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30 aprile Riforma della Pubblica amministrazione in CdM

2014-05-01 02.03.18Al termine della riunione del Consiglio dei Ministri del 30 aprile, il presidente Matteo Renzi e il ministro Marianna Madia hanno illustrato in sala stampa le proposte sulla riforma della Pubblica amministrazione che saranno approvate dal Consiglio dei Ministri venerdì 13 giugno 2014.

Lettera ai dipendenti pubblici

Vogliamo fare sul serio.
L’Italia ha potenzialità incredibili. Se finalmente riusciamo a mettere in ordine le regole del gioco (dalla politica alla burocrazia, dal fisco alla giustizia) torniamo rapidamente fra i Paesi leader del mondo. Il tempo della globalizzazione ci lascia inquieti ma è in realtà una gigantesca opportunità per l’Italia e per il suo futuro. Non possiamo perdere questa occasione.
Vogliamo fare sul serio, dobbiamo fare sul serio.
Il Governo ha scelto di dare segnali concreti. Questioni ferme da decenni si stanno finalmente dipanando. Il superamento del bicameralismo perfetto, la semplificazione del Titolo V della Costituzione e i rapporti tra Stato e Regioni, l’abolizione degli enti inutili, la previsione del ballottaggio per assicurare un vincitore certo alle elezioni, l’investimento sull’edilizia scolastica e sul dissesto idrogeologico, il nuovo piano di spesa dei fondi europei, la restituzione di 80 euro netti mensili a chi guadagna poco, la vendita delle auto blu, i primi provvedimenti per il rilancio del lavoro, la riduzione dell’IRAP per le imprese. Sono tutti tasselli di un mosaico molto chiaro: vogliamo ricostruire un’Italia più semplice e più giusta. Dove ci siano meno politici e più occupazione giovanile, meno burocratese e più trasparenza. In tutti i campi, in tutti i sensi.
Fare sul serio richiede dunque un investimento straordinario sulla Pubblica Amministrazione. Diverso dal passato, nel metodo e nel merito.
Nel metodo: non si fanno le riforme della Pubblica Amministrazione insultando i lavoratori pubblici. Che nel pubblico ci siano anche i fannulloni è fatto noto. Meno nota è la presenza di tantissime persone di qualità che fino ad oggi non sono mai state coinvolte nei processi di riforma. Persone orgogliose di servire la comunità e che fanno bene il proprio lavoro.
Compito di chi governa non è lamentarsi, ma cambiare le cose. Per questo noi, anziché cullarci nella facile denuncia, sfidiamo in positivo le lavoratrici e i lavoratori volenterosi. Siete protagonisti della riforma della Pubblica Amministrazione.
Nel merito: abbiamo maturato alcune idee concrete. Prima di portarle in Parlamento le offriamo per un mese alla discussione dei soggetti sociali protagonisti e di chiunque avrà suggerimenti, critiche, proposte e alternative. Abbiamo le idee e siamo pronti a intervenire. Ma non siamo arroganti e quindi ci confronteremo volentieri, dando certezza dei tempi.
Le nostre linee guida sono tre.
1. Il cambiamento comincia dalle persone. Abbiamo bisogno di innovazioni strutturali: programmazione strategica dei fabbisogni; ricambio generazionale, maggiore mobilità, mercato del lavoro della dirigenza, misurazione reale dei risultati, conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, asili nido nelle amministrazioni.
2.Tagli agli sprechi e riorganizzazione dell’Amministrazione. Non possiamo più permetterci nuovi tagli orizzontali, senza avere chiari obiettivi di riorganizzazione. Ma dobbiamo cancellare i doppioni, abolendo enti che non servono più e che sono stati pensati più per dare una poltrona agli amici degli amici che per reali esigenze dei cittadini. O che sono semplicemente non più efficienti come nel passato.
3. Gli Open Data come strumento di trasparenza. Semplificazione e digitalizzazione dei servizi. Possiamo utilizzare le nuove tecnologie per rendere pubblici e comprensibili i dati di spesa e di processo di tutte le amministrazioni centrali e territoriali, ma anche semplificare la vita del cittadini: mai più code per i certificati, mai più file per pagare una multa, mai più moduli diversi per le diverse amministrazioni.
Ciascuna di queste tre linee guida richiede provvedimenti concreti.
Ne indichiamo alcuni su cui il Governo intende ascoltare la voce diretta dei protagonisti a cominciare dai dipendenti pubblici e dai loro veri datori di lavoro: i cittadini.

Il cambiamento comincia dalle persone
1) abrogazione dell’istituto del trattenimento in servizio, sono oltre 10.000 posti in più per giovani nella p.a., a costo zero
2) modifica dell’istituto della mobilità volontaria e obbligatoria
3) introduzione dell’esonero dal servizio
4) agevolazione del part-time
5) applicazione rigorosa delle norme sui limiti ai compensi che un singolo può percepire dalla pubblica amministrazione, compreso il cumulo con il reddito da pensione
6) possibilità di affidare mansioni assimilabili quale alternativa opzionale per il lavoratore in esubero
7) semplificazione e maggiore flessibilità delle regole sul turn over fermo restando il vincolo sulle risorse per tutte le amministrazioni
8) riduzione del 50% del monte ore dei permessi sindacali nel pubblico impiego
9) introduzione del ruolo unico della dirigenza
10) abolizione delle fasce per la dirigenza, carriera basata su incarichi a termine
11) possibilità di licenziamento per il dirigente che rimane privo di incarico, oltre un termine
12) valutazione dei risultati fatta seriamente e retribuzione di risultato erogata anche in funzione dell’andamento dell’economia
13) abolizione della figura del segretario comunale
14) rendere più rigoroso il sistema di incompatibilità dei magistrati amministrativi
15) conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, asili nido nelle amministrazioni

Tagli agli sprechi e riorganizzazione dell’Amministrazione
16) riorganizzazione strategica della ricerca pubblica, aggregando gli oltre 20 enti che svolgono funzioni simili, per dare vita a centri di eccellenza
17) gestione associata dei servizi di supporto per le amministrazioni centrali e locali (ufficio per il personale, per la contabilità, per gli acquisti, ecc.)
18) riorganizzazione del sistema delle autorità indipendenti
19) soppressione della Commissione di vigilanza sui fondi pensione e attribuzione delle funzioni alla Banca d’Italia
20) centrale unica per gli acquisti per tutte le forze di polizia
21) abolizione del concerto e dei pareri tra ministeri, un solo rappresentante dello Stato nelle conferenze di servizi, con tempi certi
22) leggi auto-applicative; decreti attuativi, da emanare entro tempi certi, solo se strettamente necessari
23) controllo della Ragioneria generale dello Stato solo sui profili di spesa
24) divieto di sospendere il procedimento amministrativo e di chiedere pareri facoltativi salvo casi gravi, sanzioni per i funzionari che lo violano
25) censimento di tutti gli enti pubblici
26) una sola scuola nazionale dell’Amministrazione
27) accorpamento di Aci, Pra e Motorizzazione civile
28) riorganizzazione della presenza dello Stato sul territorio (es. ragionerie provinciali e sedi regionali Istat) e riduzione delle Prefetture a non più di 40 (nei capoluoghi di regione e nelle zone più strategiche per la criminalità organizzata)
29) eliminazione dell’obbligo di iscrizione alle camere di commercio
30) accorpamento delle sovrintendenze e gestione manageriale dei poli museali
31) razionalizzazione delle autorità portuali
32) modifica del codice degli appalti pubblici
33) inasprimento delle sanzioni, nelle controversie amministrative, a carico dei ricorrenti e degli avvocati per le liti temerarie
34) modifica alla disciplina della sospensione cautelare nel processo amministrativo, udienza di merito entro 30 giorni in caso di sospensione cautelare negli appalti pubblici, condanna automatica alle spese nel giudizio cautelare se il ricorso non è accolto
35) riforma delle funzioni e degli onorari dell’Avvocatura generale dello Stato
36) riduzione delle aziende municipalizzate

Gli Open Data come strumento di trasparenza. Semplificazione e digitalizzazione dei servizi
37) introduzione del Pin del cittadino: dobbiamo garantire a tutti l’accesso a qualsiasi servizio pubblico attraverso un’unica identità digitale
38) trasparenza nell’uso delle risorse pubbliche: il sistema Siope diventa “open data”
39) unificazione e standardizzazione della modulistica in materia di edilizia ed ambiente
40) concreta attuazione del sistema della fatturazione elettronica per tutte le amministrazioni
41) unificazione e interoperabilità delle banche dati (es. società partecipate)
42) dematerializzazione dei documenti amministrativi e loro pubblicazione in formato aperto
43) accelerazione della riforma fiscale e delle relative misure di semplificazione
44) obbligo di trasparenza da parte dei sindacati: ogni spesa online

Sarà per noi importante leggere le Vostre considerazioni, le Vostre proposte, i Vostri suggerimenti. Scriveteci all’indirizzo rivoluzione@governo.it
La consultazione sarà aperta dal 30 aprile al 30 maggio. Nei giorni successivi il Governo predisporrà le misure che saranno approvate dal Consiglio dei Ministri venerdì 13 giugno 2014.

Grazie di cuore e, naturalmente, buon lavoro.
Matteo Renzi      Marianna Madia

30 aprile Edilizia scolastica in 7a Camera

Il 30 aprile si svolge nella 7a Commissione della Camera l’audizione di rappresentanti della Conferenza delle Regioni e delle province autonome con particolare riferimento alla costruzione di un sistema nazionale di anagrafi dell’edilizia scolastica, di cui all’Accordo sancito il 6 febbraio 2014 in Conferenza unificata

30 aprile Funzionalità servizi Scuola al Senato

Il 30 aprile l’Aula del Senato approva definitivamente il disegno di legge di conversione del decreto-legge 6 marzo 2014, n. 16,, Disposizioni urgenti in materia di finanza locale, nonché misure volte a garantire la funzionalità dei servizi svolti nelle istituzioni scolastiche

Il 23 aprile la 7a Commissione del Senato esprime parere favorevole sul disegno di legge di conversione del decreto-legge 6 marzo 2014, n. 16,, Disposizioni urgenti in materia di finanza locale, nonché misure volte a garantire la funzionalità dei servizi svolti nelle istituzioni scolastiche

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La Commissione, esaminato il disegno di legge in titolo,

preso atto che:

·       esso fa seguito ad altri due decreti-legge di questa legislatura relativi, fra l’altro, alla finanza locale – il n. 126 del 2013 (A.S. 1149) e il n. 151 del 2013 (A.S. 1215) – che, dopo essere stati approvati in prima lettura dal Senato, non hanno terminato l’iter di conversione in seconda lettura e sono pertanto decaduti;

·       durante l’esame in Senato del secondo dei predetti “decreti-legge enti locali” (A.S. 1215), era stato presentato in Aula un emendamento che recava misure in favore dei lavoratori socialmente utili (LSU) impiegati nei servizi di pulizia e ausiliari nelle istituzioni scolastiche ed educative statali e degli enti locali, dichiarato però improponibile per estraneità di materia dal Presidente del Senato;

·       i Capigruppo del Senato decisero di presentare un disegno di legge di iniziativa parlamentare (A.S. n. 1322) che raccoglieva tutte le norme dichiarate improponibili (ivi compresa quella sugli LSU) per assicurare loro un iter comunque spedito ancorché al di fuori della cornice d’urgenza del decreto-legge;

·       nel frattempo il Governo aveva emanato il decreto-legge n. 16, trasmesso in prima lettura alla Camera e ora all’esame del Senato, inserendovi la disciplina degli LSU;

·       la 7a Commissione, in occasione dell’espressione del parere sull’A.S. n. 1322, aveva caldeggiato la soppressione della norma da quella sede in quanto già in vigore nell’ambito del decreto-legge n. 16;

considerato quindi che l’articolo 19, comma 1, del provvedimento in titolo proroga al 31 marzo 2014 (in luogo del 28 febbraio 2014 originariamente previsto) il termine fissato dalla legge di stabilità 2014 per la prosecuzione dei contratti stipulati dalle istituzioni scolastiche ed educative statali per l’acquisto di servizi di pulizia ed altri servizi ausiliari in essere al 31 dicembre 2013, rispetto ai quali è autorizzata una deroga al limite di spesa disposto dall’articolo 58, comma 5, del decreto-legge n. 69 del 2013, ossia la spesa che occorrerebbe per svolgere lo stesso servizio con personale dipendente delle istituzioni scolastiche;

rilevato che le istituzioni scolastiche richiamate sono quelle situate:

§  sia nei territori nei quali non è attiva la convenzione CONSIP (Basilicata, Calabria, Campania e Sicilia), i quali continueranno ad acquistare tali servizi dalle imprese che li fornivano alla data del 31 dicembre 2013 (alle stesse condizioni economiche e tecniche in essere a detta data);

§  sia nei territori nei quali, alla medesima data del 31 dicembre 2013, è attiva la convenzione CONSIP, i quali potranno acquistare servizi ulteriori avvalendosi dell’impresa aggiudicataria della gara al fine di effettuare servizi straordinari di pulizia e servizi ausiliari individuati da ciascuna istituzione (fino al 31 marzo 2014);

tenuto conto inoltre che la disciplina degli LSU contenuta nel predetto comma 1 dell’articolo 19 va letta in un’ottica sistemica con quella contenuta nell’articolo 2 del decreto-legge n. 58 (A.S. 1430), attualmente all’esame della 7a Commissione in sede referente, in virtù del quale il termine di tali contratti è ulteriormente prorogato dal 1° aprile al 31 agosto 2014 per le regioni in cui non è attiva la convezione CONSIP, al fine di consentire la regolare conclusione dell’anno scolastico;

valutato altresì il comma 1-bisdell’articolo 19, secondo cui le risorse destinate dall’articolo 18, comma 8-bis, del decreto-legge n. 69 del 2013 alla messa in sicurezza degli edifici scolastici, pari a 3,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014, 2015 e 2016, sono anche finalizzate a garantire la prosecuzione delle attività di monitoraggio del rischio sismico attraverso l’utilizzo di tecnologie scientifiche innovative integrate dei fattori di rischio nelle diverse aree del territorio;

osservato che il comma 2 dell’articolo 19 proroga dal 28 febbraio 2014 al 30 aprile 2014 il termine generale per la revoca dei finanziamenti agli enti locali per i lavori di messa in sicurezza, ristrutturazione e manutenzione straordinaria degli edifici scolastici nel caso di mancato affidamento dei lavori entro la medesima data;

preso atto infine che nel provvedimento è prevista un’ulteriore norma che impatta incidentalmente nei settori di interesse: il comma 2 dell’articolo 1, con il quale si copre una parte degli oneri ivi previsti mediante una riduzione della dotazione del Fondo per le esigenze urgenti ed indifferibili (cosiddetto “Fondo Letta”), istituito nel 2009 al fine di assicurare il finanziamento di interventi urgenti con particolare riguardo ai settori dell’istruzione e agli interventi organizzativi connessi ad eventi celebrativi;

esprime, per quanto di competenza, parere favorevole.

Il 22 aprile l’Aula del Senato esamina il disegno di legge di conversione del decreto-legge 6 marzo 2014, n. 16,, Disposizioni urgenti in materia di finanza locale, nonché misure volte a garantire la funzionalità dei servizi svolti nelle istituzioni scolastiche

Il 10 aprile l’Aula della Camera, dopo avere votato la questione di fiducia posta dal Governo e aver svolto l’esame degli ordini del giorno, approva il disegno di legge di conversione del decreto-legge 6 marzo 2014, n. 16,, Disposizioni urgenti in materia di finanza locale, nonché misure volte a garantire la funzionalità dei servizi svolti nelle istituzioni scolastiche.

29 aprile Ministro nelle 7e Commissioni

Il 27 marzo, 1, 15, 24 e 29 aprile si svolgono nelle 7e Commissioni del Senato e della Camera, le comunicazioni del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca sulle linee programmatiche del suo Dicastero

Dibattito sulle comunicazioni del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, rese nelle sedute del 27 marzo e del 1° aprile 2014, sulle linee programmatiche del suo Dicastero

(7a Senato, 29.4.14) Agli intervenuti nel dibattito replica il ministro Stefania GIANNINI, la quale si sofferma anzitutto sui quesiti posti in ordine alle tematiche della scuola. In primo luogo, risponde al presidente Marcucci e alla senatrice Montevecchi che avevano chiesto chiarimenti circa i fondi destinati all’edilizia scolastica, precisando che il Ministero si è attivato per assicurare estrema celerità ai finanziamenti già disposti dal cosiddetto “decreto-legge del fare”. Sono così ora cantierabili 692 interventi urgenti, per un totale di 150 milioni di euro. A queste risorse si aggiungono ulteriori 300 milioni stanziati dal decreto-legge n. 66 del 24 aprile scorso, che sono destinati ad interventi urgenti esecutivi ed immediatamente cantierabili, individuati in base allo scorrimento delle graduatorie del precedente decreto. In totale, sono perciò disponibili 450 milioni di euro, per complessivi circa 1.000 interventi.

L’intero capitolo del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca dispone peraltro di 1,2 miliardi, potendo cantierare circa 2.000 interventi. Né va dimenticato che è in corso di programmazione un piano di interventi di piccola manutenzione per ulteriori 450 milioni, da aggiudicare attraverso gare CONSIP. È infine confermata l’istituzione di una unità di missione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, che sarà seguita dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca da parte del sottosegretario Reggi, cui afferiranno ulteriori 2,2 miliardi, derivanti dallo svincolo del patto di stabilità. Ella esprime perciò compiacimento per la tempistica prefigurata dal Ministero, secondo cui a giugno sarà pronta la cantierabilità estesa degli interventi e a settembre saranno conclusi i lavori di manutenzione, con l’evidente eccezione di quelli rivolti a nuovi edifici.

Passando alla tematica del tempo pieno, sollevata dalla senatrice Puglisi, ella riferisce che dall’anno scolastico 2007-2008 le classi di scuola primaria sono diminuite di circa 6.000 unità (da 138.000 a 132.000), a seguito del riordino del primo ciclo. Nonostante detta diminuzione, le classi a tempo pieno sono aumentate a livello nazionale di circa 8.000 unità (da 33.000 a 41.000). Si verificano tuttavia cospicui squilibri a livello territoriale, atteso che il Centro-nord è coperto per il 40 per cento mentre il Sud appena per l’8 per cento. Al riguardo ella evidenzia tuttavia che spesso sono gli enti locali a non poter mettere a disposizione i servizi di base come la mensa e le altre attrezzature necessarie. Pertanto, il Ministero, attraverso i direttori regionali, ha intenzione di svolgere un’attenta valutazione a livello locale per comprendere dove possono essere più utili iniziative di ampliamento del tempo pieno.

Quanto alle scuole dell’infanzia, su cui si sono soffermati la senatrice Rosa Maria Di Giorgi e il senatore Marin, ella riconosce le disparità che si verificano sul territorio. Ricorda tuttavia che non si tratta di un segmento della scuola dell’obbligo, per cui le risorse devono essere concordate annualmente con il Ministero dell’economia e delle finanze. Ritiene perciò, sotto questo profilo, di estremo interesse il disegno di legge n. 1260 attualmente all’esame della Commissione e riferisce che gli organici, nonostante le riduzioni imposte dal decreto-legge n. 112 del 2008, sono comunque cresciuti e le sezioni sono aumentate di 1.135 unità.

Ella risponde indi al senatore Conte, che aveva chiesto delucidazioni sugli organi collegiali e sul dimensionamento e sulla carenza di figure di responsabilità nei plessi secondari. Nell’affermare che la riforma degli organi collegiali è senz’altro urgente, alla luce dei troppi rinvii operati nel passato, nonché dei rilievi mossi sia dai TAR che dal Consiglio di Stato, ricorda che il dimensionamento della rete scolastica e dell’offerta formativa è di  competenza esclusiva delle Regioni. Il Ministero non ha pertanto più alcun potere, se non quello di stimolare l’interazione con le autonomie territoriali ad esempio in sede di Conferenza Stato-Regioni.

Con particolare riguardo agli organici e all’attività burocratica e amministrativa, tematica sempre sollevata dal senatore Conte oltre che dalla senatrice Blundo, ella concorda sull’ipotesi di un organico funzionale di durata pluriennale, per il quale occorrono tuttavia strumenti legislativi e organizzativi concreti. In particolare, ricorda che l’organico funzionale è stato previsto dall’articolo 50 del decreto-legge n. 5 del 2012 che dispone peraltro una concertazione tra Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e dell’Economia. La sua realizzazione non è tuttavia agevole, anche a causa della resistenza del Ministero dell’economia e delle finanze a rinunciare ai poteri di controllo che attualmente la normativa gli riserva. Ritiene pertanto più utile indirizzare l’attenzione alla programmazione realizzabile a normativa vigente.

Circa i dirigenti scolastici, su cui si sono soffermati il presidente Marcucci ed altri senatori, ella pone l’accento sul decreto-legge n. 58, attualmente all’esame della Commissione, osservando tuttavia che il problema è assai più vasto e rischia di investire buona parte del territorio nazionale. Pertanto, al fine di evitare l’esplosione di ulteriori focolai, ella ritiene necessario un provvedimento più ampio che disponga una cornice nazionale risolutiva di tutte le questioni determinate da errori formali dell’Amministrazione.

Passando alla questione degli scatti stipendiali avanzata dal senatore Conte, ella annuncia che è imminente la firma dell’atto di indirizzo necessario per stabilizzare il recupero delle somme già erogate, pur nella consapeovolezza che le risorse – pari a 350/360 milioni – saranno prelevate dal Monte per l’offerta formativa (MOF). Al riguardo ella ritiene che non sia la soluzione migliore in quanto, se risolve un problema, ne apre nel contempo un altro. Tuttavia essa appare allo stato l’unica possibile per evitare che a giugno si ripresenti il problema della restituzione di somme già percepite. Guardando in avanti, ella si impegna tuttavia a tentare di dare un segnale di inversione di marcia, pur riconoscendo che sarà difficile riportare il  MOF alle cifre originarie.

Quanto ai lavoratori socialmente utili (LSU), su cui hanno chiesto chiarimenti la senatrice Blundo ed altri senatori, ella conferma la linea dell’articolo 2 del decreto-legge n. 58, che risolve l’emergenza attuale relativa ai lavoratori, e ribadisce che i nuovi contratti avranno un mansionario comprensivo non solo delle pulizie ma anche della piccola manutenzione in un’ottica di riqualificazione del personale.

