Insegnanti, insegnare, insegnati

Insegnanti, insegnare, insegnati
Insegnare non si può, ma chi insegna produce danni

di Umberto Tenuta

Insegnare, dal latino in-signo, segno in, su: incidere sul rame, sul bronzo… oppure tradurre in segni, cioè in immagini, in simboli fonici, grafici, iconici, ma anche olfattivi…

L’uso comune è quello del fare lezione, spiegare, presentare, illustrare…

Anche se tutti questi termini andrebbero analizzati nel loro significato etimologico, in questa sede ci soffermiamo sull’accezione più comune del fare lezione.

Gli INSEGNANTI sono i docenti, i maestri, i professori.

Innanzitutto, prendiamo in considerazione il primo significato del termine insegnante come colui che insegna, cioè incide nella mente degli alunni le conoscenze.

È questo il significato che si dava al termine insegnante nei Programmi didattici del 1867 per la scuola elementare, nei quali si affermava testualmente: <<Il maestro si astenga dal dare dimostrazioni che in quella tenera età non sarebbero intese. Si limiti ad imprimer bene nelle menti degli scolari le definizioni e le regole>>[1]

Ecco, imprimere, dal francese imprimere, stampare, stampare nella mente degli alunni le definizioni e le regole.

Che cosa è cambiato oggi?

Niente o poco!

I docenti salgono in cattedra, anche quando ad essa si aggirano attorno, e parlano, gesticolano, sorridono o si imbronciano, borbottano o scrivono sulla lavagna, pardon, sulla LIM.

E gli scolari, ancora pardon, gli alunni, ma alle secondarie, gli studenti −senza saper perché, gli alunni cambiano nome!– stanno seduti nei banchi o tavolinetti biposti −qualche volta triposti, ma, per carità, non pentaposti e nemmeno ectaposti!− e con le orecchie tese e le mani conserte ascoltano in tombale silenzio tutto quanto (qualche volta, proprio non tutto!) il docente va seriamente loro esponendo (ex-porre).

Alla fine, ma proprio alla fine, qualcosa resterà nella memoria degli studenti che attenti, almeno apparentemente, sono stati, resterà, sì qualcosa, ma solo per la fine del tempo che precede l’interrogazione, perché poi mica il docente perde tempo a interrogare ancora su ciò che ha già chiesto agli studenti!

Comunque, ciò che importa è che, seppure per breve lasso di tempo, qualcosa resti nella memoria degli studenti, qualcosa che magari ripasseranno sui loro amici libri di testo, quando debbono sostenere gli esami finali delle scuole secondarie.

E tutto ciò, si badi bene, senza che l’insegnante abbia insegnato niente, perché insegnar non si può!

Ma allora gli insegnanti non ci sono?

Eh, no! Nessuno può essere insegnato, segnato dentro, inciso nel cervello!

Per grazia del Buon Iddio, nessuno può entrare nel nostro cervello! Territorio riservato! OFF LIMITS!

E dire che tanti bravi uomini di scuola la mattina si alzano per andare a fare il loro dovere di insegnanti!

Che delusione!

Nemmeno insegnar si può.

E, allora, scusate, che cosa fanno queste oneste persone che si affannano a fare ricerche su riviste e tomi, finanche su Internet?

Beh!

Onestamente, bisogna pur dire che qualche briciola di conoscenza negli studenti resta.
A quale prezzo?

Beh! Per quanto riguarda gli insegnanti, onestamente si deve riconoscere che il prezzo, pardon, lo stipendio loro pagato dallo Stato è ben poca cosa!

Ma il prezzo maggiore è quello che pagano gli studenti.

Ogni giorno la fatica di alzarsi di buon mattino, sentir la mamma brontolare che è tardi, che occorre mettere la sciarpa per il freddo, che bisogna stare attenti lungo la strada, anche senza la bici!

Ma fosse solo questo! Si sa che le mamme sono sempre brontolone.

Il danno maggiore è l’odio che a poco a poco si sedimenta nei cuori innocenti dei giovani nei confronti di quelle imposte lezioni, che peraltro non finiscono lì, perchè gli insegnanti, mai contenti, non si fidano nemmeno di quanto essi presumono di avere insegnato ed impongono la ripetizione delle cose insegnate sui beneamati libri di testo, con i conseguenti esercizi scritti su quaderni o quadernoni a righe o a quadretti.

Oddio, ma è proprio tanto questo danno del silenzioso ascolto in classe e dei doverosi compiti domestici, che domestici pure non sono?

C’è qualcosa di più grave, dopo l’ascolto delle lezioni e l’esecuzione dei compiti a casa.

Si tratta delle interrogazioni, quotidiane, quindicinali, bimestrali, annuali.

Quanti patemi, ansie, mal di pancia, prima delle interrogazioni!

E, poi, quanti batticuori nel mentre il docente scorre col dito sul registro, e tutti sperano che non venga fuori il proprio nome, ma quello del nemico compagno di banco o, meglio ancora, quello del lontano compagno di classe!

E, ancora, per il malcapitato che viene interrogato con volto serio dall’insegnante, quali ansie ad ogni domanda, quale batticuore ad ogni risposta che non trova riscontro nel volto impassibile dell’insegnante!

Ma questo, se tutto va bene.

Perché se una data ti sfugge, se un Imperatore romano non ricordi, se qualche km dell’altezza del monte Bianco dimentichi, allora sono lacrime e lai.

Non solo il quattro meno sul Registro digitale, ma anche il rimprovero severo della mamma che ti fa la grazia di non dirlo al papà.

 

In conclusione?

In conclusione, o mamma, o papà, io a questa scuola proprio non ci voglio andare!

Io odio questa maledetta scuola e odio chi l’ha inventata!.

Odio lo studio! Odio i Problemi di Matematica e i Re, le Regine, gli Imperatori, le Capitali, le Popolazioni, i Fiumi, i Laghi, i Mari, gli Oceani!

Odio tutto ciò che sta scritto sui libri di testo, che di testa sono fatti, ma di cuore nulla hanno.

Odio tutto ciò che sa di scuola!

