Tecnici e professionali: programma sperimentale di apprendistato

Tecnici e professionali: programma sperimentale di apprendistato

Le scuole potranno utilizzare spazi di flessibilità fino a un massimo del 35% dell´orario annuale delle lezioni

Si è svolto oggi al Miur, presieduto dalla dott.ssa Palumbo, un incontro concernente il programma sperimentale di formazione in azienda che il ministero intende attuare per gli studenti del IV e V anno dell´istruzione tecnica e professionale, in attuazione dell´ art. 8 bis della L. 128/13.

Il suddetto programma prevede che il 35% dell´ orario di lezione venga svolto presso l´ azienda con cui le scuole interessate – previa delibera degli organi collegiali – stipuleranno un apposito contratto che impegnerà gli studenti anche per un terzo anno post-diploma.

E´ prevista la presenza sia di un tutor aziendale che di un tutor individuato da un consiglio di classe degli studenti aderenti che possono appartenere anche a classi diverse. la loro individuazione avverrà fra gli studenti delle terze classi, proprio per essere avviati alla suddetta formazione nel biennio conclusivo.

Gli oneri graveranno esclusivamente sulle aziende. Alla formazione parteciperanno anche i docenti interessati. Gli spazi da dedicare a tale attività formativa saranno ricavati nell´ ambito della flessibilità oraria prevista dall´ autonomia, mentre i docenti non impegnati per tale finalità saranno utilizzati in base al POF d´ istituto.

Al termine dei suddetti percorsi gli studenti, oltre ad acquisire il diploma di maturità, avranno completato anche l´ apprendistato. L´esame di stato dovrà verificare anche le competenze acquisite durante i percorsi di cui sopra.

Entro il mese di giugno il Miur intende portare all´ attenzione delle classi terze tale opportunità formativa ed in ciascun istituto aderente all´ iniziativa sarà costituita almeno una classe che attuerà tale iniziativa. La formazione di tali classi enucleate dalle altre potrebbe incidere sugli organici e portare alla ricomposizione delle altre classi, allo scopo di non arrecare aggravi di spesa per l´amministrazione.

Su questo punto la nostra delegazione è molto perplessa in quanto si incide sulla continuità didattica delle restanti classi e, pertanto, ha suggerito la soluzione rappresentata dall´ organico funzionale che eviterebbe tali scompensi.
Gli studenti che non dovessero concludere il percorso di formazione verrebbero reintegrati in quello scolastico.

A margine dell´ incontro la nostra delegazione ha sollecitato la dott.ssa Palumbo ad affrontare e risolvere le seguenti questioni:

1) il pagamento dei commissari interni impegnati su più classi;

2) l´ obbligo imposto da diversi uffici scolastici territoriali ai docenti della secondaria di primo grado di presentare la domanda quali presidenti delle commissioni d´ esame del primo ciclo in sostituzione dei dirigenti scolastici che preferiscono presiedere gli esami di stato del II grado;

3) l´ esclusione dei docenti di sostegno a tempo determinato – immotivata per la nostra delegazione – dalla presentazione delle domande quali commissari agli esami di stato.

Incontro al MIUR sull’apprendistato negli ultimi due anni di scuola superiore

Incontro al MIUR sull’apprendistato negli ultimi due anni di scuola superiore

Si è svolto questa mattina un incontro al Ministero sulla bozza di Decreto riguardante la sperimentazione di percorsi di apprendistato nel quarto e quinto anno di scuola secondaria superiore.

Lo schema di decreto, proposto dal MIUR e Ministero del Lavoro in applicazione dell’art. 8 bis del D. L. 104/2013 convertito dalla L. 128/2013, prevede che gli studenti degli ultimi due anni di corso della scuola superiore possano acquisire il doppio statuto di studenti e lavoratori svolgendo periodi di formazione in contesti lavorativi con un contratto di apprendistato. Il programma sperimentale, della durata di tre anni, dovrebbe consentire una transizione dalla scuola al mondo del lavoro impegnando gli studenti durante gli ultimi due anni di scuola e il primo anno successivo al diploma.

Il decreto indica i requisiti che le imprese devono possedere per essere ammesse al programma di sperimentazione e definisce le materie affidate a un protocollo d’intesa tra imprese, Miur e Ministero del Lavoro (tra queste anche i criteri per l’individuazione delle scuole). All’interno del quadro delineato dai protocolli, le istituzioni scolastiche coinvolte, singolarmente o in rete, procedono alla sottoscrizione con le imprese di una convenzione nella quale è congiuntamente definito il percorso formativo, sono delineate le rispettive responsabilità, l’organizzazione delle attività, i contenuti del progetto, la scansione delle attività, le modalità per l’accertamento delle competenze.

Per l’organizzazione delle attività le scuole possono utilizzare una quota di flessibilità del 35%.

Gli studenti coinvolti saranno seguiti da un tutor scolastico e un tutor aziendale; il tutor di scuola garantirà l’integrazione tra i diversi momenti di apprendimento in collaborazione con il tutor individuato dall’azienda.

Il progetto sarà oggetto di verifica e valutazione da parte delle scuole e sarà monitorato dal Miur, dal Mlps in collaborazione con l’Indire e l’Isfol.

Il Ministero intende procedere speditamente con l’iter di approvazione per poter partire con il progetto già dal prossimo settembre. Le scuole interessate dovranno, quindi, non appena il Decreto sarà firmato, manifestare al Ministero il proprio interesse, organizzarsi per l’eventuale attivazione e informare studenti e famiglie prima della conclusione di questo anno scolastico.

Questa, in estrema sintesi, la proposta del Miur.

Pur condividendo lo spirito della norma, si deve però rilevare che, diversamente da quanto stabilito dal D.L. n. 104/2013, art. 8 bis, il testo proposto oggi prevede la sottoscrizione di protocolli d’intesa tra ministeri e aziende e solo successivamente vede il coinvolgimento delle scuole nella definizione delle convenzioni. Le scuole si troverebbero così ad agire all’interno di una cornice già formulata dettagliatamente al livello superiore. Non si vede la necessità di far intervenire un protocollo tra parti – alcune delle quali non direttamente coinvolte – a monte della convenzione che le singole istituzioni scolastiche, uniche in grado di compiere le scelte più opportune per i propri studenti, devono poi stipulare con le imprese. È del tutto evidente, inoltre, che le materie oggetto del protocollo d’intesa – scelta e numero degli studenti, scelta degli indirizzi di studio cui è rivolta la formazione, modalità per l’eventuale rientro degli studenti negli ordinari percorsi scolastici – rientrano tra le specifiche competenze delle istituzioni scolastiche. Una tale previsione normativa intacca decisamente l’autonomia della scuola oltre a costituire un’inutile complicazione dell’iter progettuale.