Tale soluzione non risolve tuttavia, sottolinea, il problema della pulizia nelle scuole, che deve essere affrontato a regime. In questo senso, ella ha avviato una ricognizione, attualmente non ancora disponibile, per comprendere le modalità di utilizzazione del personale onde giungere alla soluzione più ragionevole. Tiene tuttavia a precisare alla senatrice Blundo che le gare CONSIP consentono un dimezzamento della spesa a livello annuo, che passa da 620 milioni a circa 320.

Con riferimento alle domande dei senatori Conte e Josefa Idem sull’inserimento delle scienze motorie nella didattica curricolare, ella conferma anzitutto l’accordo con il CONI per la diffusione della cultura sportiva, che si pone tuttavia in un’ottica extracurricolare. Quanto all’inquadramento nelle scuole di insegnanti qualificati, esso darebbe sicuramente occupazione a un largo segmento di giovani e avrebbe effetti positivi sulla crescita dei ragazzi. Si tratta tuttavia di un progetto oneroso, che il Ministero si riserva di valutare con attenzione.

Dopo aver brevemente accennato alle tematiche dell’integrazione dei bambini stranieri sollevate dal senatore Centinaio, e a quelle della musica, del cyberbullismo e della sicurezza in rete, avanzate dalle senatrici Serra ed Elena Ferrara, su cui rinvia al documento scritto che consegna alla Commissione, si sofferma conclusivamente sui percorsi formativi specifici per il sostegno e per i bisogni educativi speciali (BES), affrontati dai senatori Marin, Conte e Manuela Serra. In proposito dà conto della pluralità di interventi messi in campo dal Ministero e afferma che dei 17.000 nuovi inquadramenti previsti per il prossimo anno, circa 6.500 saranno riservati ai docenti di sostegno. Riferisce tuttavia che dalle famiglie di alunni con disabilità è stata avanzata una pressante richiesta affinché tutta la formazione permanente degli insegnanti sia rivolta ad una integrazione più efficace degli allievi in difficoltà. In tal senso, ella manifesta la propria disponibilità a discutere il problema con grande serietà, anche in un’ottica di integrazione con i corsi di specializzazione presso le università.

Ella passa indi a rispondere ai quesiti posti in tema di università, riferendosi in primo luogo all’articolato intervento del senatore Tocci, il quale aveva anzitutto deplorato una forte diminuzione delle immatricolazioni, che testimonierebbe a suo avviso una crescente disaffezione verso gli studi. Al riguardo, ricorda che in passato le immatricolazioni sono esplose a seguito del riconoscimento dei crediti maturati con l’esperienza acquisita in diversi percorsi. Una volta abolita tale possibilità, il numero di immatricolazioni cosiddette “mature”, cioè dai 23 anni in su, è improvvisamente crollato, addirittura del 73 per cento. Gli immatricolati giovani sono invece diminuiti, negli ultimi anni, solo del 6 per cento. Invita perciò a tener conto della disaggregazione del dato, anche se riconosce la necessità di affrontare efficacemente il tema del diritto allo studio e delle connesse borse. Al riguardo, dà conto con soddisfazione della conclusione della trattativa sul decreto legislativo n. 68 del 2012 e sugli ISEE regionali che, unitamente alla fissazione di una quota pluriennale del Fondo statale a 162 milioni di euro, condurrà al recupero progressivo in tre o quattro anni delle “idoneità senza borsa”. Ciò non toglie, prosegue, che sul territorio nazionale si verificano sperequazioni inaccettabili. Ad esempio, in Emilia Romagna la copertura delle borse è totale, mentre in Campania è pari ad appena il 27 per cento. Anche in questo caso, ella ritiene indispensabile un confronto in Conferenza Stato-Regioni e ricorda che l’ipotesi delle borse di mobilità rischia di determinare una nuova migrazione dal Sud al Nord, con conseguente desertificazione culturale al Sud.

Ella condivide poi l’ipotesi di un passaggio dai “punti organico” alla “gestione budgetaria” delle università. A fronte di una sostenibilità economica dimostrata, ritiene infatti che gli atenei debbano poter assumere il personale che ritengono necessario, eliminando il blocco del turn over. In questa prospettiva, la valutazione ex post e l’assegnazione delle quote premiali dovrebbe tuttavia essere evidentemente rigorosissima. Nel riconoscere che tale impostazione rischia di penalizzare il Sud, dove maggiori sono le difficoltà di reperire fondi propri, assicura comunque il proprio impegno per un confronto con il Ministero dell’economia e delle finanze in questo senso.

Dopo aver confermato al senatore Marin che le politiche per gli studenti sono al centro dell’attenzione del Governo, in quanto fra l’altro costituzionalmente garantite, ella si sofferma sui test di accesso alle facoltà di medicina, su cui aveva sollecitato una riflessione il senatore Centinaio. Ferma restando l’esigenza di una selezione basata sulla programmazione del fabbisogno e dell’offerta formativa degli atenei, ella sostiene che le modalità di svolgimento dei test sia discutibile e si impegna ad una riflessione sul modello francese, che prevede un’ammissione generalizzata al primo anno, nel corso del quale gli esami sono tutti teorici e non abbisognano di laboratori.

Passando ai temi della ricerca, sollevati in particolare dalle senatrici Di Giorgi e Blundo, ella richiama il dibattito svoltosi in occasione dell’ultimo riparto dei fondi premiali (atto del Governo n. 85) confermando l’intenzione del Governo di dare maggiore pregnanza alla Valutazione della qualità della ricerca (VQR) piuttosto che a singoli progetti, distinguendo tuttavia le diverse categorie di enti, con particolare riguardo per quelli che operano prevalentemente trasferimento tecnologico.

Soffermandosi infine sul settore dell’Alta formazione artistica e musicale (AFAM), ella risponde al presidente Marcucci che alcuni enti sono stati commissariati a causa di gravi conflittualità interne e conseguenti paralisi. In questi casi, il Ministero ritiene opportuno mantenere il commissariamento fino alle elezioni degli organi previsti dalla legge, anche se appare ineludibile una riforma degli assetti statutari.

Quanto alle altre questioni poste circa tale settore dal medesimo presidente Marcucci, nonché dai senatori Martini e Michela Montevecchi, ella conferma l’assegnazione di cinque milioni di euro, che tuttavia non sono sufficienti a risolvere tutte le criticità.

La stabilizzazione del personale incontra ad esempio forti ostacoli da parte del Dipartimento per la funzione pubblica e del Ministero dell’economia e delle finanze, benché le posizioni richieste siano 560, a fronte di oltre 1.400 posti vacanti per i docenti e 270 per il personale amministrativo. Non si tratta dunque di una partita facile.

Circa le risorse disponibili per l’edilizia dei conservatori e delle accademie, ella riferisce che dei quattro milioni complessivamente destinati al settore, il 60 per cento (pari a 2,5 milioni) è destinato all’edilizia, mentre il 10 per cento è finalizzato ad attrezzature ed il 30 per cento rappresenta una quota di garanzia per interventi urgenti. Riconosce perciò l’insufficienza dei finanziamenti disponibili.

Quanto infine alla statizzazione degli istituti pareggiati, ella ne mette in luce l’estrema onerosità, assolutamente fuori portata nelle condizioni attuali, nonché le complessità relative allo stato giuridico del personale. Ritiene pertanto preferibile indirizzare l’attenzione ad una migliore distribuzione fra la formazione di base e quella successiva, con una ripartizione dei costi del personale. A tal fine, si impegna ad un provvedimento di riordino in accordo con il Parlamento che consenta di uscire dall’attuale disordine normativo-gestionale.

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(7a Senato, 15.4.14) Riprende la procedura informativa, sospesa nella seduta del 1° aprile scorso, nel corso della quale – ricorda il PRESIDENTE – il Ministro ha concluso l’esposizione delle linee programmatiche del Governo relative al suo Dicastero.

Nel dibattito interviene il senatore CENTINAIO (LN-Aut) il quale richiama la posizione più volta espressa dal suo Gruppo circa l’esigenza di prevedere classi ponte o corsi per studenti che provengono da Paesi stranieri e non conoscono la lingua italiana, in quanto la loro presenza potrebbe rallentare l’apprendimento degli altri studenti. Invita pertanto il Ministro ad aprire un confronto su tale argomento.

Lamenta poi che nella revisione degli ordinamenti siano state eliminate o ridotte le ore di insegnamento di alcune materie, come ad esempio la storia dell’arte, l’educazione motoria e la geografia. A tale ultimo riferimento reputa assai grave che in alcuni indirizzi di studio, come quelli turistici, gli studenti siano del tutto ignari dei fondamenti della geografia.

Invoca poi l’esigenza di abolire il valore legale del titolo di studio, tenuto conto delle diversità che sussistono tra i diversi territori nelle valutazioni degli studenti. Parallelamente giudica essenziale eliminare il test d’ingresso per l’iscrizione all’università tanto più che esso non serve per verificare la preparazione degli studenti e che si registra un drammatico calo delle immatricolazioni.

Nel ritenere che gli indirizzi riguardanti i docenti della scuola si pongano nella giusta direzione, manifesta comunque la piena disponibilità del suo Gruppo ad un confronto costruttivo con il Ministro su tutti i temi suesposti.

Il senatore CONTE (NCD) ritiene che le linee programmatiche mostrino una situazione assai precaria della scuola e individuino, al contempo, alcune condivisibili iniziative per inaugurare una inversione di tendenza, testimoniata anche dall’attenzione che il Presidente del Consiglio ha dedicato al comparto nel suo discorso di insediamento. Concorda dunque con la priorità dell’edilizia scolastica, con la necessità di risolvere il problema del precariato, nonché con l’esigenza di collegare il mondo della scuola con quello del lavoro.

Soffermandosi poi sull’autonomia, riconosciuta nel 2000 quale inizio di una svolta strategica, afferma che essa ha rappresentato una occasione mancata e non ha saputo imprimere una trasformazione reale nelle condizioni di finanziamento e funzionamento della scuola. Ritiene peraltro assai negativo che non si sia proceduto in questi anni ad una modifica degli organi collegiali e che si continui a prorogare la composizione del Consiglio nazionale della pubblica istruzione (CNP).

Lamenta inoltre il mancato adeguamento economico degli stipendi del personale, rilevando altresì che la progressione economica non deve essere legata solo all’anzianità di servizio. Occorre pertanto a suo avviso una nuova fase contrattuale che leghi gli incrementi stipendiali alla valutazione della professionalità, nella prospettiva di una rivalutazione della funzione sociale dei docenti. Nel prendere atto con favore della soluzione parziale alla questione degli scatti, ritiene tuttavia negativa la riduzione del Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (MOF).

Rileva altresì criticamente che spesso gli insegnanti svolgono incombenze anche di tipo amministrativo e burocratico, senza le necessarie competenze. Pone indi l’accento sull’esigenza di rendere effettiva la pratica sportiva a partire dalla scuola primaria, al pari dell’insegnamento della lingua inglese, ferma restando la necessità di apprendere anche altre lingue nella scuola secondaria di secondo grado.

Dopo aver manifestato rammarico per la riduzione dei fondi di istituto, afferma che l’aggiornamento professionale è troppo spesso subordinato alla disponibilità dei docenti, mentre dovrebbe invece essere istituzionalizzato.

Con riguardo al dimensionamento, mette in risalto i problemi organizzativi connessi all’accorpamento di istituti con molti alunni e sedi in diversi comuni, nei quali spessi non sono individuate le figure di responsabilità nei plessi secondari. Nell’invocare una revisione dei programmi per renderli più aderenti alla realtà, reputa opportuna una riflessione sugli indirizzi scolastici, tenuto conto che negli ultimi anni si è registrata una proliferazione a suo avviso eccessiva, specialmente negli istituti tecnici.

Sollecita poi a superare l’organico definito annualmente in vista di una gestione innovativa e sburocratizzata delle risorse umane. Fa notare altresì che sempre più di frequente la disponibilità di docenti per supplenze o per progetti è assai limitata, parallelamente ad un decremento delle relative risorse, peraltro assegnate con ritardo. Ciò determina a suo giudizio una situazione di incertezza che si ripercuote negativamente sulla qualità dell’offerta formativa. Cita ad esempio anche il caso dei corsi di recupero nella scuola secondaria di secondo grado, per i quali spesso gli istituti non hanno i fondi adeguati in termini di quantità e di tempi di assegnazione.

In ultima analisi reputa necessario possedere competenze specifiche per quanto riguarda il supporto alla disabilità ed ai disturbi specifici di apprendimento.

La senatrice SERRA (M5S) si sofferma principalmente sul tema del precariato, che coinvolge circa mezzo milione di personale docente ed ATA. Sollecita dunque una revisione del reclutamento che rappresenta a suo avviso il problema principale della scuola. Coglie poi l’occasione per richiamare la mancata attivazione, nella regione Sardegna, dei percorsi abilitanti speciali (PAS) per una determinata categoria di insegnamento, per cui sarebbe stata invece assai proficua la frequenza a distanza. Domanda in proposito al Ministro in che misura sia possibile risolvere tale situazione.

Con riferimento al tema della disabilità, ravvisa talune incertezze nel percorso formativo dei bambini, difficoltà di integrazione e scarsa specializzazione degli insegnanti di sostegno, a cui si aggiunge di frequente la debole collaborazione tra scuola e famiglia. In proposito ritiene non del tutto risolutiva l’immissione in ruolo di circa 26.000 docenti di sostegno, rimarcando l’esigenza di assicurare la continuità didattica. Occorre dunque assicurare a suo avviso percorsi formativi e didattici specifici e specializzanti. In conclusione sollecita una particolare attenzione del Ministro sul tema del bullismo.

La senatrice PUGLISI (PD) condivide il rapporto biunivoco tra autonomia e valutazione, reputando necessario alleggerire la scuola da appesantimenti burocratici. Ringrazia peraltro il Ministro per aver inserito per la prima volta all’interno degli indirizzi programmatici il tema dell’educazione e dell’istruzione riferito al segmento 0-6 anni, che rappresenta a suo giudizio uno strumento essenziale per rimuovere le disuguaglianze, tanto più che i divari spesso nascono proprio da una diversità di opportunità. Afferma infatti che nel Meridione manca una rete di servizi educativi e scolastici, con indubbi effetti anche sulla diversità nei livelli di apprendimento.

Si dichiara poi preoccupata per l’andamento del tempo pieno nella scuola primaria, considerato che al Sud è tutt’ora carente e che anche nel Centro-Nord sta diventando sempre più deficitario. Richiama in merito le indagini OCSE-PISA, secondo qui l’eliminazione delle compresenze ha avuto effetti negativi anche sui livelli di apprendimento. Condivide peraltro l’importanza del segmento dell’istruzione tecnica e professionale e l’attenzione all’alternanza scuola-lavoro, nel contesto del piano “Garanzia giovani”.

Concorda poi con la proposta del Ministro sul reclutamento e sulla formazione iniziale dei docenti, ritenendo quanto mai opportuno un alleggerimento del percorso puntando all’inserimento della specifica formazione nella laurea magistrale.

Con particolare riferimento alla valutazione, reputa prioritario ricreare un clima di fiducia nelle scuole, basato sul presupposto che la valutazione rappresenta uno strumento a disposizione per il miglioramento.

La senatrice MONTEVECCHI (M5S) domanda al Ministro quali siano i criteri di erogazione delle risorse relativi all’edilizia scolastica e quali siano gli obiettivi di lungo periodo attraverso cui l’investimento può tradursi realmente in un risparmio, come ad esempio nel caso dell’efficientamento energetico.

In merito all’Alta formazione artistica e musicale (AFAM), ricorda che in occasione dell’esame del decreto-legge n. 104 del 2013 il Governo ha a suo tempo accolto numerosi ordini del giorno riferiti al comparto; si chiede pertanto se l’attuale Esecutivo intenda onorare gli impegni già assunti con particolare riferimento: alla possibilità di un coinvolgimento delle Commissioni parlamentari sul regolamento di riordino; alla opportunità di prevedere concorsi per le assunzioni nel comparto; all’esigenza di affrontare il tema delle graduatorie tenuto conto che non esistono specifiche classi di concorso specialmente nei licei musicali e che occorre una razionalizzazione con i Conservatori; alla necessità di ripensare i corsi in alcune Accademie; all’attuale disomogeneità dei bilanci; all’eventuale ripensamento dei contratti con docenti pensionati nelle Accademie. In ultima analisi domanda le ragioni per cui il settore dell’AFAM è stato esonerato dalla normativa sulla spending review.

La senatrice DI GIORGI (PD) manifesta la propria soddisfazione per l’esposizione programmatica del Ministro, ritenendo comunque che i settori della conoscenza non siano valorizzati in maniera adeguata soprattutto nell’ottica di un pieno sviluppo del capitale umano. Lo scarso investimento nella scuola, nell’università e nella ricerca, determina un confronto a suo avviso addirittura imbarazzante con il resto d’Europa. Reputa dunque opportuno individuare alcune priorità che possano invertire la tendenza e assicurare uniformità di condizioni e di erogazione dei servizi essenziali nell’intero Paese. Rileva ad esempio criticamente l’esistenza di situazioni assai diversificate con riferimento alla scuola dell’infanzia, per la quale occorre un massiccio investimento da parte dello Stato, per evitare che i comuni svolgano funzioni interamente sostitutive.

Afferma inoltre che non è possibile saltare una fase dell’evoluzione formativa sottovalutando l’unicità del percorso tra 0 e 6 anni. Conviene inoltre che l’edilizia scolastica rappresenti una emergenza nazionale, tanto più che essa si configura come primo elemento formativo. Invita dunque il Ministro a lavorare in sinergia con le Regioni in modo da far emergere le reali priorità ed elaborare dei criteri uniformi di intervento.

In merito alla ricerca, prende atto positivamente dell’attenzione dedicata dal Ministro al percorso che la Commissione sta intraprendendo, a conclusione del quale si augura comunque un confronto diretto con il Governo. Ringrazia inoltre per la disponibilità, già manifestata già in occasione dell’esame dell’atto del Governo n. 85, a rivedere il sistema dei fondi premiali.

Il senatore TOCCI (PD) dichiara di aver apprezzato alcune formulazioni equilibrate ed innovative riguardanti i problemi critici dell’università e della ricerca. Tuttavia, ritiene che ciò non sia sufficiente in una situazione assai drammatica come quella in cui versa il settore, troppo spesso sommerso di adempimenti normativi e gravato da problemi strutturali. Rileva pertanto un clima di sfiducia e lamenta la disattenzione verso gli obiettivi fondamentali propri dell’università e della ricerca. Afferma peraltro che il calo delle immatricolazioni testimonia una certa disaffezione rispetto a tale mondo, per cui occorre intervenire anche attraverso le borse di studio, nell’ottica di evitare il progressivo abbandono universitario. Nel rendere noto che tale fenomeno in alcune realtà, come ad esempio la Sicilia, arriva a soglie assai elevate, manifesta preoccupazione per il depauperamento del Mezzogiorno dal punto di vista della classe dirigente, che determinerà a suo giudizio ulteriori divisioni.

Deplora peraltro come nel mondo della ricerca sia stata di fatto persa una intera generazione di ricercatori, che sempre più spesso si rivolgono all’estero, privando l’Italia dei talenti migliori. Rimarca perciò la necessità di tornare al controllo budgetario, secondo cui, una volta assegnate le rispettive somme alle università e agli enti, essi devono essere lasciati liberi di poter assumere il personale. Reputa infatti che il blocco del turn over significhi nei fatti ridurre gli organici e dunque i finanziamenti.

Avviandosi alla conclusione, pone una questione di metodo ravvisando dei toni a suo giudizio troppo marcati e parziali nelle dichiarazioni che il Ministro ha reso alla stampa. Ipotizza dunque che il Ministro, in quanto segretario di un partito, abbia anche esigenze di visibilità politica, ma si augura che in quanto titolare di un Dicastero di estrema rilevanza sappia dare voce ad una rappresentanza unitaria degli interessi.

La senatrice BLUNDO (M5S) condivide la necessità di mettere la scuola al centro del dibattito politico, in quanto dalle modalità di organizzazione del sistema scolastico emerge il modello di società che si vuole realizzare. Si augura pertanto che la scuola viva nel rispetto delle reciproche posizioni e si arricchisca dal confronto, senza rischiare di essere prigioniera della burocrazia e del precariato.

Giudica del resto inaccettabile che il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca sia un “Dicastero delle emergenze”, sollecitando inoltre il Governo a stabilizzare gli attuali precari evitando la cosiddetta “guerra tra poveri”. Occorre altresì garantire un organico definito e non aggiuntivo in corso d’anno, in quanto ciò provoca difficoltà nella programmazione.

Si riallaccia poi a quanto affermato dalla senatrice Di Giorgi in relazione alla ricerca, ribadendo a sua volta la necessità un successivo dialogo con il Ministro. In proposito ritiene opportuno prevedere forme di premialità diverse nonché garantire la specificità del lavoro del ricercatore, nella dimensione della meritocrazia, puntando anche alla ricerca di base. Rifiuta pertanto la logica dei finanziamenti “a pioggia”, sollecitando la diversificazione della ricerca, anche per non trascurare le eccellenze.

Con particolare riferimento agli appalti gestiti dalla CONSIP, chiede maggiori ragguagli sugli acquisti realizzati dalle scuole, in quanto spesso emergono maggiori spese in luogo di maggiori risparmi. Domanda quindi al Ministro di svolgere particolari controlli anche sulla serietà dei fornitori, tanto più che vengono investite risorse assai ingenti.

In relazione ai lavoratori socialmente utili (LSU), nella consapevolezza degli accordi già stipulati per una loro riqualifica, invita a tener conto della posizione delle donne di mezza età per le quali tale riqualificazione potrebbe essere assai difficile. In proposito, reputa infine necessario un ulteriore approfondimento sulle condizioni orarie di tali lavoratori.

La senatrice IDEM (PD) si dichiara soddisfatta del fatto che il Ministro ha al contempo enucleato delle emergenze e indicato una visione complessiva sul futuro della scuola, tanto più che condivide l’intento di promuovere una sana competitività e dare risposte precise al settore.

Soffermandosi in particolare sulla valutazione degli insegnanti, invita a prestare una particolare attenzione, in quanto essa potrebbe diventare uno dei criteri a cui collegare le progressioni economiche. In proposito, ritiene che privilegiando solo i risultati scolastici si rischi di trascurare le differenze di ambiente, mentre invece il contesto sociale può incidere in maniera massiccia.