Cara Mamma, caro Papà, io a scuola proprio non ci voglio andare,io odio la scuola… io odio lo studio!

 

Bel risultato di tanta fatica dei generosi INSEGNANTI!

 

 

POST SCRIPTUM

Ovviamente, nella scuola non ci sono solo INSEGANTI.
Nella scuola ci sono −là dove ci sono, anche se non proprio sempre−, nella scuola ci sono anche Maestri che amano la Poesia, che amano la Matematica, che amano la Historia Patria, che amano le Verdi Valli, che amano la Pietà, che amano la Nona Sinfonia!

Nella scuola ci sono −là dove ci sono, anche se non proprio sempre−, nella scuola ci sono anche Maestri che i loro grandi amori, amori gratuiti come ogni amore, contagiano involontariamente ai loro studenti.

Studenti, e non solo alunni, e giammai scolari, ma sempre studenti che sono fedeli al loro nome (Studente, dal latino studium, amore, amore del sapere, filosofia) e che si possono anche chiamare filosofi in erba, erba verde della primavera della loro vita, che nessuno ha il diritto di calpestare!

 



[1] LOMBARDI F.M., I Programmi per la scuola elementare dal 1850 al 1985, La Scuola, Brescia, 1987, pp. 49-50.

 

Scuola, al via le assunzioni di 4.447 docenti di sostegno

da Redattore Sociale
del 08-02-2014

Scuola, al via le assunzioni di 4.447 docenti di sostegno

Approvato il decreto del ministero, che specifica: “si tratta di posti aggiuntivi, che non si sommano a quelli attualmente vacanti, residuati dopo le precedenti immissioni in ruolo, che confluiranno nel prossimo piano triennale di immissioni in ruolo”.

ROMA. La notizia è ormai certa e ufficiale: partono le assunzioni a tempo indeterminato per 4.447 insegnanti di sostegno per l’anno scolastico in corso. Il ministero dell’Istruzione ha infatti diramato ieri il comunicato che rimanda al relativo decreto, contenente le tabelle che indicano, per ciascuna provincia, la ripartizione dei posti. Ripartizione determinata in proporzione all’organico di diritto. Il contingente più nutrito è andato alla regione Lombardia, con 830 immissioni, seguita da Sicilia (528), Emilia Romagna (446), Lazio (430) e Veneto (420).

Non esiste diniego di accesso alle copie dei contratti docenti

Non esiste diniego di accesso alle copie dei contratti docenti. La Commissione per l’Accesso Documenti Amministrativi c/o Presidenza del Consiglio dei Ministri ne riconosce il diritto prima negato dal dirigente scolastico dell’IIS ITI-IPA-ITA “E. Majorana” di Rossano. Soddisfatto il sindacato SAB che ha patrocinato il contenzioso.

 

Dopo oltre 23 anni dall’entrata in vigore della legge n. 241 del 7/8/90 e delle successive modifiche e integrazioni, non ultime le leggi n. 15 dell’11/2/2005 e n. 69 del 18/6/09, il sindacato SAB è costretto a prendere atto che, molti dirigenti scolastici, ancora oggi, continuano a negare l’accesso agli atti ovvero a non rispondere alle richieste presentate per cui, gli interessati, per esercitare un loro diritto, si vedono costretti a ricorrere al TAR o alla Commissione per l’Accesso ai Documenti Amministrativi c/o la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Ricorrere a quest’ultima non costa niente a differenza dei TAR dove, oltre ai contributi unificati, bisogna sostenere anche le spese legali che, spesso, non sono nemmeno recuperate, perché compensate.

Il SAB contro tale modo di operare continua, tramite il segretario generale prof. Francesco Sola, a patrocinare detti ricorsi, come quello contro il dirigente scolastico dell’IIS ITI-IPA-ITA “E. Majorana” di Rossano che non ha fornito nessuna risposta facendo instaurare il silenzio rigetto tacito sulla richiesta presentata dal prof. V. M., di Rossano ricorso accolto dalla predetta Commissione, con notifica del 13/1/14.

Nel merito, il prof. V.M. titolare e in servizio c/o il predetto istituto, aveva avanzato richiesta di accesso ai seguenti documenti tutti detenuti stabilmente c/o quella scuola perché aveva concorso a formarli e, precisamente, chiedeva :

1)     Copia del contratto con il relativo domicilio del docente al quale sono state conferite le 6 ore libere e vacanti della classe A071 per il corrente anno scolastico, docente nominato al posto del richiedente, che diventa controinteressato nel contenzioso da instaurare;

2)     Attestato di servizio di assegnazione delle predette ore negli anni scolastici 2010/11, 2011/12 e 2012/13, assegnazione ora negata;

3)     Ogni ulteriore atto connesso e/o consequenziale agli atti di cui ai punti 1 e 2, nonché nomina coordinatore del corso c/o la sede carceraria anno scolastico 2011/12, con le seguenti motivazioni.

Le motivazioni dell’accesso, per poter individuare, effettivamente, il docente in servizio sulle 6 ore residue della classe A071 c/o ITIS casa circondariale di Rossano, ore richieste dall’istante e non assegnate dal D.S., già oggetto di ricorso e tentativo di conciliazione con esiti negativi e, per tali motivi, il predetto docente risulta essere controinteressato al quale notificare il ricorso da proporre al Giudice del Lavoro competente per territorio.

Inoltre, l’attestato di servizio richiesto per dimostrare che nei tre anni consecutivi, sempre in base alle disposizioni vigenti, l’istante ha avuto assegnate quelle ore, come eccedenti, rispetto al normale orario di servizio, perché libere e vacanti in classi collaterali che non avevano concorso a formare organico adeguato alla situazione di fatto da parte dell’ATP di Cosenza, per cui, la competenza è passata al dirigente scolastico.

Gli atti richiesti sono atti del procedimento la cui conoscenza è necessaria per tutelare e difendere la propria posizione giuridica rispetto alla mancata assegnazione delle ore, sebbene richieste per l’a.s. 2013/14 e per questi motivi  portatore anche d’interesse concreto, diretto e attuale, dovendo impugnarne la mancata assegnazione.