Valutabilità del servizio militare prestato non in costanza di nomina

L’ANIEF vince e convince in Tribunale: ribaltato il precedente orientamento del Giudice del Lavoro di Oristano sulla valutabilità del servizio militare prestato non in costanza di nomina

 

Con una sentenza di pieno accoglimento, il Giudice del Lavoro di Oristano rivede il suo precedente orientamento e accoglie senza riserve le richieste di un iscritto ANIEF volte ad ottenere il riconoscimento del punteggio relativo al servizio militare prestato non in costanza di nomina, ma con il possesso del titolo valido per l’accesso all’insegnamento. Gli Avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli, coadiuvati sul territorio dall’Avv. Marcello Frau, dimostrano ancora una volta che la professionalità e l’esperienza riescono sempre a fare la differenza.

 

Dopo la brillante discussione in udienza con il nostro legale di fiducia sul territorio, Avv. Marcello Frau, e il deposito della copiosa giurisprudenza di merito ottenuta dall’ANIEF, il Giudice del Lavoro di Oristano “rivedendo criticamente l’orientamento espresso” in precedenti sentenze, “ritiene non applicabile al caso di specie l’articolo 2050 del codice dell’ordinamento militare, e che la disposizione amministrativa censurata dal ricorrente debba essere disapplicata per violazione di legge”.

 

La sentenza, infatti, si sofferma evidenziando “il rapporto di specialità tra il decreto legislativo 16 aprile 1994 n° 297 e il codice dell’ordinamento militare; l’articolo 2050 del codice riguarda, infatti, in via generale, i concorsi banditi dalle pubbliche amministrazioni, mentre il decreto legislativo menzionato disciplina in via specifica il rapporto di lavoro del personale docente” e ritiene, pertanto, come sostenuto dall’ANIEF, “maggiormente corretto, dal punto di vista giuridico, applicare al caso di specie il citato decreto legislativo in luogo della generale disposizione contenuta nel codice dell’ordinamento militare” aggiungendo che tale orientamento debba essere preferito, rispetto alla tesi sostenuta dal MIUR, anche in modo da “prediligere la soluzione ermeneutica che appare maggiormente conforme ai principi costituzionali” ricordando che “nel caso di specie il principio costituzionale in esame è quello espresso dall’articolo 52 della Costituzione”. MIUR condannato anche a una salata condanna alle spese di giudizio: 3.150 oltre accessori.

 

Anche il Tribunale di Oristano, dunque, sposa le convincenti tesi ANIEF e dà nuova lettura costituzionalmente orientata della normativa in materia riconoscendo finalmente la validità del servizio militare prestato non in costanza di nomina ai fini dell’attribuzione del relativo punteggio nelle Graduatorie a Esaurimento. Solo il MIUR si ostina a non voler rivedere il proprio orientamento; il nostro sindacato assicura, comunque, ai propri iscritti che continuerà a vigilare sull’operato del Ministero dell’Istruzione anche e soprattutto all’atto della pubblicazione del prossimo decreto di aggiornamento delle GaE e non esiterà a tutelare i diritti di quanti si vedranno negare il giusto riconoscimento per aver prestato il proprio contributo al servizio della nazione.

 

Tirocini per alunni con disabilità durante la frequenza scolastica

Tirocini per alunni con disabilità durante la frequenza scolastica (L. 92/12 e Linee-guida Stato-Regioni 24/01/2013)

di Salvatore Nocera

Molte scuole superiori da tempo fanno svolgere agli alunni, tra i quali anche quelli con disabilità, tirocini di lavoro e stage durante l’anno scolastico per periodi più o meno lunghi. Questa si è dimostrata una buona prassi che facilita l’orientamento degli alunni verso il mondo del lavoro al termine degli studi.

Tali tirocini e stage si realizzano sulla base di intese tra la scuola ed imprese.

A seguito dell’approvazione della L. n° 92/12 sulla riforma dei tirocini di lavoro sono sorti dei problemi che hanno messo in allarme gli offerenti le attività di tirocinio a conseguentemente le scuole. Infatti detta legge all’art. 1 comma 34 stabilisce che per il tirocinio di lavoro deve essere pagato un compenso, anche forfettario, al tirocinante ed il comma 35 stabilisce delle salate sanzioni pecuniarie a carico dei trasgressori; ciò, ovviamente, al fine di evitare forme di lavoro nero o comunque di sfruttamento dei lavoratori.

A seguito di ciò molte imprese, che prima favorivano tirocini “curricolari” a favore di alunni con disabilità nelle proprie strutture, adesso rifiutano tali opportunità alle scuole richiedenti.

Il problema è facilmente risolvibile sulla base di una segnalazione pervenutaci dalla sez. AIPD di Lecce. Infatti c’è stato segnalato l’Accordo Stato-Regioni del 24/01/2013 contenente le Linee-Guida per l’attuazione della L. n° 92/12 sui tirocini di lavoro. Detto accordo nel punto B) della Premessa espressamente esclude da tale normativa i tirocini curricolari come segue:

“Non rientrano tra le materie oggetto delle linee guida:

a) i tirocini curricolari promossi da Università, Istituti Scolastici, centri di formazione professionale, ovvero tutte le fattispecie non soggette alle comunicazioni obbligatorie, in quanto esperienze previste all’interno di un percorso formale di istruzione o formazione;”

Pertanto i titolari delle imprese non debbono temere alcuna sanzione per non pagare agli studenti tirocinanti, con e senza disabilità, un compenso durante il tirocinio curricolare ed i Dirigenti Scolastici possono serenamente continuare a stipulare intese volte allo svolgimento di detti tirocini.

