Sciopero della attività aggiuntive per docenti, personale educativo e ATA

Scatti e taglio del MOF: la FLC CGIL proclama lo sciopero della attività aggiuntive per docenti, personale educativo e ATA

Scatti e taglio del MOF: la FLC CGIL proclama lo sciopero della attività aggiuntive per docenti, personale educativo e ATA

Dal 21 febbraio al 22 marzo, stop alle attività retribuite con il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa. La nostra protesta per il recupero degli scatti 2012 e 2013 e per dire no alla riduzione del MOF.

La FLC CGIL ha proclamato lo sciopero delle attività aggiuntive retribuite con il MOF per il personale docente, educativo e ATA della scuola.

Scarica i volantini in allegato.

La nostra organizzazione nei giorni scorsi aveva esperito con esito negativo il tentativo obbligatorio di conciliazione e non aveva avuto risposte soddisfacenti dall’incontro con la Ministra Carrozza.
Infatti, pur valutando positivamente l’aver scongiurato, attraverso il decreto legge 3/14, il prelievo diretto in busta paga, ad oggi non ci sono risorse aggiuntive per coprire totalmente i costi dello “scatto” 2012. Ciò significa che le risorse verranno, per il secondo anno consecutivo, recuperate dalle tasche dei lavoratori, vale a dire dal fondo per il miglioramento dell’offerta formativa.

Il MOF avrà quindi un’altra pesante riduzione a regime e nell’immediato dovrà farsi carico anche dell’attribuzione degli arretrati dovuti per l’anno 2013: alle scuole cioè per il corrente anno scolastico non sarà erogato più neanche un centesimo. Gli effetti di tale scelta si scaricheranno sul personale e sull’offerta formativa di scuola.

La FLC da tempo denuncia l’aggressione al salario dei lavoratori della scuola a partire dai mancati rinnovi dei contratti nazionali, al blocco degli scatti di anzianità fino alla riduzione delle risorse finalizzate alla contrattazione decentrata.

E’ una aggressione al lavoro e al suo valore.

Per queste ragioni chiediamo con forza che vengano reperite le risorse necessarie per evitare che a pagare siano ancora una volta i lavoratori e le famiglie e proclama dal 21 febbraio al 22 marzo in concomitanza con la conversione in legge del DL 3/2014, lo stop alle attività retribuite con il MOF.

L’azione di lotta si articolerà secondo le seguenti modalità:

Il personale docente ed educativo si asterrà:

  • dalle attività aggiuntive di insegnamento oltre l’orario obbligatorio, retribuite con il MOF;
  • dall’espletamento delle funzioni strumentali;
  • dalle ore aggiuntive per l’attuazione di progetti retribuiti con il MOF e dagli incarichi di coordinatore di progetti retribuiti con il MOF;
  • dalla sostituzione e collaborazione con il dirigente scolastico e dagli incarichi di responsabile di plesso, di laboratorio, di dipartimento, coordinatore del consiglio di classe e coordinatore personale educativo;
  • dalle ore aggiuntive prestate per l’attuazione dei corsi di recupero per gli alunni con debiti formativi;
  • dalle attività complementari di educazione fisica e avviamento alla pratica sportiva.

Il personale ATA si asterrà:

  • dalle attività aggiuntive oltre le 36 ore settimanali;
  • da tutte le ulteriori attività previste nelle lettere di incarico comprese quelle collegate alle posizioni economiche (I^ e II^ ) e agli incarichi specifici;
  • dall’intensificazione della attività nell’orario di lavoro relativa alla sostituzione dei colleghi assenti con limitazione al proprio piano di lavoro o settore;
  • dallo svolgimento incarico sostituzione Dsga;
  • dallo svolgimento di incarico di reggenza come Dsga presso le scuole sottodimensionate.

Toscana, un osservatorio sulla disabilità nella Piana fiorentina

Toscana, un osservatorio sulla disabilità nella Piana fiorentina

Lo ha annunciato il presidente della regione Enrico Rossi durante l’incontro con i sindaci e gli operatori del volontariato della zona: “Mi prendo carico delle vostre sollecitazioni”

da Redattore Sociale
05 febbraio 2014

FIRENZE – Un osservatorio permanente su disabilità e non autosufficienza nella Piana fiorentina, area compresa tra Firenze e Pistoia. E’ l’impegno che il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha preso di fronte ai sindaci della zona e ai rappresentanti delle organizzazioni del volontariato. “Mi prendo carico – ha detto Rossi al termine del confronto – delle vostre sollecitazioni. Presto approveremo il Piano Sanitario regionale che ha richiesto più tempo del previsto per l’esigenza di tagliare i costi, visto che la nostra capacità di spesa è diminuita dell’8% negli ultimi due anni. Nel 2014 potremo contare sulle stesse risorse del 2013. Le impiegheremo per una sanità che sia pubblica, di qualità e accessibile a tutti

Giornata scolastica del successo formativo

Giornata scolastica del successo formativo

di Umberto Tenuta

 

Domani, sì, domani è la giornata del successo formativo in tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado, di ogni regione, di ogni provincia, di ogni comune.

Giornata del successo formativo di tutti gli studenti, non più scolari e non più alunni, ma tutti studenti, filosofi, innamorati del sapere, del saper fare, del saper essere, del sapere umano che tutto comprende ciò che è umano, ciò che l’uomo ha scoperto, inventato, costruito nel lungo cammino dei millenni, dei secoli, degli anni, sin dal primo giorno della sua comparsa sulla faccia della Terra, terra madre, terra patria.

Ogni  studente domani sarà un successo, avrà il suo successo, si sentirà un successo, e riceverà il bacio accademico della sua Maestra, del suo Maestro, della sua Dirigente scolastica, del suo Dirigente scolastico.