Il dirigente scolastico non forniva nessuna risposta e dopo avere atteso 30 gg. V.M. presentava richiesta di riesame del diniego all’accesso agli atti alla Commissione di cui sopra la quale, in DIRITTO, riconosce che il ricorso è fondato atteso che i documenti richiesti sono necessari al ricorrente per valutare l’opportunità di adire il giudice del Lavoro in ordine alla mancata assegnazione delle ore vacanti; Per Questi Motivi, la Commissione accoglie il ricorso e, per l’effetto, invita l’amministrazione resistente a riesaminare la vicenda sulla base delle considerazioni svolte.

Il SAB non può che esprimere soddisfazione per tale nuova decisione della Commissione, che segue di pochi mesi, precedente contro altro dirigente scolastico di una scuola cosentina, dirigenti i quali continuano, ostinatamente, a ostacolare e a negare l’applicazione della legge n. 241/90 e successive modifiche sul diritto di accesso ad atti detenuti stabilmente dai medesimi, con richieste ampiamente motivate.

Inoltre, al fine di fornire massima informativa fra il personale interessato, il SAB ricorda, sempre in materia di accesso, che la competente Commissione, con precedente decisione, ha confermato il costante orientamento secondo cui non appare legittimo concedere la visione dei documenti senza poi dare la possibilità di estrarne copia, poiché l’esercizio del diritto di accesso, ai sensi delle disposizioni vigenti, deve considerarsi comprensivo di entrambe le modalità. Ciò a norma dell’art. 25, comma 1, della legge n. 241/1990, il quale prevede espressamente che “il diritto di accesso si esercita mediante esame ed estrazione di copia dei documenti amministrativi” e dell’articolo 22, comma 1, lett. a), della stessa legge: “diritto degli interessati di prendere visione ed estrarre copia di documenti amministrativi”.

Spesso, però, si autorizza solo la visione degli atti.

F.to Prof. Francesco Sola
Segretario Generale SAB

Decisione PCM 19 dicembre 2013, n. 17

L’ora di religione: la soluzione non è la materia alternativa

da Il Fatto Quotidiano

L’ora di religione: la soluzione non è la materia alternativa

di Marina Boscaino

Un articolo pubblicato qualche giorno fa su “Avvenire” a firma di Paolo Ferrario riporta alla luce una questione mai sopita. Il giornalista (intervistando Nicola Incampo, responsabile dell’area Irc del sito culturacattolica.it) segnala con preoccupazione quanto Incampo indica come un’anomalia: all’atto dell’iscrizione all’anno scolastico 2013/14 non è stata richiesta contemporaneamente la compilazione dei moduli di chi si avvale e di chi non si avvale dell’Insegnamento di Religione Cattolica. Gli alunni che non si avvalgono dell’Irc dovranno infatti consegnare il modulo contenente la loro opzione alternativa non all’atto dell’iscrizione, ma all’inizio del nuovo anno scolastico.

Che la scelta non debba essere tra Irc e attività alternativa è stabilito dalla sentenza 203/89 della Corte Costituzionale, secondo la quale frequentare l’Irc è “la risposta a un interrogativo della propria coscienza“. Non altrettanto può dirsi di qualsiasi materia alternativa – anche la più nobile e la più culturalmente significativa – che ciascuna scuola sia in grado di offrire. Tuttavia era prassi consolidata dalle circolari ministeriali degli anni trascorsi che anche il modulo contenente tutte le possibili opzioni per chi non si avvale dell’Irc venisse compilato dagli alunni all’atto dell’iscrizione. È stata questa una delle conseguenze di carattere organizzativo dell’anomalo e forzato inserimento nell’ambito dell’orario curriculare di una scuola laica di un insegnamento di carattere confessionale. Trent’anni di storia pregressa ci dicono quanto questa anomalia abbia prodotto in termini di discriminazioni e di contraddizioni.

La libertà di coscienza di chi non si avvale dell’insegnamento di religione cattolica consente una serie di soluzioni (anch’esse fonte di problema, peraltro: si pensi alla questione dei crediti scolastici per l’ammissione all’esame di Stato, che non contempera affatto pari opportunità per coloro che scelgono la soluzione dell’entrata o dell’uscita anticipata, o altre modalità che non siano l’attività didattico-formativa,violando il principio di uguaglianza).

Pertanto la battaglia del Comitato Nazionale Scuola e Costituzione per ristabilire il principio di laicità della scuola continua a mantenersi nella direzione di una non istituzionalizzazione di un insegnamento alternativo (benché oggi siano stabilite dai ministeri competenti le risorse per attuarlo), poiché la sua determinazione,a prescindere dalla qualità dell’offerta didattica, avalla, giustifica e legittima l’anomalo inserimento dell’insegnamento di religione cattolica nell’ambito dell’orario curricolare della scuola della Repubblica, della scuola della Costituzione. La battaglia di tutti coloro che non si avvalgono dovrebbe dunque essere rivolta contro la collocazione della religione in orario curricolare. Tutti i non avvalentisi dovrebbero denunciare l’inaccettabile privilegio consentito a una religione, sia pure maggioritaria, che contrasta pesantemente con l’uguaglianza riconosciuta nell’articolo 8 della Costituzione a tutte le confessioni religiose presenti nel nostro paese, e col principio della laicità dello Stato. Ciò non consente tuttavia al Miur, nel regime esistente, di accentuare la discriminazione in atto con un provvedimento che prevede un inizio d’anno nel caos per quanto riguarda l’organizzazione dell’orario e delle attività dei non avvalentisi, mentre l’Irc è fermo e solido al suo posto dal primo giorno di scuola.

