforma Gelmini che entrerà a regime nel 2014-2015, gli ITP, le cui prestazioni sono spesso ridotte a una sola ora settimanale per classe, rischiano di perdere le cattedre e di essere convertiti in Ata. “E’ una situazione che ci preoccupa molto – spiega la Gilda degli Insegnanti – perché conferma la tendenza del governo a intervenire con il criterio unico del risparmio economico. Riciclare in questo modo il personale significa sperperare competenze professionali e impoverire l’offerta didattica, arrecando quindi un danno sia agli insegnanti che agli alunni”.

Ecco alcune delle strade indicate dal sindacato per evitare quella che gli ITP definiscono una “mortificazione inaccettabile”: rivedere gli impianti orari didattici, portando a due le ore di laboratorio per classe; studiare nuove modalità di impiego degli insegnanti tecnico-pratici nelle formule di alternanza scuola-lavoro e di tutoraggio dello studente; favorire, su richiesta, la loro conversione in coordinatori di uffici tecnici degli istituti dove prestano servizio; stimolare il potenziamento dei laboratori di informatica, matematica, fisica e chimica.

Le istanze della Gilda sono state accolte con favore dal sottosegretario al ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, Gian Luca Galletti: “Si tratta di proposte di buon senso sulle quali è possibile ragionare – ha affermato l’esponente del Miur durante il suo intervento al convegno – e di cui terremo conto nel monitoraggio sul funzionamento degli ultimi 3 anni degli istituti tecnico professionali che faremo entro 90 giorni a partire dall’8 novembre”.

Pagamento ferie non fruite nell’a.s. 2012/2013: il Miur conferma le tesi del Mef

Pagamento ferie non fruite nell’a.s. 2012/2013: il Miur conferma le tesi del Mef

Ennesimo scippo nei confronti del personale precario. Per Anief è illegittima la detrazione dei giorni di sospensione delle lezioni.

Per la quantificazione delle ferie dei supplenti nell’anno scolastico 2012/13 non possono essere sottratti dal computo i giorni di sospensione delle lezioni. Si tratterebbe di una posizione chiaramente in contrasto con le indicazioni comunitarie e con la giurisprudenza nazionale. ANIEF pronta a diffidare l’amministrazione per conto dei propri iscritti che non hanno ancora ricevuto il pagamento delle ferie o che hanno subito la decurtazione del pagamento sostitutivo. Invia la scheda dati a ferie@anief.net per attivare la procedura.

Sanzioni INAIL e responsabilità personale del dirigente

Sanzioni INAIL e responsabilità personale del dirigente

Una innovativa sentenza del Tribunale di Bologna manda assolto un dirigente dalla sanzione per ritardata segnalazione di infortunio.

Il Tribunale di Bologna – Sezione Lavoro – con sentenza n. 20438 del 21 marzo scorso, ha annullato la sanzione amministrativa comminata dall’INAIL ad un Dirigente scolastico per ritardata segnalazione di un infortunio occorso ad un’alunna.
Si tratta di una sentenza innovativa e per molti versi interessante. In sintesi, essa afferma che – qualora il ritardo non sia ascrivibile alla responsabilità diretta del Dirigente, neanche sotto il profilo della corretta organizzazione dei servizi di segreteria – viene meno l’elemento soggettivo della responsabiità. E, con esso, cade la legittimazione dell’Istituto a sanzionare il ritardo.
Nel caso specifico, il Dirigente aveva dimostrato con ampiezza di documentazione di aver messo in opera ogni dovuta diligenza nell’impartire le disposizioni interne e nel suddividere i compiti fra i diversi addetti. E, osserva il Tribunale, non si poteva certo esigere da lui che si facesse carico personalmente anche degli adempimenti esecutivi, stante la complessità della struttura cui era preposto.
E’ presto per dire che si apre una nuova stagione di giurisprudenza, meno “vessatoria” nei confronti dei dirigenti, che spesso sono chiamati a pagare per una sorta di presunzione di responsabilità oggettiva, a prescindere da ogni loro diretta colpa, per negligenze o errori di addetti agli uffici. E certo il collega convenuto in giudizio si è difeso particolarmente bene.
Resta il fatto che la motivazione della sentenza offre utili spunti proprio per predisporre in anticipo le modalità di organizzazione che consentano – una volta che, nonostante tutto, si sia verificato l’evento – di resistere con buone probabilità di successo alle sanzioni.

