PERSONALE ATA

PERSONALE ATA – Continua il silenzio assordante sulle assunzioni, migliaia di assistenti amministrativi e tecnici rimasti “al palo” per il secondo anno consecutivo

 

Faraci (Anief): il lento smaltimento delle visite medico-collegiali dei docenti inidonei, previsto dal decreto Scuola, complica ulteriormente la situazione. Se ne parlerà domenica 24 novembre a Roma,  nel corso di una convention nazionale su amministrativi, tecnici ed ausiliari della scuola che si annuncia particolarmente “calda”.

 

 

Rimangono “al palo” le assunzioni di decine di migliaia di assistenti amministrativi e tecnici: dopo la beffa dell’anno scolastico 2012/2013, al termine del quale, per via dell’ancora non definita questione normativa sui docenti inidonei, tutte le loro immissioni in ruolo furono bloccate. Situazione paradossale che rischia di ripetersi anche quest’anno.

 

Eppure, non troppo tempo fa più di un’organizzazione sindacale, in possesso esclusivo della bozza del D.L. 104 del 12 settembre 2013, si era illusa. E dichiarava chiusa la questione docenti inidonei e ITP C555 e C999. Annunciando, davvero con troppa “faciloneria”, che i ruoli degli assistenti amministrativi e tecnici per gli anni 2012/13 e 2013/14 si sarebbero presto sbloccati.

 

Come Anief – spiega Giuseppe Faraci, responsabile nazionale del comparto Ata – anche in virtù di una attenta lettura proprio del D.L. 104, non ci siamo mai fidati. Anche perché sin da subito avevamo percepito il fatto che quello del Governo era solo un voler prendere tempo. Se è vero, infatti, che nel decreto si è affrontata normativamente la diatriba in atto, dando la possibilità ad alcune migliaia di docenti di poter svolgere una nuova visita medica collegiale, è altrettanto vero che gli articoli approvati non risolvono affatto definitivamente la questione. Questo perché, rispetto a quanto era stabilito in precedenza, adesso il docente inidoneo non è obbligato al transito nei profili Ata. Ma può scegliere di aderire alla mobilità intercompartimentale”.
Inoltre, agli ITP C555 e C999 è stata finalmente concessa la possibilità di transitare in altre classi di concorso. E pare si stia anche lavorando al prossimo contratto integrativo sulla mobilità annuale, per evitare appunto il transito nei profili Ata.

 

Il problema odierno – continua Faraci – è che, in attesa che si delineino tante situazioni, ad iniziare dai tempi di smaltimento delle visite mediche collegiali per verificare lo stato di inidoneità all’insegnamento, appare davvero lontana la possibilità che possano sbloccarsi le immissioni in ruolo Ata nell’arco di quest’anno scolastico. Vorremmo sbagliarci, speriamo vivamente che il Governo o il Ministro ci smentiscano, ma questa – conclude il responsabile Anief del comparto Ata – rimane la nostra preoccupazione”.

 

Domenica 24 novembre, a Roma, presso l’Hotel H10, in via Pietro Blaserna, n. 101, dalle ore 10,30 ANIEF ha riunito in una convention nazionale tutti i suoi iscritti ATA. Tra le varie tematiche in programma, proprio quelle su inidonei all’insegnamento e assunzioni “congelate” si prevede che saranno tra le più “calde” che il giovane sindacato sarà chiamato ad affrontare.

SCATTI DI ANZIANITÀ

SCATTI DI ANZIANITÀ – L’accordo tra Miur e sindacati ‘nobili’ per salvare il 2012 è un sacrificio inutile

 

Anief-Confedir ricorda che per effetto del D.P.R. n. 122 del 4 settembre 2013 si è sancita la nullità, a partire dal 2011, dell’accordo sulla copertura degli scatti automatici: aumenti e arretrati, in pratica, vanno considerati mere indennità. Dal MOF verranno sottratti 400 milioni di euro per pagare una quota ‘una tantum’.

 

Aveva ragione l’Anief: siccome l’anzianità di carriera persa nel quadriennio 2011-2014 non sarà più recuperabile, l’unica via percorribile rimane quella del tribunale.

 

Continua la manfrina tra l’amministrazione scolastica ed i sindacati “nobili”. Il 22 novembre il Miur ha comunicato a Flc-Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda di aver reperito dei fondi per una parziale copertura degli scatti di anzianità del 2012: a fronte dei circa 570 milioni di euro necessari, tra coperture arretrate e attuali, Viale Trastevere ha detto da poter mettere sul piatto appena 120 milioni di euro. Si tratta di una cifra talmente misera da alimentare solo l’amarezza per la sempre minore considerazione che rappresentanti governativi, decisori politici e componenti dell’amministrazione scolastica detengono nei confronti del personale della scuola.

 

La differenza per arrivare ai 570 milioni utili alla copertura degli scatti di anzianità verrà infatti prelevata anche stavolta dai fondi interni all’amministrazione, quelli in particolare destinati al Miglioramento dell’offerta formativa dei nostri alunni. Agli 8mila istituti scolastici, quindi, andrà corrisposto poco più della metà di quanto dovuto: ai 985 milioni di euro da destinare alle scuole dovranno essere sottratti i 400 milioni di euro mancanti per gli scatti automatici.

 

Peccato che per il secondo anno consecutivo questo sacrificio sarà di fatto inutile: il ridimensionamento dei progetti a sostegno delle scuole a rischio, delle cosiddette funzioni strumentali a completamento della didattica, degli incarichi specifici del personale non docente, dell’attività motoria nella scuola primaria, dei finanziamenti per le competenze accessorie del personale comandato e il dimezzamento del Fis, il fondo per l’istituzione scolastica, serviranno infatti solo a corrispondere una quota ‘una tantum’.

 

Come noto, con l’approvazione definitiva del D.P.R. n. 122 del 4 settembre 2013, pubblicato meno di un mese fa in Gazzetta Ufficiale, si è sancita la nullità, a partire dal 2011, dell’accordo sulla copertura degli scatti automatici: aumenti e arretrati, in pratica, vanno considerati mere indennità. E basta. Perché purtroppo non avranno effetti ai fini delle retribuzioni di carriera. Diventa così a dir poco illogica la scelta di andare a recuperare centinaia di milioni di euro dal MOF.