La C.M.28 entrata in vigore in questi giorni dovrebbe essere prontamente modificata.

di Marina Boscaino e Antonia Sani (Coordinatrice del Coordinamento Nazionale per la Scuola della Costituzione)

Il business d’oro delle lezioni in «nero»

da Corriere della Sera

SPECIALE RIPETIZIONI

Il business  d’oro delle lezioni in «nero»

Il settore valer 850 milioni di euro all’anno. Tutti senza ricevuta

D’accordo, siamo il Paese dall’evasione fiscale. Al primo posto in Europa in tutte le sue varianti, da quella in grande stile dei paradisi off shore a quella di piccolo cabotaggio dello scontrino che non c’è. Eppure. Qualche mese fa l’istituto di ricerca Eures si è preso la briga di confrontare la percentuale di evasione tra le diverse categorie di lavoratori. Ed è venuto fuori che in cima alla classifica ci sono proprio loro, i professori: nove volte su dieci le ripetizioni che danno agli studenti sono senza ricevuta. Amanti del nero persino più degli idraulici. Un dato senza dubbio non «scientifico», perché tutto ciò che è sommerso sfugge per forza di cose ad ogni misurazione. Come pure gli 850 milioni di euro che l’industria delle ripetizioni fatturerebbe ogni anno, secondo l’associazione dei consumatori Codacons. Lo stesso giro d’affari che ha nel nostro Paese il settore dell’olio d’oliva, tanto per farsi un’idea. Un’esagerazione? Forse, ma il problema esiste e finora nessuno è riuscito a risolverlo.

LE ALTERNATIVE AL NERO – In teoria ci sarebbe il meccanismo dei voucher, i buoni lavoro prepagati che dal 2012 possono essere utilizzati per saldare (regolarmente) i cosiddetti lavoretti. Quasi nessuno lo sa ma anche le ripetizioni rientrano in questa categoria. Sono i datori di lavoro, cioè i genitori, che li devono comprare nelle sedi Inps o nelle tabaccherie per poi girarli agli insegnanti. Nei dieci euro di un buono sono compresi i contributi a carico dell’Inps e dell’Inail, cioè pensione e assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Ma non le tasse, che in questo caso non vanno pagate. Anche perché per l’utilizzo dei buoni c’è un tetto di 5 mila euro l’anno per singolo lavoratore. In ogni caso, nella scuola nessuno li usa. In teoria ci sarebbe un’altra strada. Nel 2007, quando si tornò ai vecchi esami di riparazione, l’allora ministro Giuseppe Fioroni aveva previsto che fossero le stesse scuole ad organizzare, gratuitamente, i corsi per quei ragazzi che dovessero recuperare debiti formativi. Ma la realtà è molto diversa dalle intenzioni e quei corsi sono una rarità. Restiamo fedeli al fai da te, con i singoli insegnanti che al pomeriggio danno ripetizioni nel tinello di casa. C’è chi si fa pagare poco, chi troppo. Chi aiuta davvero gli studenti a recuperare, chi pensa più che altro ad arrotondare lo stipendio. Ma – tolta qualche rarissima eccezione ¬– l’intero settore fa parte integrante della nostra economia sommersa. Possibile che non si riesca a trovare una soluzione?

L’INTRAMOENIA – Tempo fa uno dei sindacati degli insegnanti, lo Snals Confsal, aveva proposto di estendere alla scuola il sistema dell’intra moenia, oggi utilizzato dai medici che lavorano in ospedale. Le ripetizioni verrebbero date dagli insegnanti direttamente a scuola, naturalmente non agli studenti della propria classe ma incrociando le sezioni far loro. Il prezzo diventerebbe controllato. E la somma andrebbe divisa fra i professori che decidono di aderire, e che dovrebbero aggiungerla nella loro dichiarazione dei redditi, e la scuola che avrebbe più costi dovendo allungare l’orario di apertura. I soldi che il fisco otterrebbe in più potrebbero essere trasformati in detrazioni per la famiglie, che potrebbero scaricare le ripetizioni dalle tasse. Ipotesi tutta da costruire, quest’ultima, visto che proprio gli sconti fiscali (i rimborsi che arrivano a luglio per le spese mediche e il mutuo, per capirsi) potrebbero essere tagliati per il solito problema di far quadrare i conti pubblici. L’idea resta, però. Naturalmente anche questo modello ha i suoi rischi. L’intra moenia ha i suoi problemi negli ospedali, dove la sovrapposizione pubblico e privato ha portato qualche zona grigia. Probabilmente ne avrebbe anche nelle scuole. Ma non sarebbe meglio del buco nero assoluto di adesso?

 LORENZO SALVIA

«Meno ripetizioni grazie al digitale Ma la scuola italiana non è pronta»

da Corriere della Sera

app e portali per aiutare gli studenti. «non ci sono però infrastrutture e formazione»

«Meno ripetizioni grazie al digitale Ma la scuola italiana non è pronta»

Paolo Ferri, docente di Tecnologie didattiche: con le nuove piattaforme si abbatterebbero le barriere tra casa e aula

Applicazioni per il tablet e lo smartphone che ti seguono passo dopo passo mentre risolvi un’espressione. Il tutor online che traduce insieme a te dal latino, spiegandoti l’ablativo assoluto o la perifrastica passiva. Piattaforme multimediali che ti aiutano a ripassare o a esercitarti con test mirati e rapidissimi meccanismi di autocorrezione. Forme di assistenza 2.0 allo studente. Sempre più sofisticate, interattive e personalizzate. Da far pensare  che, presto, il professore che ti segue  al pomeriggio con i compiti e ti spiega quello che non hai capito, potrebbe soffrire di solitudine. «Potenzialmente i nuovi strumenti digitali collegano l’insegnante della classe con i suoi studenti anche fuori dall’orario scolastico, consentendo di abbattere le barriere tra casa e aula e rendendo meno necessarie le ripetizioni» spiega Paolo Ferri, professore di Tecnologie didattiche all’università Bicocca di Milano e autore di La scuola 2.0. Verso una didattica aumentata delle tecnologie (Spaggiari, e 39, pp. 303). Se non fosse che in Italia, quando si parla di istruzione e innovazione, il problema è sempre lo stesso: mancano le condizioni di partenza. «Solo in pochissimi casi le scuole sono dotate dei dispositivi tecnologici e delle infrastrutture di base, come il wi-fi   -precisa Ferri -,  né i docenti sono ancora formati per usare i nuovi strumenti elettronici» .