Al sostegno 26mila docenti in piu’

Il Sole 24 Ore del 20-11-2013

Al sostegno 26mila docenti in piu’

Alunni diversamente abili. Riparto equo a livello regionale – Unificazione delle aree disciplinari.

IL QUADRO. Dopo le condanne dei Tar la dotazione ritornerà al 100% dei posti dell’anno 2006/2007 entro il 2015/2016
Per il sostegno agli alunni diversamente abili, il comma 2 ha rideterminato la dotazione organica di diritto relativa ai docenti di sostegno in misura pari al 75% nell’anno scolastico 2013/2014, al 90% nell’anno scolastico 2014/2015 e al 100% dall’anno scolastico 2015/2016. Sinora la legge prevedeva, invece, un organico pari al 70% del numero dei posti di sostegno complessivamente attivati nell’anno scolastico 2006/2007. Tale previsione era fortemente riduttiva rispetto alle esigenze del territorio e ha dato luogo a moltissime pronunce di condanna del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca da parte dei vari Tribunali amministrativi regionali, che imponevano di aumentare le ore di sostegno in casi di handicap grave. Anche la Corte costituzionale era intervenuta, con sentenza n. 80/2010, dichiarando illegittime alcune disposizioni della legge 244/2007, che fissavano un limite massimo al numero dei posti degli insegnanti di sostegno ed escludevano la possibilità di assumere insegnanti di sostegno in deroga. L’autorizzazione all’assunzione a tempo indeterminato di oltre 26mila docenti di sostegno garantisce, dunque, maggiore continuità e copertura nell’erogazione del servizio scolastico agli alunni disabili, oggi assistiti da insegnanti che spesso cambiavano da un anno all’altro, non essendo di ruolo. La situazione nel corrente anno scolastico, infatti, prevede in tutta Italia 90.469 docenti per quasi 200.000 alunni disabili. Di questi posti, solo 63.848 sono di organico di diritto, mentre 27.121 sono di organico di fatto, su cui non possono essere assunti docenti di ruolo, ma solo supplenti. Dall’anno scolastico 2015/2016, tutti i posti previsti saranno coperti da personale assunto a tempo indeterminato. Il comma 2-bis, inserito in sede di conversione, prevede dall’anno scolastico 2014/2015 un riparto equo a livello regionale dei docenti di sostegno, in modo da determinare una situazione di organico percentualmente uguale nei territori. I commi 3-bis e 3-ter, inseriti dalla Camera, vengono finalmente incontro all’esigenza di un uso più flessibile e razionale dei docenti di sostegno, prevedendo l’unificazione delle quattro aree disciplinari delle attività di sostegno nella scuola secondaria di secondo grado – scientifica (AD01), umanistica (AD02), tecnica professionale artistica (AD03) e psicomotoria (AD04) – e delle relative graduatorie. La suddivisione dei docenti di sostegno in quattro aree disciplinari, individuate sulla base del profilo dinamico-funzionale e del conseguente piano educativo individualizzato, ha infatti, comportato problemi sia nella fase del reclutamento dei docenti, sia a causa dell’eccessiva frammentazione delle figure di riferimento del disabile.

Al Giorgi parte il corso di tennis per ciechi

L’Arena del 20-11-2013

Al Giorgi parte il corso di tennis per ciechi

VERONA. L´assessorato allo Sport del Comune e l´associazione GoldVis – Guardare oltre la disabilità visiva – promuovono il corso di «blind tennis» che si svolgerà nella palestra dell´istituto Giorgi. Lo sport, inventato in Giappone a metà degli anni 80 da un ragazzo non vedente, prevede le stesse regole del tennis con la differenza che la pallina contiene un sonaglio all´interno, che permette di sentire il rimbalzo, ed è di colore nero o giallo fluorescente, per permettere il massimo contrasto cromatico con il campo da gioco, a vantaggio di coloro che hanno ancora un residuo visivo. Se il giocatore è totalmente cieco sono ammessi fino a tre rimbalzi prima di colpire la palla, se invece è parzialmente cieco solo 2.
La disciplina è stata ammessa alle Paraolimpiadi del 2020. «Fin da subito l´Amministrazione ha creduto in questa iniziativa», spiega l´assessore Marco Giorlo, «facendo il possibile per mettere a disposizione una struttura che, per dimensioni e caratteristiche, si prestasse alle necessità di questo tipo di disciplina.
Il corso, rivolto agli iscritti dell´associazione, rientra nelle attività ricreative, sportive e culturali messe in atto per favorire l´integrazione sociale dei disabili visivi». Ulteriori informazioni sul sito www.goldvisonlus.it.

