Omofobia, Giannini: “Contrasto a discriminazioni deve partire dalla scuola”

Omofobia, Giannini: “Contrasto a discriminazioni deve partire dalla scuola”

Oggi, sabato 17 maggio, si celebra la Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia, indetta dall’Unione Europea con una risoluzione del Parlamento del 26 aprile del 2007. “Il contrasto alle discriminazioni, di cui l’omofobia è uno degli aspetti non secondari, si fa anche e soprattutto a scuola – ricorda il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini -. E’ fra i banchi che deve partire l’educazione all’alterità attraverso percorsi didattici e progetti condivisi da insegnanti, famiglie, studenti. Gli istituti scolastici rappresentano oggi un presidio determinante per la prevenzione di ogni forma di bullismo e il Ministero è al loro fianco in questa missione”.
Il Miur, infatti, supporta le scuole nell’educazione al contrasto di tutte le discriminazioni anche attraverso il sito www.noisiamopari.it, che raccoglie iniziative ed esperienze realizzate dagli istituti, e il portale www.smontailbullo.it, dove studenti, docenti e famiglie possono trovare materiale informativo e divulgativo e interventi didattici. E resta attivo il numero verde anti bullismo 800.669.696 da utilizzare per una prima assistenza o anche semplicemente per chiedere informazioni. Il numero verde è adesso raggiungibile anche attraverso il servizio di instant messaging Whatsapp al numero 3471192936.

Un modello di convenzione

Un modello di convenzione

di Gennaro Palmisciano
Dirigente ispettore tecnico

 

Il liceo sportivo costituisce la vera innovazione ordinamentale della riforma “epocale” gelminiana, insieme al liceo musicale e a quello coreutico. Questi tre licei fanno capo alla filiera delle arti performative, che ancora deve trovare il suo giusto riconoscimento nel panorama della formazione tecnico-professionale superiore.

Fortunatamente né i vertici politici né quelli dell’Amministrazione scolastica hanno avuto fretta nell’introdurre il nuovo indirizzo sportivo. Così si sono evitate le incertezze applicative che, invece, hanno afflitto i licei musicali e quelli coreutici, riguardo i quali almeno tre questioni didattiche e gestionali sembrano ancora confuse.

1)    Non è stato ben definito il discorso continuità licei musicali-conservatori. Se l’insegnamento della musica deve essere affrontato in modo professionale, cominciare dai licei è un po’ tardi: questi studi devono essere condotti con rigore sin da piccoli. Ma con il liceo musicale siamo di fronte ad un punto di partenza comunque importante.

2)    Inoltre, il reclutamento dei docenti specialisti delle discipline d’indirizzo ha posto seri problemi, per definire i titoli di accesso, le abilitazioni idonee, ecc. anche per l’applicazione di un regime transitorio che non tutela pienamente le professionalità. Si pensi che ai docenti di Educazione musicale A031 non possono essere affidate le cattedre di Storia della musica nei Licei musicali e coreutici; ai docenti di Educazione musicale, A031 e A032, vengono invece affidate, su utilizzazione, le cattedre di Strumento (Esecuzione e Interpretazione e Musica d’insieme), prescindendo dalla verifica del possesso di adeguati titoli artistico-professionali, sulla base del solo requisito dell’anzianità di servizio, anche se tale servizio è stato espletato su di una diversa disciplina, mentre dovrebbe affidato soltanto ai docenti della classe di concorso A077, in quanto anche a regime appartenenti allo stesso ambito disciplinare dello Strumento musicale nella scuola secondaria.

3)    Per ultimo, ma non per importanza, in questo tipo di licei si pone anche un grosso problema economico dal momento che necessitano di strutture, strumentazioni e rapporti docente-alunno particolari: pensiamo alle aule attrezzate con pavimenti e materiali particolari per le lezioni di danza o alle aule insonorizzate dei licei musicali o ancora all’acquisto degli strumenti musicali cosiddetti “non trasportabili”, vedi pianoforti, arpe, percussioni ecc., all’assicurazione e alla manutenzione necessaria e indispensabile di cui questi strumenti hanno bisogno con regolarità. I costi per i docenti sono altrettanto elevati, perché ogni alunno, infatti, ha diritto a lezioni singole di strumento.

