“Lo Hobbit” tradotto in simboli, la sfida di un papà per la figlia disabile

“Lo Hobbit” tradotto in simboli, la sfida di un papà per la figlia disabile

Luca, padre di Chiara, che da sempre si esprime con la “comunicazione aumentativi”, vuole realizzare una versione semplificata del romanzo di Tolkien. Un capitolo ogni 3 settimane, il primo è già on line

da Redattore Sociale
11 aprile 2014

BOLOGNA – Tradurre in simboli ‘Lo Hobbit’ trasformando parole e concetti in semplici caratteri grafici e illustrazioni. Il romanzo bestseller di J.R.R. Tolkien sarà presto disponibile in versione semplificata e adattato per persone disabili grazie al lavoro che sta facendo Luca Errani, padre di Chiara, adolescente che da sempre si esprime e apprende tramite la comunicazione aumentativa e alternativa (Caa). Con questa tecnica, infatti, una ‘e’ di congiunzione diventa un + e due anelli che si incrociano rappresentano un ‘con’. E il miracolo della lettura prende forma.

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L’obiettivo di Errani è quello di ridurre il romanzo, che conta quasi 400 pagine, a sole 80 usando non più di 100 parole, e quindi simboli, a facciata. Ogni 3 settimane un capitolo verrà pubblicato sul blog di Chiara (kueta.blogspot.it) dove anche i post scritti sono interamente in simboli, e poi condiviso su Facebook. Un lavoro di riscrittura che semplifica e riduce i contenuti di questo classico del fantasy tentando di mantenere la stessa intensità del libro. Superando anche un altro problema: alla mancanza cronica di figure nei testi per ragazzi ha pensato il fumettista Fausto Lobrano che arricchirà la storia con le sue illustrazioni. Il primo capitolo è già on line sul blog di Chiara.

“La traduzione è iniziata da poco, tanto che siamo solo al terzo capitolo su diciannove – spiega Errani. Stiamo facendo questo lavoro perché è importante che anche i ragazzi più grandi, con diverse abilità, possano avvicinarsi alla letteratura adatta per la loro età e non limitarsi ai testi per bambini”. Un lavoro lento e complesso, che Errani ha cercato di semplificare grazie all’aiuto della tecnologia: Symhelper è un software, da lui inventato e che si può scaricare gratis in rete, che ‘riquadra’ automaticamente simboli e parole della Caa e facilita la lettura. “Per evitare il disordine all’interno della pagina prima disegnavo le tabelle manualmente, ma questo significava notti insonni e solo per pochi libri si riusciva ad arrivare alla fine. Adesso, con Symhelper non è più un problema”.

Chiamato l’altro giorno in Comune a Bologna, assieme ai tecnici dell’Ausilioteca dell’Aias e Corte Roncati per presentare questa nuova tecnologia in parte adottata da alcune biblioteche comunali, Errani si lascia andare a un appello: la proposta che la città di Bologna appoggi le traduzioni di libri e crei biblioteche con strutture accessibili, personale formato e una sezione dedicata ai libri ‘scritti’ in simboli. “In questo modo – conclude – chiunque potrà sognare e leggere in funzione della propria età”. (irene leonardi)

Cinque anni senza classi di concorso

Cinque anni senza classi di concorso. Formazione musicale e coreutica di base alla deriva

Il CNAFAM (Coordinamento Nazionale Formazione Artistica, Musicale e Coreutica) ribadisce la propria grande preoccupazione per il gravissimo ritardo con cui si sta procedendo alla riforma delle classi di concorso per l’insegnamento nella scuola.
Un decreto di riscrittura delle classi di concorso è indispensabile e urgente, alla luce della recente riforma scolastica che ha cambiato il volto della scuola italiana, e in particolare della secondaria superiore (con l’istituzione, per ciò che ci riguarda direttamente, del Liceo musicale e coreutico).

La prima versione resa pubblica di uno schema di regolamento sulla razionalizzazione e accorpamento delle classi di concorso (cosiddetta versione v6 2) è datata addirittura 30 settembre 2009, cioè quasi cinque anni fa.
Da allora si sono susseguite almeno sei diverse bozze (l’ultima delle quali datata 8 febbraio 2013), senza che si sia neanche riusciti a fare approdare il Decreto in Parlamento per i pareri previsti, a causa della fortissima opposizione sindacale.
Il CNAFAM ha seguito la vicenda fin dal suo inizio, e ampia documentazione può essere reperita sul sito ufficiale del Coordinamento, alla pagina:
http://cnafam.weebly.com/la-riforma-delle-classi-di-concorso.html

