Invalsi, conto alla rovescia per il «terzo uomo»

da Corriere della Sera

SPUNTA UNA CANDIDATURA AL FEMMINILE, ANNAMARIA AJELLO

Invalsi, conto alla rovescia per  il  «terzo uomo»

La battaglia per il nuovo presidente: in corsa Checchi (Statale) e Lucisano (Sapienza). Le candidature  entro il 7 gennaio

Valentina Santarpia

Sta per concludersi una settimana decisiva per la commissione nominata dal ministro Maria Chiara Carrozza per scegliere la rosa di candidati tra cui selezionare il nuovo presidente dell’Invalsi. A pochi giorni dalla scadenza per la presentazione delle candidature – prevista entro le 23.59 del 7 gennaio– ci sono ancora poche indiscrezioni sui nomi che potrebbero finire sul tavolo della Carrozza. Complici le polemiche scatenate dalla presa di posizione di alcuni commentatori, a partire dall’intervento di Andrea Ichino sul Corriere, il clima intorno al lavoro della commissione si è fatto teso. Al punto che una cordata di accademici e intellettuali ha lanciato una petizione su www.firmiamo.it per chiedere che la nomina del nuovo presidente non sia solo una procedura per occupare una «casella» della pubblica amministrazione, ma rappresenti un’occasione per aprire una fase «costituente» sulla cultura della valutazione nel nostro sistema educativo e sul ruolo che in questo nuovo assetto dovrebbe essere attribuito all’Invalsi e agli altri soggetti del sistema, anche nel confronto con i nostri obblighi internazionali (Ocse, Unione Europea).

Molti dei primi firmatari della petizione , dal dirigente scolastico Damiano Previtali agli ispettori Mariella Spinosi e Giancarlo Cerini, da Paolo Mazzoli -capo segreteria del sottosegretario Rossi Doria- ai sindacalisti Antonio Bettone e Giancarlo Cappello, potrebbero validamente candidarsi per la presidenza: «Ma preferiamo non farlo perché vogliamo continuare a impegnarci nel lavoro quotidiano della scuola», spiega Previtali. Intanto il lavoro della commissione non si preannuncia né semplice né veloce, visto che il bando stilato dalla stessa commissione prevede che il candidato al ruolo ricoperto fino a dicembre da Paolo Sestito debba presentare, oltre al suo curriculum, anche un documento sintetico (al massimo 12mila battute) per spiegare le strategie di sviluppo e intervento che pensa di mettere in campo nel caso in cui assuma la presidenza dell’Invalsi. E poi allegare un massimo di cinque pubblicazioni alla domanda, che i commissari dovranno leggere ed esaminare per poter valutare accuratamente il profilo del possibile capo dell’istituto di valutazione del sistema scolastico.  Un professionista con una «comprovata competenza in materia di valutazione, con uno sguardo anche alle esperienze messe in campo da altri paesi, la conoscenza delle caratteristiche evolutive e istituzionali del sistema italiano di istruzione e formazione». Ma che abbia anche «pregresse esperienze di direzione di strutture ed enti di ricerca, di insegnamento, coordinamento di insegnanti, direzione di scuole, coordinamento di reti di scuole e conoscenza dell’inglese e di altre lingue straniere saranno alcuni dei criteri su cui sarà basata la scelta del Comitato di selezione»: ecco il profilo che cerca il ministro Carrozza.

Dietro le formalità del linguaggio ministeriale, quello che il ministro starebbe cercando è qualcuno che coniughi l’impostazione razionale, di impronta economica, data all’Invalsi da Sestito e dal suo predecessore Piero Cipollone, ad un atteggiamento meno rigido, più pedagogico, più attento alle sfumature della valutazione che ai secchi numeri. In questo senso, Daniele Checchi, ex  Statale, ora docente di Economia, laurea in Bocconi, una lunga militanza di studi sulla scuola e – per di più – moglie sindacalista, potrebbe essere l’uomo giusto, quello della mediazione. Anche se attualmente ricopre già un incarico governativo, perché parte del comitato per la spending review, dalla sua ha le campagne contro messe in atto contro la dispersione scolastica e il lungo lavoro sulla scuola (è stato, tra le molte cose, consulente per il governo Prodi sui temi di scuola e università e consulente per i ministeri dell’Economia e della pubblica Istruzione nella stesura del Libro Bianco di Fioroni). Un altro nome che circola è quello di Pietro Lucisano, professore di pedagogia sperimentale alla Sapienza, sembrerebbe molto benvoluto dalla Carrozza. Ma sono molto accreditati anche Mario Castoldi, formatore e consulente nel settore scolastico presso l’università di Torino, e Annamaria Ajello, docente di Psicologia dell’educazione all’università La Sapienza di Roma, che ammette: «Ci sto pensando». Ma ci sono alcuni candidati che si sarebbero tirati indietro pensando di non avere chance. «Se anche fossi stato interessato, non mi sarei presentato dopo aver visto il chiaro orientamento della commissione», conferma Giuseppe Bertagna, all’epoca una delle menti della riforma Moratti. Il direttore generale dell’Invalsi, Lucrezia Stellacci, smentisce ogni ipotesi di preconfezionamento: «Non c’è alcun candidato forte, il ministro ha intenzione davvero di scegliere serenamente nella rosa. È importante solo che sia una persona che dia la giusta importanza al sistema di valutazione, che faccia dialogare l’Invalsi con la scuola: non deve più essere visto come un istituto esterno, ma come uno strumento di governo e amministrazione della scuola stessa».

Registro on line, attenti all’uso

da ItaliaOggi

Registro on line, attenti all’uso

Alcuni presidi chiedono di abbandonare il cartaceo con il nuovo anno. Ecco cosa si rischia

Carlo Forte

Tra gli adempimenti a cui alcuni docenti dovranno far fronte alla riapertura delle scuole c’è anche la richiesta avanzata dai presidi di sostituire il registro cartaceo, in uso da settembre, con il registro elettronico, aggiornandolo con i dati pregressi.

Ma è un’operazione rischiosa, le scuole che optano per il registro elettronico potrebbero vedersi annullare scrutini ed esami dai Tar.

L’introduzione del cosiddetto registro elettronico, infatti, potrà essere considerata pienamente legittima quando il ministero dell’istruzione, in attuazione delle disposizioni contenute nell’articolo 7, comma 27, del decreto legge 95/2012, provvederà ad emanare il piano per la dematerializzazione delle procedure amministrative.

Tale piano avrebbe dovuto essere emanato entro 60 giorni dall’entrata in vigore del decreto 95/2012 ma, a tutt’oggi, l’amministrazione centrale non ha ancora provveduto, fatta salva una nota, di carattere meramente interlocutorio, emessa il 3 ottobre 2012 (n.1682/U). Oltre tutto, ai fini della validità di qualsiasi documento amministrativo in formato informatico, è necessario che esso venga sottoscritto dal pubblico ufficiale con firma digitale. Così come previsto dall’articolo 21, comma 2, del codice dell’amministrazione digitale (decreto legislativo n.82/2005 come riformato e vigente). Il che significa con un particolare tipo di firma elettronica avanzata, basata su un certificato qualificato e su un sistema di chiavi crittografiche, una pubblica e una privata, correlate tra loro. Che consente al titolare, tramite la chiave privata e al destinatario, tramite la chiave pubblica, rispettivamente, di rendere manifesta e di verificare la provenienza e l’integrità di un documento informatico o di un insieme di documenti informatici (si veda l’articolo 1, comma 1, lettera s) del decreto legislativo 82/2005). Solo in questo caso il documento informatico può sostituire il documento cartaceo.

Giova ricordare, peraltro, che l’osservanza delle disposizioni fin qui enunciate è assolutamente necessaria anche ai fini della compilazione dei registri elettronici, a pena di nullità degli atti formati in violazione delle medesime. Ciò perché i docenti, all’atto della compilazione del registro di classe o del professore, agiscono in veste di pubblici ufficiali (si vedano le sentenze della V sezione penale della Corte di cassazione n.12726/2000 e n.714/2010). Di qui l’opportunità di evitare il più possibile l’adozione di iniziative «fai da te» che potrebbero compromettere la legittimità dei procedimenti amministrativi collegati alla documentazione dei processi didattico-apprenditivi, ad esito dei quali vengono formati gli atti relativi alla valutazione degli alunni. Quanto al costo degli strumenti informatici necessari ad implementare il piano (che il comma 32 dell’articolo7 del decreto legge 95/2012 vorrebbe senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica) esso non può che essere a totale carico dell’amministrazione scolastica. In caso contrario, l’attuazione del piano si tradurrebbe in una perdita salariale a danno dei docenti interessati, peraltro, non prevista dalle relative disposizioni. Di qui l’invalidità di eventuali accordi di segno contrario sottoscritti a livello di singola scuola con le Rsu. Fermo restando, però, che la retribuzione dei relativi adempimenti a carico degli insegnanti non può che rientrare nella retribuzione ordinaria essendo, tali adempimenti, previsti dall’articolo 29 del vigente contratto di lavoro.

Ugualmente illegittima è la prassi invalsa presso diverse istituzioni scolastiche, secondo la quale i docenti vengono costretti a ricopiare i voti contenuti nei registri cartacei in appositi spazi web, utilizzando uno o più pc della scuola oppure direttamente dal pc di casa. Che se da una parte salva la legittimità degli adempimenti cartacei, dall’altra impone ai docenti interessati un raddoppio di oneri, già di per sé non legittimo in quanto non previsto dal contratto di lavoro. Tale aggravio di oneri, peraltro, oltre ad aumentare il rischio di errori materiali, si traduce in una deroga peggiorativa delle condizioni di lavoro contrattualmente previste di per sé illegittima e, dunque, potenzialmente foriera di ulteriore contenzioso.