APP E PIATTAFORME – Almeno l’offerta dei prodotti, però, sta crescendo. Ne seguiamo ogni settimana lo sviluppo su e-school, il blog del canale Scuola di Corriere.it dedicato alle nuove tecnologie per la didattica. Si va dalle App molto semplici come Risolvi espressioni dello sviluppatore Matteo D’Ignazio (aritmetiche, letterali, con frazioni, potenze, numeri periodici e decimali, svolte passaggio per passaggio) fino ai tutor online della casa editrice Loescher. Cicero, il più richiesto: un uomo (virtuale) dai capelli bianchi, vestito da antico romano, che – riga per riga – aiuta lo studente a fare la versione di latino e che, al contempo, invia al professore ogni  mossa del ragazzo così da valutare il suo stadio di apprendimento. Piattaforme ancora più elaborate sono state messe a punto dai principali gruppi editoriali impegnati nella scolastica.   Come la serie MyLab  di Pearson. Con MyMathLab, ad esempio,  allo studente in difficoltà con un esercizio si dà la possibilità di consultarne un altro (guidato) della stessa tipologia   e, se non bastasse, gli viene offerto un  sistema di tutoring. Da giugno, inoltre, in vista del ripasso estivo, Rcs Education arricchisce DigiTest – la piattaforma  con cui gli insegnanti possono creare e inviare le verifiche agli studenti – con MyDigiTest. Ovvero un  ripensamento interattivo del libro delle vacanze, in cui viene dato spazio soprattutto agli esercizi e all’autovalutazione. Apprendimento e correzione fai-da-te sono possibili anche con Libro più web,  l’ambiente digitale di Mondadori Education costruito attorno ai manuali digitali. Video che assomigliano alle vecchie lavagne nere in cui vengono spiegate algebra, geometria e trigonometria sono inoltre messi a disposizione, anche in italiano, sul sito di Khan Academy, l’organizzazione non-profit che fornisce materiali gratuiti per l’istruzione attraverso l’e-learning.

«L’APPRENDIMENTO  È UNA RELAZIONE»  – «Questi strumenti digitali funzionano ma è necessario che siano usati all’interno di un contesto, sotto la guida dell’insegnante – aggiunge comunque Paolo Ferri -.  Non sostituiranno mai l’essere umano, perché l’educazione resta innanzitutto una relazione. I nostri studi rivelano che l’autoapprendimento attraverso la sola tecnologia, anche nel caso che a imparare siano gli adulti, viene abbandonato nel 95 per cento dei casi». «I supporti digitali – continua – servono piuttosto a  espandere la relazione educativa fuori dalla classe, a personalizzare l’insegnamento, a correggere le verifiche velocemente lasciando tempo a maestri e professori di concentrasi su altri aspetti della didattica». «Se non saranno messe a disposizione più risorse economiche, tuttavia,  non solo per le infrastrutture, ma anche per pagare gli insegnanti e garantire che gli alunni trascorrono più tempo a scuola, o comunque sotto la supervisione digitale dei professori – osserva Ferri – è chiaro che le ripetizioni resteranno inevitabili». O al massimo, saranno gli insegnanti del pomeriggio ad avvalersi di tablet, app e piattaforme multimediali per espandere la relazione educativa con gli alunni a pagamento e migliorare il loro apprendimento.

Alessia Rastelli

Riportare l’educazione civica a scuola è un dovere

da Corriere della Sera

Riportare l’educazione civica a scuola è un dovere

di Paolo Romano

Quando il ministro Cécile Kyenge dice, come ha fatto recentemente, che bisogna riportare l’educazione civica nelle scuole (tema che deve interessare i rappresentanti della politica,  dice) apre, consapevolmente, una delle piaghe forse più doloranti del tessuto del cosiddetto “sistema Paese”. Per questioni di stretta attualità e per questioni più latamente didattiche.

L’attualità, prima di tutto. Da anni si discute di rimodulazione del diritto di cittadinanza, questione sulla quale i fiumi di inchiostro hanno bilanciato le corride pre e post elettorali.  Una sintesi oltre le divergenze si è trovata intorno al temperare lo ius soli con lo “ius culturae” (con latinorum manzoniano annesso). Cioè, il figlio di immigrati che acquista la  cittadinanza per il fatto di esser nato in Italia, deve essere messo in condizione di conoscere storia e istituzioni del Paese che lo accoglie.

L’impressione, però, è che le parole di Kyenge suggeriscano un di più: va bene lo ius culturae per la cosiddetta seconda generazione, ma i ragazzi italiani conoscono il Paese dove vivono?

Chi spiegherà loro, in modo organico e sistematico, la Costituzione, cosa è e come si fa una legge, quali sono i loro diritti di libertà e quali i loro doveri, che lavoro fanno i giudici, perché e in che termini avere un lavoro è un diritto tanto quanto pagare le tasse è un dovere?

Insomma, siamo proprio certi che quello di una formazione civica sia solo uno “ius”, un diritto, e non anche un dovere?

Ancora sull’attualità. Quali strumenti ha uno studente, un giovane che tra poche settimane voterà per la prima volta il rinnovo del Parlamento europeo per formarsi un’idea compiuta del sistema di regole che fa funzionare le assemblee elettive o dei princìpi di rappresentanza democratica? Quali lenti critiche sono utilizzabili per la comprensione delle cronache parlamentari recentissime? La scuola ha potuto svolgere, pur parzialmente, questa formazione, fare cioè da “montatura” alle lenti?

In rapidissima successione, poi, la questione didattica. Senza l’integrazione di una conoscenza (per punti) dei sistemi costituzionali e delle regole, lo studio della storia (ma non solo) moderna e contemporanea diventa un racconto mutilato, privato – in moltissime occasioni – della sua anima, né è pensabile che nelle poche ore a disposizione per l’insegnamento della storia debbano includersi spiegazioni sui sistemi elettorali, sulla formazione del Parlamento, sui contenuti minimi delle Costituzioni democratiche, sulla libertà di manifestare il pensiero e sul significato di eguaglianza sostanziale con i suoi effetti sulla pratica civile quotidiana.

In assenza di questi elementi, il rischio è quello di affastellare in modo random nozioni, pur fondamentali, ma prive di una cornice credibile di riferimento (quello che è – appunto – un sistema costituzionale e democratico), in didattiche dispersive.