In attesa della stesura definitiva dei Decreti sulle classi di concorso e sul reclutamento, i dirigenti del MIUR – a partire dal 2010 – hanno partorito, al di fuori del controllo politico e parlamentare, una serie di Note ministeriali (l’ultima delle quali datata 1 aprile 2014, n. 3119), dando vita ad un nefasto “regime transitorio” che:

1) prescrivendo la necessità del titolo congiunto Diploma di Conservatorio-Laurea ha di fatto impedito ai docenti di Educazione musicale (la soppressa classe di concorso A031) di insegnare Storia della musica nei Licei musicali e coreutici, cioè di continuare a fare ciò che facevano già negli ex istituti magistrali;
2) ha invece permesso ai medesimi docenti di Educazione musicale (A031, ma anche A032: ed. musicale nella scuola media) di accedere direttamente all’insegnamento dello Strumento nei Licei musicali, senza tener alcun conto dell’attività artistico-professionale svolta (requisito richiesto per l’accesso all’insegnamento dello Strumento persino nella scuola secondaria di I grado).

Le Note incriminate sono state poi confermate in occasione della procedura di utilizzazione, e rafforzate dalla Nota n. 7342 del 2 agosto 2010 con la quale la dirigenza MIUR ha chiarito che nella procedura di utilizzazione non si tiene alcun conto dei titoli artistico-professionali posseduti dai candidati (si veda a riprova l’annuale O.M. sulle utilizzazioni del personale docente e A.T.A).

Il risultato è devastante: eludendo l’esigenza di fondare i neonati Licei musicali e coreutici (destinati a prendere il posto delle Istituzioni AFAM nella fascia inferiore degli studi) sul merito e sulla professionalità, i dirigenti MIUR – attraverso norme transitorie emanate con Nota e dunque senza nemmeno la firma del Ministro – ci consegnano un Liceo musicale in cui:

le cattedre di Storia della musica risultano sostanzialmente precluse ai docenti di Educazione musicale (A031), che avrebbero pieno diritto e adeguate competenze per occuparle;
ai docenti di Educazione musicale (A031 e A032) vengono invece affidate – su utilizzazione – le cattedre di Strumento (Esecuzione e Interpretazione e Musica d’insieme), prescindendo dalla verifica del possesso di adeguati titoli artistico-professionali, sulla base del solo requisito dell’anzianità di servizio (anche se tale servizio sia espletato su di una diversa disciplina).
Ma c’è di più. In seno all’ultima bozza di regolamento sulle classi di concorso (versione dell’8 febbraio 2013), viene inserito un Allegato (ORARIO LICEI) completamente ricalcato sulle sopra criticate Note ministeriali che vuole cristallizzare per sempre il nefasto regime transitorio.

E’ questo il risultato della riforma? Sono questi i Licei musicali che dovrebbero prendere il posto dei Conservatori di musica nel delicatissimo segmento della formazione musicale di base?
Permettere l’accesso indiscriminato all’insegnamento dello Strumento musicale e della Musica d’insieme nei Licei senza verificare il possesso di adeguati titoli di studio, culturali e artistico-professionali significa distruggere alla radice il Liceo musicale.

RICHIESTE

Per la salvaguardia della qualità dei Licei musicali, destinati a prendere il posto delle Istituzioni AFAM nel segmento di formazione musicale di base, il Coordinamento CNAFAM chiede con forza che:
si provveda al più presto a emanare il D.M. sulle classi di concorso, eventualmente limitato alle sole classi di nuova istituzione, sottraendo così alla burocrazia ministeriale il potere che essa abusivamente si è arrogato;
nelle more della procedura la politica (nella persona del Ministro) intervenga immediatamente, riappropriandosi della responsabilità delle scelte sull’organico dei docenti;
in particolare, ai docenti di Educazione musicale (A031) siano affidate le cattedre di Storia della musica nei Licei musicali e coreutici, poiché essi hanno pieno diritto e adeguate competenze per occuparle;
si ripristini l’insegnamento della Musica negli altri Licei (in particolare nel Liceo delle Scienze Umane), permettendo alle centinaia di docenti di ruolo A031, ora senza più cattedra, di riavere lavoro e dignità professionale;
l’insegnamento dello Strumento musicale (Esecuzione e Interpretazione) e della Musica d’insieme, sia in fase transitoria che a regime, sia affidato soltanto ai docenti della classe di concorso A077 (in quanto anche a regime appartenenti allo stesso ambito disciplinare: Strumento musicale nella scuola secondaria), previa rigorosa valutazione dei titoli artistico-professionali.

Servizi alle persone con disabilità

Mercoledì 14 maggio ore 9.30/17.00 – Milano

Seminario: “Servizi alle persone con disabilità: attualità e prospettive future in Italia ed in Europa” organizzato dalla Cooperativa Cura e Riabilitazione e da EASPD (European Association of Service providers for Persons with Disabilities). Una giornata di riflessione sulle politiche in Italia ed in Europa nel quadro della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.