 

Diventa quindi inutile il risultato raggiunto dai sindacati con l’amministrazione – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir semplicemente perché quei soldi non sono più recuperabili. C’è quindi davvero poco da essere soddisfatti. Il D.P.R. n. 122 ha infatti previsto che eventuali aumenti stipendiali attuati ‘a decorrere dall’anno 2011’ non avranno effetti sulla ricostruzione di carriera. Del resto, il nostro sindacato lo aveva detto, seppure in solitudine, in tempi non sospetti: l’anzianità di carriera persa nel quadriennio 2011-2014 non sarà più recuperabile”.

 

Anief ribadisce, quindi, che per assicurare la corresponsione di quei fondi sottratti in modo illegittimo, ai fini della carriera professionale, occorre presentare necessariamente ricorso in tribunale. “Gli altri sindacati – conclude amaramente il presidente Pacifico – hanno sbagliato strada: invece di seguire la via indicata dall’Anief, quella legale, si sono piegati al volere dell’amministrazione. Svendendo i diritti dei lavoratori, ancorché tutelati da un contratto nazionale, in cambio di una minima parte dell’obiettivo prefissato. E nel frattempo le nostre scuole vengono messe sempre più in ginocchio”.

Lo Stato non sa gestire la scuola

da ItaliaOggi

Andrea Ichino: lo dimostra lo stato rovinoso in cui si trova l’insegnamento in Italia

Lo Stato non sa gestire la scuola

La lasci governare in piena autonomia dagli insegnanti
 di Goffredo Pistelli  

È la bestia nera di certi sindacati della scuola e di qualche madrassa di pasdaran accademici, un po’ come il fratello, Pietro, lo è per la Cgil e la Fiom. Andrea Ichino, classe 1959, ordinario di Economia politica a Bologna e all’Istituto Universitario Europeo di Fiesole (Firenze), formatosi alla Bocconi (tesi con Mario Monti), al Mit di Boston e quindi al lavoro di ricerca nell’Igier di Francesco Giavazzi, Andrea Ichino, dicevamo, non la smette infatti di dire la sua su ciò che, nella nostra scuola e nella nostra università, non va.

Lo ha fatto con alcuni libri, Facoltà di scelta, scritto con Daniele Terlizzese, uscito per Rizzoli, e Liberiamo la scuola, firmato anche da Guido Tabellini e edito dal Corriere della Sera, nella collana I Corsivi, libri che, a mesi dall’uscita, suscitano ancora discussioni e reazioni stizzite.

Domanda. La scuola e l’università italiane paiono aver raggiunto il punto più basso di una lunga crisi. Che sta succedendo?

Risposta. Lo Stato non perde occasione per dimostrare la sua incapacità di gestire scuole e università, scontentando tutti, a destra e sinistra, per motivi opposti. Ma anche scontentando tutti, semplicemente, perché è inefficiente nel raggiungere obiettivi che non sono né di destra né di sinistra, come quello di selezionare in tempi rapidi insegnanti e professori universitari in modo da consentire una efficace pianificazione dei processi formativi.

D. E dunque che cosa si potrebbe fare?

R. Consentire l’“opting out” dalla amministrazione statale. Ossia consentire a chi vuole gestire in modo diverso scuole e università di poterlo fare in modo completamente autonomo riguardo alla gestione delle risorse, soprattutto umane, e della offerta formativa. Una sperimentazione su base volontaria, anche di pochi istituti per cominciare.

D. Che soggetto giuridico potrebbero diventare?

R. Le configurazioni le individueranno i giuristi, certo la fondazione potrebbe essere la più semplice.

D. Un’autonomia spinta…

R. Sì, ma poiché l’autonomia senza valutazione è pericolosa, lo Stato deve fornire agli utenti tutte le informazioni elementari necessarie perché possano scegliere le scuole e le università che preferiscono, convogliando verso di esse le risorse pubbliche.

D. Il che significa che a valutare sarebbero i cittadini…

R. Si: sarebbero gli utenti con le loro scelte.

D. Sulla scuola, tra l’altro, nessuno pare seriamente interessato a rivedere il reclutamento. I concorsoni paiono insuperabili e, di pari passo, si immettono in ruolo schiere di precari, per il solo fatto che hanno collezionato incarichi a termine per molto tempo…

R. Appunto: il reclutamento è uno degli esempi più macroscopici dell’incapacità dello Stato di gestire la scuola. Soprattutto perchè le ricerche scientifiche più attendibili suggeriscono che per fare delle buone scuole ci vogliono soprattutto buoni insegnanti: le architetture istituzionali e perfino le altre risorse sono secondarie.

D. E per fare i buoni insegnanti?

R. I buoni insegnanti vanno selezionati con attenzione tra i migliori laureati, che quindi devono essere attratti alla professione docente con carriere e retribuzioni adeguate, ma non garantite a tutti indipendentemente dalle capacità e dal merito. Tra l’altro, la formazione serve a poco..

D. In che senso, professore?

R. Nel senso che insegnanti bravi si è, non si diventa! Anche perchè quelli bravi davvero non hanno bisogno che qualcuno gli dica se e come fare formazione e aggiornamento.

D. Lei parla di incapacità dello Stato a gestire. L’ha detto anche lo storico Alfonso Scotto di Luzio da queste colonne: il ministero della Pubblica istruzione è fallito.

R. Infatti. E dato il fallimento della macchina statale, è giunto il momento di consentire alle scuole che lo desiderano, di uscire dal sistema per potersi scegliere liberamente gli insegnanti, offrendo loro le retribuzioni e le prospettive di carriera che ritengono più adatte.

D. C’è un tema ulteriore: il principio stesso di valutazione genera crisi di nervi. Ogni anno, i test Invalsi vengono visti come il cavallo di troia che porterà al giudizio dei docenti. È una battaglia persa, secondo lei?

R. Assolutamente no! Anzi pian piano una frazione sempre più ampia di popolazione si rende conto che i test Invalsi svolgono la stessa funzione del termometro per il corpo umano. Offrono indicazioni fondamentali, anche se ovviamente non esaustive, sulla esistenza di possibili patologie nel funzionamento di una scuola e nell’operato dei suoi insegnanti.

D. Ma il termometro da solo non basta per fare una diagnosi

R. Verissimo! Infatti i test Invalsi sono solo un parametro, per’altro utilizzato in tutto il mondo, ma non possono né debbono essere l’unico. D’altro canto, il contrasto acceso sulle modalità della valutazione in Italia mostra che il problema è trovare un accordo su quali parametri utilizzare.

D. Per cui, lei suggerisce, lasciamo valutare gli Italiani…

R. Certo. Con i parametri che preferiscono. Ma devono essere sufficientemente informati dallo Stato su tutti i dati elementari necessari per farsi un opinione riguardo ai parametri preferiti. Non ho paura di dirlo: auspico una valutazione “fai da te”.