Edilizia scolastica, piano da 150 milioni: assegnati 462 interventi

Edilizia scolastica, piano da 150 milioni: assegnati 462 interventi
Impegnato oltre il 60% dei fondi a un mese da scadenza

Scade il prossimo 28 aprile la proroga di due mesi concessa dal Governo agli Enti Locali per l’affidamento degli interventi del Piano per l’edilizia da 150 milioni previsto dal decreto “Fare”. La scadenza iniziale era prevista lo scorso 28 febbraio, ma a quella data risultavano assegnati 207 interventi su 692 ammessi al finanziamento, per un totale di  35,7 milioni di euro. Quindi meno del 30% degli interventi possibili, e meno di un quarto delle risorse a disposizione.

Ad un mese dalla proroga, secondo i dati raccolti dal Miur, è più che raddoppiato il numero di interventi assegnati: sono 462 su 692, il 66,8%. Per un totale di quasi 91 milioni impegnati, pari al 60,5% delle risorse disponibili. “La proroga sta permettendo di non vanificare il lavoro fatto per l’assegnazione di queste preziose risorse – è il commento del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini –. La sicurezza a scuola è un diritto imprescindibile. Come ho specificato anche nelle Linee programmatiche in Parlamento stiamo predisponendo un Piano pluriennale che ci porterà a intervenire in altre 10.000 scuole su tutto il territorio nazionale. Nel frattempo – conclude – i nostri uffici monitoreranno costantemente la situazione affinché tutti gli interventi previsti dal piano da 150 milioni siano assegnati entro la scadenza prevista”.

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A. Pellai, Il tesoro di Risolina

Alberto Pellai, Il tesoro di Risolina. Una storia sul valore della diversità,
Edizioni Centro Studi Erickson

pellaiAttraverso una favola semplice e efficace Alberto Pellai affronta il difficile tema della diversità, spesso causa di malesseri e incomprensioni anche tra i bambini. Il tesoro di Risolina. Una storia sul valore della diversità, dimostra tramite parole e immagini colorate come ciò che ci rende diversi è anche ciò che ci rende unici e speciali.
Risolina è una bambina molto particolare, a causa di uno strambo incantesimo, infatti, è nata con i capelli fatti di seta e chicchi di riso.
La stramberia le costa spesso isolamento e esclusione, prese in giro da parte dei coetanei e tristezza. I suoi genitori sono molto preoccupati, ma un giorno i suoi chicchi di riso serviranno a salvare tutto il paese…
Una storia che va al di là delle apparenze e spiega attraverso la narrazione temi difficili come l’integrazione e la prevenzione del bullismo.
Al libro è allegato un CD audio con la favola e alcuni suggerimenti educativi.
Bisognava proprio dirlo: a casa di Risolina tutti, alla mattina, indossavano la maschera della finta felicità. Risolina faceva finta di essere felice perché così i suoi genitori non si accorgevano che lei era triste nel vederli così preoccupati a causa sua. Mamma Rosa e Papà Pietro fingevano di essere felici, però dentro di loro erano molto tristi per quella loro bambina, tenuta a distanza da tutti, e per giunta, senza un amico che volesse giocare con lei.

Scheda libro: http://bit.ly/Iltesoro-diRisolina

Alberto Pellai Medico e ricercatore presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Milano, si occupa di prevenzione in età evolutiva. Conduce corsi di formazione per genitori e docenti, e nel 2004 ha ricevuto dal Ministero della Salute la medaglia d’argento al merito della sanità pubblica. Collabora con Radio 24 e ha pubblicato con le Edizioni Erickson molti volumi, tra cui Così sei nato tu (2014), Il domatore del vento e Il diario di Miss…Ione con Barbara Tamborini.

Autismo: gli ‘invisibili’ devono essere una priorità del governo

da Il Fatto Quotidiano
Mercoledì 2 Aprile 2014

Autismo: gli ‘invisibili’ devono essere una priorità del governo

Massimo, quando la professoressa di matematica scrive il testo del problema alla lavagna, quasi immediatamente si alza e, incurante della tensione calata tra i suoi compagni, declama a voce alta il risultato. Gianmarco corre nella pista di atletica dove si allena a una velocità strabiliante, anche se a volte rischia di travolgere i malcapitati che si frappongono lungo il percorso.

Camilla conosce tutte le canzoni dei Pink Floyd a memoria sebbene il suo buffo accento tradisca le origini partenopee. Massimo, Gianmarco e Camilla sono tre ragazzi autistici. Quando qualcuno li osserva da vicino scopre che non sanno allacciarsi le scarpe , non potranno mai prendere un autobus o preparare un uovo al tegamino da soli.

Eppure nei loro confronti la nostra civiltà (!) opera una rimozione costante. Sembrano veramente invisibili Massimo, Gianmarco e Camilla. Sono invisibili a una sciatta classe politica che non trova la forza di cercare i soldi dove i soldi sono nascosti o ben conservati (leggasi evasione fiscale e patrimoniale).

Sono invisibili ai medici e agli operatori sanitari che spesso rimproverano ai genitori di questi ragazzi  tanto nervosismo ed apprensione. Sono invisibili alle scuole che, impaurite al cospetto di comportamenti inusuali, etichettano talvolta questi ragazzi come violenti. In fondo basterebbe sapere che molto spesso un ragazzo autistico comunica se l’ambiente che lo circonda non è pieno di rumori o di gente che urla.

Sono invisibili alle parrocchie che spesso ne ignorano l’esistenza nel quartiere “tanto i loro genitori non li fanno mai uscire di casa”.

Il modo che abbiamo scelto per difendere la qualità della vita dei nostri 500 mila familiari autistici, dopo  il 2 aprile, giornata mondiale dedicata a questa delicata condizione, sarà quello in programma la settimana successiva.

Dinanzi al Senato della Repubblica il mattino del 9 aprile i genitori dell’associazione “Tutti a scuola” e di altre associazioni manifesteranno per “obbligare” la politica a considerare la disabilità una priorità al pari del salvataggio delle banche o degli F-35 (!?!).

Solo così forse Camilla, Massimo e Gianmarco potranno continuare a stupirci.

Ovviamente siete tutti invitati.