Presso il Centro Congressi Stelline n Corso Magenta 61. La partecipazione gratuita e fino ad esaurimento posti.

Per informazioni: e-mail: silvestro.plumari@curaeriabilitazione.org

Bando 2014 della Fondazione della provincia di Lecco

Mercoledì 30 aprile – Lecco

Scade il 30 aprile il termine per partecipare al bando 2014 della Fondazione della provincia di Lecco per l’erogazione di contributi per progetti di utilità sociale proposti dalle organizzazioni di volontariato e dagli enti non profit della provincia di Lecco, nei seguenti settori: assistenza sociale, tutela ambientale, valorizzazione del patrimonio artistico. La presentazione delle domande dev! e avvenire sugli appositi moduli scaricabili dal sito della fondazione.

Per informazioni: tel. 0341 353123.

E-mail: fondazione@fondprovlecco.org

Autismo e autonomie professionali

Martedì 15 aprile ore 15.45/ 19.15 – Bergamo

Incontro di formazione: “Autismo e autonomie professionali” organizzato dal Centro Risorse per l’Autismo di Bergamo.
Presso il Centro Socio Educativo per l’Autismo in via Ruggeri da Stabello 34.
Per informazioni e iscrizioni: tel/fax 035 232761.

E-mail: zefirocoop@libero.it

SCUOLA: “NO A PROVVEDIMENTI TAMPONE”

SCUOLA, MARCUCCI (PD): “NO A PROVVEDIMENTI TAMPONE”
“SU SCUOLA REGOLE CERTE E FERME, ALTRO CHE SLOGAN”

Dichiarazione del Presidente della Commissione Istruzione a Palazzo Madama, Andrea Marcucci

“Il governo vuole cambiare la scuola. Renzi guarda al futuro e non al passato, per questo il primo obiettivo dell’esecutivo è dare regole certe e ferme. Altro che slogan. Siamo di fronte  al primo concreto tentativo di attuare una importante riforma, che abolisca meccanismi assurdi e farraginosi.  Per quanto riguarda i precari, non c’è dubbio che è necessario affrontare il problema in maniera strutturale e non con provvedimenti tampone.” Lo dichiara il Presidente della Commissione Istruzione a Palazzo Madama, Andrea Marcucci.

Scuola digitale, gli insegnanti chiedono più formazione

Scuola digitale, gli insegnanti chiedono più formazione

Più formazione per l’uso delle ICT nel mondo della scuola. È la richiesta dei docenti delle scuole italiane emersa da una ricerca nazionale condotta su un campione di 1.332 docenti dall’Università di Milano-Bicocca in collaborazione con AICA e Telefono Azzurro. I dati sono stati presentati oggi nel corso del convegno “Smart Community: la città del futuro tra scuola e sviluppo sociale”, organizzata con il Comune di Cinisello Balsamo.

Milano, 11 aprile 2014 – L’83 per cento degli insegnanti italiani chiede maggiore formazione rispetto all’uso didattico delle nuove tecnologie, anche se l’82 per cento ha già partecipato a corsi in materia.

E’ la fotografia dell’uso delle nuove tecnologie nella scuola che emerge dalla “Ricerca nazionale sulla percezione dei problemi e sulle competenze legate all’ICT nel mondo della scuola” condotta per la prima volta a livello nazionale dal team di ricerca QUA_SI (Qualità della vita nella Società dell’Informazione), centro interdipartimentale dell’Università di Milano-Bicocca, realizzata in collaborazione con Telefono Azzurro e Aica (Associazione Italiana per l’Informatica e il Calcolo Distribuito) e presentata oggi a Cinisello Balsamo nell’ambito del convegno Smart Community: la città del futuro tra scuola e sviluppo sociale, organizzato assieme al Comune del Nord Milano.

L’indagine è stata realizzata da settembre 2013 a gennaio 2014 e ha coinvolto, tramite un questionario di trenta domande, un campione di 1.332 docenti (81,8 per cento donne e 18,2 per cento uomini, con un’età media di 50 anni) distribuiti in 148 centri urbani in tutta Italia. Il 37 per cento dei docenti insegna nelle scuole elementari, il 37,8 per cento nelle scuole medie e il 25,2 per cento nelle scuole superiori.

