POSIZIONI ECONOMICHE ATA, CONTINUA L’AZIONE SINDACALE

POSIZIONI ECONOMICHE ATA, CONTINUA L’AZIONE SINDACALE

 

Le organizzazioni sindacali Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Fgu hanno avuto oggi, 19 febbraio, un incontro informale col presidente della 7a Commissione del Senato e la relatrice del disegno di legge di conversione del DL 3/2014, nell’ambito delle iniziative messe in atto per rivendicare una soluzione alla questione delle posizioni economiche del personale ATA attraverso opportuni interventi emendativi del testo di legge in discussione.

I lavori della Commissione, in attesa che si formi il nuovo governo, sono stati rinviati alla settimana prossima: tuttavia gli esponenti politici presenti all’incontro hanno manifestato una precisa volontà di impegno in direzione delle richieste avanzate da parte sindacale.

Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Fgu continueranno comunque nei prossimi giorni a svolgere un’azione incalzante per ottenere soluzioni che tutelino i lavoratori e il buon funzionamento delle istituzioni scolastiche. Pesano sul confronto in atto sia i numerosi errori riscontrati attraverso la lettura dei cedolini di febbraio, da cui emerge che in molti casi il taglio degli stipendi ha colpito anche personale che non avrebbe dovuto esserne coinvolto, sia le indicazioni date dal MEF di procedere al recupero, a partire dal mese di marzo, degli importi erogati per le posizioni economiche a decorrere da settembre 2013.

Fermo restando che di tale disposizione si chiede fin d’ora l’immediato annullamento, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Fgu confermano che, qualora rimanessero irrisolte le questioni oggetto della mobilitazione, procederanno a intensificare le azioni sindacali in atto oltre ovviamente ad attivare tutte le azioni di tutela legale per il personale interessato.

Smart Cities, firmato il decreto di ammissione alle agevolazioni

Smart Cities, firmato il decreto di ammissione alle agevolazioni
305 milioni di euro per la ricerca applicata

Via libera allo stanziamento di 305 milioni per la ricerca applicata. E’ stato infatti firmato il decreto che ammette alle agevolazioni economiche i vincitori del bando “Smart Cities and Communities and Social Innovation”. In tutto sono 80 i progetti finanziati: 32 di ricerca industriale che riguardano le cosiddette Città Intelligenti, 48 di Innovazione Sociale proposti da giovani under 30.
I 32 progetti di ricerca industriale che saranno finanziati prevedono la partecipazione complessiva 399 soggetti: 302 soggetti industriali privati tra grandi imprese e Pmi; 97 soggetti pubblici della ricerca (università, enti, istituzioni e organismi di ricerca, ecc.). Il procedimento di valutazione iniziale, articolato in due fasi distinte ed indipendenti, ha coinvolto qualificati esperti internazionali oltre che valutatori nazionali. Gli ambiti toccati dai progetti vincitori vanno dalla Domotica alla e-Health ai Trasporti intelligenti.
I 48 progetti di Innovazione Sociale proposti da giovani under 30 (l’età media è 27 anni) saranno finanziati con una somma di 25 milioni e riguardano soluzioni tecnologicamente innovative per risolvere specifiche problematiche presenti nel tessuto urbano di riferimento.

Costringere un docente a fare ricorso

Costringere un docente a fare ricorso al Giudice comporta, dopo, per l’Amministrazione, pagare le spese di lite. Condannato l’ATP di Catanzaro a pagare 775,00 euro oltre accessori di legge. Soddisfatto il SAB.

 

 Il Giudice del Lavoro del Tribunale di Catanzaro, con sentenza n. 91/14 del 30/01/2014, ha condannato il MIUR – ATP di Catanzaro, al pagamento delle spese di lite pari a 775,00 euro, oltre accessori di legge, per avere costretto il prof. Pasquale Bagalà, RSU e responsabile dell’ufficio contenzioso del SAB di Catanzaro, rappresentato e difeso in giudizio dall’avv. Emilio Corea del foro di Catanzaro, a fare ricorso al Giudice per il pagamento delle prestazioni aggiuntive, oltre le 40 ore annuali, previste dall’art. 29 comma 3 lett. a) del contratto di lavoro vigente.

Nel merito, il prof. Bagalà aveva prestato ore aggiuntive autorizzate, oltre le 40 ore d’obbligo, per un totale di 393,75 euro; l’istituzione scolastica, in fase di contrattazione, prima autorizzava detto pagamento poi non lo liquidava per mancanza di fondi.

Da qui un primo ricorso al Giudice del Lavoro di Catanzaro che si concludeva con una transazione positiva, riconoscendo quanto dovuto con gli interessi legali maturati per complessivi 540,99 euro liquidati  dall’ATP di Catanzaro che però non pagava le spese di lite, per cui si procedeva con nuovo ricorso.

Il Giudice, con la sentenza citata, prende atto della cessata materia del contendere e la regolamentazione in base alla soccombenza virtuale delle spese di lite che si pongono a carico di parte resistente per la tardività con cui ha riconosciuto le ragioni del ricorrente, costringendolo a fare ricorso al Giudice.

Dichiara cessata la materia del contendere, condanna parte resistente a rifondere al ricorrente le spese di lite che liquida in forza del D.M. 140/2012, in euro 775,00, oltre accessori di legge.

Il SAB tramite il segretario generale prof. Francesco Sola, non può che esprimere soddisfazione per tale nuova decisione auspicando che, i dirigenti scolastici, verifichino, in itinere, il rispetto del piano annuale delle attività e del numero delle ore (massimo 40), da impegnare per le attività di cui all’art. 29 comma 3 lett. a) del CCNL del 29/11/07 e che eventuali sforamenti possono avvenire solo se esiste copertura finanziaria per il pagamento delle eccedenze.

I dirigenti scolastici spesso convocano collegi dei docenti non programmati con riunioni non rispondenti alle reali esigenze della scuola, con aggravio di prestazioni, esponendosi anche al rischio di soccombere in azioni legali con successiva possibile rivalsa da parte della Corte dei Conti e con responsabilità disciplinare.

 

Prof. Francesco Sola

Segretario Generale SAB

Didattica high-tech: l’aula 3.1 e il social reading. In Puglia, l’ultima frontiera

da OrizzonteScuola.it
19 febbraio 2014

Didattica high-tech: l’aula 3.1 e il social reading. In Puglia, l’ultima frontiera

di Eleonora Fortunato

Si sperimenta a Lecce, nel polo professionale “Scarambone”, una soluzione evoluta di laboratorio multimediale e linguistico che si combina con la classe 2.0, la video produzione, la video proiezione, la didattica sociale. Ce la racconta Dario Cillo, dirigente dell’istituto e direttore responsabile di Educazione&Scuola (edscuola.it).

Qual è la principale differenza tra una classe 2.0 e una classe 3.1? Come siete arrivati a questa sperimentazione?

In realtà la denominazione Aula 3.1 è in parte un gioco funzionale al proliferare di versioni numeriche riferite alla scuola.

Dalle vecchie aule e laboratori costruiti su una didattica esclusivamente frontale ed analogica si è passati alle Classi 2.0, corredate da LIM o monitor e caratterizzate da un rapporto 1 a 1 studenti/computer (in versioni variegate: desktop, notebook/netbook, tablet).

Poi l’attenzione si è spostata sulle scuole come open space con risultati molto interessanti prevalentemente nell’Europa settentrionale (Svezia, Olanda, Danimarca) e si è cominciato a parlare di Scuole 2.0 (intese per lo più come scuole con larga diffusione di Classi 2.0).

Di recente si è cominciato a parlare di Aule 3.0, sulla scia delle esperienze del Future Classroom Lab di European Schoolnet e del modello TEAL (Technology-Enabled Active Learning) proposto dal MIT, riscoprendo ruolo e funzione del laboratorio come micro-rappresentazione di spazi aperti, mobili e componibili per la didattica digitale.

La scuola che dirigo, il Polo Professionale “L. Scarambone” di Lecce, è stata fra le prime in Italia, a partire dal 2009, ad adottare Classi 2.0 (ne sono previste 14 entro la fine del 2014), a sperimentare l’uso del tablet e delle reti wireless nella didattica.

Ora con l’Aula 3.1 propone una soluzione evoluta di laboratorio multimediale-multifunzionale in cui, in circa 150 m”, si compongono strutture fisse e mobili (arredi, computer e rete) e che può ospitare sino a 70 studenti, combinando il classico laboratorio (multimediale e linguistico), la classe 2.0,  la video produzione, la video proiezione, la didattica sociale.

Aula 3.1

  • 32 PC/Mac/Tablet (Windows, OsX, iOS, Android)
    • LIM 90″ mobile con Notebook
    • arredi: 28 postazioni fisse e 16/38 mobili
    • rete – didattica e linguistica – analogica e wi-fi
    • scanner e stampante laser
    • mixer e digital video-audio recorder
    • videoproiezione su maxi-schermo a parete

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La sperimentazione è già partita? Quali i tempi e i modi? Quali le risorse economiche? C’è stato il coinvolgimento delle istituzioni?