Almeno questi problemi non si pongono per il liceo sportivo. Infatti:

1)    gli alunni vengono preparati per gli studi presso gli Istituti Universitari di Scienze motorie e non come atleti, né tanto meno come tecnici. Tra l’altro costoro non possono vantare né agevolazioni né crediti particolari.

2)    I docenti di discipline sportive sono gli stessi insegnanti di scienze motorie, abilitati per l’A029.

3)    Le strutture, le attrezzature e le eventuali risorse umane tecniche possono essere procurate tramite una convenzione a titolo non oneroso.

Però, ogni applicazione innovativa crea dubbi nei soggetti che hanno l’onore e l’onere di implementarla, anche perché la normativa non è spesso né completa né chiara, e va interpretata.

Il liceo sportivo trova corrispondenze in analoghi istituti secondari comunitari. Questi generalmente fanno parte dei licei speciali, che sovente includono quegli istituti che curano la formazione secondaria nel campo delle arti performative.

In Italia il liceo sportivo è considerato un’opzione del liceo scientifico, insieme al liceo delle scienze applicate. Anzi, si potrebbe propriamente dire che si tratta del liceo delle scienze applicate allo sport.

Questa osservazione consente di risolvere il problema determinato dalla limitazione ad una sola sezione, in prima attivazione, dell’introduzione del liceo sportivo. Nel caso in cui le pre-iscrizioni siano state tanto numerose da non poterle soddisfare con una sola sezione, si può articolare un liceo delle scienze applicate sperimentale con potenziamento sportivo, utilizzando la quota di autonomia.

Il Dpr 89/10 art. 2 comma 3 e art. 10 ha profondamente rinnovato la disciplina regolamentare della quota di autonomia nei licei. Ne riporto il testo:

“A) Quota oraria demandata alle singole istituzioni scolastiche

Art. 10 comma 1 lettera c)

c) la quota dei piani di studio rimessa alle singole istituzioni scolastiche nell’ambito degli indirizzi definiti dalle regioni in coerenza con il profilo educativo, culturale e professionale di cui all’articolo 2, comma 3, come determinata nei limiti del contingente di organico ad esse annualmente assegnato e tenuto conto delle richieste degli studenti e delle loro famiglie, non può essere superiore al 20 per cento del monte ore complessivo nel primo biennio, al 30 per cento nel secondo biennio e al 20 per cento nel quinto anno, fermo restando che l’orario previsto dal piano di studio di ciascuna disciplina non può essere ridotto in misura superiore a un terzo nell’arco dei cinque anni e che non possono essere soppresse le discipline previste nell’ultimo anno di corso nei piani di studio di cui agli allegati B, C, D, E, F e G. L’utilizzo di tale quota non dovrà determinare esuberi di personale.“

Per conseguenza l’unica differenza a livello dell’esame di Stato tra liceo sportivo e liceo sperimentale con potenziamento sportivo consisterebbe nella sola aggiunta del Disegno e Storia dell’Arte. Data la rilevanza artistica di numerose discipline sportive (i cosiddetti sport tecnico-compositori), come la ginnastica artistica, il pattinaggio artistico, i tuffi, il nuoto sincronizzato, ecc. questa sperimentazione ha anche una sua intrinseca validità.

Dall’a.s. 2014-5 con l’avvio in forma ordinamentale del liceo sportivo, viene conferita dignità ordinamentale ad un nuovo insegnamento, quello di DISCIPLINE SPORTIVE, materia laboratoriale, che non ricerca né la prestazione atletica, né la selezione a fini agonistici, ma l’elaborazione della cultura sportiva. Tra l’altro, va sollecitata la costituzione di una sezione sportiva nella biblioteca d’Istituto di ogni liceo sportivo.

