Libri scolastici nuovi ogni anno, stop del Consiglio di Stato

Libri scolastici nuovi ogni anno, un vero e proprio tormento per le famiglie italiane, le quali, ormai, vedono nell’avvicinarsi del mese di settembre, quando i loro figli si preparano a tornare sui banchi di scuola, un autentico banco di prova per le proprie tasche. Da troppo tempo, infatti, la corsa al mercato dei libri usati è del tutto inutile: di fronte alla pretese dei docenti di adottare libri sempre nuovi per ogni anno scolastico che passa, ogni forma di risparmio praticamente si azzera. E poco importa se le nuove edizioni da acquistare spesso differiscono dai i testi precedentemente in vigore giusto per la copertina, la numerazione delle pagine e poco altro. Ma a tutto questo il Consiglio di Stato ha detto basta: le cose d’ora in poi dovranno cambiare.

Libri scolastici nuovi ogni anno: il freno parte nel 2008

A ben vedere, questa querelle tra la libertà dei docenti di adottare autonomamente un libro di testo differente e le necessarie tutele per i bilanci familiari degli studenti, affonda le radici nel tempo. Già nel 2008, infatti, quando la crisi economica non era così stringente, la contestata Riforma Gelmini sulla scuola impose comunque che i testi dovessero essere mantenuti per cinque anni nelle scuole primarie, e sei in quelle secondarie. Fu però la dicitura:

fatta salva la ricorrenza di specifiche e motivate esigenze

a permettere a troppi di eludere la norma, al punto da spingere, già l’anno successivo, l’ex ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini a emanare un’apposita circolare (n. 16 del 20 febbraio 2009) per ribadire proprio:

la non modificabilità delle scelte da parte degli insegnanti e della scuola nell’arco dei due periodi previsti.

Il ricorso dei docenti al Tar

La partita sembrò concludersi con la vittoria di una legittima battaglia antisprechi, ma un gruppo di docenti di Milano, con il supporto della Flc-Cgil territoriale, ha pensato bene di far ricorso al Tar del Lazio, ritenendo di non dover subire l’onta dell’obbligo di adottare testi scolastici scelti da un loro predecessore. Il tribunale amministrativo laziale, in questo caso, gli diede ragione, privilegiando così la libertà degli insegnanti di adottare un determinato libro, piuttosto che l’esigenza, sempre più sentita, di risparmio da parte delle famiglie.

Il lieto fine?

Secondo quanto riporta il quotidiano “La Notizia”, nella sua edizione cartacea in edicola due giorni fa, la battaglia per il risparmio delle famiglie adesso è passato nelle mani dell’attuale ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza. La quale avrebbe fatto ricorso proprio contro la sopracitata sentenza del Tar, ottenendone l’annullamento da parte del Consiglio di Stato. La speranza, quindi, è che la linea adottata da chi si occupa di scuola sia improntata, anche, alla necessità di offrire alle famiglie la possibilità di risparmiare, visti i sempre crescenti costi che si ritrovano ad affrontare i genitori per poter garantire ai propri figli un’adeguata istruzione.

Articolo pubblicato su Forexinfo.it da Valentina Brazioli

Ti tolgo, ti taglio e valutar ti voglio

Ti tolgo, ti taglio e valutar ti voglio

di Claudia Fanti

driving

Leggo che il ministero ha intenzione di ripartire con una consultazione in grande stile rivolta addirittura a tutta la popolazione per farsi un’idea di come si voglia la scuola e per fare ancora una volta una riforma.

Poi leggo in rete articoli e saggi veri e propri sulle necessità e i bisogni della scuola: sono scritti che provengono sia dal mondo universitario sia da quello dei diversi ordini scolastici.

Leggo poi tutta una serie di indicazioni sul sistema di valutazione nazionale fino ad arrivare al sistema di valutazione nelle classi.