D. Secondo alcuni la rottura del monopolio statale e l’introduzione di una autentica parità scolastica col privato, potrebbe essere un modo per rivitalizzare il sistema. Ma già la parità esistente, è sottoposta ad attacchi massimalisti, vedi il caso delle materne di Bologna, o scelte amministrative ideologiche, come a Milano.

R. Il problema è mal posto. Lo Stato ha tre funzioni possibili nell’erogazione di servizi pubblici: finanziamento, regolazione e gestione diretta. Tuttavia esistono numerosi esempi di servizi che sono e rimangono pubblici anche se la terza funzione non è nelle mani dello Stato centrale ma di soggetti diversi. Pensiamo ad esempio ai trasporti pubblici, che in molti casi sono finanziati e regolati dallo Stato ma gestiti da altri. Le mie proposte però non riguardano le scuole private.

D. Quindi, quando vi accusano di voler privatizzare, dicono scempiaggini…

R. A me interessa solo consentire alle scuole e università pubbliche di essere gestite in autonomia da soggetti diversi dallo Stato Centrale, che ha dimostrato fino ad ora la sua incapacità di gestore.

D. E l’università? Fine a qualche anno fa tutto era basato sull’idea di un’autonomia irresponsabile: noi, atenei, spendiamo, tu Stato, paghi a piè di lista. Senza neppure valutarmi. La crisi ha riportato tutti sulla terra. Ora la linea Maginot è evitare qualsiasi forma di governo dell’università che in qualche modo punti su obiettivi in maniera differenziata. L’accenno di Matteo Renzi sulla realizzare cinque «hub della ricerca», ossia creare altrettante researching universities, è stato accolto con scherno da alcuni accademici.

R. Non posso che ripetermi: finiamola di affidare allo Stato le decisioni che non è in grado di prendere. Sulla proposta di Renzi sono contrario anche io ma per motivi diversi da quelli di vuole che nulla cambi.

D. E perché, professore?

R. Perché il problema non è se fare “per decreto” 5 o 10 hub della ricerca. Perché per farli bisognerebbe prima essere d’accordo sui criteri per stabilire chi fa buona ricerca e quali debbano essere i campi di indagine da privilegiare. Questo accordo purtroppo non sembra esserci in Italia, come dimostrato dalle infinite critiche all’operato dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario – Anvur. Il punto quindi è affidarsi al mercato, come negli USA, dove non esiste qualcosa di analogo all’Anvur perché la valutazione è fatta dagli utenti della didattica e della ricerca. Tra questi ovviamente ci sarebbe anche (ma non solo) lo Stato, con una sua agenzia per il finanziamento della ricerca, che dovrebbe copiare il modello di successo degli Europan Research Grants o dei National Science Foundation grants in USA. E ciascuno poi competerebbe come vuole per i fondi che preferisce.

D. Altro elemento di discussione, in questi giorni, è il meccanismo approntato dal Miur per gestire il turn-over, cioè sostituire i docenti pensionati. Seppure un po’ cervellotico, procede verso una logica premiale, consentendo agli atenei con i conti in ordine di assumere di più di altri dissestati.

R. Un regolamento unico del turnover per tutti, indipentemente dall’area di ricerca e dal tipo di istituzione, è troppo rigido. Lasciamo gli atenei liberi di fare come vogliono e chi farà le scelte sbagliate verrà punito dagli utenti. Mi permette un paragone calcistico?

D. Sì figuri, siamo un paese di allenatori…

R. Avrebbe senso imporre a tutte le squadre le stesse regole sul turnover? Ci sono giocatori ottimi che continuano fino ad oltre 30 anni e altri per cui il turnover deve avvenire prima. Le squadre hanno gli incentivi giusti per fare le scelte migliori su chi deve essere pensionato, e infatti le fanno. Lo stesso dovrebbe accadere per le università. E a tutti i livelli: giovani, adulti e anziani.

D. Valore legale del titolo di studio. Se ne parla meno. Potrebbe servire ancora?

R. Non ha molto senso, per lo meno nella formulazione che oggi ha nel nostro Paese. Quello che serve è che lo Stato raccolga informazioni precise, standardizzate e confrontabili, sulla validità dei titoli offerti da ciascuna istituzione educativa. E poi gli utenti sceglieranno a ragion veduta. Ma non ha senso l’attuale situazione per cui, una volta soddisfatti una serie di requisiti burocratici ex ante (spesso irrilevanti per la qualità), il titolo erogato da una istituzione ha valore legale indipendemente dal suo valore reale.

D. L’Ocse dice che spendiamo meno in istruzione. Per anni, secondo Roberto Perotti, economista della Bocconi, ci abbiamo marciato, spalmando quella spesa anche sugli studenti inattivi: se avessimo considerato gli studenti equivalenti a tempo pieno, avremmo scoperto di spendere molto di più. A che punto siamo?

R. Un momento. L’Ocse non dice che spendiamo meno in istruzione: l’Italia spende meno in proporzione del Pil, ma spende quanto gli altri, se non di più, per studente. E il motivo è che, per via del calo demografico, gli studenti sono relativamente pochi. Quello che conta per valutare l’entità della spesa in istruzione è la quota per studente. E non solo spendiamo tanto per ogni studente ma abbiamo anche molti insegnanti e molte ore di insegnamento per studente.

D. Eppure i risultati delle indagini Ocse sulle competenze degli adulti (comprensione di un testo ecc) sono disastrosi…

R. Esatto. Lo Stato non spende poco, ma spende male. E non assume pochi insegnanti, ne assume troppi, dei quali alcuni, purtroppo, non sanno fare il loro mestiere.

Spending review: tagli alla scuola. E quando ricuciamo?

da Il Fatto Quotidiano

Spending review: tagli alla scuola. E quando ricuciamo?

di Marina Boscaino

Appena rientrata l’emergenza relativa al disegno di legge (definito qualche giorno fa “superato” da Carrozza), che – con un colpo di mano – avrebbe delegato il governo a intervenire su stato giuridico dei docenti, reclutamento, salari e orari di lavoro, democrazia scolastica e prerogative degli organi collegiali, ecco la nuova insidia dal vecchio nome tristemente conosciuto: spending review. Naturalmente la spesa da rivedere non può trascurare la scuola statale, rea di aver continuato a funzionare dignitosamente (e con sforzi privi di alcun tipo di riconoscimento) nonostante la “riforma” Gelmini e gli analoghi e conseguenti provvedimenti del governo Monti.