DECRETO SCUOLA: TUTTE LE NOVITA’ DELLA CONVERSIONE

Mercoledì 20 novembre 2013
da Il Sole 24 Ore – Inserto speciale

DECRETO SCUOLA: TUTTE LE NOVITA’ DELLA CONVERSIONE

Dal piano triennale di assunzioni per 69mila insegnanti e 16mila tecnici amministrativi, ai periodi di apprendistato in azienda che consentiranno agli studenti di superiori e università di entrare in contatto con il mondo del lavoro. Sono tante le novità del decreto scuola, appena convertito in legge, a cui «II Sole 24 Ore» dedica un Focus in edicola mercoledì 20 novembre. Si tratta del primo approfondimento complessivo sulle novità che interessano scuola, formazione e università dopo il varo del decreto legge da parte del Parlamento.
Il decreto 104/2013 si sofferma, in particolare, sugli strumenti destinati a connettere formazione in azienda e nelle scuole e nelle università attraverso lo strumento dell’apprendistato.
A questo si aggiunge il quadro delle nuove assunzioni di docenti e tecnici oltre alle nuove modalità di reclutamento dei presidi.
Il decreto contiene, poi, una serie di novità interessanti per le famiglie, come gli aiuti per i libri di testo o le borse di studio per gli studenti meritevoli. Ci sono poi misure che interessano direttamente le scuole, come quelle sull’edilizia scolastica e la salute.
Chiude il fascicolo un monitoraggio del complesso dei provvedimenti che serviranno per attuare il complesso delle disposizioni del decreto, in modo da poter tenere sempre sott’occhio il cammino dell’attuazione del provvedimento.

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Occupazione a scuola. E gli alunni con disabilità?

da Il Fatto Quotidiano

Occupazione a scuola. E gli alunni con disabilità?

di Fabiana Gianni

Questa mattina provo, per la prima volta sulla pelle, l’occupazione della scuola di Diletta. Mi avverte un’altra mamma che a sua volta è stata chiamata dall’assistente della propria figlia. Mi informa in buona sostanza che la scuola è occupata: professori, assistenti, collaboratori, tutti fuori.

Decido di capire, vado comunque a scuola. Scopro uno schieramento di adulti fuori dal cancello. Entro, e scopro altro schieramento che vocifera leggi personali del pianeta dell’ignoranza. Scorgo ragazzi che vanno via e tra di essi molti minorenni. Un folto numero rimane. Una mamma chiama la polizia di Stato. Lo faccio anch’io. Devo capire questa nuova dinamica. Trascorrono circa due ore di fotografia della nostra Italia: forze dell’ordine che riscontrano l’oggettiva grave discriminazione mentre si duella sullo scarico delle responsabilità che tocca la disabilità. Emerge il quadro che vi riporto:

  1. Insegnanti di sostegno che comunicano di aver adempiuto al loro dovere avvisando per mezzo degli assistenti o in prima persona i genitori. Ma solo quelli di alunni con disabilità. Gli altri minori sono sorvegliati (speciali loro questa volta)
  2. Alunni con disabilità grave e minori possono entrare e dovrebbero essere lasciati in custodia di altri alunni, per lo più minorenni perpetrando un regolarissimo abbandono di minore in condizione di grave disabilità.
  3. Arriva dopo un po’ la Dirigente Scolastica che tenta una mediazione ovviamente fallita. Tentenna un po’ nel perseguire la via dello sgombero consapevole delle conseguenti denunce e delle successive responsabilità
  4. Auto gestione, cogestione, occupazione: ognuno gioca a dire la sua verità legale mentre gli alunni con disabilità vengono spinti di fatto fuori dalla scuola.
  5. Gli assistenti che perdono le ore stiano tranquilli: si recuperano. Non fa nulla se tre ore erano sufficienti. Ne avranno 5 per garantire la paga meritata.
  6. I professori vanno a casa, e in molti sembrano più che soddisfatti e a mio avviso giocano malamente sulla ipocrisia manifesta dell’appoggio alle ragioni degli allievi. Infatti, a mio parere potrebbe invece essere appoggiato qualsiasi fatto che consenta la fuga regolarmente pagata .
  7. Inizio una discussione accesa dove faccio presente che la libertà individuale finisce ove compromette quella del prossimo. Questo assunto piace poco.