Richiama inoltre il tema della formazione degli insegnanti, condividendo che essa sia già prevista nel percorso universitario.

Sollecita altresì l’inserimento dei laureati in scienze motorie nelle scuole elementari proprio per rendere l’educazione motoria una materia al pari delle altre, insegnata da persone competenti. Al riguardo ritiene essenziale modificare il sistema di reclutamento al fine di prevedere in pianta stabile tali figure nel percorso scolastico.

La senatrice Elena FERRARA (PD)  giudica positive le linee programmatiche, ravvisando una particolare sensibilità del Ministro nei confronti dell’educazione e delle arti in genere. Nel richiamare le iniziative già assunte in merito alla formazione musicale e artistica, che in alcuni comparti è tuttavia ancora frammentaria, pone l’accento sulla diffusione della musica, del teatro e della danza anche attraverso una intensa interazione con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Rileva infatti che, proprio perché in molti casi il mondo esterno alla scuola ha sopperito alle carenze istituzionali, occorre ora mettere a sistema tali esperienze. S’interroga quindi sulla reale volontà di investire idealmente e materialmente su tale segmento.

Declina poi il tema dell’edilizia scolastica sempre con riferimento al comparto artistico e musicale, sottolineando l’esigenza di prevedere ambienti adeguati per lo svolgimento di tali discipline nelle scuole.

Chiede infine al Ministro un interessamento particolare per garantire la sicurezza in rete, in modo che venga percepito il ruolo di coordinamento dell’Amministrazione all’interno dei soggetti chiamati ad arginare i fenomeni del cyber bullismo.

Il senatore MARIN (FI-PdL XVII), nel rivolgere al Ministro gli auguri di buon lavoro, rileva criticamente come le dichiarazioni programmatiche risentano sempre di meri proclami, sovente giustificati dalla prima esperienza dei Ministri di volta in volta chiamati a svolgere il loro ruolo.

In tale contesto chiede perciò di conoscere la provenienza delle risorse per le iniziative – a suo giudizio ambiziose oltre che generiche – proposte dal Ministro, benché sia a suo giudizio prioritario mettere al centro gli studenti e non i docenti. In merito reputa eccessiva l’attenzione dedicata nelle linee di indirizzo agli insegnanti rispetto agli utenti reali del servizio scolastico, che sono proprio i ragazzi.

Invoca parimenti maggiore concretezza rispetto alle misure riguardanti i disabili, per i quali servirebbero a suo avviso dei capitoli di spesa dedicati. Pur condividendo inoltre l’importanza di intervenire nell’edilizia scolastica, reputa prioritario promuovere iniziative per gli studenti.

Ravvisa poi il persistere di disparità tra diverse aree del Paese, domandando maggiori chiarimenti sulle azioni riguardanti l’università, tenuto conto che – anche in questo caso – si dovrebbe puntare anzitutto a migliorare le condizioni degli studenti.

Il presidente MARCUCCI (PD), collegandosi alle considerazioni della senatrice Di Giorgi, rimarca il lavoro finora compiuto dalla Commissione in materia di enti di ricerca, su cui chiede nuovamente al Ministro la disponibilità per un successivo confronto. Domanda poi maggiori informazioni circa la sorte degli enti attualmente commissariati, in modo che si possa procedere ad una gestione ordinaria.

S’interroga altresì sulle conseguenze connesse alla soppressione della direzione generale dell’Alta formazione artistica e musicale e coreutica, reputando inoltre grave la situazione dell’edilizia relativa ai conservatori. Invoca peraltro maggiore attenzione nei confronti del reclutamento e della stabilizzazione del personale AFAM. Parallelamente, ricorda che la Commissione ha a suo tempo avviato l’esame di alcune proposte legislative in materia di istituti musicali pareggiati, sulle quali chiede di conoscere l’opinione del Governo, anche in vista di una prosecuzione dell’iter.

Fa presente inoltre che non appena inizierà l’esame del disegno di legge n. 1430 verrà affrontata la situazione dei dirigenti scolastici, sulla quale si augura un particolare interessamento da parte dell’Esecutivo. Si dichiara del resto assai stupito dal fatto che ogni concorso nel mondo della scuola risenta di pronunce giudiziarie tali da comprometterne l’intero esito, con forte pregiudizio per gli incolpevoli partecipanti alle predette procedure selettive.

Domanda conclusivamente quali iniziative saranno assunte per velocizzare l’assegnazione delle risorse relative all’edilizia scolastica, che rappresenta una delle priorità del Governo in carica, e fa presente che la replica del Ministro, a conclusione dell’odierna discussione generale, avrà luogo presumibilmente la settimana prossima.

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(7a Senato, 1.4.14) Il ministro Stefania GIANNINI, nel riallacciarsi a quanto già esposto nella precedente seduta, pone anzitutto l’accento sulla semplificazione a suo avviso necessaria anche nel settore dell’università, che soffre da troppi anni di una stratificazione molto complessa di norme, nonostante la legge n. 240 del 2010 avesse l’intento di inaugurare una nuova fase nella governance, nei meccanismi del finanziamento, nel reclutamento e nella valutazione. Al riguardo, ritiene che, da un lato, la legge n. 240 abbia delegato a numerosi interventi di vario rango ordinamentale e amministrativo la concreta applicazione delle norme e, dall’altro, non si è trattato di un testo consolidato che ha abrogato quello che c’era prima, con il risultato che risultano ancora in vigore leggi assai risalenti, talvolta mai applicate. Cita, come esempio di complessità, le procedure dell’abilitazione scientifica nazionale (ASN), in occasione delle quali sono stati presentati numerosi ricorsi, con conseguente rallentamento dei meccanismi di assunzione mediante concorso sebbene dal 2008 non fossero più stati banditi concorsi. Il risultato di ciò è l’anzianità del corpo docente e una diminuzione complessiva, fra il 2008 e il 2013, del 15 per cento dei professori a seguito del mancato turn over. A ciò si aggiunge che il numero dei docenti e il rapporto studenti/docenti sono tornati sui livelli di inizio anni 2000, con pessime previsioni per i prossimi anni, in cui si verificheranno ulteriori fuoriuscite. Altro esempio di complessità dell’attuale sistema riguarda la formulazione dei criteri per l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR): nel confermare quanto esposto durante la presentazione della Relazione 2013 dell’Agenzia, reputa indispensabile scongiurare il rischio che essa diventi un controllore ex ante, mentre occorre potenziarne il ruolo di valutatore ex post. In questo contesto, rende nota la sua volontà di procedere ad azioni di semplificazione di almeno tre tipi: una semplificazione normativa sui meccanismi di accreditamento didattici di ogni ciclo, con conseguente spostamento degli obblighi nella rendicontazione in itinere ed ex post, in modo che le università conoscano prima su quali parametri, soprattutto di efficacia, saranno valutate; una semplificazione finanziaria, cosicché gli atenei virtuosi possano praticare una politica di bilancio che sia pienamente autonoma, impiegando anche risorse esterne al Fondo di finanziamento ordinario (FFO), con lo scopo di conseguire gli obiettivi che si sono dati nell’ambito degli indirizzi ministeriali e declinando le proprie capacità di intervento sulle specificità dei territori; una semplificazione nel reclutamento, al fine di accelerare i processi di ricambio e renderli più spediti. A tale ultimo riferimento, fermi restando il monitoraggio dell’ANVUR e gli obblighi di bilancio, giudica prioritario avviare una sorta di “liberazione” del reclutamento, che deve tornare ad essere primaria responsabilità dei singoli atenei. Ritiene dunque che gli abilitati debbano essere assunti con procedure snelle, simili a quelle della chiamata diretta, con piena responsabilità degli organi di governo dell’ateneo, sulla base del modello spagnolo, i quali, anche grazie a un ulteriore perfezionamento della valutazione della qualità della ricerca (VQR), devono entrare in un’ottica di premialità e penalizzazione. Chiarisce infatti che la valutazione con premi e penalizzazioni rappresenta l’antitesi dei tagli lineari. Nell’attesa che si concluda il primo e il secondo ciclo dell’ASN, afferma che successivamente, anche alla luce dell’esito di tali tornate, si compierà una riflessione sul sistema attuale.

Precisa peraltro che detti interventi di semplificazione impongono la possibilità concreta di programmare le risorse, tanto più che la variabile tempo è inevitabilmente il punto cruciale del futuro del sistema universitario in quanto spesso conta di più la prevedibilità delle risorse rispetto alla mera quantità.

Assicura perciò fin d’ora il suo impegno affinché la consistenza di qualunque finanziamento relativo al sistema universitario, al netto di interventi specifici dovuti a norme ineliminabili, sia su base pluriennale, almeno triennale. Propone pertanto la fissazione di una data entro cui concludere tutte le procedure  relative alla ripartizione delle risorse finanziarie e alle assunzioni, ipotizzandola al 31 marzo di ciascun anno. Prospetta altresì la possibilità che il decreto sulla ripartizione del FFO limiti i vincoli a poche voci che caratterizzino la politica d’indirizzo del Ministero, mentre il resto dovrà essere a disposizione degli organi dell’ateneo, coniugando così autonomia e reale capacità di programmazione, tanto più che gli atenei sono già chiamati a presentare una programmazione triennale al Dicastero.

Sempre sulla stessa falsa riga, occorre a suo giudizio programmare anche le politiche per il merito e per il diritto allo studio, rendendo quest’ultimo davvero effettivo, eliminando espressioni contraddittorie come “idoneo ma senza borsa” le quali testimoniano che lo Stato non è in grado di garantire un diritto chiave per l’emancipazione personale e sociale.

Evidenzia inoltre l’esigenza di far ripartire la Fondazione per il merito, attraverso la quale avvicinare il mercato del lavoro agli studenti migliori per consentire alle imprese di intercettare i talenti e agli studenti di avere percorsi preferenziali per il sostegno del percorso di studi e l’ingresso nel mercato del lavoro.  Collegata a ciò è, a suo avviso, la questione dei prestiti d’onore, uno strumento già praticato con successo in altri Paesi che ella intende diffondere anche in Italia, in un’ottica di parallelismo, non di sostituzione o supplenza, rispetto al diritto allo studio. Precisa infatti che mentre il diritto allo studio deve rappresentare la base di garanzia per tutti gli studenti capaci e meritevoli in stretta correlazione con il reddito, il prestito deve esser concepito come un sostegno meritocratico, a condizione che il sistema dei prestiti, appoggiandosi ad un Fondo di garanzia, sia complessivamente meno gravoso per gli studenti.

Focalizza indi l’attenzione sul tema delle risorse finanziarie a disposizione di studenti, laureati e dottorandi, richiamando il caso degli specializzandi di medicina per i quali si registra un crollo del numero di borse. Riferisce in merito che è in corso di definizione una road map chiara con le Regioni per semplificare l’attuale procedura e assicurare in futuro una rilevazione realistica e puntuale del fabbisogno nazionale di medici. Coglie peraltro l’occasione per informare che prima dell’estate sarà bandito il concorso nazionale – per titoli e prove – per l’accesso alle scuole di specializzazione, che avrà luogo realisticamente intorno a metà ottobre.

Si sofferma poi sull’orientamento, rilevando il basso numero di laureati in Italia   e l’elevato tasso d’abbandono fra primo e secondo anno della laurea triennale, che talvolta è indice di scelte sbagliate. Ritiene dunque prioritario orientare gli studenti sia dei licei che degli istituti tecnici non solo sui corsi di laurea di oggi, ma anche sui nuovi mestieri di domani.

Altro nodo centrale per qualificare l’autonomia dell’università, prosegue il Ministro, è la valutazione. In proposito, sottolinea la necessità di definire chiaramente gli ambiti di intervento dell’ANVUR e quelli del Dicastero, tenuto conto che l’Agenzia deve concentrarsi più sulla valutazione e sull’accreditamento, affinando le proprie metodologie, anche in una prospettiva di adeguamento degli standard di qualità con quelli europei, mentre il Ministero deve assumersi la responsabilità di intervenire, anche in maniera dura, sui corsi che non rispondono ai requisiti richiesti. Occorre infatti individuare parametri più flessibili relativamente alla programmazione pluriennale e gli strumenti valutativi esistenti devono diventare più dinamici, a cominciare dalla VQR, il cui ruolo da quest’anno è diventato decisivo per la ripartizione di ben quattro quinti della quota premiale. Sottolinea quindi l’esigenza di predisporre uno strumento valutativo correlato con la programmazione triennale che, al tempo stesso, sia in grado di monitorare in itinere il comportamento delle università; ciò significa evidentemente la disponibilità di una banca dati per il sistema sulla cui realizzazione assicura l’impegno del Dicastero.

Fa presente altresì che sebbene il raggiungimento dell’eccellenza sia misurato dall’ANVUR, esso non dipende da questa valutazione, anche perchè esistono ambiti ancora non chiaramente valutabili come l’eccellenza nel settore della didattica. Nel ravvisare perciò la mancanza di una reale competizione in questo campo, reputa opportuno favorire percorsi di formazione d’eccellenza, in cui incentivare la qualità della formazione specialistica e il suo raccordo con il mondo del lavoro, in modo da combinare in maniera virtuosa autonomia e valutazione.

Si sofferma poi in particolare sulla valutazione delle discipline umanistiche, che non può a suo avviso essere ricondotta in modo forzoso ai criteri quantitativi e bibliometrici caratteristici delle discipline scientifico-tecnologiche: rivendica pertanto l’importanza, a tutti i livelli, di salvaguardare la specificità delle scienze umane e sociali, considerando peraltro che in altri contesti, come quello anglosassone, sono stati introdotti parametri qualitativi.

Enfatizza inoltre la stretta connessione tra la buona programmazione, la sana semplificazione e la corretta valutazione, nella consapevolezza che l’università non è estranea rispetto al contesto entro cui si trova ad operare. Alla vigilia del semestre di Presidenza italiana dell’Unione europea, l’Italia deve proporre innovazioni forti in merito ad alcuni pilastri della formazione e della ricerca, incentivando anche l’apertura del sistema universitario verso l’Europa ad esempio attraverso la mobilità degli studenti e dei ricercatori, anche mediante i nuovi strumenti europei come Erasmus-plus, i bandi Marie Curie e i grant dell’European Research Council (ERC), che sono uno degli strumenti fondamentali del “pilastro” sull’Excellent Science di Horizon 2020. Parimenti, bisogna puntare a suo giudizio sull’apertura verso nuove metodologie della formazione, mettendo a frutto esperienze d’eccellenza che già esistono nel nostro Paese, nonchè sull’apertura nei confronti del mondo dell’impresa e dell’autoimprenditorialità, nella prospettiva occupazionale, fruendo anche di appositi flussi di finanziamento europei come la Garanzia Giovani e i fondi strutturali.

Rileva comunque che l’internazionalizzazione deve prevedere un drastica semplificazione degli strumenti attualmente esistenti per la mobilità e favorire “la circolazione dei cervelli”, anche per ciò che attiene alla questione dei visti destinati a studenti e ricercatori, i quali sono sottoposti a lungaggini burocratiche eccessive. Ricorda poi le origini del progetto Erasmus, che è stato uno degli strumenti più importanti con cui è stato trasmesso ai giovani il senso di una Europa “terra delle opportunità” e che quindi ora occorre rilanciare. In tal senso ipotizza la previsione di una sorta di “Erasmus curriculare” in virtù del quale i mesi di Erasmus rientrerebbero a pieno titolo nel curriculum di studi degli studenti. Evidentemente, se ciò andasse in porto, il Ministero dovrebbe aggiungere opportuni finanziamenti premiali.

Sul piano dell’innovazione delle metodologie didattiche, servono le condizioni perché le istituzioni di formazione superiore pubblichino molte più open educational resources di quanto non abbiano fatto finora. Giudica altresì necessario rivedere il materiale didattico digitale, anche al fine di aumentare la visibilità internazionale del sistema educativo italiano, ritenendo poi auspicabile l’apertura verso i cosiddetti massive online courses (MOOC), quanto meno per alcuni corsi di studio.

Caldeggia indi i corsi universitari che prevedono insegnamenti in lingua inglese, anche per rendere il sistema di istruzione superiore, università e ricerca più attrattivo nei confronti dei Paesi esteri. Nel ritenere sterile la competizione tra lingua madre e lingua inglese, ritiene indispensabile superare le difficoltà che alcuni atenei incontrano nel proporre la didattica interamente in inglese.

Accenna poi brevemente alla possibilità di un pieno e immediato riconoscimento dei titoli nonchè all’apertura verso l’impresa, che comporta la ricerca di risorse di provenienza diversa rispetto a quella pubblica.

Passa quindi ad esaminare un’altra priorità a suo avviso decisiva per il Paese,  quella della ricerca, che può costituire il terzo pilastro per il nostro futuro. Applicando anche in questo campo i principi di semplificazione, programmazione, valutazione ed apertura,  segnala la necessità di dare concretezza agli interventi volti a semplificarne le procedure, nel quadro del Programma nazionale della ricerca (PNR) e delle sinergie tra impiego dei fondi strutturali e competizione per i fondi di Horizon 2020.  Si tratta infatti di circa 60 miliardi di euro che vanno ad assommarsi al portafoglio settennale della nuova programmazione europea che sfiora gli 80 miliardi di euro complessivi.

Nel rilevare con preoccupazione come, nonostante queste disponibilità, l’innovazione stenti a decollare, rammenta che nella media degli ultimi cinque anni la quota italiana di spesa in ricerca e sviluppo rispetto al PIL è inferiore alla media europea e a quella dei principali Paesi industriali, collocandosi al diciannovesimo posto su 23 Paesi considerati. Pur segnalando le notevoli differenze a livello regionale, ravvisa uno scarso coordinamento tenuto conto che il PNR è un contenitore di interventi espressi da numerosi enti vigilati sia dal Ministero dell’istruzione, dell’università sia da altri Ministeri, a cui si aggiungono le università e tanti portatori di interesse. Sebbene ciò testimoni un tangibile interessamento nel settore ricerca, afferma che la programmazione è complessa e, senza un reale coordinamento, spesso può risolversi in una associazione puramente meccanica di indirizzi di spesa. La  semplificazione deve dunque essere compiuta su più livelli: una semplificazione finanziaria, in cui le risorse devono confluire in un piano finanziario della ricerca unico; una semplificazione gestionale, in base alla quale razionalizzare i soggetti che operano intorno al mondo della ricerca e il numero degli enti pubblici di ricerca; una semplificazione normativa, nella quale regolamentare alcuni processi omogenei nell’emanazione dei bandi evitando asimmetrie, specie in vista dell’avvio dei nuovi interventi sui Programmi operativi nazionali (PON) della nuova programmazione europea 2014-2020.

Ella lamenta poi l’incapacità di assicurare una programmazione ciclica e regolare dei fondi, pur essendoci strumenti normativi del tutto idonei allo scopo. L’Italia sconta infatti – a suo avviso – una cronica incapacità di assegnare cifre stabili nei relativi capitoli di bilancio, a causa di tagli imprevedibili operati attraverso la legge di stabilità, con il risultato di una perdurante incertezza.

Il Ministro si sofferma indi sulla programmazione dei fondi comunitari che avrà un impatto per i prossimi 7 anni in linea con l’8° Programma Quadro europeo, Horizon 2020. Al riguardo, nel rilevare che l’Italia si colloca solo al 16° posto a livello europeo come capacità innovativa del tessuto imprenditoriale, comunica con rammarico che per questo ciclo l’Italia avrà a disposizione solo 1,7 miliardi, pari a circa la metà delle risorse disponibili nello scorso ciclo.

Quanto alle risorse alternative, ella cita il Fondo per la ricerca scientifica e tecnologica (FIRST) e i Progetti di ricerca di interesse nazionale (PRIN) che, a valere sul FIRST, finanziano la ricerca di base. In proposito, ella riferisce che attualmente il FIRST è alimentato esclusivamente dai fondi originariamente destinati ai PRIN. Nel 2013 il FIRST è stato pressoché unicamente dedicato al finanziamento di bandi innovativi per i giovani: oltre 48 milioni di euro per il finanziamento di specifici interventi atti a garantire il ricambio generazionale e l’autonomia scientifica dei giovani ricercatori. Il Ministro rimarca peraltro che il Fondo può essere analogamente rifinanziato per il 2014, ma che comunque l’orizzonte temporale è sempre troppo limitato.

Dopo aver accennato al Fondo per l’agevolazione alla ricerca (FAR), destinato alla ricerca industriale, non più rifinanziato dal 2010, ella ribadisce quindi l’esigenza di coordinare l’attività dei 24 enti di ricerca attualmente esistenti, nell’ambito di una politica strategica del Paese che sappia rispondere alle prospettive di Horizon 2020 e dei fondi strutturali.

Nel rinviare alla relazione scritta per le successive considerazioni su questo profilo tematico, il Ministro si sofferma indi sulla valutazione, affermando che l’attività dell’ANVUR dovrebbe essere estesa a tutti i soggetti della ricerca pubblica ed incidere, mediante criterî e parametri specifici, sull’assegnazione di quote crescenti del Fondo ordinario per gli enti di ricerca (FOE). In particolare, la valutazione deve mirare al raggiungimento di standard di qualità e di competitività rispetto ai quali il Ministero deve esercitare una compiuta politica d’indirizzo, tenuto anche conto delle priorità dell’Esecutivo e dei principali stakeholders nel settore.

Per quanto attiene alla valutazione di specifici progetti di ricerca di base ed industriale presentati a fronte di specifici bandi, il Ministro ritiene fondamentale continuare nell’opera di allineamento alle migliori procedure di valutazione a livello europeo attraverso la valorizzazione del meccanismo della peer review.

Passando al tema dell’apertura, reputa che debba essere incoraggiata la mobilità dei ricercatori all’interno degli enti e fra gli enti e le università, con appositi incentivi; inoltre, preannuncia l’intenzione di continuare a proporre lo specifico finanziamento delle chiamate dirette, che rappresentano a suo avviso un istituto importante per promuovere la qualità degli enti di ricerca.

Soffermandosi in particolare sull’Agenzia spaziale italiana (ASI), pone l’accento sull’esigenza di assicurarle quanto prima una governance stabile e competente attraverso il meccanismo del search committee, in nome del carattere strategico della politica spaziale anche nel consesso internazionale.