La sperimentazione – realizzata con il contributo mirato dei PON-FESR – è attiva dal 2009 ed inserita in un progetto organico (i.School) che coinvolge l’intera Istituzione scolastica. Il lavoro che andiamo componendo ha preceduto alcune soluzioni adottate dal Ministero. I capi dipartimento Biondi e Stellacci sono venuti a visitare le nostre strutture.

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Quali metodi per la didattica?

Siamo partiti dallo specifico della nostra scuola (un polo professionale) per concentrarci su una didattica laboratoriale poggiata sul ‘learning by doing’. L’idea è quella di spazi classe/laboratorio che consentano e facilitino l’uso dei sensi e della manipolazione per l’apprendimento anche di contenuti astratti.

Le possibilità sono comunque estremamente variegate e, in particolar modo nell’Aula 3.1, vanno dalla ricerca-azione al problem solving, dal brainstorming al collaborative e cooperative learning, per arrivare alle flipped-classroom

Alla luce del dibattito internazionale che si è sviluppato intorno ai potenziali rischi per la memoria e la capacità di concentrazione che un uso intensivo dei mezzi tecnologici comporterebbe, secondo lei è opportuno prendere delle cautele prima di convertire il sistema italiano a un learning interamente digitalizzato?

Ho l’impressione che tale dibattito sia più italiano che internazionale. Nel senso che esso trova particolare diffusione solo da noi.

Il problema di fondo è comprendere che le tecnologie sono per loro stessa natura ‘neutrali’ e prescindono dalle nostre valutazioni morali e/o umorali.

Il ‘libro’ è tecnologia, lo stesso dicasi per la stampa o la penna…

La diffusione della stampa dalla seconda metà del XV secolo ha modificato profondamente il nostro rapporto con l’apprendimento che prima aveva una base mnestica oggi inimmaginabile. Ha stravolto anche i contenuti ed i metodi dell’istruzione, e questo prescindendo dalla volontà o dal desiderio dei tanti scettici.

Le persone che animano tali dibattiti usano un wordprocessor per scrivere le loro idee, il web per diffonderle e gli smartphone per comunicarle. Questo in maniera assolutamente normale nel mondo ‘vero’.

Viceversa ritengono che la scuola rappresenti un mondo a se stante, assolutamente separato dal resto.

Personalmente ritengo che la scuola oggi abbia una mission fondamentale: aiutare i giovani non tanto nell’uso di queste tecnologie (in realtà gli adolescenti sono già più bravi degli adulti) quanto nel metodo con cui le usano, incrementando la loro capacità critica nella navigazione e nella ricerca.

Sono poi assolutamente convinto che sia sempre preferibile facilitare la trasformazione, mai imporla. E’ bene (ed è oggettivamente prevedibile) che vecchie e nuove tecnologie proseguano insieme ancora per un lungo lasso di tempo.

Una recente indagine della Fondazione Agnelli ha messo a fuoco che è nel coinvolgimento anziché nel miglioramento degli apprendimenti il vero valore aggiunto della didattica che fa un uso massiccio delle nuove tecnologie. Lei si è fatto un’idea diversa? Qual è stata la risposta degli studenti? E dei docenti?

Se il miglioramento degli apprendimenti è giustamente oggetto di analisi e potrà riscontrarsi sui tempi lunghi, certamente queste tecnologie facilitano il fare e l’apprendere sociali. Sono assolutamente convinto che l’accezione Web 2.0 sia priva di significato (come ho esplicitato altrove[1]) poiché è nella stessa natura del web e di queste tecnologie il concetto di ‘rete’.

A questo proposito segnalo che siamo in procinto di attivare, con una rete di circa cinquanta scuole in Puglia e con la supervisione del prof. Roberto Maragliano, un progetto di social reading che consentirà a studenti e docenti un confronto diretto su contenuti disciplinari e letterari

Gli insegnanti della sua scuola ricevono incentivi economici per formarsi all’uso delle nuove tecnologie? C’è, grazie ad esse, un’espansione della loro relazione con gli allievi anche al di fuori del tempo scuola? 

Purtroppo gli incentivi per gli inseganti si limitano alle scarse disponibilità del FIS, che pure sono polarizzate dal POF verso l’uso progettuale di questi strumenti.

Da anni la nostra pagina su FB è un canale diretto fra docenti e studenti che va ben oltre le mura della scuola

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[1] WEB in AA.VV., Voci della Scuola VI,  Tecnodid, 2007

Wiki e Collaborative working in AA.VV., Voci della Scuola IX, Tecnodid, 2010

 

 

Recuperati 6 posti per l’immissione in ruolo

A Cosenza sono stati recuperati 6 posti per l’immissione in ruolo sui posti aggiuntivi di sostegno. Accolta la tesi del SAB il quale sosteneva che l’esubero della scuola media e superiore non poteva incidere sui posti vacanti, dopo i trasferimenti e le immissioni in ruolo normali, delle scuole dell’infanzia e primaria che presentavano disponibilità di posti sul sostegno.
 Il recupero su Cosenza porterà benefici anche nelle altre province calabresi che a loro volta avevano subito una decurtazione di posti per effetto dell’esubero di Cosenza pari a – 68 posti.
 I criteri di ripartizione dei 6 posti saranno stabiliti nell’incontro odierno pomeridiano con l’ATP di Cosenza.
F.to prof. Francesco Sola segretario generale SAB

Decreto scuola-scatti: M5S presenta in VII Commissione Senato emendamenti

Decreto scuola-scatti: M5S presenta in VII Commissione Senato emendamenti Anief

 

Su ripristino primo gradone stipendiale per neo-assunti dal 2011, pagamento scatti di anzianità a precari su posti vacanti e disponibili, ricostruzione di carriera per intero servizio pre-ruolo (1.15) e trattamento economico personale ATA di cui art. 50, CCNL (1.16), e come riformulati su correzione del testo governativo (da 1.2 a 1.5).

 

Superato il vaglio di ammissibilità da parte del relatore, l’esame è stato rinviato a dopo la formazione del nuovo Governo anche per la particolare attenzione presentata dal presidente della Commissione, dai senatori del PD, M5S, LN e Misto agli scatti per gli ATA (1.17, 1.19, 1.20, 1.9, 1.0.5). L’ordine del giorno G/1254/1/7 del M5S chiede di trovare le risorse non più dal MOF.

 

Anief era stata audita dalla VII commissione il 5 febbraio 2014. Nel frattempo la Corte di giustizia europea ha fissato per il 27 marzo 2014 le date delle udienze sulle cause rimesse dal giudice del lavoro di Napoli e della Corte costituzionale sulla stabilizzazione dei precari della scuola, dopo le Osservazioni scritte dalla Commissione Europea sulla violazione del diritto dell’Unione e l’ultimatum lanciato il 20 novembre scorso sul trattamento economico del personale precario.

 

A tal proposito Anief ha riaperto i termini per ricorrere e ottenere la stabilizzazione o un adeguato risarcimento economico per i precari che hanno svolto più di 36 mesi di servizio nell’ultimo decennio su posti vacanti e disponibile mettendo a disposizione anche un’istanza di accesso agli atti. Per info, scrivi a r.ruolo@anief.net.

 

Sugli scatti biennali per il personale precario, così come sulla ricostruzione per intero del pre-ruolo (e non dei soli primi 4 anni), e sulla progressione economica dei neo-assunti con relativa disapplicazione del contratto del 4 agosto del 2011 e il riconoscimento del primo gradone stipendiale, da tempo l’Anief ha attivato un contenzioso presso i tribunali del lavoro. Per aderire o info consulta la sezione del sito www.anief.org alla sezione Ricorsi.

 

 

Emendamenti

 

(1254) Conversione in legge del decreto-legge 23 gennaio 2014, n. 3, recante disposizioni temporanee e urgenti in materia di proroga degli automatismi stipendiali del personale della scuola

 

1.15

BOCCHINO, MONTEVECCHI, BIGNAMI, SERRA

Dopo il comma 4, aggiungere il seguente:

«4-bis. Sono corrisposti a partire dall’anno scolastico 2014-2015 gli scatti di anzianità maturati dal personale precario che ha stipulato un contratto annuale al 31 agosto, ai sensi dell’articolo 53, terzo comma, della legge 11 luglio 1980, n. 312. Il servizio pre-ruolo è valutato per intero in deroga a quanto previsto dall’articolo 3 del decreto-legge 19 giugno 1970, n. 370, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 luglio 1970, n. 576, e dall’articolo 485 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, nonché dai contratti vigenti, nel rispetto della direttiva 1999/70/CE. Inoltre, è abrogato il CCNL 4 agosto 2011 del comparto scuola e per il personale neo-assunto si applicano le fasce stipendiali dei contratti di comparto previgenti. All’attuazione del presente comma si provvede mediante utilizzo delle risorse di cui all’articolo 64, comma 9, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133».