Spending review, quando i risparmi se ne vanno in fumo

da ItaliaOggi

Spending review, quando i risparmi se ne vanno in fumo

5,8 milioni di affitto per 40 mila metri di sede e 400 dipendenti

Alessandra Ricciardi

Circa 40 mila metri quadrati di uffici in affitto per 400 dipendenti. Si parla di 100 mq a disposizione per ogni impiegato. Anche se dal conto andrebbero sottratti gli spazi per convegni e riunioni, si tratta di uno spreco notevole. Non stupisce dunque che la sede del ministero dell’istruzione, università e ricerca di piazzale Kennedy, a Roma, sia finita già ai tempi del rapporto del ministro Piero Giarda nel mirino della spending review.

L’ex ministro dell’istruzione, Francesco Profumo, aveva disposto la dismissione del contratto di locazione, con il trasferimento dei dipendenti in larga misura nell’immobile demaniale di via Carcani. Con una riduzione dei costi di 7,5 milioni di euro l’anno che doveva scattare proprio dal 2014. E invece niente da fare. I lavori di adeguamento e messa a norma dell’immobile, appaltati a novembre 2012, non sono stati ultimati come da cronoprogramma. Anche questa una storia che non fa più notizia. E così l’affitto della sede di piazzale Kennedy, per il quale nel 2013 sono stati sborsati 5,8 milioni di euro (i pagamenti vengono effettuati alla società IDeA FIMIT sgr, che ha la gestione del Fondo “Ippocrate”, proprietario dell’immobile), è stato prorogato dal decreto Milleproroghe fino al prossimo giungo 2014. E si tratta comunque di un prezzo scontato: meno dei 7,5 milioni di euro previsti da contratto, grazie alla norma della Spending che consente una rinegoziazione dei contratti di locazione da parte delle pubbliche amministrazioni. Un tassello che al momento non è andato al suo posto nel più ampio quadro della spending review dell’Istruzione. Un comitato di esperti è stato chiamato a indicare le nuove, possibili voci di taglio alla spesa.

Maestri con la valigia

da la Repubblica

Maestri con la valigia

Senza stipendio, precari, sempre in attesa di un contratto. Sono i 130mila supplenti italiani la cui esistenza è appesa a un filo

MARIA NOVELLA DE LUCA

Dicono che la loro è una vita ad ore, anzi una vita a punti. Graduatorie, classifiche, e il sogno di una cattedra che non arriva mai. Precari, supplenti, docenti a “cottimo” laureati e specializzati: nel grande bacino dell’incertezza sono il volto oscuro della scuola italiana, un esercito di migliaia di insegnanti malpagati, sfruttati, senza futuro. Poche settimane fa l’ultima beffa: finito il fondo d’istituto al “Pacetti” di Prato lo stipendio degli insegnanti è stato tirato a sorte, i primi cinque hanno vinto, per gli altri tredici è stato un Natale amarissimo, fino a che il ministero non ha inviato i soldi. Ma la “riffa del supplente” non è una umiliazione nuova: era già accaduto in altre scuole d’Italia, semplicemente nessuno aveva denunciato. Precari con i capelli bianchi, precari da sempre, uno scandalo così grave, 130mila supplenti su settecentomila insegnanti in totale, per cui l’Italia è stata più volte richiamata dalla comunità europea. Perché ogni anno è peggio, ormai non vengono più nemmeno pagate le ferie, hanno gridato in migliaia a Bologna gli insegnanti a tempo, che ogni estate sperano di vincere la lotteria dell’incarico annuale, e se va male si aggrappano allo spezzatino delle ore di supplenza.

Lucia ogni notte parte alle quattro da Villa Literno per essere in classe a Roma alle 8,30, Simone da tecnico si è improvvisato insegnante di sostegno, Rita a Siena racconta di classi pollaio e ragazzi smarriti. Professione supplente: il paradosso che nessun ministro dell’Istruzione è riuscito a sanare, ma che seppure tortuosamente fa camminare il sistema scuola. Storie di resistenza umana, di paghe da sopravvivenza, di docenti costretti a saettare da una scuola all’altra cercando di rastrellare più ore possibile, tra ragazzi confusi che non sanno più che faccia ha il prof.

Lucia Galassi ha quarant’anni, un’incredibile riserva di ottimismo, e la sveglia che ogni notte suona alle 3,20. «È quando il treno delle 4,30 da Villa Literno si scassa e si ferma in campagna, e ci fanno stare lì, stretti e in piedi come su un carro di bestiame, e fa freddo, che penso che non ce la faccio più, che questa non è vita. Poi miracolosamente arrivo a Roma, raggiungo la scuola, entro in classe, guardo i miei allievi, e dimentico la stanchezza e faccio la maestra, che per me è ancora un mestiere bellissimo…».

Da dieci anni Lucia Galassi, insegnante precaria di scuola primaria di Cancello e Arnone, provincia di Caserta, si alza nel cuore della notte e insieme ad altre decine di colleghi e colleghe si mette in viaggio verso Roma, su treni regionali sporchi, che spesso si rompono e allora, racconta, «il tragitto diventa infinito». Lucia è riuscita ad avere più supplenze annuali, «ma ricordo quando non avevo l’incarico, partivo nella notte lasciando mio figlio piccolo e mio marito, sperando che nel viaggio qualche preside mi chiamasse, invece arrivavo a Termini e per quel giorno non c’era nulla, o peggio, mi convocavano così tardi che era impossibile raggiungere la scuola… Così prendevo un cappuccino e tornavo a casa, dopo aver buttato la giornata… E mio figlio si era inventato un videogioco in cui bombardava Roma, perché Roma voleva dire la mamma in viaggio».

Nell’esercito dei supplenti le maestre pendolari (nelle primarie sono donne il 90 per cento dei docenti) sono una storia nelle storie. «Arriviamo già stanche e affrontare una classe elementare è una prova ardua. Ho molte colleghe che si sono fermate, che ci hanno rimesso la salute. Io continuo, è la passione che mi sostiene, le lettere dei miei allievi, l’esperienza nelle scuole difficili di Tor Bella Monaca, il ricordo della ragazza rom che abbiamo portato fino alla terza media, e quando vado al campo a trovarla per tutti sono “la maestra” e nessuno si azzarda a toccarmi la borsa o il cellulare. Niente di eroico, è il nostro lavoro, che però da un giorno all’altro può svanire, lasciandoti a mani vuote».

Voci da un mondo dove la certezza è un miraggio, e così la costruzione di una vita, poter chiedere un mutuo, comprare una casa. Simone Bogi, 47 anni, di Siena, la butta sull’ironia e dice che la sigla della sua specializzazione è “Itc”, insegnante tecnico pratico, da lui tradotto in “insegnante a tempo perso”. «Sono precario dal 1986. Pur di lavorare sono andato ovunque, fisica, impiantistica, informatica, poi la riforma Gelmini ha tagliato i laboratori, per la mia materia sono rimaste pochissime ore, ho provato per la prima volta sulla mia pelle cosa vuol dire la disoccupazione totale. Per sopravvivere mi sono trasformato in insegnante di sostegno, oggi seguo cinque ragazzi disabili».

Tra le tante beffe della condizione precaria non ci sono soltanto le casse vuote dei fondi d’istituto o il mancato pagamento delle ferie. L’ultima famigerata riforma della scuola targata Maria Stella Gelmini, accorpando classi e spazzando via materie, non solo ha scaraventato l’istruzione italiana nel fondo delle classifiche Ocse, ma ha tagliato un’infinità di posti di lavoro. «Mi sono appassionato al mio nuovo mestiere: in ognuno di questi ragazzi con ritardi cognitivi ci sono possibilità da sviluppare, ho visto quanto la Rete può aiutarli, ho messo a frutto la mia esperienza nell’informatica. Ma tra poco il mio contratto scadrà, tutto si fermerà di nuovo, per me e per loro…».

L’altra faccia del precariato è questa, il prezzo pagato dagli studenti, che subiscono il turnover di maestri o professori che possono cambiare anche sei o sette volte in un anno. «Mi dispiace abbandonare la mia professione — dice ancora Simone — ma ricomincio con una start up di informatica, pensate che mi darà lavoro una mia ex allieva». Rita Petti, anche lei toscana, racconta che nessuno meglio di un supplente può toccare con mano quanto sia naufragato in Italia non soltanto il sogno di don Milani, ma il progetto stesso di una scuola pubblica e democratica e di livello. «Sono docente di Storia dell’arte, una di quelle materie quasi spazzate via dall’ultima riforma. Forse perché insegniamo ai giovani a capire la bellezza, il senso delle cose, diamo fastidio, anche per la geografia è stato così. Ma io ho scelto di restare nella mia materia, e per mettere insieme uno stipendio decente faccio supplenze in tre scuole diverse. Impossibile un progetto di vita privata ma impossibile anche un progetto didattico: tanto degli studenti, soprattutto se adolescenti non importa nulla a nessuno, sono troppo giovani per votare».

Non ha paura di definire il precariato «un mostro creato per mille interessi differenti» Rita Petti, che ha 48 anni, una figlia e tante estati passate ad aspettare la “chiamata” del provveditorato. «Mi trovo ad insegnare in aule di 35 alunni, accorpate per tagliare cattedre e posti di lavoro. Nelle scuole è tornata la divisione sociale, le classi differenziali: nei tecnici i ragazzi che arrivano da nuclei disagiati, nei licei i figli di famiglie che possono sostenerli e pagare lezioni private. Purtroppo».