Le Indicazioni Nazionali del liceo sportivo articolano per gli obiettivi specifici di tale insegnamento un programma tecnico-pratico particolarmente ricco, che evidenzia, come un contrappasso, la povertà della parte pratica dei corsi negli Istituti Universitari di Scienze Motorie (IUSM), sollecitando le Università ad una seria riflessione.

Oggetto della programmazione di Discipline sportive, ogni biennio e nel monoennio finale, sono due sport individuali e due sport di squadra (per un totale di sei sport individuali e sei sport di squadra), insieme ad atletica ed orienteering. Dal fatto che è difficile che un istituto abbia la diretta disponibilità di cotante attrezzature e di adeguate risorse tecniche, specialmente per gli impianti di atletica leggera e di orientamento, deriva la necessità di stipulare convenzioni con soggetti qualificati.

Il Coni Nazionale è il soggetto privilegiato, ma prima del mese di luglio 2014 non saranno disponibili le linee guida ed il modello di convenzione con il Coni.

Pertanto, non solo gli istituti pubblici, ma anche e soprattutto le scuole paritarie per le quali deve essere concessa la parità entro il 30 giugno, al fine di avere la disponibilità non solo di impianti sportivi, ma anche di tecnici e di testimonial possono perfezionare convenzioni con Enti di promozione sportiva, Associazioni e società sportive, enti locali, ecc., che prevedano la stipula di successivi accordi attuativi. Mentre la convenzione è a titolo non oneroso, gli accordi attuativi possono essere a titolo oneroso.

Quando un impianto può essere considerato adeguato? Il criterio di accettabilità dell’impianto potrebbe essere costituito dalla sua idoneità per una gara studentesca (quindi non dall’omologabilità per una gara federale, criterio troppo ristretto, ma neanche dall’idoneità per la semplice didattica, criterio troppo largo e indefinito). In tal modo i coordinatori per l’educazione fisica, presenti in ogni provincia, potranno, in carenza di personale ispettivo, provvedere alla certificazione di idoneità, che del resto essi già operano in occasione dei Campionati studenteschi.

Il modello proposto, elaborato sulla base dell’esperienza con i 16 licei sportivi paritari della Regione Lazio, non ha carattere di ufficialità, ma spero possa far partire i licei sportivi, statali e paritari, con il piede (o meglio l’impianto) giusto.


L’Istituto ……                                                             L’Ente ……

 

C O N V E N Z I O N E

TRA

L’Istituto ……….…, scuola paritaria,con sede legale in ……..alla Via ……… n. .., c.f. ……..….. , d’ora in poi denominatoIstituto, rappresentato da ……..

E

L’Ente ….…………., con sede legale in ………….. alla Via ………………… n. .., C.F. …………, d’ora in poi denominato Ente, rappresentato da …….