Un bacio che nasce dal cuore di mamma che tutti gli uomini di scuola hanno e avranno, almeno domani.

Un bacio non uguale, ma particolare, singolare, personale per ciascuna studentessa, per ciascun studente, di ciascuna classe, di ciascuna scuola!

Ci sarà, in primis, il bacio per la Musica, la musica del Flauto dolce, la musica di ogni stromento che ogni studente avrà appreso a suonare con la sua bocca, con le sue mani, con i suoi piedi, con il suo cuore, con la sua intelligenza.

Ci sarà il bacio per l’Arte della Pittura, della Scultura, dell’Incisione… e lo avranno tutti gli studenti, tutti eccelsi in quest’arte che già gli uomini di Neandertal praticavano nelle loro caverne.

Ci sarà il bacio per la Danza, la danza del cuore profondo dell’Africa, la danza dei tempi dei miei nonni sulle aie festose delle campagne dopo la mietitura del grano. Tutti gli studenti, nessuno escluso, avrà il bacio accademico per la danza da lui praticata in modo eccelso.

Ci sarà pure il bacio accademico per la Geografia dei monti e delle valli, dei fiumi e dei laghi, dei mari e degli oceani che gli studenti avranno esplorato nel paesaggio che si distende come tappeto istoriato intorno alla scuola.

Ci sarà il bacio accademico per la historia patria delle genti d’ogni paese, di tutte le terre, di tutti i tempi che gli uomini hanno inciso nei loro paesaggi, nelle loro città, tutte ricche di storia antica, di storia medievale, di storia moderna, di storia contemporanea, documentata nelle canoniche, negli archivi e nei musei comunali, provinciali, regionali, nazionali, europei, mondiali.

E ci sarà, ancora, il bacio accademico per le Scienze, per tutte le scienze, per quelle dei fiori che allietano ogni banco di scuola, per quelle del cuccioli che ogni studente amorevolmente cura nella sua cameretta.

E ci sarà il bacio accademico finanche per la Matematica che tutti gli studenti riceveranno perchè nelle nostre singole scuole tutti gli studenti sono nati bernoccoluti, tutti col bernoccolo della matematica, della matematica come poesia, della matematica come numero, numerus, ritmo, armonia, bellezza che l’universo governa e che bello e fascinoso lo fa, come le labbra di rosso carminio imbellettate della Maestra.

E ci sarà anche e persino il bacio accademico per la lingua, per le lingue tutte: Italiana, Francese, Inglese, Spagnola, Tedesca, Indiana, Cinese, Giapponese…

Tutti poliglotti, i nostri studenti, a tre anni già bilingui, anche e forse soprattutto perché connessi, interconnessi con i Tablet e gli Smartphone  ai loro amici inglesi, francesi, spagnoli….

Non le avete visti, voi, gli alunni della giovane Professoressa plurilingue che attento devi stare a capire con quale lingua ti si rivolge e gli studenti tutte le apprendono, mossi dal desiderio forte di parlare con Lei, così simpatica, così cara, che una parolina dolce dona a tutti i suoi studenti, i quali la ricambiano con grande affetto:

Merci beaucoup

−Thank You Very Much

……………………..

E infine un bacio accademico speciale, sì, speciale, per l’Educazione alla convivenza democratica, non viene negato proprio a nessuno degli studenti di tutte le scuole, di tutti i paesi, di tutte le città d’Italia, tutti desiderosi di cooperare, tutti negati ad ogni forma di competizione, tutti premurosi nei confronti dei più bisognosi, quale ciascuno è almeno in una delle tante discipline che nella scuola si apprendono, anche se nessuno insegna perché nelle nostre scuole alcune parole non sono più conosciute, perché prive di significato:

Fare lezione

Insegnare

Spiegare

Interrogare

Respingere

Mortificare

Piangere

Soffrire

Ma, domani, non finisce proprio così la giornata!

Nel pomeriggio gli studenti tutti ritorneranno a scuola −vestiti di nuovo come Valentino− perché tutti amorosamente vogliono offrire i loro baci innocenti a tutte le loro Maestre, a tutti i loro Maestri, a tutte le loro Dirigenti ed a tutti i loro Dirigenti che così disinteressatamente ed amorevolmente hanno saputo regalare a ciascuno di loro, nessuno, sì proprio nessuno escluso, la gioia quotidiana di alimentarsi alle fonti del sapere, per crescere, per diventare adulti, grandi, uomini, cittadini del nostro bel Paese.

 

VIVA LA SCUOLA!

VIVA LE MAESTRE E VIVA I MAESTRI!

viva le dirigenti E VIVA I DIRIGENTI!

VIVA LA NOSTRA BENEAMATA MiNISTRA CARROZZA!

 

E

VIVA TUTTE LE STUDENTESSE E TUTTI GLI STUDENTI

D’ITALIA E DEL MONDO

“La mia Europa è”… circa 600 progetti dalle scuole italiane

“La mia Europa è”… circa 600 progetti dalle scuole italiane per il logo del semestre italiano di presidenza del Consiglio UE.

Sono stati circa 600 i progetti che studenti di ogni età e specializzazione hanno inviato al Ministero
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per partecipare a “La mia Europa è”, il concorso bandito
dallo stesso MIUR in accordo con la Presidenza del Consiglio e con il Dipartimento delle Politiche
Europee per scegliere il logo ufficiale dell’Italia per il semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione
Europea.
Studenti di ogni età, dalle scuole elementari a quelle secondarie, hanno partecipato da tutta Italia, con
una distribuzione molto variegata. La regione più rappresentata è la Lombardia, da cui sono arrivati 86
progetti. Tanti lavori sono arrivati al MIUR anche da Calabria, Sicilia, Marche, Piemonte e Puglia, con
oltre 50 progetti per regione.
I numeri mostrano la grande adesione all’iniziativa, il cui obiettivo è stato proprio quello di coinvolgere
attivamente le giovani generazioni nella valorizzazione del senso di cittadinanza europea e di renderle
protagoniste nel percorso ufficiale di selezione del logo, improntato alla trasparenza e alla semplicità.
I progetti in gara sono adesso al vaglio di una commissione di valutazione che li esaminerà, secondo
criteri di capacità rappresentativa e comunicativa, originalità della creazione e rispondenza alle
tematiche del concorso. I vincitori del concorso saranno premiati con una visita alle istituzioni europee
a Bruxelles.