 

1.16

BIGNAMI, BOCCHINO, MONTEVECCHI, SERRA

Dopo il comma 4, aggiungere il seguente:

«4-bis. L’articolo 9 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, non trova applicazione per il trattamento economico acquisito a seguito di procedura concorsuale per titolo ed esami espletata dal personale ATA di cui all’articolo 50 del contratto collettivo nazionale di lavoro 2006-2009. Gli eventuali mancati introiti degli importi corrispondenti alle riduzioni di spesa previsti dall’articolo 5, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, da versare al bilancio dello Stato per essere riassegnati al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 dicembre 2003, n. 398, potranno recuperarsi attraverso la riduzione del capitolo specifico del Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (MOF) per le funzioni aggiuntive del personale ATA, nonché dalle economie di spesa derivanti dalle cessazioni di personale beneficiario delle posizioni per gli anni scolastici 2014-2015, 2015-2016 e 2016-2017».

 

 

 

1.1

PETRAGLIA, DE PETRIS, URAS

Sostituire l’articolo con il seguente:

«Art. 1.

(Posizioni stipendiali e trattamenti economici del personale scolastico)

        1. Non sono adottati i provvedimenti di retrocessione a una classe stipendiale inferiore del personale scolastico che ne abbia acquisita una superiore nell’anno 2013 in virtù dell’anzianità economica attribuita nel medesimo anno. Non sono, inoltre, adottati i provvedimenti di recupero dei pagamenti già effettuati a partire dal 1º gennaio 2013 in esecuzione dell’acquisizione di una nuova classe stipendiale.

2. In relazione alla mancata adozione dei provvedimenti di cui al comma 1, è accantonata la somma di euro 120 milioni a valere sulle somme iscritte nel conto dei residui sul Fondo di cui all’articolo 64, comma 9, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, di cui 58,1 milioni relativi a somme già corrisposte nell’anno 2013. Rimane salva la facoltà di disporre delle predette somme con la sessione negoziale.

3. Attesa la specifica modulazione temporale delle misure di blocco della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici di cui all’articolo 9, comma 23, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, come prorogato dall’articolo 1, comma 1, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica 4 settembre 2013, n. 122, per il personale della scuola non trova applicazione per l’anno 2014, nell’ambito degli stanziamenti di bilancio relativi alle competenze stipendiali, ed in relazione alle disposizioni di cui al citato comma 23, l’articolo 9, comma 1, del predetto decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, come prorogato dall’articolo 1, comma 1, lettera a), del citato decreto del Presidente della Repubblica 4 settembre 2013, n. 122.

4. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio».

 

1.2

BOCCHINO, MONTEVECCHI, BIGNAMI, SERRA

Sostituire il comma 1 con il seguente:

«1. Ai fini della maturazione dell’anzianità stipendiale, espressamente finalizzata al recupero dell’utilità degli anni 2012 e 2013, non sono adottati i provvedimenti di retrocessione a una classe stipendiale inferiore del personale scolastico che ne abbia acquisita una superiore nell’anno 2013, in virtù dell’anzianità economica attribuita nel medesimo anno compreso chi abbia maturato i requisiti per l’accesso al trattamento pensionistico. Non sono, inoltre, adottati i provvedimenti di recupero dei pagamenti già effettuati a partire dal 1º gennaio 2013 in esecuzione dell’acquisizione di una nuova classe stipendiale».

Conseguentemente:

a) al comma 2, al primo periodo, sopprimere le parole: «fino alla conclusione della sessione negoziale di cui al medesimo comma 1,»;

b) al comma 2, sostituire il secondo periodo con il seguente: «Ai maggiori oneri derivanti dalle disposizioni di cui al comma 1 si provvede mediante utilizzo di quota parte delle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni di cui al comma 4-quinquies»;

c) sopprimere il comma 3;

d) dopo il comma 4, inserire i seguenti:

«4-bis. All’articolo 1, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 4 settembre 2013, n. 122, sono apportate le seguenti modifiche:

a) la lettera b) è soppressa;

b) dopo la lettera c), è aggiunta la seguente:

c-bis) le disposizioni di cui alla lettera c) non si applicano al personale scolastico docente e ATA”.

4-ter. All’articolo 1, comma 453, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, sono aggiunte in fine le seguenti parole: ”Le disposizioni di cui al presente comma non si applicano al personale scolastico docente e ATA”.

4-quater. Ai maggiori oneri derivanti dalle disposizioni di cui al presente articolo, si provvede mediante utilizzo di quota parte delle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni di cui al comma 4-quinquies del presente articolo.

4-quinquies. Al comma 6 dell’articolo 2 del decreto-legge 13 agosto 2011, n.138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, le parole: ”20 per cento” sono sostituite dalle seguenti: ”23 per cento”».

 

1.3

BOCCHINO, MONTEVECCHI, BIGNAMI, SERRA

Sostituire il comma 1 con il seguente:

«1. Ai fini della maturazione dell’anzianità stipendiale, espressamente finalizzata al recupero dell’utilità degli anni 2012 e 2013, non sono adottati i provvedimenti di retrocessione a una classe stipendiale inferiore del personale scolastico che ne abbia acquisita una superiore nell’anno 2013, in virtù dell’anzianità economica attribuita nel medesimo anno compreso chi abbia maturato i requisiti per l’accesso al trattamento pensionistico. Non sono, inoltre, adottati i provvedimenti di recupero dei pagamenti già effettuati a partire dal 1º gennaio 2013 in esecuzione dell’acquisizione di una nuova classe stipendiale».

Conseguentemente:

a) al comma 2, al primo periodo, sopprimere le parole: «fino alla conclusione della sessione negoziale di cui al medesimo comma 1,»;

b) al comma 2, sostituire il secondo periodo con il seguente: «Ai maggiori oneri derivanti dalle disposizioni di cui al comma 1 si provvede mediante utilizzo di quota parte delle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni di cui al comma 4-quinquies»;

c) sopprimere il comma 3;

d) dopo il comma 4, inserire i seguenti:

«4-bis. All’articolo 1, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 4 settembre 2013, n. 122, sono apportate le seguenti modifiche:

a) la lettera b) è soppressa;

b) dopo la lettera c), è aggiunta la seguente:

c-bis) le disposizioni di cui alla lettera c) non si applicano al personale scolastico docente e ATA”.

4-ter. All’articolo 1, comma 453, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, sono aggiunte in fine le seguenti parole: ”Le disposizioni di cui al presente comma non si applicano al personale scolastico docente e ATA”.

4-quater. Ai maggiori oneri derivanti dalle disposizioni di cui al presente articolo, si provvede mediante utilizzo del Fondo di cui all’articolo 64, comma 9, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, fino a capienza; per la parte eccedente, si provvede mediante utilizzo di quota parte delle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni di cui al comma 4-quinquies del presente articolo.

4-quinquies. Al comma 6 dell’articolo 2 del decreto-legge 13 agosto 2011, n.138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, le parole: ”20 per cento” sono sostituite dalle seguenti: ”22 per cento”».

 

1.4

BOCCHINO, MONTEVECCHI, BIGNAMI, SERRA

Sostituire il comma 1 con il seguente:

«1. Ai fini della maturazione dell’anzianità stipendiale, espressamente finalizzata al recupero dell’utilità dell’anno 2012, fermo restando quanto previsto dall’articolo 1, comma 1, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica 4 settembre 2013, n. 122, non sono adottati i provvedimenti di retrocessione a una classe stipendiale inferiore del personale scolastico che ne abbia acquisita una superiore nell’anno 2013, in virtù dell’anzianità economica attribuita nel medesimo anno. Non sono, inoltre, adottati i provvedimenti di recupero dei pagamenti già effettuati a partire dal 1º gennaio 2013 in esecuzione dell’acquisizione di una nuova classe stipendiale».

Conseguentemente:

a) al comma 2, al primo periodo, sopprimere le parole: «fino alla conclusione della sessione negoziale di cui al medesimo comma 1,»;

b) al comma 2, sostituire il secondo periodo con il seguente: «Ai maggiori oneri derivanti dalle disposizioni di cui al comma 1 si provvede mediante utilizzo di quota parte delle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni di cui al comma 4-quater.»;

c) sopprimere il comma 3;

d) dopo il comma 4, inserire i seguenti:

«4-bis. All’articolo 1, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 4 settembre 2013, n. 122, sono apportate le seguenti modifiche:

a) la lettera b) è soppressa;

b) dopo la lettera c), è aggiunta la seguente:

c-bis) le disposizioni di cui alla lettera c) non si applicano al personale scolastico docente e ATA”.

4-ter. All’articolo 1, comma 453, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, sono aggiunte in fine le seguenti parole: ”Le disposizioni di cui al presente comma non si applicano al personale scolastico docente e ATA”.