Una serie di interventi costati il taglio di circa 145mila posti di lavoro, aumento del numero di alunni per classe, la diminuzione del tempo scuola, accorpamento di istituti scolastici in plessi elefantiaci, diminuzione di tempo pieno e tempo prolungato e taglio indifferenziato, ma che ovviamente va a ricadere sui più deboli, di diritti. La scuola non è più uno strumento di tutela dell’interesse generale, semplicemente perché l’interesse generale non è più considerato un principio da tutelare. Di qui, il sostanzialmente invariato – nonostante crisi e “razionalizzazione” della scuola pubblica – foraggiamento alle scuole private.

Carlo Cottarelli, ex Fondo Monetario Internazionale, è il tecnico cui è stata commissionata la messa a punto dei nuovi interventi: in sostanza vogliono evidentemente comprendere fino a che punto estremo la scuola sia in grado di reggere e resistere. Naturalmente lo vuole l’Europa, che però proprio ieri ha richiamato l’Italia sull’infrazione rispetto al trattamento dei precari della scuola. Lì, però, continuiamo a fare orecchie da mercante e le ammonizioni non sembrano poi fomentare lo zelo a intervenire, viceversa dimostrato in altri campi: tagliare, appunto. Sui precari ci teniamo le bacchettate, abbassando le orecchie e cercando di far finta di niente. Cottarelli invece il suo dovere l’ha fatto, redigendo il Programma di lavoro del Commissario Straordinario per la revisione della Spesa pubblica. Per quanti consideravano impossibile un ulteriore sequestro di risorse ai danni della scuola un’amara delusione: ce n’è ancora, almeno nelle intenzioni.

Per realizzare gli oltre 23 miliardi di “razionalizzazione della spesa” proposti per il triennio 2015-2017, la scuola è stata chiamata in causa relativamente a 4 ambiti: dimensionamento scolastico (pare sia prevista la riduzione di ulteriori 800 istituzioni scolastiche), insegnanti di sostegno (come mai, visto che il decreto istruzione prevede un piano straordinario di assunzioni?) inidonei ed edilizia scolastica (ricordate? Una delle priorità assolute del Pd e del governo delle larghe intese). Ciò che sembrava impensabile, ci potrebbe essere imposto da un momento all’altro.

Its, più di un giovane su due trova lavoro subito

da Corriere della Sera

PASSAPORTO CONTRO la disoccupazione

Its, più di un giovane su due trova lavoro subito

I dati  Miur sulle prime 62 scuole biennali post-diploma ad alta specializzazione: coinvolti  finora quasi tremila ragazzi

Valentina Santarpia

Più della metà degli studenti con un lavoro in tasca subito dopo il diploma, una percentuale bassissima di ritirati, un vero exploit per le nuove tecnologie per il made in Italy: è positivo il primo bilancio degli ITS, le scuole post-diploma ad alta specializzazione nate due anni fa con l’intento di formare tecnici nelle aree tecnologiche strategiche. A presentare i datisulle performance dei 62 istituti sparsi in tutta Italia è stato giovedì  20 il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi, durante Job&Orienta, la 23esima edizione della mostra-convegno che si tiene a Verona su orientamento, scuola, formazione e lavoro. «Questi dati dimostrano- sottolinea il sottosegretario -che quando i ragazzi svolgono un percorso reale di formazione teorica insieme a una formazione pratica in azienda coerente con la qualifica e il lavoro che vorrebbero svolgere, questo sistema è assolutamente vincente anche nei numeri: per essere un percorso reale però- avverte Toccafondi- occorre che ci siano scuole professionali e tecniche che hanno ben compreso qual è il loro ruolo e che seguono i ragazzi passo passo e aziende vere sul territorio» .

SUBITO AL LAVORO- Su 2971 studenti che frequentano i 139 percorsi di studio attivati finora dalle 62 Fondazioni, si sono già diplomati 825 ragazzi, e circa 250 completeranno il corso biennale tra novembre e dicembre: 470 hanno già un posto di lavoro, il 56,96%. Ovviamente ci sono casi assolutamente virtuosi, come l’ITS Accademia mercantile di Genova, dove tutti e 65 i diplomati sono già occupati o l’ITS di Gallarate per la mobilità sostenibile, dove 24 ex studenti su 24 lavorano, o ancora l’ITS di Vicenza per la meccanica, dove sono 21 su 22 i ragazzi che hanno trovato un impiego. Ma ci sono anche casi meno positivi: l’istituto di Conegliano per il made in Italy agroalimentare ha un solo studente che è entrato nel mondo del lavoro contro 11 diplomati, quello di Ferrara per i Beni culturali ne conta 8 su 23, l’ITS di Pavia per il made in Italy nel settore della casa conta 5 lavoratori su 15.

PIU’ FORTI I MASCHI E IL NORD – Rispetto ai 3306 ammessi dopo gli esami di selezione, il 76%, poco più di 2500 studenti, è maschio: le femmine rappresentano solo un quarto della popolazione studentesca, circa il 24%. Ma sono quelle che, una volta entrate, non abbandonano facilmente: su un 10% generale di rinunce, il 75% è rappresentato dai ragazzi e il resto da ragazze. Cambiano con il sesso anche le inclinazioni e le preferenze: i ragazzi scelgono soprattutto le nuove tecnologie per il made in Italy, che rappresentano l’area più diffusa tra le specializzazioni per gli ITS, e in seconda istanza la mobilità sostenibile e le nuove tecnologie per la vita. Le ragazze invece sono orientate verso le tecnologie innovative per i beni e le attività culturali (circa la metà ha scelto quest’indirizzo) mentre disdegnano l’efficienza energetica, che ha attratto solo il 4% delle studentesse. Per quanto riguarda la distribuzione geografica, gli ITS sono forti soprattutto nelle regioni del Nord e del Centro Italia: l’Emilia Romagna, come il Lazio e la Lombardia, contano 7 Istituti, con rispettivamente 18, 15 e 20 corsi già partiti. Fanalino di coda la Calabria dove, pur essendo nati 3 ITS, non è stato ancora attivato alcun corso.