5 febbraio Nuovo Presidente INVALSI

Il Ministro, su indicazione del Comitato di selezione coordinato dal Professor Tullio De Mauro, individua la professoressa Anna Maria Ajello, Professore ordinario della Facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università di Roma ‘La Sapienza’, come nuovo Presidente dell’Invalsi, Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione.

Invalsi, scelto il nuovo presidente: è la Professoressa Anna Maria Ajello

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha individuato il nuovo Presidente dell’Invalsi, Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione. Si tratta della professoressa Anna Maria Ajello, Professore ordinario della Facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università di Roma ‘La Sapienza’. Dal 2002 ad oggi la Professoressa Ajello ricopre il ruolo di Presidente del Nucleo di valutazione dei progetti del Fondo sociale europeo presentati alla Provincia autonomia di Trento. È stata direttore del Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione de ‘La Sapienza’. L’attività di ricerca della Professoressa Ajello si colloca nell’area della Psicologia dell’educazione. Diverse delle sue più recenti pubblicazioni fanno riferimento a tematiche inerenti l’apprendimento, la valutazione delle competenze, l’innovazione nel campo dell’educazione. La Professoressa Ajello ha anche un profilo internazionale, fra l’altro è membro dell’Editorial Board of International Journal of Social Research Methodology e dell’European Association on Research on Learning and Instruction.

Ajello è stata individuata attraverso una procedura che ha previsto la costituzione di un Comitato di selezione istituito lo scorso novembre e coordinato dal Professor Tullio De Mauro, ex Ministro dell’Istruzione e professore emerito nella Facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università Sapienza di Roma. Il Comitato, attraverso un Avviso pubblico, ha avviato la raccolta delle candidature. A tutti i candidati è stata chiesta la presentazione di un sintetico elaborato per illustrare le loro possibili strategie. Sono arrivati 24 curriculum, 21 sono stati i profili valutati. Un candidato è stato escluso perché la sua candidatura è arrivata fuori tempo massimo, gli altri due perché la loro documentazione era incompleta. Sulla base dei curriculum pervenuti, il Comitato ha selezionato una rosa di quattro nomi da presentare al Ministro che ha individuato Ajello come nuovo Presidente.

Ricerca, insediato il Comitato di esperti per la politica della ricerca

Ricerca, insediato il Comitato di esperti per la politica della ricerca
Andrea Carlo Moro nominato Vicepresidente

Si è insediato oggi il Cepr, Comitato di esperti per la politica della ricerca, presieduto dal ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza. Nel corso di questa prima riunione, è stato nominato Vicepresidente Andrea Carlo Moro, Professore Ordinario di Linguistica alla Scuola Superiore Universitaria ad Ordinamento Speciale Iuss di Pavia.

Gli altri componenti del Comitato sono:

  • Roberto Battiston, Professore ordinario di Fisica Sperimentale, Università di Trento;
  • Oliana Carnevali, Professore ordinario di Anatomia Comparata e Citologia, Università Politecnica delle Marche;
  • Luciano Modica, già Professore ordinario di Analisi Matematica, Università di Pisa;
  • Micaela Morelli, Professore ordinario di Farmacologia, Università di Cagliari;
  • Gustavo Piga, Professore ordinario di Economia Politica, Università degli Studi di Roma Tor Vergata;
  • Filippomaria Pontani, Professore associato di Filologia Classica, Università Ca’ Foscari di Venezia;
  • Aldo Sandulli, Professore ordinario di Diritto Amministrativo, Università Suor Orsola Benincasa di Napoli;
  • Maria Gabriella Signorini, Professore associato di Bioingegneria Elettronica e Informatica, Politecnico di Milano.

“Il Comitato, insediatosi stamane, sta già svolgendo il suo primo adempimento, la valutazione delle candidature proposte dagli Enti di ricerca per le ‘chiamate dirette’ – ha spiegato il Ministro – Si tratta di una decisione importante che consentirà agli Enti di ricerca di assumere ricercatori o tecnologi italiani e stranieri dotati di altissima qualificazione scientifica, che si sono distinti per merito, o insigniti di alti riconoscimenti scientifici. Un passo in avanti per dare nuovo impulso alla ricerca italiana portando dentro agli Enti eccellenze riconosciute anche all’estero o richiamare in Italia studiosi che si sono trasferiti”.

Il Cepr è un organo consultivo presieduto dal ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, composto da nove membri esperti nominati, su proposta dello stesso Ministro, con decreto del Presidente del Consiglio.
Il Comitato svolge attività di consulenza e di studio su problemi riguardanti la politica e lo stato della ricerca italiana, anche nella sua proiezione internazionale; avanza proposte finalizzate alla promozione ed alla valorizzazione della ricerca, con riferimento sia a interventi strutturali, sia alla definizione di linee programmatiche strategiche e innovative; concorre alla determinazione dei criteri e dei parametri di supporto alla verifica dell’efficienza della ricerca. Le attività del Cepr hanno l’obiettivo di individuare e suggerire le azioni più idonee per promuovere l’eccellenza nella ricerca italiana, anche al fine di renderla più competitiva nel contesto europeo ed internazionale.