Termino la mia permanenza con una richiesta: prendere le 18 ore di assistenza di Diletta, unirle a quella della sua compagna e garantire una copertura a casa. Un giorno da una e un giorno dell’altra, costruendo un bel progetto di relazione e confronto magari andando per mostre, dipingendo, realizzando un video sulla storia di qualche occupazione. Dita puntate, delle mani e dei piedi: mi sento rispondere il coro italiano che chiedo di privatizzare. Mi rimproverano dicendomi che mia figlia deve stare a casa. Paragonano il mancato diritto allo studio di Diletta con quello di ragazzi che possono scegliere.

Mi infurio e mi viene detto che dinanzi agli alunni non devo dire queste cose: mi accendo ancora di più: Che cosa? Se sono abbastanza grandi per occupare devono sapere bene cosa producono. Perché non lo sanno. Medito una forte provocazione: entrare a scuola chiedere a qualche volontario di salire su una sedia a rotelle, di coprirsi gli occhi e di non parlare e poi di simulare di non poter né capire bene né muovere le mani. Una ventina di minuti basterebbero. Capirebbe già di più. Poi vorrei parlare loro e spiegare quello che chi era titolato a farlo non ha mai fatto: la giornata tipo di un loro coetaneo disabile grave. Ma non la lagna del pietismo. La semplice realtà. La gioia e il dolore. Vorrei far capire loro che accanto all’alunno con disabilità non entrano professori e assistenti, ma pezzi mancanti dell’identità che fungono da voce, da occhi o da gambe.

Poi vorrei dire loro che le loro lotte non hanno senso se discriminano al pari della casta.  Conoscono come vengono assegnati gli insegnanti di sostegno? E gli assistenti? E come si formano gli orari? E le aspettative? Hanno mai pensato che se a loro serve il laboratorio x, i fondi degli alunni con disabilità spesso servono a comprare la carta igienica? Occupare la scuola è reato. Però si fa. Discriminare è reato. Però si fa. E se invece usassimo l’occupazione per integrare? Servono genitori coraggiosi, o forse immaturi, o forse folli. Ma quanti genitori ora siedono convinti di avere i figli a scuola e invece hanno figli usciti senza nessun controllo?

E quanti di questi ragazzi che occupano conoscono gli strumenti legali per difendere concretamente i loro diritti? E quanti di questi ragazzi sono consapevoli che così facendo agevolano chi li vuole schiavi della società? Ridotti al baratro dell’ignoranza che porta schiavitù mentale. Sono indecisa: vorrei andare e mettermi in prima linea. Farli riflettere. Sono allo sbando, circondati da informazioni confuse, errate e ipocrite. Malamente ipocrite e soprattutto subdole. Che occupino se è il loro credo, ma devono farlo con consapevolezza reale. La scuola non ha polso. Loro non avranno polso. Mi chiedo: tutto questo meccanismo anti educativo e di politica indottrinante al contrario, dove porterà?

Stage in azienda, meno di uno studente su 10

da Corriere della Sera

I dati del ministero: coinvolti 3.177 istituti superiori e 78 mila imprese

Stage in azienda, meno di uno studente su 10

Il ritardo dell’Italia. Gavosto (Fondazione Agnelli): «Le imprese dicono di avere a che fare con ragazzi disorientati»

Leonard Berberi

In teoria dovrebbe servire ai ragazzi per orientarsi meglio. E per avere un primo approccio con il mondo del lavoro. Del resto, «laddove è stata introdotta», l’esperienza funziona. Nella pratica, però, è una realtà che stenta a decollare. E coinvolge ancora pochi studenti. Per non parlare dell’occupazione, un tema che «non è visto come parte integrante del percorso formativo».

Alternanza scuola-lavoro, nuovo capitolo. A certificare che la strada è ancora lunga sonoi dati elaborati da Indire per il ministero dell’Istruzione. Cifre e analisi che saranno presentate dal ministro Maria Chiara Carrozza giovedì al «Job&Orienta 2013» di Verona.

