Certificato antipedofilia: si recita lo stesso psicodramma

Certificato antipedofilia: si recita lo stesso psicodramma.

Tra le emergenze reali che la scuola vive, arriva tra capo e collo un’emergenza virtuale:  il D.L. 39/2014, pubblicato il 22 marzo in Gazzetta Ufficiale, obbliga tutti coloro che lavorano a contatto con soggetti minori  a dotarsi, da oggi 7 aprile, di un certificato generale del casellario giudiziario, sotto pena di sanzioni amministrative pesantissime (multa da € 10.000 a € 15.000 €) per i datori di lavoro inadempienti. Il decreto recepisce, guarda caso, una direttiva europea tesa a contrastare e prevenire i reati connessi con la pedofilia.

Un’altra scadenza sui dirigenti scolastici, un altro adempimento da eseguire per le segreterie, nuovi terribili minacce di sanzione sempre più aspre per i datori di lavoro!

E poi la rincorsa a capire (già avviata con la nota del Ministero Giustizia del 3 aprile) se, dove, quando, chi, in che misura, in quali casi vi sia l’obbligo di adempiere alle prescrizioni del decreto, se esistano dilazioni, limitazioni, deroghe: tutto tra il clamore dei mezzi di stampa che paventavano per oggi scuole paralizzate, per far seguire la rassicurazione che anche questa volta la sfangheremo, perché “sì, è una novità, ma in fondo lo facevamo già”, almeno dalla nascita della Repubblica (o forse della burocrazia sabauda!)

E nel frattempo si perde ancora una volta l’occasione di riflettere sulla responsabilità di insegnare e di far scuola, come se uno o un milione di pezzi di carta rimettesse le cose a posto e cancellasse l’inadeguatezza di tanti adulti di fronte all’emergenza educativa, gettando al contempo il sospetto anche su chi, invece, magari da tanti anni, si impegna con i giovani che incontra ogni giorno e non solo in orario scolastico.

Dai grandi maestri del sospetto siamo passati ai legislatori della certificazione on line: un altro pezzo di carta ci salverà!

Un altro esempio che non incoraggia certo a guardare all’Europa come una risorsa, ma piuttosto come causa di un aumento di lacci e lacciuoli, cioè di burocrazia, anche se in nome di giusti principi.

Oggi chi dirige una scuola vive già pesanti oneri di questo genere, con le norme sulla sicurezza e sulla privacy, che poi chissà perché in Italia trovano sempre un’applicazione più rigida e burocratica che nelle altre nazioni.

Chi ha scritto la norma avrà pensato a centinaia di migliaia di persone che entro oggi si dovevano mettere in fila davanti alle cancellerie dei tribunali per ottenere il famigerato certificato ?

Per fortuna che i pubblici dipendenti all’atto della assunzione in servizio già autocertificano la condizione richiesta. Quindi, tranquilli: almeno a scuola niente file chilometriche !

Tutti gli altri, non dipendenti pubblici, invece, che lavorano per svolgere progetti nelle scuole, dovranno procurarsi il relativo certificato generale del casellario giudiziario, richiedendolo alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di riferimento, Ufficio locale del Casellario giudiziale anche via internet utilizzando software specifici per l’attivazione della procedura CERPA.

L’ultimo esempio dello stesso formalismo che ormai si applica in ogni campo della scuola: con i certificati si risolvono situazioni di sicurezze inefficienti, patti educativi tra soggetti, problemi di edifici fatiscenti, custodia dei dati che tutti possono trovare, attestazioni di apprendimenti finali dei ragazzi….

Con un vantaggio, però: sistemata con la carta la burocrazia e tranquillizzato l’elefante europeo, alunni, famiglie e comunità scolastiche potranno stare tranquille perché un nuovo certificato in più avrà risolto ogni emergenza educativa!

Un pezzo di carta salverà il mondo?

Richiesta del certificato del casellario giudiziale da parte delle Scuole

Sen. Stefania Giannini
Ministro Istruzione, Università e Ricerca
On. Andrea Orlando
Ministro per la Giustizia
On. Maria Anna Madia
Ministro per la Semplificazione e la P.A.
LORO SEDI

Oggetto: DLgs. 39/2014 art. 2 – Richiesta del certificato del casellario giudiziale da parte delle
Scuole – Necessità di chiarimenti.

La scrivente Organizzazione, la più rappresentativa dei dirigenti delle scuole italiane, in relazione all’oggetto, intende rappresentare lo stato di viva preoccupazione del personale in questione, su cui ricadrebbe l’onere della richiesta di circa un milione di certificati del casellario giudiziario, sotto pena di onerosissime sanzioni, che sembrerebbero, fra l’altro, dover essere moltiplicate per il numero di richieste eventualmente omesse.
Si fa presente peraltro che – ad avviso della scrivente – tale adempimento non risulterebbe dovuto da parte delle scuole, stante che tutto il personale che nelle stesse presta la propria attività a contatto con i minori ha presentato, all’atto dell’assunzione, un certificato generale del casellario giudiziario come parte della documentazione necessaria per perfezionare il rapporto di lavoro.
E’ ben vero che tale certificazione ha una scadenza, prevista dalla legge in sei mesi: ma è vero altresì che, ove si accedesse a tale impostazione, si dovrebbe procedere al rinnovo della richiesta ogni sei mesi, cioè due volte per anno scolastico e sempre per circa un milione di addetti. Un impegno di tempo e di mezzi molto rilevante per le segreterie scolastiche, anche in considerazione del fatto che l’archiviazione dei documenti così ottenuti – stante la loro natura di atti super-sensibili – dovrebbe essere effettuata con tutte le specifiche procedure di legge.
Nella stessa direzione va anche il tenore letterale della norma, là dove afferma che alla richiesta della certificazione è tenuto il “soggetto che intenda impiegare al lavoro una persona (…)”. L’espressione “che intenda impiegare” sembra doversi riferire solo al momento che precede l’instaurazione del rapporto di lavoro e non anche ai rapporti già costituiti all’atto dell’entrata in vigore della legge.
Ad adiuvandum, andrà pure ricordato che “intenda” esprime letteralmente un libero atto di volontà e quindi di scelta del soggetto da impiegare, mentre le procedure di assunzione nella pubblica amministrazione – e nelle scuole in particolare – costituiscono un procedimento vincolato, nel quale
l’individuazione del destianatario è un atto necessitato, che non lascia al singolo dirigente alcun margine di apprezzamento o di discrezionalità.
Quest’ultima considerazione viene in rilievo anche in relazione alla condotta che il dirigente dovrebbe eventualmente tenere qualora emergesse che il soggetto ha riportato condanne per taluno dei reati specificati dalla norma. A meno che dalla certificazione del casellario non emergano anche “specifiche sanzioni interdittive delle attività (…)”, la prescrizione letterale dell’art. 2 parla solo di una “verifica”, senza indicare esplicitamente se da essa derivi la facoltà di denegare l’assunzione. E’ vero che tale conseguenza appare in qualche modo implicita: ma in ambito di rapporti di lavoro una lettura che comprima i diritti soggettivi non può essere applicata sul mero presupposto del buon senso.
I primi chiarimenti diramati dal Ministero della Giustizia circa l’applicazione della norma fanno altresì riferimento al “consenso dell’interessato”, che dovrebbe essere preliminare alla presentazione della richiesta della certificazione da parte del datore di lavoro.
Ad avviso di questa Organizzazione, il consenso dell’interessato non va in ogni caso richiesto nel caso delle scuole, in base all’art. 13 comma 5 del DLgs. 196/03, in quanto si ricadrebbe nell’ipotesi di un trattamento di dati da parte di una pubblica amministrazione previsto da una norma di legge. Se così non fosse, si porrebbe il problema di come operare nel caso in cui il soggetto interessato negasse il proprio consenso (tenuto conto che si tratta di soggetti rispetto ai quali è già costituito un rapporto di lavoro, nella grande maggioranza dei casi a tempo indeterminato).
Il complesso delle questioni fin qui rappresentate porta alla conclusione che l’adempimento non risulterebbe dovuto da parte delle scuole e dei loro dirigenti. Tuttavia, atteso il pesante regime sanzionatorio previsto dalla norma, appare necessario che le SS.LL. – ciascuna per la parte di propria competenza – si adoperino per fornire al riguardo tempestivi chiarimenti.

E’ gradita l’occasione per porgere distinti saluti.

Giorgio Rembado
Presidente nazionale Anp

PRECARI: DOMANI QUESTION TIME SU CORTE GIUSTIZIA EUROPEA

PRECARI, GILDA TV: DOMANI QUESTION TIME SU CORTE GIUSTIZIA EUROPEA

Domani 8 aprile, dalle 15 alle 16, Gilda tv trasmetterà in streaming sul sito www.gildatv.it un question time sulla causa per la stabilizzazione dei precari della scuola in corso alla Corte di Giustizia europea. Dalla sede nazionale del sindacato interverranno il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio, il responsabile dell’ufficio legale della Gilda, Tommaso De Grandis, e il referente precari Gilda, Antonio Antonazzo, che risponderanno in diretta alle domande dei docenti.

Anticipati i test per l’università Studenti nel caos e male informati

da La Stampa

il ministero l’ha comunicato alla vigilia di capodanno

Anticipati i test per l’università Studenti nel caos e male informati

roma

Tre date cambiate nel giro di pochi mesi, tre ministri con altrettante idee diverse e gli studenti che sono andati in tilt per i test d’ingresso nelle università a numero chiuso più pazzi che si siano finora visti e che a partire da martedì vedranno impegnati circa 80 mila studenti. Quasi 6 ragazze e ragazzi su 10 non sapevano dell’anticipo, si sono resi conto soltanto all’annuncio ufficiale delle date che il test era stato anticipato ad aprile rispetto alla data tradizionale di settembre.

Ma era il 27 dicembre quando il Miur comunicava agli studenti le date ufficiali. Nel pieno delle vacanze di Natale, alla vigilia di Capodanno, gli studenti più disciplinati non hanno messo la testa sui libri prima del 2-3 gennaio. Gli altri avranno aspettato ancora un po’. E, comunque, nel frattempo c’era un anno in corso, gennaio con gli scrutini, l’ansia per i voti del primo quadrimestre che fanno media anche sul voto finale della maturità e quindi l’impossibilità di distrarsi troppo.

La storia dei test di quest’anno è ancora più disorientante di quanto non lo fosse stata lo scorso anno quando il bonus maturità aveva messo in difficoltà gli studenti e fatto partire una raffica di ricorsi che hanno fatto riammettere mille esclusi.

Quest’anno si è partiti con la ministra che ha predisposto il calendario, Maria Chiara Carrozza, che ha insistito perché i test precedenti si tenessero lo scorso settembre ma ha lasciato capire di essere d’accordo con il suo predecessore, Francesco Profumo, che aveva anticipato i test ad aprile. In questa situazione di confusione totale l’annuncio ufficiale è arrivato solo durante le vacanze di Natale e non è ancora finita. Il prossimo anno si annunciano altre novità, come spiega la ministra attuale dell’Istruzione Stefania Giannini, in un’intervista a Rai News 24: «L’anticipazione in primavera dei test di ammissione alla facoltà di Medicina è stata una decisione assunta in precedenza al mio mandato e sulla quale io non sono intervenuta. Credo però che la compresenza dei test e della stagione finale della scuola con l’esame di maturità offra elementi su cui riflettere».

Fanno riflettere anche le cifre pubblicate ieri dal sito Skuola.net. La stragrande maggioranza non ha preso troppo sul serio le voci che si rincorrevano dall’inizio dell’anno. Solo uno studente su tre ha iniziato la preparazione in vista dei test già all’avvio dell’anno scolastico. Uno su tre, invece, ha addirittura iniziato a studiare solo da qualche giorno, il 10% da un paio di settimane e il 13% da circa un mese.

Le materie da preparare sono molto diverse da quelle da studiare per la maturità. Sono matematica, fisica, logica, chimica e uno studente su due ha confessato che i voti a scuola sono calati per la necessità di impiegare parte del tempo a studiare anche per i test. Per fortuna le probabilità di farcela sono aumentate: nel 2013 c’era un candidato in meno per ogni posto messo a disposizione.

Nessun aumento di posti per il prossimo anno. La difficile perequazione

da TuttoscuolaNews

Nessun aumento di posti per il prossimo anno. La difficile perequazione

La circolare fantasma n. 34 del 1° aprile (non pubblicata sul sito del Miur, ma presente sui siti sindacali e sul web) accompagna il decreto interministeriale relativo al nuovo organico degli insegnanti per il prossimo anno scolastico con tanto di tabelle esplicative.

Delusione dei sindacati del settore che, dopo le primi dichiarazioni ottimistiche del ministro Giannini, speravano in un consistente incremento di posti, visto anche l’aumento complessivo di alunni rispetto al precedente anno scolastico.

Da quel che si sa, il ministro aveva chiesto un incremento di organico di circa 2.500 unità, ma dal Ministero dell’Economia è arrivato un secco no.

La consistenza dell’organico è rimasta, dunque invariata, fatte salve le compensazioni tra territori e tra settori. La scuola primaria e la scuola secondaria di I grado cedono rispettivamente 63 e 915 posti a favore della scuola dell’infanzia (+ 419) e della scuola secondaria di II grado (+ 559).

Il Sud e le Isole perdono, rispetto allo scorso anno, rispettivamente 1.015 e 531 posti, a beneficio delle regioni del Nord Ovest (+ 520 posti), del Nord Est (+ 514) e del Centro (+ 512).

In particolare la Sicilia perde 504 posti (175 nella primaria e altrettanti nelle superiori, e 160 posti nella secondaria di I grado. La Campania perde 387 posti, la Puglia 340.

Traggono benefici da questa compensazione, tra le altre, la Lombardia con un incremento di organico di 410 posti e l’Emilia Romagna con 396.

Bisogna dar atto alla decisione del Ministero dell’istruzione di avere operato ancora una volta nella direzione di far corrispondere il più possibile le dotazioni di organico con l’andamento demografico della popolazione scolastica, nonostante le proteste dei territori che devono cedere posti.

C’è ancora molto da fare nella direzione di una completa perequazione, come dimostra lo studio di Tuttoscuola pubblicato nelle prossime ore sul portale tuttoscuola.com. Seguiteci.

Decreti e norme “Uni” antipanico nelle scuole

da Tecnica della Scuola

Decreti e norme “Uni” antipanico nelle scuole
di Aldo Domenico Ficara
La normativa antincendio UNI EN 1125 descrive le caratteristiche tecniche dei maniglioni per un impianto a norma definendoli: “a barra orizzontale” come “Accessori per serramenti – Dispositivi antipanico per uscite di sicurezza azionati mediante una barra orizzontale”
Con un Decreto del Ministero dell’Interno datato 3 novembre 2004, che impone la sostituzione dei “dispositivi di apertura delle vie di esodo non marcati CE “, entrano in gioco nuove regole. Infatti,  il decreto ministeriale prevedeva un periodo transitorio di 6 anni, che è scaduto ben tre anni fa. Quindi le aziende, gli enti pubblici e privati, i centri commerciali ma anche le scuole devono provvedere alla loro sostituzione. In generale, l’obbligo a installare i nuovi maniglioni antipanico conformi alla UNI EN 179 sono specificate all’interno del decreto ministeriale negli articoli 1 e 3. Art. 1. Oggetto – Campo di applicazione Il presente decreto stabilisce i criteri da seguire per la scelta dei dispositivi di apertura manuale, di seguito denominati «dispositivi», delle porte installate lungo le vie di esodo nelle attività soggette al controllo dei Vigili del fuoco ai fini del rilascio del certificato di prevenzione incendi, quando ne sia prevista l’installazione. I dispositivi di cui al comma precedente devono essere conformi alle norme UNI EN 179 o UNI EN 1125 o ad altre a queste equivalenti, secondo quanto disposto nel successivo art. 3. Art. 3. – Criteri di installazione Ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 21 aprile 1993, n. 246, i dispositivi di cui all’art. 1 devono essere muniti di marcatura CE. In particolare, fatti salvi gli adempimenti previsti da specifiche regole tecniche di prevenzione incendi, l’installazione dei dispositivi di cui all’art. 1 è prevista nei seguenti casi: a) sulle porte delle vie di esodo, qualora sia prevista l’installazione di dispositivi e fatto salvo il disposto di cui all’art. 5, devono essere installati dispositivi almeno conformi alla norma UNI EN 179 o ad altra a questa equivalente, qualora si verifichi una delle seguenti condizioni: a.1) l’attività è aperta al pubblico e la porta è utilizzabile da meno di 10 persone; a.2) l’attività non è aperta al pubblico e la porta è utilizzabile da un numero di persone superiore a 9 ed inferiore a 26; b) sulle porte delle vie di esodo, qualora sia prevista l’installazione di dispositivi e fatto salvo il disposto di cui all’art. 5, devono essere installati dispositivi conformi alla norma UNI EN 1125 o ad altra a questa equivalente, qualora si verifichi almeno una delle seguenti condizioni: b.1) l’attività è aperta al pubblico e la porta è utilizzabile da più di 9 persone; b.2) l’attività non è aperta al pubblico e la porta è utilizzabile da più di 25 persone; b.3) i locali con lavorazioni e materiali che comportino pericoli di esplosione e specifici rischi d’incendio con più di 5 lavoratori addetti.