4-quater. Ai maggiori oneri derivanti dalle disposizioni di cui al presente articolo, si provvede mediante utilizzo di quota parte delle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni di cui al comma 4-quinquies del presente articolo.

4-quinquies. Al comma 6 dell’articolo 2 del decreto-legge 13 agosto 2011, n.138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, le parole: ”20 per cento” sono sostituite dalle seguenti: ”23 per cento”».

 

1.5

BOCCHINO, MONTEVECCHI, BIGNAMI, SERRA

Sostituire il comma 1 con il seguente:

«1. Ai fini della maturazione dell’anzianità stipendiale, espressamente finalizzata al recupero dell’utilità dell’anno 2012, fermo restando quanto previsto dall’articolo 1, comma 1, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica 4 settembre 2013, n. 122, non sono adottati i provvedimenti di retrocessione a una classe stipendiale inferiore del personale scolastico che ne abbia acquisita una superiore nell’anno 2013, in virtù dell’anzianità economica attribuita nel medesimo anno. Non sono, inoltre, adottati i provvedimenti di recupero dei pagamenti già effettuati a partire dal 1º gennaio 2013 in esecuzione dell’acquisizione di una nuova classe stipendiale».

Conseguentemente:

a) al comma 2, al primo periodo, sopprimere le parole: «fino alla conclusione della sessione negoziale di cui al medesimo comma 1,»;

b) al comma 2, sostituire il secondo periodo con il seguente: «Ai maggiori oneri derivanti dalle disposizioni di cui al comma 1 si provvede mediante utilizzo di quota parte delle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni di cui al comma 4-quater.»;

c) sopprimere il comma 3;

d) dopo il comma 4, inserire i seguenti:

«4-bis. All’articolo 1, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 4 settembre 2013, n. 122, sono apportate le seguenti modifiche:

a) la lettera b) è soppressa;

b) dopo la lettera c), è aggiunta la seguente:

c-bis) le disposizioni di cui alla lettera c) non si applicano al personale scolastico docente e ATA”.

4-ter. All’articolo 1, comma 453, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, sono aggiunte in fine le seguenti parole: ”Le disposizioni di cui al presente comma non si applicano al personale scolastico docente e ATA”.

4-quater. Ai maggiori oneri derivanti dalle disposizioni di cui al presente articolo, si provvede mediante utilizzo del Fondo di cui all’articolo 64, comma 9, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, fino a capienza; per la parte eccedente, si provvede mediante utilizzo di quota parte delle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni di cui al comma 4-quinquies del presente articolo.

4-quinquies. Al comma 6 dell’articolo 2 del decreto-legge 13 agosto 2011, n.138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n.148, le parole: ”20 per cento” sono sostituite dalle seguenti: ”22 per cento”».

 

1.10

ANITORI

Sopprimere il comma 3.

 

1.11

MONTEVECCHI, BOCCHINO, BIGNAMI, SERRA

Al comma 3, in fine, sostituire le parole: «e resta acquisita all’erario», con le seguenti: «per essere riassegnata a favore dello stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, nell’ambito della Missione 1. Istruzione scolastica».

 

1.12

CENTINAIO

Dopo il comma 3, aggiungere il seguente:

«3-bis. Il comma 45 dell’articolo 1 della legge 24 dicembre 2012, n. 228, è sostituito dal seguente:

”45. A decorrere dall’anno scolastico 2013-2014 la liquidazione del compenso per l’incarico di cui al comma 44 è effettuata ai sensi dell’articolo 2, comma 4, decreto legislativo n. 165 del 2001 in misura pari alla differenza tra il trattamento previsto per il Direttore dei servizi generali e amministrativi al livello iniziale della progressione economica e quello iniziale dell’assistente amministrativo incaricato, cui si aggiungono le posizioni economiche orizzontali eventualmente acquisite”».

 

1.13

MONTEVECCHI, BOCCHINO, BIGNAMI, SERRA

Al comma 4 sostituire le parole: «non trova applicazione per l’anno 2014», con le seguenti: «non trova applicazione per gli anni 2013-2014».

Conseguentemente, dopo il comma 4, inserire i seguenti:

«4-bis. All’articolo 1, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 4 settembre 2013, n. 122, sono apportate le seguenti modifiche:

a) la lettera b) è soppressa;

b) dopo la lettera c), è aggiunta la seguente:

“c-bis. Le disposizioni di cui alla lettera c) non si applicano al personale scolastico docente e ATA”.

4-ter. All’articolo 1, comma 453, della legge 27 dicembre 2013, n. 147 sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: “Le disposizioni di cui al presente comma non si applicano al personale scolastico docente e ATA.”

4-quater. Ai maggiori oneri derivanti dalle disposizioni di cui ai commi 4-bis e 4-ter, si provvede mediante utilizzo del Fondo di cui all’articolo 64, comma 9, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n.133, fino a capienza; per la parte eccedente, si provvede mediante l’utilizzo di quota parte delle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni di cui al comma 4-quinquies del presente articolo.

4-quinquies. Al comma 6 dell’articolo 2 del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n.148, le parole: “20 per cento” sono sostituite dalle seguenti: “22 per cento”».

 

1.14

TOCCI, DI GIORGI, IDEM

Al comma 4, sopprimere le parole: «, nell’ambito degli stanziamenti di bilancio relativi alle competenze stipendiali,».

 

1.17

SERRA, BOCCHINO, MONTEVECCHI, BIGNAMI

Dopo il comma 4, aggiungere il seguente:

«4-bis. Al personale ATA a tempo indeterminato che svolga, a seguito della selezione e della specifica formazione, le funzioni e le attività aggiuntive previste dalle posizioni economiche finalizzate alla valorizzazione professionale di cui all’articolo 50 del contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) relativo al personale del Comparto Scuola per il quadriennio normativo 2006-2009, sono riconosciute le indennità di cui all’articolo 50, comma 1, del citato CCNL».


1.19

PETRAGLIA, DE PETRIS, URAS

Dopo il comma 4, aggiungere il seguente:

«4-bis. Per gli anni 2011, 2012 e 2013, l’articolo 9, comma 1, del decreto-legge 31 maggio, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, non trova applicazione nei confronti del personale ATA della scuola con riguardo alle posizioni economiche orizzontali attribuite per lo svolgimento delle ulteriori e più complesse mansioni già svolte nei suddetti anni».

 

1.20

ANITORI

Dopo il comma 4, aggiungere il seguente:

«4-bis. Per il triennio 2011-2013 si riconferma la validità delle classi stipendiali attribuite al personale ATA, in particolare della prima e seconda posizione economica di cui all’articolo 2, commi 2 e 3, della sequenza contrattuale 25 luglio 2008, ottenute attraverso una prova concorsuale, in deroga al comma 1 dell’articolo 9 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 luglio 2010, n. 122. All’onere derivante dall’applicazione del presente comma, si provvede attraverso corrispondente riduzione del fondo di cui alla legge 18 dicembre 1997, n. 440».


1.9

CENTINAIO

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

«2-bis. Alle posizioni economiche orizzontali acquisite ed erogate al personale ATA con decorrenza dal 1º settembre 2011 non si applica l’articolo 9, commi 1 e 21, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122».

 

 

1.0.5 (testo 2)

MARCUCCI, DI GIORGI, IDEM, MARTINI, MINEO, TOCCI, ZAVOLI

Dopo l’articolo 1, aggiungere il seguente:

«Art. 1-bis

(Posizioni economiche personale ATA)

 

1. Non sono soggette a recupero le somme già corrisposte al personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola per le posizioni economiche orizzontali attribuite per gli anni 2011, 2012 e 2013 in virtù della sequenza contrattuale del 25 luglio 2008. Alle conseguenti minori entrate per lo Stato, pari ad euro 17 milioni per l’esercizio finanziario 2014, si dà copertura mediante corrispondente riduzione, per l’esercizio finanziario 2014, dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 4 della legge 18 dicembre 1997, n. 440, confluita nel Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche di cui all’articolo 1, comma 601, della legge 27 dicembre 2006, n. 296.

2. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare con propri decreti le occorrenti variazioni di bilancio».