I numeri, innanzitutto. Dicono che nell’ultimo anno scolastico gli studenti coinvolti dall’alternanza scuola-lavoro sono stati quasi 228 mila. In aumento rispetto ai 189 mila del 2011/2012. Ma comunque pari all’8,7 per cento – meno di uno su dieci – tra tutti gli iscritti alle scuole superiori. Se poi si va a guardare più da vicino i percorsi formativi, l’alternanza l’hanno fatta poco più di due liceali su cento, il 6,3 per cento degli studenti degli istituti tecnici e il 28,3 per cento dei giovani dei professionali. Aumentano, negli anni, anche le scuole superiori che hanno attivato il percorso: l’ultimo anno erano 45 su cento. Segno più anche per le strutture che hanno accolto gli studenti: quasi 78 mila, di cui sei su dieci sono imprese.

«I dati indicano che si sta andando nella giusta direzione, proprio perché l’alternanza è utile», commenta Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Giovanni Agnelli. Ma aggiunge anche che «non è ancora abbastanza». Soprattutto in un sistema scolastico, come quello italiano, «dove l’astrazione viene preferita alla praticità». E infatti i problemi arrivano quando si entra nel mondo del lavoro. «Al netto delle difficoltà congiunturali – racconta Gavosto – molti direttori del personale si lamentano di avere a che fare con ragazzi disorientati, che non hanno idea di come si sta in un’azienda o di come ci si comporta con capi o colleghi».

Insomma, l’alternanza non serve soltanto ad avere le idee più chiare per il futuro, ma anche a capire come muoversi in un’impresa. Per questo Daniele Checchi, docente di Economia politica all’Università Statale di Milano, sostiene che «l’alternanza fa sicuramente bene soprattutto a livello culturale. Il vero problema, però, è il “come” questa attività viene organizzata». E sul «come» il professor Checchi ha molti dubbi. «In Italia si tratta di attività che durano qualche giorno o addirittura qualche ora: come fa un ragazzo ad avere un assaggio del mondo del lavoro in così poco tempo?». Ed ecco che torna alla ribalta l’idea di copiare il «modello tedesco», un sistema che unisce formazione scolastica e apprendistato in azienda. Con risultati soddisfacenti, se è vero che tra il 50 e il 60 per cento degli studenti poi viene assunto. «Ma attenzione – avverte Checchi – non possiamo adottare quel meccanismo “a pacchetti”: o si prende tutto, e allora si interviene anche sull’organizzazione delle scuole superiori, o non funziona». Il «modello tedesco» non dispiace ad Andrea Gavosto: «Ma non sono così sicuro di voler spingere un ragazzino a dover scegliere già a 11 anni cosa fare da grande. Meglio una forma “ibrida” che dia la possibilità al giovane di scegliere all’interno dell’anno scolastico di fare alcune materie pratiche».

Spending review scolastica

da Tecnica della Scuola

Spending review scolastica
di Aldo Domenico Ficara
Il gruppo di lavoro ministeriale che  dovrà affrontare  i risparmi di spesa, impronterà un documento riguardante le seguenti tematiche sulla scuola
1. Rivisitazione della dimensione delle scuole 2. Insegnanti di sostegno 3. Docenti inidonei 4. Edilizia scolastica (razionalizzazione fondi) Di particolare importanza il punto 4 ( Edilizia scolastica ), il vero e proprio tallone d’Achille della scuola pubblica, che invece di subire la razionalizzazione fondi dovrebbe attingere risorse finanziarie per risolvere la drammatica situazione in cui si trova. Si ricorda che razionalizzare i costi degli immobili scolastici significa tagliare sulla spesa per locazioni, sui contratti di fornitura dei servizi energetici, sul global service e sulla manutenzione. Proprio i tagli alla manutenzione ordinaria delle scuole potrebbero avere ripercussioni riguardanti la sicurezza nei luoghi di lavoro, entrando in contrasto con gli articoli del testo unico 81/08. Per quanto riguarda l’edilizia scolastica rimane in piedi un piano di sicurezza di 300 milioni (fondi Inail) per la messa in sicurezza e per gli interventi di riqualificazione delle strutture scolastiche dello Stato. Il Decreto del Fare, infatti, mette in chiaro che le risorse per tale piano devono essere suddivise tra Regioni e che le Regioni stesse devono assegnare i relativi finanziamenti agli enti proprietari degli immobili adibiti all’uso scolastico in base al numero degli edifici scolastici, agli alunni presenti in ciascuna regione e alla situazione del patrimonio edilizio scolastico.