Lo Stato taglia i fondi e la scuola cerca sostegno finanziario in rete

da Tecnica della Scuola

Lo Stato taglia i fondi e la scuola cerca sostegno finanziario in rete
di Lucio Ficara
In mancanza di stanziamenti dello Stato, si moltiplicano le iniziative delle scuole per acquisire fondi e finanziamenti da soggetti privati.
Mancano i soldi per comprare materiali da laboratorio, lavagne interattive , software vari  e attrezzi per l’attività motoria, allora che fare? È la domanda che si è posto un dirigente scolastico milanese, Gian Ferruccio Brambilla, preside dell’Istituto Ettore Conti di Milano. Ecco arrivare un’idea innovativa e particolarmente moderna, consigliata da un ex studente del liceo particolarmente appassionato di informatica e conoscitore della rete. Hanno pensato di ricorrere all’utilizzo della “TakeOf”, si tratta della piattaforma italiana di crowdfunding che ti aiuta a realizzare concretamente la tua idea imprenditoriale, grazie al generoso sostegno finanziario e sociale della comunità web. Una scommessa quella del liceo milanese, che se dovesse andare in porto, aprirebbe la strada di fatto ad una sorta di fondazione di benefattori che si prenderebbero cura, al posto delle istituzioni dello Stato, delle scuole. Per comprare tutto il materiale di cui la scuola ha realmente bisogno servirebbero 150 mila euro, ma dal Miur arriveranno soltanto 15mila euro, allora si punta tutto sulla beneficenza della rete, che dovrebbe partire già domani 7 aprile. Alla presentazione dell’iniziativa, che ha reso pubblica l’idea originale  lanciata dalla scuola milanese, era presente anche l’assessore all’Istruzione della Provincia di Milano, Marina Lazzati, che fortemente imbarazzata ha denunciato che la provincia di Milano ha fondi limitatissimi e la gestione di 160 scuole. Inoltre , continua nella sua denuncia l’assessore all’Istruzione, le risorse finanziarie di cui dispone la provincia sono scesi dai 70 milioni di euro che aveva a disposizione il suo predecessore, ai 12 milioni attuali. Mentre governo Renzi e ministro Giannini parlano di centralità della scuola e di risorse finanziarie da dare per l’istruzione, la scuola reale non può attendere le promesse fatte ed ha deciso, come nel caso dell’Istituto Ettore Conti, di fare da sola con l’aiuto di alcuni benefattori, che non si comprende cosa vorranno in cambio per la loro grande generosità

Imparare l’inglese al tempo di internet: si fanno largo le app italiane

da Tecnica della Scuola

Imparare l’inglese al tempo di internet: si fanno largo le app italiane
di A.G.
‘Fluentify’, ideata da quattro studenti torinesi, è una videoconferenza integrata con un tutor madrelingua per conversare a bassi costi. Fornisce sicurezza nelle transazioni e agli studenti la qualità dei tutor, a differenza dei sistemi ‘fai da te’ via Skype. Poi c’è ‘Hannover’: scarica brani per comprendere l’inglese, punta su un sistema intuitivo per imparare dai propri errori e ”giocare” a punti con altri utenti. Per le scuole arriva il registro di classe on line.
Chi impara l’inglese nel 2014 può contare su metodi e strumenti ben diversi da quelli adottati appena qualche anno prima: il web sta assumendo una parte preponderante. Soprattutto le applicazioni, che si scaricano via internet e permettono di fruire di contenuti e servizi innovativi.
Un lancio di agenzia Ansa fa il punto della situazione.
Accanto a casi di successo mondiale come l’app Duolingo, che ‘istruisce’ oltre 12 milioni e mezzo di utenti col suo metodo basato su quiz e traduzioni, nel settore si stanno facendo strada anche diverse start up italiane. Tra queste Fluentify, nata dall’idea di quattro studenti torinesi, che, attivata da meno di un anno, ha appena portato a casa un finanziamento di 410 mila dollari, a conferma della bontà delle loro idee. Registrata a Londra ma con l’intenzione di tornare a brevissimo in Italia, Fluentify è una piattaforma web – presto anche mobile – per il ‘tandem linguistico online’. Si tratta di un sistema di videoconferenza integrato che permette a chiunque si registri di entrare in contatto con un tutor madrelingua inglese per fare conversazione, a un costo contenuto ma senza vincoli di abbonamento. Una piattaforma che garantisce sicurezza nelle transazioni economiche e agli studenti il livello qualitativo dei tutor, a differenza dei sistemi e degli accordi ‘fai da te’ che imperversano via Skype. Un progetto che in pochi mesi ha già venduto oltre 4 mila sessioni linguistiche a 9 mila utenti e ha chiuso una collaborazione per una piattaforma in co-brand con la prestigiosa scuola Kaplan International. ”L’obiettivo – ha spiegato sempre all’Ansa Giacomo Moiso, uno dei fondatori di Fluentify – è di continuare a crescere almeno del 10%, settimana dopo settimana”.
A puntare sul ”social learning” ci sono però anche altre start up italiana, come la Naboomboo che stima che fra tre anni il settore supererà i 4 miliardi di euro. Un vero e proprio ‘boom’ dal poco meno di un miliardo di euro stimato nel 2012. La società fa parte di Treatabit, il comparto ‘digital’ dell’incubatore I3P del Politecnico di Torino, e lancerà nei prossimi mesi una piattaforma multimediale di scambio linguistico, una sorta di luogo virtuale di conversazione per allenare e migliorare le proprie conoscenze linguistiche, fortemente basata sull’elemento sociale. In vetrina al CeBit di Hannover, la più grande fiera dell’Ict al mondo, quest’anno c’era anche Rooshu, di Business Innovation, che sta sperimentando in due scuole pugliesi un sito web attraverso il quale scaricare dei brani per la comprensione dell’inglese e che punta su un sistema intuitivo per imparare dai propri errori e ”giocare” a punti anche con altri utenti. Per le scuole è disponibile un registro di classe on line, in supporto al lavoro degli insegnanti. Attivo da fine 2013, il sito si specializza anche nella collaborazione con aziende alle quali offre l’opportunità di fare formazione con contenuti tematici specifici.

Regione Lombardia bocciata: discrimina le scuole pubbliche

da Tecnica della Scuola

Regione Lombardia bocciata: discrimina le scuole pubbliche
di Pasquale Almirante
Il cosiddetto buono-scuola, a parità di reddito, viene concesso agli studenti delle paritarie e non delle pubbliche. Una discriminazione, dice il Tar, a cui bisogna dare rimedio
Andando nel particolare accade che la Regione assegni, per l’acquisto di libri e materiale scolastico, alla famiglia di un allievo iscritto alla scuola pubblica una cifra tra i 60 e i 290 euro, ma a parità di reddito, se il ragazzo frequenta un istituto paritario, il sostegno parte da un minimo di 400 euro e può arrivare fino a 950. “Una diversità di trattamento ingiustificata”, dice il Tar con sentenza depositata il 2 aprile scorso, anche se riconosce la piena legittimità alla Regione Lombardia di assegnare i contributi in forma di buono scuola in base ai principi della “pluralità dell’offerta formativa” e della garanzia di “pari opportunità di accesso” ai diversi percorsi scolastici offerti dalle scuole pubbliche o paritarie. E infatti l’assessore alla cultura, Valentina Aprea, è intervenuta con una nota: “Voglio rassicurare le famiglie lombarde: la sentenza del Tar non ha alcun effetto sul Buono scuola di Regione Lombardia. La sentenza riguarda esclusivamente una delibera della precedente Giunta e una componente marginale della Dote scuola dello scorso anno scolastico 2012-2013, chiamata “Integrazione al reddito”, per i valori assegnati in modo diversificato agli studenti delle scuole statali e non statali. Questa componente è stata peraltro già modificata per l’anno scolastico 2014-2015, perciò l’intervento di Regione Lombardia previsto con la delibera di due mesi fa non è stato minimamente toccato dalla sentenza del Tar e le famiglie possono tranquillamente continuare a presentare le domande per l’ottenimento del contributo regionale”. “Contrariamente a quanto diffuso da alcuni organi di informazione la sentenza conferma esplicitamente la legittimità del Buono scuola e delle misure finanziare dirette alle famiglie delle scuole paritarie. Stiamo comunque attendendo le motivazioni complete della sentenza, per valutare l’eventuale ricorso al Consiglio di Stato”

Ripristino degli organi territoriali

Ripristino degli organi territoriali
Quale modello per un governo del sistema

di Cinzia Olivieri

 

Nuovo Ministro. Nuove linee programmatiche

Appena a giugno scorso il ministro Carrozza preannunciava davanti alle VII^ Commissioni riunite di Camera e Senato (1) l’inserimento di una norma di delega nell’ambito del disegno di legge sulle semplificazioni per un nuovo testo unico in materia di istruzione, prevedendo  “uno specifico criterio” per la riforma degli organi collegiali. Durante il Consiglio dei Ministri  dell’8 novembre 2013 la notizia dell’avvio dell’esame di un disegno di legge delega quindi l’annunzio di una prossima Costituente della Scuola (2).

A febbraio però, quando eravamo ormai prossimi al suo avvio, con l’insediamento del nuovo Governo, il neoministro Giannini si è dichiarata quasi subito scettica in proposito (3) ed il 27 marzo, nel presentare in VII^ Commissione Senato le sue linee programmatiche ha manifestato la necessità di  “dotarsi di strumenti snelli” e di provvedere alla “revisione degli organi collegiali, dove sembra utile garantire la piena funzionalità dell’organo consultivo a livello nazionale, nonché degli organismi necessari ai diversi livelli di intervento locale”. Tali obiettivi sono stati ribaditi nel corso dell‘audizione in VII^ Commissione Cultura della Camera (video) svoltasi il 1° aprile (con previsto proseguimento per il giorno 8 aprile) senza manifestare attualmente alcuna esigenza o intenzione di procedere attraverso una previa ampia consultazione.

 

Si ritorna a parlare di CNPI e di organi territoriali

La questione della funzionalità dell’organo nazionale si pone con maggiore forza da quando alla fine del 2012 non è stato più prorogato il CNPI.

A seguito del ricorso presentato dalla FLC CGIL, il Tar Lazio aveva stabilito nell’ottobre 2013 che se il MIUR non avesse avviato, entro 60 giorni, le procedure per l’insediamento del Consiglio superiore della pubblica istruzione, previsto dal Dlgs 233/99, tale adempimento avrebbe dovuto essere compiuto da un commissario ad acta (individuato nel prefetto di Roma).

L’appello proposto quindi dal Ministero innanzi al Consiglio di Stato,  sul presupposto che il nuovo organismo previsto dal Dlgs 233/99 avrebbe violato la nuova ripartizione delle competenze stabilite dalla riforma costituzionale del titolo V, è stato infine respinto in quanto  l’Amministrazione “non può rifiutarsi di applicare una norma legislativa” per un “presunto vizio di legittimità” in merito al quale può pronunciarsi solo la Corte Costituzionale (4).

 

Dal Dlgs 233/99 ai giorni nostri

Occorre a questo punto ripercorrere ancora una volta un po’ di storia.

Il Dlgs 233/99, come previsto dall’art. 21 della L 59/97, aveva istituito i nuovi organi collegiali territoriali, precisamente i Consigli Scolastici Locali e Regionali ed il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione.

Per espressa indicazione dell’articolo 8 i “vecchi organi” previsti dal Testo Unico (Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, Consigli Scolastici Provinciali e Distrettuali) avrebbero dovuto restare in carica fino all’insediamento dei nuovi, previsto entro il 1 settembre 2001.  Ma, a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione, si dubitò della coerenza della norma con il dettato costituzionale e pertanto la L 463/01, intervenendo sul menzionato articolo 8 del Dlgs 233/99  precisò che  l’abrogazione sarebbe seguita solo  “con effetto della costituzione dei nuovi organi collegiali locali e regionali, circostanza che avrebbe dovuto realizzarsi “entro il 31 dicembre 2002”. Infatti, prima di tale scadenza, la L 137/02 aveva delegato il Governo ad emanare “entro diciotto mesi  uno o più decreti legislativi, correttivi o modificativi di decreti legislativi già emanati, ai sensi dell’articolo 21 della L 59/97” (tra i quali appunto il Dlgs 233/99), per adeguarli alle modifiche costituzionali. Decorso inutilmente tale termine, la L 186/04 aveva conferito al Governo una nuova delega, da attuarsi entro il termine di dodici mesi, anch’essa mai esercitata.

Poiché la Legge 463/01 si era espressa in merito alla vigenza delle disposizioni del Testo Unico, intanto avrebbero dovuto quindi rinnovarsi le componenti elettive degli organi territoriali previsti da tale norma, ma, nel fornire le annuali istruzioni per le elezioni, dapprima la CM 192/00 riconobbe la possibilità di indire solo eventuali suppletive e, l’anno successivo, la CM  141/01 espressamente escluse anche queste.

È comprensibile che tutti questi riferimenti normativi, con numeri e date, provochino un certo disorientamento. Ma la sintesi è che da allora, senza considerare gli ulteriori provvedimenti di esautoramento, i consigli scolastici distrettuali e provinciali sono stati cancellati di fatto, nonostante la vigenza di una legge ed i nuovi organi non sono mai stati istituiti né si sono definiti chiaramente gli aspetti di incompatibilità.

Purtroppo non era facile già allora per quelle componenti elettive lottare per la sopravvivenza di strumenti di partecipazione rimessi al gratuito impegno. Perciò, nonostante il ricorso al Tar Lazio presentato dal Codacons nel 2008 avverso la mancata indizione delle elezioni dei Consigli Scolastici Distrettuali e Provinciali (il cui esito – parziale – non è stato però altrettanto positivo) e dopo il  comunicato stampa dell’ottobre 2008, sostenuto dalle associazioni dei genitori del FoNAGS, di sollecito alle elezioni degli organi territoriali, tutto è caduto nella inevitabile dimenticanza. Ciò almeno finché sopravviveva il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, prorogato di anno in anno nella sua storica composizione sino alla fine del 2012.

L’assenza del CNPI  pone ora dubbi circa la legittimità di quegli atti per i quali esso era chiamato ad esprimere pareri obbligatori e vincolanti.

Ma la costituzione del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione è subordinata necessariamente a quella degli altri organi territoriali previsti dal decreto legislativo (consigli scolastici locali e regionali, aperti alla partecipazione di genitori e studenti),  non solo perché i termini e le modalità per le elezioni devono essere dettati dalla stessa ordinanza (che dovrà disciplinare anche le designazioni e le nomine dei componenti di suddetto consiglio), ma altresì in quanto la componente elettiva che rappresenta il personale delle scuole statali dei consigli scolastici locali è chiamata ad eleggerne quindici membri (art. 2 comma 5 lett. a)).

Nonostante la vittoriosa pronuncia, la FLC CGIL, ribadendo quanto richiesto in una lettera inviata nel luglio 2013 al ministro Carrozza insieme alle altre organizzazioni sindacali (CISL SCUOLA – UIL SCUOLA – SNALS CONFSAL – GILDA UNAMS), chiede di:

  • ripristinare subito la funzionalità dell’attuale CNPI in attesa dell’elezione di un nuovo organismo nazionale;
  • avviare un grande confronto con le scuole, le organizzazioni sindacali, le associazioni professionali e tutti i soggetti interessati per arrivare quanto prima al riordino complessivo degli organi collegiali scolastici inadeguati alla nuova configurazione dell’autonomia scolastica.(5)

Insomma, la richiesta è di riattivare intanto il solo CNPI  nonché di utilizzare questa emergenza per una riforma in tempi rapidi del sistema della rappresentanza nella scuola con la  revisione degli organi collegiali, dichiarati “inadeguati” all’autonomia scolastica, sebbene non si esplicitino chiaramente le ragioni di tale inadeguatezza.

 

Quale modello di governance

La manifestata esigenza di apertura di un dibattito che in realtà dura da oltre un decennio conferma  che ad oggi manca una condivisa idea sull’argomento.

Certamente non può essere considerata una proposta accettabile (ed un buon inizio) quella dei DDL S3542 e S933, i quali non risolvono il problema del governo nei diversi ambiti territoriali, pur ritenuto necessario dal Ministro. Infatti  si limitano entrambi a differire a futuro regolamento le modalità di costituzione e di funzionamento dell’organo nazionale, mentre a livello regionale prevedono la possibilità per le Regioni di istituire conferenze regionali e definire ulteriori ambiti. A tanto si aggiunga che l’autonomia statutaria finisce per creare un sistema scollegato, un non-sistema inefficace a combattere problemi nazionali che richiedono azioni necessariamente coordinate.

La partecipazione nei vari ambiti non può che essere questione di interesse nazionale. Peraltro la proposta riforma del Titolo V della Costituzione, con la prevista ridefinizione delle competenze “esclusive” dello Stato nel senso di un loro ampliamento, può costituire opportunità per superare qualsiasi supposta incompatibilità.

Ci si augura non si voglia ricorrere alla decretazione d’urgenza per sanare vuoti che non sarebbero comunque colmati dai disegni di legge oggi sul tavolo e che la “snellezza” non si intenda realizzata riducendo la composizione numerica di un organo di indirizzo dove i rappresentanti sono eletti con modalità da definirsi e che delibera prevalentemente “previa necessaria proposta del dirigente” il quale magari anche lo presiede. Si perderebbe il senso stesso della partecipazione.

E certo non è soluzione l’autonomia statutaria in una realtà scolastica che ha già difficoltà a condividere ed applicare i regolamenti interni.

Questo modello organizzativo, ispirato a quello trentino e recepito nel testo unificato del DDL S3542 era contemplato non nel famoso “disegno di legge Aprea” (Pdl 953) ma nella pdl 1262 De Torre e non tiene conto né delle caratteristiche del contesto in cui andrebbe ad applicarsi né delle successive evoluzioni ed esigenze della legge provinciale trentina del 2006 che ha richiesto un numero considerevole di decreti applicativi.