 

Ordini del giorno

 

G/1254/1/7

BOCCHINO, BIGNAMI, SERRA, MONTEVECCHI

Il Senato della Repubblica,

in sede di esame dell’A.S. n. 1254 (Conversione in legge del decreto-legge 23 gennaio 2014, n. 3, recante disposizioni temporanee e urgenti in maniera di proroga degli automatismi stipendiali del personale della scuola),

premesso che:

il decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78 (Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica) prevede all’articolo 9 una serie di provvedimenti relativi al contenimento della spesa in materia di pubblico impiego e, in particolare, al comma 23 una speciale disciplina che concerne il comparto scuola volta a bloccare nello specifico il sistema degli scatti stipendiali del personale per gli anni 2010-2011-2012;

la lettera b) del comma 1 dell’articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 4 settembre 2013, n. 122, estende al personale della Scuola il blocco degli scatti stipendiali anche per l’anno 2013;

considerato che:

il personale scolastico, com’è ampiamente noto, usufruisce di precisi scatti stipendiali cadenzati negli anni dal momento che, in tale settore della Pubblica Amministrazione, non sono previsti incrementi economici legati a un percorso di avanzamento di carriera;

il meccanismo degli scatti stipendiali si basa su un sistema di valorizzazione del personale legato alla semplice anzianità di servizio;

considerato altresì che:

in applicazione del decreto-legge n. 78 del 2010 citato, e successive modificazioni, il personale scolastico ha subito e continuerà a subire un impoverimento progressivo, causato non solo dal blocco degli scatti stipendiali ma anche dal mancato rinnovo contrattuale fermo ormai a far tempo dal 2009;

rilevato inoltre che:

la retribuzione degli insegnanti italiani è di gran lunga inferiore rispetto a quella dei colleghi europei e si caratterizza non solo per l’esiguità ma anche per la mancanza d’incrementi nonché per il raggiungimento del massimo salariale solo dopo il 35º anno di attività;

il comparto Scuola assiste ormai da decenni a insistiti tagli che ne hanno minato le fondamenta stesse, mettendone a repentaglio il buon funzionamento e in conseguenza dei quali si è delegato di fatto alla buona volontà e all’intraprendenza di tutto il personale che ha svolto la propria attività con senso del dovere e di responsabilità;

impegna il Governo:

a intervenire con sollecitudine, anche con provvedimenti di carattere normativo, per porre fine al blocco degli scatti stipendiali, unica possibilità per il personale di incrementare la propria retribuzione;

a reperire le risorse finanziarie necessarie da fonti «esterne» al comparto scolastico, diverse da quelle del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca in modo da favorire il rilancio di un settore strategico per il Paese com’è quello della conoscenza.

 

G/1254/2/7

PEZZOPANE, MANASSERO

Il Senato,

in sede di esame dell’A.S. n. 1254 (Conversione in legge del decreto-legge 23 gennaio 2014, n. 3, recante disposizioni temporanee e urgenti in materia di proroga degli automatismi stipendiali del personale della scuola);

premesso che:

in sede di esame del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, recante interventi urgenti in materia di istruzione, università e ricerca, il Governo accolse l’ordine del giorno G15.105 (testo 2) che impegnava lo stesso «a valutare l’opportunità di introdurre la previsione dell’esplicita applicazione nel comparto scuola dell’articolo 66, commi 6 e 7, del Contratto collettivo nazionale del lavoro del 4 agosto 1995, garantendo così il riconoscimento dell’intera anzianità di servizio anche ai Direttori dei servizi generali ed amministrativi inquadrati prima del 2003»;

come già evidenziato nel citato ordine del giorno, i Direttori dei servizi generali ed amministrativi del comparto scuola, già responsabili amministrativi, sono stati inquadrati nel nuovo profilo a far data dal 10 settembre 2000, ai sensi dell’articolo 34 del Contratto collettivo nazionale del lavoro (CCNL) del 26 maggio 1999;

agli stessi, a livello retributivo, è stato applicato il meccanismo della temporizzazione ai sensi dell’articolo 8 del CCNL del 15 marzo 2001, il che ha comportato una forte decurtazione dell’anzianità di servizio;

l’Amministrazione avrebbe dovuto applicare il disposto dell’articolo 66, comma 6, del CCNL 1995, ai sensi del quale «restano confermate, al fine del riconoscimento dei servizi di ruolo e non di ruolo eventualmente prestati anteriormente alla nomina in ruolo e alla conseguente stipulazione del contratto individuale di lavoro a tempo indeterminato, le norme di cui al decreto-legge 19 giugno 1970, n. 370, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 luglio 1970, n. 576, e successive modificazioni ed integrazioni, nonché le relative disposizioni di applicazione, cosi come definite dall’articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica 23 agosto 1988, n. 399»;

la disposizione ex citato articolo 66 espressamente richiama l’articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 399 del 1988, ed è stata da ultimo confermata dall’articolo 142 del CCNL del 24 luglio 2003, secondo il quale «continua a trovare applicazione nel comparto scuola l’articolo 66, commi 6 e 7, del Contratto collettivo nazionale del lavoro del 4 agosto 1995»;

il Ministro della pubblica istruzione con circolare del 19 marzo 2007 ha esplicitamente disposto il riconoscimento dell’intera anzianità di servizio e quindi l’applicazione del citato articolo 66 in favore dei Direttori dei servizi generali ed amministrativi inquadrati a partire dal 1º settembre 2003;

il riconoscimento dell’intera anzianità di servizio è avvenuto solo per una parte del citato personale;

tutto questo considerato, non può sostenersi che l’articolo 8 del CCNL del 2001 abbia abrogato la disposizione di cui all’articolo 66, comma 6, del CCNL del 1995, proprio in quanto il contratto 2003, escludendo dal novero delle norme da disapplicarsi l’articolo 66, comma 6, induce a ritenere che tale articolo sia allo stato ancora vigente, altrimenti il CCNL avrebbe dovuto reintrodurre la norma e non limitarsi ad affermare la sua salvaguardia;

impegna il Governo:

a rendere una quantificazione precisa del personale in questione cui è stata riconosciuta l’intera anzianità di servizio;

a dare seguito all’impegno preso con l’accoglimento dell’ordine del giorno G15.105 (testo 2) al fine di garantire il riconoscimento dell’intera anzianità di servizio anche a quei Direttori dei servizi generali ed amministrativi inquadrati prima del 2003, a tutt’oggi esclusi da detto riconoscimento.

 

G/1254/3/7

SERRA, BOCCHINO, BIGNAMI, MONTEVECCHI

Il Senato,

in sede di esame dell’A.S. n. 1254 (Conversione in legge del decreto-legge 23 gennaio 2014, n. 3, recante misure urgenti in materia di proroga degli automatismi stipendiali del personale della scuola),

premesso che:

con nota del 27 dicembre 2013 il MEF annunciava un prelievo dagli stipendi del personale della scuola fino a 150 euro a seguito del blocco delle retribuzioni determinato dal decreto-legge n. 78 del 2010, prorogato con decreto del Presidente della Repubblica n. 122 del 4 settembre 2013;

in data 9 dicembre 2013 il MEF informava il MIUR che avrebbe proceduto al calcolo e al recupero delle somme relative agli scatti e che a seguito di ciò il MIUR avrebbe dovuto adottare i provvedimenti del caso. Tuttavia, in mancanza dell’adozione degli stessi, il MEF chiedeva ai docenti degli istituti italiani di restituire gli scatti stipendiali, già percepiti nel 2013, con una trattenuta di 150 euro mensili a partire dal mese di gennaio 2014;

in data successiva il Presidente del Consiglio chiariva che i docenti non avrebbero dovuto restituire gli scatti stipendiali percepiti nel 2013 come prevedeva la nota del Ministero delle finanze diramata il 27 dicembre 2013, in esecuzione di un decreto approvato nell’ottobre 2013;

da ultimo, con l’approvazione del decreto legge n. 3 del 23 gennaio 2014, il Consiglio dei ministri definiva la questione in oggetto garantendo il mantenimento degli aumenti stipendiali ricevuti nel 2013 e, al contempo, la conservazione del nuovo livello retributivo;

considerato che:

da tali fatti emerge, a ragione, un sistema farraginoso caratterizzato da un modus operandi patologico, idoneo a trasmettere ischemie al sistema scolastico, più volte denunciate ma non ancora concretamente risolte;

considerato inoltre che:

coloro che intendevano presentare a partire da gennaio 2014 la domanda di pensionamento, avendo maturato lo scatto nel 2013, a seguito del congelamento degli anni 2012 e 2013, per far valere lo scatto stipendiale sulla pensione e sulla liquidazione dovrebbero aspettare un ulteriore anno;

la nota del 27 dicembre del MEF, infatti, aveva quale risultato la retrocessione nella posizione stipendiale di coloro che hanno avuto lo scatto da settembre 2013, causando un danno a quei pensionandi che avevano programmato il pensionamento da settembre 2014 a seguito della maturazione dello scatto, dovendo, in tal modo, posticipare di un anno al fine di poterlo vantare sulla pensione e sulla liquidazione;

impegna il Governo:

a non adottare ai fini della maturazione dell’anzianità stipendiale, espressamente finalizzata al recupero dell’utilità degli anni 2012 e 2013, provvedimenti di retrocessione a una classe stipendiale inferiore, per il personale scolastico che ne abbia già acquisita una superiore nell’anno 2013, in virtù dell’anzianità economica riconosciuta nel medesimo anno, per coloro che abbiano già maturato i requisiti per l’accesso al trattamento pensionistico.