Autismo, Oggi

Autismo, Oggi conferenza dell’Iss su rischi e strategie

Le dimensioni del fenomeno, gli indicatori per una diagnosi precoce, i fattori di rischio e le migliori strategie assistenziali. Sono questi gli argomenti sui quali l’Istituto superiore di Sanità’ (Iss) fara’ il punto in occasione della settima Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo, oggi  2 aprile, con una Conferenza che si tiene  nella Sala della Protomoteca in Campidoglio, organizzata col patrocinio di Roma Capitale, dal titolo ‘I disturbi dello spettro autistico, dalla diagnosi precoce alla vita adulta’. All’evento partecipa’ anche l’arcivescovo Zygmut Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, ennesima testimonianza dell’interesse della Chiesa cattolica per questi temi.

 

da Redattore Sociale

L’EVENTO DEL 2 APRILE – ‘The World Autism Awareness Day’ e’ stato adottato dalle Nazioni Unite a partire dal 2007 per aumentare le conoscenze sull’autismo in ogni paese. In particolare i due punti cardine sui quali si pone l’attenzione riguardano l’importanza di una diagnosi in eta’ precoce e la tempestiva attivazione di un percorso terapeutico assistenziale che tenga conto della cronicita’ di questi disturbi. “La comunita’ scientifica che lavora in campo biomedico e sociale si accompagna alle celebrazioni del 2 aprile per sottolineare la limitata conoscenza dei meccanismi biologici che causano i disturbi dello spettro autistico e la conseguente difficolta’ di trovare una terapia mirata che possa intervenire sulle sue cause biologiche. Parallelamente- scrive l’Iss- e’ necessario aumentare gli sforzi per la verifica scientifica degli interventi disponibili affinche’ le persone con autismo e le loro famiglie ricevano una risposta sociosanitaria appropriata ed efficace, improntata alle caratteristiche individuali e mirata al massimo sviluppo delle proprie capacita’ e delle autonomie da esprimere in eta’ adulta”.

E ancora:

ATTIVITA’ DI RICERCA DELL’ISS – Gia’ da alcuni anni l’Istituto svolge attivita’ di ricerca sia sperimentale che clinica nel campo dei disturbi dello spettro autistico. L’Iss coordina il Network italiano per il riconoscimento precoce dei disturbi dello spettro autistico, rete costituita da Irccs, Asp, policlinici e centri di ricerca italiani. Inoltre, l’Iss e’ impegnato in un progetto di formazione focalizzato sugli strumenti di sorveglianza e screening e sul ruolo che i pediatri, i clinici e gli operatori degli asili nido hanno nel monitoraggio del neurosviluppo e nella segnalazione tempestiva di atipicita’ ai servizi specialistici. “E’ importante attuare strategie tempestive nell’ambito della formulazione di una diagnosi precoce- scrive l’Iss in una nota nel primo piano del sito- l’identificazione precoce, infatti, di precisi indici di rischio consentirebbe il monitoraggio dello sviluppo e l’inserimento del bambino in un programma di sorveglianza e abilitativo specifico, capace di prevenire o limitare l’instaurarsi e il consolidarsi delle anomalie socio-comunicative e comportamentali tipiche di questi disturbi”. L’Iss sta inoltre “collaborando attivamente con l’Oms e l’Ocse- dice Fabrizio Oleari, presidente dell’Iss- convinto che una strategia transnazionale e multidisciplinare basata in Europa ma allineata al piano di azione globale per la salute mentale in eta’ evolutiva, sia potenzialmente in grado di identificare alcuni fattori causali genetici e ambientali dell’autismo, e di condurre alla messa in opera di interventi di prevenzione primaria. In questo stesso ambito, l’Istituto sta organizzando in collaborazione con altri Paesi del mondo, un evento satellite sui disturbi dello spettro autistico per la sessantasettesima assemblea mondiale della Salute organizzata dall’Oms”.

APPUNTAMENTI NAZIONALI E INTERNAZIONALI – L’Iss ha in programma diversi appuntamenti su questa tematica per tutto l’anno in corso: Il 6-7 ottobre a Roma, un convegno internazionale sulla diagnosi precoce in collaborazione con i piu’ importanti network europei e americani sull’argomento; il 20-22 novembre a Roma, partecipazione all’organizzazione della XXIX conferenza internazionale del Pontificio Consiglio per gli operatori Sanitari, quest’anno dedicata ai disturbi dello spettro autistico. Infine, il 4-5 dicembre, a Milano un convegno organizzato nell’ambito delle iniziative del ministero della Salute in occasione del semestre della presidenza italiana dell’Unione europea, che si focalizzera’ sui disturbi dello spettro autistico.

 

Arriva in Italia ”Il motivo per cui salto”, scritto da un ragazzo autistico giapponese

Dopo 8 anni dalla pubblicazione, arriva anche in Italia il libro di Naoki Higashida. In 58 domande e altrettante risposte, prova a chiarire i dubbi e spazzare via i luoghi comuni, svelando l’origine dei suoi comportamenti

01 aprile 2014

ROMA – Cinquantotto domande e altrettante risposte, per svelare al mondo i misteri dell’autismo: a interrogarsi è un ragazzo di 13 anni giapponese, Naoki Higashida, che da domani potremo conoscere anche in Italia. Il suo libro è già un best seller negli Stati uniti, dove è stato tradotto lo scorso anno, 7 anni dopo la sua pubblicazione in Giappone, avvenuta nel 2005. Il racconto di un ragazzo autistico, Naoki, lo sforzo di mostrare ai lettori i particolari meccanismi della sua mente, hanno affascinato e fatto riflettere: è una mente che si espone, che prova a spiegare al mondo le proprie “stranezze”, cercando di dare un senso e un “motivo” a quelle azioni e quei comportamenti incomprensibili a “voi normali”.

A portare in Italia, dopo ben 8 anni, il racconto di Naoki, ormai 21enne, è la casa editrice Sperling & Kupfer, la quale ha scelto la Giornata mondiale dell’autismo come cornice di questa uscita, che anche qui da noi potrebbe fare molto rumore. Il libro è un racconto, quasi una “guida” alla scoperta della mente dell’autore. A domanda risponde, Naoki Higashida: e ogni risposta è come il pezzo di un puzzle, che pagina dopo pagina si compone. Ne esce fuori, alla fine, una fotografia inedita dell’autismo, che contraddice in parte le teorie scientifiche e le letture più accreditate di questa malattia.