L’idea che mi sono fatta è che per far fronte agli abbandoni e alla dispersione, generalmente i docenti puntano il dito verso la carenza totale di risorse, verso un sistema che li demotiva penalizzandoli economicamente fino al punto di bloccare gli scatti stipendiali o, addirittura, cosa gravissima e anticostituzionale, di lasciarli senza stipendio; essi spesso ricordano al ministro di turno che servono investimenti sul sostegno, un piano serio che riveda gli orari delle discipline nell’ordinamento vigente, che ridia dignità agli studi umanistici, in particolare alla storia dell’arte e alla storia. Essi chiedono strumenti per lavorare, investimenti anche sul facile consumo e sulla dotazione di libri alle biblioteche. La situazione del precariato e dei supplenti ha raggiunto il fondo, e da più parti si chiede che venga totalmente rivista la legge Fornero per consentire un ricambio generazionale e professionale; da più parti si sollecita la formazione di classi con un numero ridotto di alunni anche e soprattutto in presenza di portatori di qualche disabilità. Molti lamentano l’aggravio della burocrazia, in particolare per ciò che riguarda il registro elettronico e la sua funzionalità e utilità pratica alquanto criticata. In tanti chiedono di rivedere il meccanismo dei voti che ha conseguenze sulle pratiche metodologiche e didattiche. Molti esplicitano perplessità o addirittura contrarietà per la gerarchizzazione dei ruoli dentro la scuola che vede una responsabilizzazione eccessiva di alcuni collaboratori del dirigente, spesso reggente e oberato di lavoro su più plessi e scuole, e una mancanza di coinvolgimento democratico nelle scelte organizzative, pedagogico-didattiche degli altri in un clima di sospetti reciproci e di mancanza di ascolto, collaborazione, cooperazione e ricerca didattica che abbia una ricaduta vera sulle classi e sugli apprendimenti.  Non piace l’Invalsi così come è strutturato, ma neppure si ritiene utile una valutazione tout court di sistema su base censuaria e a base di item che ovviamente per la vastità e per la complessità di insegnamento/apprendimento non possono essere altro che un’occhiatina dal buco della serratura su un puntino infinitesimale di competenze, le quali invece sono immensamente diversificate nei curricoli di studio e nei processi che si attivano per raggiungerle. Chiedono investimenti su un’edilizia che letteralmente crolla e che sia adeguata alle richieste ministeriali e dei programmi e quindi preveda aule diversamente progettate in cui sia possibile fare laboratorio, organizzare gruppi di lavoro, insegnare in rete, ecc. C’è poi tutta una serie di annotazioni che paiono essere ininfluenti per la qualità del lavoro che oggi si pretende, e invece andrebbero tenute in grande considerazione: sono le condizioni esistenziali di un docente precario che vorrebbe insegnare stabilmente oggi, nel terzo millennio, il quale è impegnato spesso in un’annosa lotta quotidiana estenuante non soltanto per superare concorsi o per attendere una chiamata che non arriva e che quindi lo distrugge moralmente ed economicamente, ma anche quando lo stesso si ritrova a lottare con trasporti inesistenti, spostamenti da una parte all’altra tra plessi talmente distanti fra loro da richiedere non un autobus sgangherato, bensì un elicottero!

Si dirà: “Ma cosa c’entra tutto questo elenco di disagi con la qualità della scuola e con la lotta ad abbandoni e dispersione?” C’entra eccome, se si vuole una scuola che sia diversa da quella degli anni ’50, quella, per intenderci, del Maestro di Vigevano con l’indimenticabile Alberto Sordi. Se la si vuole al passo con i tempi, c’entra mille volte, e soprattutto la consultazione annunciata dal ministro così come la valutazione di sistema, di un sistema che fa acqua e schiaccia i propri lavoratori, non approderà a nulla. In realtà la scuola per ora si è basata sul volontariato di quegli stessi insegnanti che esprimono i disagi, ma che poi una volta dentro le aule ce la mettono tutta per tappare le falle, per adempiere, anche se con rabbia, alle sciocchezze burocratiche imposte, per affiancare i ragazzi e le ragazze, per avere contatti con le famiglie. So che ogni qualvolta si rivendica la dignità di quanto si fa e si è fatto, una gragnola di insulti e di esempi tranchant viene portata per sostenere la tesi di una scuola che obera di compiti, di insegnanti fannulloni e ingiusti, ma ogni volta che la figura del magister vitae viene infangata, si abbassa ancor più il livello culturale di un intero Paese.

Allora in molti si pensa che il sistema non ha bisogno della valutazione di sistema che valuta la valutazione dei docenti che valutano gli studenti, perché una valutazione di ciò che non c’è ma che si vorrebbe ci fosse, non ha senso! Semplicemente la scuola ha necessità vitale di politiche generali di attenzione al lavoro e ai lavoratori, di ascolto delle esistenze di ognuno/a di loro, in particolar modo se tali lavoratori ogni giorno reggono le sfide della società complessa in cui operano e pazientemente si arrabattano per far sì che la campanella non suoni a vuoto.