La retromarcia del Miur sulla legge delega

da Tecnica della Scuola

La retromarcia del Miur sulla legge delega
di Lucio Ficara
Il Ministro dice che il testo della legge delega diffuso nei giorni scorsi è superato, ma questo vuol dire forse che resta l’intenzione di presentare una legge delega? Forse il Ministro dovrebbe chiarire.
Dopo che i fari mediatici avevano concentrato la propria attenzione sul collegato alla legge di stabilità 2014 che, con una delega in bianco al governo, avrebbe dovuto trattare alcune tematiche delicate sulla scuola, il Miur, con un breve comunicato stampa, smentisce il testo diffuso da alcune testate giornalistiche. Infatti, in due righe, l’ufficio stampa del Miur chiarisce che  “A seguito delle notizie di stampa sul disegno di legge delega in materia di Istruzione, Università e Ricerca, il Ministero precisa che il testo a cui si fa riferimento è da ritenersi del tutto superato”. Si tratta di una retromarcia, rispetto alle reali intenzioni del governo, oppure il testo diffuso dalla stampa è realmente superato? Una risposta certa a questa domanda non è possibile averla, ma una cosa è certamente chiara: “Resta in piedi il disegno di legge delega su istruzione, ricerca e università”. Il Miur smentisce soltanto i contenuti del disegno di legge delega, ma il metodo dell’utilizzo di una delega al governo resta intonsa. Ma se i contenuti sono cambiati, quali sarebbero adesso i nuovi contenuti che verranno approvati, come collegato alla legge di stabilità? Su questo fronte, il Miur e il suo responsabile ministro Carrozza, non si sbottonano; resta quel silenzio assordante, tipico dei momenti topici in cui viene calata dall’alto una riforma che non piace. Ecco che riecheggiano nelle nostre menti i famosi tabù, evocati dal ministro Carrozza, che rappresenterebbero la barriera per attuare le riforme sulla scuola pubblica italiana. Dietro lo scarno comunicato del Miur si potrebbe celare anche un motivo, puramente politico, volto a proteggere le primarie del partito democratico, che si svolgeranno il giorno dell’Immacolata concezione. Quindi il breve comunicato stampa del Miur, potrebbe essere letto come una “primaria” retromarcia, volta a non incrinare il rapporto tra i cittadini  e lo stesso partito democratico. Infatti le tematiche riformistiche del DDL delega sull’istruzione, filtrate mezzo stampa, avrebbero rappresentato non pochi imbarazzi per il partito democratico e il suo elettorato. Il silenzio del ministro su questa vicenda è a dir poco imbarazzante, quasi  ad evidenziare una mancanza di idee politiche e di insicurezza programmatica. Il ministro Carrozza dovrebbe rispondere ad alcune domande, cercando di fare chiarezza ed evitando un silenzio di comodo. Si vuole realmente riformare gli organi collegiali delle singole scuole, sostenendo il vecchio ddl Aprea-Ghizzoni? Si vuole realmente mettere mano allo stato giuridico ed economico dei docenti? Si vuole riformare il reclutamento del personale dando alle singole scuole o alle reti di scuola poteri di autonomia sulle assunzioni? Lo si dica chiaramente a prescindere dalle primarie del PD, in quanto queste sono beghe di partito, mentre la scuola pubblica è un interesse della collettività. Servirebbero chiarezza ed onestà politica ed intellettuale.