Deludente e vago l’Atto di indirizzo del Ministro Carrozza per il 2014

Deludente e vago l’Atto di indirizzo del Ministro Carrozza per il 2014

Le 11 priorità del consueto Atto d’indirizzo del Ministro dell’istruzione in carica, più una
liturgia consolidata che un effettivo piano programmatico come si evince leggendo a ritroso quanto
effettivamente realizzato delle indicazioni prioritarie enunciate in passato, confermano il carattere
di genericità e di prassi formale dell’azione politica.
Formalità che sembra consolidarsi quest’anno più di quanto sia stato fatto l’anno scorso dal
Ministro Profumo, che pure si era “spinto in avanti” con l’istituzione dei Prestiti d’onore, relativi
alla promozione del diritto allo studio universitario che adeguerebbero il nostro Paese a quelle
virtuose strategie che molti altri paesi della UE e anche gli USA, hanno da tempo messo in campo.
Parliamo della promozione di quella Fondazione per il merito, istituita dal Ministro Gelmini nel
2010, in cui sarebbero dovute confluire sia risorse pubbliche che private, con il compito di elargire i
prestiti d’onore, per sostenere gli studi universitari degli studenti meritevoli e capaci. La fine
anticipata della Legislatura ha ovviamente lasciato questo intento al suo successore che tuttavia
non ha ritenuto di doverlo recepire.
E’ di questi giorni, infatti, la notizia che la Corte dei Conti ha espresso un duro giudizio nei
confronti del MIUR, su come sia stata fatta fallire la Fondazione per il merito: i magistrati contabili
denunciano che i 20 milioni stanziati per gli studenti, non sono mai stati spesi evidenziando
poca chiarezza per il futuro, un groviglio di norme contraddittorie e mancanza di progettualità.
Come pure tra le priorità di Profumo c’era la questione della riduzione di un anno degli studi, in
cui il Ministro si era concretamente impegnato istituendo una commissione tecnica che ha
proposto e studiato soluzioni concrete. Argomento, anche questo, che evidentemente il Ministro
Carrozza ha preferito lasciare cadere
Nell’atto d’indirizzo per il 2014, da segnalare una generica quanto scarna indicazione
all’introduzione di un sistema di valutazione esterno, che sia di supporto alla gestione delle
istituzioni scolastiche, finalizzato ad agevolare un processo di auto-miglioramento della qualità di
apprendimento e della didattica e che dovrà verificare i risultati raggiunti e gli obiettivi.
Francamente la valenza dell’argomento avrebbe meritato ulteriori e concreti dettagli.
Temiamo che la prudenza politica abbia prevalso sulla responsabilità dovuta di realizzare
finalmente un sistema nazionale di Valutazione che, com’è noto, non piace ai sindacati e ad una
parte dell’area politica, cui appartiene il ministro Carrozza.
Fa sorridere, infine, gli addetti ai lavori l’ultima priorità riguardante la Scuola, che auspica il
generico rafforzamento dell’Autonomia delle Scuole, per due ordini di motivi, il primo: è sotto gli
occhi di tutti che quei successi che il documento cita sono solo potenzialità minimamente
realizzate nelle Scuole dove l’Autonomia didattica e finanziaria è ormai da anni un convitato di
pietra. Secondo: un Atto d’indirizzo dovrebbe appunto dare l’indirizzo per realizzarla, quel “come”
che si traduce in strumenti concreti, operativi che oggi mancano ai Dirigenti delle scuole e agli
insegnanti. Scrivere semplicemente che una cosa si deve realizzare per il solo fatto di averlo
scritto, è la solita affermazione gentiliana che non porta da nessuna parte.
Nel documento è poi assente tutta quella parte “incompiuta” che riguarda gli insegnanti: la
formazione, l’attuazione del Regolamento per il reclutamento, la necessità di nuovi profili, che pure
il ministro ha evocato quando ha parlato in questi giorni di annullamento degli scatti di anzianità in
funzione di una progressione di carriera. La questione “professionale” dovrebbe essere una priorità
per un Ministro dell’istruzione, eppure la Carrozza è il primo Ministro che non ha ancora voluto
sentire, a distanza di quasi un anno dal suo insediamento, il mondo delle associazioni professionali
dei docenti e dei dirigenti.

Paola Tonna
presidente APEF

Vengo anch’io? NO tu NO PAS!!!!

Vengo anch’io? NO tu NO PAS!!!!

Domani giovedì 5 febbraio alle 16,30 gli insegnanti precari di lingue straniere del Piemonte saranno presenti rivendicando le nostre ragioni al Rettorato Universitario di Via PO 17.

Intendiamo affrontare la gravissima situazione derivante dal fatto che in Piemonte non sono stati attivati, a differenza di quanto è avvenuto nelle altre regioni italiane, i corsi PAS – Percorsi Abilitanti Speciali, appunto, per lingue straniere.

Questa situazione determina un’inaccettabile disparità di trattamento a danno delle centinaia di colleghe e colleghi precari che vivono e lavorano in Piemonte che rischiano seriamente di vedersi scavalcati dai colleghi che avranno conseguito questo titolo in altre regioni.

Troviamo inaccettabile che il tutto venga giustificato con la non retribuzione dei ricercatori precari dell’Università che hanno tenuto i precedenti corsi.
Siamo restati letteralmente basiti e ci siamo posti la domanda  e abbiamo domandato come mai l’amministrazione universitaria ha assegnato incarichi per i quali non è prevista retribuzione.

La CUB Scuola Università Ricerca ribadisce che l’avvio a settembre dei corsi è inaccettabile e che manterremo alta la mobilitazione a tutela dei circa cinquecento colleghi e colpite danneggiati da quanto il Dipartimento non ha fatto e, sembra, non intende fare.