Sarebbe poi un segnale di democrazia e civiltà matura il concepire un sistema universitario che riconsegnasse dignità alla creatività, all’indipendenza dei soggetti nello scegliere di sperimentare modalità e strumenti divergenti dai vincoli imposti dalle griglie e dalle esigenze, anche in questo caso burocratiche, del tenere sotto controllo ricerche e pubblicazioni, lasciando che il pensiero critico di ogni docente potesse scorrere e correre liberamente. Sarebbe utile che tra università e scuole venisse favorita un’alleanza di ricerca sia in campo disciplinare sia in campo pedagogico-didattico, affinché ci fosse una ricaduta in tempi brevi sulle azioni degli insegnanti nelle classi e nel Paese. Tra la scuola e l’università andrebbero aperti canali di comunicazione di facile percorribilità.

Si leggono analisi politiche che ci fanno riflettere sulle cause per le quali  scuola e  università vengono tenute in uno stato di soggezione economica e culturale a colpi di tagli, indagini statistiche allarmanti e griglie. Francamente sono analisi a dir poco inquietanti, perché portano tutte alla conclusione che ogni essere umano impegnato nella formazione e nello sforzo di elevare le condizioni di vita e di libertà dei giovani, sarebbe volutamente e deterministicamente condizionato a permanere e a far permanere in uno stato di sudditanza al fine di venire usato per il mercato e per il consumo. Certo ci sono migliaia di esempi che possono avvalorare tali analisi, ma un insegnante non può e non deve adattarsi all’accettazione di un mondo che obbliga a sferzare i tempi degli apprendimenti, che taglia ogni aiuto alla disabilità, che vorrebbe far rientrare le persone nelle statistiche valutative, che non fa ricerca, che basa i rapporti sulla monetizzazione e la mercificazione. L’insegnante non può e non deve permetterselo perché il suo lavoro deve essere quello dell’invito a creare un nuovo progetto di vita nel mondo, alla creazione di un mondo che includa tutti e ogni pezzettino di quei tutti, a partire da un se stesso che dialoghi con i pezzettini degli altri per ricomporre un mosaico di senso e di bene comune.

Ultimamente ho letto l’intervista a  Gianni Bocchieri, ex direttore generale INVALSI e devo dire che le analisi di cui ho scritto sopra sembrano proprio  realistiche: egli con candore disarmante a una domanda “Come valuta le critiche al lavoro svolto dall’Istituto?” risponde:

“Coloro che contestano sia le prove standardizzate, sia le prove censuarie appartengono a quel pedagogismo italico, che ha storicamente creato i più gravi disastri alla scuola italiana e che rimetterebbe volentieri le mani sull’Invalsi per sottrarlo al campo delle discipline economiche ed econometriche di Cipollone e Sestito.” (in “Invalsi, istruzioni per il nuovo presidente”  http://www.formiche.net/2014/01/03/invalsi-presidente/)

Ancora una volta, le colpe dello sfascio del sistema al’68! Ancora una volta economisti con un amore sviscerato per l’econometria esprimono giudizi e usano l’ascia ideologica con il paraocchi sulla delicatezza del sistema scolastico reso fragilissimo proprio dagli stessi economisti dei vari governi che si sono succeduti negli anni!

Effettivamente il nostro mondo non ha nulla a che fare con il loro, sebbene debba ogni giorno confrontarsi con la realtà costruita proprio da loro.

=========================================

Per approfondire:
http://ilmanifesto.it/per-insegnare-agli-stranieri-le-scuole-di-brescia-reclutano-i-pensionati/ (reclutamento pensionati volontari in vece di docenti specializzati)

 

Torino: prosegue l’opposizione dei docenti alla pretesa della regione Piemonte di imporre test anti alcol

La Regione Piemonte impone una norma assurda per quanto riguarda la presunta tendenza all’alcoolismo dei docenti. Molti dirigenti scolastici praticano una soluzione “intermedia” per ridurre almeno il danno economico per le scuole. Resta il carattere indecente di quanto avviene.

Quando la Regione Piemonte con la delibera 21- 4814 ha preteso di equiparare i docenti agli artificieri ed alle guardie giurate, la CUB Scuola Università Ricerca si è opposta con forza denunciando sia l’attacco alla dignità dei docenti che il danno economico che ne derivava per scuole già private di risorse essenziali e costrette a finanziare controlli a tappeto sul personale.

Oggi molti dirigenti, avverrà già il pomeriggio di martedì 7 all’ITIS Avogadro di Torino, hanno cercato di porre rimedio quantomeno al doanno economico determinato da tale manovra sostituendo i controlli con una “conferenza sulle tematiche legate al consumo di alcol”.