E se oltre ad essere precario, il supplente è anche una voce contro, la vita diventa davvero dura. Vittorio Lima ha 52 anni, insegna italiano e latino a Padova, e in una cattedra spera ancora. «Sono in cima a tutte le graduatorie, ho insegnato nelle carceri e negli ospedali, da anni mi viene rinnovato l’incarico nello stesso liceo dove ormai faccio parte stabilmente del corpo docente. Eppure, quando provo a ricordare ai miei colleghi che il nostro compito è quello di formare degli individui, non dei latinisti o dei grecisti bocciando senza criterio, allora si fanno venire in mente che sono un supplente, un precario e dunque per me sarebbe meglio tacere…».

Piccole miserie di un mondo dove per lavorare bisogna sperare che il titolare di una cattedra si ammali, o la docente di ruolo vada in maternità. E c’è tutta la storia del Sud senza lavoro nelle parole di Maria Pirrotta, 46 anni di Palermo, anche lei prof di Lettere. «Ho viaggiato chilometri per raggiungere le scuole con le supplenze, ho visto condizioni spaventose, edifici fatiscenti, aule dove non c’era nemmeno la lavagna, parcheggi per giovani che aspettano i 16 anni per abbandonare e ingrossare le fila della dispersione scolastica. E su di noi in Sicilia si è abbattuta la scure del ministero. Se non avessero tagliato le cattedre sarei di ruolo già da tempo. Resistere è difficile: ma poi capita una scuola buona, un gruppo di ragazzi che si appassionano alla mia materia, e la voglia di insegnare ritorna. Sembra incredibile, ma è così».

Caro ministro Carrozza, la scuola soffre. Cosa c’è da chiarire?

da Il Fatto Quotidiano

Caro ministro Carrozza, la scuola soffre. Cosa c’è da chiarire?

di Nicoletta Vallorani

Gentile ministro Carrozza,

con qualche sorpresa e, confesso, una punta di insipiente sconforto, leggo che lei intende proporre un referendum online per chiedere agli italiani cosa non va nella scuola italiana: “Domande semplici su dieci temi” sulle quali lei dichiara la volontà di aprire un dibattito in tutto il paese. Ora, mi perdoni, ma non capisco: cosa c’è di poco chiaro nelle informazioni che, come ministro e come cittadino di questa repubblica, lei di certo ha già ricevuto in ogni forma? Noi italiani non siamo noti per la capacità di tacere sulle inadempienze vere e presunte del governo: direi piuttosto il contrario.

Nell’audizione del 6 Giugno, davanti alle commissioni riunite del Senato e della Camera, lei ha presentato le sue linee programmatiche. Si trattava di un documento lungo e dettagliato, stilato con competenza formale e basato, è naturale presumere, sulla competenza che l’ha condotta al posto che occupa. Su ROARS e altrove, si è sviluppato, in questi ultimi mesi e prima, un dibattito diffuso su ciò che manca e che non funziona nel sistema dell’istruzione italiano. Ad esso hanno partecipato studenti e docenti, sollevando una varietà di questioni, in modo garbato, collerico, ilare, avvilito, depresso o entusiasta, sconclusionato o assennato. Non dubito che a migliaia le avranno mandato mail. Ci sono state mobilitazioni, manifestazioni, dibattiti aperti, convegni.

Contro la scandalosa e autolesionistica sparizione della storia dell’arte dai programmi si è sviluppata una campagna virale di insegnanti, sostenuta da Italia Nostra, che è servita a raccogliere più di 16.000 firme. A Milano, tanto per far riferimento alle mie empiriche e molto limitate conoscenze, docenti formati per insegnare discipline specifiche e presumibilmente esperti su contenuti ben precisi devono cercare spesso comicamente di interagire, senza aiuto alcuno, con classi in cui molti studenti non parlano italiano: è loro diritto – degli studenti, cioè – essere lì, ma vogliamo continuare a prendercela coi docenti che sono incompetenti e fannulloni, secondo la comoda vulgata corrente, oppure possiamo provare a pensare che magari spendere qualche soldo per razionalizzare l’uso dei mediatori linguistici e culturali sia, a questo punto, necessario? Riflessioni di questo tipo rimbalzano gioiosamente sul web e nella vita reale non credo da ieri.

Dolorosa e delicata è la questione dei ragazzi con bisogni educativi speciali o dei disabili, ed è questione nella quale non vorrei entrare, per rispetto non solo per la fatica anche economica che devono fare i genitori ma anche per la solitaria dedizione di alcuni (molti) insegnanti e presidi che, dal mio modesto angolo di visione, vedo arrampicarsi sui vetri insaponati senza rete di sicurezza sotto. Ogni tanto qualcuno cade, e il rumore, reale e simbolico, si sente con chiarezza, e produce anche un certo clamore sugli organi di stampa: abbiamo sempre avuto una passione, noi italiani, per le cadute, a prescindere dalle successive risurrezioni.

E a proposito di presidi: sempre a Milano, oltre alle vittime del “concorso delle buste trasparenti”, ci sono presidi che hanno scuole divise in più plessi (in sedi diverse, ovviamente) e che in tempi recenti si sono trovati nella condizione di acquisire in reggenza, magari, un’altra scuola, anch’essa divisa in più plessi. La responsabilità di tutti questi plessi è intuibilmente gravosa, soprattutto se si tiene conto del fatto che spesso le scuole, anche qui nel favoleggiato nord, hanno strutture che fanno sembrare le pretese di informatizzazione e formazione adeguata uno scherzo di cattivo gusto.

Lei dice: “Oggi la scuola italiana è fortemente centralizzata, ma il funzionamento dei singoli istituti dipende dai singoli presidi. Se sono capaci, le loro scuole funzionano. È così, ma non saprei dire perché: le consultazioni mi aiuteranno” . Mi scusi, forse sono limitata, ma in che modo il concetto è oscuro? Il preside è un dirigente, con responsabilità pesantissime,  inimmaginabili per chi in una scuola – magari media inferiore, magari in zona depressa, magari in un contesto di criminalità diffusa – non ha mai messo piede. A volte, il responsabile istituzionale di questa complicata situazione è un dirigente “incaricato” (e dunque pagato poco più di un insegnante). A volte è una creatura intermedia e meticcia, ovvero un  “incaricato” ammesso “con riserva” (curiosa formula, che credo esista solo in Italia: altrove, uno o è ammesso o non lo è) a un “concorso riservato”, che ha poi vinto ma al quale, alcuni anni e un numero imprecisato di ricorsi dopo, gli hanno spiegato che non avrebbe dovuto neanche essere ammesso: perciò, nonostante continui a fare il suo mestiere con discreti risultati, questa creatura senza patria, per la legge, non ha e mai avrà i requisiti per fare il preside “vero” (leggasi con uno stipendio e una copertura pensionistica adeguati).

Ora, sono d’accordo con lei: ci sono anche nella scuola, come in ogni settore, persone capaci e cialtroni. Ma, mi perdoni, non sono io che devo dirle chi lavora e chi no, e attraverso quali strategie discriminare il lavoratore capace e il bandito per mettere in atto quello che è meglio per la scuola italiana. Il Ministro è lei: vista la situazione, spetta a lei immaginare un sistema di soluzioni. A cosa le serve un referendum? Per quel che conta il mio parere, ascolti quest’altra voce insipiente: risparmi i denari senz’altro necessari per formulare le domande, somministrarle e realizzare lo spoglio delle risposte, dalle quali emergerà solo un livore prevedibile e persino comprensibile, e spenda la congrua cifra così accantonata per, magari, comprare della carta igienica, ritinteggiare dei muri e riparare delle porte, assumere qualche mediatore, garantire maggiore rispetto umano ai disabili, ipotizzare iniziative di formazione culturale o persino garantire le ore di sport assortiti la cui assenza fa dei nostri rampolli italiani dei pigroni.

Oppure faccia addirittura di meglio e  ci aiuti tutti a capire come aiutare docenti, presidi e studenti meritevoli a restare dove sono senza uscire di senno, e insegni a questo nostro popolo di confusi elettori e contribuenti come  sostenere le eccellenze che ora fuggono a gambe levate da questo disgraziato paese.