Per la CUB Scuola Università Ricerca

Cosimo Scarinzi

PAS: Miur sollecita l’attivazione dei corsi AFAM

PAS: Miur sollecita l’attivazione dei corsi AFAM

 

Con nota 281 del 31 gennaio 2014, il Miur ha sollecitato i direttori dei Conservatori e degli Istituti Superiori di studi musicali a procedere all’attivazione dei corsi anche per le classi di concorso A031, A032, A077 presso le istituzioni AFAM.

 

Confermata, quindi, la posizione dell’Anief che già in diverse occasioni aveva auspicato un intervento ministeriale che chiarisse la necessità di far partire i corsi PAS anche per il settore AFAM.

 

Ci auguriamo che in seguito alla pubblicazione di questa nota, la situazione di stallo creatasi venga adesso sbloccata in tempi brevi.

 

Pas e Scienze della Formazione Scuola, nuova guerra tra precari

da l’Unità

Pas e Scienze della Formazione Scuola, nuova guerra tra precari

di Chiara Affronte          

          Da un lato ci sono gli insegnanti precari da anche 10 anni, ma non abilitati, dall’altro i neolaureati o aspiranti tali che hanno frequentato la facoltà di Scienze della Formazione primaria convinti di prepararsi pedagogicamente a lavorare con i bambini, ma anche sicuri del fatto che i i loro studi sarebbero valsi come abilità alla professione di insegnante.

E’ l’ennesima battaglia della scuola, frutto dell’avvicendamento dei governi che o affossano l’istruzione o tentano di trovare soluzioni al “male” del precariato adottando in ogni legislatura modalità diverse – e tra loro spesso contrapposte – di abilità alla professione.

«Intervenga il ministro Carrozza – l’allarme della Gilda –, alla scadenza per la presentazione delle domande di partecipazione ai Pas si brancola ancora nel buio e la confusione regna sovrana».

Che questo caos non sia più ammissibile lo crede con forza anche l’Flc-Cgil che cerca di tenere la barra dritta: «Se finalmente si riuscisse a stabilizzare quella enorme sacca di precariato, pari al 30% del totale degli insegnanti, non assisteremmo più queste battaglie che fanno solo male alla scuola», attacca la segretaria emiliano-romagnola Raffaella Morsia. Che scandisce: «Solo nella nostra regione sono quasi 4.500 gli insegnanti che aspettano l’attivazione dei Pas ed è anche grazie al loro contributo che la scuola è andata avanti in questi anni. Come si può fare finta di niente? E’ necessario che si individui un nuovo sistema di reclutamento ma prima bisogna tamponare la situazione: per questo noi chiediamo la copertura con contratti a tempo indeterminato di tutti i posti vacanti».

Se in Emilia-Romagna si parla di più di 4mila persone in attesa di abilitazione, su tutto il territorio nazionale il numero è esorbitante: «Sono 64mila i prof che aspettano l’attivazione dei Pas, 24mila solo nella scuola primaria», spiega Anna Fedeli della Flc-Cgil nazionale. Che aggiunge: «Non si possono illudere gli studenti ma non si può neanche lasciare a spasso gente che lavora da dieci anni e che ha anche dei mutui da pagare, accesi con la convinzione di avere garantito un contratto».

A Roma, dall’altra parte della barricata, intanto si sono riuniti oggi per manifestare e bloccare l’attivazione di questi nuovi percorsi abilitanti gli studenti di Scienze della formazione: «Finalmente la scuola selezionava e formava personale con solide basi metodologiche e psicopedagogiche – attaccano i ragazzi – e adesso di finisce per tornare ad un sistema ingiusto e non meritocratico».

In questa guerra c’è un terzo attore: gli atenei. Sono loro i soggetti individuati dal ministero dell’Istruzione per attivare e realizzare nella pratica questi corsi abilitanti. Ma ciò non sta accadendo. L’autonomia permette loro di non farlo, ma una strada deve essere trovata. E c’è chi – tra i prof in attesa – sostiene che l’ostruzionismo delle Università sarebbe in qualche modo interessato: attivare i Pas significa riconoscerne un valore e distogliere i futuri studenti dall’idea di iscriversi alla facoltà di Scienze della formazione.

Sfida sul contratto oltre gli scatti . Ipotesi di carriera. Restano in ballo gli aumenti agli Ata

da ItaliaOggi

Sfida sul contratto oltre gli scatti . Ipotesi di carriera. Restano in ballo gli aumenti agli Ata

Alessandra Ricciardi

I nodi stanno per venire al pettine. Il faccia a faccia di oggi tra il ministro dell’istruzione, Maria Chiara Carrozza, e i segretari di Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals-Confsal e Gilda dovrà chiarire non solo tempi e modalità del definitivo recupero degli scatti dei docenti (il decreto legge è approdato al senato, la direttiva non è invece ancora all’Aran), ma anche il destino del personale Ata e dei dirigenti.

Se sui capi di istituto, anche loro alle prese con il blocco del salario accessorio, i sindacati hanno già proclamato lo sciopero, per gli ausiliari, tecnici e amministrativi la proclamazione potrebbe essere imminente. E potrebbe essere decisiva proprio al risposta che la Carrozza darà oggi: è attesa una disposizione normativa che possa sottrarre le posizioni economiche I e II dal blocco dei contratti. Anche perché, ed è la tesi dei sindacati contrapposta all’interpretazione finora ostativa data dal ministero della Funzione pubblica, si tratta non di aumenti, ma di emolumenti per prestazioni aggiuntive di circa 9 mila ausiliari, svolte a seguito di una selezione e di un corso di formazione. Dipendenti che si sono visti interrompere i pagamenti, se non avanzare richieste di restituzione a partire dal 2011. E poi c’è la vicenda della possibile riapertura contrattuale per l’intero comparto, che il ministro in questi giorni ha fatto capire vorrebbe però fosse legata anche una revisione della struttura retributiva del personale: basta scatti, o comunque solo scatti, sì ad elementi dinamici che attengono al maggior impegno. Un terreno che però è scivoloso, ancora di più in questa fase in cui a un’assenza cronaca di risorse aggiuntive (e i sindacati non tollererebbero uno scippo di quelle che ad oggi servono a finanziare la retribuzione base) si accompagna una estrema fragilità del governo. Che non potrebbe sostenere che da scioperi di categoria (dirigenti, personale ausiliario) si passi a uno sciopero dell’intero comparto. Ma il pericolo, almeno per il momento, dovrebbe essere scongiurato.