Ci è chiaro che non è in potere dei dirigenti scolastici il sottrarsi alla norma in questione e che hanno fatto quanto potevano ma è altrettanto chiaro che la sostanza non cambia: GLI INSEGNANTI VENGONO SOTTOPOSTI A UNA MISURA PRIVA DI SENSO E SOSTANZIALMENTE UMILIANTE.

Per queste ragioni diversi colleghi dell’ITIS Avogadro hanno deciso di praticare l’OBIEZIONE CIVILE e di disertare la conferenza di martedì 7.
Per queste ragioni la CUB Scuola Università Ricerca sosterrà la loro iniziativa che sentiamo nostra come espressione della difesa della dignità della categoria.

Ricordiamo, fra l’altro, che è noto che ben altri sono i problemi di salute del personale della scuola, ci riferiamo in particolare allo stress lavoro correlato, e che nulla viene fatto per combatterlo e che anzi con la riforma Fornero che ha alzato l’età media della categoria quest’ordine di malattie si aggrava.

È quindi necessario opporsi con forza a quanto sta avvenendo e garantire la massima solidarietà ai colleghi dell’ITIS Avogadro.

Per la CUB Scuola Università Ricerca

Cosimo Scarinzi

Otto per mille, anche la scuola entra nella lista

da Corriere della Sera

Otto per mille, anche la scuola entra nella lista

Forse c’è un motivo in più per barrare la casellina Repubblica italiana quando bisogna decidere a chi dare il famoso otto per mille, quella piccola quota delle nostre tasse che viene divisa fra lo Stato e le varie confessioni religiose.

Con la nuova legge di Stabilità, la vecchia Finanziaria, anche l’edilizia scolastica si aggiunge alla lista delle finalità che lo Stato deve perseguire con i soldi che i contribuenti gli hanno destinato. Non ci sono più “soltanto” gli interventi per la fame nel mondo, i disastri naturali, l’assistenza ai rifugiati e la conservazione dei beni culturali, come dice la vecchia legge del 1985. Ma anche la “ristrutturazione, il miglioramento, la messa in sicurezza, l’adeguamento antisismico e l’efficientamento energetico degli immobili di proprietà pubblica adibiti all’istruzione scolastica”. La modifica è arrivata grazie ad un emendamento del deputato Francesco Cariello, Movimento 5 stelle, che riprendeva due proposte di legge già presentate in Parlamento durante questa legislatura, una dal Pd l’altra sempre dal Movimento 5 stelle.

Non sono tasse in più. E per una volta si può scegliere (almeno fino ad un certo punto) la destinazione dei i soldi che si versano al Fisco.

Il record dell’abbandono scolastico

da La Stampa

e il governo prepara un piano

Il record dell’abbandono scolastico

Il 17,6%  degli alunni lascia i banchi in anticipo, cinque punti più della media Ue
roma

I dati sono sempre pessimi. Nel 2011/12 si sono persi 7.800 allievi, afferma l’Annuario Statistico dell’Istat pubblicato due settimane fa. La tendenza negativa è al quarto anno consecutivo. Ci sono anche segnali positivi –  in dodici mesi la scolarizzazione è passata dal 90% al 93% – ma la Commissione europea ci riporta alla nostra difficile realtà: l’Italia è tra le peggiori cinque d’Europa (su 28) per abbandoni: lasciano i banchi troppo presto il 17,6% di alunni contro la media Ue del 12,7%. Insomma c’è sempre meno voglia di andare a scuola, sono sempre di meno quelli che ci credono.

Infatti il governo quest’autunno ha previsto una serie di iniziative nel tentativo di combattere la piaga della dispersione scolastica.  A settembre ha stanziato 15 milioni di euro da destinare alla lotta contro la dispersione scolastica in due anni: 3,6 per il 2013, 11,4 per il 2014. Servono a finanziare lezioni pomeridiane nei luoghi in cui è maggiormente presente il fenomeno dell’abbandono e in particolare nella scuola primaria.

Ma quei soldi sono poca cosa rispetto alla crisi di credibilità della scuola presente in una parte degli italiani e testimoniata dalle cifre e dal confronto con gli altri Paesi europei. Il tasso di abbandono scolastico in Italia è del 17,6% molto alto rispetto alla media dei 28 Paesi dell’Ue, scesa al 12,7%, e all’obiettivo del raggiungimento del 10% entro il 2020, ci sono ancora cinque Paesi ancora molto lontani dalla meta. Tra questi l’Italia, la Spagna (24,9%) Malta (22,6%) e il Portogallo (20,8%).