Restituzione scatti 2012, monta la protesta via web: petizione al Premier Letta

da Tecnica della Scuola

Restituzione scatti 2012, monta la protesta via web: petizione al Premier Letta
di Alessandro Giuliani
“Il nostro salario è ingiusto da decenni, ma vedersi persino rubare parte dello stipendio in questo modo è un’offesa precisa e mirata e non corrisponde ai propositi dichiarati di un Governo che si era insediato con la promessa del ‘nessun taglio alla scuola’”. In poche ore la lettera, rivolta anche ai ministri, ha avuto il sostegno di migliaia di firme. A promuoverla Mila Spicola, insegnante, scrittirice e componente delle direzione nazionale del Pd: chiederò a Renzi e al partito di schierarsi contro il provvedimento.
Come si fa a richiedere, anzi, a decurtare senza permesso, senza avvertire, il già magro stipendio dei docenti e dei lavoratori della Scuola di una somma così consistente? La domanda provocatoria è di Mila Spicola, insegnante, scrittrice e componente delle direzione nazionale del Partito Democratico. Per la quale, il Governo Letta non deve chiedere “un solo euro indietro ai docenti”, attraverso la decurtazione di 150 euro mensili come restituzione di somme già pagate nel 2013 e relative agli scatti di anzianità del 2012. “Non era mai successo – ricorda Spicola – di sottrarre ai lavoratori dello Stato somme giustamente guadagnate e percepite con una modalità così brutale. La Scuola, che tutti dichiarano di mettere in cima alle agende, è fatta dalle persone che la abitano e vi lavorano che non possono essere beffate da simili provvedimenti privi di senso anche solo nelle intenzioni”.
Si esprime prima da insegnante, da addetto ai lavori. Mettendo da parte il suo essere anche cittadino impegnato in politica. “Subiamo dal 2009 il blocco di uno stipendio che è già il più basso d’Europa, decurtarlo in questo modo è un’offesa sintomatica dello spregio per il nostro lavoro. La Scuola è stato l’unico segno più del comparto pubblico nel 2013, nessuno vuole riconoscerlo o ripeterlo. Non abbiamo nessun premio di produttività, ma avere addirittura tolti i soldi è un affronto non accettabile. Questo è il ringraziamento? Il Governo precedente aveva ridotto il MOF delle Scuole per destinarlo a questi pagamenti, e adesso vengono detratte?”.
La critica al Governo diventa fortissima. “E’ un segno di grande debolezza istituzionale da non offrire ai cittadini compiere atti simili, persino solo pensarli. Per chiedere chiarimenti, perché ancora ci sembra un fatto incredibile, un equivoco che il Governo deve chiarire, e ottenere l’immediata sospensione della nota MEF n.157 del 27 dicembre 2013, abbiamo scritto noi docenti sotto forma di petizione una lettera al Premier Letta e ai ministri del Governo, che si sta velocemente diffondendo in rete e sta raccogliendo in poche ore migliaia di firme. “Il nostro salario – si legge nella petizione – è ingiusto da decenni, ma vedersi persino rubare parte dello stipendio in questo modo è un’offesa precisa e mirata e non corrisponde ai propositi dichiarati di un Governo che si era insediato con la promessa del ‘nessun taglio alla scuola’”. L’amarezza è tanta: “Siamo in Italia o a Malta? Da quando si mette mano agli stipendi in questo modo? E questo silenzio colpevole a cosa è dovuto? E’ un furto?”. Inevitabile la richiesta finale: “chiediamo che questa nota venga immediatamente annullata”.
Parallelamente alla petizione, Spicola – che nel 2011 ha scritto ‘La scuola s’è rotta’ – si impegna a portare “all’attenzione della segreteria nazionale del PD, di Matteo Renzi e dei componenti della Direzione Nazionale del Partito Democratico le firme di protesta dei tanti colleghi docenti e del personale ATA per l’ennesimo pasticcio ai danni dei lavoratori della Scuola”.
Un richiesta di chiarimenti, con la richiesta di sospensione del Provvedimento, spera ottenga il sostegno unanime della Direzione Nazionale del PD. “Ed è con il fermo proposito di difendere il ruolo della Scuola e di rappresentare gli interessi degli studenti e dei lavoratori che la abitano, che – conclude Spicola – intendo agire dentro l’organo dirigenziale del Partito Democratico, e convincere a fare altrettanto gli altri componenti”.

Il twitter della ministra

da Tecnica della Scuola

Il twitter della ministra
di Pasquale Almirante
Si domanda la ministra Carrozza cinguettando: chi deve reclutare gli insegnanti? È vero che si reclutano i soldati, ma qualcuno deve pure assumere i docenti e con delle modalità condivise e trasparenti.
“Chi deve reclutare gli insegnanti? I dirigenti scolastici? Il Ministro? Gli uffici regionali? I sindaci? open Miur”. Così la ministra Carrozza su Twitter che però ha creato qualche brontolio presso gruppi di precari su Fb, con richieste di dimissioni. Tuttavia ci chiediamo: tra il non dire e il dire, non è forse meglio parlare? E ancora: lanciare un dubbio, e quindi un interrogativo in rete, non è forse meglio che mugugnare dentro o nel chiuso di una stanza immersa nel fumo? Si può tuttavia sostenere che un ministro della repubblica deve sapere il fatto suo, ma il dubbio non è forse del saggio che mette tutto in discussone dichiarando che la sola sua certezza è quella della non certezza? Ma crediamo pure che la ministra, lanciando quel twitter in rete, abbia voluto dire ai suoi lettori di darle qualche suggerimento: qual è la migliore formula per assumere-reclutare i docenti? Affidare il compito ai dirigenti scolastici, come una non vecchia proposta sibilava, in modo da cambiare prospettiva: non più il prof che si sceglie la scuola, ma la scuola il prof? Oppure fare partire il tutto da altri istituti? Ricordiamo fra l’altro che proprio sui questo nodo gordiano, quello del reclutamento, Elena Centemero, responsabile scuola di Forza Italia, ebbe a dire che il nostro corpo insegnante è il più vecchio d’Europa a causa del sistema di reclutamento italiano che attende graduatorie e punteggi, norme e leggine, sindacalismi e ricorsi amministrativi: “Per diventare insegnanti bisogna scalare graduatorie ad esaurimento che scorrono lentissime e che consentono, se tutto va bene, di entrare in ruolo a quarant’anni. In pratica, a differenza dei quarantenni in politica, che oggi si sentono alla ribalta, i quarantenni della scuola arrivano ad avere una propria cattedra già sfiancati”. E infatti, aggiunge ancora Elena Centemero: “Da tempo Forza Italia chiede una riforma del reclutamento e propone concorsi ogni due anni e legati a reti di scuole che non creino ancora graduatorie”. Come si vede una risposta al twitter interrogativo della ministra si potrebbe già registrare, anche se è meglio attendere e studiare cosa ne pensano altri e magari proprio quegli addetti ai lavori così poco considerati, fermo restando che sul nostro sito, leggendo pure la posta numerosa dei nostri lettori, forse risposte attese ne potrà trovare e coerenti