Premesso che

–   l’Istituto intende attivare dall’anno scolastico 2014-15 una sezione di liceo sportivo.-   Tale sezione ad indirizzo sportivo è volta all’approfondimento delle scienze motorie e sportive, in particolare dell’economia e del diritto dello sport, e di più discipline sportive, all’interno di un quadro culturale. Il liceo scientifico sportivo guida lo studente a sviluppare le conoscenze e le abilità ed a maturare le competenze necessarie per individuare le interazioni tra le diverse forme del sapere, l’attività motoria e sportiva e la cultura propria dello sport, assicurando la padronanza dei linguaggi, delle tecniche e delle metodologie relative. –   Con tale opzione si offre ai giovani un progetto in grado di conciliare la cultura umanistica con quella scientifica, con particolare riferimento allo sport, come fenomeno interculturale, trasversale e altamente significativo di ogni società, chiamando alla realizzazione tutti i soggetti formativi del territorio, dagli alunni ai docenti, dai genitori ai tecnici, dalle associazioni sportive agli enti locali, dal Coni e dalle Federazioni sportive agli enti di promozione sportiva. Con il liceo sportivo si intende, in tal modo, riconoscere e sostenere il ruolo culturale, sociale ed educativo dello sport, in quanto diritto di cittadinanza.-   Nel rispetto delle indicazioni nazionali e delle esigenze del contesto, saranno utilizzate eventualmente le   forme   di flessibilità didattica e organizzativa previste dal decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, anche al fine di adeguare il percorso liceale agli specifici bisogni formativi degli studenti nel campo delle scienze motorie e sportive, ivi compresi gli alunni disabili e con bisogni educativi speciali, favorendo l’acquisizione di competenze spendibili sia nel mondo del lavoro sia in quello universitario. –   Il percorso favorisce la formazione del professionista dell’educazione fisica e dello sport, non solo a livello tecnico, ma anche a livello psico-sociale, con particolare attenzione ai processi di inclusione e di rieducazione.-   Le istituzioni scolastiche paritarie, nelle quali sono attivate sezioni ad indirizzo sportivo, sia singolarmente che collegate in rete, possono stipulare convenzioni con università statali o private, ovvero con province, comuni, città metropolitane, istituzioni, enti, associazioni o agenzie operanti sul territorio che intendano dare il loro apporto alla realizzazione di specifici obiettivi legati alla formazione e all’attività sportiva.

Avendo ravvisato, Istituto ed Ente, la necessità di costruire un percorso comune indirizzato alla qualità dell’offerta educativa, tecnica e formativa e della crescita culturale, civile e sociale degli studenti del liceo sportivo, si conviene quanto segue:

Art. 1 Obbligo delle parti

L’Istituto s’impegna a coinvolgere l’Ente nell’ambito della progettazione didattica curricolare ed extracurricolare, organizzativa ed educativa. L’Ente si impegna a mettere a disposizione dell’attività formativa programmata le figure professionali e/o le attrezzature individuate in sinergia con l’Istituto.

L’Istituto si impegna a coinvolgere attivamente l’Ente, che fornisce consulenza e collaborazione, nell’organizzazione di manifestazioni ed iniziative a carattere sportivo-culturale.

L’Ente si impegna a favorire il contatto con atleti ed ex atleti per promuovere i valori dello sport attraverso testimonial di esperienze significative ed esemplari.

Art. 2 Accordi attuativi

La collaborazione tra Istituto ed Ente è attuata tramite la stipula di appositi accordi nel rispetto della presente convenzione.

Gli accordi attuativi, da stipulare a seguito della programmazione metodologico-didattica, disciplinano gli aspetti di natura organizzativa, gestionale e finanziaria, dettagliando gli impegni di cui al precedente articolo.

Art. 3 Oneri finanziari

La presente Convenzione è a titolo non oneroso. Gli oneri finanziari eventualmente derivanti dagli accordi attuativi saranno a carico dell’Istituto.

Art. 4 Durata

La presente Convenzione ha la durata di cinque anni. Essa si rinnova automaticamente,  se non viene disdetta da una delle parti sei mesi prima della scadenza.

E’ facoltà delle parti recedere unilateralmente mediante comunicazione scritta con un preavviso di sei mesi, tempo necessario all’Istituto per stipulare analoga convenzione che permetta il raggiungimento delle medesime finalità formative.

Art. 5 Trattamento dei dati personali

Le parti dichiarano reciprocamente di essere informate e, per quanto di ragione, espressamente acconsentire che i dati personali, comunque raccolti in conseguenza e nel corso dell’esecuzione della presente convenzione, vengano trattati esclusivamente per la finalità della convenzione stessa mediante consultazione, elaborazione manuale e/o automatizzata. Inoltre, per i fini statistici, i suddetti dati, trattati esclusivamente in forma anonima, potranno essere comunicati a soggetti pubblici, quando ne facciano richiesta per il perseguimento dei propri fini istituzionali. Titolari dei dati personali, per quanto concerne il presente articolo, sono rispettivamente Istituto ed Ente. Le parti dichiarano, infine, di essere informate sui diritti sanciti dagli artt. 7 e seguenti del D.lgs. 196/2003 (Codice della privacy).