Dopo aver accennato alla tematica dei lanciatori VEGA, rinvia nuovamente, per motivi di tempo, alla relazione scritta, intendendo dedicare l’ultima parte del suo intervento al settore dell’Alta formazione artistica e musicale (AFAM). Al riguardo, nell’esprimere rammarico per la scarsa attenzione dedicata al comparto negli ultimi anni da parte di una politica a volte inopinatamente distratta, rammenta che gli studenti nel complesso sono più di 80.000, mentre i docenti sono approssimativamente 5.400. La mobilità internazionale, le iniziative promozionali, i premi testimoniano una grande vivacità di alcune istituzioni, incluse quelle private, cui tuttavia non corrisponde una adeguata funzionalità organizzativa.

Ad esempio, il reclutamento è bloccato da un quindicennio, con il risultato di un elevatissimo tasso di precariato e di conflittualità, con commissariamenti frequentissimi.

Alla autonomia, che in linea di principio dovrebbe accostare il modello AFAM a quello universitario, corrisponde del resto una forte centralizzazione nella distribuzione delle risorse, nella nomina degli organi e financo nel reclutamento.

A fronte di questa situazione, che rischia oramai di far definitivamente collassare questo settore, il Ministro assicura dunque il proprio impegno sulle quattro voci già indicate come fondamentali per gli altri settori: la semplificazione, la programmazione, la valutazione e l’apertura.

Prima di tutto, la governance del sistema va profondamente rivista e vanno definiti i rispettivi poteri degli organi di indirizzo e di quelli gestionali, rivedendo il rapporto fra rappresentanza didattica da un canto, vertice politico e vertice amministrativo dall’altro.

Va poi affrontato il riordino dei canali di immissione in ruolo e di abilitazione; la distribuzione delle risorse, nel mondo AFAM così come per la scuola e l’università, non dovrebbe più avvenire secondo criteri storici, bensì dovrebbe essere correlata alle dimensioni e alle attività degli istituti.

In materia di valutazione, reputa opportuno adottare criterî rigorosi, fornendo precise regole per l’accreditamento ex ante e la valutazione ex post dei corsi di studio. Inoltre, andranno seguiti parametri fissi e riconosciuti anche a livello internazionale, con particolare riguardo per le numerose istituzioni private che chiedono il riconoscimento legale.

Infine, un sistema aperto di Accademie e Conservatori deve contemplare, a suo giudizio, forme di mobilità che prevedano lo scambio di esperienze della docenza ma anche l’ingresso di talenti dall’estero che portino nuova linfa nei nostri istituti.

Nel concludere il proprio intervento, il Ministro tiene a sottolineare l’importanza di definire un corretto rapporto fra istruzione musicale di base, che dovrebbe a suo avviso essere sempre più integrata nella didattica scolastica, e formazione universitaria, da affidare interamente al sistema delle Accademie e dei Conservatori.

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(7a Senato, 27.3.14) Il ministro Stefania GIANNINI rivolge un saluto informale, oltre che formale, a tutta la Commissione, di cui ha fatto parte in questa legislatura, riconoscendo la qualità e la quantità dei contributi che provengono tanto dalla maggioranza quanto dall’opposizione. Nel ritenere cruciale il ruolo del Parlamento, afferma che nella democrazia parlamentare ciascun Ministro deve rispettare e valorizzare le prerogative parlamentari.

Rivendica poi che l’attuale Esecutivo, per la prima volta nella storia della Repubblica ha messo l’istruzione al centro dell’agenda politica del Paese, sulla base di una scelta non casuale ma coerente con una precisa visione della società italiana. Nel presupposto che il sistema educativo diventi la leva più efficace per lo Stato e per i cittadini, giudica infatti prioritario perseguire gli obiettivi di crescita civile, sviluppo economico ed equità sociale.

Rileva peraltro con preoccupazione che il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca è da anni il “Ministero delle emergenze” a causa di una criticità cronica e di un logorio costante nel dettaglio burocratico e amministrativo. Per tali ragioni, uno dei pilastri del Dicastero, la scuola, è afflitta da un precariato stabile ma non stabilizzato che determina una sorta di “guerra tra poveri” e legittima un elenco inesauribile di rivendicazioni.

Registra altresì che l’università ha dinanzi un allarmante decremento di iscrizioni, anche a causa di un sistema ingessato e incapace di dotarsi di strumenti di programmazione strategica e finanziaria di medio termine. Quanto alla ricerca, pur riconoscendo l’eccellenza dei ricercatori italiani, sottolinea lo scarso coraggio nell’investimento costante e duraturo.

Afferma inoltre che l’Europa rappresenta il contesto geopolitico di riferimento primario per l’Italia e descrive quattro principi ispiratori della propria azione di Governo: la semplificazione, la programmazione, la valutazione e l’internazionalizzazione. In ordine al primo principio, evidenzia la necessità di resistere alla tentazione dell’ipertrofia normativa, reputando più opportuno concentrarsi sull’attuazione di provvedimenti già approvati e ridurre gli spazi di incertezza. Occorre altresì a suo avviso dotarsi di un orizzonte temporale e finanziario per dare soluzioni strutturali ai diversi problemi, senza rincorrere continuamente le emergenze, in ossequio al principio della programmazione. In merito alla valutazione, pone l’accento sulla esigenza di ridurre i controlli ex ante privilegiando la valutazione ex post, con l’effetto di assegnare risorse in base ai risultati. In ultima analisi, enfatizza il principio dell’internazionalizzazione, in quanto un sistema aperto alla competizione e alla comparazione genera maggiore qualità sul piano didattico, scientifico e strutturale.

Ciò premesso, passa dunque a delineare gli indirizzi programmatici in materia di scuola, a torto considerata troppo spesso come una spesa, e non come un investimento nel capitale umano del Paese, nella quale gli insegnanti sono visti come dipendenti pubblici demotivati e sindacalizzati, senza tener conto di quale sia in realtà il processo educativo. Assume dunque fin d’ora l’impegno a lavorare in modo che la scuola torni a formare le coscienze dei cittadini adulti di domani, che i dirigenti scolastici siano sostenuti nel loro compito direttivo e di supporto agli insegnanti, e che questi si sentano spalleggiati nel loro ruolo di formazione diretta degli alunni.

Nel ribadire che il Ministero è stato fin da subito gravato dalla improrogabile necessità di risolvere alcune gravi emergenze, menziona il caso dei 24.000 lavoratori ex LSU impiegati nei servizi di pulizia delle scuole, per i quali con il ministro Poletti è in corso di elaborazione un Piano straordinario biennale che consenta la programmazione a più lungo termine di interventi di piccola manutenzione ordinaria nelle scuole, in cui poter utilizzare i lavoratori una volta riqualificati. Cita altresì il personale ATA, nei confronti del quale è stata risolta – grazie anche al contributo del Senato – l’annosa questione delle loro posizioni economiche, evitando che 15.000 lavoratori fossero costretti a restituire somme già percepite nel corso dei precedenti anni scolastici, per mansioni aggiuntive già espletate. Menziona inoltre l’emergenza dell’edilizia scolastica, ricordando che, secondo dati del 2012, oltre 27.000 edifici scolastici sono stati costruiti prima del 1980, che più di 1.400 risalgono ai primi del Novecento e che più di 5.000 sono ospitati in immobili costruiti inizialmente per un altro scopo e pertanto inadeguati. Tiene a precisare che l’azione del Governo su tale priorità non è frutto di una reazione meramente emotiva, ma di un problema strutturale reale. In quest’ottica, sottolinea di aver disposto una proroga di due mesi per consentire a tutti i Comuni e a tutte le Province collocate nella graduatoria dei quasi 700 vincitori, di poter aggiudicare le gare e fare i lavori immediatamente cantierabili che erano già stati indicati precedentemente, per un ammontare di 150 milioni di euro. Annuncia inoltre che il Governo sta predisponendo un Piano pluriennale che porterà a fare interventi in altre 10.000 scuole su tutto il territorio nazionale.

Evidenzia poi che tale complesso procedimento sta funzionando non solo perché sono state individuate le risorse, ma anche perché le procedure di aggiudicazione sono rapide, per cui ne sarà valutata un’estensione anche per gli altri interventi di edilizia scolastica, in conformità al summenzionato principio di semplificazione. A tale ultimo riguardo, si sofferma sull’Anagrafe dell’edilizia scolastica, che permetterà di rilevare un censimento generale delle scuole e di registrare le loro vulnerabilità e i corrispondenti interventi di manutenzione necessari per superarle. A ciò si aggiunge – prosegue il Ministro – l’esigenza di assicurare la sicurezza sui luoghi di lavoro, partendo dall’attuazione del decreto legislativo n. 81 del 2008, rapportato alle specifiche esigenze della scuola.

Nel reputare essenziale dotarsi di strumenti snelli, richiama la governance della scuola e la revisione degli organi collegiali, dove sembra utile garantire la piena funzionalità dell’organo consultivo a livello nazionale, nonché degli organismi necessari ai diversi livelli di intervento locale. Sempre in quest’ottica giudica quanto mai improcrastinabile operare – in stretta collaborazione con il Parlamento – un aggiornamento del Testo unico sulla scuola, risalente al 1994, onde evitare continue stratificazioni normative e garantire la certezza del diritto, semplificando le regole ed eliminando le contraddizioni.

Occorre altresì a suo avviso entrare nel merito dei processi fondamentali che rappresentano l’essenza della scuola e dell’istruzione, insegnare e imparare, nel presupposto che a scuola si trasmettono dottrina e metodo alle nuove generazioni. Puntando alla valutazione dei risultati e dei procedimenti adottati per ottenerli, afferma che ciò è possibile solo dotando il Paese di una scuola moderna nella funzionalità e negli obiettivi e anche nella sua missione fondante. In questo contesto, sottolinea il passaggio da “una scuola per tutti” ad “una scuola di qualità per tutti”, in cui il momento della valutazione diventa decisivo, considerando peraltro che nell’ultimo decennio sono stati introdotti i test INVALSI, in modo da svolgere rilevazioni sull’apprendimento, ed è stata garantita la partecipazione dell’Italia alle rilevazioni internazionali. Ritiene comunque che occorra consolidare il sistema di misurazione degli apprendimenti tramite le prove INVALSI, promuovendo un maggior coinvolgimento delle scuole. In proposito, annuncia l’intenzione di aiutare i singoli istituti ad analizzare i propri assetti organizzativi e la qualità dei servizi che erogano, promuovendo in questo modo un ciclo di autovalutazione.

Ricorda poi che, dopo più di un decennio, è stato messo a punto uno specifico regolamento sulla valutazione, n. 80 del 2013, di cui si impegna ad assicurare l’applicazione in tutte le scuole a partire da settembre. Sostiene inoltre che la questione della valutazione e della valorizzazione delle persone sia legata a quella dei contratti, per cui giudica prioritaria una riflessione sul contratto degli insegnanti, in modo che la relativa retribuzione non sia più basata solo sull’anzianità. Parallelamente ritiene opportuno affrontare le nuove modalità di reclutamento dei docenti e valutare, insieme al Parlamento, una modifica del loro status giuridico, unitamente alla predisposizione di nuove regole per la selezione dei dirigenti scolastici.

Dopo aver rilevato criticamente che l’azione del Dicastero è costantemente in bilico tra soccombere all’emergenza o programmare, pone l’accento sull’esigenza pressante di superare il precariato della scuola, che rappresenta un problema rilevante sotto il profilo quantitativo e drammatico per le vite di molte persone e di molte famiglie. Fornisce dunque alcuni dati, secondo cui tra ATA e docenti, il precariato nella scuola arriva a più di mezzo milione di persone: in dettaglio si tratta di circa 50.000 ATA; di poco meno di 170.000 docenti inseriti nelle graduatorie ad esaurimento di I,  II, III fascia e IV fascia aggiuntiva, che costituiscono il cosiddetto “precariato storico” e che verosimilmente grazie al turnover saranno immessi in ruolo nei prossimi dieci anni; di più di 460.000 insegnanti inseriti nelle graduatorie di istituto e utilizzati per le supplenze annuali e fino al termine delle lezioni, di cui 168.000 iscritti nelle suddette graduatorie ad esaurimento; di oltre 10.000 abilitati a seguito del tirocinio formativo attivo (TFA); di quasi 70.000 che hanno maturato titoli di servizio utili all’abilitazione grazie ad un percorso abilitante speciale (PAS); di 55.000 diplomati magistrali; di 40.000 idonei di vecchi concorsi.

L’obiettivo politico necessario per affrontare il problema è a suo avviso il riassorbimento dei precari, fermo restando che, in un’ottica di lungo periodo, devono essere banditi solo concorsi a cattedra. Occorre infatti a suo giudizio predisporre un Piano di medio termine per il reintegro dei precari e il loro inserimento all’interno di “organici funzionali”, che permettano ai dirigenti scolastici una miglior gestione delle supplenze e un aumento dell’offerta formativa. Ritiene del resto che l’organico funzionale serva ad affrontare il tema del sostegno e dell’integrazione, assicurando continuità didattica e formazione specifica per le diverse disabilità, e si traduca nella creazione di un gruppo professionale qualificato, operante in una rete di scuole.

Nella consapevolezza che questa strada comporta un significativo impegno finanziario, tiene a precisare che, attraverso una seria due diligence sui costi attuali per le supplenze brevi e l’integrazione degli alunni disabili, si possa arrivare ad un effettivo bilanciamento finanziario rispetto al fabbisogno necessario per l’attuazione dell’organico funzionale di istituto e di rete. Rammenta in proposito che l’articolo 50 del decreto-legge n. 5 del 2012 istituiva l’organico dell’autonomia, ma non è stato ancora pienamente attuato per mancanza di risorse finanziarie.

Invita peraltro a prestare particolare attenzione alla formazione di una nuova generazione di insegnanti, per la quale annuncia l’avvio di un’ulteriore tornata di TFA per il prossimo anno accademico, ritenendo doveroso offrire ai giovani laureati la possibilità di conseguire il titolo abilitativo. Pur giudicando corretto il principio, sotteso al TFA, secondo cui l’abilitazione si ottiene dopo aver dimostrato in aula di avere la preparazione e l’attitudine all’insegnamento, prefigura per il futuro l’introduzione di un modello più snello, basato sull’inserimento di un periodo di tirocinio direttamente nel percorso della laurea magistrale universitaria con cui ottenere anche l’abilitazione.

Il Ministro rimarca poi che programmare nella scuola vuol dire poter disporre di risorse finanziarie certe e adeguate. In tale ottica, segnala in particolare l’esigenza di reintegrare i Fondi destinati al miglioramento dell’offerta formativa, riportandoli all’ammontare del 2011, che era pari a circa 1,5 miliardi di euro. Ritiene infatti che l’aver dirottato, nell’emergenza, tali risorse su altre finalità, sia pur legate al mondo della scuola, non può adesso giustificare una minore capacità del Ministero e del Paese di investire sulla qualità dell’educazione.

La disponibilità di risorse è del resto essenziale, prosegue il Ministro, anche per dare un reale regime di autonomia alla scuola, che attualmente non può realizzare i suoi progetti e le sue scelte per i troppi vincoli e per la mancanza di mezzi. Reputa quindi essenziale prevedere l’assegnazione di stanziamenti certi già all’inizio dell’anno scolastico in un budget unico, senza vincoli di spesa, se non quelli fissati dalla scuola e finalizzati al miglioramento dell’offerta formativa, anche con la possibilità di utilizzare contratti d’opera laddove essi siano utili.

Sempre al fine di rafforzare l’autonomia scolastica, ritiene importante trasferire il budget orario previsto per il personale e favorire l’utilizzo condiviso di risorse strumentali e umane tra reti di scuole, anche nell’ottica di garantire continuità alle supplenze, nonché la presenza di insegnanti di sostegno specializzati, docenti per l’apprendimento nelle lingue straniere (CLIL) e tecnici di laboratorio.

Il Ministro pone poi l’accento su un altro aspetto della programmazione, legato all’investimento di adeguate risorse sui più piccoli, ampliando l’offerta che oggi vede disparità inaccettabili tra le diverse aree del Paese. Da servizio a domanda individuale, questo segmento va a suo giudizio trasformato in diritto educativo delle bambine e dei bambini. A tal fine, i comuni non devono essere lasciati soli, mentre deve essere pienamente applicato il principio di sussidiarietà. In questo senso, ella garantisce tutto il proprio impegno per favorire una maggiore sinergia tra pubblico, privato ed enti locali, anche incentivando e – laddove possibile finanziando – i meccanismi delle convenzioni, dove lo standard di qualità del servizio è identico indipendentemente dalla gestione. Rammenta del resto che tutti gli studi dimostrano che la dispersione si combatte a partire dai nidi di infanzia e si sofferma in particolare sui dati allarmanti delle Regioni dell’Obiettivo convergenza. Preannuncia pertanto l’intenzione di attivare la gestione dei fondi europei destinati a un grande Piano infanzia.

Infine, ella ritiene che programmazione significhi anche monitorare quello che è già stato deciso, ma non è stato ancora del tutto realizzato. In proposito, cita l’esempio del decreto “Istruzione” (n. 104 del 2013), che ha rappresentato una prima inversione di tendenza nell’investimento in istruzione, ma il cui processo di attuazione tramite decreti ministeriali non è stato ancora completato. Comunica perciò di aver attivato un’azione di monitoraggio dell’applicazione di quei provvedimenti per arrivare in tempi brevi ad un loro efficace utilizzo e assicurare alle scuole e alle università, agli insegnanti e alle famiglie tutte le risorse che lì erano previste, nonché verificare quali azioni necessitano di un ulteriore finanziamento.

Passando all’ultimo capitolo della sua relazione dedicato alla scuola, il Ministro richiama l’esigenza di una scuola aperta, al fine di rispondere alle esigenze degli studenti e di contrastare la dispersione scolastica – la quale si aggira su una media nazionale di oltre il 16 per cento – lasciando le porte aperte oltre l’orario delle lezioni e sviluppando progetti e programmi dedicati.

Una scuola aperta deve essere, a suo giudizio, vicina anche alla disabilità e quindi non esaurirsi nel sostegno a scuola, ma comprendere anche la presenza negli ospedali e nelle case dei ragazzi malati o disabili, per contrastare l’abbandono scolastico dovuto alla malattia e all’ospedalizzazione.

Dopo aver accennato all’importanza che le scuole siano aperte anche al territorio nel quale sono inserite, attraverso attività rivolte non solo agli studenti, ma anche alla cittadinanza, ella invita a vedere la diversità come una ricchezza. In questo senso, la scuola deve essere il luogo dell’integrazione e della creazione di una diffusa cultura del rispetto delle diversità. Ella informa altresì che il Ministero ha attivato percorsi di formazione degli educatori, dei dirigenti scolastici e delle figure apicali dell’Amministrazione, che ella intende proseguire, anche con riferimento alla diffusione della cultura della legalità e del rispetto delle regole.

Il Ministro si sofferma poi sull’importanza dell’alfabetizzazione motoria e sportiva nella scuola primaria, ricordando che l’Italia è tra i Paesi europei con più ragazzi obesi (10 per cento). In proposito, dà conto della collaborazione con EXPO e rammenta che il 2014-2015 sarà l’anno scolastico dell’educazione alimentare.

Ella afferma indi che apertura significa anche tornare ad incoraggiare lo studio della filosofia, della storia dell’arte e della musica, materie sacrificate da tempo nel quadro dei vecchi programmi e diventate assolutamente sporadiche, quando non estinte.

Una scuola aperta significa infine, prosegue il Ministro, una scuola capace di allargare l’orizzonte e lo sguardo, e quindi una scuola primaria, o addirittura dell’infanzia, dove i bambini possano apprendere una lingua straniera attraverso l’insegnamento di una disciplina non linguistica che garantisca la continuità dell’insegnamento per tutto il percorso scolastico.

Dopo essersi soffermata sulla scuola digitale, ella invita a guardare con molta attenzione al mondo del lavoro e dell’impresa, richiamando l’impegno congiunto con il ministro Poletti per l’attuazione della Garanzia Giovani, il piano che mira ad assicurare a tutti i nostri giovani un’offerta qualitativamente valida di lavoro o di formazione entro 4 mesi dall’uscita dal sistema di istruzione formale o dall’inizio della disoccupazione.

Nel dar conto delle prime sperimentazioni di apprendistato all’interno delle scuole che partiranno proprio nei prossimi giorni, per dare ai ragazzi un’opportunità di lavoro non dopo, ma durante la formazione scolastica, ella sottolinea poi la crucialità dell’orientamento scolastico, inteso quale strumento complementare.

Infine, il Ministro pone l’accento su un aspetto strategico quale la formazione tecnica, preannunciando l’istituzione una struttura interdipartimentale, che possa lavorare con le scuole ed in sinergia con le principali associazioni degli imprenditori per arrivare ad una profonda revisione degli istituti tecnici e ad una ulteriore valorizzazione degli Istituti Tecnici Superiori (ITS), migliorandone attrattiva e qualità anche attraverso la creazione di poli tecnico-professionali.

Così come nel Novecento gli istituti tecnici hanno formato i tornitori e gli elettricisti che sono stati protagonisti del successo industriale italiano, così oggi gli stessi istituti dovrebbero a suo avviso insegnare ai nostri giovani a stampare in 3D, a tagliare al laser, ad usare Arduino e l’hardware open source, permettendo alla nostra manifattura di essere leader anche nel XXI secolo.

18 aprile DL Per un’Italia coraggiosa e semplice in CdM

Il Consiglio dei ministri, nel corso della seduta del 18 aprile, vara il Decreto-Legge Misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale – Per un’Italia coraggiosa e semplice

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Misure per la competitività e la giustizia sociale – Per un’Italia coraggiosa e semplice – Decreto legge

Su proposta del Presidente Matteo Renzi e del Ministro dell’Economia e delle Finanze,  Pietro Carlo Padoan, il Consiglio dei Ministri ha varato  oggi il decreto-legge per interventi finalizzati a  maggior efficienza, razionalizzazione, equità e rilancio del Paese. Il decreto-legge prevede misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale: Ora Italia Coraggiosa e Semplice.
In particolare, le misure di riduzione del cuneo fiscale hanno l’obiettivo di stimolare l’economia attraverso un aumento dei consumi e la creazione di un ambiente economico più favorevole agli imprenditori e agli investimenti produttivi. L’impatto potenziale dei due interventi combinati, in favore dei lavoratori dipendenti e in favore delle imprese, è tale da invertire la crisi di fiducia che frena il sistema economico del Paese e può cambiare il verso della fase economica che viene da una lunga recessione.
Questi interventi comportano un onere per le finanze pubbliche in termini di minori introiti o maggiori spese per un importo complessivo di 7,7 miliardi.
Dall’altro lato, le misure per un’Italia coraggiosa e semplice riguardano un forte impegno per una Pubblica amministrazione più efficiente, dotata di strumenti più intelligenti, a costi più ridotti. L’opera di Revisione della Spesa va infatti a individuare sia interventi destinati a ridurre sprechi e inefficienze, a ridurre i costi della politica, sia misure per  avviare la trasformazione degli apparati dello Stato e delle amministrazioni centrali e periferiche verso un assetto più funzionale, sobrio ed efficiente.