“Caro nipote, studia a memoria”, lo zio Umberto Eco

da Tecnica della Scuola

“Caro nipote, studia a memoria”, lo zio Umberto Eco
di P.A.
La memoria è come un muscolo, se non si esercita si avvizzisce e si diventa idiota. Che fare allora? Imparare qualche verso a memoria ogni giorno e magari facendo a gara coi compagni di scuola a chi ne sa di più. Umberto Eco scrive una lettera al suo immaginario nipote su L’Espresso invitandolo a non lasciarsi fregare dalla tecnologia
Caro nipotino mio,
non vorrei che questa lettera natalizia suonasse troppo deamicisiana, ed esibisse consigli circa l’amore per i nostri simili, per la patria, per il mondo, e cose del genere. Non vi daresti ascolto e, al momento di metterla in pratica (tu adulto e io trapassato) il sistema di valori sarà così cambiato che probabilmente le mie raccomandazioni risulterebbero datate. Quindi vorrei soffermarmi su una sola raccomandazione, che sarai in grado di mettere in pratica anche ora, mentre navighi sul tuo iPad, né commetterò l’errore di sconsigliartelo, non tanto perché sembrerei un nonno barbogio ma perché lo faccio anch’io.  Ma non è di questo che volevo parlarti, bensì di una malattia che ha colpito la tua generazione e persino quella dei ragazzi più grandi di te, che magari vanno già all’università: la perdita della memoria. È vero che se ti viene il desiderio di sapere chi fosse Carlo Magno o dove stia Kuala Lumpur non hai che da premere qualche tasto e Internet te lo dice subito. Fallo quando serve, ma dopo che lo hai fatto cerca di ricordare quanto ti è stato detto per non essere obbligato a cercarlo una seconda volta se per caso te ne venisse il bisogno impellente, magari per una ricerca a scuola. Il rischio è che, siccome pensi che il tuo computer te lo possa dire a ogni istante, tu perda il gusto di mettertelo in testa. Sarebbe un poco come se, avendo imparato che per andare da via Tale a via Talaltra, ci sono l’autobus o il metro che ti permettono di spostarti senza fatica (il che è comodissimo e fallo pure ogni volta che hai fretta) tu pensi che così non hai più bisogno di camminare. Ma se non cammini abbastanza diventi poi “diversamente abile”, come si dice oggi per indicare chi è costretto a muoversi in carrozzella. Va bene, lo so che fai dello sport e quindi sai muovere il tuo corpo, ma torniamo al tuo cervello. La memoria è un muscolo come quelli delle gambe, se non lo eserciti si avvizzisce e tu diventi (dal punto di vista mentale) diversamente abile e cioè (parliamoci chiaro) un idiota. E inoltre, siccome per tutti c’è il rischio che quando si diventa vecchi ci venga l’Alzheimer, uno dei modi di evitare questo spiacevole incidente è di esercitare sempre la memoria. Quindi ecco la mia dieta. Ogni mattina impara qualche verso, una breve poesia, o come hanno fatto fare a noi, “La Cavallina Storna” o “Il sabato del villaggio”. E magari fai a gara con gli amici per sapere chi ricorda meglio. Se non piace la poesia fallo con le formazioni dei calciatori, ma attento che non devi solo sapere chi sono i giocatori della Roma di oggi, ma anche quelli di altre squadre, e magari di squadre del passato (figurati che io ricordo la formazione del Torino quando il loro aereo si era schiantato a Superga con tutti i giocatori a bordo: Bacigalupo, Ballarin, Maroso eccetera). Fai gare di memoria, magari sui libri che hai letto (chi era a bordo della Hispaniola alla ricerca dell’isola del tesoro? Lord Trelawney, il capitano Smollet, il dottor Livesey, Long John Silver, Jim…) Vedi se i tuoi amici ricorderanno chi erano i domestici dei tre moschettieri e di D’Artagnan (Grimaud, Bazin, Mousqueton e Planchet)… E se non vorrai leggere “I tre moschettieri” (e non sai che cosa avrai perso) fallo, che so, con una delle storie che hai letto. Sembra un gioco (ed è un gioco) ma vedrai come la tua testa si popolerà di personaggi, storie, ricordi di ogni tipo. Ti sarai chiesto perché i computer si chiamavano un tempo cervelli elettronici: è perché sono stati concepiti sul modello del tuo (del nostro) cervello, ma il nostro cervello ha più connessioni di un computer, è una specie di computer che ti porti dietro e che cresce e s’irrobustisce con l’esercizio, mentre il computer che hai sul tavolo più lo usi e più perde velocità e dopo qualche anno lo devi cambiare. Invece il tuo cervello può oggi durare sino a novant’anni e a novant’anni (se lo avrai tenuto in esercizio) ricorderà più cose di quelle che ricordi adesso. E gratis. C’è poi la memoria storica, quella che non riguarda i fatti della tua vita o le cose che hai letto, ma quello che è accaduto prima che tu nascessi. Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene – a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove. Ora la scuola (oltre alle tue letture personali) dovrebbe insegnarti a memorizzare quello che è accaduto prima della tua nascita, ma si vede che non lo fa bene, perché varie inchieste ci dicono che i ragazzi di oggi, anche quelli grandi che vanno già all’università, se sono nati per caso nel 1990 non sanno (e forse non vogliono sapere) che cosa era accaduto nel 1980 (e non parliamo di quello che è accaduto cinquant’anni fa). Ci dicono le statistiche che se chiedi ad alcuni chi era Aldo Moro rispondono che era il capo delle Brigate Rosse – e invece è stato ucciso dalle Brigate Rosse. Non parliamo delle Brigate Rosse, rimangono qualcosa di misterioso per molti, eppure erano il presente poco più di trent’anni fa. Io sono nato nel 1932, dieci anni dopo l’ascesa al potere del fascismo ma sapevo persino chi era il primo ministro ai tempi dalla Marcia su Roma (che cos’è?). Forse la scuola fascista me lo aveva insegnato per spiegarmi come era stupido e cattivo quel ministro (“l’imbelle Facta”) che i fascisti avevano sostituito. Va bene, ma almeno lo sapevo. E poi, scuola a parte, un ragazzo d’oggi non sa chi erano le attrici del cinema di venti anni fa mentre io sapevo chi era Francesca Bertini, che recitava nei film muti venti anni prima della mia nascita. Forse perché sfogliavo vecchie riviste ammassate nello sgabuzzino di casa nostra, ma appunto ti invito a sfogliare anche vecchie riviste perché è un modo di imparare che cosa accadeva prima che tu nascessi. Ma perché è così importante sapere che cosa è accaduto prima? Perché molte volte quello che è accaduto prima ti spiega perché certe cose accadono oggi e in ogni caso, come per le formazioni dei calciatori, è un modo di arricchire la nostra memoria. Bada bene che questo non lo puoi fare solo su libri e riviste, lo si fa benissimo anche su Internet. Che è da usare non solo per chattare con i tuoi amici ma anche per chattare (per così dire) con la storia del mondo. Chi erano gli ittiti? E i camisardi? E come si chiamavano le tre caravelle di Colombo? Quando sono scomparsi i dinosauri? L’arca di Noè poteva avere un timone? Come si chiamava l’antenato del bue? Esistevano più tigri cent’anni fa di oggi? Cos’era l’impero del Mali? E chi invece parlava dell’Impero del Male? Chi è stato il secondo papa della storia? Quando è apparso Topolino?
Potrei continuare all’infinito, e sarebbero tutte belle avventure di ricerca. E tutto da ricordare. Verrà il giorno in cui sarai anziano e ti sentirai come se avessi vissuto mille vite, perché sarà come se tu fossi stato presente alla battaglia di Waterloo, avessi assistito all’assassinio di Giulio Cesare e fossi a poca distanza dal luogo in cui Bertoldo il Nero, mescolando sostanze in un mortaio per trovare il modo di fabbricare l’oro, ha scoperto per sbaglio la polvere da sparo, ed è saltato in aria (e ben gli stava). Altri tuoi amici, che non avranno coltivato la loro memoria, avranno vissuto invece una sola vita, la loro, che dovrebbe essere stata assai malinconica e povera di grandi emozioni.
Coltiva la memoria, dunque, e da domani impara a memoria “La Vispa Teresa”.

2014. Anno nuovo, problemi antichi: una scuola stagnante

da TuttoscuolaFOCUS

2014. Anno nuovo, problemi antichi: una scuola stagnante

Rispetto a un anno fa è cambiato il governo, è cambiato il ministro, è cambiato il top management del Miur, ma la scuola è rimasta la stessa.

E’ vero che i processi di cambiamento in un mastodontico apparato istituzionale e organizzativo come è quello della scuola italiana sono necessariamente lenti, ma l’impressione è che tutte le principali anomalie strutturali che lo caratterizzano – e questo a prescindere dall’attività dell’attuale Governo – siano rimaste invariate: da una condizione dell’edilizia scolastica mediamente di bassa qualità con punte di fatiscenza a quella di un personale docente invecchiato, con una eccessiva mobilità territoriale e nessuna mobilità professionale; da un’autonomia delle istituzioni scolastiche concepita come un generalizzato ‘fai da te’ e bloccata dal sottofinanziamento alla persistenza di fenomeni come l’alto tasso di dispersione e di giovani NEET (Not in Employment, Education and Training).

Se a questo si aggiungono altri fattori che accrescono l’immobilismo come il blocco pluriennale dei contratti e delle retribuzioni e la perdurante, totale assenza di politiche della formazione in servizio collegate all’innovazione, la sensazione complessiva è quella di una scuola stagnante, che va avanti per spinta inerziale.

Il contesto politico, malgrado l‘effervescenza del ministro Carrozza e la buona notizia dell’aumento del budget dell’istruzione dopo anni di tagli, non è tale da suscitare ottimismo: per un mondo come quello della scuola che richiederebbe strategie di medio-lungo periodo le incertezze che circondano la stessa durata del governo restringono la prospettiva del cambiamento/miglioramento, spingendo la scuola a guardare all’oggi più che al domani, in contrasto con quella che dovrebbe essere la sua naturale vocazione.

Il carbone della Befana per gli scatti annullati. La norma che taglia

da TuttoscuolaFOCUS

Il carbone della Befana per gli scatti annullati. La norma che taglia

Tutto è cominciato quattro mesi fa con l’emanazione del Dpr  4 settembre 2013, n. 122, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 25 ottobre ed entrato in vigore il 9 novembre scorso.

Quel dpr conteneva il “Regolamento in materia di proroga del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali per i pubblici dipendenti, a norma dell’articolo 16, commi 1, 2 e 3, del DL 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111.”

Nessuno si era accorto dell’insidia che conteneva, ad eccezione (ovviamente) del Ministero dell’Economia e Finanze che il 27 dicembre scorso ha emanato una nota applicativa.

La nota n. 157 precisa che il 2013 non è utile per la maturazione del passaggio di gradone e che, quindi, i passaggi effettuati nell’anno 2013 sono revocati, con la conseguenza che “Per il personale che prima dell’applicazione risultava con maturazione della progressione economica nel corso dell’anno 2013 sono stati accertati crediti erariali che verranno recuperati con rate di importo fisso lordo di € 150,00 fino a concorrenza del debito.”

La Flc-Cgil ha fatto due conti:

  • Chi è scattato a gennaio 2013, già con un anno di ritardo (blocco 2012), ha avuto solo ad aprile 2013 l’attribuzione degli scatti con arretrati, a gennaio 2014 manterrà lo scatto ma dovrà restituire i soldi percepiti in più nell’anno 2013.
  • Chi invece ha avuto lo scatto da settembre 2013, sempre con differimento di un anno, a gennaio 2014 verrà retrocesso come posizione stipendiale e dovrà restituire i soldi percepiti in più da settembre 2013. In questo caso solo a settembre 2014 avrà lo scatto a causa del congelamento degli anni 2012 e 2013.
  • Tutti i lavoratori interessati troveranno inserito nel cedolino dello stipendio di gennaio un messaggio che comunica loro il recupero dei soldi percepiti in più, suddiviso in rate mensili da 150 euro, fino alla concorrenza del debito.

Stop del Consiglio di Stato al cambio di libri ogni anno. Ma…

da tuttoscuola.com

Stop del Consiglio di Stato al cambio di libri ogni anno. Ma…

Con sentenza n. 6186 del 10 dicembre 2013, depositata il 23 dicembre 2013, il Consiglio di Stato, su ricorso del ministero dell’istruzione, ha annullato la sentenza del TAR Lazio n. 07528/2009, concernente la circolare ministeriale del 10 febbraio 2009 in ordine all’ adozione dei libri di testo.

Il TAR, su ricorso di venti docenti milanesi assistiti dalla Cgil-scuola, aveva parzialmente annullato la circolare del Ministero dell’istruzione dell’università e della ricerca n. 16 del 10 febbraio 2009, con la quale erano state dettate istruzioni circa l’adozione dei libri di testo per l’anno scolastico 2009/2010, in quanto aveva ravvisato un contrasto tra la circolare e la legge.

Più precisamente, secondo il Tar, mentre la legge consentiva di derogare all’obbligo di adottare libri di testo con le cadenze previste (quinquennale per la scuola primaria, sessennale per la scuola secondaria) per “specifiche e motivate esigenze”, la circolare ministeriale aveva sancito “la non modificabilità delle scelte da parte degli insegnanti e della scuola nell’arco dei due periodi previsti”, anche in caso di assegnazione del docente ad altra classe.

Insomma, per il Miur non rientrava tra le specifiche e motivate esigenze il cambio di insegnante.