Diversa è invece la struttura partecipativa adottata dalla Provincia di Bolzano

Il nostro Testo Unico è del 1994; la Legge Provinciale n. 20 è del 1995. Il nostro regolamento dell’autonomia è del 1999; l’equivalente Legge Provinciale sull’autonomia di Bolzano n. 12 è del 2000.  Noi non abbiamo più territorialità. A Bolzano la Legge provinciale del 1996  disciplina il consiglio scolastico provinciale che è operativo ed attivo. Il sistema – che ha molteplici affinità con il nostro – è equilibrato ed armonico. Sono previste interazioni e collegamenti tra tutti gli organi che nel nostro sistema mancano nonché le consulte provinciali dei genitori (arto mancante del nostro corpo partecipativo).

Non si può pensare, in una scuola che investe sempre più le risorse delle famiglie, di tenerle escluse dai processi decisionali per timore di interferenze con le competenze contabili del dirigente. Piuttosto sarebbe il caso di ripensare una Costituente coinvolgendo quella rappresentanza che si vuole escludere per garantire la “snellezza” degli organismi.

 

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(1) Governance scolastica e “nuovi” poteri del dirigente
(2) Dalla legge delega alla Costituente sulla scuola … quale partecipazione?
(3) Governance ed autonomia. Il DDL S933. E’ davvero necessaria una riforma?
(4) dal sito http://www.flcgil.it/: Cnpi: il MIUR sconfitto anche in appello. Il Consiglio di Stato dà ragione alla FLC
in InformazioneScuola.it Il Pasticciaccio Del Cnpi Rischia Di Bloccare Le Attività Del Miur
in LaTecnicaDellaScuola.it Illegittima la mancata proroga del CNPI, in attesa del nuovo organismo di Andrea Toscano
(5) dal sito http://www.flcgil.it/ Riordino degli organi collegiali e riattivazione del CNPI: i sindacati sollecitano il MIUR

Legge 7 aprile 2014, n. 56

Legge 7 aprile 2014, n. 56

Disposizioni sulle citta' metropolitane, sulle province, sulle unioni
e fusioni di comuni. (14G00069)

(GU n.81 del 7-4-2014)

 Vigente al: 8-4-2014
 

  La  Camera  dei  deputati  ed  il  Senato  della  Repubblica  hanno
approvato; 

                   IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 

                              Promulga 

la seguente legge: 