Un vero e proprio rovesciamento di prospettiva, un punto di vista nuovo, che potrebbe aiutare anche tante famiglie a scoprire le potenzialità di figli che finora non hanno compreso. Come è capitato a Franco Antonello, che cura la prefazione dell’edizione italiana del libro. Papà di Andrea e autore, insieme a lui, deli libro “Sono graditi visi sorridenti” (2013), Franco Antonello ha scoperto, grazie alla “scrittura facilitata”, che suo figlio tredicenne era in grado di scrivere, leggere, esprimersi. Così, ha capito che c’è qualcosa “che impedisce a questi ragazzi di parlare. Non di capire, di pensare o di esprimersi: proprio di comunicare con la voce”. L’autismo, così, non è più un problema che investe la relazione, ma solo una modalità di comunicazione: quella verbale. “Davanti alla tastiera – racconta Franco Antonello – conversiamo di qualsiasi cosa: politica, religione, gusti, pensieri, idee. Persino di sesso”. I libro di Naoki potrebbe facilitare quindi questo incontro e questa comprensione tra le persone autistiche e chi le circonda: il suo valore – scrive Antonello – “sta proprio nel tentativo di prenderci per mano e guidarci a comprendere una maniera di ragionare completamente diversa, di tradurre nel nostro linguaggio un mondo che ci è del tutto estraneo”. Il dubbio, anzi, è che questa “maniera di ragionare completamente diversa” possa addirittura essere “superiore” alla nostra: è una sensazione che torna spesso, durante la lettura del libro: quella di avere davanti una mente “geniale”, o “ad alto funzionamento”, come si usa dire. Una specie di enfant prodige, Naoki, che a 13 anni fa parlare di sé in tutto il mondo? E’ forse questo uno dei rischi che si annidano in tutta questa operazione culturale, che dalle rovine dei vecchi stereotipi possa risorgere un nuovo stereotipo: quello del ragazzo autistico “genio incompreso”, stigmatizzato come incapace di una comunicazione e di una condotta sociale, ma in realtà dotato di potenzialità rare e preziose. Una teoria che Franco Antonello arriva a formulare, alla fine della sua prefazione: “E’ da quando sono nati, o quasi, che i ragazzi autistici osservano e pensano tutto il tempo, mentre noi ci perdiamo in stupidaggini. Non sorprende che siano più intelligenti. Solo che pochi e raramente riescano a condividere la ricchezza di quello che vedono, sentono, elaborano”.

Dello stesso avviso è David Mitchell, che cura l’introduzione del libro, dopo averne curato la traduzione in inglese: anche lui padre di un ragazzo autistico, ha trovato nelle parole di Naoki la prova che “nel corpo apparentemente impotente di una persona affetta da autismo si cela una mente curiosa, sottile e complessa come la vostra,come la mia, come quella di chiunque altro”. Naoki ha quindi il merito di “rinvigorire la fiducia “ di chi si prende cura di queste persone, ma soprattutto “dimostra l’infondatezza della più funesta delle credenze diffuse sull’autismo, ossia che le persone che me sono affette siano individui solitari e associali, incapaci di empatia alcuna”. Credenza, questa, smentita dallo stesso Naoki, che alla domanda “Preferisci startene per conto tuo?”, risponde: “Non riesco a credere che un essere umano desideri essere lasciato solo. Il fatto è che sono spesso in ansia, perché mi rendo conto di far preoccupare,  addirittura innervosire le persone”. Ci sono altre domande e risposte che raccontano bene il rapporto di Naoki con gli altri: “E’ vero che non sopporti di essere toccato?. “Quando vengo toccato da qualcuno – risponde – considero quel gesto un tentativo di controllare il mio corpo – cosa che non faccio nemmeno io. È un po’ come se perdessi la mia identità: pensateci, è spaventoso!”. E così, pagina dopo pagina, ogni comportamento incomprensibile, ogni reazione inspiegabile trovano una spiegazione chiara e semplice. Emblematico il caso del saluto: “perché, quando saluti, tieni il palmo della mano rivolto verso di te?”. La risposta allontana ogni interpretazione “psicologica” del gesto: “Non conoscendo ben le parti del corpo, muovere quelle che riesco a seguire con lo sguardo è il primo passo per imitare correttamente un movimento”. A tratti, le spiegazioni lasciano il passo alle esortazioni: quelle che Naoki lancia ai suoi lettori e che prendono la forma di speranza: “Leggendo questo libro, mi auguro che possiate diventare un po’ più amici di chi soffre di autismo”.

In conclusione, tante sono le domande a cui Naoki risponde, ma tanti sono anche gli interrogativi che il suo libro apre e che forse, arrivando in Italia, prenderanno forma di critica, o di dibattito. Possibile che un ragazzo autistico riesca a mettere in fila con tanta precisione i suoi pensieri? Possibile che una malattia, che si caratterizza per una forte carenza di empatia e comunicazione, permetta a un ragazzo, per di più appena 13enne, di provare tanto bisogno di spiegarsi, di raccontarsi, di svelarsi, di chiedere aiuto e comprensione? Possibile che, solo con l’aiuto della “comunicazione facilitata”, che supplisca alla mancanza di verbalizzazione, un ragazzo autistico riesca a esprimersi tanto bene? Naoki ci invita a credere in questa possibilità. (cl)

 

Autismo, al via gli stati generali nel Veneto

Da oggi a Padova per tre giorni incontri con esperti, famiglie, volontariato per verificare lo stato dei servizi sul territorio. Al centro sanità, scuola e integrazione sociale. In regione la malattia riguarda 40 mila persone

01 aprile 2014 – 14:27

PADOVA – Si aprono oggi a Padova gli stati generali dell’autismo nel Veneto, tre giorni di dibattito sul rapporto fra autismo e sanità, scuola, società, con il coinvolgimento di famiglie, associazioni, professionisti del settore e istituzioni. L’iniziativa, dal nome “3S Autismo – Sanità Scuola Società” è organizzata dall’associazione Viviautismo in collaborazione con Autismo Padova, Comune, Confindustria Padova e Ulss 16 in occasione della giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo di domani.