Secondo i ricorrenti (e secondo il Tar), invece, in questo modo si impediva ad “un docente trasferito o sopraggiunto per cessazione di altro docente che potesse scegliere il libro di testo”, essendo questi costretto ad “adeguarsi per i successivi cinque anni alle scelte effettuate dal predecessore”; ed ulteriormente precludendo “che altre gravi esigenze, opportunamente motivate, possano dar luogo al cambio del libro di testo durante il quinquennio”.

Il Consiglio di Stato ha riformato la sentenza del Tar, in quanto non avrebbe dovuto accogliere a suo tempo il ricorso dei venti insegnanti. Perché?

Secondo la costante giurisprudenza di questo Consiglio di Statol’interesse ad agire, in conformità al precetto generale dell’art. 100 Cod. proc. civ., deve tra l’altro essere munito dei requisiti dell’attualità e della concretezza, tali per cui la pronuncia di accoglimento possa arrecare una effettiva utilità (da ultimo: Cons. Stato, IV, 10 gennaio 2012, n. 16).

Pertanto, non avendo nessuno dei docenti ricorrenti in primo grado dedotto quanto poc’anzi detto, non si vede quale utilità la sentenza domandata avrebbe potuto loro procurare.

I venti ricorrenti, quindi, non avevano interesse ad agire, in quanto nessuno di loro aveva subito la scelta del proprio predecessore quanto all’adozione dei libri di testo, per essere stato trasferito, nell’anno scolastico in contestazione, ad una scuola il cui collegio docenti aveva già deliberato la scelta dei libri.

Si deduce implicitamente che se qualcuno di loro si fosse trovato nella situazione di docente trasferito in una scuola dove era stato adottato un testo non gradito, avrebbe avuto titolo ad agire, in quanto leso nel suo interesse personale.

Resta quindi un dubbio: la circolare n. 16/2009 per l’adozione dei libri di testo è pienamente legittima oppure un docente trasferito può chiedere la modifica del libro adottato dal suo predecessore?

I dieci comandamenti al tempo della Carrozza

da LETTERA 43

I dieci comandamenti al tempo della Carrozza

 Claudia Pepe
Dieci mesi per Carrozza e dieci temi caldi della Scuola Italiana per capire cosa ne pensano Presidi, Insegnanti, studenti, genitori, Partiti, Fondazioni, Associazioni, sulla valutazione, il reclutamento degli insegnanti, l’autonomia, insomma come si fa a fare il Ministro. Cinguettando, cinguettando su Twitter, dove il Ministro ha una finestra aperta per chattare con “la gente”, proclama consultazioni sugli ordinamenti, sui cicli di studi e sulle nuove materie da inserire nei programmi. La Costituente, così si chiama la tavola dei comandamenti, dovrebbe diventare una grande domanda per partecipare alla Scuola tutti insieme appassionatamente. Per cui il grande emendamento “La scuola riparte” sponsorizzato come il grande cambiamento avviato da una classe politica che fa finta di far politica, si è rivelato un bluff. La Scuola, non ripartirà mai se al vertice, nel luogo dove si prendono decisioni che diventano vita per i protagonisti di questa vergogna ad libitum, ci sono persone che devono chiedere agli studenti come si reclutano gli insegnanti, ai Partiti come si debbano valutare gli allievi e ai genitori se un insegnante è bravo o da licenziare. Alle Associazioni supponiamo chiederà come dobbiamo compilare il registro e alla sua vicina di casa se vuole come nuova materia:” Istruzioni per l’uso del televoto”. Carrozza attraverso la Costituente vuole chiedere a mia madre cosa ne pensa dell’Autonomia Scolastica, una legge conquistata con le unghie nel 1997 che rende liberi di apportare alla Scuola apprendimenti diversi, nuove conoscenze, laboratori che sviluppano il pensiero divergente e l’autoefficacia degli allievi. Ma anche mia madre le risponderebbe di ritornare al tempo pieno, quello che fanno le Scuole Private da lei tanto amate e sovvenzionate con i soldi dei precari e degli insegnanti che si sono visti derubare le ferie maturate l’anno scorso e il rimborso di 150 euro dalla busta paga. Prelievo forzoso. Il primo,mentre i partiti il debito con la società tutta non lo pagheranno mai. I soldi per le statali non li trova, ma trova i soldi per dirottare i fondi europei sullo sport. Benissimo per poter sopportare la rabbia di noi insegnanti messi ancora una volta al giudizio da una folla impazzita. La stessa Ministra non riesce a capire come mai certe autonomie funzionano e certe non partono neanche. Ma invece di scorrazzare per l’Europa o nelle scuole private o invece di fare una consultazione popolare, perché non viene nelle Scuole a vedere di persona cosa fanno gli insegnanti, i precari, gli insegnanti di sostegno, le segreterie spesso dimenticate e così gli ATA. L’unica cosa certa che richiede è una pulizia delle Graduatorie ad esaurimento, per proseguire lo squallido lavoro del Ponzio Pilato del governo Monti. Il Ministro Chanel, autore del Concorsone, uno dei più grandi flop con  spargimento di soldi e guerre intestine tra insegnanti mai viste. Vuole chiedere ai Sindaci chi deve reclutare. Che magnifica possibilità per Renzi e family di avere una moglie di ruolo solo attraverso una semplice risposta ad un formulario. Le decisioni che io mi aspetto da un Ministro che ha giurato sulla Costituzione e che viene pagata con soldi pubblici, sono quelle che chiediamo da anni e che  fanno finta di non sentire. Siamo noi che lavoriamo nelle scuole che crollano, noi che siamo ancora precari dal secolo scorso, noi che veniamo derubati dal contratto, scatti, ferie e rimborsi. Siamo sempre noi che ci siamo ritrovati senza le nostre materie così all’improvviso solo per fare un regalino a Tremonti, noi che non arriviamo alla fine del mese con 1300 euro, noi che dovremo preparare allievi a cui tolgono un anno di scuola, noi che difendiamo i disabili e i BES volendo per loro insegnanti altamente specializzati. Ma se devo essere proprio sincera in questa trovata grillesca, falsamente democratica e moralmente discutibile, io ritrovo una perfida manovra. Tutto sarà anonimo, chi mi garantirà che i dati siano già pronti, che nessuno li manovrerà, che il voto che non piace si cestinerà ? Come si può arrivare ad una consulenza popolare senza informazioni, senza dibattiti, senza conoscenza e senza confronto? No , io voglio vedere il mio nome leggibile sulle risposte che darò e vorrò leggere i nomi di tutti. Voglio una Costituente palese, come in una democrazia vera. Questa Costituente mi sembra come la tavola di Mosè e i 10 comandamenti, oppure la famosa domanda .”Chi volete libero. Gesù o Barabba?” E si sa come è andata a finire. Perché formulare le domande è cosa fine e diabolica. E la storia dei referendum, o sulla revisione della Costituzione la conosciamo bene.  Questo sua voglia di conoscere le nostre intenzioni l’aveva già espressa proponendoci una casella di posta. Abbiamo spedito più mail che preghiere al cielo ma non abbiamo mai avuto risposta. Troppo occupata a diffondere il wi-fi , o a impartire lezioni agli insegnanti su come devono comportarsi con i compiti per i loro allievi. Un suo collega di partito, ultimamente si è dimesso e non se ne trovano tanti che lasciano quella poltrona quando non si riconoscono più in quello che pensano vero. Per i precari a cui hanno rubato la dignità, nessuno si è dimesso. Per i disabili a cui avete rubato il diritto di essere supportati e aiutati, nessuno si è  dimesso. Per i ragazzi e tutto il personale della Scuola a cui e scuole crollano addosso, nessuno si è dimesso. Per quei insegnanti beffati dal Ministro che piange e sono costretti nonostante le vostre garanzie a continuare ad andare a Scuola, nessuno si è dimesso. Per chi si è suicidato in attesa di una telefonata che non arrivava, nessuno si è dimesso e nemmeno si è degnato di scrivere un telegramma. I soldi cara Ministro Carrozza li trova se vuole: abolite i vitalizi, le pensioni d’oro, le leggi mance, l’evasione fiscale, fate una patrimoniale non sempre su chi serve lo stato ma sui servi di stato, lottata contro la mafia, la corruzione , le tangenti. Abolite le regioni, le auto blu, e i vostri rimborsi. Ci vuol poco, se una persona ci crede veramente. Ci sono che lottano un giorno e sono bravi, ci sono quelli che lottano più giorni e sono più bravi, poi ci sono quelli che lottano molti anni e sono ancor più bravi, infine ci sono quelli che lottano tutta una vita, essi sono indispensabili. Questo l’ha scritto Brecht mentre vedeva che ci mettevate, come sempre, dalla parte del torto.A proposito, mia madre 93enne ha chiesto :” Allora, chi deve reclutare il Ministro?” E io le ho risposto :”Tutti quelli per cui nessuno si è dimesso”

Scatti di anzianità: l’imbarazzo dei sindacati e la verità nascosta del Governo

Scatti di anzianità: l’imbarazzo dei sindacati e la verità nascosta del Governo.