Azzerata l’indennità: i bidelli incaricati si rifiutano di pulire gli alunni disabili

da Corriere della Sera

Cgil e Fish sostengono la protesta

Azzerata l’indennità: i bidelli incaricati si rifiutano di pulire gli alunni disabili

Tagliati  1.000 euro l’anno dal contratto. Mobilitazione il 21 febbraio.

(Fotogramma)Da venerdì 21 febbraio gli alunni disabili potrebbero non trovare nessuno, a scuola, che si occupi della loro igiene e pulizia personale. Un problema serio, per loro, per le loro famiglie e per quell’integrazione scolastica che da tanti anni e con tanti sforzi si cerca ogni giorno di realizzare e rafforzare. Il personale Ata, sostenuto da Fish (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e Flc-Cgil, darà il via, quel giorno, a una mobilitazione, per protestare contro la revoca dell’indennità economica riconosciuta, finora, a chi fosse formalmente incaricato di provvedere a questo compito.

L’INDENNITÀ –  A spiegare la questione è Salvatore Nocera, vicepresidente della Fish. «Il contratto collettivo del 2003 prevede che la pulizia e l’igiene personale degli alunni disabili spettino ai bidelli, ma solo quando siano espressamente incaricati dal preside, previo corso di 40 ore e a fronte di un’indennità di circa 1.000 euro l’anno. Ora, poiché tale indennità entra nella base pensionabile, il ministero l’ha interpretata come un aumento di stipendio e come tale, in base alla legge del 2011 che vietava tutti gli aumenti agli statali, ha ritenuto di eliminarla».

RESTITUIRE GLI IMPORTI PERCEPITI – Secondo quanto riportato dal Redattore Sociale, il ministero, chiede addirittura che siano restituite le indennità percepite dal 2011 a oggi. «Questo è fuori discussione e, se pure lo Stato facesse causa ai bidelli che non restituiscano l’importo, la perderebbe», dice Nocera.

«REINTRODURRE» – Ciò che preoccupa di più è però ciò che accadrà se il governo non farà un passo indietro: a partire da fine febbraio, i bidelli incaricati non riceveranno più quella indennità. È questo il motivo per cui, a partire dal 21, inizieranno la mobilitazione, rifiutandosi di provvedere a questa mansione. «Il ministero dovrà decidere: o reintrodurrà l’indennità, o dovrà affidare la mansione a un’altra figura, spendendo sicuramente di più». «Chiediamo al prossimo ministro dell’Economia di riprendere in considerazione la norma e reintrodurre l’indennità», dice l’organizzazione sindacale.

“Test a scuola, troppe false partenze”

da La Stampa

il mondo dell’educazione e il problema dei giudizi

“Test a scuola, troppe false partenze”

Il report della Fondazione Agnelli: “Verifiche inutili se gli insegnanti  le vivono come una ghigliottina”
roma

Ma la scuola italiana deve utilizzare per forza i test Invalsi e tutto quello che li circonda? Se lo chiede la Fondazione Agnelli nel suo ultimo rapporto tutto dedicato alla valutazione della scuola, mettendo per la prima volta un punto interrogativo nel suo giudizio sulla complessa macchina che dovrebbe permettere agli istituti italiani di capire chi sono, dove vanno e perché.

Dietro questo dubbio si nasconde una provocazione ma soprattutto un giudizio molto severo su quello che è accaduto in Italia negli ultimi quindici anni. «False partenze, cambiamenti di direzione, incapacità di comunicare con chiarezza gli obiettivi, inaccuratezze tecniche hanno finito per rendere una parte assai consistente dei docenti ostile alla valutazione, in misura superiore a quanto è successo in altri Paesi, dove pure non tutto è filato sempre liscio». Insomma per gli insegnanti ancora oggi i test sono considerati soltanto un modo per «farli fuori». E quindi la gran parte di loro restano diffidenti. Ma come sperare che la macchina funzioni senza di loro? Abbiamo compreso – scrive la Fondazione – che «senza un’ampia adesione della scuola anche il più perfetto dei sistemi di valutazione è destinato a sicuro fallimento».

D’altra parte perché le scuole funzionino «della valutazione si può fare a meno». Alcuni dei sistemi di maggior successo nel mondo ne sono del tutto privi. «Quando le qualità professionali del personale sono uniformemente elevate le scuole tendono a funzionare bene comunque, che ci sia o non ci sia valutazione». Non è quello che si può dire dell’Italia dove «flussi decennali di assunzioni legate alla sola anzianità, senza concorsi che verifichino le competenze degli aspiranti docenti, senza prospettive di carriera o di sviluppo professionale, senza alcun investimento pubblico in formazione, comportino un rischio elevato che la scuola sempre più possa attrarre persone di modesta qualità professionale, poco motivate o che scelgono l’insegnamento perché prive di alternative». Non è sempre così, precisa il rapporto, ma è anche vero che un sistema che «paga poco, chiede poco, offre poco» difficilmente può contare ancora a lungo su una nuova leva di insegnanti super-motivati e super-preparati come spesso se ne trovano ancora oggi.

A queste condizioni, quindi, il sistema di valutazione è necessario. Senza si rischia grosso. Diventerebbero sempre più forti «le spinte verso un sistema fortemente polarizzato con poche scuole eccellenti e molte inadeguate». Chi ha la possibilità abbandonerebbe il sistema pubblico per concentrarsi ancora di più nelle scuole d’élite lasciando le scuole statali al loro destino.

Per salvare la valutazione in Italia, secondo la Fondazione Agnelli, bisogna coinvolgere i professori, garantendo «maggiore trasparenza nei criteri di scelta dei collaboratori» dell’Invalsi, evitando «l’immagine di un circolo ristretto». Bisogna comunicare meglio i vantaggi legati alla valutazione mentre il Miur «ha mantenuto una certa ambiguità sugli utilizzi futuri» dando adito a dubbi e sospetti.

È necessario, invece sganciare del tutto i risultati della valutazione da qualsiasi tipo di premio o di punizione. Ed evitare anche che le prove siano utilizzate per valutare contemporaneamente ragazzi, scuole e prof perché «si creano i presupposti per la loro manipolazione». Quale insegnante si immolerebbe, in nome di non si sa bene che cosa?

Ci vorrebbe anche un’idea sulla scuola «che rimanga costante» per un periodo più lungo dell’anno o poco più in cui restano in carica i ministri e quindi che si segua «la rotta scelta anche in presenza di eventi non così infrequenti sulla scena italiana come il cambio del ministro o del presidente dell’Invalsi».

Per evitare trucchi e boicottaggi, secondo la Fondazione Agnelli, il premio per gli istituti deve essere l’autonomia, la libertà. I migliori «avendo dimostrato di avere la capacità di autogestirsi, potrebbero ottenere margini crescenti di libertà amministrativa, organizzativa e di gestione delle risorse». Potrebbero, ad esempio, chiamare direttamente i docenti attraverso procedure trasparenti, oppure disporre liberamente di fondi per la formazione dei docenti.

“Inutile sperimentare senza rivedere i programmi”

da Tecnica della Scuola

“Inutile sperimentare senza rivedere i programmi”
di P.A.
In una intervista, il prof Tullio De Mauro, linguista e già ministro dell’Istruzione, pur vedendo con favore l’obiettivo di accorciare il ciclo di studi, è molto critico circa le modalità intraprese finora.
“Non ridurrei la questione a un semplice problema di età e dì tempi. Ovviamente ci sono molti motivi, sia di confronto internazionale sia di qualità dell’istruzione, che ci spingono a portare da 13 a 12 anni la permanenza nella scuola, ma è inutile sperimentare senza rivedere in toto il problema della formazione complessiva. Negli anni 80, ci fu un largo dibattito sulla scuola e con il sottosegretario Brocca venne realizzato uno studio molto serio per la revisione del nostro sistema didattico. Poi i governi successivi cancellarono tutto”. Tuttavia, su una cosa il prof De Mauro è certo: “Non taglierei assolutamente il ciclo di base. Sarebbe un grave errore perché per colmare i nostri deficit dobbiamo lavorare molto negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. Inoltre i nostri studenti in questa fase riportano i migliori risultati nel confronto internazionale. Quindi se vogliamo uscire a 18 anni, meglio dare una sforbiciata alle superiori. Dovremmo poi chiarirci anche sul concetto del “tagliare”: i tagli realizzati in maniera lineare non sono mai serviti a molto. Ecco che perché ribadisco che alla base di un’operazione come questa ci dovrebbe essere un ripensamento generale dei programmi e dell’assetto della scuola superiore. Ovviamente ritocchi seri, non come quelli apportati dal ministro Gelmini che non hanno cambiato minimamente la funzione dell’Istruzione pubblica”. Allo stesso modo se si parla di sperimentazioni che devono però prevedere per esempio “un piano straordinario di formazione degli insegnanti di inglese. Ma siamo molto lontani da tale obiettivo. Stesso discorso per la tecnologia: puntiamo ad un rafforzamento della materia e poi casomai non abbiamo professori adeguati ad insegnarla”. In ogni caso, conclude De Mauro, l’uscita a 18 anni è un “obiettivo giusto, anche perché aiuterebbe anche i nostri laureati e dottorati ad anticipare e terminare prima l’università”.