Eppure, andando oltre le cifre, e cercando nelle periferie, c’è ancora chi crede nella scuola e vale la pena di essere raccontato perché supera ostacoli di ogni tipo pur di studiare. Ad aiutarli trovano associazioni e organismi presenti nel sociale, come la Cooperativa Sociale Onlus Santi Pietro e Paolo che aiuta di pomeriggio decine di ragazzi delle zone più a rischio di Roma. Oppure c’è la Comunità di sant’Egidio che dal 2008 ha previsto delle borse di studio a sostegno delle famiglie che si impegnano a far frequentare la scuola con serietà. La Comunità si impegna a fornire alla famiglia un contributo di 100 euro al mese a patto che siano rispettati alcuni obblighi. Non si devono superare tre assenze mensili non giustificate, bisogna adempiere rigorosamente tutti i doveri scolastici e le attività extrascolastiche comprese quelle del periodo estivo, si deve avere almeno un colloquio mensile con gli insegnanti, e bisogna educare il figlio, in ogni circostanza, al rispetto degli altri e dei loro diritti ed alla convivenza civile.

Renzi insiste: la scuola al centro del nuovo Pd. Ma l’unità di intenti è lontana

da Tecnica della Scuola

Renzi insiste: la scuola al centro del nuovo Pd. Ma l’unità di intenti è lontana
di Alessandro Giuliani
Così il segretario generale al termine dell’attesa riunione della segreteria, svolta il 5 gennaio a Firenze e durata cinque ore: abbiamo parlato di scuola, ambiente e infrastrutture ma il tema centrale è stato la legge elettorale. Che si può fare in una settimana. Il Governo però traballa: il vice ministro dell’Economia, Stefano Fassina, si dimette perché in rotta di collisione con lo stesso sindaco di Firenze. Intanto l’ex ministro dell’Istruzione Beppe Fioroni solleva il problema dell’Imu e della Tares, che starebbe affossando gli istituti paritari. Non tutto il Pd la pensa però allo stesso modo. E Renzi?
Tra i temi del nuovo Partito Democratico, “targato” Matteo Renzi, continua ad essere presente il rilancio della scuola italiana: al termine dell’attesa riunione della segreteria del partito, svolta il 5 gennaio a Firenze e durata cinque ore, lo stesso Renzi ha detto che si è “è stata una discussione a 360 gradi: abbiamo parlato di scuola, ambiente e infrastrutture ma il tema centrale è stato la legge elettorale”. Un tema, quest’ultimo, che secondo il sindaco di Firenze può essere risolto in pochissimo tempo: addirittura una settimana. A patto che lo si voglia.
Sui contenuti del confronto non si sa però nulla. L’impressione, però, è che la convergenza sulle politiche da adottare sia ancora lontana dal compiersi. Esemplare, in tal senso, sono le dimissioni del viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, a causa di alcune espressioni irridenti pronunciate proprio da Renzi nei suoi confronti (“Fassina chi?”).
L’uscita di scena di Fassina non dovrebbe dispiacere all’ala popolare del Pd. Capitanata da Beppe Fioroni. Il quale  nella stessa giornata ha tenuto a precisare all’Ansa che nel patto di governo che le forze di maggioranza si accingono a sottoscrivere dovrà essere affrontato il problema delle scuole materne paritarie che, con i tagli subiti e le nuove tasse, in particolare per l’introduzione dell’Imu e della Tares che ora le paritarie dovranno pagare, “rischiano di chiudere lasciando un terzo dei bambini italiani privi di un diritto costituzionale”.
“Se non si affronta subito questa emergenza – ha proseguito l’ex ministro della’Istruzione – queste scuole materne paritarie chiuderanno. Il che diverrebbe un dramma per le famiglie che si ritroveranno con i propri bambini per strada, e questa sarebbe una vergogna”. Fioroni si rivolge direttamente al segretario del suo partito, “che è anche sindaco di una grande città come Firenze, e che quindi conosce bene il ruolo che le scuole materne paritarie svolgono a favore della famiglia e della comunità cittadina”. Di tutt’altro avviso sono i componenti più a sinistra del Partito Democratico, che sottrarrebbero ancora più fondi alle paritarie.
Ma il nuovo segretario generale del Pd come la pensa in merito? Una risposta chiara ancora non c’è. Rimaniamo quindi fermi ad uno degli ultimi interventi di Renzi sulla materia: l’intervista a “Che Tempo che Fa’ rilasciata a ridosso di Natale in quell’occasione il segretario generale del Pd disse che “bisogna scatafasciare il programma delle scuole medie. Vorrei ridare autorevolezza al ruolo dell’insegnante”. Sulla scuola dell’infanzia, invece, nessun accenno.
In ogni caso, prima di ricorrere a riforme o alla realizzazione di nuove norme in campo scolastico, il segretario del Pd ha comunque detto in più occasione che intende ascoltare la “voce” dei diretti interessati, a partire dai docenti, realizzando un confronto-dibattito in centinaia di istituti scolastici.