In Veneto si calcola che le persone affette da autismo siano 40 mila, mentre nella sola provincia di Padova si stima che l’autismo riguardi circa 8.000 persone. “Oggi ci sono più bambini affetti da autismo di quelli colpiti da diabete, Aids,  cancro,  paralisi cerebrale, fibrosi cistica, distrofia muscolare e sindrome di Down messi insieme” fanno sapere gli organizzatori.

“In questi tre giorni di incontri faremo il punto della situazione riguardo alla parte medica, daremo poi spazio a genitori e associazioni – spiega Franco Masenello, presidente dell’Associazione Viviautismo Onlus -. Ognuno infatti porterà la propria esperienza dal momento della diagnosi di autismo per il proprio figlio alle speranze per il futuro passando per il percorso fatto. Quindi tratteremo di fundraising professionale e di associazioni che non vogliono ricevere solo fondi assistenziali dallo stato ma si pongono come parte attiva sul territorio”.

Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione 2012 “Cantiere aperto”

ANDIS
Sezione regionale della Campania

Dopo quasi due anni dalla pubblicazione facciamo il punto sulle Indicazioni Nazionali per il curricolo 2012.
L’ANDIS Campania supporta le scuole nel percorso di formazione e intende fornire un contributo di idee e di proposte alla scuola campana del I Ciclo.

Per tale motivo organizza il Convegno:

Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione 2012 “Cantiere aperto”

Relatrice: Mariella Spinosi
Dirigente Ufficio 4° U.S.R. per l’Abruzzo
Sabato 5 aprile 2014 ore 9.30 – 12,30
Auditorium dell’ Istituto Superiore “Masullo Theti”
Via Mario de Sena , 215 – Nola
Interverrà: Paolino Marotta – Presidente Nazionale ANDIS
È stato invitato il Direttore USR Campania dott. D. Bouchè

La partecipazione, libera e gratuita, è riservata a tutti i Dirigenti scolastici della Campania accompagnati dalla figure di staff della propria scuola.
Ai richiedenti sarà rilasciato attestato di partecipazione.
Per una migliore organizzazione del’evento è gradita la prenotazione:dirstornaiuolo@libero.it

L. Berlinguer e C. Guetti, Ri-creazione, una scuola di qualità per tutti e per ciascuno

Un libro, una speranza, una certezza

 di Maurizio Tiriticco

berlinguerOggi è stato un bellissimo pomeriggio! Ci siamo ritrovati in tanti alla presentazione del libro che Luigi Berlinguer ha scritto con Carla Guetti per i tipi di Liguori, intitolato Ri-creazione, una scuola di qualità per tutti e per ciascuno. Un libro in cui a un’analisi attenta si legano tanti suggerimenti per rinnovare il nostro “sistema educativo di istruzione e formazione” e indurre nuove speranze!

Dopo oltre dieci anni in cui insensati ministri hanno fatto a gara per gettare all’aria tutto ciò che abbiamo costruito nella seconda metà dello scorso secolo, con grande fatica e con tante sensate esperienze! Un percorso fatto di continue e significative riforme: l’innalzamento dell’obbligo di istruzione nel ’62; l’avvio del tempo pieno (legge 820/71); la legge 577 del 77; la legge quadro 845/78 in materia di formazione professionale; i nuovi programmi della scuola media del ’79; la riforma della scuola elementare (leggi 104/85 e 148/1990); i nuovi orientamenti per la scuola dell’infanzia del ’91; il Progetto 92 per l’istruzione professionale; tutte le sperimentazioni assistite dell’istruzione tecnica; i Programmi Brocca; la riforma dell’esame di maturità del ’97; il dpr 275/99 sull’autonomia delle istituzioni scolastiche!

E poi? E poi il declino, lento e inesorabile a partire dall’abrogazione della legge 9/99 (obbligo di istruzione) e 30/2000 (riordino dei cicli) operata dal ministro Moratti! Con Berlinguer abbiamo anche rinnovato il Cede e abbiamo cominciato a gettare le basi per dar vita a un sistema di valutazione del sistema di istruzione! Ma poi? Con l’Invalsi si è cominciato pretendere di valutare una scuola che giorno dopo giorno da 14 anni a questa parte viene solamente “tagliata”, umiliata e offesa! Quattordici anni di declino! Inarrestabile? E’ questo che si vuole valutare? Speriamo di no! Prima restituiamo alla scuola la sua dignità a la sua forza, poi valutiamola!

Ma ciò che più mi preoccupa è la perdita della memoria, da parte di tanti cittadini e di molti operatori scolastici, rispetto a quanto abbiamo fatto e a quanto abbiamo innovato. Tutto per dare corpo a quegli impegni che abbiamo sottoscritto nella Costituzione, agli articoli 2 e 3: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Il libro di Berlinguer ci aiuta a riflettere e ci dà indicazioni per operare, e non solo a chi la scuola la fa, ma soprattutto a chi la governa!

Prof ai musei: si entra gratis? Ancora no

da Corriere.it

Con 80 giorni di ritardo, il decreto in G.U.

Prof ai musei: si entra gratis? Ancora no

Serve un’altra certificazione per identificare gli insegnanti. Di Menna (Uil): siamo il Paese delle complicazioni

di Antonella De Gregorio

Non è una barzelletta. E i prof non hanno  molta voglia di ridere. Però la vicenda dell’entrata a costo zero degli insegnanti ai musei continua il suo balletto sbilenco. Il provvedimento (8 novembre) per garantire «accesso gratuito del personale docente ai musei statali e ai siti di interesse archeologico, storico e culturale gestiti dallo Stato» ha inforcato un ritardo dietro l’altro. «Lentezze inspiegabili», dicono i sindacati. Per la misura sono stati stanziati 10 milioni di euro. Ma perché diventasse operativa, occorreva l’approvazione di un decreto interministeriale di Beni culturali e Miur. Il decreto   – valido  per  il 2014 – è stato firmato solo il 19 febbraio scorso. La pubblicazione  in Gazzetta Ufficiale  è arrivata il 26 marzo. Ma ancora, oggi, per visitare il patrimonio museale del nostro Paese i prof devono pagare il biglietto.