Ex Lsu, il Governo prende tempo: per ora nessuno verrà licenziato

da Tecnica della Scuola

Ex Lsu, il Governo prende tempo: per ora nessuno verrà licenziato
di A.G.
Nel secondo giorno di sciopero nel napoletano – con 70 istituti rimasti chiusi, momenti di tensione a Pozzuoli e il direttore dell’Usr che alza la voce (“Ora basta”) – arriva qualche segnale incoraggiante: sarà concessa una proroga di un mese e il 28 febbraio nessuno dei 24 mila interessati andrà a casa. Ma i sindacati confermano gli scioperi del 3 (Usb) e 4 marzo (Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltrasporti Uil).
Non si placano le proteste degli addetti ex Lsu e dei cosiddetti Appalti Storici coinvolti da una vertenza della scuola per i forti tagli ai finanziamenti della categoria decisi dal Governo uscente: il 18 febbraio oltre 70 le scuole di Napoli e della provincia sono state occupate dagli ex lavoratori socialmente utili impiegati negli istituti con diverse mansioni. Lo sciopero, giunto al secondo giorno, è stato indetto dopo che sarebbero lievitati i rischi per tanti di loro di perdere il lavoro a causa del mancato rinnovo delle convenzioni tra le cooperative per cui lavorano e il Miur.
A Pozzuoli, nel plesso Immacolata di via Rosini del primo circolo didattico, si sono vissuti momenti di alta tensione: all’alba la dirigente scolastica, Angela Palomba, superando il blocco imposto dalla protesta degli Lsu, era riuscita ad entrare nel proprio ufficio barricandosi all’interno per impedire una nuova occupazione. Nel corso della giornata, gli Lsu hanno abbandonato il cortile del plesso, e così la dirigente è riuscita a far entrare tutto il personale della segreteria che ha potuto riprendere il proprio lavoro.
Il direttore dell’Ufficio scolastico regionale della Campania Diego Bouché è stato chiaro: “Ora basta, devono liberare le scuole. Non può proseguire oltre questa protesta, che provoca una violazione della legge e dell’obbligo scolastico”.
In serata, è giunta una notizia che potrebbe calmare gli animi. Almeno per un po’ di giorni. La parlamentare del Pd Enza Bruno Bossio ha affermato che sarà concessa una proroga di un mese e dunque il 28 febbraio nessuno di loro (sono circa 24 mila) sarà mandato a casa. Bossio ha detto, a tal proposito, di avere avuto una rassicurazione in questo senso direttamente dal ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza. “Un primo passo che richiede però – commenta l’esponente del Pd – il massimo impegno a ricercare la soluzione definitiva di questa ennesima emergenza sociale”.
“Una emergenza, è bene ricordarlo, scaturita – sottolinea Enza Bruno Bossio – da una dissennata politica di spending rewiew che, ancora una volta, è stata fatta pesare soltanto sulle spalle dei più deboli”. Già nel pomeriggio un tweet del ministro Carrozza confermava l’impegno da parte di viale Trastevere: “Sono al Senato a trovare una soluzione per i lavoratori socialmente utili della scuola almeno temporanea”.
Le risposte del ministro Carrozza non convincono però i lavoratori. Che confermano, almeno per il momento, lo sciopero nazionale del prossimo 4 marzo: a dieci giorni dalla scadenza della proroga degli appalti di servizi di pulizia nelle scuole definita dalla Legge di Stabilità 2014 i sindacati di categoria, Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltrasporti Uil, scenderano nuovamente in campo lamentando la mancata individuazione di soluzioni finalizzate alla salvaguardia occupazionale e del reddito. Lo hanno detto ha chiare lettere nel corso della conferenza stampa, organizzata nella stessa giornata in modo congiunto, che ha avuto l’obiettivo di sensibilizzare il nuovo Governo e i dicasteri competenti a ripristinare il confronto così come previsto dalle norme in vigore.
“Dal Primo Marzo – ha affermato Elisa Camellini segretaria nazionale della Filcams Cgil – non sappiamo se e come proseguirà la gestione del servizio, con conseguenze disastrose su lavoratori, scuole, alunni e famiglie, nonché sulla prosecuzione delle attività didattiche”.
Entro il 31 gennaio il Tavolo Governativo costituito avrebbe dovuto stabilire un percorso condiviso con le Organizzazioni Sindacali, i Ministeri preposti, enti locali, nonché le Associazioni Datoriali, per la definizione di soluzioni che rispondessero alla tutela dell’occupazione e l’erogazione dei servizi di pulizia negli oltre 4mila istituti scolastici italiani, dove oggi operano i lavoratori. “Ma non essendo, tuttora, giunta nessuna risposta ed essendo disattesi gli impegni presi”, le organizzazioni sindacali hanno indetto la protesta estrema.
Anche l’Usb esprime solidarietà ai lavoratori di comparto che in questi giorni stanno attuando forme di protesta estreme, “frutto dell’esasperazione a cui sono stati condotti dopo anni di false promesse e di sfruttamento” e proclama un nuovo sciopero della categoria per il 3 marzo. “Una esasperazione – commenta Carmela Bonvino, dell’Esecutivo Usb Lavoro Privato – indotta anche dalla delusione delle forti aspettative create attorno al tavolo governativo che doveva trovare, a detta di Cgil, Cisl e Uil, soluzioni al drastico taglio di oltre il 50% degli orari, già part time, e dei salari di questi lavoratori, taglio che arriva anche sotto i minimi contrattuali delle 15 ore e porta a compensi di non oltre i 400 euro mensili, per nemmeno tutto l’anno e in assenza di ammortizzatori sociali”.

Attività aggiuntive: sciopera anche Unicobas

da Tecnica della Scuola

Attività aggiuntive: sciopera anche Unicobas
di R.P.
Il sindacato di Stefano d’Errico proclama sciopero dall’1 al 22 marzo. Flc-Cgil aveva già indetto una analoga protesta a partire dal 21 febbraio. E’ previsto il blocco di tutte le attività aggiuntive retribuite con il MOF.
A partire dai prossimi giorni e per quasi tutto il mese di marzo il funzionamento delle scuole potrebbe essere a rischio. Dopo la Flc-Cgil anche l’Unicobas, infatti, ha deciso di proclamare lo sciopero delle attività aggiuntive. Lo sciopero della Flc inizia il 21 febbraio, quello dell’Unicobas partirà il 1° marzo; entrambi proseguiranno fino al 22 marzo. Al centro della protesta del sindacato di Stefano d’Errico ci sono non solo le questioni sul tappeto in questi giorni (posizioni economiche Ata e blocco degli scatti) ma anche i molteplici problemi irrisolti da tempo: rinnovo del contratto nazionale, stabilizzazione del personale precario, personale Ata proveniente dagli Enti locali e riduzione dei benefici stipendiali e normativi per i neo assunti. Ma l’Unicobas vuole evidenziare anche alcuni “pericoli” che potrebbero diventare realtà in tempi più o meno rapidi: si va dalla assunzione diretta dei docenti da parte delle scuole, alla valutazione del personale fino al tentativo di ridurre ulteriormente ruolo e funzioni degli organi collegiali e all’ipotesi di ridurre di un anno i percorsi liceali. Il personale Ata che aderirà allo sciopero si asterrà da tutte le attività aggiuntive oltre le 36 ore settimanali ma anche dalle mansioni legate agli incarichi specifici (comprese quelle collegate alle posizioni economiche) e dall’eventuale incarico di sostituzione del DSGA. Per i docenti l’astensione riguarda tutte le attività aggiuntive retribuite con il MOF, ma anche gli incarichi di funzione strumentale e tutti gli incarichi aggiuntivi (responsabile di plesso, di laboratorio, coordinatore del consiglio di classe). Lo sciopero comporterà anche il blocco dei corsi di recupero per gli studenti e le attività complementari di educazione fisica e avviamento alla pratica sportiva. “Le scuole che ormai si reggono soprattutto sul lavoro straordinario (spesso effettuato gratis et amore dei) – prevede il segretario nazionale dell’Unicobas Stefano d’Errico – verranno bloccate nel funzionamento più elementare”.