                               Art. 1 

  1. La presente  legge  detta  disposizioni  in  materia  di  citta'
metropolitane, province, unioni  e  fusioni  di  comuni  al  fine  di
adeguare  il  loro  ordinamento  ai   principi   di   sussidiarieta',
differenziazione e adeguatezza. 
  2. Le citta' metropolitane sono enti territoriali di area vasta con
le funzioni di cui ai commi da 44 a 46 e con  le  seguenti  finalita'
istituzionali generali: cura dello sviluppo strategico del territorio
metropolitano; promozione e gestione  integrata  dei  servizi,  delle
infrastrutture e delle  reti  di  comunicazione  di  interesse  della
citta' metropolitana; cura delle relazioni istituzionali afferenti al
proprio livello,  ivi  comprese  quelle  con  le  citta'  e  le  aree
metropolitane europee. 
  3. Le province sono enti territoriali di area vasta disciplinati ai
sensi dei commi da 51 a 100. Alle province con territorio interamente
montano  e  confinanti  con  Paesi  stranieri  sono  riconosciute  le
specificita' di cui ai commi da 51 a 57 e da 85 a 97. 
  4. Le unioni di comuni sono enti locali costituiti da  due  o  piu'
comuni per l'esercizio  associato  di  funzioni  o  servizi  di  loro
competenza; le unioni e le fusioni di comuni  sono  disciplinate  dai
commi da 104 a 141. 
  5. In attesa della riforma del titolo V della parte  seconda  della
Costituzione  e  delle  relative  norme  di  attuazione,  le   citta'
metropolitane di Torino, Milano, Venezia, Genova,  Bologna,  Firenze,
Bari, Napoli e  Reggio  Calabria  sono  disciplinate  dalla  presente
legge, ai sensi e nel rispetto di quanto previsto dagli articoli  114
e 117, secondo comma, lettera p), della Costituzione e ferma restando
la competenza  regionale  ai  sensi  del  predetto  articolo  117.  I
principi della presente legge valgono come principi di grande riforma
economica e sociale per la disciplina di citta' e aree  metropolitane
da adottare dalla regione Sardegna, dalla Regione siciliana  e  dalla
regione Friuli-Venezia Giulia, in conformita' ai rispettivi statuti. 
  6. Il territorio della citta'  metropolitana  coincide  con  quello
della provincia omonima, ferma restando l'iniziativa dei comuni,  ivi
compresi i  comuni  capoluogo  delle  province  limitrofe,  ai  sensi
dell'articolo 133, primo comma, della Costituzione, per  la  modifica
delle circoscrizioni provinciali  limitrofe  e  per  l'adesione  alla
citta' metropolitana. Qualora la regione  interessata,  entro  trenta
giorni dalla richiesta nell'ambito della procedura di cui al predetto
articolo 133, esprima parere contrario, in  tutto  o  in  parte,  con
riguardo alle proposte formulate  dai  comuni,  il  Governo  promuove
un'intesa tra la regione e i comuni interessati,  da  definire  entro
novanta giorni dalla data di  espressione  del  parere.  In  caso  di
mancato raggiungimento dell'intesa  entro  il  predetto  termine,  il
Consiglio dei ministri, sentita la relazione  del  Ministro  per  gli
affari regionali e del Ministro dell'interno,  udito  il  parere  del
presidente  della  regione,  decide  in  via  definitiva  in   ordine
all'approvazione e alla presentazione al Parlamento  del  disegno  di
legge contenente modifiche  territoriali  di  province  e  di  citta'
metropolitane,  ai  sensi  dell'articolo  133,  primo  comma,   della
Costituzione. 
  7. Sono organi della citta' metropolitana: 
  a) il sindaco metropolitano; 
  b) il consiglio metropolitano; 
  c) la conferenza metropolitana. 
  8. Il sindaco metropolitano rappresenta l'ente, convoca e  presiede
il consiglio metropolitano e la conferenza metropolitana, sovrintende
al funzionamento dei servizi e degli uffici  e  all'esecuzione  degli
atti;  esercita  le  altre  funzioni  attribuite  dallo  statuto.  Il
consiglio metropolitano e' l'organo di indirizzo e controllo, propone
alla conferenza lo statuto e le sue modifiche,  approva  regolamenti,
piani  e  programmi;  approva  o  adotta  ogni  altro  atto  ad  esso
sottoposto dal sindaco  metropolitano;  esercita  le  altre  funzioni
attribuite dallo statuto. Su proposta del sindaco  metropolitano,  il
consiglio adotta gli schemi di bilancio da sottoporre al parere della
conferenza  metropolitana.  A  seguito  del  parere  espresso   dalla
conferenza metropolitana con i voti che rappresentino almeno un terzo
dei comuni compresi nella citta' metropolitana e la maggioranza della
popolazione complessivamente residente, il consiglio approva  in  via
definitiva i bilanci dell'ente. La conferenza metropolitana ha poteri
propositivi e consultivi,  secondo  quanto  disposto  dallo  statuto,
nonche' i poteri di cui al comma 9. 
  9. La conferenza metropolitana adotta o respinge lo  statuto  e  le
sue modifiche proposti dal consiglio metropolitano  con  i  voti  che
rappresentino almeno  un  terzo  dei  comuni  compresi  nella  citta'
metropolitana e la  maggioranza  della  popolazione  complessivamente
residente. 
  10. Nel rispetto della presente  legge  lo  statuto  stabilisce  le
norme fondamentali dell'organizzazione  dell'ente,  ivi  comprese  le
attribuzioni  degli  organi  nonche'   l'articolazione   delle   loro
competenze, fermo restando quanto disposto dai commi 8 e 9. 
  11. Oltre alle materie di cui al comma 10, lo statuto: 
  a) regola le modalita' e gli strumenti di coordinamento dell'azione
complessiva di governo del territorio metropolitano; 
  b) disciplina i rapporti tra i comuni  e  le  loro  unioni  facenti
parte della citta' metropolitana e la citta' metropolitana in  ordine
alle modalita'  di  organizzazione  e  di  esercizio  delle  funzioni
metropolitane e comunali, prevedendo anche forme di organizzazione in
comune, eventualmente differenziate per aree  territoriali.  Mediante
convenzione che regola le modalita' di  utilizzo  di  risorse  umane,
strumentali  e  finanziarie,  i  comuni  e  le  loro  unioni  possono
avvalersi di strutture della citta' metropolitana, e  viceversa,  per
l'esercizio di specifiche funzioni ovvero i comuni e le  loro  unioni
possono delegare il  predetto  esercizio  a  strutture  della  citta'
metropolitana, e viceversa, senza  nuovi  o  maggiori  oneri  per  la
finanza pubblica; 
  c) puo' prevedere, anche  su  proposta  della  regione  e  comunque
d'intesa con la medesima,  la  costituzione  di  zone  omogenee,  per
specifiche funzioni e tenendo conto delle specificita'  territoriali,
con organismi di coordinamento collegati  agli  organi  della  citta'
metropolitana, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza  pubblica.
La mancata intesa puo' essere superata con decisione della conferenza
metropolitana a maggioranza dei due terzi dei componenti; 
  d) regola le modalita' in base alle quali i comuni non compresi nel
territorio metropolitano possono  istituire  accordi  con  la  citta'
metropolitana. 
  12. Le citta' metropolitane di cui al comma 5, primo periodo, salvo
quanto previsto dal comma 18 per la citta'  metropolitana  di  Reggio
Calabria, e ai commi da 101  a  103  sono  costituite  alla  data  di
entrata in vigore della presente legge nel territorio delle  province
omonime. 
  13. Il sindaco del comune capoluogo  indice  le  elezioni  per  una
conferenza statutaria per la redazione di  una  proposta  di  statuto
della citta' metropolitana. La conferenza e' costituita con un numero
di componenti pari a quanto previsto dal comma 20, per  il  consiglio
metropolitano, ed e' eletta in conformita' alle disposizioni  di  cui
ai  commi  da  25   a   39.   Le   liste   sono   presentate   presso
l'amministrazione provinciale il quinto giorno  antecedente  la  data
delle elezioni. La conferenza e' presieduta dal  sindaco  del  comune
capoluogo. La conferenza termina i suoi lavori il 30  settembre  2014
trasmettendo al consiglio metropolitano la proposta di statuto. 
  14. In deroga alle disposizioni di cui all'articolo 1,  comma  325,
della legge 27 dicembre 2013, n. 147, il presidente della provincia e
la giunta provinciale, in carica alla data di entrata in vigore della
presente legge, restano in carica, a  titolo  gratuito,  fino  al  31
dicembre 2014 per l'ordinaria amministrazione, comunque nei limiti di
quanto  disposto  per  la  gestione  provvisoria  degli  enti  locali
dall'articolo  163,  comma   2,   del   testo   unico   delle   leggi
sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo  18
agosto  2000,  n.  267,  e  successive  modificazioni,   di   seguito
denominato «testo unico», e per gli atti urgenti e improrogabili;  il
presidente assume fino a tale data anche le  funzioni  del  consiglio
provinciale. Ove alla data di entrata in vigore della presente  legge
la provincia sia commissariata, il commissariamento e' prorogato fino
al 31 dicembre 2014. Alle funzioni della provincia  si  applicano  le
disposizioni di riordino di cui ai commi da 85 a 97. 
  15. Entro  il  30  settembre  2014  si  svolgono  le  elezioni  del
consiglio metropolitano, indette dal sindaco del comune capoluogo,  e
si   insediano   il   consiglio   metropolitano   e   la   conferenza
metropolitana. Entro il 31 dicembre 2014 il  consiglio  metropolitano
approva lo statuto. 
  16. Il 1º gennaio 2015  le  citta'  metropolitane  subentrano  alle
province omonime e succedono ad esse in tutti  i  rapporti  attivi  e
passivi e ne esercitano le funzioni, nel rispetto degli equilibri  di
finanza pubblica e degli obiettivi del patto di  stabilita'  interno;
alla predetta data il sindaco del comune capoluogo assume le funzioni
di sindaco metropolitano e  la  citta'  metropolitana  opera  con  il
proprio statuto e  i  propri  organi,  assumendo  anche  le  funzioni
proprie di cui ai commi da 44 a 46. Ove alla predetta  data  non  sia
approvato lo  statuto  della  citta'  metropolitana,  si  applica  lo
statuto  della  provincia.  Le  disposizioni  dello   statuto   della
provincia relative  al  presidente  della  provincia  e  alla  giunta
provinciale si applicano al sindaco  metropolitano;  le  disposizioni
relative  al  consiglio  provinciale  si   applicano   al   consiglio
metropolitano. 
  17. In caso di mancata  approvazione  dello  statuto  entro  il  30
giugno 2015 si  applica  la  procedura  per  l'esercizio  del  potere
sostitutivo di cui all'articolo 8 della legge 5 giugno 2003, n. 131. 
  18. La citta' metropolitana di Reggio Calabria e'  costituita,  con
le procedure di cui ai commi da 12 a 17, alla scadenza naturale degli
organi della provincia ovvero  comunque  entro  trenta  giorni  dalla
decadenza o scioglimento anticipato dei medesimi organi e,  comunque,
non entra in funzione prima del rinnovo degli organi  del  comune  di
Reggio Calabria.  I  termini  di  cui  ai  commi  da  12  a  17  sono
conseguentemente  rideterminati  sostituendo  la  predetta  data   di
costituzione della citta' metropolitana a quella di entrata in vigore
della presente legge. In ogni caso il termine del 30  settembre  2014
e' sostituito dal  centottantesimo  giorno  dalla  predetta  data  di
costituzione. I termini del 31 dicembre 2014 e del  1º  gennaio  2015
sono sostituiti dal duecentoquarantesimo giorno dalla scadenza  degli
organi provinciali. Il termine del 30 giugno 2015 e'  sostituito  dal
trecentosessantacinquesimo  giorno  dalla   scadenza   degli   organi
provinciali. 
  19. Il sindaco metropolitano e' di diritto il  sindaco  del  comune
capoluogo. 
  20.  Il   consiglio   metropolitano   e'   composto   dal   sindaco
metropolitano e da: 
  a)  ventiquattro  consiglieri  nelle   citta'   metropolitane   con
popolazione residente superiore a 3 milioni di abitanti; 
  b) diciotto consiglieri nelle citta' metropolitane con  popolazione
residente superiore a 800.000 e inferiore  o  pari  a  3  milioni  di
abitanti; 
  c) quattordici consiglieri nelle altre citta' metropolitane. 
  21. Il consiglio metropolitano dura in carica cinque anni. In  caso
di rinnovo del consiglio del comune capoluogo,  si  procede  a  nuove
elezioni del consiglio  metropolitano  entro  sessanta  giorni  dalla
proclamazione del sindaco del comune capoluogo. 
  22. Lo statuto della citta' metropolitana puo' prevedere l'elezione
diretta del sindaco e del  consiglio  metropolitano  con  il  sistema
elettorale che  sara'  determinato  con  legge  statale.  E'  inoltre
condizione necessaria, affinche' si possa far luogo  a  elezione  del
sindaco e del consiglio metropolitano  a  suffragio  universale,  che
entro la data  di  indizione  delle  elezioni  si  sia  proceduto  ad
articolare il territorio del comune capoluogo in piu' comuni.  A  tal
fine il comune capoluogo  deve  proporre  la  predetta  articolazione
territoriale, con  deliberazione  del  consiglio  comunale,  adottata
secondo la procedura prevista dall'articolo 6,  comma  4,  del  testo
unico. La proposta del consiglio comunale deve  essere  sottoposta  a
referendum tra tutti  i  cittadini  della  citta'  metropolitana,  da
effettuare sulla base delle rispettive leggi regionali, e deve essere
approvata dalla maggioranza dei partecipanti  al  voto.  E'  altresi'
necessario  che  la  regione  abbia  provveduto  con  propria   legge
all'istituzione dei nuovi comuni e alla loro denominazione  ai  sensi
dell'articolo  133  della  Costituzione.  In  alternativa  a   quanto
previsto dai periodi precedenti, per le sole citta' metropolitane con
popolazione superiore  a  tre  milioni  di  abitanti,  e'  condizione
necessaria, affinche' si possa far luogo ad elezione  del  sindaco  e
del consiglio metropolitano a suffragio universale,  che  lo  statuto
della citta' metropolitana preveda la costituzione di zone  omogenee,
ai sensi del comma 11, lettera c), e che il  comune  capoluogo  abbia
realizzato la ripartizione del proprio territorio in zone  dotate  di
autonomia amministrativa, in coerenza con  lo  statuto  della  citta'
metropolitana. 
  23. Al testo unico sono apportate le seguenti modificazioni: 
    a) all'articolo 60, comma 1: 
  1)  all'alinea,  dopo  le  parole:  «consigliere  comunale,»   sono
inserite le seguenti: «consigliere metropolitano,»; 
  2) il numero 12) e' sostituito dal seguente: 
      «12)  i   sindaci,   presidenti   di   provincia,   consiglieri
metropolitani, consiglieri comunali, provinciali  o  circoscrizionali
in carica, rispettivamente, in altro  comune,  citta'  metropolitana,
provincia o circoscrizione»; 
  b) all'articolo 63, comma 1, alinea, dopo le  parole:  «consigliere
comunale,» sono inserite le seguenti: «consigliere metropolitano,»; 
  c) l'articolo 65 e' sostituito dal seguente: 
  «Art. 65 (Incompatibilita' per consigliere  regionale,  comunale  e
circoscrizionale). - 1. Le cariche di presidente provinciale, nonche'
di sindaco e di assessore dei comuni compresi  nel  territorio  della
regione, sono incompatibili con la carica di consigliere regionale. 
  2. Le cariche  di  consigliere  comunale  e  circoscrizionale  sono
incompatibili, rispettivamente, con quelle di consigliere comunale di
altro   comune   e   di   consigliere   circoscrizionale   di   altra
circoscrizione, anche di altro comune. 
  3. La carica di consigliere comunale e' incompatibile con quella di
consigliere di una circoscrizione dello stesso o di altro comune». 
  24.   L'incarico   di   sindaco   metropolitano,   di   consigliere
metropolitano e di componente della conferenza  metropolitana,  anche
con riferimento agli organi di cui ai commi da 12 a 18 e'  esercitato
a titolo gratuito. 
  25.  Il  consiglio  metropolitano  e'  eletto  dai  sindaci  e  dai
consiglieri comunali dei  comuni  della  citta'  metropolitana.  Sono
eleggibili a consigliere metropolitano  i  sindaci  e  i  consiglieri
comunali in carica. La cessazione dalla carica comunale  comporta  la
decadenza da consigliere metropolitano. 
  26. L'elezione avviene sulla base di liste concorrenti, composte da
un numero di candidati non inferiore alla meta'  dei  consiglieri  da
eleggere, sottoscritte da almeno il 5 per cento degli aventi  diritto
al voto. 
  27. Nelle liste nessuno dei due sessi puo' essere rappresentato  in
misura superiore al 60  per  cento  del  numero  dei  candidati,  con
arrotondamento all'unita' superiore qualora il numero  dei  candidati
del sesso meno rappresentato contenga una cifra decimale inferiore  a
50 centesimi. In caso contrario, l'ufficio elettorale di cui al comma
29 riduce la lista, cancellando i nomi dei candidati appartenenti  al
sesso piu' rappresentato, procedendo dall'ultimo della lista, in modo
da assicurare il rispetto della disposizione di cui al primo periodo.
La  lista  che,  all'esito  della  cancellazione  delle   candidature
eccedenti, contenga un numero di candidati inferiore a quello  minimo
prescritto dal comma 26 e' inammissibile. 
  28. Nei primi cinque anni dalla data di  entrata  in  vigore  della
legge 23 novembre 2012, n. 215, non si applica il comma 27. 
  29.  Le  liste  sono   presentate   presso   l'ufficio   elettorale
appositamente   costituito   presso   gli   uffici   del    consiglio
metropolitano   e,   in   sede   di   prima   applicazione,    presso
l'amministrazione provinciale dalle ore otto del  ventunesimo  giorno
alle ore dodici del ventesimo giorno antecedente la votazione. 
  30. Il consiglio metropolitano e' eletto con voto diretto, libero e
segreto, attribuito a liste di  candidati  concorrenti  in  un  unico
collegio  elettorale  corrispondente  al  territorio   della   citta'
metropolitana. L'elezione avviene in unica giornata presso  l'ufficio
elettorale di cui al comma 29. 
  31. Le  schede  di  votazione  sono  fornite  a  cura  dell'ufficio
elettorale di cui al comma 29  in  colori  diversi  a  seconda  della
dimensione del comune di appartenenza degli aventi diritto  al  voto,
secondo le fasce di popolazione stabilite ai sensi del comma 33. Agli
aventi diritto e' consegnata la scheda del colore relativo al  comune
in cui sono in carica. 
  32. Ciascun elettore esprime un voto che viene ponderato sulla base
di un indice determinato in relazione  alla  popolazione  complessiva
della fascia demografica del comune di cui e' sindaco o  consigliere,
determinata ai sensi del comma 33. 
  33. Ai fini delle elezioni, i  comuni  della  citta'  metropolitana
sono ripartiti nelle seguenti fasce: 
  a) comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti; 
  b) comuni  con  popolazione  superiore  a  3.000  e  fino  a  5.000
abitanti; 
  c) comuni con  popolazione  superiore  a  5.000  e  fino  a  10.000
abitanti; 
  d) comuni con popolazione  superiore  a  10.000  e  fino  a  30.000
abitanti; 
  e) comuni con popolazione superiore  a  30.000  e  fino  a  100.000
abitanti; 
  f) comuni con popolazione superiore a  100.000  e  fino  a  250.000
abitanti; 
  g) comuni con popolazione superiore a  250.000  e  fino  a  500.000
abitanti; 
  h) comuni con popolazione superiore a 500.000 e fino a 1.000.000 di
abitanti; 
  i) comuni con popolazione superiore a 1.000.000 di abitanti. 
  34. L'indice di ponderazione per ciascuna delle fasce  demografiche
dei comuni appartenenti  alla  citta'  metropolitana  e'  determinato
secondo le modalita', le operazioni e i limiti indicati nell'allegato
A annesso alla presente legge. 
  35. Ciascun elettore puo' esprimere,  inoltre,  nell'apposita  riga
della scheda, un voto di preferenza per un candidato alla  carica  di
consigliere  metropolitano  compreso  nella  lista,  scrivendone   il
cognome o, in caso di omonimia, il nome e il cognome, il  cui  valore
e' ponderato ai sensi del comma 34. 
  36. La cifra elettorale di ciascuna lista e' costituita dalla somma
dei  voti  ponderati  validi  riportati  da  ciascuna  di  esse.  Per
l'assegnazione del numero dei consiglieri a ciascuna lista si  divide
la cifra elettorale di ciascuna lista successivamente per 1, 2, 3,  4
... fino a concorrenza del numero dei consiglieri da eleggere; quindi
si scelgono, tra i quozienti cosi' ottenuti,  quelli  piu'  alti,  in
numero eguale a quello dei consiglieri da eleggere,  disponendoli  in
una  graduatoria   decrescente.   Ciascuna   lista   consegue   tanti
rappresentanti eletti quanti sono i  quozienti  a  essa  appartenenti
compresi nella graduatoria.  A  parita'  di  quoziente,  nelle  cifre
intere e decimali, il posto e' attribuito alla lista che ha  ottenuto
la maggiore cifra  elettorale  e,  a  parita'  di  quest'ultima,  per
sorteggio. 
  37.  L'ufficio  elettorale,  costituito  ai  sensi  del  comma  29,
terminate le operazioni di scrutinio: 
    a) determina la cifra elettorale ponderata di ciascuna lista; 
  b) determina la cifra individuale ponderata dei  singoli  candidati
sulla base dei voti di preferenza ponderati; 
  c) procede al riparto dei  seggi  tra  le  liste  e  alle  relative
proclamazioni. 
  38. A parita' di cifra individuale ponderata, e' proclamato  eletto
il candidato appartenente al sesso meno rappresentato tra gli  eletti
della lista; in caso di ulteriore parita', e'  proclamato  eletto  il
candidato piu' giovane. 
  39. I seggi che rimangono vacanti per qualunque causa, ivi compresa
la cessazione dalla carica di sindaco o di consigliere di  un  comune
della citta' metropolitana, sono attribuiti ai candidati  che,  nella
medesima  lista,  hanno  ottenuto  la  maggiore   cifra   individuale
ponderata. Non si  considera  cessato  dalla  carica  il  consigliere
eletto o rieletto sindaco o consigliere in  un  comune  della  citta'
metropolitana. 
  40. Il sindaco metropolitano puo' nominare un  vicesindaco,  scelto
tra i consiglieri metropolitani, stabilendo le eventuali  funzioni  a
lui delegate e  dandone  immediata  comunicazione  al  consiglio.  Il
vicesindaco esercita le funzioni del sindaco  in  ogni  caso  in  cui
questi ne sia impedito. Qualora il sindaco metropolitano cessi  dalla
carica per cessazione dalla titolarita' dell'incarico di sindaco  del
proprio comune, il vicesindaco rimane in carica fino all'insediamento
del nuovo sindaco metropolitano. 
  41. Il sindaco metropolitano  puo'  altresi'  assegnare  deleghe  a
consiglieri   metropolitani,   nel   rispetto   del   principio    di
collegialita', secondo le modalita'  e  nei  limiti  stabiliti  dallo
statuto. 
  42.  La  conferenza   metropolitana   e'   composta   dal   sindaco
metropolitano, che la convoca e la presiede, e dai sindaci dei comuni
appartenenti alla citta' metropolitana. 
  43. Lo statuto determina le maggioranze per le deliberazioni  della
conferenza metropolitana, fatto salvo quanto previsto dai commi da  5
a 11. 
  44. A valere sulle risorse proprie  e  trasferite,  senza  nuovi  o
maggiori oneri per la finanza pubblica e comunque  nel  rispetto  dei
vincoli del patto di stabilita' interno,  alla  citta'  metropolitana
sono attribuite le funzioni  fondamentali  delle  province  e  quelle
attribuite alla citta'  metropolitana  nell'ambito  del  processo  di
riordino delle funzioni delle province ai sensi dei commi da 85 a  97
del presente articolo, nonche', ai sensi dell'articolo  117,  secondo
comma,  lettera  p),  della  Costituzione,   le   seguenti   funzioni
fondamentali: 
  a)  adozione  e  aggiornamento  annuale  di  un  piano   strategico
triennale del  territorio  metropolitano,  che  costituisce  atto  di
indirizzo per l'ente e per l'esercizio delle funzioni  dei  comuni  e
delle unioni di comuni compresi nel  predetto  territorio,  anche  in
relazione  all'esercizio  di  funzioni  delegate  o  assegnate  dalle
regioni, nel rispetto delle leggi delle regioni nelle materie di loro
competenza; 
  b) pianificazione territoriale generale, ivi comprese le  strutture
di  comunicazione,  le  reti  di  servizi  e   delle   infrastrutture
appartenenti alla competenza  della  comunita'  metropolitana,  anche
fissando vincoli e  obiettivi  all'attivita'  e  all'esercizio  delle
funzioni dei comuni compresi nel territorio metropolitano; 
  c) strutturazione di sistemi coordinati  di  gestione  dei  servizi
pubblici, organizzazione dei servizi pubblici di  interesse  generale
di ambito metropolitano. D'intesa con i comuni interessati la  citta'
metropolitana puo' esercitare  le  funzioni  di  predisposizione  dei
documenti di  gara,  di  stazione  appaltante,  di  monitoraggio  dei
contratti di servizio e di organizzazione  di  concorsi  e  procedure
selettive; 
  d) mobilita' e viabilita', anche assicurando la compatibilita' e la
coerenza  della  pianificazione  urbanistica   comunale   nell'ambito
metropolitano; 
  e) promozione e coordinamento dello sviluppo economico  e  sociale,
anche assicurando sostegno e supporto alle attivita' economiche e  di
ricerca  innovative  e  coerenti  con  la  vocazione   della   citta'
metropolitana come delineata nel piano strategico del  territorio  di
cui alla lettera a); 
  f) promozione e coordinamento dei sistemi di informatizzazione e di
digitalizzazione in ambito metropolitano. 
  45. Restano comunque ferme le funzioni spettanti allo Stato e  alle
regioni nelle materie di cui  all'articolo  117  della  Costituzione,
nonche' l'applicazione di quanto  previsto  dall'articolo  118  della
Costituzione. 
  46. Lo Stato e le regioni,  ciascuno  per  le  proprie  competenze,
possono attribuire ulteriori funzioni alle  citta'  metropolitane  in
attuazione  dei  principi  di  sussidiarieta',   differenziazione   e
adeguatezza  di  cui  al  primo   comma   dell'articolo   118   della
Costituzione. 
  47. Spettano alla citta' metropolitana il patrimonio, il  personale
e le risorse  strumentali  della  provincia  a  cui  ciascuna  citta'
metropolitana succede a titolo universale in tutti i rapporti  attivi
e passivi, ivi comprese le entrate provinciali, all'atto del subentro
alla provincia. Il trasferimento della proprieta' dei beni  mobili  e
immobili e' esente da oneri fiscali. 
  48.  Al  personale  delle  citta'  metropolitane  si  applicano  le
disposizioni vigenti per il personale delle  province;  il  personale