PROMOSSI E BOCCIATI – Il primo resoconto serve anche a stilare una –seppur parziale- valutazione delle strutture accreditate dal ministero dell’Istruzione. Che infatti, in base alle linee guida e alla valutazione di alcuni aspetti ritenuti importanti per la governance di un ITS, ha stilato una sorta di pagella degli istituti (allega documento), prendendo in considerazione una serie di indicatori: l’attrattività (che si misura con il numero di candidati che ha sostenuto le prove di selezione, il tasso degli ammessi sugli idonei, il successo formativo) , ma anche l’occupabilità (quindi il tasso di occupazione degli studenti a sei e a 12 mesi dal diploma), la percentuale di docenti provenienti dal mondo del lavoro e dall’università, i laboratori realizzati nelle imprese e le ore trascorse fuori regione o all’estero per programmi di scambio. Gli ITS con pochi aspiranti, quindi bassa selezione, pochi contatti con le imprese e insegnanti poco qualificati rischiano di chiudere i battenti.

Anagrafe edilizia, il Miur sul banco di un tribunale

da Corriere della Sera

SICUREZZA NELLE SCUOLE

Anagrafe edilizia, il Miur sul banco di un  tribunale

Cittadinanza attiva  fa ricorso al Tar contro il ministero dell’Istruzione per «mancanza di  trasparenza»

Valentina Santarpia

L’anagrafe scolastica finisce sul banco di un tribunale. Cittadinanza attiva, l’associazione a tutela dei diritti dei cittadini, ha presentato un ricorso al Tar (Tribunale amministrativo regionale) contro il ministero dell’Istruzione, in occasione della XI giornata della sicurezza scolastica. La motivazione? Il MIUR non ha dato all’associazione accesso alle informazioni relative all’anagrafe, giustificandosi con il fatto che non è il ministero dell’Istruzione a detenere queste notizie, ma gli enti locali, che non avrebbero alcun obbligo di pubblicarle. «Ricorriamo contro queste improbabili giustificazioni che ledono il diritto alla trasparenza degli atti varati dalla Pubblica Amministrazione e il diritto dei cittadini ad avere informazioni certe, precise e dettagliate sullo stato di sicurezza di ogni singolo edificio scolastico», sottolinea Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale della Scuola di Cittadinanzattiva. Il punto è che l’anagrafe dovrebbe fornire una fotografia esatta dello stato degli edifici scolastici, permettendo agli enti locali di individuare le priorità e usare correttamente i fondi. «I 150 milioni del Decreto fare – spiega Bizzarri – sono stati suddivisi tra le Regioni per finanziareinterventi in 692 scuole, in base ad un elenco di priorità che non siamo in grado di contestare ma su cui vigileremo». Ma lo stesso MIUR cerca da anni di portare a completamento l’anagrafe, incontrando difficoltà fortissime nell’aggiornare i dati con gli enti locali, per cui i fondi vengono assegnati sulla base delle indicazioni degli uffici scolastici regionali.

VEDETTE DELLA SICUREZZA – Molto spesso le scelte avvengono sulla scia delle emergenze. Come sottolinea Cittadinanza attiva, infatti, la sicurezza nelle scuole è ancora incerta. Di qui l’idea di nominare 655 giovani responsabili della sicurezza in 30 scuole del Lazio, del Piemonte, dell’Umbria e della Basilicata. Piccoli osservatori che avranno il compito di prevenire e controllare le misure di sicurezza nelle scuole e sviluppare una cultura anche tra i propri coetanei: «Forse, se ci fosse stato un Responsabile Studenti Sicurezza nel Liceo Darwin di Rivoli, le segnalazioni dei ragazzi circa gli scricchiolii che hanno preceduto il crollo sotto cui, esattamente cinque anni fa, morì Vito Scafidi, non sarebbero rimaste inascoltate», afferma Bizzarri. Anche i sindaci saranno coinvolti nella campagna di responsabilizzazione, grazie a migliaia di cartoline che verranno inviate dagli studenti :«Caro sindaco, nella mia città esiste il Piano di emergenza comunale?». Una domanda legittima, visto che dai dati del Dipartimento nazionale della Protezione civile risulta che, sul totale dei 6600 Comuni, di cui l’82% a rischio idrogeologico e quasi il 50% a rischio sismico, il 75% ha redatto il Piano di emergenza, ma solo nella metà dei casi è stato aggiornato e in meno del 33% si sono svolte esercitazioni pratiche fra la popolazione. C’è di che preoccuparsi? Il ministro Maria Chiara Carrozza cerca di tranquillizzare, anche se a distanza, gli studenti: «Mi rendo conto che c’è ancora molto da fare e che occorre proseguire il lavoro iniziato con serietà e continuità perché le nostre scuole siano luoghi sicuri per i nostri ragazzi , ma –  sottolinea il ministro – mi sento di rassicurare le famiglie, il personale scolastico, i ragazzi, ricordando che l’edilizia nelle scuole è davvero un tema che sta particolarmente a cuore a questo governo ed è stata una priorità immediata nella nostra azione».

Mancata anagrafe edilizia, il Miur dovrà difendersi davanti al Tar

da Tecnica della Scuola

Mancata anagrafe edilizia, il Miur dovrà difendersi davanti al Tar
di Alessandro Giuliani
Nel giorno della XI Giornata Nazionale della sicurezza scolastica, Cittadinanzattiva si fa promotrice dell’iniziativa legale, dopo aver appurato che l’amministrazione non possiede le informazioni sugli stati di rischio degli oltre 40mila plessi: dal Ministero solo improbabili giustificazioni, ma così si lede il diritto alla trasparenza degli atti varati dalla PA e quello dei cittadini ad avere informazioni certe.
Il Miur dovrà spigare al tribunale amministrativo perché non ha ancora pubblicato informazioni certe sulla messa a norma o sui limiti strutturali degli oltre 40mila plessi scolastici italiani. A darne notizia, nel giorno della XI Giornata Nazionale della sicurezza scolastica è Cittadinanzattiva: l’associazione ha spiegato di avere avviato il ricorso al Tar del Lazio contro il ministero dell’Istruzione, dopo che questo ha sostenuto di non essere “l’amministrazione che possiede le informazioni sull’anagrafe dell’edilizia scolastica”. Il Miur ha inoltre comunicato a Cittadinanzattiva che “non ci sarebbe alcun obbligo di pubblicazione dell’anagrafe da parte delle amministrazioni competenti”, negando l’accesso civico previsto – sostiene l’associazione – dal d.lgs. 33/2013 ai dati in questione.
“Ricorriamo contro queste improbabili giustificazioni – ha dichiarato Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale della Scuola di Cittadinanzattiva – che ledono il diritto alla trasparenza degli atti varati dalla Pubblica Amministrazione e il diritto dei cittadini ad avere informazioni certe”.
L’associazione che opera a difesa dei cittadini ha avviato anche un’altra iniziativa, pubblicanso sul proprio sito internet l’elenco delle scuole, Regione per Regione, che d’ora in poi riceveranno i finanziamenti per il miglioramento della sicurezza e per la manutenzione scolastica. Sempre l’associazione monitorerà anche gli interventi. Infine, invierà a livello regionale istanze di accesso civico per avere dati sullo stato degli istituti scolastici.
Cittadinanzaattiva, fermo restando che le competenze primarie in materia di edilizia scolastica sono di Regioni, Comuni e Province, si chiede dove il Miur “attinga alle informazioni necessarie per disporre di un quadro complessivo del patrimonio edilizio, sulla base del quale dettare, tra l’altro, i criteri guida della programmazione regionale, supervisionandone l’attuazione e destinando i finanziamenti pubblici adeguati. Si tratta – ha concluso Bizzarri – di un problema di trasparenza dell’utilizzo di risorse pubbliche, visto che abbiamo appreso che sono stati stanziati in totale oltre un miliardo di euro per sistemare le scuole. Di questa cifra circa 150 milioni di euro, stanziati con il decreto del Fare, sono stati suddivisi tra le Regioni per finanziare interventi in 692 scuole in base a priorità che non siamo – ha concluso – in grado di contestare ma sulle quali vigileremo”.