Rilancio dell’economia attraverso la riduzione del cuneo fiscale – Meno tasse per lavoratori dipendenti e assimilati  e meno tasse per le imprese
Dieci miliardi per dieci milioni di persone che beneficeranno del taglio del cuneo fiscale su base annua: è la misura che apre il decreto, prevedendo i 6,7 miliardi a copertura da maggio a dicembre  2014. Attraverso un credito di imposta a partire dalle buste paga relative al mese lavorativo di maggio 2014 aumenta la retribuzione netta dei lavoratori dipendenti e assimilati che guadagnano tra 8.000 e 24.000 euro lordi e che avranno 80 euro in più al mese.
La seconda misura di riduzione fiscale riguarda l’Irap, che viene tagliata del 10% e  la cui aliquota principale scenderà dal 3,9% al 3,5%. Il beneficio finanziario per le imprese nell’anno 2014 è pari a 700 milioni.

Rafforzamento del contrasto all’evasione fiscale
Dal recupero dell’evasione fiscale sono 300 i milioni recuperati dalle iniziative del 2013. Il governo intende rafforzare la lotta all’evasione realizzando, anche su indicazioni delle Camere – cui presenterà entro 60 giorni dall’entrata in vigore del decreto un rapporto di monitoraggio – un programma di ulteriori misure ed interventi di prevenzione e di contrasto e allo scopo di conseguire nell’anno 2015 un incremento di almeno 2 miliardi di euro di entrate rispetto a quelle ottenute nell’anno 2013.

Pagamento dei debiti arretrati delle pubbliche amministrazioni
Viene incrementato il plafond delle risorse finanziarie a disposizione degli enti delle pubbliche amministrazioni che hanno debiti nei confronti di terzi. Oltre ai 47 miliardi già stanziati, in parte pagati e in parte in corso di pagamento, il Governo rende disponibili ulteriori 13 miliardi.
Inoltre viene istituito il meccanismo che agevola la cessione del credito delle imprese agli istituti finanziari, grazie a una garanzia dello Stato e al ruolo di Cassa Depositi e Prestiti.
L’ulteriore pagamento di debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni produrrà nel 2014 un incremento del gettito dell’IVA dovuto (calcolato prudenzialmente su 5 miliardi di euro, che corrispondono alle richieste pervenute dagli enti debitori) per 650 milioni.

Revisione della spesa, semplificazione ed efficienza nelle pubbliche amministrazioni
Al fine di rendere più razionale ed efficace la spesa di funzionamento della burocrazia pubblica per beni e servizi, vengono individuati soggetti aggregatori di riferimento per stabilire condizioni standard di acquisto, tra cui Consip e una centrale di committenza per ogni regione. Il numero complessivo di soggetti aggregatori sul territorio nazionale non può essere superiore a 35.
Le amministrazioni pubbliche debbono pubblicare sui siti istituzionali ed attraverso un portale unico i dati relativi alla spesa e l’indicatore della tempestività dei pagamenti.
A decorrere dall’entrata in vigore del decreto è inoltre prevista – ripartita in egual misura tra Stato, Regioni ed enti locali – una riduzione della spesa per beni e servizi pari 2.100 milioni.
Un tetto di acquisto riguarda anche le auto  di servizio –  tranne i mezzi indispensabili per servizi di sicurezza e sociali – e che vedrà ad esempio l’assegnazione di sole 5 auto di servizio a Ministero.
Sono previste specifiche misure per ridurre gli affitti di immobili da parte di enti pubblici e per un miglior utilizzo degli spazi esistenti. Dalla facoltà di ricontrattare i canoni di locazione degli immobili dello Stato ci si attende un risparmio di 100 milioni.
Così come possono esser ridotti i costi di gestione della Tesoreria dello Stato per 250 milioni.
Alla Rai viene chiesto un impegno che vada a ridurre il trasferimento da parte dello Stato di 150 milioni per l’anno 2014 attraverso scelte di efficientamento e cessione di quote di partecipate.

Iniziative per la digitalizzazione della Pubblica amministrazione
È previsto un ulteriore incremento della digitalizzazione della macchina pubblica, con  100 milioni di euro di risparmi, e con l’anticipazione dell’obbligo per la fatturazione elettronica e la pubblicazione telematica di avvisi e bandi di gara.

Tetto a 240 mila euro per dirigenti e manager della pubblica amministrazione
Viene stabilito un tetto ai compensi dei dirigenti della pubblica amministrazione, che non potranno superare l’importo annuo massimo di 240 mila euro  lordo. Una somma corrispondente a quella percepita dal Capo dello Stato. Si va quindi a  ridurre di oltre 70 mila euro  il tetto dei compensi dei dirigenti pubblici e i manager delle società partecipate fissato a 311mila euro. La misura, dal 1° maggio 2014, rientra in  una revisione organica degli assetti retributivi dei dipendenti delle amministrazioni e degli organismi e delle società partecipate, ad esclusione di quelle emittenti strumenti finanziari quotati nei mercati regolamentati, finalizzata al contenimento della spesa pubblica ed alla razionalizzazione e perequazione dei trattamenti economici.   La somma è al lordo dei contributi previdenziali e assistenziali e degli oneri fiscali a carico del dipendente.

Concorso degli organi costituzionali alla riduzione della spesa pubblica
Per l’anno 2014 si prevede il concorso alla riduzione della spesa pubblica da parte degli organi costituzionali, Presidenza della Repubblica, Camera dei Deputati, Senato della Repubblica, Corte Costituzionale, nel rispetto delle loro prerogative di autonomia, secondo le cifre deliberate per 50 milioni di euro. In attesa della Riforma costituzionale per il Cnel è previsto nel 2014 un minor stanziamento di 5 milioni di euro.

Rivalutazione quote Bankitalia e rendite finanziarie tra i provvedimenti di copertura
Tra le misure di copertura delle misure adottate,l’aumento al 26% dell’aliquota d’imposta sulla rivalutazione delle quote di Banca d’Italia, che produrrà 1.800 milioni, e l’aumento al 26% delle rendite finanziarie per tutti i servizi/prodotti attualmente tassati al 20%.
È prevista inoltre la riduzione da 3 anni a 1 anno del numero di rate per il pagamento dell’imposta sulle plusvalenze dalla rivalutazione degli asset d’impresa (gli importi previsti per il 2015 e il 2016 dovranno essere corrisposti nel 2014) per un importo di 600 milioni.

Ristrutturazione debito regionale e superamento province
Viene offerta alle Regioni la possibilità di rinegoziare il proprio debito con lo Stato, aumentando il tempo utile per il rimborso di mutui già sottoscritti.
Dal riordino delle province determinato dalla legge appena approvata si attendono 100 milioni nel 2014.

Nuovi fondi per la ristrutturazione delle scuole
Grazie ad un allentamento del patto di stabilità interno, le risorse per la ristrutturazione degli edifici scolastici si incrementano di 122 milioni di euro e di 300 milioni attraverso la riprogrammazione di fondi.

17 aprile DEF 2014 nelle Camere

Il 17 aprile Camera e Senato approvano il Documento di economia e finanza (DEF) 2014

Il 15 e 16 aprile le 7e Commissioni di Camera e Senato esaminano il Documento di economia e finanza (DEF) 2014

PARERE APPROVATO DALLA 7a COMMISSIONE CAMERA

La VII Commissione (Cultura, scienza e istruzione),
esaminato, per le parti di propria competenza, ai fini della trasmissione del parere alla V Commissione (Bilancio, tesoro e programmazione) il Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2 e Allegati) che rappresenta il principale documento di politica economica e di bilancio con il quale il Governo, in una prospettiva di medio-lungo termine, traccia gli impegni e gli indirizzi delle politiche pubbliche di consolidamento finanziario e di spesa;
considerato che il Documento si inquadra nel processo di coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri dell’UE dettato dalle Raccomandazioni del Consiglio dell’UE, dall’Analisi annuale della crescita 2014 delineata dalla Commissione europea e dagli obiettivi della Strategia Europa 2020;
tenuto conto che il Documento si compone di tre sezioni, oltre agli allegati, di cui la terza rappresenta lo schema del Programma nazionale di riforma (PNR) che, in coerenza con il Programma di Stabilità, definisce gli interventi da adottare per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di crescita, produttività, occupazione e sostenibilità delineati dalla richiamata Strategia Europa 2020;
tenuto conto dello schema di Accordo di partenariato in corso di approvazione in sede europea che definisce la nuova politica di programmazione dei fondi comunitari per il settennio 2014-2020;
valutato favorevolmente, nel complesso, l’impianto strategico definito dal Governo con riferimento alle politiche per l’istruzione, la ricerca e la cultura, e, con particolare riferimento alla scuola, il piano di edilizia scolastica che indica risorse aggiuntive per 2 miliardi di euro;
considerati inoltre gli interventi più recenti approvati per l’istruzione e la formazione, il decreto-legge n. 104 del 2013 (legge n. 128 del 2013), e per la cultura, il decreto-legge n. 91 del 2013 (legge n. 112 del 2013);
considerato l’obiettivo nazionale della riduzione della dispersione scolastica, pari al 16 per cento dei 18-24enni che abbandonano precocemente gli studi, a fronte di un obiettivo europeo del 10 per cento entro il 2020, nonché l’attuale livello del 17 per cento indicato nel PNR su dati MIUR che risulta in miglioramento rispetto al dato 2012 pari al 17,6 per cento;
valutati altresì i dati sulla dispersione scolastica presentati dal Governo in un’audizione presso la Commissione VII lo scorso 22 gennaio, che evidenzia, nel periodo 2004-2012 un sensibile miglioramento dal 22,9 per cento al 17,6 per cento, che tuttavia è ancora lontano dall’obiettivo europeo del 10 per cento entro il 2020 e dai quali si rileva la complessità e la multidimensionalità del fenomeno e la sua marcata differenziazione a livello territoriale, ma soprattutto il miglioramento dell’indicatore nelle regioni dove più attivamente sono attuate le politiche di contrasto degli abbandoni scolastici;
considerati i tagli operati al fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (MOF) a seguito dell’approvazione delle misure urgenti di proroga degli automatismi stipendiali del personale della scuola previste con il decreto-legge n. 3 del 2014 (legge n. 41 del 2014);
valutata positivamente la strategia diretta a dare piena attuazione al Sistema nazionale di valutazione delle istituzioni scolastiche, che presuppone il pieno esercizio dell’autonomia scolastica con l’attribuzione di adeguate risorse finanziarie e di personale, in particolare con il ripristino del MOF e l’attivazione dell’organico funzionale;
evidenziata la criticità dell’età media degli insegnanti in Italia, anche in base ai dati del Rapporto dell’OCSE Education at a glance 2013 – dal quale risulta che, nel 2011, il 62,5 per cento dei docenti della scuola secondaria di II grado ha superato i 50 anni, il 61 per cento nella scuola secondaria di I grado e il 47,6 per cento nella scuola elementare – e ravvisata l’opportunità, anche per tali motivi, di risolvere la discriminazione relativa ai docenti rientranti nella cosiddetta «Quota 96 Scuola»;
valutata positivamente l’attenzione al problema delle basse competenze alfabetiche e matematiche in possesso degli adulti italiani, come dimostrato dall’indagine internazionale PIIAC;
considerati i dati Eurostat relativi all’istruzione terziaria dai quali si evince che, nel 2013, l’Italia permane nel punto più basso della graduatoria EU28 con una quota del 22,4 per cento dei 30-34enni che hanno conseguito un titolo di istruzione terziaria e che l’obiettivo nazionale è del 26-27 per cento che rimane comunque distante da quello europeo del 40 per cento entro il 2020;
considerati anche i dati sulla diminuzione degli studenti e laureati maturi (sopra i 30 anni) contenuti nel rapporto sullo stato del sistema universitario e della ricerca 2013 presentato recentemente dall’ANVUR;
considerato inoltre l’allarme lanciato dal CUN, il 9 aprile scorso, circa la sensibile riduzione dei professori e dei ricercatori universitari;
considerato l’incremento ad un livello dell’1,53 per cento del PIL entro il termine del 2020 della spesa pubblica e privata in ricerca e sviluppo, che in base agli ultimi dati disponibili del 2012 si è attestata all’1,27 per cento, a fronte di un obiettivo europeo del 3 per cento;
valutato positivamente il fatto che si considerano i beni culturali e la cultura come risorse fondamentali per la crescita e lo sviluppo, e la conseguente necessità di potenziare gli investimenti pubblici insieme ad azioni di incentivazione e di defiscalizzazione per attrarre investimenti privati;
considerata la necessità di un monitoraggio dell’attuazione degli interventi già approvati per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali e delle risorse, anche europee, destinate a tali interventi;
valutata favorevolmente l’attenzione della strategia nazionale per le aree interne del Paese con particolare riferimento alla promozione di progetti di sviluppo che valorizzino il patrimonio naturale e culturale;

esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti condizioni:
provveda il Governo a:
1) perseguire il miglioramento degli obiettivi nazionali di riduzione della dispersione scolastica abbassando l’obiettivo nazionale indicato al 16 per cento, a fronte dell’obiettivo della Strategia Europa 2020 fissato al 10 per cento;
2) considerare iniziative specifiche volte a migliorare le conoscenze e le abilità in possesso degli adulti all’interno di un sistema di apprendimento lungo tutto l’arco della vita, a sostenere ulteriormente interventi di alternanza scuola-lavoro nella formazione tecnica e professionale, ad incentivare forme di alto apprendistato per lauree professionalizzanti ad alta occupabilità;
3) prevedere un aumento delle risorse per il potenziamento degli interventi di orientamento, di diritto allo studio universitario, di riduzione della contribuzione studentesca e di attenzione all’immatricolazione e al conseguimento della laurea da parte di studenti maturi, a sostegno della strategia diretta ad incrementare la quota dei giovani che conseguono un titolo di istruzione terziaria, attualmente pari al 22,4 per cento, a fronte di una media europea del 36,8 per cento e di un obiettivo europeo del 40 per cento, al fine di evitare che l’Italia occupi ancora la posizione di coda negli obiettivi ufficiali del 2020;
4) incrementare l’obiettivo nazionale dell’1,53 per cento degli investimenti in ricerca e sviluppo rispetto al PIL, dato l’obiettivo europeo del 3 per cento entro il 2020, comprendendovi, in particolare, quelli necessari per sbloccare il turn-over e così poter contrastare la forte diminuzione di professori e di ricercatori nelle università e negli enti pubblici di ricerca, favorendo al contempo il ricambio generazionale;
5) prevedere specifiche misure per potenziare gli investimenti pubblici per la cultura diretti all’incentivazione e alla defiscalizzazione degli interventi, anche dei privati, per i beni culturali non solo ai fini della loro tutela, ma anche della loro fruizione e valorizzazione;
6) prevedere il ripristino delle risorse del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa ridotte a seguito dell’approvazione del citato decreto-legge n. 3 del 2014, al fine di consentire agli istituti un effettivo esercizio dell’autonomia scolastica;
7) prevedere la modifica dell’articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito dalla legge n. 214 del 2011, affinché i requisiti per il pensionamento previsti dalla normativa antecedente alla riforma Fornero continuino ad applicarsi ai lavoratori della scuola che abbiano maturato i requisiti medesimi, entro l’anno scolastico 2011/2012, ai sensi dell’articolo 59, comma 9, della legge 27 dicembre 1997, n. 449.

PARERE APPROVATO DALLA 7a COMMISSIONE SENATO

La Commissione, esaminato il Documento in titolo,

valutato il Programma nazionale di riforma 2014 composto di due parti e di un’Appendice: la parte I, dedicata alla strategia nazionale e alle principali iniziative, la parte II, relativa agli squilibri nazionali e alle riforma in dettaglio, e l’Appendice recante le griglie delle misure intraprese a livello nazionale, di quelle regionali e degli impatti macroeconomici;

con riferimento alla parte I del Programma nazionale di riforma, preso atto:

–        delle “azioni” sulla scuola e formazione, quali: “Un piano per le scuole”, che rende disponibili 2 miliardi per la sicurezza degli edifici, con scadenza luglio 2014; “Merito e valutazione nelle scuole e nelle università”, con scadenza settembre 2014; “Un sistema educativo e della ricerca aperto al mondo del lavoro e dell’impresa”, con scadenza gli anni 2014-2015; “Elevate competenze per un’economia in trasformazione”, con scadenza gli anni 2014-2015; “Merito e diritto allo studio nelle università”, con scadenza il 2014; “Internazionalizzazione del sistema educativo e della ricerca”, con scadenza il 2014;

–        dell'”azione” sul turismo e sulla cultura, quale: “La cultura e il turismo come motore del Paese”, che punta fra l’altro ad incrementare i poli museali, a defiscalizzare il mecenatismo culturale, ad incentivare la capacità attrattiva dei musei e dei siti archeologici mediante le nuove tecnologie, ad internazionalizzare l’offerta culturale, ad affiancare alla capitale europea della cultura una capitale italiana della cultura, ponendosi come scadenza ottobre 2014;

–        delle iniziative intraprese nel 2013 dal Governo rispetto ai provvedimenti richiesti dall’Unione europea (Country specific recommendation – CSR), alle priorità individuate dalla Commissione europea per il 2014 nel quadro dell’Analisi annuale della crescita (AGS) e alle “iniziative faro” (FI) che i Governi nazionali si impegnano ad attuare. Tra esse, si rilevano la stipula – ad agosto 2013 – di un Accordo tra Governo, Regioni, Province e Comuni per la realizzazione di un’offerta di servizi educativi a favore dei bambini di 2-3 anni per migliorare i raccordi tra nido e scuola dell’infanzia nonchè la creazione – nel febbraio 2014 – di una struttura di raccordo permanente tra il Ministero dell’istruzione e il Dicastero del lavoro per elaborare facilitazioni per l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro;

giudicata favorevolmente l’adozione, lo scorso febbraio, del Programma di didattica integrativa, rivolto anzitutto alla scuola primaria, per contrastare la dispersione scolastica, con un finanziamento totale di 15 milioni per gli anni 2013-2014;

ritenuto positivo che fra le altre misure, accanto all’orientamento, siano state stanziate risorse, pari a 10 milioni di euro nel 2014, per la formazione dei docenti e pari a 15 milioni nel 2014 per borse di studio per gli studenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado;

con riferimento alla parte II del Programma nazionale di riforma, valutati con favore:

o   l’iniziativa “Destinazione sport”, in base alla quale è stato istituito un gruppo di lavoro a titolo gratuito orientato alla ricerca, allo studio e alla proposta di azioni coordinate di politica dello sport;

o   l’adozione di un decreto per le borse di mobilità, relative all’anno accademico 2013-2014, ammontanti in 5.000 annui, a cui si affiancano le borse di studio per gli studenti universitari, connesse all’aumento del Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio;

o   l’adozione di un decreto che modifica le modalità di utilizzo del Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica (FIRST) con riferimento al sostegno delle attività di ricerca fondamentale e industriale, al fine di semplificare le procedure per l’erogazione delle risorse e introdurre nuovi criteri di valutazione;

o   lo stanziamento, a ottobre 2013, di 29,5 milioni di euro per finanziare i 67 progetti presentati da ricercatori under 40 nell’ambito del bando “Futuro in ricerca” (FIR), che permetteranno di stipulare contratti a tempo determinato con circa 150 giovani ricercatori;

o   la conclusione della procedura di approvazione di 141 Progetti di ricerca di interesse nazionale (PRIN) relativi al 2012, per 28,2 milioni di euro;

o   lo stanziamento di 47 milioni di euro per il nuovo bando Scientific independence of young researchers (SIR) dedicato ai giovani ricercatori nella fase di avvio della ricerca indipendente;

o   gli interventi congiunti tra i Dicasteri dell’Istruzione e dello Sviluppo economico, anche all’interno del Piano di azione e coesione, rivolti alle Regioni dell’Obiettivo convergenza sul piano dello sviluppo della ricerca e delle imprese;

esaminati contenuti del nuovo Programma nazionale per la ricerca (PNR) presentato a febbraio 2014, nel quale si prevede un investimento di circa 900 milioni l’anno, pari a 6,3 miliardi in 7 anni, a cui si aggiungeranno le risorse provenienti ad altri Ministeri o enti finanziatori. In merito si rileva che dal 2014 il PNR diventa settennale, per allinearsi al Programma quadro europeo Horizon 2020, e che esso identifica tre assi prioritari (suddivisi a loro volta in numerosi programmi): eccellenza scientifica; infrastrutture di ricerca e leadership industriale;

ritenuta altresì interessante la sezione relativa alle competenze degli adulti, rilevate dall’OCSE nel Programma per la valutazione delle competenze degli adulti (PIIAC), in ordine alla quale i Dicasteri dell’istruzione e del lavoro hanno promosso l’istituzione di una commissione di esperti per stilare un rapporto sui dati dell’OCSE, che dimostrano livelli inferiori alla media europea nelle competenze sia alfabetiche che matematiche;

tenuto conto inoltre che a gennaio 2014 è stato pubblicato un decreto che modifica i criteri di accreditamento iniziale e periodico dei corsi e delle sedi di studio, in attuazione del quale si invita a tener conto del parere espresso dal Consiglio universitario nazionale (CUN), e che, nel luglio 2013, è stata istituita la commissione di studio per elaborare proposte operative in materia di dottorato di ricerca;

considerato peraltro che in relazione alla scuola:

–  per ciò che concerne i libri scolastici, è stato adottato il decreto che stabilisce i criteri per ripartire i fondi disponibili alle scuole, privilegiando i meritevoli e i territori dove le famiglie hanno maggiore disagio economico;

–  sono state avviate iniziative per potenziare l’offerta formativa, per la tutela della salute nelle scuole, per assumere il personale scolastico negli anni 2014-2016 (69.000 docenti e 16.000 ATA nel triennio) e per la relativa formazione, per la messa in sicurezza delle scuole e per l’avvio del Sistema nazionale delle anagrafi dell’edilizia scolastica;

–  è in corso il primo ciclo di attività formative degli Istituti tecnici superiori (ITS), la cui riorganizzazione è avvenuta nel 2013;

quanto ai beni culturali, tenuto conto che:

Ø  in merito al Grande progetto Pompei, a novembre 2013 è stato sottoscritto il protocollo d’intesa con tutte le Amministrazioni coinvolte per ampliare la zona di rispetto intorno al sito e costituire un tavolo di concertazione per completare il piano di gestione UNESCO;

Ø  a gennaio 2014 è stato siglato un accordo dal Dicastero anche per l’ampliamento del parco archeologico di Ercolano;

Ø  è stato intensificato il contrasto al mercato clandestino delle opere d’arte ed è stato presentato a febbraio 2014 il disegno di legge di ratifica della Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico, attualmente all’esame della Camera dei deputati;

Ø  non si forniscono informazioni dettagliate sullo stato di attuazione della prevista riorganizzazione della normativa sui contributi alle istituzioni culturali, nè si forniscono informazioni più dettagliate sull’iter di risanamento delle fondazioni lirico-sinfoniche;

rilevato che il DEF contiene un capitolo sullo stato di attuazione delle riforme, dal quale emerge che, a febbraio 2014, per i due maggiori provvedimenti legislativi che interessano la 7a Commissione:

§  risultava adottato solo un provvedimento attuativo su 24 per il decreto-legge “valore cultura” (decreto-legge n. 91 del 2013), mentre 3 erano senza termine e 18 sono scaduti;

§  risultavano adottati solo 2 provvedimenti attuativi su 37 per il decreto-legge “scuola” (decreto-legge n. 104 del 2013), anche se 21 erano senza termine e 7 sono scaduti;

esaminata infine l’Appendice contenuta nella parte III del Programma nazionale di riforma che mostra tra l’altro la griglia di tutti i provvedimenti avviati e da attuare, molti dei quali riferiti proprio ai due decreti-legge summenzionati, nonchè alla legge di stabilità 2014 e al “decreto del fare”;

esprime, per quanto di competenza, parere favorevole con le seguenti osservazioni:

1.       si invita a tener conto, tra i provvedimenti che il Governo intende sostenere, della riforma dell’intero sistema di educazione e formazione 0-6 anni contenuta nel disegno di legge n. 1260 all’esame della Commissione;

2.       si sollecita l’Esecutivo a chiarire se sia prevista, nel 2014, l’emanazione dei  bandi FIR e PRIN, tanto più che per quest’ultimo non è stato emanato il bando 2013;

3.       si reputa necessario dar seguito, in tempi rapidi, alla piena attuazione dei decreti-legge n. 91 e 104 del 2013, con particolare riferimento – per quanto concerne il settore dei beni culturali – alla riorganizzazione della normativa sui contributi alle istituzioni culturali, all‘iter di risanamento delle fondazioni lirico-sinfoniche nonché allo stanziamento delle risorse previste per la tutela di beni culturali che presentano gravi rischi di deterioramento e per le celebrazioni di particolari ricorrenze, di cui all’articolo 5 del citato decreto-legge n. 91.