Bando per assistenti di italiano all’estero

da Tecnica della Scuola

Bando per assistenti di italiano all’estero
di P.A.
Il Miur comunica che per l’anno scolastico 2014-2015,sulla base degli Accordi Culturali e dei relativi Protocolli Esecutivi tra l’Italia ed i Paesi sotto indicati, sono disponibili dei posti di assistente di lingua italiana all’estero
Gli assistenti devono affiancare i docenti di lingua italiana in servizio nelle istituzioni scolastiche di Austria, Belgio, Francia, Irlanda, Germania, Regno Unito, Spagna, fornendo un originale contributo alla promozione e alla conoscenza della lingua e della cultura italiana. L’attività degli assistenti comporta un impegno di 12 ore settimanali, a fronte del quale viene corrisposto un compenso variabile a seconda del Paese, e l’incarico sarà svolto nel periodo incluso tra settembre 2014 e maggio 2015. La domanda di partecipazione deve essere compilata esclusivamente on line entro il 16 gennaio 2014

300 maestri cattolici all’Angelus del papa. Che parla di sfida per l’educazione dei figli di separati o gay

da Tecnica della Scuola

300 maestri cattolici all’Angelus del papa. Che parla di sfida per l’educazione dei figli di separati o gay
di A.G.
L’iniziativa rientra nel 20mo congresso nazionale dell’Aimc “Salviamo la scuola“. E ne rappresenterà anche la conclusione: i docenti porteranno in piazza S. Pietro uno striscione lungo cinque metri. Intanto Bergoglio. Intanto, Civiltà Cattolica pubblica il colloquio che Bergoglio ha avuto coi Superiori Generali: quella sui bimbi con genitori separati o gay è diventata una sfida educativa inedita e difficile.
Ci saranno anche più di trecento docenti e dirigenti dell’Associazione Italiana Maestri Cattolici (Aimc) a salutare e ringraziare papa Francesco durante l’Angelus in Piazza San Pietro del 5 gennaio, il primo domenica del nuovo anno. L’iniziativa rientra nel 20mo congresso nazionale dell’Aimc “Salviamo la scuola. L’impegno di tutti per il futuro del Paese”. E ne rappresenterà anche la conclusione.
“I maestri cattolici – si legge in na nota Aimc – faranno sentire il proprio affetto al Pontefice portando in piazza S. Pietro uno striscione lungo cinque metri con scritto ‘L’Aimc saluta Papa Francesco’”.
I lavori congressuali si sono aperti il 3 gennaio con la messa celebrata da don Salvatore Currò, assistente nazionale dell’Aimc e la relazione del presidente nazionale uscente Giuseppe Desideri. Il 4 gennaio hanno arricchito il dibattito del congresso Alessandro Diotallevi, costituzionalista, di Massimiliano Dragoni, segretariato Commissione europea, e di Pierpaolo Triani, dell’Università Cattolica di Piacenza.
Parole di incoraggiamento per l’azione dei docenti erano giunte dal segretario di Stato vaticano, mons. Pietro Parolin, in occasione dell’avvio del congresso nazionale. Intanto, Civiltà Cattolica pubblica il colloquio che Bergoglio ha avuto lo scorso novembre con i Superiori Generali. Per il pontefice quella sui bimbi con genitori separati o gay è diventata una sfida educativa inedita e difficile. “Ricordo il caso di una bambina molto triste che alla fine confidò alla maestra il motivo del suo stato d’animo: la fidanzata di mia madre non mi vuol bene”, ha detto il papa. E ancora: “la percentuale di ragazzi che studia nelle scuole e che hanno i genitori separati è elevatissima. Le situazioni che viviamo oggi dunque pongono dunque sfide nuove che per noi a volte sono persino difficili da comprendere”, ha sottolineato Bergoglio.