Le domande di mobilità si presenteranno via web

da Tecnica della Scuola

Le domande di mobilità si presenteranno via web
di L.L.
In attesa di conoscere le tempistiche per la presentazione delle istanze, il Miur invita gli interessati a procedere alla registrazione su Polis
Anche per l’a.s. 2014/2015 le domande di mobilità da parte dei docenti per e nell’ambito della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di I e II grado e da parte degli Ata avverrà esclusivamente attraverso Polis.
Lo ricorda il Miur con la nota prot. n. 511 del 18 febbraio 2014.
Accedendo con le proprie credenziali alla sezione “Istanze on-line”, inserendo direttamente la propria domanda e utilizzando la modalità guidata di compilazione, sarà possibile ridurre gli errori formali di compilazione e seguire i vari stati della domanda, ricevendo via mail la notifica delle operazioni disposte dai vari uffici.
Per l’utilizzo della funzionalità web sono state previste, come di consueto, due fasi: quella della registrazione nel servizio “Istanze On Line” da parte del personale interessato e quella della presentazione della domanda via Web.
La registrazione richiede il possesso di una casella di posta elettronica @istruzione.it. Tenuto conto che le funzioni per consentire la compilazione della domanda via web saranno disponibili secondo la tempistica prevista dalla normativa, il Miur invita il personale docente ed ATA interessati ad iniziare fin da ora la procedura di registrazione, in modo da facilitare l’ottenimento in tempo utile delle credenziali complete per le operazioni di presentazione delle domande.
Gli utenti già accreditati per la presentazione di precedenti istanze anche non relative alla mobilità non hanno perduto la registrazione, per cui possono utilizzare le medesime credenziali.

Posizioni economiche Ata: per ora, nessuna soluzione

da Tecnica della Scuola

Posizioni economiche Ata: per ora, nessuna soluzione
di R.P.
La procedura di conciliazione fra sindacati e Ministero è aggiornata alla prossima settimana, in attesa che il Senato approvi la conversione in legge del decreto sugli scatti stipendiali.
Per la questione delle posizioni economiche Ata non si intravvede, almeno per ora, una soluzione concreta. Nella giornata di oggi Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Fgu hanno preso parte al tentativo di conciliazione attivato presso il Ministero e al termine della riunione hanno fatto sapere che la conclusione della procedura di conciliazione si intende rinviata al momento in cui il Senato avrà approvato la conversione in legge del decreto sugli scatti di anzianità. I sindacati fanno anche sapere di aver attivato “ulteriori iniziative di pressione sulla 7ª Commissione del Senato al fine di individuare una completa e totale soluzione del problema”. Il MEF, per parte sua, sta andando avanti senza ripensamenti e, con lo stipendio di febbraio, inizierà il recupero delle somme pagate a partire dal settembre 2013. Non ci sarà nessun recupero, invece, per le posizioni economiche attribuite prima del settembre 2011. La decisione del MEF, peraltro concordata con il Ministero dell’Istruzione, viene definita “inaccettabile” dai sindacati che denunciano “le possibili conseguenze negative sulla qualità del servizio fornito dalle istituzioni scolastiche qualora il personale ATA coinvolto, in assenza di retribuzione, sospendesse lo svolgimento di attività particolarmente delicate e necessarie all’utenza scolastica, ad es., il supporto agli alunni diversamente abili e la sostituzione in caso di assenza del DSGA”. Intanto giungono alla nostra redazione anche segnalazioni di lettori che, tramite il portale NoiPA, hanno già ricevuto comunicazione della decurtazione di 150 euro sullo stipendio di febbraio. Per quanto riguarda la possibilità che in fase di conversione in legge del decreto sugli scatti si riesca ad inserire una norma che salvi esplicitamente le posizioni economiche Ata, i dubbi sono molti anche perché la Commissione Bilancio del Senato non sembra per ora intenzionata a dare il via libera ad un provvedimento del genere.

Con Renzi si realizzerà il sogno dell’Aprea?

da Tecnica della Scuola

Con Renzi si realizzerà il sogno dell’Aprea?
di Lucio Ficara
Alcune “idee” del nuovo premier in materia scolastica ricordano da vicino le proposte contenute nel disegno di legge di Valentina Aprea. Ma all’orizzonte c’è sempre il problema irrisolto del nuovo contratto del comparto scuola.
Gli insegnanti sono tutti uguali e soprattutto si impegnano tutti allo stesso modo? Queste sono le domande a cui Renzi  ha intenzione di dare una chiara e precisa risposta. Per l’ormai ex sindaco gigliato, premier in pectore, è del tutto evidente che gli insegnanti non sono tutti uguali e quindi sono diversamente valutabili e di conseguenza meritano una retribuzione commisurata alla loro valutazione. Renzi non ha mai nascosto la sua idea di scuola e soprattutto non ha mai fatto mistero di condividere in pieno il sistema di valutazione scolastico e una conseguente diversificazione salariale degli insegnanti. In buona sostanza la rotta sembra ormai decisa, anche se manca ancora il nome dell’interprete destinato a metterla in atto, ma sembra che debba essere un esponente di Scelta Civica; si tratta di concepire la revisione dell’avanzamento della carriera dei docenti, non più attraverso il sistema dell’anzianità di servizio, ma in base ad un presunto merito. Chi rileverà il merito delle scuole e degli insegnanti? Il centro di questo universo valutativo è consegnato all’Invalsi, che ricoprirà un ruolo centrale per i destini delle scuole e dei loro docenti. Si prevede una scuola fatta di continue somministrazioni di quiz, di conseguenti valutazioni  sulla didattica (come se i quiz avessero la capacità di rilevare la qualità della didattica), e di tanta formazione ed aggiornamento obbligatoria soprattutto per quei docenti considerati, a causa degli esiti poco brillanti dei quiz svolti dagli alunni, meno meritevoli. Quindi il rottamatore, dopo avere rottamato il suo partito, spogliandolo della sua identità socialdemocratica, tenterà di rottamare la scuola cambiando verso, per usare uno slogan tanto caro al prossimo Presidente del Consiglio dei ministri. La scuola prenderà la rotta della valutazione del merito, della formazione obbligatoria degli insegnanti, della super autonomia, della selezione del personale didattico ed amministrativo e della riduzione di un anno dell’istruzione secondaria di secondo grado? In buona sostanza con Renzi si realizzerà il sogno dell’Aprea? Avremo i docenti suddivisi in fasce di merito e di retribuzione? Avremo magari anche la riforma degli organi collegiali come auspicato dall’assessore all’Istruzione della regione Lombardia? Questa accelerazione politica improvvisa e per molti versi incomprensibile, che ha rilevato dalle responsabilità governative Enrico Letta e tutto il suo Governo, avrà la forza centrifuga di fare questa rivoluzione copernicana del nostro sistema scolastico nazionale, con il sostegno di tantissimi parlamentari di sinistra? Interrogativi importanti che, con la velocità con cui tutto questo mutamento politico sta avvenendo, avranno presto una risposta. La prima risposta dovrà venire necessariamente dal confronto che questo Governo dovrà avere con i sindacati sulla questione contrattuale ormai bloccata da troppo tempo.

Carrozza, ecco il bilancio di 10 mesi/scuola

da tuttoscuola.com

Carrozza, ecco il bilancio di 10 mesi/scuola

Circa 450 milioni di euro di investimenti messi a regime, investimenti straordinari per l’edilizia scolastica oltre al potenziamento dell’utilizzo dei libri e materiali di apprendimento digitali e dell’insegnamento della Storia dell’arte.

Questi i principali punti rivendicati in materia di scuola dal ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (Miur), che pubblica oggi il bilancio del lavoro svolto nei dieci mesi a guida di Maria Chiara Carrozza.

Con il decreto ‘L’Istruzione riparte’ – si legge – abbiamo previsto un investimento di circa 450 milioni di euro a regime, con provvedimenti come le borse di studio per il trasporto studentesco (15 milioni), fondi per il wireless in aula (15 milioni) e il comodato d’uso di libri e strumenti digitali per la didattica (8 milioni), finanziamenti per potenziare l’orientamento (6,6 milioni) e per la lotta alla dispersione (15 milioni), innovazioni nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro. Ma anche un piano triennale di assunzioni dei docenti e degli Ata, risorse per la formazione dei docenti (10 milioni) e la stabilizzazione di oltre 26mila insegnanti di sostegno, per andare incontro alle esigenze di migliaia di famiglie italiane e dei loro ragazzi”.

Per la prima volta da anni – prosegue il documento – siamo tornati a finanziare gli istituti musicali e abbiamo potenziato, con un investimento di 13,2 milioni, l’insegnamento della geografia generale ed economica: un’ora in piu’ negli istituti tecnici e professionali al biennio iniziale”.

Sul fronte dell’edilizia scolastica si sottolineano i 450 milioni di euro previsti dal Decreto del fare, dei quali 150 milioni già distribuiti alle regioni per 692 interventi urgenti, il 29% dei quali per la bonifica dall’amianto. Dall’anno prossimo, inoltre, i collegi dei docenti potranno adottare libri nella versione elettronica e mista e caleranno i tetti di spesa.

Al lavoro, infine, per potenziare l’insegnamento della storia dell’arte aprendolo anche alle nuove espressioni come la cinematografia, la fotografia o le arti digitali.