Per tutto quanto non previsto dalla presente convenzione le parti fanno riferimento alla legislazione vigente in materia.

Art. 6 Controversie

Per eventuali controversie che dovessero insorgere tra le Parti nel corso dell’esecuzione del presentare accordo è competente in prima istanza la camera di conciliazione della CCIAA provinciale.

 

… , lì _______________

 

Il gestore dell’Istituto                                                      Il presidente dell’Ente

 

Scuola: alla ricerca della dignità perduta

Scuola: alla ricerca della dignità perduta

di Claudia Fanti

Ciao Amici pedagogisti, maestri/e di un passato che ormai pare veramente irraggiungibile per vette e utopie. Sono una delle maestre che vi ha letto e riletto, studiato con passione, sono una di quelle che ancora non può (per legge), non deve e non vuole arrendersi per onorare l’impegno verso i piccoli.

Siamo entrate nella scuola dopo la morte di Don Milani, dopo aver letto “Lettera a una professoressa” e abbiamo creduto nel tempo pieno, successivamente nei moduli, abbiamo tenuto insieme inclusione e istruzione, abbiamo sentito il polso della società cambiare battito sotto le nostre mani, quindi abbiamo adeguato strumenti e metodologie, abbiamo studiato sistemi di valutazione di diversa tipologia, applicato riforme e subito controriforme, abbiamo sentito dire di tutto, e il contrario di tutto, un ministro dopo l’altro; ora assistiamo esterrefatte alla disgregazione, all’umiliazione di una scuola che aveva raggiunto un certo equilibrio tra diverse tendenze fiorite negli anni dal ’68 in avanti; abbiamo superato gli individualismi della maestra unica aggiornandoci e imparando a lavorare in equipe e… poi dopo avere “cresciuto” schiere di bambini, scritto faldoni di relazioni, compilato documenti di ogni tipo, dopo aver affrontato il passaggio al digitale perfino senza pc, ci siamo viste portar via da sotto il naso la nostra bella costruzione di una scuola inclusiva e al tempo stesso attenta a offrire il massimo sul piano culturale.

A questo punto, che fare?

Osservo adesso, come sempre, ogni ciclo, bambini e bambine intenti a lavorare con la matita stretta in mano nel modo corretto: è costato loro un impegno pari a quello di uno scalatore: li ho visti letteralmente sudare, agitarsi, grattarsi la testa. Li ho visti stremati, li ho sentiti borbottare, consultarsi. Qualcuno ha dato in escandescenze e si è buscato pure dei bei rimproveri. Mi sono intenerita ad ascoltarli mentre compitavano (ora si usa dire spelling, all’inglese, che fa molto chic), a vederli sporgere gli occhi fuori dalle orbite per individuare lettere ponte. Mi sono commossa a constatare il loro impegno mentre illustravano esperienze, scrivevano le prime frasi e le rileggevano stupiti di non trovarci né capo né coda o quando aiutavano il compagno di coppia a superare una difficoltà a testa bassa indicandogli un grafema o un’illustrazione…e intanto, mentre li guardavo e ascoltavo, ho sempre pensato nel corso di questo difficile anno raccontatoci dai media in tutte le sue terribili sfaccettature, che coloro i quali hanno deciso le politiche scolastiche in Italia non si meritano neppure una goccia del loro sudore: non è retorica, sudano veramente! Poi è chiaro si scalmanano, ne combinano di tutti i colori e alcuni portano in sé i segni del mondo, eppure sono serissimi nel loro impegno dedicato al sapere. No, decisamente i ministri non si meritano i nostri alunni e le nostre alunne e non si meritano neppure noi.

La confusione della scuola e nella scuola è grande.

Mai ho conosciuto un’epoca tanto assurda, infarcita di pregiudizi, di pressappochismi culturali, valutativi, organizzativi.

Il tempo scorre tra noi, sopra di noi e dentro di noi, nelle bambine e nei bambini, nelle loro famiglie giovani e spesso angustiate da problemi più grandi di loro. Sì perché vivere oggi, nella precarietà, avendo assaporato il benessere senza poterne poi usufruire, riconoscendolo nei pochi che ne godono, non deve essere per nulla facile. Il consumismo suggerito, veicolato, osannato dai media e dai politici si unisce, dando vita a una miscela esplosiva, alla povertà, allo sbandamento valoriale, a educazioni ricevute durante l’infanzia fatte di no-sì-ni, ai modelli genitoriali del passato, in contrasto con quelli rappresentati come vincenti.

L’individualismo, spinto a divenire unico modello da inseguire da esempi competitivi, rampanti, di successo, viene al contempo a essere frustrato dalla quotidianità, nella quale il lavoro non è praticamente mai adeguato ai desideri e alle vocazioni, per la qual cosa la sofferenza, del singolo e della famiglia composta da un’addizione di singoli in stato d’ansia, si esprime o in rassegnazione o in sottovalutazione e sfiducia nel proprio ruolo genitoriale. Le insicurezze, i sensi di colpa e di inadeguatezza vengono espressi in tanti modi e in tante forme, dai più sommessi a quelli aggressivi, a quelli che vedono genitori colpevolizzare le famiglie degli altri e i figli degli altri.

La paura della verità sulla propria condizione di svuotamento di certezze è prima di tutto proprio della scuola che non ha più la forza interna di prendere in mano il suo irrinunciabile ruolo di dispensatrice di basi dell’istruzione-educazione. L’istruzione, quella che offre con meticolosa fatica gli strumenti fondamentali per accedere alla lettura, alla scrittura, come mezzi per prendere coscienza e accedere al sapere, alla comprensione dei testi, di tutti i tipi di testo, e dell’oralità degli altri, sembra non essere più tenuta in grande considerazione né dai collegi dei docenti, né dagli esperti, né dagli opinionisti, se non per amplificare la portata di un unico momento dell’anno, l’evento delle prove nazionali di valutazione (Invalsi). Prima e dopo, il diluvio Invalsi, il nulla. Prima tutti in silenzio a perorare il dispendio di tempo e fatica in altre direzioni e proposte che nulla hanno a che fare con il riconoscere che per raggiungere gli obiettivi di una scuola statale che includa tutti e tutte occorre la fatica del cesello, della pazienza, del lavorare sulle piccole cose come l’ortografia, il contare, il manipolare, il disegnare, il dipingere, il recitare…quotidianamente, senza strappi, senza effetti speciali (tanto amati dalla nostra epoca) senza finire su quotidiani e tv. Quella fatica che si fa, anche divertendosi, ma non solo, non vale, non fa audience, quindi non c’è. Ebbene, se si vuole abbattere la bestia nera della dispersione, gli insegnanti dovrebbero ritornare ad avere il ruolo che spetta loro, quello di insegnare giorno per giorno la pazienza della costruzione lenta e cocciuta dell’approccio al sapere e ai saperi. I primi a doverne essere consapevoli dovrebbero essere proprio le maestre e i maestri e dovrebbero affrettarsi a ritrovare e a riappropriarsi del senso della propria funzione determinante in questa epoca di precarietà diffusa. Il loro ruolo di istruttori/mediatori/educatori è fondamentale e insostituibile, ma è un ruolo da riconquistare riprendendosi in mano le redini della propria professione, dei propri studi, dei propri ideali. Se si è persone senza utopia, meglio scegliere qualcosa di diverso dall’insegnamento, il quale offre ben pochi riconoscimenti esterni. Il lavoro dell’insegnante-insegnante è fatto tutto di soddisfazioni interne alla coppia discente/docente e a quella con le classi su cui si opera. E i rapporti sono il sale della professione. Studiare i rapporti, soffermarsi su di essi, analizzarli ogni istante e ogni giorno è il segreto della riuscita, Non è facile, è un continuo lavoro su se stessi e sull’altro/a e su tutto ciò che lo circonda: ambiente, interessi, parenti, affetti, emozioni, stato di salute…

Entrare in aula con l’idea che si verrà continuamente spiazzati e che tale spiazzamento va accolto e poi gestito per educare se stessi con gli altri e le altre che si incontrano è l’unico modo per fare istruzione efficace e insieme educazione al superamento dei conflitti e delle “depressioni” in senso lato. E’ l’unico modo per potere costruire sane relazioni non soltanto con gli alunni e le alunne, bensì proprio con le loro famiglie in attesa di trovare risposte al loro difficile compito di genitori, di comprendere i motivi di tanti atteggiamenti “strani” e apparentemente “insondabili” dei figli e delle figlie.

 

 

Convegno Supereroi fragili

Convegno Supereroi fragili,
Rimini 24 e 25 ottobre 2014

1° CONVEGNO
#SUPEREROIFRAGILI
Adolescenti a scuola tra vecchi e nuovi disagi
Sede del corso: Palacongressi di Rimini

Data e orari
Venerdì 24 ottobre dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.30
Sabato 25 ottobre dalle 9.00 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 17.00

Presentazione
L’età preadolescenziale e adolescenziale rappresenta una fase delicata dello sviluppo, caratterizzata da rapide trasformazioni fisiche, psicologiche e relazionali. Durante il Convegno si approfondiranno le difficoltà e i disagi tipici dell’adolescenza, soffermandosi sulle possibili cause e sulle conseguenti reazioni e condotte comportamentali che spesso preoccupano familiari e insegnanti. Bullismo e cyberbullismo, disturbi del comportamento alimentare, condotte autolesive, dipendenze vecchie e nuove: un mondo intrecciato di difficoltà da gestire. Si forniranno indicazioni e suggerimenti operativi, con l’intento di stimolare una visione critica dei vari fenomeni, dei possibili interventi, senza trascurare l’importanza di una prevenzione adeguata e tempestiva.

Focus su
• Bullismo e cyberbullismo
• Vecchie e nuove dipendenze
• Identità digitale
• Autolesionismo
• Disturbi del comportamento alimentare
• Dispersione scolastica
• Devianza
• Sessualità
• Identità di genere
• Discriminazione ed esclusione

Struttura
Il Convegno è strutturato in 2 sessioni plenarie
e in 14 workshop di approfondimento .

Destinatari
Insegnanti, educatori, psicologi, medici, pedagogisti, riabilitatori e genitori.

Accreditamenti
Ministero della Salute
È stato richiesto l’accreditamento ECM per le figure riportate nell’apposita sezione del sito dedicato.
Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
L’accreditamento del Centro Studi Erickson al MIUR dà diritto all’esonero dal servizio del personale della scuola che partecipi al Convegno, nei limiti previsti dalla normativa vigente.
Accreditamento CFU (Crediti Formativi Universitari)
Con l’attestato di frequenza sarà possibile fare richiesta dei crediti CFU presso la propria Facoltà.