Al via le rilevazioni integrative a.s. 2013/2014

da Tecnica della Scuola

Al via le rilevazioni integrative a.s. 2013/2014
di L.L.
Dal 25 novembre 2013 al 4 gennaio 2014 si dovrà procedere all’inserimento dei dati su Sidi. Rispetto alle precedenti rilevazioni, sono state inserite alcune sezioni precompilate con dati acquisiti direttamente dall’Anagrafe Alunni e la possibilità di produrre dei grafici riferiti a specifiche sezioni
Anche quest’anno le scuole statali e non statali saranno impegnate con le rilevazioni integrative.
Considerata l’importanza dell’adempimento, il Miur invita a dare la più ampia diffusione all’attività, mediante l’affissione della nota prot. n. 2873 del 20/11/2013, contenente indicazioni in merito alle operazioni da eseguire, e dell’informativa allegata alla nota stessa, all’Albo dell’istituzione scolastica e la pubblicazione, ove presente, nel sito web della scuola.
Le funzioni per l’invio dei dati sono disponibili a partire dal prossimo 25 novembre fino al 4 gennaio 2014, nell’area SIDI – Rilevazioni – Rilevazioni sulle scuole – Dati generali (ex Integrative).
Le Rilevazioni integrative 2013/2014 prevedono, rispetto al passato, l’aggiunta di sezioni precompilate, contenenti dati acquisiti direttamente dall’Anagrafe Alunni, quali ad esempio gli alunni ripetenti.
Inoltre, per rendere più immediata la lettura dei dati, vengono inserite da quest’anno anche delle rappresentazioni grafiche riferite a particolari sezioni delle Rilevazioni,  riproducibili direttamente dalle scuole, a conclusione della compilazione della scheda,  tramite apposito pulsante “Grafici” posto nella pagina di riepilogo.
Il Miur ricorda anche che, ad eccezione delle scuole dell’infanzia, l’inserimento dei dati nella scheda di rilevazione avviene obbligatoriamente attraverso la funzione “Precompila scheda” che permette di caricare i dati presenti nell’Anagrafe Alunni. Tutti i dati importati non sono modificabili (ad esclusione di alcune sezioni che sono indicate nella guida operativa) pertanto, prima di procedere alla rilevazione, occorre verificare la correttezza dei dati presenti in Anagrafe Alunni.

Tagliate le future autonomie scolastiche?

da Tecnica della Scuola

Tagliate le future autonomie scolastiche?
di Aldo Domenico Ficara
Le istituzioni scolastiche sottodimensionate sono pari a 590 pertanto la dotazione organica dirigenziale risulta di 8.193 unità complessive per l’a.s. 2013/2014
Su Wikipedia possiamo leggere: “Le autonomie scolastiche sono 8.639 (dati Miur per l’a.s. 2013/2014), tuttavia, a seguito dei nuovi parametri sull’assegnazione dei dirigenti e dei direttori amministrativi, solo le istituzioni scolastiche con un numero di studenti superiore a 600 (ridotto a 400 per le scuole site in comunità montane o piccole isole) possono vedersi assegnare vertici titolari: gli istituti sottodimensionati verranno assegnati a dirigenti e direttori reggenti, già titolari in un’altra istituzione. Le istituzioni scolastiche sottodimensionate sono pari a 590 pertanto la dotazione organica dirigenziale risulta di 8.193 unità complessive per l’a.s. 2013/2014“.  Oggi Carlo Cottarelli, detto non molto amorevolmente Mr. Forbici, l’ennesimo “mago della pioggia” evocato dal governo delle larghe intese per tagliare la spesa pubblica, ricomincia da dove era arrivato Enrico Bondi. In altre parole il nuovo manuale del rigore lo scriveranno, sotto la sua supervisione, venticinque commissioni.  Una di queste tratterà anche del nuovo ridimensionamento delle cattedre di presidenza. Le notizie, ancora ufficiose, parlano di un probabile taglio pari al 10% dei posti da Dirigente scolastico, pronosticando su tutto il territorio nazionale accorpamenti e aggregazioni di istituti scolastici. Al di là di fiducie e scetticismi, quel che ha distinto il primo approccio di Cottarelli, compreso quello riguardante il mondo della scuola, è stata la conferma del metodo analitico-statistico di chi, dalle vette del Fondo monetario internazionale, non deve prendere decisioni ma solo tracciare descrizioni. Descrizioni che per le future autonomie scolastiche non si prevedono rosee.