Le criticità emerse

Gli episodi da tenere sotto osservazione sono segnalati da oltre la metà dei docenti. In particolare,

  • l’aggressione sui social network (minacce, insulti, messaggi offensivi o di denigrazione) è l’episodio più ricorrente: 361 sono gli insegnanti che hanno segnalato almeno un caso di aggressione avvenuto nel proprio istituto o tra i propri studenti;
  • a seguire, la diffusione di dati personali (197 docenti segnalano questo tipo di problematica affermando di averla riscontrata da 1 a 4 volte), il furto della propria identità virtuale (163 docenti segnalano di averlo riscontrato tra i propri studenti da 1 a 4 volte) e i casi di copiatura scolastica (riferito da 82 insegnanti con una frequenza superiore ai 10 episodi, e da 170 con una frequenza da 1 a 4 volte);
  • non mancano anche i casi di sexting, ovvero lo scambio di messaggi e foto sessualmente espliciti (140 gli insegnanti che sono venuti a conoscenza della problematica almeno una volta) e di incontri a rischio (67 gli insegnanti che ne segnalano dei casi tra i propri studenti).

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Gli episodi sono segnalati in tutti i livelli di scuola, nelle primarie con un indice più basso (29 per cento), che poi aumenta nelle medie (75 per cento), e si abbassa leggermente nelle superiori (73 per cento). Quattro professori su dieci, inoltre, dichiarano di essere entrati in contatto con uno studente che manifestava problemi di dipendenza dalle tecnologie, e a uno su dieci è successo quattro o più volte.

Formazione ed educazione, le risposte dei docenti

Ecco come rispondono gli insegnanti per aiutare i propri studenti:

  • anche se oltre l’80 per cento ha già partecipato a corsi di formazione, la richiesta di ulteriore formazione su questi temi rimane alta, e arriva fino all’ 83 per cento;
  • per i professori è ancora faticoso integrare le nuove prassi e procedure con i nuovi strumenti, anche perché l’utilizzo delle tecnologie in classe non è ancora totalmente integrato nella didattica e le strumentazioni informatiche vengono utilizzate solo occasionalmente;
  • nel 92 per cento dei casi gli insegnanti credono che i ragazzi abbiano bisogno di una formazione specifica sull’uso di Internet, dei social network, dei sistemi di messaggistica istantanea, e che debbano appoggiarsi a un adulto (nel 67 per casi). Tuttavia, non sembrerebbero essere i genitori questa guida: nell’80 per cento, gli insegnanti non li percepiscono presenti nella vita online dei figli e della scuola;
  • tra le proposte: continuare con la formazione, iniziare sin dalle scuole primarie un percorso di educazione sulla sicurezza online, coinvolgere i genitori in modo che parta anche da loro la richiesta di dialogo su questi temi, creare un’alleanza a quattro tra studenti, famiglie, docenti e tecnologie.

«Lo studio – spiega Davide Diamantini, docente di Sociologia dell’innovazione nel Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “R. Massa” e coordinatore della ricerca –  ha voluto investigare le problematiche legate all’introduzione delle ICT nella scuola italiana attraverso lo sguardo dei professori. Sono infatti loro i soggetti in prima linea da cui trarre la fotografia realistica della situazione attuale, interpellati ora per la prima volta dal mondo della ricerca. I dati riportati fanno riferimento alla percezione degli insegnanti e ai casi da essi riportati o di cui sono stati informati, ma si può supporre che le situazioni problematiche legate all’uso dell’ICT siano anche più diffuse, in quanto spesso non riferite o rese pubbliche dagli studenti».

Durante il convegno, è stato presentato un progetto pilota avviato lo scorso settembre in tutte le 17 scuole primarie e secondarie di primo grado di Cinisello Balsamo e tutt’ora in corso, che coinvolge 4.600 studenti e 218 classi, ognuna dotata di una rete wi-fi e di videoproiettore, collegati con il tablet fornito agli insegnanti, per un investimento totale di circa 600 mila euro nell’arco di un triennio da parte dell’amministrazione comunale. L’Università di Milano-Bicocca cura il percorso di formazione di oltre 500 docenti.

Processo al Liceo Classico

Processo al Liceo Classico

di Maurizio Tiriticco

Caro Alberto Felice! Sono completamente d’accordo con te!

La situazione in cui si trova il nostro liceo classico ha radici lontane. Penso che la responsabilità della istituzione del liceo classico che conosciamo non sia solo di Croce (la mente) e di Gentile (il braccio), ma abbia origini più lontane.

In effetti tutta la nostra cultura ha sempre sofferto di quella malattia che alcuni hanno denominato petrarchismo, che comunque con il Poeta ha poco a che fare. Ha a che fare con modi e forme con cui una certa classe colta, e cortigiana nel contempo, ha voluto leggere, interpretare, a volte ricreare, a volte scimmiottare, la lezione o meglio le molteplici lezioni che ci vengono dagli autori classici. E ciò si è verificato perché il nostro Paese nella sua lunga storia ha conosciuto più Principi e Corti tra loro contrapposte che una reale storia di popolo orientata verso l’unità nazionale.