Il ministro ha praticamente pronta la direttiva da inviare all’Aran per l’inizio della trattativa sugli scatti, ai cui esiti il decreto legge lega il recupero integrale del 2012 ai fini delle progressioni. I sindacati hanno chiesto di poter avere maggiore flessibilità nel recuperare i fondi necessari dal Mof (circa 250 dei 370 milioni necessari).

Il decreto legge trasmesso al senato per il primo via libera pone rimedio anche agli effetti del congelamento dei salari per il 2014 (che vige in tutto il pubblico impiego) e che impedirebbe di erogare le somme dello scatto 2013: nella relazione tecnica allegata al dl, si legge che dai dati di preconsuntivo 2013 emerge che si sono spesi per gli stipendi dell’istruzione circa 100 milioni di euro in meno. «Pertanto detti margini possono essere utilizzati per fronteggiare i miglioramenti stipendiali derivanti dalla norma e quantificabili in circa 70 milioni». Intanto, in commissione affari costituzionale di palazzo Madama, è stato presentato giovedì scorso un emendamento al decreto Milleproroghe che recava contenuto analogo a quello del decreto legge. Un emendamento che poi è stato dichiarato non ammissibile dalla commissione e ritirato dal governo. Era il tentativo, raccontano rumors di palazzo, del ministero dell’istruzione di evitare di dover sostenere l’iter di una nuova conversione in legge, con i prevedibili assalti emendativi. Il tentativo non è andato

Immissioni in ruolo a costo zero

da ItaliaOggi

Immissioni in ruolo a costo zero

Va rimodulata la scala dei gradoni: anzichè due, solo uno
 di Carlo Forte  

Il piano triennale di assunzioni, previsto dal decreto legge 104/2013, rischia di far saltare i conti pubblici. E quindi il governo, per autorizzare le nuove immissioni in ruolo, dovrà prima trovare una soluzione a costo zero insieme ai sindacati della scuola.

È quanto si evince da una lettera inviata qualche giorno fa dal ministro dell’istruzione, Maria Chiara Carrozza, ai titolari della funzione pubblica e del ministero dell’economia, con la quale ha chiesto che venga emanato un atto di indirizzo all’Aran per avviare le trattative con i sindacati.

L’accordo che ne seguirà dovrà rimodulare la scala dei gradoni, sulla scorta del contratto stipulato nel 2011 in occasione del precedente piano di assunzioni. E cioè, al posto di due gradoni (uno allo scadere del 3° anno di servizio e un altro al decorso del 9°) un solo gradone da maturare alla fine dell’8° anno di servizio.

Se nemmeno così si riuscirà a garantire l’invarianza finanziaria, bisognerà pattuire un ulteriore slittamento in avanti del primo gradone. Ma in ogni caso, il nuovo accordo avrà valore solo per le immissioni in ruolo di quest’anno, il cui contingente è pari a 18.546 unità (14.229 per i docenti e 4.317 per gli Ata). E cioè per le assunzioni a tempo indeterminato che saranno effettuate a copertura dei posti vacanti e disponibili dopo le immissioni in ruolo effettuate per l’anno scolastico 2013/14.

Tant’è che nella missiva ministeriale si fa espressa menzione ad un eventuale differimento del primo gradone solo per questa prima tranche di assunzione. Per quelle degli anni successivi non ci dovrebbero essere problemi. Perché i numeri rientrerebbero nelle normali facoltà assunzionali dell’amministrazione scolastica. Ciò vale per 41.272 immissioni, 27.872 docenti e 13.400 Ata, che saranno disposte a copertura del turn over. E anche per le immissioni in ruolo su posti di sostegno previste dall’art. 15, comma 2, del decreto Carrozza, derivanti dal conseguente ampliamento dell’organico di diritto del sostegno. Che sono pari a 22.237 unità e saranno disposte negli anni scolastici 2014/15 e 2015/16. In tutto, il piano triennale prevede l’assunzione di 82.055 unità di personale: 64.338 docenti e 17.717 Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari). Il problema, dunque, è limitato alle immissioni in ruolo che saranno disposte dai posti rimasti liberi dopo le assunzioni a tempo indeterminato effettuate con effetti a far data dal 1° settembre scorso. Per risolverlo il governo dovrà abbattere i costi delle ricostruzioni di carriera. E cioè, i costi del riconoscimento del servizio preruolo ai fini della progressione di carriera: i cosiddetti gradoni, per intenderci. La retribuzione dei supplenti, infatti, non subisce incrementi al crescere dell’anzianità di servizio. Ma dopo l’immissione in ruolo, gli interessati maturano il diritto al riconoscimento di quasi tutto il servizio pregresso. E ciò, da una parte fa crescere l’importo dello stipendio e dall’altra fa maturare il diritto agli arretrati. Il legislatore, quindi, ha deciso di scaricare la patata bollente sui sindacati. Che dovranno scrivere al tavolo negoziale le regole per consentire al governo di disporre le assunzioni mantenendo la cosiddetta invarianza finanziaria. E per questi motivi il ministero ha chiesto all’Aran di verificare, in primo luogo, se sia sufficiente rinnovare il contratto stipulato per dare attuazione al precedente piano triennale 2011/2013.