Un progetto sull’ambiente, il giornale di scuola, una lezione sull’Europa, una marcia per la legalità sono, intediamoci, fondamentali, ma evanescenti senza quella che con lessico, pur vecchiotto e discutibile, fu chiamata educazione civica e voluta da Aldo Moro nelle scuole più di 50 anni fa.

Che la palla lanciata a centro campo dal Ministro Kyenge non resti inerte, ma produca gioco e azioni è una solida speranza per operatori e cittadini di domani. E per la politica?

Parte da scuola la lotta allo spreco alimentare

da La Stampa

Parte da scuola la lotta allo spreco alimentare

Al via la terza edizione del progetto “Best Food Generation”
milano

Oltre 2500 scuole elementari di tutta Italia hanno aderito a “Best food generation” programma per sensibilizzare i bambini sul tema dello spreco alimentare.

L’iniziativa è promossa da Expo Milano 2015 e Rio mare.

Circa 200mila bambini, guidati da un insegnante, arriveranno a capire tutti i diversi tipi di spreco che avvengono lungo la filiera agroalimentare.  Il progetto, arrivato alla sua terza edizione, fino a oggi ha coinvolto quasi 800mila alunni di 6mila scuole.

Nello specifico, i bambini, sotto la guida del loro insegnante e con l’aiuto del materiale didattico sviluppato in collaborazione con il Banco Alimentare, verranno condotti a scoprire i diversi tipi di spreco che avvengono lungo la filiera agroalimentare: da quello legato alla produzione, alla distribuzione, agli imballaggi fino ad arrivare a quello che avviene tra le mura di casa. Inoltre grazie al ”Rioutilizzario”, un simpatico libretto ricco di trucchi e consigli utili oltre a semplici ricette “anti-spreco”, impareranno a mettere in pratica insieme ai genitori quanto imparato per evitare gli sprechi più comuni nelle nostre cucine.

Ad accompagnare i più piccoli in questo divertente ed appassionante viaggio nel mondo degli alimenti saranno tre personaggi: Rio, sua sorella Marina e lo zio Bruno che attraverso le loro storie insegneranno loro l’importanza della lotta allo spreco.

«Siamo particolarmente orgogliosi di questo progetto perché aiuta a promuovere una corretta alimentazione e uno stile di vita sano e responsabile e lo fa rivolgendosi ai bambini, gli adulti di domani, che con il loro entusiasmo possono aiutare a migliorare le abitudini dell’intera famiglia – afferma Luciano Pirovano, CSR Director di Bolton Alimentari – Quest’anno il progetto è incentrato sullo spreco alimentare, una tematica molto importante per noi che da anni collaboriamo strettamente e in modo virtuoso con il Banco Alimentare, partner che ci permette di recuperare le eccedenze della nostra produzione e i pasti non consumati della nostra mensa e donarle alle persone indigenti, trasformando un potenziale spreco in una risorsa preziosa ».

Anagrafe edilizia, ma è la volta buona?

da Tecnica della Scuola

Anagrafe edilizia, ma è la volta buona?
di Alessandro Giuliani
Ad porre il dubbio sono Cittadinanzattiva e Legambiente. Che non nascondono le loro perplessità sugli esiti dell’accordo raggiunto in Conferenza Stato-Regioni: si ripartirà dalla banca dati del Miur che, a detta di molti, presenta un impianto farraginoso e complesso, oppure da quella delle 11 regioni che dal 2009 si sono dotate di anagrafi regionali utilizzando un proprio modello di raccolta e gestione dati. O si pensa di ricominciare da capo?
“A 18 anni dalla istituzione dell’Anagrafe, speriamo davvero che sia la volta buona”: è un commento attendista quello di Cittadinanzattiva e Legambiente, attraverso una dichiarazione congiunta, sull’accordo in Conferenza Unificata per far ripartire l’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica e il relativo Osservatorio. Le perplessità delle associazioni derivano, in particolare, dal punto di partenza dei lavori. Che sarebbe tutt’altro che avanzato.
“Speriamo che sia la volta buona. E che si definisca rapidamente come si intenda procedere: se si ripartirà, cioè, dalla banca dati del ministero dell’istruzione, che, a detta di molti, presenta un impianto farraginoso e complesso, oppure da quella delle 11 regioni che dal 2009 si sono dotate di anagrafi regionali utilizzando un proprio modello di raccolta e gestione dei dati. O si pensa di ricominciare da capo? Attendiamo fiduciosi che informazioni più specifiche vengano fornite in occasione del prossimo incontro della Conferenza Stato-Regioni su questo tema”.
In merito all’Osservatorio dell’edilizia scolastica, le due organizzazioni ricordano che da anni chiedono che questo organismo riprenda il suo ruolo di promozione, indirizzo e supporto ai soggetti attuatori in materia di edilizia scolastica. “Oltre ai soggetti istituzionali che già ne fanno parte, chiediamo – dicono – che periodicamente vengano convocate o almeno consultate quelle associazioni come Cittadinanzattiva e Legambiente che da tanti anni sono impegnate sul tema dell’edilizia scolastica e che forniscono annualmente dati e informazioni utili per la mappatura della situazione e per l’individuazione delle priorità sulle quali intervenire”.
C’è da capire se i dubbi fatti emergere da Cittadinanzattiva e Legambiente siano stati già superati dagli accordi interconnessi tra amministrazione centrale ed enti locali. In caso contrario, gli annunci di questi giorni avrebbero poche possibilità di essere confortati da fatti concreti. Con migliaia di istituti che continueranno a mantenere in vita i loro rischi di agibilità.