Sperimentazione sulla riduzione di un anno della secondaria

da Tecnica della Scuola

Sperimentazione sulla riduzione di un anno della secondaria
di Andrea Carlino
Il provvedimento riguarda altri quattro istituti scolastici, dopo l’autorizzazione data a tre scuole paritarie. Critiche di Flc-Cgil
Via libera dal prossimo anno scolastico alla riduzione di un anno del ciclo secondario per alcune istituzione scolastiche. Il decreto, firmato dal Ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, riguarda tre scuole secondarie statali: IIS Majorana di Brindisi, ITE Tosi di Busto Arsizio, IS Anti di Verona. Anche il Liceo Flacco di Bari ha ricevuto l’ok dal Ministero. Ad oggi quindi risultano autorizzate le sperimentazioni per i seguenti istituti paritari il Liceo Carli (Brescia), il collegio San Carlo (Milano), l’istituto Olga Fiorini (Busto Arsizio). Preoccupazione, però, viene manifestata dalla Flc Cgil: “Tutta l’operazione avviene senza un quadro di riferimento nazionale e senza il previsto parere obbligatorio del Consiglio nazionale della pubblica istruzione di cui all’art.11 del D.PR. 275 – si legge in una nota del sindacato -. “Leggendo le relazioni dei progetti sperimentali e la motivazione della riduzione di un anno francamente si rimane allibiti. La Flc chiede ancora al Ministro di interrompere la sperimentazione e di aprire una fase di ascolto che coinvolga il mondo della scuola, le associazioni sindacali professionali e studentesche. In caso contrario la nostra organizzazione sindacale metterà in campo iniziative di mobilitazione, a partire dalla manifestazione nazionale prevista per il 30 novembre prossimo”.

Scuola, il ministro Carrozza ha incontrato i sindacati

da Tecnica della Scuola

Scuola, il ministro Carrozza ha incontrato i sindacati
Il ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca Maria Chiara Carrozza ha ricevuto stamattina le principali organizzazioni sindacali della scuola presso la sede del Miur in viale Trastevere. I report dei sindacati: Flc-Cgil, Cisl-Scuola, Uil-Scuola, SnalsFgu-Gilda
Al centro dell’incontro, tra l’altro, i temi legati all’attuazione del decreto “L’Istruzione riparte”, all’edilizia scolastica, alle questioni contrattuali e alla valutazione.
Nel suo intervento, il Ministro ha ricordato “il merito del Governo Letta di aver intrapreso la strada degli investimenti all’istruzione pur in un contesto di difficile crisi economica“. “Siamo al lavoro sui provvedimenti attuativi del Decreto Istruzione – ha detto Carrozza – dai mutui per l’edilizia scolastica, alle risorse per l’orientamento, al piano triennale per la stabilizzazione dei docenti“.
Ricordando che anche nella legge di stabilità all’esame del Parlamento non ci saranno tagli alle risorse per la scuola, il Ministro si è soffermato sull’attivazione presso il Miur di una commissione interna per la spending review, “non per diminuire ma per razionalizzare le nostre spese“. “La scuola ha già fatto troppi sacrifici in questi anni“, ha aggiunto annunciando che si avvia a soluzione la questione legata agli “scatti” retributivi del 2012. Sulla valutazione infine, Carrozza ha voluto sottolineare l’importanza di “riattivare un dibattito costruttivo e meno radicale”.

UilScuola: 4.447 nuove nomine in ruolo per insegnanti di sostegno

da Tecnica della Scuola

UilScuola: 4.447 nuove nomine in ruolo per insegnanti di sostegno
La UilScuola fa il report dell’incontro tra sindacati e Miur nel corso del quale sono stati affrontati: nomine in ruolo docenti di sostegno, organico personale docente, personale docente inidoneo, validità del diploma magistrale ai fini della partecipazione ai corsi di specializzazione per il sostegno, percorsi abilitanti speciali
Il Miur, in applicazione del comma 3 dell’art. 15 della Legge 128/13, sta procedendo alle nomine in ruolo sui posti di sostegno.
La legge in tre anni porta l’organico di diritto di sostegno dal 70% al 100%.
La prima tranche di nomine dei complessivi 26.684 posti, corrispondente a 4.447 posti, verrà effettuata con decorrenza giuridica 1 settembre 2013.
Il relativo Decreto Interministeriale che autorizza le nomine è stato già firmato dal Ministro dell’istruzione, per avere efficacia deve essere firmato anche dal Ministro dell’economia e delle finanze. 
 Il Miur, in applicazione del comma 3-bis dell’art. 15 della Legge 128/13, ha comunicato innanzi tutto l’orientamento dell’amministrazione scolastica di sopprimere, ai fini della mobilità, le “aree” disciplinari di sostegno nella scuola secondaria di secondo grado.
La suddivisione per “aree”, come prevede la legge, resterà ancora per il triennio 2014/17 limitatamente alla I fascia d’istituto e alle Graduatorie ad Esaurimento.
Con provvedimenti successivi verranno definite le modalità relative alla gestione dei posti destinati alle nomine in ruolo, che avverranno sulle attuali quattro “aree” distinte, e alle utilizzazioni delle Dotazioni Organiche di Sostegno.
Tutte le norme che riguardano la mobilità verranno definite nel CCNI in fase di definizione.
Il Miur, inoltre, al fine di una gestione più razionale delle risorse ha proposto la definizione di un organico unico negli Istituti d’Istruzione Superiore.
 In applicazione del comma 1 dell’art. 5 della Legge 128/13, che prevede l’assegnazione, dall’anno scolastico 2014/15, di un’ora di “geografia generale ed economica” ad una classe del primo biennio degli Istituti Tecnici e Professionali in cui non sia già prevista, il Miur ha manifestato l’orientamento di assegnarla alle classi prime.
Questo aspetto verrà comunque approfondito nel corso dei prossimi incontri. Docenti inidonei
 Il Miur, in applicazione dell’art. 15 della Legge 128/13, ha illustrato ai sindacati una bozza di Decreto Interministeriale dove si prevede che il personale docente inidoneo all’insegnamento possa, a domanda, transitare ed essere inquadrato nei profili professionali di assistente amministrativo e di assistente tecnico del personale Ata.
Coloro che non presenteranno domanda di passaggio nei profili Ata, in attesa delle procedure di mobilità intercompartimentale, potranno essere utilizzati per le iniziative di prevenzione della dispersione scolastica o per attività di supporto alla didattica. 
Il personale docente già dichiarato permanentemente inidoneo alla propria funzione sarà sottoposto, entro il 20 dicembre 2013, a nuova visita da parte delle commissioni mediche, per una nuova valutazione dell’inidoneità.
Sulla base degli esiti della visita, se la dichiarazione di inidoneità non dovesse essere confermata il personale interessato tornerà a svolgere la funzione di docente.
Le domande per il transito nei profili del personale Ata dovranno essere presentate, con modalità cartacea, all’Ufficio Scolastico Regionale della provincia di titolarità nelle date che verranno stabilite dalla circolare di trasmissione del Decreto Interministeriale.
 Diploma magistrale e specializzazione su sostegno 
Il Miur ha posto all’attenzione dei sindacati una proposta che prevede la possibilità per chi è in possesso del “diploma magistrale” di partecipare ai corsi di specializzazione per il sostegno, riservati al personale già in possesso di abilitazione.
Sulla proposta del Miur si sono registrati orientamenti diversi pertanto l’argomento sarà oggetto di ulteriori approfondimenti nei prossimi incontri. Percorsi Abilitanti Speciali
 Il Miur, accogliendo le richieste sindacali, sta per emanare una nota con la quale riapre i termini di presentazione delle domande per le “150 ore” per il diritto allo studio, la nuova scadenza dovrebbe essere il 15 dicembre.
Con lo stesso provvedimento, al fine di venire incontro al maggior numero di richieste, darà indicazioni ai Direttori regionali per una gestione flessibile del monte ore complessivo da attribuire al personale interessato. Retribuzione supplenti
 Sempre nella giornata di ieri, parallelamente agli altri incontri, si è tenuta una riunione su alcuni aspetti relativi al pagamento delle supplenze brevi e saltuarie (retribuzione della domenica nel caso di servizio prestato nella stessa settimana in più scuole, retribuzione dei completamenti dei part time) per definire regole comuni di comportamento che siano rispettose del contratto e gestibili dal sistema.
I rappresentanti del Miur si sono impegnati a presentare già dal prossimo incontro una prima circolare per fornire istruzioni alle scuole.