Ma se all’esito della verifica venisse accertato che le condizioni pattuite nel contratto del 2011 non dovessero essere sufficienti a garantire l’invarianza finanziaria, l’agenzia dovrà avviare le trattative per stipulare un nuovo accordo. Che dovrà prevedere l’allungamento di uno dei gradoni stipendiali previsti dal vigente contratto, per i soggetti immessi in ruolo sui posti di organico di diritto 2013/14, rimasti vacanti e disponibili dopo le nomine in ruolo.

In pratica, quindi, l’eventuale allungamento del tempo necessario a maturare il primo gradone non dovrebbe valere per le immissioni in ruolo successive. Che per contro, risulterebbero coperte dalle risorse finanziarie derivanti dall’esito del turn over. La necessità di riaprire il tavolo negoziale si spiega tenendo conto del fatto che il contratto del 2011 non ha modificato definitivamente il sistema dei gradoni, attualmente regolato dal contratto del 2007. L’accordo del 2011, infatti, vale solo per le immissioni in ruolo del piano di assunzioni previsto dall’art. 9, comma 17 del decreto legge n. 70/2011. Mentre non assume rilievo per il personale già in servizio con contratto a tempo indeterminato alla data di sottoscrizione dell’accordo.

Di qui la necessità di stipulare un nuovo contratto, anzitutto per recepire quello del 2011. Perché, in caso contrario, le ricostruzioni di carriera di coloro che saranno immessi in ruolo già da quest’anno, avrebbero dovuto seguire la disciplina previgente. Il tutto con aggravio di costi per l’erario, che avrebbero infranto la clausola dell’invarianza finanziaria.

Studenti meritevoli senza risorse

da ItaliaOggi

Studenti meritevoli senza risorse

Giorgio Candeloro

Poca chiarezza per il futuro, un groviglio di norme contraddittorie, carenza di finanziamenti, mancanza di progettualità.

È netto e duro il giudizio della Corte dei conti su come (e se) si spende in Italia per il sostegno agli universitari meritevoli ma privi di mezzi.

Con una delibera di fine dicembre, resa nota nei giorni scorsi, i magistrati contabili hanno indagato sul Fondo per il sostegno della formazione universitaria e sulla Fondazione per il merito, istituiti nel 2010 dalla riforma Gelmini.

Ne emerge un quadro scoraggiante: lastricata di ottime intenzioni, la strada dell’investimento di risorse per il sostegno ai meritevoli in tre anni non ha portato da nessuna parte.

Doveva essere un progetto di lungo periodo: prima il fondo per promuovere l’eccellenza e il merito con premi e buoni studio da restituire al termine del percorso universitario, poi la fondazione, basata sulla partnership tra pubblico e privato, con un ruolo centrale riservato all’imprenditoria e la possibilità per gli studenti di avvicinarsi al mondo del lavoro già durante gli anni della formazione universitaria.

L’obiettivo? Colmare la mancanza italiana di un sistema di prestiti universitari e avvicinare agli standard europei il nostro modello di sostegno al diritto allo studio.

I magistrati contabili denunciano nella loro indagine che niente di tutto questo è avvenuto: stanziati i venti milioni iniziali, mai spesi, il fondo per il merito non è decollato, mentre la fondazione semplicemente non esiste. Non un euro è finito in questo triennio nelle tasche degli studenti meritevoli.

Mario Monti, in veste di ministro dell’economia, cassò il decreto istitutivo della fondazione, mentre il «decreto del fare» del governo Letta ha dirottato le risorse del fondo verso le borse di studio per gli studenti fuorisede. Due decisioni che hanno obliterato il progetto Gelmini senza elaborarne uno alternativo.

Da qui le bacchettate della corte che ha trasmesso l’indagine alle camere chiedendo provvedimenti legislativi a breve.

Particolarmente dure le critiche all’attuale titolare dell’economia Fabrizio Saccomanni, al quale i giudici contabili chiedono se «sussiste ancora l’interesse del Mef all’istituzione della fondazione per il merito oppure in quali diversi termini si voglia proseguire l’originario progetto che prevede l’impiego di risorse prevalentemente private per premiare i capaci e i meritevoli».

I magistrati della corte ne hanno anche per l’attuale gestione della questione dal parte del Miur, accusato di scarsa vigilanza sul numero dei beneficiari del sostegno per il diritto allo studio, comunque erogato, e sull’effettiva efficacia di questo, e per il Parlamento, responsabile primo della confusione del quadro normativo.

Per i giudici si deve agire in fretta su un ambito fondamentale e delicato come quello del diritto allo studio, sancito solennemente dall’articolo 34 della Costituzione e nel quale regnano ancora la poca chiarezza e l’insufficienza o la cattiva gestione dei fondi. L’indagine evidenzia infatti che troppo spesso «all’incertezza del quadro normativo si aggiunge le riserva che riguarda le risorse finanziarie disponibili, convogliate verso un programma o un altro, senza un piano sistematico e organizzato di sostegno e attuazione del diritto allo studio. Un’accusa in piena regola di improvvisazione e mancanza di visione, trasversale agli ultimi due o tre esecutivi e legislature. Qualcuno agirà per porvi rimedio? Visti i precedenti lo scetticismo sembra d’obbligo.