Tesserino

Quale il nuovo intoppo? «L’accesso gratuito avviene a seguito di esibizione di idoneo documento attestante l’appartenenza alle suddette categorie (insegnanti) nonché l’attività professionale in corso di svolgimento», si legge nel decreto in Gazzetta. E a pensare che basti una carta d’identità, o una lettera del preside, si sbaglia. Perché alle casse dei musei bisognerà presentare «un apposito documento di riconoscimento», un tesserino con caratteristiche  ancora sconosciute.

 «Aggiornamento»

Tocca al ministero «predisporre  un modello di documentazione che le istituzioni scolastiche potranno fornire ai docenti per consentirne l’identificazione», dice in burocratese il testo del decreto. E si spera che i tempi per  certificare che gli insegnanti sono davvero tali, attraverso «un modulo che dovrà essere predisposto dai tecnici del ministero», siano brevi. Intanto, siamo arrivati ad aprile, e  tante opportunità di «aggiornamento professionale» sono sfumate.

Il contatore

«Ma c’è di più».  Il ministero provvederà alla rilevazione degli accessi gratuiti e al monitoraggio dei conseguenti oneri economici. «Un’altra curiosità di metodo, introdotta nel decreto – commenta Massimo Di Menna, segretario generale Uil scuola – Siamo davvero il Paese delle complicazioni». In pratica verrà attivato un «contatore» degli ingressi. Poiché sono stati previsti 10 milioni di euro e dovranno essere conteggiati, entrata dopo entrata,  tutti i prof.  Il bilancio si farà goni mese, con l’avvertenza che,  qualora il fondo dovesse rivelarsi insufficiente, il ministero «comunicherà la cessazione del beneficio al corpo docente».

Maturità: la crudeltà delle simulazioni di terza prova in un Tweet

da LaStampa.it

Maturità: la crudeltà delle simulazioni di terza prova in un Tweet

In aria di Maturità, questa è la settimana in cui, di norma, i prof decidono di fissare le simulazioni per la terza prova: crudeltà estrema per validi motivi. Ad esempio, i test d’ingresso tra pochi giorni, il voto che fa media, l’oscurantismo sulle materie. E i ragazzi si sfogano su Twitter.
di skuola.net

In questa settimana in molte quinte classi è in programma la simulazione della terza prova. Ma perché gli studenti se ne preoccupano tanto? Perché, come scriviamo su Skuola.net,   per far sì che i ragazzi non la prendano sotto gamba, in molti casi il voto della simulazione fa media con i voti scolastici.   Ma il culmine della crudeltà si ha quando i prof decidono di tenere i ragazzi all’oscuro delle materie scelte, in un vero e proprio clima di prova generale per la Maturità. Per 1 maturando su 5, poi, bisogna anche aggiungere l’incubo del test d’ingresso a Medicina, in programma tra soli sette giorni.

CRUDELE SIMULAZIONE TERZA PROVA – L’8 Aprile, esattamente tra una settimana, per quasi 70mila maturandi è in programma il test d’ammissione a Medicina,   e la preparazione a questo evento   può distrarli dai propri impegni scolastici. Non tutti i prof, però, capiscono la situazione: infatti, in molti decidono di fissare la simulazione di terza prova in questi giorni. 4 o 5 domande a risposta aperta, con un numero minimo di righe da rispettare, e a risposta multipla, riguardanti argomenti sui quali non sempre i ragazzi vengono precedentemente informati: all’esame vero e proprio, infatti, le materie di terza prova sono per lo più sconosciute agli studenti. I ragazzi dovranno preparare, quindi, una grande quantità di argomenti, con la possibilità che il voto faccia poi media per l’ammissione.

E IL LATO POSITIVO? – Anche in una situazione che sembrerebbe essere così difficile c’è sempre la possibilità di volgere le cose a proprio vantaggio. La simulazione, infatti, permetterà di capire con un anticipo le strategie dei prof in sede d’esame, quando almeno una delle cinque domande riguarderà una materia affidata ad un commissario esterno. In più, sono i docenti a scegliere come articolare la prova, per cui l’esito della simulazione servirà anche agli insegnanti per capire su quali quesiti basarla.

LO SFOGO CHE CINGUETTA – Nell’epoca della condivisione e dei social network, i maturandi italiani non potevano lasciarsi scappare l’occasione di twittare sulla #terzaprova per la #Maturità2014. Ecco, quindi, sfoghi, ironia, ansie e preoccupazioni, in una sintesi da 140 caratteri. Un buon modo per esercitarsi a rispettare i limiti di risposta alle domande aperte!

Giannini a tutto campo: scatti da superare, sì a prove Invalsi, nuovi organi collegiali, Erasmus curriculare