La nota 157/13 del MEF cancella per sempre la vecchia progressione di carriera. Come ha denunciato l’Anief, gli aumenti di stipendio attribuiti nel 2010/11 che hanno permesso la progressione di carriera nel 2013 sono stati annullati perché invalidati dal D.P.R. 122/13 cosicché devono essere restituiti, se maturati a partire dal 2013, in quanto considerati assegni ad personam per il periodo pregresso. Unica possibilità, ricorrere alla CEDU contro la sentenza della Consulta che salva i soli magistrati. Scrivi a r.stipendio@anief.net

Quei sindacati che oggi piangono lacrime di coccodrillo e che non hanno mai ricorso contro il blocco della contrattazione, prerogativa riservata dalla rappresentatività, dovrebbero chiedere scusa ai lavoratori della scuola per aver permesso la decurtazione inutile del fondo d’istituto, in cambio di una mancia. Già una mancia, perché la progressione di carriera è stata cancellata per sempre dalla legge 122/2010 e dalle sue proroghe. Ridicola, pertanto, appare la protesta di questi sindacati che hanno avvallato la sperimentazione della riforma Brunetta (d.lgs. 150/09), a contrattazione bloccata, e il principio “aumenti in cambio di tagli di posti di lavoro per il 2010 e di tagli dei fondi del MOF per il 2011 e 2012” salvo poi scoprire che questi aumenti non possono valere in alcun modo ai fini della progressione di carriera (D.P.R. 122/2013).

E dopo lo stupore suscitato dalle sentenze n. 304/13 e n. 310/13, per la negazione dei principi richiamati dalla sentenza n. 223/13 – che salva gli automatismi di carriera dei soli giudici e avvocati dello Stato -, persino in ambienti di Magistratura indipendente, non rimane ai ‘poveri’ dipendenti pubblici della scuola, oggi scippati anche degli aumenti ricevuti in busta paga nel 2013 (nota MEF 157/13), che ricorrere alla CEDU per chiarire due principi: la parità di tutti i cittadini di fronte alla legge, la preminenza dei diritti soggettivi rispetto a ragione finanziarie di equilibrio di bilancio. Su questi due punti, Anief organizza un ricorso collettivo alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Per aderire e richiedere le istruzioni operative è sufficiente scrivere a r.stipendio@anief.net

La Confedir, nel frattempo, cui l’Anief aderisce, ha deciso di ricorrere al giudice del lavoro per sollevare questione di legittimità costituzionale sul blocco della contrattazione, questione, peraltro, già riconosciuta dal giudice del lavoro di Roma su un ricorso promosso dalla sola FLP.

Tutto il resto sono inutili piagnistei e di cattivo gusto, tra verità nascoste del Governo e propaganda sindacale che è stata utile in passato soltanto a racimolare migliaia di voti alle elezioni RSU. La stessa ultima nota del Ministero dell’Economia e delle Finanze parla del 2013 e non del 2014, bloccato ancora dall’ultima legge di stabilità che a sua volta parla del 2014 ma si riferisce al 2017, data di blocco dei valori della vacanza contrattuale a quelli del 2009.

E’ meglio allora chiarirsi le idee subito: dopo la sentenza della Consulta, la vecchia progressione di carriera per scatti di anzianità non è più congelata ma è stata cancellata per sempre. Soltanto il ricorso in Europa potrà ripristinare lo stato di diritto calpestato per coprire quei buchi di bilancio causati dalla classe politica del Paese.

Referendum sulla scuola: il perder tempo a chi più sa più spiace

Referendum sulla scuola: il perder tempo a chi più sa più spiace

di Umberto Tenuta

 

Di Referendum sulla scuola ne sono stati già fatti troppi, sin dagli anni ‘50.

E anche di Riforme.

E perciò osiamo dire che ogni nuovo Referendum aggiunge solo poco a quello che già sappiamo ma non realizza il cambiamento della scuola italiana.

Se la scuola si vuole veramente riformare, basta fare un’antologia delle proposte già fatte e peraltro già codificate nei programmi emanati dal 1950 ai nostri giorni, a cominciare da quelli del 1955 per la scuola primaria.

Il cambiamento della scuola italiana non lo si realizza con nuovi referendum, i quali avrebbero il solo risultato di perdere altro tempo prezioso, tempo che la scuola italiana non può più permettersi di perdere.

 

Riandiamo all’incipit dei Programmi del 1955.

<<I presenti programmi comprendono l’indicazione del fine assegnato alla istruzione primaria; la descrizione della via da seguire per raggiungere il fine stesso; un complesso di suggerimenti, desunti dalla migliore esperienza didattica e scolastica.

Sotto il primo riguardo (indicazione del fine dell’istruzione primaria) i programmi hanno carattere normativo e prescrivono il grado di preparazione che l’alunno deve raggiungere: ciò per assicurare alla totalità dei cittadini quella formazione basilare della intelligenza e del carattere, che è condizione per un’effettiva e consapevole partecipazione alla vita della società e dello Stato. Questa formazione, anteriore a qualunque finalità professionale, fa si che la scuola primaria sia elementare non solo in quanto fornisce gli elementi della cultura, ma soprattutto in quanto educa le capacità fondamentali dell’uomo

Le indicazioni attinenti al secondo aspetto dei programmi (la via o metodo da seguire per il raggiungimento degli scopi dell’istruzione primaria) non hanno il medesimo carattere normativo delle precedenti; poiché lo Stato, se ha il diritto e il dovere di richiedere l’istruzione obbligatoria, non ha una propria metodologia educativa. Va tuttavia osservato che le indicazioni di questo secondo gruppo sorgono come sintesi concorde e spontanea dalla meditazione sui problemi attuali dell’educazione e dell’insegnamento. Esse si riconducono anzitutto alla nostra tradizione educativa umanistica e cristiana: cioè al riconoscimento della dignità della persona umana; al rispetto dei valori che la fondano: spiritualità e libertà; all’istanza di una formazione integrale.

Da qui derivano: la necessita di muovere dal mondo concreto del fanciullo, tutto intuizione, fantasia, sentimento; la sollecitudine di fare scaturire dall’alunno stesso l’interesse all’apprendere; la cura di svolgere gradualmente le attitudini all’osservazione, alla riflessione, all’espressione; la costante preoccupazione di aiutare in tutti i modi il processo formativo dell’alunno senza interventi che ne soffochino o ne forzino la spontanea fioritura e maturazione; la consapevolezza, finalmente, che scopo essenziale della scuola non è tanto quello di impartire un complesso determinato di nozioni, quanto di comunicare al fanciullo la gioia e il gusto di imparare e di fare da se, perché ne conservi l’abito oltre i confini della scuola, per tutta la vita>>.

 

Non si ponevano già in quei Programmi gli obiettivi di una scuola nuova?

Innanzitutto la gioia e il gusto…

Basterebbe questo per realizzare la più grande riforma della scuola italiana.

E poi imparare…e fare da sé, perché ne conservi l’abito oltre i confini della scuola, per tutta la vita.

Che altro oggi deve e può  fare la scuola?

Forse oggi è possibile imparare a scuola quello che servirà domani?

 

E, allora, basta che la scuola coltivi la gioia e il gusto di imparare e promuova i la capacità di imparare e fare da sé.

 

Oggi siamo già ritornati al villaggio globale.

Tutto ciò che occorre sapere saper fare saper essere si trova a nostra disposizione, utilizzando le tecnologie che già oggi sono nelle mani dei nostri bambini sin dalla loro nascita.

 

E, allora, onorevole ministra Carrozza, non perdiamo ancora tempo, chè il perdere tempo a chi più sa più spiace!

 

Metta all’opera i suoi illustri Esperti per trarre, dai Programmi emanati dal 1955 ai nostri giorni e dalla sconfinata letteratura pedagogica del XX e XXI secolo, le indicazioni di massima −di più non si può!− per realizzare oggi, e non dopodomani, quando, purtroppo, forse Ella non sarà più la nostra beneamata Ministra, la più grande riforma che mai sia stata realizzata e che è necessario realizzare oggi:

una scuola della gioia e del gusto di imparare perché…

−una scuola della formazione basilare della intelligenza e del carattere

 

Onorevole ministra Carrozza, La prega un giovane vecchio maestro.

La prega perché i giovani crescono e non possono aspettare l’analisi dei risultati dei Suoi referendum che, peraltro, non sappiamo quanto possano e sappiano essere veritieri.

Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 4

Gazzetta Ufficiale

Serie Generale
n. 4 del 7-1-2014

Sommario

DECRETI PRESIDENZIALI

 


DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 10 dicembre 2013


Proroga dell’affidamento della gestione del comune di Misilmeri.
(13A10688)

 

 

Pag. 1

 

 

 


DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 10 dicembre 2013


Proroga dell’affidamento della gestione del comune di Campobello di
Mazara. (13A10690)

 

 

Pag. 2

 

 

 


DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 20 dicembre 2013


Scioglimento del consiglio comunale di Tocco Caudio e nomina del
commissario straordinario. (13A10689)

 

 

Pag. 3

 

 

 


DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 20 dicembre 2013


Scioglimento del consiglio comunale di Turi e nomina del commissario
straordinario. (14A00014)

 

 

Pag. 4

 

 

 


DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 20 dicembre 2013


Scioglimento del consiglio comunale di Resana e nomina del
commissario straordinario. (14A00015)

 

 

Pag. 5

 

 

 


DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 20 dicembre 2013


Scioglimento del consiglio comunale di Altavilla Irpina e nomina del
commissario straordinario. (14A00016)

 

 

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DELIBERA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 27 dicembre 2013


Proroga dello stato di emergenza in conseguenza dell’evento sismico
che il 21 giugno 2013 ha colpito il territorio delle province di
Lucca e Massa Carrara. (13A10811)

 

 

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DELIBERA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 27 dicembre 2013


Proroga dello stato di emergenza in conseguenza degli eventi
alluvionali verificatisi nei giorni dal 27 aprile al 19 maggio 2013
nel territorio della regione Piemonte. (13A10812)

 

 

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DECRETI, DELIBERE E ORDINANZE MINISTERIALI

MINISTERO DELLA SALUTE

 


DECRETO 5 novembre 2013


Ri-registrazione provvisoria di alcuni prodotti fitosanitari, a base
della sostanza attiva fenoxaprop-p-etile. (13A10599)