——

(7a Camera, 15.4.14) Maria COSCIA (PD) relatore, ricorda che il Documento di economia e finanza 2014 oggi all’esame della Commissione VII evidenzia l’impegno di questo Governo di imprimere una forte accelerazione alle riforme strutturali necessarie in un contesto macroeconomico e di finanza pubblica in cui appare finalmente conclusa la fase di contrazione della crescita di questi ultimi anni – che ha causato una riduzione di PIL di ben 9 punti percentuali – e si è stabilmente avviato un processo di risanamento di bilancio sui binari indicati dall’Europa.
Precisa che, in particolare, nel Programma nazionale di riforma – la terza parte del DEF 2014 che qui andiamo più in dettaglio ad esaminare – si evidenzia la chiara intenzione di voler rispettare gli impegni comunitari e di programmare le politiche riguardanti l’istruzione, la ricerca e la cultura in coerenza con gli indirizzi tracciati per l’Italia, a chiusura del Semestre europeo, dalle raccomandazioni del Consiglio dell’Unione europea con particolare riferimento alle misure per la riduzione della disoccupazione giovanile, dalle priorità strategiche per sostenere la ripresa, individuate dalla Commissione europea nell’Analisi annuale della crescita per il 2014, e, non meno importanti, dagli obiettivi indicati nella Strategia Europa 2020 per la scuola, l’università e la ricerca. Con particolare riferimento a questi ultimi, ricorda che il documento indica le misure che dovranno portare, entro la fine di questo decennio ad una riduzione della dispersione scolastica a quota 16 per cento dei giovani che abbandonano precocemente gli studi sul totale 18-24enni, a fronte di un obiettivo europeo del 10 per cento entro il 2020. Infatti, nonostante il fenomeno sia in progressivo calo di oltre 5 punti percentuali dal 2005 e abbia raggiunto lo scorso anno il 17,0 per cento (17,1 per cento in base ai dati provvisori Eurostat per il 2013), si registrano livelli ancora elevati nell’area Convergenza (22 per cento) che fanno permanere il nostro paese ai posti più bassi della graduatoria EU27;
Rileva, inoltre, dai dati sulla dispersione scolastica che il Governo ha diffuso in un’audizione presso questa VII Commissione lo scorso 22 gennaio, una certa complessità e la multidimensionalità del fenomeno che porta al fallimento formativo, in parte anche per il forte legame fra povertà in istruzione e condizioni di disagio economico. Si riscontra, in particolare, una marcata differenziazione a livello territoriale, con miglioramenti in regioni come Puglia, Campania e Lombardia in cui hanno avuto efficacia gli interventi volti a ridurre gli abbandoni, mentre alcune regioni del Centro-Nord hanno fatto registrare una recrudescenza del fenomeno, come nel caso della Sardegna. Inoltre, prendendo in esame altri indicatori rispetto a quello utilizzato in sede europea, come la percentuale degli abbandoni scolastici sul complesso degli iscritti, emergono elementi di criticità soprattutto nei primi due anni del ciclo della scuola secondaria di II grado, con valori particolarmente elevati in Sicilia, Sardegna e Campania. L’obiettivo nazionale portando del 26-27 per cento della quota dei giovani fra i 30 ed i 34 anni che conseguano un titolo di istruzione terziaria che rimane comunque distante dall’obiettivo europeo del 40 per cento entro il 2020. Precisa che il dato 2013, pari al 22,4 per cento, è in aumento rispetto al 21,7 per cento fatto registrare l’anno precedente, mentre nel 2005 si attestava al 17,0 per cento. Sottolinea, tuttavia, se si guardano i dati provvisori Eurostat per il 2013, che l’Italia permane nel punto più basso della graduatoria EU28. Il documento ascrive le ragioni del ritardo rispetto alla media europea, fra l’altro, al fenomeno della dispersione nel percorso di studi, nonostante l’introduzione della cosiddetta «riforma del 3+2». Anche l’incremento all’1,53 per cento del PIL entro il 2020 dell’obiettivo di spesa pubblica e privata in ricerca e sviluppo, a fronte di un valore dell’1,27 per cento nel 2012, è di molto inferiore all’obiettivo europeo del 3 per cento.
Dopo aver ricordato che la VII Commissione della Camera sta per dare inizio ad una indagine conoscitiva sulla dispersione scolastica, ritiene che le misure previste per raggiungere l’obiettivo di ridurre l’abbandono scolastico e di migliorare la qualità e i risultati della scuola rispondono ad una specifica raccomandazione del Consiglio riguardante il mercato del lavoro, formulata in base alla situazione macroeconomica e di bilancio indicata nel DEF 2013. Precisa che, a questo scopo, è stato presentato anche il piano «Garanzia giovani», con il quale si intende assicurare ai giovani entro i 25 anni un’offerta qualitativamente valida di lavoro o di formazione entro quattro mesi dall’uscita dal sistema di istruzione.
Osserva che le riforme delineate nel PNR 2014 negli ambiti di interesse della Commissione VII sono da considerarsi prevalentemente in prosecuzione degli interventi già approvati nel 2013 – per la gran parte con il decreto-legge n. 104 del 2013 per l’area istruzione e con il decreto-legge n. 91 del 2013 per l’area cultura –, ai quali il documento dedica un’ampia parte di approfondimento. Precisa poi che la prima parte del documento delinea le principali iniziative della strategia nazionale che si intende attuare per l’anno in corso, individuando specifiche azioni da intraprendere per la scuola, l’università, la ricerca e la cultura, quest’ultima considerata in un quadro d’insieme con il turismo. Si tratta di ambiti valutati come fondamentali per la crescita dell’Italia, in special modo rispetto a criticità e opportunità che riguardano l’accrescimento e la valorizzazione del capitale umano e del patrimonio artistico e culturale come settore produttivo.
Con riferimento alla scuola e all’università, il documento evidenzia che la spesa pubblica è ancora sotto la media europea e che occorre pertanto un’inversione di tendenza nelle politiche relative alle risorse umane e infrastrutturali in ambito scolastico e universitario. Nell’ambito di queste politiche, peraltro, deve essere inquadrata la Strategia nazionale delle aree interne, che rappresenta un’opzione di intervento del nuovo ciclo di programmazione 2014-2020 prevista nell’Accordo di partenariato in corso di approvazione in sede europea. L’intenzione è di attuare un potenziamento del servizio scolastico nelle aree distanti dai centri di offerta dei servizi essenziali per la comunità, tra cui l’istruzione. Aggiunge che, per assicurare l’autonomia scolastica, risulta necessario destinare adeguate risorse per questa finalità.
Ravvisa che nell’ambito dello scenario macroeconomico delineato nel Programma, vi è poi una parte riguardante l’impatto finanziario delle misure già approvate, corredata, in particolare, di due griglie (appendici B e C) che riassumono, rispettivamente, le misure nazionali attuate negli anni precedenti e quelle che si intende attuare nell’anno in corso. Ricorda che le 95 misure individuate per il 2014 sono suddivise in dieci aree di policy, tra cui «innovazione e capitale umano» e «lavoro e pensioni» in cui rientrano gli interventi a sostegno di scuola, università e ricerca.
Osserva che in primo luogo, tra le azioni da attuare nel 2014 si evidenzia l’impegno primario di realizzare un piano per la sicurezza nelle scuole – cifrato in 3,7 miliardi di euro, di cui 1,7 miliardi di euro già previsti e 2 miliardi di euro aggiuntivi – finalizzato al miglioramento dell’efficienza energetica, all’adeguamento antisismico e alla costruzione di nuove scuole, mediante procedure snelle di utilizzo dei fondi nazionali disponibili – si ricordi, fra l’altro, la possibilità di concedere poteri derogatori ai sindaci per l’affidamento lavori – e dei fondi comunitari programmati. Si prevede inoltre di costituire un’apposita unità di missione e di dare concreta attuazione, d’intesa con regioni ed enti locali, all’Anagrafe dell’edilizia scolastica. I tempi indicati per realizzare l’azione fanno riferimento al prossimo mese di luglio 2014, dovendosi supporre che il termine abbia valore indicativo.
Rileva poi che la seconda azione prevista dal PNR 2014 è quella di dare piena attuazione al regolamento per l’applicazione del Sistema nazionale di valutazione delle istituzioni scolastiche (decreto del Presidente della Repubblica n. 80 del 2013), allo scopo di migliorare i risultati delle attività didattiche e di renderli comparabili tra i vari istituti scolastici e con quelli dei principali paesi europei. Si tratta di un obiettivo strategico, considerato che il tema della valutazione ha notevoli implicazioni con quello del miglioramento dell’offerta formativa e del contrasto alla dispersione scolastica. Il mese indicato per la realizzazione è settembre 2014. Si segnala peraltro che questa azione di riforma rappresenta anche un importante obiettivo dell’Accordo di partenariato per la programmazione dei fondi 2014-2020, al quale vengono destinate risorse del Fondo sociale europeo (FSE) per il miglioramento delle capacità di autovalutazione delle scuole.
Ricorda inoltre che per il 2014 la griglia di attuazione di cui all’Allegato C prevede la prosecuzione del monitoraggio e della valutazione dei sistemi di istruzione professionale, tecnica e dei licei finalizzati, in base all’articolo 5, comma 01 del decreto-legge n. 104 del 2013, a garantirne l’innovazione permanente e il confronto con gli indirizzi culturali emergenti, nonché l’adeguamento alle esigenze espresse dalle università, dalle istituzioni AFAM, dagli istituti tecnici superiori e dal mondo del lavoro e delle professioni. Viene inoltre indicato l’impatto finanziario – pari a 8,1 milioni di euro a decorrere dal 2014 – dell’autorizzazione di spesa per l’assunzione dei vincitori e degli idonei della procedura concorsuale del 2008 per dirigente tecnico del sistema nazionale di valutazione. Analogamente, si prevedono incentivi alle università migliori in base alla valutazione che dovrà essere operata dall’ANVUR.
Aggiunge che ulteriore obiettivo indicato nell’azione è la revisione, in un’ottica di valorizzazione del merito, del contratto e del metodo di reclutamento di docenti e dirigenti scolastici e di cui dovranno essere indicate le misure.
Osserva che la terza azione è tesa a favorire il rapporto tra sistema educativo e mondo del lavoro, sostenendo l’apprendistato e i tirocini formativi presso le aziende, e l’alternanza scuola-lavoro, mediante l’aumento del numero di ore che i giovani trascorrono in azienda durante il periodo scolastico o universitario e la certificazione delle competenze acquisite. Lo scopo è recuperare produttività in particolare attraverso la formazione e l’innovazione, anche per contrastare il fenomeno NEET, vale a dire i giovani che non studiano e non lavorano. Naturalmente in questo caso assume un valore essenziale il raccordo con le Regioni.
Sottolinea, in proposito, che l’articolo 8-bis del citato decreto-legge n. 104 del 2013 ha previsto l’avvio di un programma sperimentale, per il triennio 2014-2016, diretto allo svolgimento di periodi di formazione in azienda per gli studenti degli ultimi due anni delle scuole secondarie di secondo grado, che contempla la conclusione di contratti di apprendistato e la realizzazione di giornate di formazione in azienda per gli studenti delle stesse scuole, con particolare riferimento agli istituti tecnici e professionali.
Ricorda poi che la griglia delle misure da attuare nel 2014, anche in virtù delle iniziative previste dal programma Garanzia giovani, indica il potenziamento delle attività per l’orientamento degli studenti, già previste per il quinto anno delle scuole superiori, che l’articolo 8 del decreto-legge n. 104 del 2013 ha esteso agli studenti dell’ultimo anno delle scuole secondarie di primo grado e altri ultimi due anni delle scuole secondarie di secondo grado.
Inoltre, con particolare riferimento agli investimenti in ricerca e sviluppo, viene previsto il raddoppio delle risorse già disposte dal decreto-legge Destinazione Italia (articolo 3 del decreto-legge n. 145 del 2013) destinate ai crediti d’imposta a favore delle imprese che effettuano tali investimenti – 600 milioni per il triennio 2014-2016 – ora indicate per lo stesso importo a favore degli investimenti in capitale umano di eccellenza mediante i dottorati industriali.
Aggiunge che la quarta azione indicata è l’innalzamento delle competenze: allo scopo, dall’anno scolastico 2014-2015, si prevede di diffondere l’insegnamento della lingua inglese nella scuola primaria fino all’università attraverso la metodologia CLIL (Content and Language Integrated Learning) per l’apprendimento di contenuti in lingua straniera. L’azione intende anche sostenere la diffusione e l’utilizzo di piattaforme aperte per la didattica (Open educational resources), mettendo a disposizione la connettività wi-fi all’interno degli istituti scolastici e integrando le tecnologie digitali nella didattica. Sottolinea che, anche in questo caso, si delinea un necessario coordinamento con l’obiettivo della diffusione di nuove tecnologie nel mondo della scuola e della formazione, indicato nell’Accordo di partenariato e finanziato con risorse comunitarie.
Precisa che l’azione intende partire dalle iniziative di orientamento previste dal richiamato piano «Garanzia giovani» e contempla, in particolare, il rafforzamento delle iniziative di Contamination Lab, in particolare per le aree Convergenza, e spin-off universitari per promuovere la cultura dell’imprenditorialità, dell’innovazione e di nuovi modelli di apprendimento. Con riferimento alle iniziative da attuare per l’università nel 2014, inoltre, nella griglia di cui all’Allegato C è indicata la possibilità di effettuare maggiori assunzioni – prevista anche per il prossimo anno –, nella misura del 50 per cento della spesa relativa al corrispondente personale cessato dal servizio nell’anno precedente ai sensi dell’articolo 58 del decreto-legge cosiddetto «del fare» (decreto-legge n. 69 del 2013).
Ricorda poi, come quinta azione, da correlare alla Strategia Europa 2020 in materia di istruzione terziaria, che il documento in esame prevede di aumentare entro quest’anno, l’aumento del tasso di immatricolazione all’università, considerato il livello ancora basso – e in calo – rispetto alla media europea, favorendo sistemi che garantiscano condizioni paritarie di partenza attraverso le misure di diritto allo studio. In particolare viene indicato il rilancio della Fondazione per il merito al fine di favorire l’ingresso nel mercato del lavoro e di rafforzare i prestiti d’onore affiancandoli – e non sostituendoli – alle borse di studio. Specifica poi come – a tal fine – nel settore universitario si debbano mettere in campo azioni sia di equità sociale, sia di orientamento, che incentivino, ad esempio, l’immatricolazione in particolari settori scientifici come la fisica, che hanno un basso numero di iscritti rispetto alle possibilità lavorative nel Paese, e che evitino a molti studenti di aspirare, ogni anno, ad accedere ad alcune facoltà a numero chiuso ed in particolare a quella di medicina, dove le possibilità di immatricolazione sono bassissime.
Aggiunge che, infine, si prevede l’azione, da realizzare entro il 2014, di rendere internazionale il sistema educativo e della ricerca, attraverso l’estensione e il potenziamento del programma Erasmus – anche considerato per tale programma l’impiego di risorse comunitarie nel nuovo settennio 2014-2020 – e la facilitazione nella concessione di visti per studenti e ricercatori in prospettiva della portabilità delle carriere nello Spazio europeo della ricerca (ERA).
Ricorda che tra i fattori critici per la crescita del nostro Paese, il PNR 2014 annovera anche i beni culturali e le bellezze naturali e paesaggistiche che costituiscono un considerevole patrimonio dalla cui valorizzazione economica può rafforzarsi il turismo. Il documento riconduce le strategie di base per tale valorizzazione al Piano strategico nazionale per il turismo presentato nel 2013, che rappresenta una notevole opportunità per il rilancio del patrimonio storico e artistico.
Specifica che, in particolare, il documento delinea la necessità di riformare la gestione economica dei beni artistici e culturali per renderli più produttivi e capaci di attrarre risorse, soprattutto nelle aree interne del Paese, anche attraverso forme di gestione mista o in affidamento a privati, che arrivino a coinvolgere le realtà territoriali. L’esempio individuato è il Progetto Pompei, che tuttavia necessita di una accelerazione allo scopo di utilizzare nei tempi previsti tutta le risorse impegnate.
Osserva che tra gli obiettivi da attuare nel 2014 viene inoltre indicato l’incremento dei «poli museali», in quanto soggetti dotati di autonomia amministrativa e pertanto più facilmente misurabili in termini di responsabilità e risultati. Precisa che ulteriori azioni previste dal Governo sono misure di defiscalizzazione del mecenatismo culturale, l’utilizzo delle nuove tecnologie nei musei e la proposta di affiancare alla capitale europea della cultura una capitale italiana della cultura.
Aggiunge, con riferimento allo sport, che il PNR sottolinea le misure che sono state promosse, in particolar modo, per diffondere la pratica dell’attività motoria nella scuola primaria, anche per combattere l’obesità infantile. Rileva, poi, con riferimento alle azioni che prevedono interventi di diffusione delle nuove tecnologie e digitalizzazione della pubblica amministrazione, lo sviluppo degli Open data con la conseguente applicazione dei diritti d’autore a delimitati aspetti dell’opera d’ingegno viene considerata un asse fondamentale per l’attuazione delle riforme strutturali nella pubblica amministrazione in un’ottica di semplificazione.
Segnala, infine, che il documento contiene una specifica sezione riguardante gli interventi che le Regioni hanno attuato con particolare riferimento al raggiungimento degli obiettivi della Strategia Europa 2020, riguardo: la dispersione scolastica, potenziando i percorsi triennali e quadriennali di istruzione e formazione professionale che intercettano i 14-17enni in uscita dalla scuola secondaria di I grado o dai primi anni di quella di II grado – nell’ottica di valorizzare l’apprendistato per la qualifica o per il diploma quale strumento per contrastare gli abbandoni – e l’istruzione terziaria, rafforzando i diversi canali formativi per il conseguimento dei titoli, come i percorsi di istruzione e formazione tecnico-scientifico e istruzione tecnico-scientifica e all’interno dei poli tecnico-professionali, nonché l’apprendistato di terzo livello anche in funzione delle esigenze di sviluppo e ricerca delle imprese. Sottolinea che non meno importanti, a livello regionale, sono le azioni dirette a sviluppare progetti innovativi/integrativi tra Atenei e sistema produttivo per facilitare la transizione degli studenti nel mondo del lavoro.
Osserva, in ultimo, che il documento sottolinea le iniziative regionali di promozione della formazione continua per favorire l’inserimento/re-inserimento lavorativo di persone non occupate, tra cui lavoratori over 50 e soggetti percettori di ammortizzatori sociali.

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(7a Senato, 15.4.14) Il relatore CONTE (NCD) ricorda che il Documento di economia e finanza (DEF) delinea la strategia di crescita decisa dal Governo e lo stato di attuazione delle riforme in atto, anche nel quadro delle iniziative e delle raccomandazioni dell’Unione europea. Per far ciò, l’Esecutivo intende effettuare questo anno riforme strutturali su 3 settori: istituzioni, economia e lavoro. Dopo aver premesso che farà riferimento esclusivamente alle misure già avviate e a quelle da intraprendere per i comparti di competenza, nel contesto costituito dal Programma nazionale di riforma 2014, fa presente che quest’ultimo è composto di due parti: la parte I, dedicata alla strategia nazionale e alle principali iniziative, e la parte II, relativa agli squilibri nazionali e alle riforma in dettaglio. Ad esso è annessa anche un’Appendice che reca le griglie delle misure del Programma nazionale di riforma intraprese a livello nazionale, le quali danno conto della fase attuativa dei provvedimenti già entrati in vigore e dell’iter di quelli in corso, nonchè le misure regionali e gli impatti macroeconomici. Accennando allo scenario di lungo periodo, riferisce che si prevede una riduzione progressiva della spesa per istruzione fino al 2018, per effetto delle misure di contenimento della spesa per il personale, cui segue un andamento annualmente decrescente nei quindici anni successivi per effetto del calo degli studenti.