Non lo so con esattezza e non voglio tranciare giudizi avventati, ma le nostre molteplici Storie, più che un Storia tesa verso l’Unità, hanno forse inquinato classici e classicità.

Per queste ragioni – penso – in altri Paesi europei e in altre scuole i fenomeni degenerativi della tradizione classica non hanno avuto modo di manifestarsi.

Penso che questa confusione tra cultura classica, per quello che è, e studio dei classici, per come viene effettuato nelle nostre scuole – e non solo nel liceo classico – sia tipica della nostra tradizione scolastica e abbia attraversato indenne tutte le innumerevoli riforme che la nostra scuola ha conosciuto, da Casati a Coppino a Orlando fino a Gentile e allo stesso Bottai (la sua Carta della Scuola non ebbe molta fortuna, perché travolta dagli eventi bellici, ma conteneva alcuni motivi di interesse).

Tu delinei molto bene la differenza che corre tra studi classici, o meglio dei classici e l’ordinamento dell’attuale liceo classico e poni quattro condizioni per un suo rinnovamento: centralità dei testi, didattica laboratoriale, adozione delle competenze e alternanza scuola-lavoro.

Ed è su queste che occorre lavorare.

Io ne aggiungo una quinta: che si vada verso un rinnovato ordinamento (che non è una ulteriore riforma) disciplinato da Linee guida e non da Indicazioni nazionali.

Ritengo che la strategia delle Indicazioni debba riguardare l’intero ciclo decennale dell’obbligo di istruzione, ma che dopo questo rinnovato primo ciclo (ricordo la proposta della legge 30/2000, oggi più attuale che mai, ovviamente con tutte le rivisitazioni che sarebbero necessarie), altri apprendimenti, se orientati all’acquisizione di competenze, non possono essere governati che da Linee guida.

Un’ultima considerazione: non citi Martha Nussbaum. E’ una scelta? Io sono d’accordo con lei quando afferma che non possiamo fare a meno di una cultura umanistica (che è altra cosa rispetto allo studio mirato dei classici) che attraversi tutti i percorsi di un Sistema di istruzione e di formazione, per dare calore, forma, intelligenza critica a percorsi di studio in cui oggi le tecnologie sembrano costituire un indiscutibile hard coore… quando, invece, mille altre strade possono e devono essere percorse!

Del resto, è l’insegnamento che ci viene dallo stesso Steve Jobs, l’informatico per antonomasia: “Stay Hungry. Stay Foolish”. E sono sempre i classici che ci aprono nuovi orizzonti.

Erasmus cresce: nel 2014 più soldi e 330mila giovani in partenza

da Corriere.it

a Firenze il Ministro Giannini e il Commissario europeo Vassiliou

Erasmus cresce: nel 2014 più soldi e 330mila giovani in partenza

Presentato il nuovo programma: in dotazione il 12% di fondi in più rispetto al 2013. Fino al 2020 a disposizione 14,7 milioni di euro

di Redazione scuola

Venticinque anni dopo, Erasmus diventa Erasmus Plus. Il programma nato per promuovere l’istruzione, la mobilità e lo sport fra i giovani cresce e coinvolge sempre più studenti. Che dall’esperienza all’estero traggono enormi benefici, anche ai fini dell’occupazione futura. Presentato giovedì a Firenze dalla commissaria europea per l’Educazione Androulla Vassiliou, il programma Erasmus Plus garantisce all’Italia, per il 2014, una dotazione di  128 milioni di euro: il 12% in più di quanto avuto nel 2013 dai vecchi programmi Erasmus, Leonardo e Gioventù in Azione, che il nuovo Erasmus Plus unificherà sotto un solo vessillo.

Scambi

Nei prossimi sette anni, saranno ben 330 mila gli italiani che potranno partire col nuovo programma, mentre fra il 2006 e il 2013 sono stati circa 220 mila gli studenti, i giovani e gli insegnanti ad aver beneficiato di finanziamenti o scambi come l’Erasmus e il Leonardo. È di 14,7 milioni di euro, fra il 2014 e il 2020, la somma su cui il programma Erasmus Plus potrà contare, che rappresenta un aumento del 40% rispetto agli scorsi sette anni.

Un programma per tutti

Il programma, attivo da qui a sette anni, fino al 2020, ingloberà i sette finora esistenti: il Lifelong Learning Programme, comprendente, oltre al vecchio programma di mobilità universitaria, anche il Comenius dedicato agli studenti delle scuole superiori, che dava loro la possibilità di lavorare in aziende europee, il Leonardo da Vinci per la formazione all’estero e il Grundtvig, per la mobilità degli adulti; poi Youth in Action, per lo sviluppo dei progetti di volontariato; Erasmus Mundus, Tempus, Alfa, Edulink e la cooperazione bilaterale con i paesi industrializzati.