Tornano le occupazioni studentesche

da Tecnica della Scuola

Tornano le occupazioni studentesche
di A.G.
A Roma in poche ore lezioni sospese in 11 istituti, tra cui lo storico liceo Mamiani. Protestano per la mancanza di investimenti e di una legge sul diritto allo studio. Ma anche per la condizione precaria delle strutture. Gli universitari di Architettura della Sapienza riuniti in assemblea permanente: no al decreto stabilità che minaccia la valenza legale del titolo di studio e i servizi pagati ma non erogati.
Con l’inoltrarsi dell’autunno tornano le occupazioni degli istituti da parte dagli studenti. A Roma in poche ore si sono contati ben undici istituti superiori e licei. I motivi di fondo rimangono più o meno sempre gli stessi: la mancanza di investimenti, i tagli alla scuola e il continuo rimandare l’approvazione di una legge che garantisca il diritto allo studio. A cui quest’anno si aggiunga la contestazione contro la “condizione precaria delle strutture”. Nell’elenco di scuole occupate figura anche lo storico liceo Mamiani, nel quartiere Prati, dove i ragazzi si erano precedentemente riuniti in assemblea nella mattina del 19 novembre, decidendo definitivamente per la mobilitazione alcune ore di confronto. Altri istituti occupati nella stessa mattinata, sempre nella capitale, sono il Virginia Woolf, in zona Casilina, l’alberghiero e artistico di via Argoli, l’Aristotele ed un altro alberghiero, tutti all’Eur, l’Ermellini alla Garbatella, il magistrale Margherita di Savoia a San Giovanni, il Pirelli ai Colli Albani ed il Gassman a Primavalle.
Il giorno prima la stessa sorte era stata decisa, sempre dagli studenti, per il liceo Galileo, all’Esquilino, e per l’istituto Colonna, situato nel centro storico. In linea con il passato, le proteste toccano anche l’università. Con un’assemblea permanente avviata in tutte le sedi della facoltà di Architettura della Sapienza: gli studenti del più grande ateneo del vecchio Continente protestano contro il decreto stabilità che minaccia la valenza legale del titolo di studio e i servizi pagati ma non erogati, necessari a soddisfare la denominazione di ‘università di secondo livello’ (mancanza di laboratori, chiusura del centro stampa prevista per il 25 novembre, mancanza della mensa chiusa 4 anni fa e ora occupata da un campetto di calcio).
“Riteniamo inaccettabile che all’interno del più grande ateneo d’Europa – ha scritto gli studenti – il corso di Architettura a ciclo unico rilasci un titolo che ancora oggi non è stato dichiarato conforme alla certificazione Europea, pertanto potenzialmente non valido nei paesi dell’Ue”.

Invalsi: presentate le rilevazioni a.s. 20123/2014

da Tecnica della Scuola

Invalsi: presentate le rilevazioni a.s. 20123/2014
di Lara La Gatta
Le prime indicazioni riguardanti le prove che si svolgeranno a partire dal maggio 2014. Continuano le sperimentazioni già avviate nel decorso anno scolastico.
Con una lettera indirizzata ai Dirigenti scolastici, il Presidente INVALSI ha fornito le prime indicazioni per le rilevazioni degli apprendimenti relative all’anno scolastico 2013/2014.
Le prove si svolgeranno a maggio 2014 nelle classi II primaria, V primaria e II secondaria di secondo grado, con modalità sostanzialmente immutate rispetto allo scorso anno (le date sono indicate nell’allegato tecnico accluso alla presente lettera, che sintetizza i tratti essenziali del protocollo di somministrazione); nella III secondaria di primo grado la rilevazione sugli apprendimenti verrà invece condotta in giugno (19 giugno 2014), all’interno dell’esame conclusivo del I ciclo. Per il presente anno scolastico, le prove della seconda secondaria di secondo grado rimangono ancora indifferenziate rispetto ai macro-indirizzi di studio, ma sono già in corso le azioni necessarie per giungere, a partire dal 2015, a una parziale differenziazione delle prove stesse in funzione delle diverse tipologie di scuola.
Le attività e le sperimentazioni già avviate nel precedente anno scolastico verranno portate a termine e generalizzate negli anni successivi. Nel corrente anno scolastico si sta procedendo, ad esempio, a pre-testare un ampio insieme di possibili quesiti. La sperimentazione in questione non ha solo la finalità di validare le singole domande e la loro formulazione, ma anche quella di definire il grado di equivalenza tra queste – in modo da consentire la costruzione di un ampio insieme di quesiti da cui poi in maniera casuale scegliere quelli rivolti ai singoli studenti – e di strutturare una prova che abbia un certo grado di differenziazione tra i diversi percorsi di studi secondari di secondo grado. Inoltre, la predetta sperimentazione servirà anche all’individuazione delle possibili soluzioni tecniche e operative idonee per lo svolgimento delle prove stesse mediante computer.