Venendo alla parte I del Programma nazionale di riforma, che individua diverse “azioni” alle quali corrispondono precise tempistiche, il relatore pone l’accento sul capitolo I.10, che si incentra sul capitale umano e su due elementi della crescita: scuola e formazione. Il Governo intende quindi avviare un’inversione di tendenza per potenziare il servizio scolastico, focalizzando l’impegno primario sugli edifici scolastici, cui seguiranno interventi per migliorare la qualità dell’offerta e le competenze del personale della scuola e dell’università. Sintetizza dunque le azioni previste, quali: “Un piano per le scuole”, che rende disponibili 2 miliardi per la sicurezza degli edifici, con scadenza luglio 2014; “Merito e valutazione nelle scuole e nelle università”, con scadenza settembre 2014; “Un sistema educativo e della ricerca aperto al mondo del lavoro e dell’impresa”, con scadenza negli anni 2014-2015; “Elevate competenze per un’economia in trasformazione”, con scadenza negli anni 2014-2015; “Merito e diritto allo studio nelle università”, con scadenza il 2014; “Internazionalizzazione del sistema educativo e della ricerca”, con scadenza il 2014.

Si sofferma poi sul capitolo I.14, destinato invece al turismo e alla cultura come fattori di crescita, che mira a promuovere una riforma nella gestione economica dei beni artistici e culturali, rendendoli più produttivi. Viene altresì menzionata l’esigenza di accelerare il Grande progetto Pompei, utilizzando nei tempi previsti le risorse assegnate. L’azione prevista è: “La cultura e il turismo come motore del Paese”, che punta fra l’altro ad incrementare i poli museali, a defiscalizzare il mecenatismo culturale, ad incentivare la capacità attrattiva dei musei e dei siti archeologici mediante le nuove tecnologie, ad internazionalizzare l’offerta culturale, ad affiancare alla capitale europea della cultura una capitale italiana della cultura, ponendosi come scadenza ottobre 2014. Al riguardo il relatore sottolinea le potenzialità di una sana competizione fra città italiane dotate di un inestimabile patrimonio storico-artistico.

Segnala altresì che l’Esecutivo punterà a sostenere le cosiddette Aree interne, già oggetto di precedenti provvedimenti legislativi, ossia quei territori distanti dai centri di offerta dei servizi essenziali dell’istruzione, della salute e della mobilità.

Il capitolo II – prosegue il relatore – riepiloga le iniziative intraprese nel 2013 dal Governo rispetto ai provvedimenti richiesti dall’Unione europea (Country specific recommendation – CSR) e alle priorità individuate dalla Commissione europea per il 2014 nel quadro dell’Analisi annuale della crescita (AGS). All’interno della strategia “Europa 2020” sono state anche individuate delle “iniziative faro” (FI) che i Governi nazionali si impegnano ad attuare. In questi molteplici contesti si collocano le misure italiane nei comparti di interesse, alcune delle quali già avviate o in corso di completamento. Tra esse, con riferimento alle misure per il lavoro (capitolo II.7), il relatore rileva la stipula – ad agosto 2013 – di un Accordo tra Governo, Regioni, Province e Comuni per la realizzazione di un’offerta di servizi educativi a favore dei bambini di 2-3 anni per migliorare i raccordi tra nido e scuola dell’infanzia; sulla questione, sollecita tuttavia qualche informazione in più, in quanto la 7a Commissione sta esaminando una riforma dell’intero sistema di educazione e formazione 0-6 anni mediante il disegno di legge n. 1260, di cui non si tiene conto nell’Appendice dedicata ai provvedimenti avviati.

Viene inoltre reso noto – sottolinea il relatore – che nel febbraio 2014 è stata creata una struttura di raccordo permanente tra il Ministero dell’istruzione e il Dicastero del lavoro per facilitare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Rammenta tra l’altro che, nell’ambito delle raccomandazioni del Consiglio dell’Unione, è stato sviluppato un Piano nazionale “Garanzia Giovani” che impatta sui settori di interesse nella misura in cui mira ad incentivare il proseguimento degli studi, l’apprendistato o i tirocini.

Quanto al capitolo II.9, richiama le disposizioni contenute nel decreto-legge n. 104 del 2013 (cosiddetto “decreto scuola”), già esaminato a suo tempo dalla 7a Commissione. Al riguardo puntualizza che intende soffermarsi solo sulle informazioni aggiuntive recate dal DEF rispetto al summenzionato decreto, che attengono all’adozione, lo scorso febbraio, del Programma di didattica integrativa per contrastare la dispersione scolastica, con un finanziamento totale di 15 milioni per gli anni 2013-2014; tale Programma è rivolto anzitutto alla scuola primaria, in linea a suo avviso con le osservazioni della Commissione europea sull’Accordo di partenariato secondo cui occorre arginare l’abbandono scolastico in età precoce. Fra le altre misure, accanto all’orientamento, menziona lo stanziamento di risorse, pari a 10 milioni di euro nel 2014, per la formazione dei docenti.

Fa presente inoltre che nel capitolo IV.1 si delineano le iniziative elaborate dall’Italia per dar seguito alle raccomandazioni del Consiglio rivolte alla fine del semestre europeo 2013. Tra queste, in risposta alla raccomandazione n. 4 inerente il mercato del lavoro, l’Esecutivo ha, fra l’altro, potenziato l’istruzione e la formazione professionale, intrapreso azioni contro l’abbandono scolastico (sia con il summenzionato Programma di didattica integrativa sia con il miglioramento della condizione educativa degli studenti, grazie ad un investimento di 450 milioni di euro a regime), nonché stanziato 15 milioni nel 2014 per borse di studio destinate agli studenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado.

Evidenzia successivamente che nel capitolo IV.2 sono invece indicate le iniziative più rilevanti per raggiungere gli obiettivi nazionali previsti da “Europa 2020”, descritte più in dettaglio nella parte II del Programma nazionale di riforma. Essa reca infatti una disamina molto specifica delle misure finora attuate nei diversi comparti di interesse. Nel capitolo II.4 dedicato alla prevenzione e alla salute – precisa il relatore – è menzionata l’iniziativa “Destinazione sport”, nella quale si rende noto che è stato istituito un gruppo di lavoro a titolo gratuito orientato alla ricerca, allo studio e alla proposta di azioni coordinate di politica dello sport. Esso si concentra su quattro aree di intervento: sport e scuola; sport e investimento sulla salute; sport, cultura del movimento e impatto sociale; sport e crescita economica.

Riferisce poi che il capitolo II.5 è incentrato sull’educazione e la ricerca e riepiloga le misure contenute nei decreti-legge n. 69 del 2013 (“decreto del fare”) e n. 104 del 2013 (“decreto scuola”). Nel rammentare brevemente le norme già a suo tempo esaminate dalla Commissione, pone l’accento sull’attuazione che finora ne è stata data, laddove possibile. Con riferimento alle borse di studio per studenti meritevoli che vogliano iscriversi in una università situata in una Regione diversa da quella di residenza, fa presente che a settembre 2013 il Ministero ha emanato un decreto per le borse di mobilità, relative all’anno accademico 2013-2014, ammontanti a 5.000 annui. A ciò si affiancano le borse di studio per gli studenti universitari, connesse all’aumento del Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio.

In merito alla ricerca, segnala che il Dicastero ha approvato il decreto che modifica le modalità di utilizzo del Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica (FIRST) con riferimento al sostegno delle attività di ricerca fondamentale e industriale, al fine di semplificare le procedure per l’erogazione delle risorse e introdurre nuovi criteri di valutazione. A ottobre 2013 sono stati inoltre stanziati 29,5 milioni di euro per finanziare i 67 progetti presentati da ricercatori under 40 nell’ambito del bando “Futuro in ricerca” (FIR), che permetteranno di stipulare contratti a tempo determinato con circa 150 giovani ricercatori. Domanda in proposito al Governo se sia stato emanato il bando FIR 2014, citato nel Documento come prossimo alla pubblicazione a fine 2013. Quanto ai fondi dei Progetti di ricerca di interesse nazionale (PRIN), a ottobre 2013 è stata conclusa la procedura di approvazione di 141 progetti per 28,2 milioni di euro. Nel rilevare tuttavia che tale bando risaliva al 2012, mentre non è stato emanato il bando 2013,  chiede al Governo se sia previsto un bando per il 2014, pur nella consapevolezza che i progetti avranno durata triennale. Evidenzia comunque che sono stati stanziati 47 milioni di euro per il nuovo bando Scientific independence of young researchers (SIR) dedicato ai giovani ricercatori nella fase di avvio della ricerca indipendente.

Descrive altresì gli interventi congiunti tra i Dicasteri dell’Istruzione e dello Sviluppo economico, anche all’interno del Piano di azione e coesione, rivolti alle Regioni dell’Obiettivo convergenza sul piano dello sviluppo della ricerca e delle imprese. A tal fine il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca ha elaborato un nuovo bando, nell’ambito del Piano di azione e coesione, per l’adeguamento strutturale dei centri di elevata qualificazione in discipline rilevanti per lo sviluppo del sistema produttivo delle predette Regioni.

Rende peraltro noto che a febbraio 2014 è stato presentato il nuovo Programma nazionale per la ricerca (PNR), nel quale si prevede un investimento di circa 900 milioni l’anno, pari a 6,3 miliardi in 7 anni, a cui si aggiungeranno le risorse provenienti da altri Ministeri o enti finanziatori. Sottolinea in merito che dal 2014 il PNR diventa settennale, per allinearsi al Programma quadro europeo Horizon 2020. Le cosiddette “sfide della società” sono quelle individuate a livello europeo, per attuare le quali il PNR identifica tre assi prioritari (suddivisi a loro volta in numerosi programmi): eccellenza scientifica, infrastrutture di ricerca e leadership industriale. Precisa oltre a ciò che sempre a febbraio 2014 è stato presentato il documento “Ricerca e innovazione nelle imprese”, che prevede anche l’utilizzo delle risorse europee per il nuovo ciclo di programmazione 2014-2020.

Il relatore mette poi in risalto una parte specifica sulla Valutazione della qualità della ricerca (VQR), ampiamente discussa di recente dalla 7a Commissione, nonchè un’interessante sezione relativa alle competenze degli adulti, rilevate dall’OCSE nel Programma per la valutazione delle competenze degli adulti (PIIAC). Al riguardo fa notare che i Dicasteri dell’istruzione e del lavoro hanno promosso l’istituzione di una commissione di esperti per stilare un rapporto sui dati dell’OCSE, che dimostrano livelli inferiori alla media europea nelle competenze sia alfabetiche che matematiche.

Fa presente altresì che a gennaio 2014 è stato pubblicato un decreto che modifica i criteri di accreditamento iniziale e periodico dei corsi e delle sedi di studio, privilegiando la valutazione ex post in luogo di quella ex ante. Menziona poi la commissione di studio per elaborare proposte operative in materia di dottorato di ricerca, istituita nel luglio 2013, che ha finora individuato alcune caratteristiche tipiche dei dottorati e varie ipotesi di modifica. Comunica indi che il Documento offre anche una disamina delle nuove procedure per il rientro dei ricercatori dall’estero, del patto per la mobilità tra personale delle università e degli pubblici di ricerca, nonchè dei progetti europei per agli atenei del Meridione.

Quanto alla scuola, anche in questo caso premette che non si soffermerà sulle singole disposizioni presenti nella normativa in vigore, ma piuttosto sulla loro attuazione o integrazione. Ad esempio, per ciò che concerne i libri scolastici riferisce sull’adozione del decreto che stabilisce i criteri per ripartire i fondi disponibili alle scuole, privilegiando i meritevoli e i territori dove le famiglie hanno maggiore disagio economico. Elenca poi le iniziative per potenziare l’offerta formativa, per la tutela della salute nelle scuole, per assumere il personale scolastico negli anni 2014-2016 (69.000 docenti e 16.000 ATA nel triennio) e per la relativa formazione. Nel Documento, prosegue il relatore, si dà anche conto delle azioni per la messa in sicurezza delle scuole, tenuto conto che per il 2014 erano stati stanziati 150 milioni di euro; a novembre 2013 detti fondi sono stati assegnati alle Regioni per finanziare 692 interventi: a marzo 2014 risultano assegnati 462 interventi e sono impegnati circa 91 milioni di euro, pari al 60,5 per cento. A febbraio è stato peraltro firmato un accordo per l’avvio del Sistema nazionale delle anagrafi dell’edilizia scolastica.

In merito agli Istituti tecnici superiori (ITS), la cui riorganizzazione è avvenuta nel 2013, comunica che è in corso il primo ciclo di attività formative, che sarà oggetto di monitoraggio. Un focus specifico è dedicato anche alle prove INVALSI e ai risultati dell’indagine PISA 2012 secondo cui l’Italia, sebbene registri risultati ancora inferiori alla media OCSE, ha anche conosciuto i progressi maggiori.

Afferma poi che nel capitolo II.9, dedicato ai beni culturali, si fa evidentemente un bilancio delle norme stabilite dal decreto-legge n. 91 del 2013 (“decreto valore cultura”), a partire dal Grande progetto Pompei, finanziato con circa 78 milioni di euro provenienti dell’Europa e 27 milioni di euro di fondi nazionali. Segnala che in questo contesto a novembre 2013 è stato sottoscritto il protocollo d’intesa con tutte le Amministrazioni coinvolte per ampliare la zona di rispetto intorno al sito e costituire un tavolo di concertazione per completare il piano di gestione UNESCO, mentre a gennaio 2014 è stato siglato un accordo dal Dicastero anche per l’ampliamento del parco archeologico di Ercolano. Rileva inoltre che il Governo ha intensificato il contrasto al mercato clandestino delle opere d’arte e ha presentato  a febbraio 2014 il disegno di legge di ratifica della Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico, attualmente all’esame della Camera dei deputati.

Illustra indi il paragrafo riservato al riepilogo dei finanziamenti alla cultura, disposti dal decreto “valore cultura” e dalla legge di stabilità. Quanto alla prevista riorganizzazione della normativa sui contributi alle istituzioni culturali, ritiene che non si dia conto in maniera chiara dello stato di attuazione delle relative norme nè si forniscono informazioni più dettagliate sull’iter di risanamento delle fondazioni lirico-sinfoniche: su entrambe le questioni sarebbe necessario a suo giudizio un supplemento di dati da parte del Governo. Ravvisa poi il richiamo al disegno di legge di semplificazione (A.S. n. 958), in corso d’esame al Senato, nel quale è prevista una revisione del Codice dei beni culturali, su cui la 7a Commissione espresse a suo tempo una puntuale condizione nel senso di limitare gli ambiti di delega.

Fa notare altresì che il DEF contiene anche il capitolo II.20 relativo allo stato di attuazione delle riforme, in cui si sintetizza il monitoraggio in corso sul ciclo di attuazione delle leggi (laddove prevedano provvedimenti normativi di rango secondario) e sulla capacità di “auto-applicatività” delle norme, che esprime la capacità di produrre effetti immediati. In tale “censimento” compiuto dall’Esecutivo si tiene conto anche dei provvedimenti non più attuabili per il venir meno dei presupposti per la loro adozione. Per i due maggiori provvedimenti legislativi che interessano la 7a Commissione, il relatore dà conto dello stato di attuazione a febbraio 2014: per il decreto-legge “valore cultura”, su 24 provvedimenti da attuare ne è stato adottato solo 1, mentre 3 erano senza termine e 18 risultano scaduti; per il decreto-legge “scuola”, su 37 provvedimenti da attuare, 2 sono stati adottati, 21 erano senza termine e 7 sono scaduti.

Rimanda infine al capitolo III  per l’analisi delle misure che le Regioni hanno messo in campo nei settori di riferimento per dare seguito alle raccomandazioni dell’Unione europea e accenna conclusivamente all’Appendice contenuta nella parte III del Programma nazionale di riforma che mostra tra l’altro la griglia di tutti i provvedimenti avviati e da attuare, molti dei quali riferiti proprio ai due decreti-legge summenzionati, nonchè alla legge di stabilità 2014 e al “decreto del fare”.

16 aprile Deleghe Sottosegretari MIUR

Il ministro firma i decreti per il conferimento delle deleghe ai Sottosegretari Angela D’Onghia, Roberto Reggi e Gabriele Toccafondi.

Decreto Ministeriale 16 aprile 2014
Deleghe di attribuzione al Sottosegretario di Stato sen. Angela D’Onghia

Decreto Ministeriale 16 aprile 2014
Deleghe di attribuzione al Sottosegretario di Stato ing. Roberto Reggi

Decreto Ministeriale 16 aprile 2014
Deleghe di attribuzione al Sottosegretario di Stato dott. Gabriele Toccafondi

Miur: Il Ministro Giannini ha firmato i decreti, assegnate le deleghe ai Sottosegretari

Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini ha firmato i decreti ministeriali di conferimento delle deleghe ai Sottosegretari. I decreti, trasmessi alla Corte dei conti, saranno poi pubblicati in Gazzetta Ufficiale.

Al Sottosegretario Angela D’Onghia sono assegnate, tra le altre, le deleghe che riguardano l’alternanza scuola-lavoro, le problematiche relative alla dispersione scolastica, le tematiche che riguardano il rapporto tra i titoli di studio e l’accesso al lavoro e alle professioni, la formazione professionale, la promozione della cultura scientifica, lo sviluppo dell’offerta formativa dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica e della produzione artistica.

Al Sottosegretario Roberto Reggi sono assegnate, tra le altre, le deleghe in materia di edilizia scolastica, valorizzazione dell’autonomia scolastica, orientamento e promozione del successo formativo, reclutamento dei dirigenti e del personale scolastico, monitoraggio dell’attuazione dell’edilizia scolastica, valutazione del sistema di istruzione.

Al Sottosegretario Gabriele Toccafondi sono assegnate, tra le altre, le deleghe che riguardano l’istruzione tecnica e professionale e i rapporti con i sistemi formativi delle Regioni, il monitoraggio e l’implementazione dell’Anagrafe degli studenti, l’educazione alla sicurezza stradale, ambientale, alla legalità e alla salute nella scuola, l’attuazione della Garanzia Giovani, il sistema delle scuole paritarie.

9 aprile Fondi strutturali nelle 7e Commissioni

Rispettivamente l’8 ed il 9 aprile le 7e Commissione di Senato e Camera esaminano lo Schema di accordo di partenariato per l’impiego dei fondi strutturali e di investimento europei nel periodo di programmazione 2014-2020

OSSERVAZIONI APPROVATE DALLA COMMISSIONE SULL’ATTO DEL GOVERNO N. 86

(7a Senato, 8.4.14) La Commissione, esaminato, per quanto di competenza, lo schema di Accordo in titolo, che rappresenta il documento predisposto da ciascuno Stato membro per definire la propria strategia di impiego dei fondi strutturali europei;

premesso che, sulla base della legge di stabilità 2014, per la prima volta su questo schema provvisorio le Commissioni parlamentari sono chiamate a rendere un parere al Governo;

condiviso il cambio di prospettiva generale nell’impiego dei fondi strutturali, in virtù del quale si concentrano le risorse su pochi obiettivi ma più definiti, evitando la frammentazione;

rilevato che le risorse comunitarie per il settennio ammontano a circa 32,2 miliardi di euro a cui si sommano il cofinanziamento statale, per 24 miliardi di euro, quello regionale, per un ammontare pari al 30 per cento del cofinanziamento complessivo del programma, nonché il Fondo di sviluppo e coesione, pari a 54 miliardi di euro nel settennio, per un totale nel periodo 2014-2020 di oltre 100 miliardi di euro;

tenuto conto che nelle linee di indirizzo si prospetta una strategia diversificata per gruppi di Regioni, tale per cui: nelle aree più sviluppate del Centro-Nord si punterà all’innovazione e all’internazionalizzazione attraverso la modernizzazione del made in Italy e la crescita di settori ad alta tecnologia legati alle università e alla ricerca; al Centro-Sud saranno potenziati i settori caratteristici di queste zone, come l’agricoltura e l’agroindustria, saranno utilizzati i beni culturali come motore dello sviluppo e saranno valorizzate le opportunità offerte dalle università meridionali connesse ai suddetti settori;

considerato che l’allocazione delle risorse, attinte dai diversi fondi, si basa sull’individuazione di Obiettivi tematici (OT) previsti dalla legislazione comunitaria; si tratta di 11 OT, alcuni dei quali impattano nei settori di competenza della 7a Commissione: OT1 Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione, OT6 Tutelare l’ambiente e valorizzare i beni culturali, OT10 Investire nell’istruzione, nella formazione e in quella professionale, per le competenze e l’apprendimento permanente;

valutato che per ciascun OT viene fatta un’analisi dei fabbisogni e poi sono descritte le linee di intervento, per cui:

1.     sulla ricerca (OT1),  gli obiettivi sono:

1.1   l’incremento dell’attività di innovazione delle imprese, attraverso il sostegno all’inserimento di capitale umano qualificato nel sistema produttivo, la diffusione di servizi ad alta intensità di conoscenza e il sostegno alla valorizzazione economica dei risultati della ricerca;

1.2   il rafforzamento del sistema innovativo regionale mediante l’incremento della collaborazione tra imprese e strutture di ricerca e la valorizzazione di queste ultime;

1.3   la promozione di nuovi mercati per l’innovazione, attraverso la qualificazione della domanda pubblica, l’incentivazione di standard di qualità, le competizioni tecnologiche;

2.     sui beni culturali (parte dell’OT6), si introducono criteri di selezione stringenti analoghi a quelli del piano d’Azione per la coesione: rigore e rapidità nella messa in opera, chiarezza degli obiettivi, cooperazione attiva tra i diversi attori coinvolti nel processo, tutela della legalità e della trasparenza. Si intende perciò migliorare le condizioni, l’offerta e la fruizione del patrimonio culturale, materiale e immateriale, nelle aree di attrazione attraverso la valorizzazione sistemica e integrata di risorse e competenze territoriali;