da Tecnica della Scuola

Giannini a tutto campo: scatti da superare, sì a prove Invalsi, nuovi organi collegiali, Erasmus curriculare
di Alessandro Giuliani
La linea espressa in commissione Cultura alla Camera, in occasione della presentazione delle linee programmatiche del suo dicastero già illustrate al Senato. La novità: un periodo di studi all’estero deve entrare a pieno titolo nel curriculum dei nostri allievi. Capitolo università: chiederò un finanziamento triennale e la ‘liberazione’ del reclutamento. Via libera ad un Piano Finanziario della Ricerca unico.
Continuano a giungere indicazioni sempre più chiare sulle posizioni del responsabile del Miur, Stefania Giannini. L’occasione è stata la presentazione in commissione Cultura alla Camera, delle linee programmatiche del suo dicastero già illustrate la scorsa settimana al Senato.
Giannini ha confermato che tra le priorità rientra l’edilizia (“stiamo predisponendo un Piano pluriennale che ci porterà a fare interventi in 10 mila scuole, su tutto il territorio nazionale”) ma presto il discorso si è soffermato sul rinnovo del contratto del settore. A questo proposito il ministro ha ribadito di non essere contraria agli scatti di anzianità, “ma – ha osservato – in un sistema ispirato a criteri di qualità non può essere l’unico strumento”. Il ministro ha, tra l’altro, parlato di valutazione (“dobbiamo consolidare e valorizzare il sistema di misurazione degli apprendimenti tramite le prove Invalsi“), convivenza di libri tradizionali e nuove tecnologie, educazione alimentare, rilancio della formazione tecnica, revisione degli organi collegiali.
Giannini ha anche rivelato che sta lavorando ad un “Erasmus curriculare”, quindi aperto a tutti: “non so se sia realistico e praticabile, ma senz’altro dovremmo lavorare, e ne ho iniziato a parlare con il sottosegretario Sandro Gozi”. Il Ministro vorrebbe “fare in modo che i mesi di Erasmus entrino a pieno titolo nel curriculum di studi dei nostri studenti”.
A livello universitario, Giannini ha detto che si impegnerà per ottenere un finanziamento almeno triennale. “Lavorerò affinché la consistenza di qualunque finanziamento relativo al sistema universitario sia su base pluriennale, almeno triennale, per essere coerente con quanto previsto dalle norme vigenti, ma mai veramente applicate”. Giannini ha spiegato che “il decreto sulla ripartizione dell’Ffo dovrà limitare i vincoli a poche voci che caratterizzeranno la politica d’indirizzo del ministero: giovani talenti e assunzioni straordinarie di contingenti di ricercatori; sostegno agli studenti disabili; dottorati di ricerca. Il resto dovrà essere a disposizione degli organi dell’Ateneo, perché, lo ripeto – ha detto il responsabile del Miur – non esiste vera autonomia senza una reale capacità di programmazione”.
Il Ministri ha anche parlato di ‘liberazione’ del reclutamento: “esso deve tornare a essere primaria responsabilità dei singoli Atenei, che ne rispondono in termini di efficienza economica e di efficacia degli insegnamenti: gli abilitati dovrebbero poter essere assunti con procedure snelle, simili a quelle della chiamata diretta, senza inutili complicazioni”.
Giannini ha, infine, annunciato di voler istituire un Piano Finanziario della Ricerca unico: sarebbe un passo in direzione della semplificazione, allo scopo di evitare che le risorse siano ”sparse in mille rivoli” e ”affinché esse siano utilizzate in maniera efficiente”. Secondo il ministro è anche ”ineludibile” una semplificazione gestionale, ossia ”un processo di razionalizzazione dei soggetti che operano nel mondo della ricerca e del numero degli Enti pubblici di ricerca”. Dal punto di vista normativo, infine, per il Giannini è necessario ”disciplinare alcuni processi omogenei nell’emanazione dei bandi evitando asimmetrie, specie in vista dell’avvio dei nuovi interventi sui Programmi Operativi nazionali (Pon) della nuova programmazione europea 2014-2020”.

Le altre 18 ore degli insegnanti che nessuno considera

da Tecnica della Scuola

Le altre 18 ore degli insegnanti  che nessuno considera
di Lucio Ficara
Sono davvero tanti gli impegni che i docenti hanno oltre a quello di svolgere 18 ore di lezione in classe (o anche più se si tratta di insegnanti di primaria o infanzia). Molti impegni sono ufficiali e obbligatori ma c’è anche tanto lavoro sommerso.
Cerchiamo di sfatare il mito dell’insegnante, soprattutto  quello delle scuole secondarie, che lavorerebbe solamente per 18 ore settimanali distribuite comodamente in 5 giorni alla settimana per poco più di 200 giorni l’anno. Infatti è questo quello che si pensa degli insegnanti, quasi avessero un lavoro part time con stipendio intero e fossero una categoria di dipendenti pubblici privilegiata e anche ben pagata in relazione a quel che fanno. Ma è veramente così? Francamente guardando con la lente d’ingrandimento il lavoro di un docente delle scuole secondarie, non è affatto così. Esiste una quantità considerevole di tempo dedicato alla scuola che non viene riconosciuto e considerato da nessuno, eppure c’è ed è svolto nell’indifferenza più totale. Pensiamo alle ore di formazione che ogni anno numerosi docenti svolgono nelle ore pomeridiane. Si tratta di formazione che poi ha una ricaduta sulla qualità dell’insegnamento e che quindi è necessaria per rendere la didattica sempre aggiornata ed attuale. Vengono in mente i  corsi di formazione sulle CLIL o sulle TIC, che prevedono incontri settimanali di 3, 6 o anche 9 ore della durata quadrimestrale o anche annuale. Ovviamente il docente segue questi corsi senza avere alcuna riduzione oraria di servizio, garantendo quindi il normale svolgimento delle attività curricolari la mattina, seguendo i corsi e preparando le lezioni il pomeriggio. Oltre la formazione, che anche se non è obbligatoria  è deontologicamente doverosa, ci sono altri compiti a cui l’insegnate è chiamato alle sue responsabilità lavorative. Stiamo parlando ad esempio di tutta quell’attività collegiali e di rapporto con le famiglie, ma anche di programmazione didattica, che prevede un impegno calcolato per norma contrattuale (art. 29 CCNL 2006-2009 comma 3 punti a e b) in 80 ore annue. Ma c’è di più: lo stesso art. 29 su citato al comma 3 punto c) prevede l’obbligo del docente a svolgere gli scrutini e gli esami, compresa la compilazione degli atti relativi alla valutazione. Questo obbligo non è quantificabile ma tuttavia si tratta di un lavoro molto delicato e di piena responsabilità, che viene svolto con estrema concentrazione da ogni docente. Sia nel caso degli scrutini, che in quello degli esami, il docente dedica lunghissime ore della giornata per  intere settimane alla compilazione di schede sia digitali che cartacee. A quanto detto si deve aggiungere che il docente ha anche altri obblighi deontologici a cui non può sottrarsi, si tratta degli adempimenti individuali come ad esempio la preparazione delle lezioni e delle esercitazioni; la correzione degli elaborati; i rapporti individuali con le famiglie. Tutti atti dovuti e previsti dalle norme contrattuali che sottraggono tempo alla vita dell’insegnante. Ed esiste ancora un altro momento di cui non si parla mai, ma che sottrae tempo alla vita dell’insegnante: i colloqui riservati che molti docenti hanno con i rispettivi dirigenti scolastici. Certo questi non sono obbligatori, ma sono necessari. A volte capita, quando è il dirigente scolastico a convocare il docente, che diventano ufficiali ed obbligatori.  In buona sostanza  esistono almeno altre 18 ore settimanali degli insegnanti oltre quelle svolte in classe con i ragazzi, che nessuno considera ma che nella realtà esistono.