Meno immissioni sul sostegno La novità alle superiori

da ItaliaOggi

Meno immissioni sul sostegno La novità alle superiori

A causa delle unificazioni delle aree

 di Carlo Forte

Le immissioni in ruolo sul sostegno nelle scuole superiori, previste dal piano triennale di assunzioni varato dal governo, rischiano di morire nella culla a causa dell’unificazione delle aree. L’articolo 15, comma 3-bis del decreto Carrozza prevede, infatti, che nelle scuole superiori le aree del sostegno debbano essere unificate. Ciò vuole dire che, a fronte delle attuali 4 aree (AD01, AD02, AD03, AD04) alle quali corrispondono ambiti disciplinari diversi, d’ora in poi, l’amministrazione scolastica dovrà fare riferimento ad un’unica tipologia di posto. E quindi, i docenti da destinare al sostegno dovranno essere individuati facendo riferimento ad un’unica mega-area, nella quale confluiranno gli insegnanti di tutte e 4 le diverse specialità. Un po’ come già accade nella secondaria di primo grado, dove l’area è unica (AD00). Ciò comporterà la possibilità, per i docenti di ruolo che già insegnano sul sostegno e per coloro che hanno il titolo di specializzazione e intendono farlo valere per la mobilità, di ottenere più agevolmente le sedi di preferenza che esprimeranno nelle relative domande. E ciò, con ogni probabilità, si tradurrà in una riduzione delle disponibilità anche per le immissioni in ruolo. Si pensi, per esempio, ai docenti in esubero che, in applicazione delle disposizioni contenute nell’articolo 14, comma 17, del decreto legge 95/2012, dovessero essere ricollocati sul sostegno (anche d’ufficio). Per contro, la prossima tornata di assunzioni a tempo indeterminato dovrà continuare a tenere conto delle aree, perché il comma 3-bis, dell’art. 15, del decreto Carrozza contiene una disciplina transitoria, che continua a mantenere in vita le aree, sia per le immissioni da concorso che per le assunzioni da effettuare tramite lo scorrimento delle graduatorie a esaurimento. Più precisamente: le aree disciplinari continueranno ad essere utilizzate per le graduatorie di cui all’articolo 401 del testo unico di cui al dlgs n.297/1994. E la stessa deroga sarà applicata per i docenti inseriti negli elenchi tratti dalle graduatorie di merito delle procedure concorsuali bandite antecedentemente alla data di entrata in vigore della legge di conversione del dl. In buona sostanza, i docenti di ruolo saranno utilizzati come se le aree non esistessero e i docenti neoimmessi in ruolo e i precari saranno assegnati ai posti come se nulla fosse successo.

Iscrizioni on line problematiche? Secca risposta del Miur: in due giorni il triplo di domande rispetto al 2013

da Tecnica della Scuola

Iscrizioni on line problematiche? Secca risposta del Miur: in due giorni il triplo di domande rispetto al 2013
di Alessandro Giuliani
Al termine del secondo giorno di apertura del servizio, viale Trastevere fornisce alla “Tecnica della Scuola” dei dati numerici eloquenti: dalla mezzanotte del 3 febbraio alle ore 18,00 del 4 sono state inserite 206.634 domande, di cui 169.821 inoltrate; lo scorso anno con lo stesso periodo di acquisizione le domande inserite furono 70.352, di cui 50.052 inoltrate. Conclusione: il sistema sta assicurando una risposta adeguata. E i problemi di connessione deriverebbero dall’alto numero di utenti collegati contemporaneamente.
Anche il secondo giorno di apertura del servizio che permette le iscrizioni on line alle prime classi di scuola primaria, media e superiore è stato caratterizzato da testimonianze che hanno sottolineato difficoltà di connessione e blocchi del sistema. Eppure i numeri continuano a dare a ragione al Ministero dell’Istruzione.
In risposta ai “disagi nella compilazione della domanda”, ravvisati da diversi utenti, il Miur fornisce alla ‘Tecnica della Scuola’ dei dati numerici eloquenti. “L’infrastruttura del MIUR attualmente configurata e dedicata ad “Iscrizione on Line” – spiegano dal dicastero di Viale Trastevere – sta garantendo la gestione del servizio, nonostante i notevoli picchi di carico, generati dall’elevato numero di accessi degli utenti. Lo dimostrano i dati in nostro possesso”.
Ed eccoli i dati. Che parlano da soli. “Gli utenti che, dal 27 gennaio ad oggi, martedì 4 febbraio, hanno richiesto la registrazione sono al momento 492.211, di cui 470.100 hanno confermato la registrazione. Dalla mezzanotte del tre febbraio ad oggi pomeriggio alle ore 18,00 sono state inserite 206.634 domande di iscrizione, di cui 169.821 inoltrate. Lo scorso anno con lo stesso periodo di acquisizione le domande inserite furono 70.352, di cui 50.052 inoltrate, con periodi anche di più ore consecutive di completo blocco del sistema”. Per il Miur non vi sono dubbi: “risulta da ciò evidente che quest’anno il sistema, opportunamente potenziato, sta assicurando una risposta adeguata ad una iniziativa così impegnativa per il sistema informativo che sta registrando un elevato tasso di adesione delle famiglie in un arco temporale così ridotto. Ovviamente, ciò può comportare che nei momenti di numeri tanto elevati di accesso alla rete in contemporanea, si possano verificare rallentamenti del sistema”. Da Viale Trastevere hanno anche spiegato che “sta comunque procedendo a monitoraggi continui del sistema, dai quali non risulta il verificarsi di blocchi o interruzioni continuate. Stiamo lavorando per apportare ulteriori ottimizzazioni di performance al servizio di Iscrizione on Line, senza dimenticare l’incessante lavoro di assistenza telefonica che il Ministero ha messo a disposizione dell’utenza sia per le famiglie che per le scuole attraverso una control room dedicata”.
C’è quindi davvero da pensare che le criticità di collegamento al sistema ravvisate nelle prime quarantott’ore di funzionalità del servizio siano dovute al sovraccarico di connessioni. Altrimenti, come avrebbero potuto presentare la domanda oltre 200mila famiglie. Comunque nei prossimi giorni ne sapremo sicuramente di più.