Pd: abbiamo impegnato il governo sugli insegnanti di musica

da Tecnica della Scuola

Pd: abbiamo impegnato il governo sugli insegnanti di musica
Il segretario di presidenza della Camera, Caterina Pes (Pd), esprime soddisfazione per avere impegnato il governo a risolvere la questione degli insegnanti di educazione musicale che possono passare nelle graduatorie dei licei musicali
“Il ministro Carrozza ci rassicura sul futuro dei cosiddetti “esodati della musica”: in una risposta scritta a una nostra interrogazione si legge che entro i prossimi due mesi partirà un tavolo per esaminare i casi segnalati” “Si tratta di riconoscere il diritto alla continuità del lavoro a quei docenti che per anni si sono dedicati all’educazione musicale nelle nostre scuole- spiega Pes- e che oggi, a causa della riforma che ha sancito l’istituzione dei licei musicali, si ritrovano senza alcuna prospettiva di incarico e senza veder riconosciuto il punteggio accumulato negli anni di precariato”. “Parliamo di pochissimi insegnanti – prosegue la deputata dem- che con la loro attività pregressa hanno contribuito all’istituzione dei degli stessi licei musicali da cui si vedono oggi paradossalmente esclusi a vantaggio di docenti di ruolo di classi di concorso relative alla secondaria di primo grado”. 
”Prendiamo atto dell’impegno del governo a cercare una soluzione che metta fine a questa ingiustizia- conclude la parlamentare- e ci auguriamo venga accolta la richiesta che a questi precari della musica sia concesso il diritto che spetta loro: quello di avere accesso alle graduatorie per insegnare nei nuovi licei musicali”.

Gelmini: “Carrozza usa scuola come ufficio di collocamento per gli amici degli amici”

da Tecnica della Scuola

Gelmini: “Carrozza usa scuola come ufficio di collocamento per gli amici degli amici”
di Lucio Ficara
Parole durissime quelle usate dall’ex ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini, sul social network facebook, all’indirizzo dell’attuale responsabile del Miur Maria Chiara Carrozza
Ma cosa avrà voluto dire la Gelmini rivolgendosi alla Carrozza dicendo:”sogni un pò meno, lavori un pò di più e, soprattutto, eviti di utilizzare la scuola come ufficio di collocamento per gli amici degli amici. Non è più il tempo?”
I sogni della Carrozza, a cui allude la Gelmini, sono riferiti al fatto che non sarà possibile aumentare le ore di storia dell’arte come la stessa Carrozza sperava avvenisse. Infatti fa sapere la stessa Gelmini, la Commissione Cultura della Camera dei deputati ha negato la reintegrazione delle materie artistiche nelle scuole italiane, tagliate, secondo il ministro Carrozza, dal riordino dei quadri orari attuato dalla stessa Gelmini. La Commissione Cultura ha bocciato questa integrazione non per mancanza di fondi, ma per la semplice e buona ragione che non c’è nulla da reintegrare.
La Gelmini denuncia come una vera e propria azione demagogica quella portata avanti, sulla questione reintroduzione delle ore di Storia dell’Arte nei quadri orari, da Pd e grillini. La Gelmini parla di corrida della demagogia e fa notare come Pd e M5S tentino subdolamente di fare passare l’idea che la Riforma della scuola, attuata dal Governo Berlusconi, abbia cancellato l’insegnamento della storia dell’arte nelle scuole medie superiori. L’on. Mariastella Gelmini ci tiene a ricordare che nel liceo classico il vecchio ordinamento prevedeva un’ora di storia dell’arte in terza e quarta e due ore in quinta. Dopo la Riforma le ore di storia dell’arte sono state aumentate a due per tutti gli anni del triennio. Nel liceo scientifico le ore sono rimaste invariate, e l’insegnamento artistico è stato integrato con il disegno tecnico. La Riforma ha inoltre confermato lo studio della storia dell’arte inserendola in tutti i programmi dei nuovi licei che sono stati creati: il Liceo delle scienze umane, il Liceo Linguistico, il Liceo Musicale oltre naturalmente il Liceo artistico che è stato profondamente riorganizzato. Il tentativo della Carrozza di aumentare le ore di Storia dell’Arte, così come era accaduto per le ore di geografia, ha mandato su tutte le furie la deputata bresciana, che ha accusato la Carrozza di volere utilizzare la scuola come un ufficio di collocamento per favorire gli amici degli amici. Chissà se la Carrozza, che negli uffici del Miur è circondata da quello che giornalisticamente era stato definito il clan dei bresciani, avrà in mente di dare una risposta. Noi attendiamo con tanta curiosità.

Storia dell’arte: Gelmini vs Carrozza

da Tecnica della Scuola

Storia dell’arte: Gelmini vs Carrozza
di Lucio Ficara
L’ex Ministro accusa quello attuale di fare demagogia e di voler aumentare le ore di storia dell’arte solo per consentire l’assunzione di un po’ di amici e “amici degli amici”. Si attende la replica di Maria Chiara Carrozza.
Parole durissime quelle usate dall’ex ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini, sul social network facebook, all’indirizzo dell’attuale responsabile del Miur Maria Chiara Carrozza. Ma cosa avrà voluto dire la Gelmini  rivolgendosi alla Carrozza dicendo: “Sogni un po’ meno, lavori un po’ di più e, soprattutto, eviti di utilizzare la scuola come ufficio di collocamento per gli amici degli amici. Non è più il tempo”? I sogni della Carrozza, a cui allude la Gelmini, sono riferiti al fatto che non sarà possibile aumentare le ore di storia dell’arte come la stessa Carrozza sperava avvenisse. Infatti, fa sapere la stessa Gelmini, la Commissione Cultura della Camera dei deputati ha negato la reintegrazione delle materie artistiche nelle scuole italiane, tagliate, secondo il ministro Carrozza, dal riordino dei quadri orari  attuato dalla stessa Gelmini. La Commissione Cultura ha bocciato questa integrazione non per mancanza di fondi, ma per la semplice e buona ragione che non c’è nulla da reintegrare. La Gelmini denuncia come una vera e propria azione demagogica quella portata avanti, sulla questione reintroduzione delle ore di Storia dell’Arte nei quadri orari, da PD e grillini. La Gelmini parla di corrida della demagogia e fa notare come PD e M5S tentino subdolamente  di fare passare l’idea  che la Riforma della scuola, attuata dal governo Berlusconi, abbia cancellato l’insegnamento della storia dell’arte nelle scuole medie superiori. L’on. Mariastella Gelmini ci tiene a ricordare che nel liceo classico il vecchio ordinamento prevedeva un’ora di storia dell’arte in terza e quarta e due ore in quinta. Dopo la Riforma le ore di storia dell’arte sono state aumentate a due per tutti gli anni del triennio. Nel liceo scientifico le ore sono rimaste invariate, e l’insegnamento artistico è stato integrato con il disegno tecnico. La Riforma ha inoltre confermato lo studio della storia dell’arte inserendola in tutti i programmi dei nuovi licei che sono stati creati: il liceo delle scienze umane, il liceo linguistico, il liceo musicale oltre naturalmente il liceo artistico che è stato profondamente riorganizzato. Il tentativo della Carrozza di aumentare le ore di storia dell’arte, così come era accaduto per le ore di geografia, ha mandato su tutte le furie la deputata bresciana, che ha accusato la Carrozza di volere utilizzare la scuola come un ufficio di collocamento per favorire gli amici degli amici. Chissà se la Carrozza, che negli uffici del Miur  è circondata da quello che giornalisticamente era stato definito il clan dei bresciani, avrà in mente di dare una risposta. Noi attendiamo con tanta curiosità.