I numeri di Erasmus+

Ancora qualche numero: saranno due milioni, in Europa, gli studenti delle scuole superiori e delle università a beneficiare di uno scambio all’estero. Circa 450 mila i tirocini formativi a disposizione, 650 mila gli studenti degli istituti professionali e gli apprendisti coinvolti. Ottocentomila gli insegnanti, i formatori, i membri del personale educativo e gli animatori che beneficeranno del nuovo programma.

Partner e imprese

Duecentomila studenti di lauree magistrali riceveranno finanziamenti per svolgere l’intero corso di studio all’estero e venticinquemila studenti avranno borse di studio per lauree congiunte in almeno due paesi Ue. Più di 500 mila giovani potranno partecipare ad attività di volontariato all’estero o a scambi giovanili. Si istituiranno 25 mila partenariati strategici fra mondo della scuola e mondo del lavoro che coinvolgeranno 125 mila scuole, istituti professionali e centri per l’educazione degli adulti. Tremilacinquecento imprese riceveranno finanziamenti per promuovere l’occupazione, e l’imprenditorialità fra i giovani. Infine saranno seicento i partenariati transnazionali nell’ambito dello sport, inclusi gli eventi sportivi no profit, a ricevere finanziamenti.

«Erasmus curriculare»

Il ministro Stefania Giannini, intervenuto alla presentazione del nuovo Erasmus, a Firenze, nel salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio, ha parlato di «una terza rivoluzione, quella della mobilità», sottolineando nuovamente l’esigenza «di inserire il programma Erasmus nei curricula universitari di tutti i corsi di laurea italiani, perché la mobilità dei giovani a livello europeo divenga una realtà». E ha successivamente twittato:  «Erasmus curriculare da sogno a realtà. Sarebbe bello proporlo durante semestre italiano Ue». Il commissario europeo per l’istruzione e la cultura, Androulla Vassiliou, ha spiegato uno degli obiettivi fondamentali del nuovo «Erasmus+»: garantire l’integrazione e rendere l’Europa più forte proprio grazie alle sue diversità. Il programma – secondo Vassiliou – è poi particolarmente importante in un periodo di crisi come quello che stiamo ancora attraversando perché può «dare molte opportunità ai giovani».

Nuovi tagli alla scuola? Botta e risposta Delrio-Giannini

da Corriere.it

GOVERNO

Nuovi tagli alla scuola? Botta e risposta Delrio-Giannini

Il sottosegretario: «La spending review (da 32 miliardi) coinvolgerà anche la scuola e toglieremo le  incrostazioni». La replica del ministro dell’Istruzione: «Resto stupita»

di CARLOTTA DE LEO

La spending review si abbatte anche sulla scuola? In una intervista tv,  Graziano Delrio, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, ha annunciato  che l’operazione  di revisione della spesa coinvolgerà tutti: difesa, sanità e anche la scuola. «Non vogliamo tagliare i servizi ma togliere le  incrostazioni» ha detto Delrio.  In arrivo,  dunque, nuovi tagli? «Ne sarei stupita. A me non è stato comunicato nulla di specifico» ribatte il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini .

Via gli sprechi

«Vogliamo combattere i privilegi. Spostiamo i tagli alla spesa sugli investimenti per il funzionamento della macchina statale, con una spending review che varrà 32 miliardi» ha detto Delrio a SkyTg24. È importante capire che questi sprechi, ha spiegato Delrio, «hanno tolto fondi alle famiglie». «Serve molta semplificazione – ha ancora aggiunto – Abbiamo bisogno di togliere molte incrostazioni». In ogni settore statale:  difesa, sanità e anche la scuola.  «Nessuno è escluso. Ma nessuno avrà un diritto in meno, un servizio in meno: avrà invece una scuola più bella, un ospedale più efficiente». «Resistenze ci sono e ci saranno», ammette il sottosegretario, ma «noi non vogliamo tagliare i servizi ma l’inefficienza» assicura.

«Stupita»

«Sarei stupita se ci fossero taglia alla scuola»: replica così la  Giannini alle parole di   Delrio.  E sull’ipotesi della spending review anche per togliere le incrostazioni dalla scuola, aggiunge: «Forse è meglio chiedelo a Delrio. A me non è stato comunicato niente di specifico – ha concluso – quindi credo che la spending review riguarderà come sappiamo le fasce alte della dirigenza dello stato, quindi includerà ovviamente anche il nostro ministero ma per questi aspetti».

Miur: dal prossimo anno libri facoltativi

da La Stampa

Miur: dal prossimo anno libri facoltativi

Gli istituti potranno produrre il proprio materiale. Abolito anche il vincolo pluriennale di adozione dei testi scolastici
Adozione dei libri facoltativa, possibilità per le scuole di produrre in proprio materiali didattici digitali da proporre agli studenti, precisi paletti per i testi consigliati.

Sono alcune delle novità che riguardano le adozioni dei testi scolastici contenute nella circolare inviata oggi alle scuole.

Una sorta di vademecum per guidare dirigenti e insegnanti fra le novità che entrano in vigore dal prossimo anno scolastico.

Da questa “tornata” l’adozione dei libri diventa facoltativa, con la possibilità per i collegi dei docenti di scegliere anche strumenti alternativi, purché coerenti con i limiti di spesa stabiliti per legge e con i programmi in vigore. Le scuole potranno predisporre in proprio materiale didattico digitale da utilizzare al posto degli abituali libri di testo.

Per poter supportare il loro lavoro entro la fine dell’anno scolastico in corso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca predisporrà apposite linee guida. Nel corso del prossimo anno scolastico i contenuti prodotti dagli istituti saranno acquisiti dal Miur che li renderà disponibili a tutte le scuole italiane.

Insegnanti e dirigenti saranno coinvolti per la prima volta in un’opera collettiva di elaborazione di strumenti per la didattica che avrà la scuola stessa come protagonista.

Dal prossimo anno scolastico comincia anche l’inserimento sempre più massiccio di libri in formato misto (digitale-cartaceo) e totalmente digitale. Per coniugare l’esigenza di risparmio delle famiglie con la possibilità per i docenti di fare nuove adozioni sono previste riduzioni dei tetti di spesa per le classi iniziali della scuola secondaria di I e II grado e le terze superiori del 10% se tutti i libri sono di nuova adozione in formato misto e del 30% se sono tutti digitali. Infine, per i testi consigliati scatta un paletto preciso: possono essere inseriti in lista solo se monografici o di approfondimento.

Come cambia la scuola con il tablet

da La Stampa

Come cambia la scuola con il tablet

La tecnologia tattile al centro di un convegno a Verona sul tema “imparare facendo”
roma

Il tema della tecnologia tattile dell’ipad a scuola e della rivoluzione che comporta nella didattica e nell’apprendimento sarà affrontato a Verona l’11 aprile (dalle 9 alle 13) presso l’Auditorium Verdi del Centro Congressi della Fiera con l’incontro” I-Padagogia. L’intelligenza nelle mani nell’era della didattica digitale”  promosso dal Centro Nazionale Opere Salesiane – Formazione Aggiornamento Professionale (Cnos-Fap) insieme alla Apple con la partecipazione della Direzione Scolastica Regionale del Veneto e della Regione Veneto.

La sperimentazione didattica con l’iPad avviata un paio di anni fa da Cnos-Fap e Apple si muove in continuità con la centralità da sempre attribuita dalla formazione professionale salesiana alla cosiddetta “intelligenza nelle mani”, ovvero all’imparare facendo attivamente in prima persona.

L’impiego dell’ipad in classe (che ha coinvolto per ora circa 2500 ragazzi in 26 centri professionali disseminati in tutta Italia) si è dimostrato particolarmente efficace nel semplificare e rendere più immediato il coinvolgimento attivo e creativo degli studenti anche rispetto a tecnologie digitali quali il personal computer, eliminando ulteriori barriere e modificando notevolmente le modalità didattiche degli insegnanti, spinti anch’essi a maggiore protagonismo e creatività.

Tra gli interventi previsti Mario Tonini (presidente nazionale Cnos-Fap), Roberto Franchini (Comitato tecnico-scientifico iCnos), Allan Kjær Andersen (preside Ørestad Gymnasium Copenaghen), Massimo Tosi (insegnante e Apple Distinguished Educator), Alberto Grillai (direttore Centro di Formazione Professionale CNOS-FAP Mestre) e Maria Grazia Ottaviani (curatrice Progetto Wikidisciplina).

Giannini: i nuovi scatti si chiameranno “merito”