trasferito dalle province mantiene, fino al  prossimo  contratto,  il
trattamento economico in godimento. 
  49. In considerazione della necessita' di garantire  il  tempestivo
adempimento degli obblighi internazionali gia' assunti  dal  Governo,
nonche'  dell'interesse  regionale  concorrente  con  il   preminente
interesse nazionale, entro novanta giorni dalla data  di  entrata  in
vigore della presente legge, la  regione  Lombardia,  anche  mediante
societa'   dalla   stessa   controllate,   subentra   in   tutte   le
partecipazioni azionarie di controllo  detenute  dalla  provincia  di
Milano nelle societa' che  operano  direttamente  o  per  tramite  di
societa' controllate o partecipate nella realizzazione e gestione  di
infrastrutture   comunque   connesse    all'esposizione    universale
denominata Expo 2015. Entro quaranta giorni dalla data di entrata  in
vigore della presente legge, sono definite con decreto  del  Ministro
per gli affari regionali, da adottare  di  concerto  con  i  Ministri
dell'economia e delle finanze e delle infrastrutture e dei trasporti,
le direttive e le disposizioni esecutive necessarie a disciplinare il
trasferimento, in esenzione fiscale,  alla  regione  Lombardia  delle
partecipazioni azionarie di cui al precedente periodo. Alla data  del
31 ottobre 2015 le predette partecipazioni sono trasferite in  regime
di esenzione fiscale alla citta' metropolitana. 
  50. Alle citta' metropolitane si applicano, per quanto compatibili,
le disposizioni in materia di comuni di cui al testo  unico,  nonche'
le norme di cui all'articolo 4 della legge 5 giugno 2003, n. 131. 
  51. In attesa della riforma del titolo V della parte seconda  della
Costituzione e delle relative norme di attuazione, le  province  sono
disciplinate dalla presente legge. 
  52. Restano comunque ferme le funzioni delle regioni nelle  materie
di cui all'articolo 117, commi terzo e quarto, della Costituzione,  e
le funzioni esercitate ai sensi dell'articolo 118 della Costituzione.
Le regioni riconoscono alle province  di  cui  al  comma  3,  secondo
periodo, forme particolari di  autonomia  nelle  materie  di  cui  al
predetto articolo 117, commi terzo e quarto, della Costituzione. 
  53. Le norme di cui ai commi da 51 a  100  non  si  applicano  alle
province autonome di  Trento  e  di  Bolzano  e  alla  regione  Valle
d'Aosta. 
  54. Sono organi  delle  province  di  cui  ai  commi  da  51  a  53
esclusivamente: 
  a) il presidente della provincia; 
  b) il consiglio provinciale; 
  c) l'assemblea dei sindaci. 
  55. Il presidente della provincia  rappresenta  l'ente,  convoca  e
presiede  il  consiglio  provinciale  e  l'assemblea   dei   sindaci,
sovrintende  al  funzionamento  dei  servizi   e   degli   uffici   e
all'esecuzione degli atti;  esercita  le  altre  funzioni  attribuite
dallo statuto. Il consiglio e' l'organo  di  indirizzo  e  controllo,
propone  all'assemblea  lo  statuto,  approva   regolamenti,   piani,
programmi; approva o adotta ogni altro atto ad  esso  sottoposto  dal
presidente della provincia; esercita  le  altre  funzioni  attribuite
dallo  statuto.  Su  proposta  del  presidente  della  provincia   il
consiglio adotta gli schemi  di  bilancio  da  sottoporre  al  parere
dell'assemblea  dei  sindaci.   A   seguito   del   parere   espresso
dall'assemblea dei sindaci con i voti  che  rappresentino  almeno  un
terzo dei comuni compresi nella  provincia  e  la  maggioranza  della
popolazione complessivamente residente, il consiglio approva  in  via
definitiva i bilanci dell'ente. L'assemblea  dei  sindaci  ha  poteri
propositivi, consultivi e di controllo secondo quanto disposto  dallo
statuto.  L'assemblea  dei  sindaci  adotta  o  respinge  lo  statuto
proposto dal consiglio e le sue successive modificazioni con  i  voti
che rappresentino almeno un terzo dei comuni compresi nella provincia
e la maggioranza della popolazione complessivamente residente. 
  56. L'assemblea dei sindaci e' costituita dai  sindaci  dei  comuni
appartenenti alla provincia. 
  57. Gli statuti delle province di cui al comma 3, secondo  periodo,
possono prevedere, d'intesa con la regione, la costituzione  di  zone
omogenee per specifiche  funzioni,  con  organismi  di  coordinamento
collegati agli organi provinciali senza nuovi o maggiori oneri per la
finanza pubblica. 
  58. Il presidente della provincia  e'  eletto  dai  sindaci  e  dai
consiglieri dei comuni della provincia. 
  59. Il presidente della provincia dura in carica quattro anni. 
  60. Sono eleggibili a presidente della provincia  i  sindaci  della
provincia, il cui mandato scada non prima di diciotto mesi dalla data
di svolgimento delle elezioni. 
  61. L'elezione avviene sulla base di presentazione di  candidature,
sottoscritte da almeno il 15 per cento degli aventi diritto al  voto.
Le  candidature   sono   presentate   presso   l'ufficio   elettorale
appositamente costituito presso la sede  della  provincia  dalle  ore
otto del ventunesimo giorno alle  ore  dodici  del  ventesimo  giorno
antecedente la votazione. 
  62. Il presidente della  provincia  e'  eletto  con  voto  diretto,
libero e segreto. L'elezione avviene  in  unica  giornata  presso  un
unico seggio elettorale costituito presso l'ufficio elettorale di cui
al comma 61 dalle ore otto alle ore venti.  Le  schede  di  votazione
sono fornite a cura dell'ufficio elettorale. 
  63. Ciascun elettore vota per un  solo  candidato  alla  carica  di
presidente della provincia. Il voto e' ponderato ai sensi  dei  commi
33 e 34. 
  64. E' eletto presidente della provincia il candidato che  consegue
il maggior numero di voti, sulla base della ponderazione  di  cui  ai
commi 33 e 34. In caso di parita' di voti,  e'  eletto  il  candidato
piu' giovane. 
  65. Il presidente della provincia decade dalla carica  in  caso  di
cessazione dalla carica di sindaco. 
  66. Il presidente della provincia puo' nominare un  vicepresidente,
scelto  tra  i  consiglieri  provinciali,  stabilendo  le   eventuali
funzioni  a  lui  delegate  e  dandone  immediata  comunicazione   al
consiglio. Il vicepresidente esercita le funzioni del  presidente  in
ogni caso in cui questi ne sia impedito. Il presidente puo'  altresi'
assegnare  deleghe  a  consiglieri  provinciali,  nel  rispetto   del
principio  di  collegialita',  secondo  le  modalita'  e  nei  limiti
stabiliti dallo statuto. 
  67. Il consiglio  provinciale  e'  composto  dal  presidente  della
provincia e da  sedici  componenti  nelle  province  con  popolazione
superiore a 700.000 abitanti, da dodici componenti nelle province con
popolazione da 300.000 a 700.000 abitanti, da dieci componenti  nelle
province con popolazione fino a 300.000 abitanti. 
  68. Il consiglio provinciale dura in carica due anni. 
  69.  Il  consiglio  provinciale  e'  eletto  dai  sindaci   e   dai
consiglieri comunali dei comuni della provincia.  Sono  eleggibili  a
consigliere provinciale i sindaci e i consiglieri comunali in carica.
La  cessazione  dalla  carica  comunale  comporta  la  decadenza   da
consigliere provinciale. 
  70. L'elezione avviene sulla base di liste, composte da  un  numero
di candidati non superiore al numero dei consiglieri  da  eleggere  e
non inferiore alla meta' degli stessi, sottoscritte da  almeno  il  5
per cento degli aventi diritto al voto. 
  71. Nelle liste nessuno dei due sessi puo' essere rappresentato  in
misura superiore al 60  per  cento  del  numero  dei  candidati,  con
arrotondamento all'unita' superiore qualora il numero  dei  candidati
del sesso meno rappresentato contenga una cifra decimale inferiore  a
50 centesimi. In  caso  contrario,  l'ufficio  elettorale  riduce  la
lista, cancellando i nomi dei candidati appartenenti  al  sesso  piu'
rappresentato,  procedendo  dall'ultimo  della  lista,  in  modo   da
assicurare il rispetto della disposizione di cui al primo periodo. La
lista che, all'esito della cancellazione delle candidature eccedenti,
contenga un numero di candidati inferiore a quello minimo  prescritto
dal comma 70 e' inammissibile. 
  72. Nei primi cinque anni dalla data di  entrata  in  vigore  della
legge 23 novembre 2012, n. 215, non si applica il comma 71. 
  73. Le liste sono presentate presso l'ufficio elettorale di cui  al
comma 61 dalle ore otto del ventunesimo giorno alle  ore  dodici  del
ventesimo giorno antecedente la votazione. 
  74. Il consiglio provinciale e' eletto con voto diretto,  libero  e
segreto, attribuito ai singoli candidati all'interno delle liste,  in
un unico  collegio  elettorale  corrispondente  al  territorio  della
provincia. L'elezione avviene  in  unica  giornata  presso  l'ufficio
elettorale di cui al comma 61. 
  75. Le  schede  di  votazione  sono  fornite  a  cura  dell'ufficio
elettorale di cui al comma 61  in  colori  diversi  a  seconda  della
fascia demografica del comune di appartenenza degli aventi diritto al
voto, secondo le fasce di popolazione stabilite ai  sensi  del  comma
33. Agli aventi diritto e' consegnata la scheda del  colore  relativo
al comune in cui sono in carica. 
  76. Ciascun elettore esprime un solo voto per  uno  dei  candidati,
che viene ponderato ai sensi dei commi 32, 33 e 34. 
  77. L'ufficio elettorale, terminate  le  operazioni  di  scrutinio,
determina la cifra individuale ponderata dei singoli candidati  sulla
base dei voti espressi e proclama eletti i candidati  che  conseguono
la  maggiore  cifra  individuale  ponderata.  A  parita'   di   cifra
individuale ponderata, e' proclamato eletto il candidato appartenente
al sesso meno rappresentato tra gli  eletti;  in  caso  di  ulteriore
parita', e' proclamato eletto il candidato piu' giovane. 
  78. I seggi che rimangono vacanti per qualunque causa, ivi compresa
la cessazione dalla carica di sindaco o di consigliere di  un  comune
della provincia, sono attribuiti ai  candidati  che,  nella  medesima
lista, hanno ottenuto la maggiore cifra individuale ponderata. Non si
considera cessato dalla  carica  il  consigliere  eletto  o  rieletto
sindaco o consigliere in un comune della provincia. 
  79. In sede di prima applicazione della presente legge,  l'elezione
ai sensi dei commi da 67 a 78 del consiglio  provinciale,  presieduto
dal presidente della provincia o dal commissario, e' indetta: 
  a) entro il 30 settembre 2014 per le province i cui organi  scadono
per fine mandato nel 2014; 
  b) successivamente a quanto previsto alla lettera a), entro  trenta
giorni dalla scadenza per fine del mandato ovvero dalla  decadenza  o
scioglimento anticipato degli organi provinciali. 
  80. Per le elezioni di cui al comma 79,  sono  eleggibili  anche  i
consiglieri provinciali uscenti. 
  81. Nel  caso  di  cui  al  comma  79,  lettera  a),  il  consiglio
provinciale eletto ai sensi dei commi da 67 a 78 svolge  fino  al  31
dicembre 2014  le  funzioni  relative  ad  atti  preparatori  e  alle
modifiche statutarie conseguenti alla presente legge; l'assemblea dei
sindaci, su proposta del consiglio provinciale, approva  le  predette
modifiche entro il 31 dicembre  2014.  Entro  la  medesima  data,  si
procede quindi all'elezione del presidente ai sensi dei commi da 58 a
65.  Per  le  prime  elezioni  di  cui  al  precedente  periodo  sono
eleggibili anche  i  consiglieri  provinciali  uscenti.  In  caso  di
mancata approvazione delle modifiche statutarie entro  il  30  giugno
2015 si applica la procedura per l'esercizio del  potere  sostitutivo
di cui all'articolo 8 della legge 5 giugno 2003, n. 131. 
  82. Nel caso di cui  al  comma  79,  lettera  a),  in  deroga  alle
disposizioni di  cui  all'articolo  1,  comma  325,  della  legge  27
dicembre 2013, n. 147, il presidente della provincia in  carica  alla
data di entrata in vigore della presente  legge  ovvero,  qualora  la
provincia sia  commissariata,  il  commissario,  assumendo  anche  le
funzioni del consiglio provinciale, nonche'  la  giunta  provinciale,
restano in carica a titolo gratuito per l'ordinaria  amministrazione,
comunque nei limiti di quanto disposto per  la  gestione  provvisoria
degli enti locali dall'articolo 163, comma 2, del testo unico, e  per
gli  atti  urgenti  e  indifferibili,   fino   all'insediamento   del
presidente della provincia eletto ai sensi dei commi da  58  a  65  e
comunque non oltre il 31 dicembre 2014. 
  83. Nel caso di cui  al  comma  79,  lettera  b),  l'assemblea  dei
sindaci approva le modifiche  statutarie  conseguenti  alla  presente
legge entro sei mesi dall'insediamento del consiglio provinciale.  In
caso di mancata approvazione  delle  modifiche  statutarie  entro  la
predetta data si applica la  procedura  per  l'esercizio  del  potere
sostitutivo di cui all'articolo 8 della legge 5 giugno 2003, n. 131. 
  84. Gli incarichi di presidente  della  provincia,  di  consigliere
provinciale  e  di  componente  dell'assemblea   dei   sindaci   sono
esercitati a titolo gratuito. 
  85. Le province di cui ai commi da 51 a 53, quali enti con funzioni
di area vasta, esercitano le seguenti funzioni fondamentali: 
  a)  pianificazione  territoriale  provinciale   di   coordinamento,
nonche' tutela e valorizzazione dell'ambiente,  per  gli  aspetti  di
competenza; 
  b) pianificazione dei servizi di trasporto in  ambito  provinciale,
autorizzazione e  controllo  in  materia  di  trasporto  privato,  in
coerenza con  la  programmazione  regionale,  nonche'  costruzione  e
gestione delle strade provinciali e  regolazione  della  circolazione
stradale ad esse inerente; 
  c) programmazione provinciale della rete scolastica,  nel  rispetto
della programmazione regionale; 
  d)    raccolta    ed    elaborazione    di     dati,     assistenza
tecnico-amministrativa agli enti locali; 
  e) gestione dell'edilizia scolastica; 
  f) controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale  e
promozione delle pari opportunita' sul territorio provinciale. 
  86. Le province di cui al  comma  3,  secondo  periodo,  esercitano
altresi' le seguenti ulteriori funzioni fondamentali: 
  a) cura dello sviluppo strategico  del  territorio  e  gestione  di
servizi in forma associata in base alle specificita'  del  territorio
medesimo; 
  b)  cura  delle  relazioni  istituzionali  con  province,  province
autonome, regioni, regioni a statuto speciale ed enti territoriali di
altri  Stati,  con  esse  confinanti  e  il  cui   territorio   abbia
caratteristiche montane, anche stipulando accordi e  convenzioni  con
gli enti predetti. 
  87. Le funzioni fondamentali di cui al comma 85 sono esercitate nei
limiti e secondo le modalita' stabilite dalla legislazione statale  e
regionale di settore, secondo la rispettiva competenza per materia ai
sensi  dell'articolo  117,  commi  secondo,  terzo  e  quarto,  della
Costituzione. 
  88. La provincia puo' altresi', d'intesa con i  comuni,  esercitare
le funzioni di predisposizione dei documenti  di  gara,  di  stazione
appaltante,  di  monitoraggio  dei  contratti  di   servizio   e   di
organizzazione di concorsi e procedure selettive. 
  89. Fermo restando quanto disposto dal comma  88,  lo  Stato  e  le
regioni, secondo le rispettive competenze, attribuiscono le  funzioni
provinciali diverse da quelle di  cui  al  comma  85,  in  attuazione
dell'articolo 118 della Costituzione, nonche' al fine  di  conseguire
le  seguenti  finalita':  individuazione   dell'ambito   territoriale
ottimale  di  esercizio  per  ciascuna  funzione;   efficacia   nello
svolgimento delle funzioni fondamentali da parte dei comuni  e  delle
unioni di comuni;  sussistenza  di  riconosciute  esigenze  unitarie;
adozione di forme di avvalimento e deleghe di esercizio tra gli  enti
territoriali coinvolti nel processo di riordino,  mediante  intese  o
convenzioni. Sono altresi' valorizzate forme di  esercizio  associato
di funzioni da parte  di  piu'  enti  locali,  nonche'  le  autonomie
funzionali. Le funzioni che nell'ambito del processo di riordino sono
trasferite dalle province ad altri enti  territoriali  continuano  ad
essere da esse esercitate fino  alla  data  dell'effettivo  avvio  di
esercizio da parte dell'ente subentrante; tale  data  e'  determinata
nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui al comma
92 per le funzioni di competenza statale ovvero  e'  stabilita  dalla
regione  ai  sensi  del  comma  95  per  le  funzioni  di  competenza
regionale. 
  90. Nello specifico caso in cui disposizioni  normative  statali  o
regionali di  settore  riguardanti  servizi  di  rilevanza  economica
prevedano l'attribuzione di funzioni di organizzazione  dei  predetti
servizi, di competenza comunale o provinciale, ad enti o  agenzie  in
ambito  provinciale  o  sub-provinciale,  si  applicano  le  seguenti
disposizioni, che costituiscono principi fondamentali della materia e
principi fondamentali di  coordinamento  della  finanza  pubblica  ai
sensi dell'articolo 117, terzo comma, della Costituzione: 
  a) il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di  cui  al
comma 92 ovvero le leggi statali o regionali, secondo  le  rispettive
competenze, prevedono la  soppressione  di  tali  enti  o  agenzie  e
l'attribuzione  delle  funzioni  alle  province  nel  nuovo   assetto
istituzionale, con tempi, modalita'  e  forme  di  coordinamento  con
regioni e comuni, da determinare nell'ambito del processo di riordino
di cui ai commi da 85 a 97,  secondo  i  principi  di  adeguatezza  e
sussidiarieta',  anche  valorizzando,  ove  possibile,  le  autonomie
funzionali; 
  b) per le regioni che  approvano  le  leggi  che  riorganizzano  le
funzioni di cui al presente comma, prevedendo la soppressione di  uno
o piu' enti o agenzie, sono individuate misure premiali  con  decreto
del Ministro dell'economia  e  delle  finanze,  di  concerto  con  il
Ministro  per  gli  affari  regionali,  previa  intesa  in  sede   di
Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28
agosto 1997, n.  281,  e  successive  modificazioni,  senza  nuovi  o
maggiori oneri per la finanza pubblica. 
  91. Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore  della  presente
legge,   sentite    le    organizzazioni    sindacali    maggiormente
rappresentative, lo Stato e le regioni individuano in modo  puntuale,
mediante accordo sancito nella Conferenza unificata, le  funzioni  di
cui al comma 89 oggetto del riordino e le relative competenze. 
  92. Entro il medesimo termine di cui al comma 91 e nel rispetto  di
quanto  previsto  dal  comma  96,  con  decreto  del  Presidente  del
Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'interno  e  del
Ministro per gli affari regionali, di concerto con i Ministri per  la
semplificazione e la pubblica amministrazione e dell'economia e delle
finanze,  sono  stabiliti,  previa  intesa  in  sede  di   Conferenza
unificata, i criteri generali per l'individuazione dei beni  e  delle
risorse finanziarie,  umane,  strumentali  e  organizzative  connesse
all'esercizio delle funzioni che devono essere trasferite,  ai  sensi
dei  commi  da  85  a  97,  dalle  province  agli  enti  subentranti,
garantendo i rapporti di  lavoro  a  tempo  indeterminato  in  corso,
nonche' quelli a tempo determinato in corso fino  alla  scadenza  per
essi  prevista.  In  particolare,   sono   considerate   le   risorse
finanziarie, gia' spettanti alle province ai sensi dell'articolo  119
della  Costituzione,  che  devono   essere   trasferite   agli   enti
subentranti per l'esercizio delle funzioni loro  attribuite,  dedotte
quelle necessarie alle funzioni fondamentali e fatto  salvo  comunque
quanto previsto dal comma 88. Sullo schema  di  decreto,  per  quanto
attiene  alle  risorse  umane,  sono  consultate  le   organizzazioni
sindacali maggiormente rappresentative. Il decreto del Presidente del
Consiglio dei ministri dispone  anche  direttamente  in  ordine  alle
funzioni amministrative  delle  province  in  materie  di  competenza
statale. 
  93. In caso di mancato raggiungimento dell'accordo di cui al  comma
91 ovvero di mancato raggiungimento dell'intesa di cui al  comma  92,
il decreto del Presidente  del  Consiglio  dei  ministri  di  cui  al
medesimo comma 92  dispone  comunque  sulle  funzioni  amministrative
delle province di competenza statale. 
  94. Al fine di tener conto degli effetti anche finanziari derivanti
dal trasferimento dell'esercizio delle funzioni, con il  decreto  del
Presidente del Consiglio dei ministri di  cui  al  comma  92  possono
essere modificati gli obiettivi del patto di stabilita' interno e  le
facolta' di assumere delle province e degli enti  subentranti,  fermo
restando  l'obiettivo  complessivo.   L'attuazione   della   presente
disposizione non deve determinare  nuovi  o  maggiori  oneri  per  la
finanza pubblica. 
  95. La regione, entro sei mesi dalla  data  di  entrata  in  vigore
della presente legge, provvede, sentite le  organizzazioni  sindacali
maggiormente rappresentative, a dare attuazione all'accordo di cui al
comma 91. Decorso il termine senza che la regione  abbia  provveduto,
si applica l'articolo 8 della legge 5 giugno 2003, n. 131. 
  96. Nei  trasferimenti  delle  funzioni  oggetto  del  riordino  si
applicano le seguenti disposizioni: 
  a) il personale  trasferito  mantiene  la  posizione  giuridica  ed
economica,  con  riferimento  alle  voci  del  trattamento  economico
fondamentale e accessorio, in godimento all'atto  del  trasferimento,
nonche' l'anzianita' di servizio maturata; le corrispondenti  risorse
sono  trasferite  all'ente  destinatario;  in   particolare,   quelle
destinate a finanziare le voci  fisse  e  variabili  del  trattamento
accessorio, nonche' la progressione  economica  orizzontale,  secondo
quanto previsto dalle  disposizioni  contrattuali  vigenti,  vanno  a
costituire specifici fondi,  destinati  esclusivamente  al  personale
trasferito,  nell'ambito  dei  piu'  generali  fondi  delle   risorse
decentrate del personale delle categorie e dirigenziale.  I  compensi
di produttivita',  la  retribuzione  di  risultato  e  le  indennita'
accessorie  del  personale  trasferito  rimangono  determinati  negli
importi goduti antecedentemente al trasferimento e non possono essere
incrementati   fino   all'applicazione   del   contratto   collettivo
decentrato  integrativo  sottoscritto   conseguentemente   al   primo
contratto collettivo nazionale di lavoro stipulato dopo  la  data  di
entrata in vigore della presente legge; 
  b) il trasferimento della proprieta' dei beni mobili e immobili  e'
esente da oneri fiscali; l'ente che  subentra  nei  diritti  relativi
alle partecipazioni societarie  attinenti  alla  funzione  trasferita
puo' provvedere alla dismissione con procedura semplificata stabilita
con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze; 
  c) l'ente che subentra nella funzione succede  anche  nei  rapporti
attivi e passivi in corso, compreso il contenzioso; il  trasferimento
delle risorse tiene conto anche delle passivita'; sono trasferite  le
risorse incassate relative a pagamenti  non  ancora  effettuati,  che
rientrano nei rapporti trasferiti; 
  d) gli effetti  derivanti  dal  trasferimento  delle  funzioni  non
rilevano, per gli enti subentranti,  ai  fini  della  disciplina  sui
limiti dell'indebitamento, nonche'  di  ogni  altra  disposizione  di
legge  che,  per  effetto   del   trasferimento,   puo'   determinare
inadempimenti  dell'ente  subentrante,  nell'ambito   di   variazioni
compensative a livello  regionale  ovvero  tra  livelli  regionali  o
locali e livello statale, secondo modalita' individuate  con  decreto
del Ministro dell'economia  e  delle  finanze,  di  concerto  con  il
Ministro per gli affari regionali, sentita la  Conferenza  unificata,
che stabilisce anche idonei strumenti di monitoraggio. 
  97. Il Governo e' delegato ad adottare, entro un anno dalla data di
entrata in vigore  del  decreto  del  Presidente  del  Consiglio  dei
ministri di cui al comma 92, uno o piu' decreti  legislativi,  previo
parere della Conferenza unificata, della Conferenza permanente per il
coordinamento della finanza pubblica e delle Commissioni parlamentari
competenti per materia, in materia di adeguamento della  legislazione
statale sulle funzioni e sulle competenze dello Stato  e  degli  enti
territoriali e di quella sulla finanza e sul patrimonio dei  medesimi
enti, nel rispetto dei seguenti principi e criteri direttivi: 
  a) salva la necessita' di  diversa  attribuzione  per  esigenze  di
tutela dell'unita' giuridica  ed  economica  della  Repubblica  e  in
particolare dei livelli essenziali delle  prestazioni  concernenti  i
diritti civili e sociali, applicazione  coordinata  dei  principi  di
riordino delle funzioni di cui alla presente legge e di quelli di cui
agli articoli 1 e 2 e ai capi II, III, IV, V  e  VII  della  legge  5
maggio 2009,  n.  42,  e  successive  modificazioni,  senza  nuovi  o
maggiori oneri per la finanza pubblica; 
  b) le risorse finanziarie, gia' spettanti alle  province  ai  sensi
dell'articolo 119 della Costituzione, dedotte quelle necessarie  alle
funzioni fondamentali e fatto salvo quanto previsto dai commi da 5  a
11,  sono  attribuite  ai  soggetti  che  subentrano  nelle  funzioni
trasferite, in relazione ai rapporti attivi e passivi  oggetto  della
successione, compresi i rapporti  di  lavoro  e  le  altre  spese  di
gestione. 
  98. Al commissario di cui  all'articolo  141  del  testo  unico,  e
successive modificazioni,  nonche'  ad  eventuali  sub-commissari  si
applica, per quanto compatibile, la disciplina  di  cui  all'articolo
38, comma 1-bis, del decreto  legislativo  8  luglio  1999,  n.  270,
nonche' quanto  previsto  dal  regolamento  di  cui  al  decreto  del
Ministro dello sviluppo economico 10 aprile 2013, n. 60,  in  materia
di  professionalita'  e  onorabilita'  dei  commissari  giudiziali  e
straordinari delle procedure di amministrazione  straordinaria  delle
grandi imprese in crisi.  Nei  confronti  degli  stessi  soggetti  si
applicano, altresi', le  disposizioni  del  testo  unico  di  cui  al
decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235. 
  99. I prefetti, nella nomina  dei  sub-commissari  a  supporto  dei
commissari straordinari dell'ente provincia, sono tenuti ad avvalersi
di  dirigenti  o  funzionari  del  comune  capoluogo,   senza   oneri
aggiuntivi. 
  100. In applicazione di quanto previsto dal comma 99, gli eventuali
sub-commissari nominati in base a criteri diversi decadono alla  data
di entrata in vigore della presente legge. 
  101.  Salvo  quanto  previsto  dai  commi  102  e  103,  la  citta'
metropolitana di Roma capitale e' disciplinata dalle  norme  relative
alle citta' metropolitane di cui alla presente legge. 
  102. Le disposizioni dei decreti legislativi 17 settembre 2010,  n.
156, 18 aprile 2012, n. 61, e 26 aprile 2013, n. 51, restano riferite
a Roma capitale, come definita dall'articolo 24, comma 2, della legge
5 maggio 2009, n. 42. 
  103. Lo statuto della citta' metropolitana di Roma capitale, con le
modalita' previste al comma 11, disciplina i rapporti tra  la  citta'
metropolitana, il  comune  di  Roma  capitale  e  gli  altri  comuni,
garantendo il migliore assetto delle funzioni che Roma e' chiamata  a
svolgere  quale  sede  degli  organi  costituzionali  nonche'   delle
rappresentanze diplomatiche degli Stati esteri, ivi presenti,  presso
la Repubblica italiana, presso lo Stato della Citta' del  Vaticano  e
presso le istituzioni internazionali. 
  104. I commi 4, 5 e 6 dell'articolo 19 del decreto-legge  6  luglio
2012, n. 95, convertito, con  modificazioni,  dalla  legge  7  agosto
2012, n. 135, e i commi da 1 a 13 dell'articolo 16 del  decreto-legge
13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14
settembre 2011, n. 148, e successive modificazioni, sono abrogati. 
  105. All'articolo 32 del testo unico, e  successive  modificazioni,
sono apportate le seguenti modificazioni: 
  a) il terzo periodo del comma 3 e'  sostituito  dal  seguente:  «Il
consiglio e' composto da un  numero  di  consiglieri  definito  nello
statuto, eletti dai singoli  consigli  dei  comuni  associati  tra  i
propri componenti, garantendo la  rappresentanza  delle  minoranze  e
assicurando la rappresentanza di ogni comune»; 
  b) il comma 4 e' sostituito dal seguente: 
  «4. L'unione ha potesta' statutaria e regolamentare e  ad  essa  si
applicano, in quanto compatibili e non derogati con  le  disposizioni
della legge recante disposizioni sulle  citta'  metropolitane,  sulle
province, sulle unioni e fusioni di comuni, i principi  previsti  per
l'ordinamento dei comuni, con particolare riguardo allo status  degli
amministratori, all'ordinamento finanziario e contabile, al personale
e all'organizzazione. Lo statuto dell'unione stabilisce le  modalita'
di funzionamento degli organi e ne disciplina i rapporti. In fase  di
prima istituzione lo statuto dell'unione e'  approvato  dai  consigli
dei comuni partecipanti e le successive modifiche sono approvate  dal
consiglio dell'unione»; 
    c) dopo il comma 5-bis e' inserito il seguente: 
  «5-ter.  Il  presidente  dell'unione  di  comuni  si   avvale   del
segretario di un comune facente parte  dell'unione,  senza  che  cio'
comporti l'erogazione di  ulteriori  indennita'  e,  comunque,  senza
nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Sono fatti salvi  gli
incarichi per le funzioni di segretario gia' affidati  ai  dipendenti
delle unioni o dei comuni anche ai sensi del comma 557  dell'articolo
1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311. Ai segretari delle unioni  di
comuni si applicano le disposizioni dell'articolo 8  della  legge  23
marzo 1981, n. 93, e successive modificazioni». 
  106. Per quanto non previsto dai commi 3, 4 e  5-ter  dell'articolo
32 del testo  unico,  come  modificati  dal  comma  105,  lo  statuto
dell'unione  di  comuni  deve  altresi'  rispettare  i  principi   di
organizzazione e di funzionamento e  le  soglie  demografiche  minime
eventualmente disposti con legge regionale e assicurare  la  coerenza
con gli ambiti territoriali dalle medesime previsti. 
  107. All'articolo 14 del  decreto-legge  31  maggio  2010,  n.  78,
convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122,  e
successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni: 
    a) il comma 28-bis e' sostituito dal seguente: 
  «28-bis. Per le unioni di cui al comma 28 si applica l'articolo  32
del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267,
e successive modificazioni»; 
    b) il comma 31 e' sostituito dal seguente: 
  «31. Il limite demografico minimo delle unioni e delle  convenzioni
di cui al presente articolo e' fissato in 10.000 abitanti, ovvero  in
3.000  abitanti  se  i  comuni  appartengono  o  sono  appartenuti  a
comunita' montane, fermo restando che, in tal caso, le unioni  devono
essere formate da almeno  tre  comuni,  e  salvi  il  diverso  limite
demografico ed eventuali deroghe in ragione di particolari condizioni
territoriali, individuati dalla regione. Il  limite  non  si  applica
alle unioni di comuni gia' costituite». 
  108.  Tutte  le  cariche  nell'unione  sono  esercitate  a   titolo
gratuito. 
  109. Per il primo mandato amministrativo, agli  amministratori  del
nuovo comune nato dalla fusione di piu' comuni cui hanno preso  parte
comuni  con  popolazione  inferiore   a   5.000   abitanti   e   agli
amministratori  delle  unioni  di  comuni  comprendenti  comuni   con
popolazione inferiore a 5.000 abitanti si applicano  le  disposizioni
in materia di ineleggibilita', incandidabilita',  inconferibilita'  e
incompatibilita' previste dalla legge per i  comuni  con  popolazione
inferiore a 5.000 abitanti. 
  110. Le seguenti attivita' possono essere svolte  dalle  unioni  di
comuni in forma associata anche per i comuni  che  le  costituiscono,
con le seguenti modalita': 
  a) le funzioni di responsabile anticorruzione  sono  svolte  da  un
funzionario nominato dal  presidente  dell'unione  tra  i  funzionari
dell'unione e dei comuni che la compongono; 
  b) le funzioni di responsabile per la trasparenza sono svolte da un
funzionario nominato dal  presidente  dell'unione  tra  i  funzionari
dell'unione e dei comuni che la compongono; 
  c) le funzioni dell'organo di revisione, per le unioni  formate  da
comuni che complessivamente non superano 10.000 abitanti, sono svolte
da un unico revisore e, per le unioni che superano tale limite, da un
collegio di revisori; 
  d) le funzioni  di  competenza  dell'organo  di  valutazione  e  di
controllo di gestione sono  attribuite  dal  presidente  dell'unione,
sulla base di apposito regolamento approvato dall'unione stessa. 
  111. Il  presidente  dell'unione  di  comuni,  ove  previsto  dallo
statuto, svolge le funzioni attribuite  al  sindaco  dall'articolo  2
della legge 7 marzo 1986, n. 65, nel territorio dei comuni che  hanno
conferito  all'unione  la   funzione   fondamentale   della   polizia
municipale. 
  112.  Qualora  i  comuni   appartenenti   all'unione   conferiscano
all'unione la funzione della protezione civile,  all'unione  spettano
l'approvazione e  l'aggiornamento  dei  piani  di  emergenza  di  cui
all'articolo 15, commi 3-bis e 3-ter, della legge 24  febbraio  1992,
n.  225,   nonche'   le   connesse   attivita'   di   prevenzione   e
approvvigionamento, mentre i  sindaci  dei  comuni  restano  titolari
delle funzioni di cui all'articolo 15, comma 3, della predetta  legge
n. 225 del 1992. 
  113. Le disposizioni di cui all'articolo 57, comma 1,  lettera  b),
del codice di procedura penale, e di cui  all'articolo  5,  comma  1,
della legge  7  marzo  1986,  n.  65,  relative  all'esercizio  delle
funzioni  di  polizia   giudiziaria   nell'ambito   territoriale   di
appartenenza del personale della  polizia  municipale,  si  intendono
riferite, in caso di esercizio associato delle  funzioni  di  polizia
municipale mediante unione di comuni, al territorio dei comuni in cui
l'unione esercita le funzioni stesse. 
  114. In caso di trasferimento di personale dal comune all'unione di
comuni,  le  risorse  gia'  quantificate  sulla  base  degli  accordi
decentrati e destinate nel precedente anno dal  comune  a  finanziare
istituti contrattuali collettivi ulteriori  rispetto  al  trattamento
economico fondamentale,  confluiscono  nelle  corrispondenti  risorse
dell'unione. 
  115. Le disposizioni normative previste per  i  piccoli  comuni  si
applicano alle unioni composte da comuni con popolazione inferiore  a
5.000 abitanti. 
  116. In caso di fusione di uno o piu' comuni, fermo restando quanto
previsto dall'articolo 16 del testo unico, il comune risultante dalla
fusione adotta uno statuto che puo' prevedere anche forme particolari
di collegamento tra il nuovo comune e le comunita' che  appartenevano
ai comuni oggetto della fusione. 
  117. L'articolo 15, comma 2, del  testo  unico  e'  sostituito  dal
seguente: 
  «2. I comuni che hanno dato avvio al  procedimento  di  fusione  ai
sensi  delle  rispettive  leggi  regionali   possono,   anche   prima
dell'istituzione del  nuovo  ente,  mediante  approvazione  di  testo
conforme da parte di tutti i consigli comunali, definire  lo  statuto
che entrera' in vigore con l'istituzione del nuovo comune e  rimarra'
vigente fino alle modifiche dello stesso da parte  degli  organi  del
nuovo comune istituito. Lo statuto del nuovo comune dovra'  prevedere
che alle comunita' dei comuni oggetto della fusione siano  assicurate
adeguate forme di partecipazione e di decentramento dei servizi». 
  118. Al comune istituito a seguito di  fusione  tra  comuni  aventi
ciascuno meno di 5.000 abitanti si applicano, in quanto  compatibili,
le norme di maggior favore, incentivazione e semplificazione previste
per i comuni con popolazione inferiore a  5.000  abitanti  e  per  le
unioni di comuni. 
  119. I comuni istituiti a seguito di fusione possono  utilizzare  i
margini di indebitamento  consentiti  dalle  norme  vincolistiche  in
materia a uno o piu' dei comuni originari e nei limiti degli  stessi,
anche nel caso in cui dall'unificazione  dei  bilanci  non  risultino
ulteriori possibili spazi di indebitamento per il nuovo ente. 
  120. Il commissario nominato per la gestione del  comune  derivante
da fusione e' coadiuvato, fino all'elezione dei nuovi organi,  da  un
comitato consultivo composto da coloro che, alla data dell'estinzione
dei comuni, svolgevano le funzioni di sindaco e senza maggiori  oneri
per la finanza pubblica. Il comitato  e'  comunque  consultato  sullo
schema  di  bilancio  e  sull'eventuale  adozione  di  varianti  agli
strumenti  urbanistici.  Il  commissario  convoca  periodicamente  il
comitato, anche su richiesta della maggioranza  dei  componenti,  per
informare sulle attivita' programmate e su quelle in corso. 
  121. Gli obblighi  di  esercizio  associato  di  funzioni  comunali
derivanti dal comma 28 dell'articolo 14 del decreto-legge  31  maggio
2010, n. 78, convertito, con modificazioni,  dalla  legge  30  luglio
2010, n. 122, e successive  modificazioni,  si  applicano  ai  comuni
derivanti da fusione entro i limiti stabiliti dalla legge  regionale,
che puo' fissare una diversa decorrenza o modularne i  contenuti.  In
mancanza di diversa normativa regionale, i comuni istituiti  mediante
fusione che raggiungono una popolazione  pari  o  superiore  a  3.000
abitanti, oppure a 2.000 abitanti se  appartenenti  o  appartenuti  a
comunita' montane,  e  che  devono  obbligatoriamente  esercitare  le
funzioni fondamentali dei comuni, secondo quanto previsto dal  citato
comma 28 dell'articolo 14, sono  esentati  da  tale  obbligo  per  un
mandato elettorale. 
  122. I consiglieri comunali cessati per effetto dell'estinzione del
comune derivante da fusione continuano a esercitare, fino alla nomina
dei nuovi rappresentanti da parte del  nuovo  comune,  gli  incarichi
esterni loro eventualmente attribuiti. Tutti i soggetti nominati  dal
comune estinto per fusione in  enti,  aziende,  istituzioni  o  altri
organismi continuano a esercitare il loro mandato  fino  alla  nomina
dei successori. 
  123. Le risorse destinate, nell'anno di estinzione del comune, alle
politiche di sviluppo delle risorse umane e  alla  produttivita'  del
personale di cui al contratto collettivo nazionale di lavoro relativo
al comparto regioni e autonomie locali del 1º aprile 1999, pubblicato
nel supplemento ordinario n. 81 alla Gazzetta Ufficiale n. 95 del  24
aprile 1999, dei comuni oggetto di fusione confluiscono, per l'intero
importo, a decorrere dall'anno di istituzione del nuovo comune, in un
unico fondo del nuovo comune avente medesima destinazione. 
  124. Salva diversa disposizione della legge regionale: 
  a) tutti gli atti normativi, i piani, i regolamenti, gli  strumenti
urbanistici e i bilanci dei comuni oggetto della fusione vigenti alla
data di estinzione dei comuni restano in vigore, con riferimento agli
ambiti territoriali e alla relativa popolazione  dei  comuni  che  li
hanno  approvati,  fino  alla  data  di   entrata   in   vigore   dei
corrispondenti atti del commissario o degli organi del nuovo comune; 
  b) alla data  di  istituzione  del  nuovo  comune,  gli  organi  di
revisione contabile dei comuni estinti  decadono.  Fino  alla  nomina
dell'organo di revisione contabile del nuovo comune le funzioni  sono
svolte provvisoriamente dall'organo di revisione contabile in carica,
alla  data  dell'estinzione,  nel  comune  di   maggiore   dimensione
demografica; 
  c) in assenza di uno statuto provvisorio, fino alla data di entrata
in vigore dello  statuto  e  del  regolamento  di  funzionamento  del
consiglio  comunale  del  nuovo  comune  si  applicano,   in   quanto
compatibili, le disposizioni  dello  statuto  e  del  regolamento  di
funzionamento  del  consiglio  comunale  del   comune   di   maggiore
dimensione demografica tra quelli estinti. 
  125. Il comune risultante da fusione: 
  a) approva il bilancio di previsione, in deroga a  quanto  previsto
dall'articolo 151, comma 1, del testo  unico,  entro  novanta  giorni
dall'istituzione o  dal  diverso  termine  di  proroga  eventualmente
previsto per l'approvazione dei bilanci e  fissato  con  decreto  del
Ministro dell'interno; 
  b) ai fini dell'applicazione dell'articolo 163 del testo unico, per
l'individuazione degli stanziamenti dell'anno precedente assume  come
riferimento  la  sommatoria  delle  risorse  stanziate  nei   bilanci
definitivamente approvati dai comuni estinti; 
  c) approva il rendiconto di bilancio dei comuni estinti, se  questi
non hanno gia' provveduto, e subentra negli adempimenti relativi alle
certificazioni del patto di stabilita' e delle dichiarazioni fiscali. 
  126. Ai fini di cui all'articolo 37, comma 4, del testo  unico,  la
popolazione del nuovo comune corrisponde alla somma delle popolazioni
dei comuni estinti. 
  127. Dalla data  di  istituzione  del  nuovo  comune  e  fino  alla
scadenza naturale resta valida, nei documenti dei cittadini  e  delle
imprese, l'indicazione della residenza con  riguardo  ai  riferimenti
dei comuni estinti. 
  128. L'istituzione del nuovo  comune  non  priva  i  territori  dei
comuni estinti dei benefici che a essi si riferiscono,  stabiliti  in
loro  favore  dall'Unione  europea  e   dalle   leggi   statali.   Il
trasferimento della proprieta' dei beni mobili e immobili dai  comuni
estinti al nuovo comune e' esente da oneri fiscali. 
  129. Nel nuovo comune istituito  mediante  fusione  possono  essere
conservati  distinti  codici  di  avviamento   postale   dei   comuni
preesistenti. 
  130. I comuni possono promuovere il procedimento di  incorporazione
in un comune contiguo. In tal caso, fermo  restando  il  procedimento
previsto dal comma 1 dell'articolo 15  del  testo  unico,  il  comune
incorporante conserva la propria personalita',  succede  in  tutti  i
rapporti giuridici al comune incorporato e gli organi di quest'ultimo
decadono alla data di entrata in  vigore  della  legge  regionale  di
incorporazione. Lo statuto del comune incorporante prevede  che  alle
comunita' del comune  cessato  siano  assicurate  adeguate  forme  di
partecipazione e di  decentramento  dei  servizi.  A  tale  scopo  lo
statuto e' integrato entro tre mesi dalla data di entrata  in  vigore
della legge regionale di incorporazione. Le  popolazioni  interessate
sono sentite ai fini dell'articolo 133  della  Costituzione  mediante
referendum  consultivo  comunale,  svolto   secondo   le   discipline
regionali e prima che i consigli comunali  deliberino  l'avvio  della
procedura di richiesta alla regione di incorporazione.  Nel  caso  di
aggregazioni di comuni mediante incorporazione e'  data  facolta'  di
modificare anche la denominazione del  comune.  Con  legge  regionale
sono definite le ulteriori modalita' della procedura di  fusione  per
incorporazione. 
  131.  Le  regioni,  nella  definizione  del  patto  di   stabilita'
verticale, possono individuare idonee misure volte a  incentivare  le
unioni e le fusioni di comuni, fermo restando l'obiettivo di  finanza
pubblica attribuito alla medesima regione. 
  132. I comuni risultanti da una fusione, ove istituiscano municipi,
possono mantenere tributi e tariffe differenziati  per  ciascuno  dei
territori degli enti preesistenti alla fusione,  non  oltre  l'ultimo
esercizio finanziario del  primo  mandato  amministrativo  del  nuovo
comune. 
  133. I comuni risultanti  da  una  fusione  hanno  tempo  tre  anni
dall'istituzione  del  nuovo  comune  per  adeguarsi  alla  normativa
vigente che  prevede  l'omogeneizzazione  degli  ambiti  territoriali
ottimali di gestione e la razionalizzazione  della  partecipazione  a
consorzi, aziende e societa' pubbliche  di  gestione,  salve  diverse
disposizioni specifiche di maggior favore. 
  134. Per l'anno 2014, e' data priorita' nell'accesso  alle  risorse
di cui all'articolo 18, comma 9, del decreto-legge 21 giugno 2013, n.
69, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n.  98,
ai progetti presentati dai comuni istituiti  per  fusione  nonche'  a
quelli presentati dalle unioni di comuni. 
  135. All'articolo 16, comma 17, del decreto-legge 13  agosto  2011,
n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011,
n. 148, sono apportate le seguenti modificazioni: 
  a) le lettere a) e b) sono sostituite dalle seguenti: 
  «a) per  i  comuni  con  popolazione  fino  a  3.000  abitanti,  il
consiglio comunale e' composto,  oltre  che  dal  sindaco,  da  dieci
consiglieri e il numero massimo degli assessori e' stabilito in due; 
  b) per i comuni con popolazione superiore a 3.000 e fino  a  10.000
abitanti, il consiglio comunale e' composto, oltre che  dal  sindaco,
da dodici consiglieri e il numero massimo di assessori  e'  stabilito
in quattro»; 
  b) le lettere c) e d) sono abrogate. 
  136. I comuni interessati dalla disposizione di cui  al  comma  135
provvedono, prima di applicarla, a rideterminare con propri atti  gli
oneri  connessi  con  le  attivita'  in  materia  di   status   degli
amministratori locali, di cui al titolo III,  capo  IV,  della  parte
prima del testo unico,  al  fine  di  assicurare  l'invarianza  della
relativa  spesa  in  rapporto  alla  legislazione   vigente,   previa
specifica attestazione del collegio dei revisori dei conti. 
  137. Nelle giunte dei comuni  con  popolazione  superiore  a  3.000
abitanti, nessuno dei due sessi puo' essere rappresentato  in  misura
inferiore al 40 per cento, con arrotondamento aritmetico. 
  138. Ai comuni  con  popolazione  fino  a  3.000  abitanti  non  si
applicano le disposizioni di cui ai commi 2 e 3 dell'articolo 51  del
testo unico; ai sindaci dei medesimi comuni e' comunque consentito un
numero massimo di tre mandati. 
  139. All'articolo 13, comma 3, primo periodo, del decreto-legge  13
agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni,  dalla  legge  14
settembre 2011, n. 148, le parole: «5.000 abitanti»  sono  sostituite
dalle seguenti: «15.000 abitanti». 
  140. Il Governo e' delegato ad adottare, entro un anno  dalla  data
di entrata in vigore della presente legge, su proposta  del  Ministro
dell'interno e del Ministro per gli affari regionali, di concerto con
il Ministro dell'economia e delle  finanze,  un  decreto  legislativo
recante la disciplina  organica  delle  disposizioni  concernenti  il
comune di Campione d'Italia, secondo le modalita' e i  principi  e  i
criteri direttivi di cui all'articolo 20 della legge 15  marzo  1997,
n. 59, e successive modificazioni, nonche' nel rispetto del  seguente
principio e criterio direttivo: riordino delle  specialita'  presenti
nelle disposizioni vigenti in ragione della collocazione territoriale
separata del predetto comune e della  conseguente  peculiare  realta'
istituzionale, socio-economica,  urbanistica,  valutaria,  sanitaria,
doganale, fiscale e finanziaria. 
  141. Dall'attuazione del comma 140  non  devono  derivare  nuovi  o
maggiori oneri per la finanza pubblica. 
  142. All'articolo 1, comma 1, e  all'articolo  2,  comma  1,  della
legge 7 giugno 1991, n. 182, e successive modificazioni,  le  parole:
«e provinciali» sono soppresse. 
  143. Il comma 115 dell'articolo 1 della legge 24 dicembre 2012,  n.
228, e' abrogato. 
  144. Le regioni sono tenute ad  adeguare  la  propria  legislazione
alle disposizioni della presente legge entro dodici mesi  dalla  data
della sua entrata in vigore. 
  145. Entro dodici mesi  dalla  data  di  entrata  in  vigore  della
presente legge, le regioni a statuto speciale Friuli-Venezia Giulia e
Sardegna e la Regione siciliana adeguano i propri ordinamenti interni
ai principi della medesima legge. Le disposizioni di cui ai commi  da
104  a  141  sono  applicabili  nelle  regioni  a  statuto   speciale
Trentino-Alto Adige e Valle d'Aosta compatibilmente con le norme  dei
rispettivi statuti e con le relative norme di attuazione,  anche  con
riferimento alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3. 
  146. Con riferimento alle  citta'  metropolitane  e  alle  province
trasformate ai sensi della presente legge, fino a una  revisione  del
patto di stabilita' che tenga conto delle funzioni a esse attribuite,
i nuovi enti sono  tenuti  a  conseguire  gli  obiettivi  di  finanza
pubblica assegnati alle province di cui alla legislazione  previgente
ovvero alle quali subentrano. 
  147. Fermi restando gli interventi di riduzione organizzativa e gli
obiettivi complessivi di economicita'  e  di  revisione  della  spesa
previsti dalla legislazione vigente, il livello provinciale  e  delle
citta' metropolitane non costituisce ambito territoriale obbligatorio
o di necessaria corrispondenza per l'organizzazione periferica  delle
pubbliche    amministrazioni.    Conseguentemente    le     pubbliche
amministrazioni riorganizzano la propria rete periferica individuando
ambiti  territoriali  ottimali  di  esercizio  delle   funzioni   non
obbligatoriamente  corrispondenti  al  livello  provinciale  o  della
citta'  metropolitana.  La  riorganizzazione  avviene  secondo  piani
adottati dalle pubbliche amministrazioni entro sei mesi dalla data di
entrata in vigore della presente legge; i piani  sono  comunicati  al
Ministero dell'economia e delle finanze,  al  Ministero  dell'interno
per il coordinamento della logistica sul territorio,  al  Commissario
per  la  revisione  della  spesa  e  alle  Commissioni   parlamentari
competenti per materia e per i profili finanziari. I piani indicano i
risparmi  attesi  dalla  riorganizzazione  nel  successivo  triennio.
Qualora le amministrazioni statali o gli enti pubblici nazionali  non
presentino i predetti piani nel termine indicato, il  Presidente  del
Consiglio dei ministri nomina, senza nuovi o maggiori  oneri  per  il
bilancio dello Stato, un commissario per la redazione del piano. 
  148. Le disposizioni della presente legge non modificano  l'assetto
territoriale degli ordini, dei collegi professionali e  dei  relativi
organismi  nazionali  previsto  dalle  rispettive  leggi  istitutive,
nonche'  delle  camere  di  commercio,   industria,   artigianato   e
agricoltura. 
  149.  Al  fine  di  procedere  all'attuazione  di  quanto  previsto
dall'articolo 9 del decreto-legge 6 luglio 2012, n.  95,  convertito,
con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012,  n.  135,  nonche'  per
accompagnare e sostenere l'applicazione degli interventi  di  riforma
di cui alla presente legge, il  Ministro  per  gli  affari  regionali
predispone, entro sessanta giorni dalla data  di  entrata  in  vigore
della presente legge e senza nuovi o maggiori oneri  per  la  finanza
pubblica,  appositi  programmi  di  attivita'  contenenti   modalita'
operative  e  altre  indicazioni  finalizzate  ad  assicurare,  anche
attraverso la nomina di commissari, il rispetto dei termini  previsti
per gli adempimenti di cui alla presente  legge  e  la  verifica  dei
risultati  ottenuti.  Su  proposta  del  Ministro  per   gli   affari
regionali, con  accordo  sancito  nella  Conferenza  unificata,  sono
stabilite le modalita' di  monitoraggio  sullo  stato  di  attuazione
della riforma. 
  150. Dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi
o maggiori oneri per la finanza pubblica. 
  151. La presente legge entra  in  vigore  il  giorno  successivo  a
quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. 
  La presente legge, munita del sigillo dello Stato,  sara'  inserita
nella  Raccolta  ufficiale  degli  atti  normativi  della  Repubblica
italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla
osservare come legge dello Stato. 
    Data a Roma, addi' 7 aprile 2014 

                             NAPOLITANO 

                                Renzi, Presidente del  Consiglio  dei
                                ministri 

                                Alfano, Ministro dell'interno 

                                Lanzetta,  Ministro  per  gli  affari
                                regionali 

                                Boschi,  Ministro  per   le   riforme
                                costituzionali e i  rapporti  con  il
                                Parlamento  

Visto, il Guardasigilli: Orlando
                                                           Allegato A 

                                               (articolo 1, comma 34) 

Criteri e operazioni per la determinazione dell'indice ponderato  cui
  e' commisurato il voto per l'elezione degli organi  elettivi  delle
  citta' metropolitane e delle province 

  Per la determinazione  degli  indici  di  ponderazione  relativi  a
ciascuna citta' metropolitana  e  a  ciascuna  provincia  si  procede
secondo le seguenti operazioni: 
    a) con riferimento alla popolazione legale accertata e alle fasce
demografiche in cui sono ripartiti i comuni ai sensi del comma 33  si
determina  il  totale  della  popolazione  di  ciascuna  delle  fasce
demografiche cui appartengono i comuni della citta'  metropolitana  o
della provincia, la cui somma costituisce il totale della popolazione
della citta' metropolitana o della provincia; 
    b) per ciascuna delle suddette fasce demografiche,  si  determina
il valore percentuale, calcolato sino alla terza cifra decimale,  del
rapporto fra la popolazione  di  ciascuna  fascia  demografica  e  la
popolazione dell'intera citta' metropolitana o provincia; 
    c) qualora il valore percentuale del rapporto fra la  popolazione
di un comune e la  popolazione  dell'intera  citta'  metropolitana  o
provincia sia maggiore di 45, il valore  percentuale  del  comune  e'
ridotto a detta cifra; il valore percentuale eccedente  e'  assegnato
in aumento al valore percentuale delle  fasce  demografiche  cui  non
appartiene il comune, ripartendolo fra queste in misura proporzionale
alla rispettiva popolazione; 
    d)  qualora  per  una  o  piu'  fasce  demografiche   il   valore
percentuale di cui alla lettera b),  eventualmente  rideterminato  ai
sensi della lettera c), sia maggiore di  35,  il  valore  percentuale
della fascia demografica e' ridotto a detta cifra; e' esclusa da tale
riduzione la fascia demografica cui appartiene il comune di cui  alla
lettera c); il valore percentuale eccedente e' assegnato  in  aumento
al valore percentuale delle altre fasce demografiche  della  medesima
citta' metropolitana, ovvero della provincia, ripartendolo fra queste
in misura proporzionale alla rispettiva popolazione, in modo tale che
il valore percentuale di nessuna di esse superi comunque la cifra 35;
e' esclusa da tale operazione la fascia demografica cui appartiene il
comune di cui alla lettera c); 
    e) si determina infine l'indice di ponderazione  del  voto  degli
elettori dei comuni di ciascuna fascia demografica;  tale  indice  e'
dato, con approssimazione alla terza cifra  decimale,  dal  risultato
della divisione  del  valore  percentuale  determinato  per  ciascuna
fascia demografica, secondo quanto stabilito dalla lettera c), ovvero
d),  per  il  numero  complessivo  dei  sindaci  e  dei   consiglieri
appartenenti  alla  medesima  fascia  demografica,  moltiplicato  per
1.000.

Nota 7 aprile 2014, Prot. n. 2494

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per l’Istruzione
Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e per l’Autonomia Scolastica
– Ufficio Sesto –

AI DIRIGENTI DEGLI ISTITUTI SCOLASTICI STATALI DI ISTRUZIONE SECONDARIA DI SECONDO GRADO
LORO SEDI
p.c.
AI DIRETTORI GENERALI DEGLI UFFICI SCOLASTICI REGIONALI
LORO SEDI
ALLA DIREZIONE GENERALE PER GLI STUDI, LA STATISTICA E I SISTEMI INFORMATIVI
SEDE

Oggetto: Domande di partecipazione (modello ES-1) alle commissioni di esame di Stato del secondo ciclo.

Sono pervenute numerose richieste di riapertura dei termini per la verifica dei modelli ES-1 da parte di Uffici provinciali che non hanno completato la verifica e convalida delle istanze di partecipazione agli esami di Stato – modelli ES-1.
Considerata la necessità della completa verifica di tutte le domande di partecipazione, al fine di garantire il corretto funzionamento della procedura di nomina, in via eccezionale, si stabilisce una nuova riapertura delle funzioni per la gestione dei modelli ES-1.
Pertanto, saranno nuovamente disponibili a Scuole e Uffici provinciali dal giorno 9 aprile al giorno 12 aprile le funzionalità SIDI per la gestione dei modelli ES-1 e per la verifica e convalida degli stessi.