3.     circa l’istruzione (OT10) sono state individuate numerose finalità da raggiungere, rapportate anche alle priorità di investimento del Fondo sociale europeo (FSE) quali:

3.1   la riduzione del fallimento formativo precoce e della dispersione scolastica, anche attraverso la promozione della qualità dei sistemi di istruzione prescolare, primaria e secondaria e dell’istruzione e formazione professionale;

3.2   il miglioramento delle competenze chiave anche mediante la fornitura di strumenti di apprendimento adeguati e lo sviluppo delle capacità di docenti e formatori;

3.3   l’innalzamento del livello di istruzione della popolazione adulta, con particolare riferimento alle fasce meno elevate, anche attraverso l’aumento della partecipazione ai percorsi finalizzati al conseguimento dei titoli di istruzione primaria e secondaria;

3.4   l’accrescimento delle competenze della forza lavoro, l’agevolazione della mobilità, il sostegno ai percorsi formativi connessi alla domanda delle imprese;

3.5   l’innalzamento dei livelli di competenze, di partecipazione e di successo formativo nell’istruzione universitaria, attraverso fra l’altro l’ampliamento dell’accesso all’istruzione superiore e la riduzione dei tassi di abbandono precoce degli studi;

3.6   la qualificazione dell’offerta di istruzione e formazione tecnica e professionale, intensificando i rapporti scuola-formazione-impresa e lo sviluppo dei poli tecnico-professionali;

3.7   il miglioramento della sicurezza, dell’efficientamento energetico, dell’attrattività e della fruibilità degli ambienti scolastici;

3.8   la diffusione della società della conoscenza nel mondo della scuola e l’adozione di approcci didattici innovativi, utilizzando nuove tecnologie e promuovendo risorse di apprendimento on line;

3.9   il miglioramento delle capacità di autodiagnosi, autovalutazione e valutazione delle scuole;

considerato che anche l’OT2, Agenda digitale, contiene elementi di interesse per la Commissione con specifico riguardo all’e-learning e all’e-culture,

esaminate le osservazioni di carattere generale avanzate dalla Commissione europea che attengono, ad esempio, alla scarsa attinenza del testo al Regolamento (UE) n. 1303/2013, all’assenza interventi specifici, allo squilibrio tra analisi e priorità scelte, alla inopportunità di riproporre gestioni interregionali;

considerate altresì in dettaglio le osservazioni della Commissione europea riferite agli OT di competenza della 7a Commissione;

esprime osservazioni favorevoli con il seguente rilievo:

nel condividere le linee di indirizzo strategico del Governo, al fine di assicurare l’ottimale gestione dei fondi strutturali, si invita la Commissione di merito a sollecitare l’Esecutivo affinché vengano recepite nella misura massima possibile le indicazioni della Commissione europea, con particolare riguardo:

1)     in merito all’OT1, alla profonda insufficienza della spesa italiana per ricerca e sviluppo, allo scarso coinvolgimento dei privati, alla latitanza del Paese nelle infrastrutture collegate alla ricerca, all’assenza di strategie di specializzazione a livello sia nazionale sia regionale;

2)     in merito all’OT2, all’assenza dei risultati attesi nell’e-learning e nell’e-culture;

3)     in merito all’OT6, allo scarso utilizzo dell’esperienza accumulata con la precedente programmazione e all’assenza di un approccio strategico;

4)     in merito all’OT10, all’insufficienza dei fondi destinati alla lotta contro la dispersione scolastica precoce, alla modulazione dei fondi rispetto alle priorità indicate, al ruolo degli istituti tecnici superiori.

La Commissione si riserva comunque di approfondire in altra sede le tematiche oggetto dell’Accordo di partenariato, una volta che esso sarà varato nella versione definititiva.

8 aprile DEF 2014 in Consiglio dei Ministri

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della seduta dell’8 aprile, approva il Documento di Economia e Finanza 2014

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente, Matteo Renzi, e del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pietro Carlo Padoan, ha approvato il Documento di economia e finanza (DEF).
Il Documento di Economia e Finanza 2014 del Governo illustra in modo organico le iniziative concrete che danno corpo alla volontà e all’impegno del Paese ad imprimere una forte accelerazione al processo di riforma strutturale dell’economia, per una nuova e sostenibile ripresa della crescita e dell’occupazione.
Il DEF è un documento programmatico, composto di tre sezioni: il Programma di Stabilità, il Programma Nazionale di Riforma e una parte di dettaglio sulla finanza pubblica. Dopo la deliberazione odierna del Consiglio dei Ministri, il Parlamento si esprimerà sul documento attraverso una risoluzione e il documento sarà trasmesso alle autorità europee come parte essenziale del cosiddetto “Semestre Europeo”, cioè il quadro comune in cui si svolge la programmazione economica di tutti gli stati membri dell’Unione.
Il documento – in particolare il Programma nazionale di riforma – inquadra l’insieme delle riforme annunciate dal Presidente del Consiglio alle Camere all’atto dell’insediamento del Governo in un percorso di programmazione comune con gli altri paesi membri dell’Unione Europea.
Vengono così messi nero su bianco obiettivi, azioni per conseguirli, scadenze entro cui ottenere i risultati.
Nel DEF sono chiaramente leggibili l’urgenza e l’ambizione delle azioni di riforma che il Governo intende attuare. Il percorso che si delinea prevede il passaggio fondamentale dallo stato di gestione della crisi ad una politica di cambiamento, riassumibile in due concetti: il consolidamento fiscale sostenibile e l’accelerazione sulle riforme strutturali per favorire la crescita.

Le riforme avviate sul piano nazionale dai governi precedenti e quelle previste per il 2014 sono in piena sintonia con il quadro europeo: con le priorità per il 2014 dell’Analisi Annuale della Crescita, con le Raccomandazioni della Commissione, con gli obiettivi prioritari stabiliti nel Semestre Europeo e con le sette iniziative ‘faro’ (Flagship Initiatives) della Strategia 2020.
Il Governo presenta all’interno del Documento nuove e rilevanti politiche per la ripresa economica. Per cogliere i frutti delle riforme e dei sacrifici sono però necessarie alcune condizioni.
In primo luogo, il Governo si propone l’obiettivo di sfruttare le opportunità offerte da un quadro europeo oggi più favorevole agli investimenti per la crescita e l’occupazione. Fondamentale sarà la sinergia fra Governo, Parlamento e il Consiglio Europeo per utilizzare tutti gli spazi di flessibilità esistenti nel Patto di Stabilità e Crescita e per rendere possibile, mantenendo le finanze pubbliche in ordine, un rilancio degli investimenti pubblici produttivi.
È in questo solco che si colloca l’apertura della Commissione Europea verso l’operazione dell’Italia per pagare i debiti scaduti delle Pubbliche Amministrazioni. Serve anche flessibilità per attenuare i possibili effetti negativi di breve periodo di alcune riforme e dare modo alle stesse di mettere in moto dinamiche positive nelle aspettative degli operatori economici a favore della crescita e dell’occupazione.
L’obiettivo è dunque quello di consolidare in via definitiva l’uscita dalla crisi finanziaria attraverso un serrato e preciso cronoprogramma che impegna il Governo in scadenze ravvicinate, con interventi normativi e attuativi rapidi e certi. Questo rappresenta il carattere distintivo e innovativo del Documento di Economia e Finanza 2014.
In sintesi non è solo nei contenuti delle riforme che si basa la forza del progetto di cambiamento, ma soprattutto nella capacità di tradurle rapidamente in norme di legge e di dare loro concreta attuazione in tempi rapidi e certi. È necessaria l’effettiva realizzazione delle riforme anche grazie a un sistematico monitoraggio dell’attuazione dei decreti ministeriali e degli atti conseguenti che rendono operative le misure.
Il Governo sa bene cosa serve al Paese ma anche al semplice cittadino che fronteggia, spesso in solitudine, il lento e macchinoso apparato statale.

La strategia: misure di impatto immediato che si inscrivono in un piano di riforme strutturali

L’ampio piano di riforme strutturali interviene su tre settori fondamentali: istituzioni, economia e lavoro, avviando così una profonda trasformazione del nostro Paese.
Una nuova legge elettorale capace di garantire la governabilità, l’abolizione delle Province, la revisione delle funzioni del Senato e la riforma del Titolo V della Costituzione rappresentano le direttrici di una profonda revisione del sistema politico-istituzionale italiano, responsabile di aver rallentato, e talvolta ostacolato, la gestione della cosa pubblica, sia a livello nazionale che locale, nonché di aver ritardato la ripartenza dell’economia italiana.
La strategia del Governo in materia economica si incentra su interventi in grado di incidere sulla competitività del Sistema-Paese per dare un forte impulso alla crescita, pur tenendo conto dei vincoli di bilancio e dell’obiettivo di pareggio di bilancio in termini strutturali. Il risanamento delle finanze pubbliche è testimoniato dal buon andamento dell’avanzo primario, che anche nel 2014 sarà tra i più elevati della zona euro.
Nell’ambito di un organico programma economico di riforme le principali misure delineate, il cui impatto sarà significativo già nel breve periodo, sono:

  • La piena attuazione del processo di Revisione della spesa, con un cambiamento stabile e sistematico dei meccanismi di spesa pubblica; sono previsti risparmi per circa 4,5 miliardi nell’anno in corso, e fino a 17 per il 2015 e 32 per il 2016 rispetto al tendenziale. I risparmi conseguiti verranno principalmente utilizzati per la riduzione del cuneo fiscale. Il Governo intende istituzionalizzare il processo di revisione della spesa rendendolo parte integrante del processo di preparazione del bilancio dello Stato e delle altre Amministrazioni Pubbliche attraverso indicatori di impatto in grado di misurare l’efficacia e l’efficienza della spesa.
  • La riduzione del cuneo fiscale attraverso la diminuzione delle imposte sui redditi da lavoro dipendente per le fasce più basse potrà avere effetti di stimolo ai consumi e contribuirà alla riduzione della povertà nel breve termine. La riduzione dell’Irap nella misura del 10% l’anno a regime potrà avere effetti di stimolo all’occupazione nel medio termine. L’attuazione della legge di delega fiscale si configura come una riforma complessiva del settore per definire un sistema più equo, trasparente, semplificato e amico delle imprese, garantendo al contempo stabilità e certezza del diritto. La riduzione del gettito fiscale dovuta al taglio permanente delle tasse per un valore dei circa 10 miliardi l’anno sarà compensata a regime da una riduzione permanente della spesa pubblica di analogo valore.
  • L’accelerazione e rapida attuazione del programma di privatizzazione avviato dal precedente Esecutivo, attraverso un’opera di valorizzazione e dismissione di alcune società sotto controllo statale e di parte del patrimonio immobiliare. Le molteplici finalità sono la riduzione del debito pubblico, il recupero della spesa improduttiva, la riduzione dei contributi statali e il recupero di efficienza delle imprese interessate. La misura, è volta a produrre introiti attorno a 0,7 punti percentuali di PIL all’anno dal 2014 e per i tre anni successivi.
  • Il pagamento dei debiti commerciali arretrati da parte delle Amministrazioni pubbliche sarà completato grazie al consolidamento del meccanismo di finanziamento da parte dello Stato con impegno alla restituzione da parte degli enti debitori, alla disponibilità di ulteriori 13 miliardi di euro che si aggiungono ai 47 già stanziati dai precedenti governi, e infine a un meccanismo che consentirà alle aziende in attesa di incasso di cedere il proprio credito a favore di istituzioni finanziarie. Contestualmente verrà messo a regime un nuovo sistema di regolamentazione e monitoraggio che permetterà di rispettare i tempi di pagamento previsti dalla normativa comunitaria e impedire nuovamente l’accumularsi di arretrati; verrà così ridotta l’incertezza sistemica delle imprese con effetti positivi sulle decisioni di investimento.
  • Un’energica azione in materia di miglioramento dell’ambiente imprenditoriale e di attrazione di capitali esteri attraverso la semplificazione del rapporto tra imprenditore e amministrazione in senso ampio (fisco, autorità amministrative di autorizzazione e tutela, giustizia civile, ecc.). A questo si aggiunge il necessario superamento di un sistema imprenditoriale fortemente “banco-centrico”, grazie alla messa a disposizione e al rafforzamento di forme di finanziamento alternative al credito per le imprese, in particolare per quelle di piccole e medie dimensioni.
  • Un miglioramento e una semplificazione del mercato del lavoro attraverso il Jobs Act al fine di produrre un sistema più inclusivo e dinamico, superando le rimanenti segmentazioni e rigidità, contribuendo strutturalmente all’aumento dell’occupazione, soprattutto giovanile, e della produttività del lavoro. La maggiore flessibilità è volta alla realizzazione, a regime, di un contratto unico con forme di tutela progressiva. Una maggiore tutela del lavoro dipendente ma anche un sostegno più ampio all’iniziativa privata, attraverso facilitazioni per autoimprenditorialità, venture capital e in particolare imprenditorialità giovanile. Sarà rafforzata e maggiormente responsabilizzata la contrattazione decentrata al fine di garantire il coinvolgimento del lavoratore con l’azienda in modo da legare la retribuzione all’interesse comune della produttività.
  • La riforma della Pubblica Amministrazione e la semplificazione burocratica, la riforma della giustizia civile, penale e amministrativa, la valorizzazione del percorso scolastico e formativo dei giovani, l’aiuto alla ricerca e una valorizzazione del percorso di studi universitario, anche attraverso la cosiddetta Garanzia Giovani.

A tali proposte strutturali si affiancano misure immediate, in parte già attive, volte a dare risposte concrete ai cittadini. Tra queste in particolare:

  • Piano scuola: vi sono circa 2 miliardi di risorse disponibili destinate alla scuola a cui possono attingere Comuni e Province per la messa in sicurezza degli edifici scolastici.
  • Nel Fondo di Garanzia vi sono 670 milioni di risorse aggiuntive nel 2014 e complessivamente oltre 2 miliardi nel triennio per le piccole e medie imprese.
  • Piano casa del valore di 1,3 miliardi per interventi destinati all’acquisto o alla ristrutturazione.
  • Investimenti previsti dalle Politiche di Coesione nel nuovo ciclo di programmazione dei fondi strutturali, nonché gli interventi contro il dissesto idrogeologico e la tutela del territorio.

Il quadro macroeconomico e le prospettive per la finanza pubblica

L’economia italiana è entrata in una fase di ripresa, contrassegnata in prospettiva da dinamiche abbastanza favorevoli del commercio estero e da una graduale stabilizzazione della domanda interna. Si proietta una crescita del PIL dello 0,8 per cento per l’anno in corso, con un graduale avvicinamento al 2,0 per cento nei prossimi anni. Nel 2014 l’indebitamento netto è previsto attestarsi al 2,6% del PIL per poi scendere all’1,8% nel 2015 e allo 0,9% nel 2016. L’avanzo primario in termini nominali aumenterà progressivamente, raggiungendo il 5,0 per cento nel 2018. Il rapporto debito/PIL inizierà a ridursi a partire dal 2015.

Misure per la crescita nel rispetto delle norme europee e nazionali

Già nel 2015 il bilancio strutturale raggiunge un sostanziale equilibrio (-0,1%). Il pieno conseguimento dell’obiettivo di pareggio nel 2016 rispetta i regolamenti europei ed è in linea con quanto previsto dalla normativa nazionale di recepimento delle disposizioni dettate a livello europeo.
Infatti la normativa nazionale prevede, in presenza di “eventi eccezionali” e di un processo importante di riforma, che il Governo, sentita la Commissione Europea, presenti al Parlamento una Relazione e una specifica richiesta di autorizzazione in cui sia indicata l’entità e la durata dello scostamento nonché sia definito un piano di rientro che permetta di convergere verso l’obiettivo di medio periodo (costituito per l’Italia appunto dal pareggio strutturale) entro l’orizzonte di programmazione del DEF.
Le riforme strutturali, miglioreranno il tasso di crescita dell’economia italiana e comporteranno nel medio periodo un miglioramento strutturale del saldo di bilancio e della sostenibilità del debito pubblico nel tempo.

TAVOLA I.1: INDICATORI DI FINANZA PUBBLICA (in percentuale del PIL)

4 aprile Assunzioni in CdM

Il Consiglio dei ministri, nel corso della seduta del 4 aprile, autorizza l’assunzione di personale ATA, AFAM e di docenti per il sostegno

Assunzioni a tempo indeterminato per personale ATA, docenti e amministrativi
Su proposta del Ministro per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione, Maria Anna Madia  e del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pietro Carlo Padoan, il Consiglio dei Ministri ha autorizzato il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, per la copertura di posti effettivamente vacanti e disponibili, le seguenti assunzioni tempo indeterminato:

  • 5.336 e 3.730 unità di personale ATA, rispettivamente, per gli anni scolastici 2012/2013 e 2013/2014;

  • 4.447 unità di personale docente da destinare al sostegno di alunni con disabilità per l’anno scolastico 2013/2014;

  • 43 assistenti amministrativi, 19 coadiutori, 2 direttori ed 1 collaboratore per le esigenze delle Istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM).

3 aprile DdL Province alla Camera

Il 3 aprile l’Aula della Camera approva definitivamente il Disegno di Legge recante Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni (approvato dalla Camera e modificato dal Senato)

Il 26 marzo l’Aula del Senato, con 160 voti favorevoli e 133 contrari, approva il maxiemendamento sostitutivo del ddl n. 1212 (già approvato dalla Camera), su province e città metropolitane, sul quale il Governo aveva posto la questione di fiducia.

Il 14, 15 e 22 gennaio, il 4 e 5 febbraio la 7a Commissione del Senato esamina il disegno di legge recante Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE (7a Senato, 5.2.14)

La Commissione, esaminato il disegno di legge in titolo,

rilevato che:

esso reca il riordino delle funzioni delle province e la contestuale istituzione delle città metropolitane, dettando altresì norme per le unioni, fusioni e incorporazioni di comuni,

tale impostazione era già stato oggetto del decreto-legge n. 201 del 2011, nonché del decreto-legge n. 95 del 2012 (spending review) successivamente travolti, per queste parti, dalla sentenza n. 220 del 2013 della Corte costituzionale, la quale ha affermato che siffatto intervento era incompatibile con le caratteristiche della decretazione d’urgenza,

in questa legislatura, il Governo ha pertanto presentato un disegno di legge ordinario alla Camera dei deputati, che è stato esaminato insieme ad altre proposte di origine parlamentare e giunge ora all’esame del Senato,

considerato che la competenza della Commissione riguarda il riassetto delle funzioni delle province di cui all’articolo 17, ed in particolare la scomparsa dei compiti di valorizzazione dei beni culturali, l’introduzione di una programmazione provinciale della rete scolastica, nel rispetto peraltro di quella regionale, nonché il carattere eventuale delle funzioni in materia di edilizia scolastica, attualmente attribuite invece di diritto alle province con riferimento all’istruzione secondaria superiore di secondo grado,

preso atto che, per le funzioni non più riconosciute alle province, il disegno di legge prevede che Stato e Regioni individuino, secondo la loro competenza, l’ambito territoriale ottimale di esercizio tramite accordo in Conferenza unificata, anche in considerazione di eventuali esigenze unitarie riconosciute,

manifestata tuttavia preoccupazione per il trasferimento delle competenze in materia di edilizia scolastica che, in attesa del compimento del processo, rischiano di rimanere in un “limbo” dalle conseguenze potenzialmente assai pericolose,

rilevato del resto che i comuni sono già competenti per la scuola materna, elementare e secondaria di primo grado,

esprime, per quanto di competenza, parere favorevole a condizione che:

1)     sia espressamente riconosciuto dalla legge che le funzioni relative all’edilizia scolastica, per le scuole secondarie di secondo grado, rientrano fra quelle fondamentali dei comuni, e che sia affidato alla legge regionale, nell’ambito del processo di riordino di cui all’articolo 17, di stabilire le modalità di detto esercizio in forma associata, anche in deroga a quanto previsto dall’articolo 14, comma 28, del decreto-legge n. 78 del 2010, e successive modificazioni, compresa la possibilità da parte dei comuni di stipulare convenzioni con la provincia per affidare l’esercizio di dette funzioni alla provincia medesima o per avvalersi degli uffici di questa;

2)     per assicurare la continuità amministrativa, la provincia continui comunque a esercitare in via transitoria le funzioni in materia di edilizia scolastica sulle scuole secondarie superiori di secondo grado, fino all’entrata in vigore della predetta legge regionale.

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(7a Senato, 14.1.14) Riferisce alla Commissione il relatore NENCINI (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE), il quale rileva che la competenza della Commissione è investita prevalentemente dall’articolo 17, che riordina le competenze delle province. In particolare, viene introdotto un ruolo di programmazione provinciale della rete scolastica, già disposto dal decreto-legge n. 95 del 2012 e poi travolto dalla sentenza della Corte costituzionale n. 220 del 2013 per improprietà dello strumento, che viene ora inquadrata nell’ambito della più ampia cornice della programmazione regionale in materia.
Inoltre, scompare il compito, finora attribuito alle province, di valorizzare i beni culturali. Al riguardo, il relatore si dichiara d’accordo, reputando opportuno centralizzare detta funzione piuttosto che frammentarla ulteriormente.
Il provvedimento modifica altresì l’attuale ripartizione di competenze in materia di edilizia scolastica, atteso che il ruolo delle province sulle scuole secondarie di secondo grado diventa solo eventuale. In proposito, il relatore esprime una certa perplessità, tanto più a fronte della cronica mancanza di risorse per far fronte anche ai più elementari oneri di manutenzione. Considerato che, secondo la legislazione attuale, i comuni sono competenti per l’edilizia scolastica di tutti gli altri ordini e gradi di scuole (materna, elementare e secondaria di primo grado), reputa opportuno accentrare tutte le competenze in capo ad un unico organo.
Se la Commissione è d’accordo, propone pertanto di inserire nel parere la proposta di attribuire ai comuni le competenze in materia di edilizia scolastica anche per la scuola secondaria superiore di secondo grado, secondo modalità fissate con legge regionale, lasciando tuttavia alle province le attuali competenze fino all’approvazione della predetta legge regionale. In questo modo, i compiti sarebbero accentrati nel medesimo ente, che poi potrebbe avvalersi della facoltà di istituire unioni di comuni, prevista dal provvedimento in esame, attraverso le quali sottrarsi più facilmente ai vincoli del “Patto di stabilità” e disporre quindi di maggiori finanziamenti.

Il 21 dicembre la Camera approva il disegno di legge recante Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni.