“Gli occhi dentro”: viaggio nel mondo dei non vedenti

“Gli occhi dentro”: viaggio nel mondo dei non vedenti

Il libro reportage del giornalista Domenico Guarino è anche una riflessione critica sulla società contemporanea dell’immagine dove l’estetica è l’unico metro di valutazione

da Redattore Sociale
15 aprile 2014

FIRENZE – “La vera cecità” è quella “di chi può vedere ma non è più capace di farlo. Perché obbligato inconsapevolmente a chiudere gli occhi. Per sopravvivere”. E’ una delle frasi più significative del libro “Gli occhi dentro” del giornalista Domenico Guarino, un viaggio alla scoperta del mondo dei non vedenti e degli ipovedenti, che diventa una riflessione critica sulla nostra società occidentale contemporanea, tutta basata sull’immagine e sull’apparire, che fa della vista e dell’estetica l’unico metro di valutazione della realtà.

“L’impatto con la cecità è per un vedente un’esperienza sempre traumatica – è scritto nell’introduzione del libro – Lo è tanto più in una società, come la nostra occidentale-contemporanea, in cui tutto viene filtrato attraverso  la vista. In cui la vista è il punto di partenza e di arrivo delle nostre riflessioni. Una società basata sull’apparenza, sull’estetica, sull’immagine, sulla formalità esteriore, non può che considerare la mancanza della vista (o la carenza) come un dramma inappellabile. Un qualcosa di inconcepibile. Al limite del sovversivo”.

Riflessioni che nascono dall’incontro con alcuni non vedenti e che avviano profonde conclusioni: “Ci sono altre strade per vivere la nostra vita. Ci sono altri modi per trovare la felicità, altri sensi da scoprire, altre luci da vedere, altri fondali da esplorare. Perché evidentemente c’è sempre un altro modo. E qualche volta quel modo è migliore. E non vederlo è un errore o, peggio, un crimine”.
Il libro è accompagnato da un video realizzato dal fotografo e documentarista Jens Mirannalti.

IN VIGORE IL 3° PROTOCOLLO OPZIONALE ALLA CONVENZIONE SUI DIRITTI DELL’INFANZIA

UNICEF: IN VIGORE IL 3° PROTOCOLLO OPZIONALE ALLA CONVENZIONE SUI DIRITTI DELL’INFANZIA

Per i minori possibile reclamare contro gli Stati che violano i loro diritti (ma non in Italia)

 

15 aprile 2014 – Da ieri è entrato in vigore il terzo Protocollo opzionale (OP3) alla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che permetterà ai minorenni di presentare al Comitato ONU sui diritti dell’infanzia – organo che monitora l’applicazione della Convenzione da parte degli Stati che l’hanno ratificata – reclami per eventuali violazioni dei diritti sanciti dalla Convenzione stessa e dai suoi primi due Protocolli Opzionali, dedicati rispettivamente al coinvolgimento dei minori nei conflitti armati e alla vendita di bambini, alla prostituzione minorile e alla pornografia rappresentante bambini.

L’OP3, dedicato alle procedure di reclamo da parte dei minori, è stato adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre 2011. Aperto alla firma degli Stati nel febbraio 2012, ha raggiunto il 14 gennaio scorso il numero di ratifiche (10) necessario per entrare in vigore: da ieri, a tre mesi dal deposito del decimo strumento di ratifica, il Protocollo diventa operativo.

Nello specifico l’OP3 permetterà ai minorenni che, individualmente, collettivamente e/o attraverso i propri rappresentanti lamentino la violazione dei propri diritti da parte del proprio Stato di appartenenza, di presentare reclami davanti al Comitato ONU sui diritti dell’infanzia, a patto che siano stati precedentemente esperiti tutti i rimedi di ricorso interni e che lo Stato in questione abbia naturalmente ratificato sia la Convenzione che i suoi Protocolli, dichiarando di accettare la competenza del suddetto Comitato ONU.

Oltre a questa procedura (Individual communications) il Protocollo prevede che qualunque Stato che abbia ratificato l’OP3 possa presentare reclamo contro qualunque altro Stato ritenuto responsabile di aver violato gli obblighi derivanti dalla ratifica della Convenzione e dei suoi Protocolli opzionali, a condizione che anche quest’ultimo abbia a sua volta ratificato l’OP3 (Inter-State communications).

Infine, qualora il Comitato ONU sui diritti dell’infanzia riceva informazioni attendibili indicanti gravi o sistematiche violazioni dei diritti enunciati nella Convenzione o nei suoi Protocolli opzionali, perpetrate da uno Stato parte, potrà condurre un’inchiesta al riguardo, a patto naturalmente che lo Stato sospettato di violazioni abbia previamente accettato la competenza in tal senso del Comitato (Inquiry procedure).

Affinché si possa applicare l’OP3, tutte le presunte violazioni dovranno essere avvenute dopo la sua entrata in vigore: non sarà dunque possibile applicare retroattivamente l’OP3 a (presunte) violazioni passate.

“La Convenzione sui diritti dell’infanzia era rimasta l’unico trattato internazionale sui diritti umani a non prevedere la possibilità di far esaminare, da parte dell’organo deputato al suo monitoraggio, casi di denuncia o ricorso relativi alle violazioni dei diritti previsti dalle sue norme. Grazie all’OP3, la Convenzione estende la protezione dei diritti dei minori, che non sono tutelati in maniera così ampia da altri trattati sui diritti umani, offrendo loro nuovi strumenti per rafforzarli” ha dichiarato il Presidente dell’UNICEF Italia Giacomo Guerrera.

La campagna di mobilitazione per promuovere l’introduzione di una procedura di reclamo relativa alle violazioni della Convenzione e dei suoi Protocolli era iniziata nel 2006, coinvolgendo l’UNICEF e numerose altre associazioni che si occupano di infanzia e adolescenza in tutto il mondo.

“L’Italia era stata tra i primi Paesi a sottoscrivere l’OP3, nel 2012, senza però procedere alla successiva ratifica. Auspichiamo che il Parlamento proceda quanto prima a realizzare questo passo, che darebbe al Protocollo la necessaria forza di legge anche nel nostro Paese”, ha concluso Guerrera.

SCATTI DI ANZIANITA’

La denuncia dei sindacati scuola: “Ancora non c’è l’atto di indirizzo”

SCATTI DI ANZIANITA’

La nota di Uil Scuola, Cisl Scuola, Snals e Gilda

È già passato un mese dalla conversione in legge del decreto che assicurava il pagamento degli scatti di anzianità e il ripristino delle posizioni economiche del personale Ata, ma dell’atto di indirizzo che ne doveva completare l’iter normativo anche attraverso il previsto passaggio contrattuale non c’è nessuna traccia.

Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals-Confsal, Gildaesprimono una vibrata protesta e sollecitano il Governo ad emanare rapidamente tale atto, propedeutico all’avvio del negoziato all’Aran. Una trattativa che la stessa legge impone di concludere entro il 30 giugno. Non si può attendere oltre, non c’è nessuna ragione plausibile per questo ritardo inspiegabile e del tutto ingiustificato.

Altro provvedimento che rischia di rimanere sulla carta è quello relativo al piano pluriennale delle immissioni in ruolo. Dopo cinque mesi dalla conversione in legge del decreto “l’Istruzione riparte”, che prevedeva una serie di ulteriori passaggi attuativi per perfezionare le misure previste, tutto è fermo, mentre è assolutamente indispensabile rendere operativo il piano già dal prossimo primo settembre.

Quella descritta è una situazione del tutto insostenibile, che rischia di veder vanificati per colpevoli inerzie obiettivi che sono fortemente attesi dal personale della scuola e che sono da mesi al centro dell’iniziativa sindacale. Questioni su cui da parte del governo sono fin qui venuti ripetuti annunci, ma nessun fatto concreto: tutto ciò non è più tollerabile, servono risposte immediate, mancando le quali si attiveranno formalmente le procedure di avvio delle necessarie iniziative di mobilitazione.

CISL SCUOLA
Francesco Scrima

UIL SCUOLA
Massimo Di Menna

SNALS CONFSAL
Marco Paolo Nigi

GILDA UNAMS
Rino Di Meglio

Si riportano i riferimenti normativi e la finalità dei provvedimenti:

>>> Il decreto scatti prevede la progressione di anzianità per i docenti e il ripristino delle posizioni economiche Ata: serve l’atto di indirizzo
[ Il riferimento  normativo: L’atto di indirizzo èprevisto dalla legge 41 del 19 marzo 2014 – Conversione Decreto Legge 3 del 23 gennaio 2014 – sulla proroga degli automatismi stipendiali scuola pubblicata in GU il 24 marzo 2014, per definire in sede ARAN la questione degli scatti di anzianità. La norma citata prevede inoltre una specifica sessione negoziale per il ripristino delle posizioni economiche ATA. La legge fissa al 30 giugno 2014 il termine per concludere le due contrattazioni.]

>>> Per attuare il piano triennale di assunzioni previsto dal decreto ‘L’istruzione riparte’, occorre un altro atto di indirizzo.

[Il riferimento normativo: Specifica sessione negoziale per attuare il piano triennale di assunzioni approvato con il ddl n. 1150 di conversione in legge del decreto 12 settembre 2013, n. 104 (L’istruzione riparte) GU Serie Generale n.264 del 11-11-2013]

>>> Tra gli adempimenti che restano per completare il quadro dei ritardi c’è anche la questione delle indennità dei direttori amministrativi che operano su più scuole sottodimensionate.

[Il riferimento normativo: Perfezionare l’iter dell’atto di indirizzo relativo all’indennità del DSGA che opera su scuole sottodimensionate previsto dall’art. 4, c. 82 L. 183/2011 G.U. 14.11.2011.]

 

Primavera dei giovani io canto

PRIMAVERA DEI GIOVANI IO CANTO

di Umberto Tenuta

 

La Primavera io canto, la primavera dei giovani io canto, la primavera che la terra madre, che il ventre materno ha incubato, ha fatto nascere alla vita, ha radicato, ha fatto germogliare.

E che ora fioriscono nel loro meraviglioso splendore.

Sì, i giovani la nuova vita, la nuova vita che nasce, che esplode nelle sue mille forme, nei suoi mille colori, tanti quanti sono i giovani che oggi a primavera fioriscono alla vita.

Alcuni semi sono caduti tra le pietre arse, altri nelle fessure, altri più fortunati nella terra fertile, nell’humus che ha dato loro la linfa, la forza, il vigore che ora li fa sbocciare alla vita.

Il simile è dei figli di donna.

Immaginateveli, pensateli, osservateli ora nella loro primavera.

È una meraviglia, è un incanto, è un miracolo d’amore, amore di Gea, della terra madre, amore della natura, amore di madri amorose, amore di un Dio grande che l’uomo ha coltivato nel suo cuore e che la donna ha partorito alla vita.

Ora a voi, a voi Maestre giardiniere che Friedrich ha chiamato a tanta missione, a voi tutte il compito di prestare loro ogni amorevole cura perché crescano, rigogliose e floride, le novelle piante, i giovani che per lungo tempo ancora voi, ombrose loro tutor, proteggerete dagli assalti dei venti e poi scomparirete, per dar loro tutto lo spazio di espandere i loro rami, ricchi di fiori, ricchi di frutti, ricchi di semi che la vita rinnova, nell’eterno giro delle stagioni, nei secoli dei secoli, per un futuro che non conosciamo, altro mistero della vita.

Ma, intanto, intanto, o Maestre, in questa nuova Primavera che vi è stata, che ci è stata regalata, a me ed a voi, in questa nuova primavera le nostre, le mie e le vostre cure non facciamo mancare, anzi offriamo generosamente, offriamole, senza guardare in faccia le forme, i colori, le dimensioni dei semi.

Se sono piccoli semi non importa, piante grandi possono diventare, diventeranno.

O Maestre, non siate condizionate dalle loro odierne dimensioni!

Voi sapete quanto piccolo è il seme della senapa e quanto grande pianta essa diventa!

Il mocciosetto, là, in fondo all’aula sta, e nessuno lo vede, nessuno lo degna di uno sguardo, ma domani salirà le scale e sul trono dell’onore grande ve lo ritroverete!

Sarà così grande, di mente e di cuore, così grande che vi perdonerà se un sorriso a lui non avete mai regalato.

Il figlio del Principe sta lì, in fondo all’aula, e voi non lo sapete!

L’albero grande or la chioma spande e voi non ricordate il bimbo timido e chiuso nella sua sete, nella sua fame, nel suo desiderio sconfinato di sole che da solo si è cercato ed ha trovato, novello Giacomo.

O maestre, il mio non è un invito.

Il mio è un avviso!

Perché domani qualcuno non vi dica: E chi sei tu?

Il mio amico lo ha detto alla sua maestra.

Io non volevo perdonarglielo.

Ma ora lo ringrazio.

Sì, lo ringrazio a nome delle esili pianticelle che i venti delle tempeste invernali non sono riusciti a sradicare e che ora a primavera, nella primavera della loro vita, esplodono, esplodono, esplodono nella loro grandezza, amata, cercata e conquistata.

Tu, Maestra, là, sulla cattedra alta e minacciosa, sei avvisata.

Là, in fondo all’aula, seme piccolo, sta il figlio del Re!

La sua primavera egli aspetta.

Ascolta la sua esile voce.

Aiutalo, aiutalo ad alimentarsi, a nutrirsi, a crescere.

Un giorno ti chiamerà, là, sul trono, alla sua destra.

 

Pubblicato il nuovo Codice Braille

Pubblicato il nuovo Codice Braille

La Biblioteca Italiana per i Ciechi ha pubblicato sul proprio sito il nuovo Codice Braille Italiano, frutto del lavoro dell’Authority Italiana del Braille.

Il Codice e’ in formato pdf e presenta, oltre all’alfabeto, la segnografia per il latino, il greco, la fonetica, la metrica, la matematica e la chimica.

Il volume puo’ essere scaricato dall’Home page del sito della Biblioteca: http://www.bibciechi.it/

Scatti e assunzioni, nulla di fatto

da ItaliaOggi

Scatti e assunzioni, nulla di fatto

Mai avviate le procedure previste. Sindacati in fermento

Alessandra Ricciardi

Una primavera intesa, per la scuola. Perché tra annunci fatti e impegni (ancora) non mantenuti da parte del governo, sale lo scontento tra i dipendenti del settore. A cui in questi giorni, mentre nel Def si annunciava un nuovo blocco del rinnovo del contratto per tutti gli statali, la ministra dell’istruzione, Stefania Giannini, è tornata a promettere a breve misure di «valorizzazione del lavoro…

Contratto bloccato, per il Mef non è detto. ItaliaOggi ne aveva parlato sul numero di mercoledì scorso: nel documento economico e finanziario approvato dal governo, si prevede che «a legislazione vigente» le retribuzioni dei dipendenti pubblici resteranno ferme fino al 2018, quando saliranno di uno 0,3% annuo per il triennio 2018-2020 per la corresponsione dell’indennità di vacanza contrattuale. Insomma, il governo ha previsto che, finito il blocco attualmente in vigore, anche nel 2018 non ci siano rinnovi, per cui scatta l’indennità. Una notizia su cui poi è intervenuto il ministero dell’economia: le previsioni contenute nel Def, ha precisato la nota del dicastero guidato da Pier Carlo Padoan, «sono elaborate sulla base della legislazione vigente…e quindi costruite tenendo conto solo degli effetti economici conseguenti da leggi o norme già in vigore». Le risorse per i contratti, che devono essere stanziate con la legge di Stabilità, ancora non ci sono, per cui non si potevano prevedere nel Def. E dunque parlare di blocco dei contratti è «privo di fondamento». Una smentita che è stata accolta con grande cautela se non scetticismo dai sindacati: «É una smentita tecnica, non politica…Se il governo ha intenzione di rinnovare i contratti pubblici, allora ci convochi», è la risposta di Cgil, Cisl e Uil (si veda ItaliaOggi di sabato scorso).Siamo partiti dal mettere in sicurezza i tetti, ora tocca ai docenti». Intanto, ci sono i nodi non sciolti del passato che continuano a pesare. Dagli scatti di anzianità alle assunzioni di nuovi insegnanti. Dossier lasciati nel limbo dal passaggio di governo e i cui ritardi però rischiano di compromettere da un lato la generalizzazione del pagamento dell’anzianità di servizio, e, dall’altro, le immissioni in ruolo per il prossimo anno scolastico. Una situazione di disagio che i sindacati a breve potrebbero canalizzare in un’azione di mobilitazione. Sarebbe la prima del pubblico impiego contro il governo Renzi. A viale Trastevere invece si dicono fiduciosi che, una volta messe in fila tutte le priorità, e andata a pieno regime la macchina amministrativa, le soluzioni arriveranno.

Scatti, la legge c’è, la direttiva no. Il governo di Enrico Letta aveva approvato un decreto legge per evitare che ci fosse il recupero dei 150 euro circa di aumenti già pagati a fronte degli scatti di anzianità maturati da docenti e Ata. Il decreto prevedeva che, per garantire i pagamenti a tutti coloro che scattavano nel 2013, ci fosse una trattativa tra Aran e sigle sindacali. L’obiettivo è di reperire le risorse aggiuntive rispetto a quelle disponibili dai risparmi di spesa. A tre settimane dalla pubblicazione della legge in Gazzetta ufficiale, il 24 marzo scorso, e a due mesi dalla scadenza ultima prevista e chiudere la trattava, il 30 giugno, della direttiva non vi è traccia. Nel caso in cui la trattativa non dovesse andare in porto, chi ha maturato lo scatto dopo il decreto legge rischia di non avere l’aumento. Intanto l’Aran, l’agenzia per la contrattazione nel pubblico impiego, compare nella Spending review di Carlo Cottarelli tra gli enti da sopprimere. Non è però detto a chi andranno le competenze in materia di contrattazione.

Piano assunzioni, ancora in alto mare. L’altro nodo riguarda il piano delle assunzioni triennale, con decorrenza dal prossimo settembre. Previsto dall’esecutivo Letta, con il decreto legge di settembre 2013, subordinava le nuove immissioni in ruolo a una specifica sessione negoziale per garantirne le coperture. Anche in questo caso la partita è sospesa.

Visite specialistiche, che caos

da ItaliaOggi

Visite specialistiche, che caos

La circolare della Funzione pubblica impone l’uso dei permessi. Ma la legge non dice così

Antimo Di Geronimo

Monta la protesta dei lavoratori della scuola contro il divieto di utilizzare le assenze per malattia per le visite specialistiche e gli esami diagnostici. Divieto che è stato introdotto dalla Funzione pubblica, con la circolare n. 2 emanata il 17 febbraio scorso (si veda ItaliaOggi del primo aprile).

Secondo il dipartimento, l’articolo 4, comma 16-bis, del decreto legge 101/2013 precluderebbe ai dipendenti pubblici di imputare ad assenza per malattia quelle dovute a visite specialistiche ed esami clinici. E quindi, per questo genere di assenze, bisognerebbe utilizzare i permessi per motivi personali.

La questione ha suscitato un coro pressoché unanime di proteste, anche da parte dei sindacati. E sembrerebbe fondarsi su un equivoco, indotto dall’adozione di un criterio meramente letterale nell’interpretazione della disposizione contestata. La quale prevede che, quando si utilizza un’assenza per malattia per questo genere di motivi, il permesso debba essere giustificato con un’attestazione del medico o della struttura sanitaria. Ciò ha indotto la Funzione pubblica a ritenere che non si tratti di assenze per malattia, ma di permessi. E quindi, essendo il permesso per motivi personali l’unico utilizzabile in alternativa alle assenze per malattia, questa sarebbe l’unica soluzione possibile. Il ragionamento non fa una grinza, se non fosse per il fatto che l’intenzione del legislatore sembrerebbe diversa.

Leggendo la relazione illustrativa si scopre, infatti, che il comma 16-bis, altro non sarebbe se non «una modifica tecnica volta a stabilire che la giustificazione è da riferirsi al permesso richiesto e non all’assenza in quanto tale». In buona sostanza, dunque, ciò che deve essere dimostrato ai fini del diritto non è lo stato morboso (come nel caso delle assenze per malattia in senso stretto) ma il titolo (il permesso) che abbia determinato l’insorgenza del diritto. Nel caso specifico: la sottoposizione ad una visita specialistica o ad un esame clinico. I cui esiti potrebbero anche essere negativi. E quindi, siccome il dipendente che dovesse sottoporsi a visite o esami potrebbe anche risultare sano come un pesce, la giustificazione non può consistere in un certificato medico che accerti l’esistenza dello stato patologico (come nelle assenze per malattia in senso stretto). Di qui la necessità della semplice attestazione del medico che lo abbia visitato oppure della struttura sanitaria dove sia stato sottoposto ad accertamenti. Fin qui l’interpretazione delle parole.

Ma ci sono anche aspetti più complessi da considerare, quali le necessità dei lavoratori affetti da gravi patologie, che ,anche quando sono abili al lavoro, necessitano di continui accertamenti e conseguenti visite specialistiche per il dosaggio dei farmaci salvavita. Si pensi, per esempio, ai diabetici o ai malati di cancro. In questi casi, i controlli e le visite possono essere anche molto frequenti. E quindi, i permessi per motivi personali sono assolutamente insufficienti. D’altra parte, una lettura costituzionalmente orientata del comma 16-bis non potrebbe prescindere dal considerare che il diritto alla salute sia un diritto fondamentale. Che non può essere compresso senza determinare l’illegittimità costituzionale della norma così interpretata. Insomma, una bella gatta da pelare per il ministro Maria Anna Madia, chiamata a dirimere una questione emersa a causa di una circolare che porta la firma del suo predecessore Gianpiero D’Alia. E che, considerati gli interessi in gioco, rischia di scatenare un contenzioso di enormi proporzioni

Scatti, Gilda: che fine ha fatto l’atto di indirizzo all’Aran?

da Tecnica della Scuola

Scatti, Gilda: che fine ha fatto l’atto di indirizzo all’Aran?
di Andrea Toscano
Ricordiamo che il decreto sugli automatismi stipendiali è stato convertito nella legge n. 41 dello scorso 19 marzo, che stanzia 120 milioni di euro ma alla condizione che venga rispettato il termine del 30 giugno per definire del tutto la questione dei 150 euro percepiti nel 2013 derivanti dalla questione del blocco degli scatti. Dalla Gilda degli Insegnanti preoccupazione e critiche al Governo e al ministro Giannini.
Se la contrattazione non si concluderà entro il prossimo 30 giugno e l’importo di 120 milioni di euro non sarà impegnato entro quella data, la somma necessaria per scongiurare la restituzione dei 150 euro percepiti nel 2013 derivanti dalla questione del blocco degli scatti dovrebbe essere del tutto a carico del fondo di istituto.
Quindi lo “stallo” nell’apertura della sequenza contrattuale e nell’emanazione dell’atto di indirizzo è preoccupante. E la Gilda degli Insegnanti lo sottolinea con fermezza: “se entro il 30 giugno non verrà firmato l’accordo all’Aran, andrà in fumo tutto il lavoro fatto”.
Durante il convegno “Insegnare stanca: dal disagio allo stress fino al burn out”, che si è svolto a Bari e al quale ha partecipato anche il sottosegretario al Ministero dell’istruzione Angela D’Onghia, il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio, ha aggiunto: “dell’atto di indirizzo, annunciato lo scorso novembre dall’ex ministro Carrozza, non c’è traccia e senza questo documento fondamentale, diventato ormai un fantasma, si rischia di tornare punto e a capo”.
Parlando nel capoluogo pugliese dal palco dell’istituto “Euclide”, Rino Di Meglio ha ricordato le parole pronunciate da Matteo Renzi l’8 gennaio scorso, dopo la querelle tra i Ministeri dell’istruzione e dell’economia:“in quell’occasione, per guadagnare consensi in vista della scalata a Palazzo Chigi, il segretario del Pd definì assurda l’ipotesi di restituire gli scatti e chiese al Governo di rimediare subito alla figuraccia, assicurando che su questo punto il suo partito non avrebbe mollato di un centimetro. Adesso si avvicinano le elezioni europee e ci auguriamo che la questione degli scatti per i docenti non diventi facile terreno per promesse elettorali da dimenticare dopo la chiusura delle urne”.

Infine, il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti non risparmia critiche al ministro Giannini: “da quando si è insediata a viale Trastevere, non si è ancora degnata di incontrarci e, anzi, non ha fatto altro che attaccare i sindacati. Snobbare il dialogo con chi rappresenta e difende i diritti degli insegnanti non le fa di certo onore e noi non subiremo passivamente decisioni assunte unilateralmente”.

Docenti pagati meno ed esortati a lavorare di più e meglio

da Tecnica della Scuola

Docenti pagati meno ed esortati a lavorare di più e meglio
di Lucio Ficara
Il Ministro continua a parlare di centralità della scuola e di valorizzazione del lavoro dei docenti, ma i fatti vanno in tutt’altra direzione.
Mentre nelle scuole si stanno svolgendo, ad anno scolastico ormai concluso, le contrattazioni d’Istituto con fondi veramente irrisori e totalmente insufficienti a retribuire tutte le attività di lavoro aggiuntivo svolto dal personale docente,amministrativo, tecnico ed ausiliario, da Assisi, durante l’incontro con le scuole italiane, interviene  il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini affermando che con la nuova spending review non ci saranno tagli alla scuola. Il ministro Giannini dovrebbe sapere che le scuole sono realmente in affanno e non riescono concretamente a pagare tutto il lavoro svolto dal personale, si taglia pesantemente su voci come l’itineranza del docente costretto  ad andare avanti e indietro da un plesso all’altro, si risparmia anche sui soldi assegnati al coordinatore di classe per il delicato ruolo che svolge durante l’intero anno scolastico, sulle direzioni dei laboratori, sulle varie commissioni, tagli pesanti anche sulle retribuzioni delle funzioni strumentali e sui compensi dei docenti che collaborano con la dirigenza. Siamo di fronte ad un ingente taglio dello stipendio accessorio che impoverisce drasticamente il salario degli insegnanti, che vengono pagati meno ma esortati a lavorare di più e meglio. Quindi mentre si taglia il fondo d’istituto anche di oltre il 50%, il Ministro dell’Istruzione interviente direttamente per dire che la scuola costituisce un impegno prioritario del Governo. Questo ci conforta ma francamente ci saremmo aspettati molto di più da questo Governo, che a parole considera la scuola una priorità, ma nella realtà dei fatti  taglia pesantemente il salario accessorio di tutto il personale scolastico. Alla scuola servirebbero risorse economiche fresche ed aggiuntive per rinnovare il contratto, ormai scaduto da troppo tempo e per garantire un giusto ed equo salario accessorio, per coloro che si impegnano oltre il normale orario di servizio e svolgono funzioni aggiuntive indispensabili. La situazione salariale degli insegnanti sta diventando un caso limite che dovrà essere affrontato al più presto con buon senso e in modo pragmatico. Non è possibile pensare di tagliare le risorse economiche vitali per le istituzioni scolastiche e allo stesso tempo chiedere un maggiore impegno e una maggiore qualità dell’insegnamento a tutto il corpo docente. Bisognerebbe avere il senso della realtà e comprendere che per migliorare la scuola pubblica è necessario rinnovare il contratto restituendo dignità professionale al ruolo docente.

Quota 96, il balletto senza fine

da Tecnica della Scuola

Quota 96, il balletto senza fine
di A.G.
Alza la voce il Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera: basta rinvii, il tema sarà nella risoluzione del Def e lo voteremo. Trovare le risorse per mandarli in pensione permetterebbe l’ingresso immediato di 4.000 nuovi giovani. Ma servono subito almeno 450 milioni di euro.
Dopo l’ennesima stroncatura del via libera al pensionamento dei circa 4 mila interessati, alza la voce il Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera. ”Il governo Renzi ha il dovere di ascoltare le parti sociali su giovani, evasione e tagli lineari”, ha scritto Boccia su Twitter nel giorno delle audizioni al Def delle parti sociali.
Boccia rimarca anche la sua posizione sui cosiddetti insegnanti ‘quota 96’: ”stiamo cercando risorse. Ora però basta rinvii, il tema sarà nella risoluzione del Def e lo voteremo. Trovare le risorse per mandare in pensione i ‘quota 96’ – aggiunge Boccia – permetterebbe l’ingresso immediato di 4.000 nuovi giovani nel mondo della scuola, il governo inserisca il tema nella risoluzione al Def, altrimenti saremo costretti a modificare i decreti durante l’approvazione in Parlamento”.
Per la copertura del via libera ai Quota 96 servono subito almeno 450 milioni di euro (a cui aggiungere quote ancora maggiori per i prossimi 4-5 anni). Una cifra non impossibile, ma bisogna individuare come reperirla. E occorre fare presto.

Quota 96, un’altra fumata nera

da Tecnica della Scuola

Quota 96, un’altra fumata nera
di A.G.
La soluzione non è matura sotto il profilo finanziario. Continueremo a lavorare per cercare una soluzione, ha spiegato il sottosegretario all’Economia, Giovanni Legnini, ascoltato in Commissione Bilancio alla Camera dove si sta discutendo di inserire il tema nella risoluzione al Def che sarà votata in settimana. Non è comunque detta l’ultima parola: continuiamo a lavorare alla ricerca di una soluzione.
Rimane irrisolto il problema dei Quota 96, i circa 4.000 insegnanti con almeno 61 anni di età e 35 di contributi (oppure 60 anni di età e 36 di contributi) che non sono potuti andare in pensione per l’entrata in vigore della riforma Fornero, senza che questa tenesse conto delle peculiarità del comparto della scuola, dove la data di pensionamento é legata, per esigenze di funzionalità e di continuità didattica, alla conclusione dell’anno scolastico.
“La soluzione non è matura sotto il profilo finanziario. Continueremo a lavorare per cercare una soluzione”, ha spiegato il sottosegretario all’Economia, Giovanni Legnini, ascoltato il 14 aprile in Commissione Bilancio alla Camera dove si sta discutendo di inserire il tema nella risoluzione al Def che sarà votata in settimana.
“Tutti sanno quanto tempo è servito per risolvere anche situazioni più drammatiche. Ma ora trovare soluzioni a bilancio vigente è cosa complicata. Comunque il Def – ha fatto notare – è destinato a essere declinato in norme nel tempo. Continuiamo a lavorare alla ricerca di una soluzione”.
Lo scorso 27 marzo nelle commissioni Bilancio e Lavoro della Camera, é stata approvata una risoluzione, a prima firma Barbara Saltamartini, vicepresidente della Commissione Bilancio alla Camera ed esponente del Nuovo centrodestra, ma sottoscritta da tutti i gruppi, per risolvere la questione che si trascina ormai da oltre due anni: il Governo – prevede la risoluzione – è impegnato a riferire alle commissioni, prima della presentazione del Def 2014, in merito al reperimento delle risorse necessarie per l’adozione di urgenti iniziative normative volte a risolvere la questione degli insegnanti Quota 96. Inizialmente il Tesoro in particolare aveva manifestato dubbi simili a quelli già esposti dalla Ragioneria generale dello Stato in occasione dell’esame del testo unificato su questo tema. La scelta del governo di rimettersi alle commissioni su un testo rivisto è stato l’esito di un lungo lavoro di mediazione. Lo sblocco di questa vicenda é sollecitato da tempo dai sindacati: le esigenze di risparmio – hanno più volte sottolineato – non possono gravare sugli insegnanti, che hanno pieno diritto ad andare in pensione, e danneggiare così anche i precari in attesa dell’immissione in ruolo.
Intanto, continuano le adesioni alla petizione della scrittrice ed insegnante siciliana Mila Spicola: sono state superate le 30 mila firme.

Giannini: siamo partiti dai tetti, ora valorizzeremo i prof

da Tecnica della Scuola

Giannini: siamo partiti dai tetti, ora valorizzeremo i prof
di Alessandro Giuliani
Lo ha detto il Ministro ad Assisi, a margine della due giorni di dialogo e confronto sui valori della pace e della fraternità con le scuole: è giunta l’ora di valorizzare quello che c’è dentro. Ascolteremo anche le esigenze delle famiglie. Poi conferma: niente tagli all’istruzione. Giovedì 17 aprile concluderà l’esposizione delle linee programmatiche alla Camera.
Il rilancio della scuola italiana prima passa per la salvaguardia dell’edilizia, ma subito dopo per la valorizzazione degli insegnanti che vi operano. Lo ha detto il 14 aprile il ministro dell’istruzione Stefania Giannini ad Assisi, a margine della due giorni di dialogo e confronto sui valori della pace e della fraternità con le scuole italiane.
“Per migliorare la scuola – ha spiegato Giannini – siamo partiti dai tetti e dai muri ed ora continueremo a valorizzare quello che c’è dentro”. Per il Ministro il “punto di partenza” è quello “della valorizzazione della figura dell’insegnate”. “Per ricostruire così – ha aggiunto – il valore e il prestigio sociale dell’educazione perché è quello che è venuto un po’ meno”.
Giannini ha confermato la volontà di ascoltare però anche le parti in causa, come più volte anche annunciato dal premier Renzi. “Prima di tutto sentiremo gli attori in gioco, gli insegnanti ma anche le famiglie, che poi sono quelle che hanno una forte responsabilità nella scelta educativa per i figli”.
Giannini ha a che colto l’occasione per ribadire che non ci saranno tagli ai fondi per la scuola, “perché questo settore costituisce un impegno prioritario del Governo. Anche se i tagli della spending review coinvolgono tutta la pubblica amministrazione, e considerando pure che già è stata fatta in questo senso una cura dimagrante, sarebbe abbastanza contraddittorio – ha osservato il responsabile del Miur – sottrarre comunque risorse alla scuola, visto che la consideriamo una priorità”.
Intanto, è stato programmato per giovedì 17 aprile, alle ore 13, presso la Commissione Cultura della Camera, il seguito dell’audizione del ministro Giannini sulle linee programmatiche del suo Dicastero. L’appuntamento sarà trasmesso in diretta sulla web tv della Camera.

GaE: sino al 10 maggio le domande di aggiornamento

da Tecnica della Scuola

GaE: sino al 10 maggio le domande di aggiornamento
di Andrea Carlino
Fino al 10 maggio 2014 (ore 14), è possibile presentare, esclusivamente in modalità web, la domanda di aggiornamento per le Graduatorie ad esaurimento per il triennio 2014-2017 utilizzando l’applicazione del Miur “Istanze on-line“. Novità dal Miur sulla compilazione delle istanze.
Ricordiamo che tutti coloro che sono inseriti nelle Gae debbono presentare istanza, pena l’esclusione. Nell’ultimo numero della “Tecnica della Scuola” tutta la normativa corredata da un’ampia guida, a cura dell’avvocato Dino Caudullo, acquistabile tramite l’edicola digitale. Inoltre, tramite il nostro servizio di consulenza, risponderemo ai quesiti dei lettori di carattere generale. Segnaliamo, inoltre, che il Miur ha messo online un tutorial all’applicazione raggiungibile a questo indirizzo (clicca qui) e consultabile anche in formato pdf.  Il dicastero di Viale Trastevere ha pubblicato anche una guida operativa consultabile a questo link

Prove Invalsi: disponibile il manuale del somministratore

da Tecnica della Scuola

Prove Invalsi: disponibile il manuale del somministratore
di L.L.
Il documento contiene tutte le informazioni su tempi e modalità di svolgimento delle somministrazioni, con indicazioni dettagliate anche sugli adempimenti da eseguire prima e dopo le prove
L’Invalsi ha pubblicato sul proprio sito il manuale del somministratore, che gli interessati sono invitati a leggere attentamente almeno una settimana prima della data prevista per la somministrazione.
Il somministratore della prova ha la responsabilità di assicurarsi che ciascun allievo riceva in modo corretto i materiali appositamente predisposti, di somministrare le prove nel modo indicato nel manuale, di assicurare che la somministrazione avvenga nei tempi stabiliti, e infine di raccogliere, alla fine della somministrazione, tutti i fascicoli (sia quelli compilati che quelli eventualmente inutilizzati) e di registrare sulla maschera elettronica le risposte date alle domande delle prove cognitive (Italiano e Matematica) e del Questionario studente. In questa fase, che può avvenire in un momento separato rispetto alla somministrazione delle prove secondo le disposizioni date dal Dirigente scolastico, è possibile farsi aiutare da altri insegnanti o dal personale di segreteria.
Il documento illustra nel dettaglio i tempi e le modalità di svolgimento delle singole prove e indica quali debbono essere gli adempimenti che il somministratore deve svolgere prima, durante e dopo le somministrazioni.
Ad esempio, tra le altre attività, circa una settimana prima della somministrazione, il personale interessato deve  prevedere un’adeguata scorta di penne biro (blu o nere) ed alcuni materiali di lettura per gli alunni che dovessero terminare le prove prima del tempo di scadenza, e munirsi di un cronometro(necessario solo per la II primaria).