da Tecnica della Scuola

Giannini: i nuovi scatti si chiameranno “merito”
di Alessandro Giuliani

Intervista della ‘Tecnica della Scuola’ al ministro dell’Istruzione. Che conferma l’intenzione di rivedere l’attuale sistema stipendiale: la retribuzione degli insegnanti, ci dice, non può più essere basata solo sull’anzianità. Bisogna premiare i più capaci, i più preparati, chi si impegna di più. Però è consapevole che per farlo c’è bisogno del consenso dei partiti e dei sindacati. Sul reclutamento: i precari vanno riassorbiti, in un’ottica di lungo periodo dobbiamo bandire solo concorsi a cattedra. Crede tanto nella valutazione. Ed è pronta a battere cassa al governo: occorre riportare il Mof ai livelli del 2011. Anche perché il Miur è ormai il Ministero dell’emergenza.
Il ministro Stefania Giannini ha messo piede al Ministero dell’istruzione da poco più di un mese, ma su come gestire il suo mandato sembra avere le idee chiarissime. Soprattutto su un punto: rivedere il contratto collettivo nazionale, dando spazio a nuove forme di incentivi stipendiali e di carriera. Perché, sostiene, “non possiamo più mettere sullo stesso piano chi fa con chi non fa”.
Ce lo dice, in una intervista rilasciata a La Tecnica della Scuola. Nella quale esprime concetti e opinioni senza lasciarsi andare all’arte del ‘politichese’. Dando invece sostanza alle parole. Non sembra temere le reazioni di una categoria, quella dei docenti, che in passato a dato segni di conservatorismo puro. Costringendo a più di un suo predecessore a Viale Trastevere a tornare sui suoi passi. Qualcuno, come Luigi Berlinguer, fu messo con le spalle al muro e dovette passare la mano. I tempi, però sono cambiati. Sono passati tre lustri. Globalizzazione e crisi economica hanno messo nella testa di tanti, anche dei lavoratori della scuola, che non c’è più spazio per la logica del dare po’ a tutti. La logica della distribuzione delle risorse a ‘pioggia’ sembrerebbe essere ‘roba’ del secolo scorso.
Stefania Giannini lo dice chiaramente. Lei, che bruciato le tappe della carriera come fossero noccioline, su questo punto non arretra di un millimetro. Nata a Lucca 53 anni fa, si è laureata in glottologia. Ed ha ricoperto una miriade di ruoli di prestigio.
 
Ministro Giannini, anche se c’è stato poco tempo, si sarà sicuramente già resa conto della vastità delle problematiche che affliggono il mondo dell’istruzione. Amplificate dai forti tagli di risorse e di organici degli ultimi anni. Può anticipare alla ‘Tecnica della Scuola’, come fece dieci mesi fa il suo predecessore Maria Chiara Carrozza, quali sono i punti che ha messo nella sua agenda operativa e il programma dei prossimi 100 giorni?
GIANNINI: “L’impegno mentale, ma mi permetta di dire anche fisico, richiesto ad un ministro dell’Istruzione mi è stato chiaro fin dal mio ingresso nel Palazzo di Viale Trastevere. Purtroppo il Miur è diventato il Ministero dell’emergenza. E, vista da dentro, questa emergenza ha aspetti persino angoscianti. Non si fa in tempo a mettere la testa su un progetto che viene fuori una nuova priorità che richiede risposte immediate. Trattiamo una materia umana sensibilissima: tocchiamo, con i nostri provvedimenti, con ciascuno di essi, il futuro dei nostri ragazzi e il lavoro di chi verso questo futuro deve traghettarli. Nei miei primi trenta giorni ho studiato da ‘secchiona’ come avevo promesso subito dopo il mio giuramento. Ho messo attorno ad un tavolo sottosegretari, capi di dipartimento, lo staff di mia diretta collaborazione per scandagliare risorse e priorità. Nei prossimi sessanta, in linea con quanto ho annunciato nelle mie Linee Programmatiche, cominceremo a entrare in una fase operativa che avrà al centro quattro principi: Semplificazione, Programmazione, Valutazione, Internazionalizzazione. A quest’ultima, lo dico subito, tengo moltissimo. Mi impegnerò per mettere il Miur nelle condizioni di accelerare il processo di ricostruzione culturale del Paese”.
Un anno e mezzo fa l’ex ministro Francesco Profumo provò a portare l’insegnamento settimanale di tutti i docenti a 24 ore. A causa delle reazioni durissime del corpo docente dovette desistere. Scelta Civica, di cui lei fa parte, non ha invece mai nascosto di essere d’accordo con quel modello. E ora più di qualcuno si aspetta che lei tenterà di riuscire dove Profumo ha fallito. Solo fantasie?
GIANNINI: “Non mi piace parlare di insegnanti quantificando le ore lavorative. C’è già chi dà molto di più pur non vedendosi riconosciuta alcuna differenziazione stipendiale. Quello che penso, e l’ho detto più volte, è che si deve poter valutare per poi premiare il merito. La retribuzione degli insegnanti non può più essere basata solo sull’anzianità”.
Il resto dell’intervista, ma anche il resoconto completo della visita di Giannini a Catania del 6 aprile scorso, oltre che un commento ragionato sulle linee programmatiche presentate dello stesso responsabile del Miur a Camera e Senato, è contenuto nella versione quindicinale del numero doppio 16 e 17 della ‘Tecnica della Scuola’.