 

 

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DECRETO 12 novembre 2013


Ri-registrazione provvisoria di alcuni prodotti fitosanitari, a base
della sostanza attiva gibberelline. (13A10598)

 

 

Pag. 10

 

 

 


DECRETO 13 novembre 2013


Ri-registrazione provvisoria dei prodotti fitosanitari contenenti la
sostanza attiva 6-benziladenina. (13A10597)

 

 

Pag. 12

 

 

 


DECRETO 11 dicembre 2013


Autorizzazione, ai sensi dell’art. 33 del regolamento (CE) n.
1107/2009, all’immissione in commercio del prodotto fitosanitario
MULIGAN, rilasciata in seguito alla procedura di valutazione zonale.
(13A10607)

 

 

Pag. 14

 

 

 


DECRETO 11 dicembre 2013


Autorizzazione, ai sensi dell’art. 33 del regolamento (CE) n.
1107/2009, all’immissione in commercio del prodotto fitosanitario
PROMEX, rilasciata in seguito alla procedura di valutazione zonale.
(13A10608)

 

 

Pag. 18

 

 

 


DECRETO 11 dicembre 2013


Autorizzazione, ai sensi dell’art. 33 del regolamento (CE) n.
1107/2009, all’immissione in commercio del prodotto fitosanitario
LASCAR, rilasciata in seguito alla procedura di valutazione zonale.
(13A10609)

 

 

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MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

 


DECRETO 3 dicembre 2013


Conferma dell’incarico al Consorzio volontario per la tutela del
formaggio DOP Spressa delle Giudicarie, in Fiave’ a svolgere le
funzioni di cui all’articolo 14, comma 15, della legge 21 dicembre
1999, n. 526 per la DOP «Spressa delle Giudicarie». (13A10601)

 

 

Pag. 26

 

 

 


DECRETO 3 dicembre 2013


Riconoscimento del Consorzio per la tutela della denominazione di
origine controllata dei vini Breganze e attribuzione dell’incarico a
svolgere le funzioni di tutela, promozione, valorizzazione,
informazione del consumatore e cura generale degli interessi di cui
all’art. 17, comma 1 e 4, del d. lgs. 8 aprile 2010, n. 61 per la DOC
“Breganze” (13A10610)

 

 

Pag. 27

 

 

 


DECRETO 9 dicembre 2013


Integrazione del decreto 5 novembre 2012 di riconoscimento del
Consorzio tutela vini DOC Colli Piacentini e conferimento
dell’incarico a svolgere le funzioni di tutela, promozione,
valorizzazione, informazione del consumatore e cura generale degli
interessi di cui all’articolo 17, comma 1 e 4, del decreto
legislativo 8 aprile 2010, n. 61 per le DOC «Gutturnio» e «Ortrugo».
(13A10600)

 

 

Pag. 29

 

 

 


DECRETO 12 dicembre 2013


Rinnovo dell’autorizzazione al laboratorio Indam Laboratori S.r.l.,
in Castelmella, al rilascio dei certificati di analisi nel settore
vitivinicolo. (13A10595)

 

 

Pag. 30

 

 

 


DECRETO 12 dicembre 2013


Rinnovo dell’autorizzazione al laboratorio Indam Laboratori S.r.l.,
in Castelmella, al rilascio dei certificati di analisi nel settore
oleicolo. (13A10596)

 

 

Pag. 31

 

 

 


DECRETO 16 dicembre 2013


Modifica del disciplinare di produzione della indicazione geografica
tipica dei vini «Provincia di Pavia». (13A10672)

 

 

Pag. 33

 

 

 


DECRETO 19 dicembre 2013


Modifica della disciplina della pesca dei fasolari e delle vongole
nei Compartimenti marittimi di Monfalcone Venezia e Chioggia.
(13A10611)

 

 

Pag. 34

 

 

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

 


DECRETO 4 dicembre 2013


Apertura della procedura di amministrazione straordinaria e nomina
del commissario straordinario della Impresa P.I. Rabbiosi Giuseppe
S.p.A., ai sensi del decreto-legge 23 dicembre 2003, n. 347,
convertito, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 2004, n. 39 e
successive modifiche e integrazioni. (13A10671)

 

 

Pag. 35

 

 

DECRETI E DELIBERE DI ALTRE AUTORITA’

AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO

 


DETERMINA 19 dicembre 2013


Attivita’ di rimborso alle regioni, per il ripiano dell’eccedenza del
tetto di spesa nel periodo maggio 2009-aprile 2011, relativo al
medicinale per uso umano «Puregon». (Determina n. 1196/2013).
(13A10686)

 

 

Pag. 36

 

 

ESTRATTI, SUNTI E COMUNICATI

 


COMUNICATO


Revoca, su rinuncia dell’autorizzazione all’immissione in commercio
del medicinale per uso umano «Hydergina». (13A10697)

 

 

Pag. 38

 

 

AUTORITA’ DI BACINO DEI FIUMI ISONZO, TAGLIAMENTO, LIVENZA, PIAVE, BRENTA-BACCHIGLIONE

 


COMUNICATO


Aggiornamento delle tavole n. 20, 35, 36, 57, 58, 59, 61 del Piano
stralcio per l’assetto idrogeologico dei bacini idrografici dei fiumi
Isonzo Tagliamento, Piave, Brenta-Bacchiglione (PAI 4 bacini).
(13A10694)

 

 

Pag. 38

 

 

CAMERA DI COMMERCIO, INDUSTRIA, ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI MASSA-CARRARA

 


COMUNICATO


Nomina del conservatore del registro imprese (13A10746)

 

 

Pag. 38

 

 

MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

 


COMUNICATO


Concessione di contributi, in favore di ONG, per la realizzazione dei
progetti di informazione ed educazione allo sviluppo. (13A10594)

 

 

Pag. 38

 

 

MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE

 


COMUNICATO


Cambi di riferimento rilevati a titolo indicativo del giorno 24
dicembre 2013 (14A00010)

 

 

Pag. 38

 

 

 


COMUNICATO


Cambi di riferimento rilevati a titolo indicativo del giorno 27
dicembre 2013 (14A00011)

 

 

Pag. 39

 

 

 


COMUNICATO


Cambi di riferimento rilevati a titolo indicativo del giorno 30
dicembre 2013 (14A00012)

 

 

Pag. 39

 

 

 


COMUNICATO


Cambi di riferimento rilevati a titolo indicativo del giorno 31
dicembre 2013 (14A00013)

 

 

Pag. 40

 

 

MINISTERO DELLA SALUTE

 


COMUNICATO


Attribuzione del numero identificativo nazionale (N.I.N.) e regime di
dispensazione del medicinale per uso veterinario «Apoquel».
(13A10587)

 

 

Pag. 40

 

 

 


COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario ad azione immunologica «Izovac
Encefalomielite» vaccino vivo attenuato liofilizzato per sospensione
orale per pollastre. (13A10588)

 

 

Pag. 41

 

 

 


COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio della
premiscela per alimenti medicamentosi «Aurofac 100 mg/g» granulare
per suini e polli. (13A10589)

 

 

Pag. 41

 

 

 


COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio della premiscela per
alimenti medicamentosi per polli e suini «Aurofac Granulare 250 mg/g»
(nuova concentrazione di premiscela per alimenti medicamentosi gia’
autorizzata). (13A10590)

 

 

Pag. 41

 

 

 


COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Purtyl» 1,0 g/g (13A10591)

 

 

Pag. 41

 

 

 


COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario ad azione immunologica
«Parvery-Suivax» vaccino inattivato in emulsione iniettabile per
suini. (13A10592)

 

 

Pag. 42

 

 

 


COMUNICATO


Modificazione all’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Advovet 180». (13A10747)

 

 

Pag. 42

 

 

 


COMUNICATO


Modificazione dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Cydectin 1% soluzione iniettabile per
bovini». (13A10748)

 

 

Pag. 42

 

 

 


COMUNICATO


Modificazione dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Torphasol 4 mg/ml soluzione
iniettabile per cani e gatti». (13A10749)

 

 

Pag. 43

 

 

 


COMUNICATO


Modificazione all’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Cydectin 0.1%» soluzione orale per
pecore. (13A10750)

 

 

Pag. 43

 

 

 


COMUNICATO


Modificazione all’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Cydectin 1% soluzione iniettabile per
ovini». (13A10751)

 

 

Pag. 43

 

 

MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI

 


COMUNICATO


Approvazione della delibera n. 378 adottata dal Consiglio di
amministrazione della Cassa nazionale di previdenza ed assistenza
forense in data 23 maggio 2013. (13A10593)

 

 

Pag. 43

 

 

 


COMUNICATO


Proroga dell’incarico al commissario liquidatore del patronato
Informafamiglia. (13A10695)

 

 

Pag. 43

 

 

 


COMUNICATO


Scioglimento dell’Istituto di patronato Famiglia Italiana e di nomina
del commissario liquidatore. (13A10696)

 

 

Pag. 43

 

 

MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

 


COMUNICATO


Domanda di registrazione della denominazione «NOISETTE DE CERVIONE –
NUCIOLA DI CERVIONI» (13A10602)

 

 

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COMUNICATO


Domanda di registrazione della denominazione «PREKMURSKA ŠUNKA»
(13A10603)

 

 

Pag. 44

 

 

 


COMUNICATO


Domanda di registrazione della denominazione «TØRRFISK FRA LOFOTEN»
(13A10604)

 

 

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REGIONE TOSCANA

 


COMUNICATO


Approvazione dell’ordinanza n. 27 del 5 dicembre 2013 (13A10693)

 

 

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