Aliquote Gestione separata 2014: precisazioni

da Tecnica della Scuola

Aliquote Gestione separata 2014: precisazioni
di L.L.
Le novità contenute nella legge di Stabilità non interessano gli iscritti alla Gestione separata Inps senz’altra copertura previdenziale e non titolari di posizione Iva, per i quali rimane fermo l’innalzamento dell’aliquota al 28%, a cui si aggiunge lo 0,72% per la copertura delle prestazioni di malattia, maternità e assegno al nucleo familiare
Grazie alla segnalazione del dott. Domenico Luddani, a parziale rettifica di quanto precedentemente comunicato, si riportano di seguito le novità previste dalla legge di Stabilità con riguardo alle aliquote contributive 2014 della Gestione separata Inps.
Il comma 491 prevede l’aumento, per il 2014, al 22% (e non al 21%) per i soggetti iscritti alla Gestione separata già in possesso di altra copertura previdenziale obbligatoria o pensionati. L’aliquota salirà per tali lavoratori al 23,5% per il 2015.
Invece, per i lavoratori autonomi, titolari di partita IVA, iscritti alla gestione separata e non iscritti ad altre gestioni di previdenza obbligatoria né pensionati, dal 2014 l’aliquota contributiva resta ferma, per effetto del comma 744, al 27%.
Nulla cambia per gli altri lavoratori senz’altra copertura previdenziale e non titolari di posizione Iva, per i quali rimane fermo quanto previsto dall’art.  1, comma 79, secondo periodo, della legge 24 dicembre 2007, n. 247, e quindi l’innalzamento al 28%, a cui si aggiunge lo 0,72% per la copertura delle prestazioni di malattia, maternità e assegno al nucleo familiare (aliquota complessiva: 28,72%). L’innalzamento al 28% può riguardare anche i co.co.co., purchè non iscritti ad altre forme di previdenza obbligatoria o pensionati. Nel caso invece lo fossero, l’aliquota sarà del 22%.

School Raising: la prima piattaforma dedicata al crowdfunding per le scuole

da Tecnica della Scuola

School Raising: la prima piattaforma dedicata al crowdfunding per le scuole
di Aldo Domenico Ficara
Il crowd funding o crowdfunding (dall’inglese crowd, folla e funding, finanziamento) è un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone ed organizzazioni.
È un processo di finanziamento dal basso che mobilita persone e risorse. Il crowdfunding si può riferire a processi di qualsiasi genere, dall’aiuto in occasione di tragedie umanitarie al sostegno all’arte e ai beni culturali, al giornalismo partecipativo, fino all’imprenditoria innovativa e alla ricerca scientifica. Oggi a Soverato, in provincia di Catanzaro, studenti e professori affidandosi al crowdfunding vogliono avere uno strumento in più per dare una svolta al “Sistema Istruzione”. Questo strumento si chiama School Raising, una nuova piattaforma di crowdfunding, la prima in Italia, tutta dedicata alle scuole, per finanziare i loro progetti, raccontarne le storie e promuoverli sul web. Nel comunicato stampa riguardante questa iniziativa si dice: “Raccogliere fondi per progetti da realizzare nelle scuole, raccontandone la storia e promuovendoli sul web: è quanto si propone di fare School Raising, la prima piattaforma dedicata al crowdfunding per le scuole.  L’idea, nata dall’impegno di un team di giovani professionisti italiani, si è sviluppata tra Berlino e Milano, muovendo i primi passi in Calabria. Il primo step, infatti, vede e vedrà come protagonisti due istituti di Soverato, in provincia di Catanzaro, a cui – nei prossimi mesi – si aggiungeranno altre scuole del sud Italia e, successivamente, dell’intero territorio nazionale. Uno degli obiettivi del team di sviluppo è infatti quello di coinvolgere anche le imprese italiane nei finanziamenti ai progetti caricati sulla piattaforma. School Raising vuole fare leva sul supporto alla scuole, offrendo loro: • – uno strumento di raccolta fondi, ovvero la piattaforma di crowdfunding schoolraising.it; • – un affiancamento nel racconto e nella comunicazione del progetto sulla piattaforma e sui canali sociali. Il team di School Raising si muove così, in maniera “agile”, implementando passo per passo i propri servizi ed il proprio modello di business in base ai feedback di utenti e nuovi portatori di interesse. Sono infatti previste ed in fase di avviamento nuove collaborazioni per sfruttare a pieno le possibilità della piattaforma. Si tratta di un processo aperto alle proposte dei portatori di interesse legati alla scuola, siano questi promotori di progetti scolastici, associazioni di genitori, imprese o singoli. L’unico vincolo: essere già in contatto con una o più scuole del territorio italiano.