Il Direttore Generale
Carmela Palumbo

Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 81

Gazzetta Ufficiale

Sommario

LEGGI ED ALTRI ATTI NORMATIVI

 


LEGGE 7 aprile 2014, n. 56


Disposizioni sulle citta’ metropolitane, sulle province, sulle unioni
e fusioni di comuni. (14G00069)

 

 

Pag. 1

 

 

MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE

 


DECRETO 20 febbraio 2014, n. 57


Regolamento concernente l’individuazione delle modalita’ in base alle
quali si tiene conto del rating di legalita’ attribuito alle imprese
ai fini della concessione di finanziamenti da parte delle pubbliche
amministrazioni e di accesso al credito bancario, ai sensi
dell’articolo 5-ter, comma 1, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n.
1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27.
(14G00068)

 

 

Pag. 23

 

 

DECRETI, DELIBERE E ORDINANZE MINISTERIALI

 


DECRETO 26 febbraio 2014


Rideterminazione del cofinanziamento nazionale pubblico a carico del
Fondo di rotazione di cui alla legge n. 183/1987 per il Programma
Operativo Regionale (POR) Calabria FESR dell’obiettivo Convergenza,
programmazione 2007-2013, per le annualita’ dal 2007 al 2013 al netto
del prefinanziamento. (Decreto n. 15/2014). (14A02679)

 

 

Pag. 28

 

 

 


DECRETO 26 febbraio 2014


Cofinanziamento nazionale a carico del Fondo di rotazione di cui alla
legge n. 183/1987 del progetto TRIGGER (Transforming Institutions
Generating Gender Equality in Research) nell’ambito del VII Programma
quadro, 2007-2013, per la ricerca e lo sviluppo tecnologico
(Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per le pari
opportunita’). (Decreto n. 14/2014). (14A02680)

 

 

Pag. 30

 

 

 


DECRETO 26 febbraio 2014


Cofinanziamento nazionale dei programmi concernenti azioni di
informazione e di promozione dei prodotti agricoli nei paesi terzi,
di cui al Regolamento CE n. 501/2008 Dec. C(2012) 4334 del 28 giugno
2012, seconda annualita’, ai sensi della legge n. 183/1987. (Decreto
n. 13/2014). (14A02681)

 

 

Pag. 31

 

 

 


DECRETO 26 febbraio 2014


Cofinanziamento nazionale dei programmi concernenti azioni di
informazione e di promozione dei prodotti agricoli nei paesi terzi,
di cui al Regolamento CE n. 501/2008 Dec. C(2013) 2261 del 25 aprile
2013, prima annualita’, ai sensi della legge n. 183/1987. (Decreto n.
12/2014). (14A02682)

 

 

Pag. 32

 

 

 


DECRETO 26 febbraio 2014


Cofinanziamento nazionale del programma di azioni dirette a
migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione
dei prodotti dell’apicoltura, di cui al Regolamento CE n. 1234/2007,
per la campagna 2013-2014, ai sensi della legge n. 183/1987. (Decreto
n. 11/2014). (14A02683)

 

 

Pag. 33

 

 

 


DECRETO 26 febbraio 2014


Integrazione del cofinanziamento nazionale dell’annualita’ 2013
relativa al programma di controllo dell’attivita’ di pesca, di cui al
regolamento CEE n. 2847/93, e successive modificazioni ed
integrazioni, ai sensi della legge n. 183/1987. (Decreto n. 10/2014).
(14A02684)

 

 

Pag. 34

 

 

 


DECRETO 28 febbraio 2014


Riparto degli spazi finanziari attribuiti agli enti locali per
sostenere pagamenti di debiti in conto capitale, in attuazione dei
commi 546 e seguenti, dell’articolo 1 della legge 27 dicembre 2013,
n. 147. (14A02730)

 

 

Pag. 37

 

 

MINISTERO DELLA SALUTE

 


DECRETO 28 febbraio 2014


Indizione della «Giornata per la donazione degli organi» per l’anno
2014. (14A02695)

 

 

Pag. 75

 

 

 


DECRETO 18 marzo 2014


Disposizioni derivanti dall’emanazione del regolamento di esecuzione
(UE) n. 955/2013 della Commissione del 4 ottobre 2013, che approva il
propiconazolo come principio attivo esistente destinato ad essere
utilizzato nei biocidi del tipo di prodotto 9. (14A02667)

 

 

Pag. 75

 

 

 


DECRETO 18 marzo 2014


Disposizioni derivanti dall’emanazione del regolamento di esecuzione
(UE) n. 1038/2013 della Commissione del 24 ottobre 2013, che approva
il tebuconazolo come principio attivo esistente destinato ad essere
utilizzato nei biocidi del tipo di prodotto 7 e 10. (14A02676)

 

 

Pag. 76

 

 

MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI

 


DECRETO 27 dicembre 2013


Approvazione dell’elenco degli interventi ammessi al finanziamento
del Primo Programma «6000 Campanili». (14A02773)

 

 

Pag. 78

 

 

MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

 


DECRETO 20 marzo 2014


Iscrizione di varieta’ ortive nel relativo Registro nazionale.
(14A02697)

 

 

Pag. 81

 

 

 


DECRETO 21 marzo 2014


Riconoscimento dell’idoneita’ al Centro «Studio Agronomico Associato
Agriplan», ad effettuare prove ufficiali di campo, finalizzate alla
produzione di dati di efficacia. (14A02696)

 

 

Pag. 82

 

 

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

 


DECRETO 27 marzo 2014


Modifiche al decreto 19 marzo 2014 recante i termini e le modalita’
di presentazione delle domande di agevolazione in favore di programmi
di investimento finalizzati alla riduzione dei consumi energetici
all’interno delle attivita’ produttive localizzate nelle regioni
Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. (14A02734)

 

 

Pag. 84

 

 

DECRETI E DELIBERE DI ALTRE AUTORITA’

COMITATO INTERMINISTERIALE PER LA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA

 


DELIBERA 8 novembre 2013


Interventi nel settore dei sistemi di trasporto rapido di massa.
(Delibera n. 75/2013). (14A02666)

 

 

Pag. 87

 

 

 


DELIBERA 17 dicembre 2013


Programma delle infrastrutture strategiche (legge n. 443/2001). Asse
viario Marche Umbria e quadrilatero di penetrazione interna. Aree
leader facenti parte del piano di area vasta: reiterazione del
vincolo preordinato all’esproprio. (Delibera n. 89/2013). (14A02675)

 

 

Pag. 93

 

 

 


DELIBERA 17 dicembre 2013


Programma delle infrastrutture strategiche (legge n. 443/2001). Linea
ferroviaria Bari Taranto: raddoppio della tratta Bari S.
Andrea-Bitetto; nuova approvazione del progetto definitivo ai soli
fini della dichiarazione di pubblica utilita’ (CUP J71H92000030008).
(Delibera n. 90/2013). (14A02735)

 

 

Pag. 97

 

 

UNIVERSITA’ DI TERAMO

 


DECRETO RETTORALE 19 marzo 2014


Modificazioni allo Statuto. (14A02674)

 

 

Pag. 102

 

 

ESTRATTI, SUNTI E COMUNICATI

AUTORITA’ DI BACINO DEL FIUME TEVERE

 


COMUNICATO


Adozione degli aggiornamenti al testo delle Norme Tecniche di
Attuazione del Piano di bacino del fiume Tevere – VI stralcio
funzionale P.S. 6 per l’assetto idrogeologico P.A.I. (14A02677)

 

 

Pag. 103

 

 

 


COMUNICATO


Adozione delle modifiche al Piano di bacino del fiume Tevere – VI
stralcio funzionale P.S. 6 per l’assetto idrogeologico P.A.I.
(14A02678)

 

 

Pag. 103

 

 

MINISTERO DELLA SALUTE

 


COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
veterinario «Libbox». (14A02706)

 

 

Pag. 104

 

 

 


COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
veterinario «Libbox». (14A02707)

 

 

Pag. 104

 

 

 


COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
veterinario «Enroxal Max». (14A02708)

 

 

Pag. 105

 

 

 


COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Libromide». (14A02709)

 

 

Pag. 105

 

 

MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI

 


COMUNICATO


Terzo elenco, di cui al punto 3.4 dell’allegato I del decreto 4
febbraio 2011, dei «soggetti formatori» e delle «aziende autorizzate»
ad effettuare i lavori sotto tensione di cui all’articolo 82, comma
1, lettera c), del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 come
modificato e integrato dal decreto legislativo 3 agosto 2009, n. 106.
(14A02774)

 

 

Pag. 105

 

 

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

 


COMUNICATO


Deposito del bilancio finale della liquidazione, del rendiconto della
gestione e della relazione del Comitato di sorveglianza della
societa’ Oncohospital in amministrazione straordinaria, in Bari.
(14A02736)

 

 

Pag. 105

 

 

 


COMUNICATO


Comunicato relativo ai finanziamenti per l’acquisto di nuovi
macchinari, impianti e attrezzature da parte di piccole e medie
imprese. (14A02737)

 

 

Pag. 105

 

 

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

 


COMUNICATO


Avviso relativo alla nomina del prefetto dott. Vittorio Piscitelli a
Commissario straordinario di Governo. (14A02733)

 

 

Pag. 106

 

 

RETTIFICHE

 


ERRATA-CORRIGE


Comunicato relativo al decreto del Presidente del Consiglio dei
ministri 24 gennaio 2014, recante: «Autorizzazione all’Avvocatura
dello Stato ad assumere la rappresentanza e difesa della Gestione
commissariale straordinaria per la regolazione del servizio idrico
integrato della Sardegna nei giudizi attivi e passivi avanti alle
autorita’ giudiziarie, i collegi arbitrali, le giurisdizioni
amministrative e speciali.». (Decreto pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale – serie generale – n. 67 del 21 marzo 2014). (14A02753)

 

 

Pag. 106

 

 

 


ERRATA-CORRIGE


Comunicato relativo al decreto-legge 28 marzo 2014, n. 47, recante:
«Misure urgenti per l’emergenza abitativa, per il mercato delle
costruzioni e per Expo 2015.». (Decreto-legge pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale – serie generale – n. 73 del 28 marzo 2014).
(14A02903)

 

 

Pag. 106

 

 

SUPPLEMENTI ORDINARI

AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO

 


COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
umano «Levotiroxina Norpharm». (14A02520)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
umano «Flutiformo». (14A02521)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
umano «Ezemantis». (14A02522)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
umano «Escitalopram Eurogenerici». (14A02523)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
umano «Memantina Macleods». (14A02524)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
umano «Limeciclina Nrim» (14A02525)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
umano «Sildenafil Torrent» (14A02526)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
umano «Lansoprazolo Salvat» (14A02527)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
umano «Leponex» (14A02529)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
umano «Fexofenadina Sanofi-Aventis» (14A02528)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
umano «Donepezil Ipca». (14A02530)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
umano «Donepezil Tecnigen». (14A02531)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
umano «Ciqorin». (14A02532)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
umano «Carbidopa e Levodopa Accord». (14A02533)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
umano «Calcio Carbonato e Vitamina D3 Calcimed». (14A02534)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso umano «Donepezil Alter». (14A02536)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso umano «Unipril». (14A02535)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso umano «Uniprildiur» (14A02538)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso umano «Ceftriaxone Eld» (14A02539)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso umano «Typhim VI». (14A02537)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso umano «Ceftriaxone Eld Pharma» (14A02540)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Rinnovo dell’autorizzazione all’immissione in commercio, secondo
procedura decentrata, del medicinale per uso umano «Ferro Saccarato
FME», con conseguente modifica stampati. (14A02541)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Revoca, su rinuncia, dell’autorizzazione all’immissione in commercio
del medicinale per uso umano «Montelukast Siegfried». (14A02542)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Revoca, su rinuncia, dell’autorizzazione all’immissione in commercio
del medicinale per uso umano «Xyloplyina con Adrenalina». (14A02543)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Revoca, su rinuncia, dell’autorizzazione all’immissione in commercio
del medicinale per uso umano «Tivister» (14A02546)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Revoca, su rinuncia, dell’autorizzazione all’immissione in commercio
del medicinale per uso umano «Cineteo» (14A02547)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Revoca, su rinuncia, dell’autorizzazione all’immissione in commercio
del medicinale per uso umano «Cinetic» (14A02544)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Revoca, su rinuncia, dell’autorizzazione all’immissione in commercio
del medicinale per uso umano «Tiroide Vister». (14A02545)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Importazione parallela del medicinale per uso umano «Pantorc»
(14A02548)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Importazione parallela del medicinale per uso umano «Yasmin»
(14A02550)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Importazione parallela del medicinale per uso umano «Cardura»
(14A02549)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Importazione parallela del medicinale per uso umano «Nimotop»
(14A02551)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Importazione parallela del medicinale per uso umano «Pantorc»
(14A02552)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Proroga smaltimento scorte del medicinale per uso umano «Paroxetina
Hexal» (14A02553)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Proroga smaltimento scorte del medicinale per uso umano
«Metronidazolo Baxter 0,5%» (14A02554)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Proroga smaltimento scorte del medicinale per uso umano
«Ciprofloxacina Doc Generici» (14A02556)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Proroga smaltimento scorte del medicinale per uso umano «Risedronato
Mylan» (14A02555)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

 

 

 

 


COMUNICATO


Proroga smaltimento scorte del medicinale per uso umano «Tacrolimus
Mylan Generics» (14A02557)

 

(Suppl. Ordinario n. 34)

Decreto-Legge 7 aprile 2014, n. 58

Decreto-Legge 7 aprile 2014, n. 58

Misure urgenti per garantire il  regolare  svolgimento  del  servizio
scolastico. (14G00074)

(GU n.82 del 8-4-2014)

 Vigente al: 8-4-2014
 

                   IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 

  Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione; 
  Ritenuta la straordinaria necessita' di adottare  misure  d'urgenza
volte a garantire il regolare  svolgimento  del  servizio  scolastico
sull'intero territorio nazionale; 
  Ritenuta, in particolare, la straordinaria necessita' ed urgenza di
emanare, nelle more della rinnovazione e del completamento, a seguito
di annullamento giurisdizionale, della procedura concorsuale a  posti
di dirigente scolastico, di cui al decreto direttoriale del 13 luglio
2011, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale - 4ª serie speciale - n. 56
del  15  luglio  2011,  disposizioni  finalizzate  a  consentire   la
continuita'  dell'esercizio  delle  funzioni  dirigenziali,  in   via
transitoria  e  nelle  sedi  di  assegnazione,  dai   soggetti   gia'
dichiarati vincitori delle medesime procedure concorsuali; 
  Ritenuta, altresi',  la  straordinaria  necessita'  ed  urgenza  di
consentire la regolare conclusione dell'anno scolastico  in  ambienti
in cui siano garantite idonee  condizioni  igienico-sanitarie,  nelle
regioni in cui non e' ancora attiva la convenzione-quadro Consip  per
l'affidamento dei servizi di pulizia e altri servizi ausiliari; 
  Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri,  adottata  nella
riunione del 31 marzo 2014; 
  Sulla proposta del Presidente del  Consiglio  dei  Ministri  e  del
Ministro dell'istruzione, dell'universita' e della ricerca; 

                                Emana 

                     il seguente decreto-legge: 

                               Art. 1 

Disposizioni  urgenti  per  il  corretto  svolgimento  dell'attivita'
                             scolastica 

  1. Al fine di garantire l'esercizio della funzione  dirigenziale  a
seguito di annullamento giurisdizionale della procedura concorsuale a
posti di dirigente scolastico, di cui al decreto direttoriale del  13
luglio 2011, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale - 4ª serie  speciale
- n. 56 del 15 luglio 2011, il personale in servizio con contratto  a
tempo indeterminato con funzioni di dirigente scolastico,  a  seguito
della procedura concorsuale annullata, continua a svolgere le proprie
funzioni, in via transitoria e fino all'avvenuta  rinnovazione  della
procedura concorsuale, nelle sedi  di  rispettiva  assegnazione  alla
data di entrata in vigore del presente decreto. Sono fatti salvi  gli
atti  adottati  dal  predetto   personale   nell'espletamento   degli
incarichi di cui al presente comma. 
  2. Dall'attuazione del comma 1 non devono derivare nuovi o maggiori
oneri per la finanza pubblica.
                               Art. 2 

Disposizioni urgenti per  il  regolare  svolgimento  dei  servizi  di
                  pulizia e ausiliari nelle scuole 

  1.  Al  fine  di  consentire  la  regolare  conclusione   dell'anno
scolastico in ambienti in cui siano garantite  le  idonee  condizioni
igienico-sanitarie,  nelle  regioni  ove  non  e'  ancora  attiva  la
convenzione-quadro Consip per l'affidamento dei servizi di pulizia  e
altri servizi ausiliari, dal 1° aprile 2014 e  comunque  fino  a  non
oltre il 31 agosto 2014,  le  istituzioni  scolastiche  ed  educative
provvedono all'acquisto dei  servizi  di  pulizia  ed  ausiliari  dai
medesimi raggruppamenti e imprese che li assicurano alla data del  31
marzo 2014. 
  2. Gli acquisti di cui al comma 1 avvengono nel limite di spesa  di
cui all'articolo 58, comma 5, del decreto-legge 21  giugno  2013,  n.
69, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n.  98,
alle condizioni tecniche previste dalla  convenzione  Consip  e  alle
condizioni  economiche  pari  all'importo   del   prezzo   medio   di
aggiudicazione per ciascuna area omogenea nelle  regioni  in  cui  e'
attiva la convenzione Consip.
                               Art. 3 

                          Entrata in vigore 

  1. Il presente decreto entra in vigore il giorno stesso  della  sua
pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della  Repubblica  italiana  e
sara' presentato alle Camere per la conversione in legge. 
  Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sara' inserito
nella  Raccolta  ufficiale  degli  atti  normativi  della  Repubblica
italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo
osservare. 
    Dato a Roma, addi' 7 aprile 2014 

                             NAPOLITANO 

                                Renzi, Presidente del  Consiglio  dei
                                ministri 

                                Giannini,  Ministro  dell'istruzione,
                                dell'universita' e della ricerca 

Visto, il Guardasigilli: Orlando