Anagrafe edilizia, le Regioni hanno avuto un ruolo determinate

da Tecnica della Scuola

Anagrafe edilizia, le Regioni hanno avuto un ruolo determinate
di A.G.
A dichiararlo, il giorno dopo la sottoscrizione dell’accordo, è Stella Targetti, vicepresidente della Regione Toscana e coordinatrice della Commissione istruzione per la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome: d’ora in poi sarà possibile censire quegli edifici ormai da ristrutturare e quindi prevenire eventuali problemi strutturali.
Le Regioni sostengono di avere avuto un ruolo determinate nell’accordo raggiunto con lo Stato per la manutenzione programmata di tutti gli edifici scolastici. A dichiararlo, il giorno dopo la sottoscrizione dell’accordo, è stata Stella Targetti, vicepresidente della Regione Toscana e coordinatrice della Commissione istruzione per la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome: “finalmente – dice Targetti – diventa realtà, grazie alle Regioni, la norma di legge che prevede la costruzione dell’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica”.
“Con l’accordo in Conferenza Unificata finalmente sarà possibile censire – spiega Targetti – quegli edifici ormai da ristrutturare e quindi prevenire eventuali problemi strutturali. Dopo anni di inerzia del Miur le Regioni hanno preso l’iniziativa e hanno proposto che l’anagrafe nazionale fosse costruita sulla base di quelle regionali”. “E’ stato così premiato l’impegno delle Regioni – conclude l’assessore – che in questi anni hanno continuato a lavorare per condividere un’approfondita conoscenza del patrimonio edilizio scolastico. L’anagrafe è uno strumento essenziale per l’individuazione delle criticità del sistema scolastico indispensabile per un’efficace governance del sistema. Non si tratta solo di un censimento degli edifici scolastici, sarà anche una banca dati con tutte le informazioni fondamentali per una loro corretta gestione ed essenziale per una efficiente utilizzazione delle risorse”.

Alunni adottati: il Miur dà il via libera alla deroga all’obbligo

da Tecnica della Scuola

Alunni adottati: il Miur dà il via libera alla deroga all’obbligo
di Andrea Carlino
La circolare ministeriale apre alla frequenza di un anno in più di scuola dell’infanzia ai bambini di sei anni da poco arrivati in Italia, posticipando quindi l’iscrizione alla scuola primaria e dando così loro il tempo necessario per ambientarsi e consolidare le loro competenze linguistiche.
Il Miur, con la circolare n.338 del 4 febbraio, dà indicazioni a tutti gli Uffici scolastici regionali riguardo la deroga all’obbligo scolastico degli alunni adottati. La circolare apre alla possibilità di far frequentare un anno in più di scuola dell’infanzia ai bambini di sei anni da poco entrati sul territorio italiano, posticipando quindi l’iscrizione alla scuola primaria e dando così loro il tempo necessario per ambientarsi e consolidare le loro competenze linguistiche. Fino ad oggi nessuna deroga era prevista, tranne che per gli alunni con disabilità. Attualmente – si legge la circolare ministeriale – “è evidente che la discriminante tradizionale alunni con disabilità / alunni senza disabilità non è esaustiva rispetto alla realtà delle nostre classi, in cui tra l’altro i bambini adottati rappresentano ormai una componente considerevole”. La circolare richiama anche la recente direttiva sui BES (bisogni educativi speciali) del 6 marzo 2013, che prevede attenzione speciale non solo in presenza di deficit degli alunni, ma anche in considerazioni di ragioni di svantaggio sociale, linguistico e culturale, situazioni queste ultime che possono riguardare l’oggetto della presente circolare.
A sollevare la questione è stato, alcuni mesi fa, il caso di un bambino di sei anni, adottato da una famiglia del Veneto. La famiglia aveva chiesto la deroga all’iscrizione in prima elementare, giudicando preferibile che il figlioletto venisse inserito per un anno nella scuola dell’infanzia. Nell’estate scorsa il Miur aveva già dato parer positivo al quesito posto dall’Ufficio regionale scolastico del Veneto, dando la possibilità di posticipare di un anno l’iscrizione alla scuola primaria. Ed è proprio a questo caso specifico che fa riferimento anche la circolare del 4 febbraio, invitando gli uffici scolastici che vivono situazioni affini a quella descritta “a porre in essere le più idonee strategie affinché gli organi collegiali competenti prestino la massima attenzione […]”, fino ad arrivare – dove necessario – alla “decisione di posticipare l’iscrizione alla scuola primaria”.

Istanze online proroga domanda cessazione

da Tecnica della Scuola

Istanze online proroga domanda cessazione
Rinviata al 14 febbraio la presentazione delle domande di collocamento a riposo per il personale docente ed Ata
Il termine finale previsto per il 7 febbraio 2014, per la presentazione, da parte del personale docente ed Ata, delle domande di collocamento a riposo avente decorrenza 1° Settembre 2014, è stato prorogato al 14 febbraio 2014.