Prove Invalsi: il calendario 2013/2014

da Tecnica della Scuola

Prove Invalsi: il calendario 2013/2014
Come già annunciato, l’Invalsi, con nota 18 novembre 2013 prot. n. 12537, ha comunicato le date e le modalità di svolgimento delle prove per l’anno scolastico 2013/14
Da segnalare, ma si sapeva, la riproposizione dell’obbligatorietà della misurazione degli apprendimenti per tutte le classi dei livelli scolastici, con la sola eccezione delle classi dei corsi serali e di quelle operanti nell’ambito dell’educazione degli adulti. Il calendario è il seguente Entro l’11 aprile 2014 l’INVALSI renderà disponibile materiale di supporto. Entro il 24 aprile 2014 le scuole riceveranno le prove da somministrare. Il calendario delle rilevazioni: 6 maggio 2014 II primaria: prova preliminare di lettura (prova scritta a tempo della durata di due minuti per testare la capacità di lettura/decodifica raggiunta da ciascun allievo) e prova di Italiano; V primaria: prova di Italiano. 7 maggio 2014 II primaria: prova di Matematica; V primaria: prova di Matematica e Questionario studente. 13 maggio 2014 II secondaria di secondo grado: prova di Italiano, di Matematica e Questionario studente. 19 giugno 2014  III secondaria di primo grado: rilevazione sugli apprendimenti (Prova nazionale), condotta all’interno dell’esame conclusivo del I cic

7 euro per un pacco cinese di registri di classe

da Tecnica della Scuola

7 euro per un pacco cinese di registri di classe
di Pasquale Almirante
Sembra proprio che il famoso registro elettronico, per un motivo o l’altro, non riesca a decollare e così i cinesi, di fronte alla crescente richiesta di rubriche cartacee, si sarebbero attrezzati con le imitazioni
Come è noto in molte scuole non è possibile accedere a internet in qualunque momento, per cui le operazioni di ordinaria amministrazione vengono rallentate o addirittura frenate per ore intere, cosicchè i docenti avrebbero pensato di attrezzati con i vecchi registri cartacei.  Senonché i presidi non possono fornire i tradizionali registri perché il Miur ha espressamente vietato di metterli a bilancio, e allora occorre arrangiarsi: come fare per non dimenticare voti, note e lezioni svolte? Semplice, si dirà, basta riprendere il glorioso registro di carta. E invece di fronte ai costi, e considerando che ci sono docenti con più classi e troppi alunni, ci si è resi conto che si poteva arrivare a spendere fior di euro che in tempi di crisi è meglio risparmiare. Pare addirittura che nelle cartolerie specializzate per comprare il numero necessario di rubriche scolastiche si possa arrivare a spendere anche 30 euro. Da qui il lungimirante fiuto della concorrenza e in modo particolare di quella cinese che ha messo in commercio interi pacchi di registri, perfettamente funzionali alla bisogna dei prof, al costo stralciato di 7 euro.  Qualcuno già sibila che fra non molto si possa implementare una sorta di mercato nero del registro di classe e personale, mentre tanti docenti, che ancora non hanno preso le giuste distanze con la tecnologia e per paura di esporre le loro carte, porterebbero ogni mattina la colazione, sotto forma di regalo complice, ai più esperti colleghi informatici per farsi mettere in ordine le loro pagine virtuali: potenza delle riforme.

Incontro ministro-sindacati: molti nodi irrisolti

da tuttoscuola.com

Incontro ministro-sindacati: molti nodi irrisolti

Fonti sindacali fanno un bilancio in chiaroscuro dell’esito dell’incontro svoltosi oggi con il ministro Carrozza, e ribadiscono le ragioni che li hanno indotti a promuovere la manifestazione unitaria di sabato 30 novembre.

L’unica buona notizia riguarda i 120 milioni di economie certificate e utilizzabili per recuperare anche il 2012 ai fini degli scatti di anzianità. Negativo invece il giudizio su alcune norme contenute nella legge di stabilità, che “vanno in direzione opposta alle intenzioni dichiarate”, ha detto il segretario Cisl scuola Francesco Scrima, “a partire dal blocco dei contratti e dal nuovo intervento sulle anzianità”, anche se “prendiamo atto delle dichiarazioni della ministra, che si è detta intenzionata ad attivarsi per opportuni interventi emendativi”.

Analogo il giudizio della Gilda degli insegnanti: bene per i 120 milioni, male per le voci che riguardano la spending review perchè – ha detto il coordinatore Rino Di Meglio – “non c’è più spazio per operare ulteriori tagli alla scuola, settore strategico già ampiamente saccheggiato e che, se fosse costretto ad altri sacrifici, rischierebbe di chiudere”.

Anche per quanto riguarda Invalsi e Bes, il sindacalista ha ribadito che “bisogna smettere di scaricare sulle spalle degli insegnanti oneri non di loro competenza” e che, invece, è necessario “sburocratizzare la scuola”.

Per quanto riguarda il contratto i sindacati si sono dichiarati disponibili a discutere del rinnovo soltanto in presenza di risorse economiche realmente disponibili e di un definitivo chiarimento su quali sono le materie di competenza contrattuale e quali dell’amministrazione.