Il titolo Clil darà punteggio per la mobilità 2014/2015?

da Tecnica della Scuola

Il titolo Clil darà punteggio per la mobilità 2014/2015?
di Lucio Ficara
L’ipotesi di CCNI sulla mobiltà prevede, nelle premesse, un impegno a valutare anche il titolo Clil. Ma ancora non è chiaro quale punteggio potrebbe garantire.
Al momento, sulla ipotesi del CCNI riguardante la mobilità per l’anno scolastico 2014/2015, firmata il 17 dicembre 2013,e precisamente nella tabella di valutazione titoli ai fini dei trasferimenti a domanda o d’ufficio e in quella per la mobilità professionale, non ci sono modifiche significative rispetto al testo dello scorso anno. L’unica novità che troviamo in queste tabelle è quella del punto F, dove viene introdotta per la prima volta la valutazione di 5 punti per chi è in possesso, oltre al titolo di studio attualmente necessario per l’accesso al ruolo richiesto, del diploma rilasciato dalle accademie di belle arti o dai conservatori di musica, vecchio ordinamento, conseguito entro il 31 dicembre 2012 come previsto dalla legge n. 228/2012. Oltre a questa novità potrebbe essercene, cioè quella di concedere per la prima volta un punteggio a chi è in possesso del titolo Clil. Cosa è il titolo Clil? Il titolo Clil, acronimo della locuzione inglese Content and Language Integrated Learning, consente l’insegnamento di una disciplina non linguistica in lingua straniera nella scuola secondaria di secondo grado. Bisogna sapere che  in seno alla riforma del secondo ciclo d’istruzione il DPR n. 89/2010 dispose all’art. 10 commi 5 e 6 che nel quinto anno delle scuole secondarie di secondo grado venisse impartito l’insegnamento in lingua straniera di una disciplina non linguistica compresa nell’area delle attività e degli insegnamenti obbligatori per tutti gli studenti o nell’area degli insegnamenti attivabili dalle istituzioni scolastiche nei limiti del contingente di organico ad esse annualmente assegnato. In seguito, il D.M. 249/2010, stabilì, all’art.14, che le Università potessero organizzare  corsi di perfezionamento indirizzati a docenti abilitati e con competenze nella lingua straniera almeno di livello C1, per l’insegnamento di una disciplina non linguistica in lingua straniera. Tali corsi, rivolti a docenti abilitati per la scuola secondaria di secondo grado, servono ad acquisire un titolo di almeno 60 crediti formativi equiparabili a 1.500 ore di formazione, comprensivi di un tirocinio di almeno 300 ore pari a 12 crediti formativi universitari (CFU). Adesso tenendo conto di quanto appena detto, nella premessa dell’ipotesi di contratto sulla mobilità per l’anno scolastico 2014/2015 è scritto che le parti concordano sull’opportunità di prevedere un punteggio per i docenti che avranno acquisito i titoli per l’insegnamento di discipline non linguistiche in lingua straniera a seguito della frequenza di corsi Clil. È facile prevedere che, vista la tipologia del titolo, tale certificazione venga valutata alla stessa stregua dei corsi di perfezionamento  di durata non inferiore ad un anno, nonché per ogni master di 1° o di 2° livello attivati dalle università statali o libere ovvero da istituti universitari statali o pareggiati. Quindi se le parti concorderanno di assegnare una valutazione in punteggio al titolo Clil, questo con ogni probabilità dovrà valere un solo punto, cosi come è per i corsi di perfezionamento e i master.

UilScuola: bloccare il prelievo sulle retribuzioni

da Tecnica della Scuola

UilScuola: bloccare il prelievo sulle retribuzioni
di P.A.
Una lettera della UilScuola è partita alla volta della ministra chiedendo con fermezza la sospensione del prelievo sugli scatti di anzianità e anche un incontro urgentissimo con tutte le forze sindacali per dare certezze ai lavoratori della scuola
La UilScuola specifica pure che la nota di NoiPa non modifica ovviamente l’attuale normativa sulla progressione economica per anzianità. “Il riconoscimento della anzianità relativa all’anno 2012, con relativo pagamento di incremento ed arretrati, rimane legato ad una intesa in sede Aran per la copertura finanziaria. La nota in questione prevede il recupero per chi ha avuto, senza riconoscimento della anzianità 2012, un aumento, a seguito di ricostruzione di carriera o di scatto in corso di anno. Chiediamo di soprassedere al recupero, in quanto una volta definita la intesa in sede Aran, si dovrebbe restituire nuovamente il dovuto”.