IL MINISTRO CON LE SPALLE AL MURO

LA NOSTRA INTERVISTA AL TG 2 DELLE 20.30 DEL 15 MAGGIO
METTE IL MINISTRO GIANNINI CON LE SPALLE AL MURO

Nonostante il taglio vergognoso operato dalla Redazione del TG2 sull’intervista a Paolo Latella delle h. 20.30 di giovedì 15 Maggio 2014, è finalmente uscita la notizia relativa alle scuole paritarie che non pagano né stipendio, né contributi ai docenti. Si tratta del consueto scambio iniquo di stampo italiota: ai docenti il punteggio, alla scuola privata prestazioni gratis. Questi ‘precari’ senza dignità trovano così il modo di superare nelle graduatorie e per l’assunzione gli insegnanti della scuola pubblica, che lavorano onestamente aspettando il proprio turno e rispettando se stessi e gli altri. Il problema è determinato dall’equiparazione del punteggio assunto nelle scuole private (spesso veri e propri diplomifici senza controlli) a quello che si matura ogni anno nelle scuole pubbliche, prevista dalla vergognosa legge n.° 62 del 10.3.2000, cosiddetta di ‘parità’, approvata grazie all’allora Ministro Luigi Berlinguer. Questa operazione vergognosa, contro la quale l’Unicobas si batté e continua a battersi con tutte le proprie forze, ha già inficiato tutte le ‘fasce’ delle graduatorie ad incarichi e supplenze e per le immissioni in ruolo. Per questo motivo stiamo sollecitando il mondo dell’associazionismo professionale scolastico ad una campagna referendaria per richiederne l’abrogazione. A maggior ragione perché questi istituti, ai quali spesso bastano due gabinetti nei corridoi per ottenere lo status di ‘paritari’, vengono ogni anno erogati fondi pubblici. La legge si basa su di un furbesco equivoco giuridico che aggira il divieto costituzionale di finanziare le scuole private: in nome della ‘sussidiarietà’, come se lo stato fosse tornato ai tempi precedenti la Legge Coppino del 1877 e non fosse in grado di istituire proprie scuole. Tutte le scuse sono buone: quest’anno, a fronte del taglio di 560 milioni di euro a danno del fondo di istituto delle scuole pubbliche dal 2013 (che rende impossibile la retribuzione degli straordinari del personale Ata e dei progetti di recupero ed approfondimento dei docenti), comprendendo ciò che viene erogato dagli Enti Locali, ben 500 ne sono stati regalati alle scuole private.
Con questo comunicato stampa diciamo apertamente al Ministro Stefania Giannini che non può più nascondersi e le chiediamo cosa intenda fare, a fronte di scuole che non pagano e ricattano il personale (e delle ulteriori ricadute sul resto dei precari della scuola pubblica). Del resto, basterebbe chiedere buste paga e versamenti Inps al momento dell’iscrizione in graduatoria. Lo diciamo con una punta di malizia, visto che il documentato dossier, con dati circostanziati da Canicattì a Bolzano, le è stato inviato non appena è assurta al dicastero di Viale Trastevere, così come era già stato inviato anche al suo predecessore Maria Chiara Carrozza. È un dato di fatto innegabile, e la Giannini non può sperare di continuare a cavarsela facendo ‘l’uccel di bosco’. A poco serve ormai l’omertà, come quella della ‘ligia’ Redazione del TG2, che s’è guardata bene dal rendere pubblico il passaggio dell’intervista nel quale il Prof. Latella ricordava di aver inviato il dossier a più riprese e di aver parlato con la Segreteria del Ministro. La stessa omertà politica che ha consigliato al TG 2 Rai (servizio pubblico) di fornire come di dovere la qualifica del prof. Latella, visto che si tratta del Segretario regionale dell’Unicobas Lombardia. Omertà inutile, perché si tratta di vere e proprie notizie di reato, delle quali, come di dovere, dovrà occuparsi la Magistratura (verificando anche quale ruolo di controllo eserciti, come invece dovrebbe, il Ministero), vigendo in Italia l’obbligatorietà dell’azione penale.
Paolo Latella ha dichiarato: “Chiedo ufficialmente ai parlamentari del M5S Silvia Chimienti, Luigi Gallo, Gianluca Vacca di intervenire presso la Commissione di Vigilanza della Rai chiedendo conto di come mai l’intervista sia priva del passaggio in cui chiamo in causa dall’ex Ministro Carrozza che ha ricevuto il dossier nel giugno 2013 all’attuale Ministro Giannini che ha il dossier sul tavolo da febbraio 2014. Nell’intervista non appare neanche la sigla del sindacato Unicobas Scuola di cui sono il segretario regionale della Lombardia (nonché membro dell’Esecutivo Nazionale). Giammarco Sicuro è un giornalista molto preparato e professionalmente valido, ma credo ci sia stato, come dire… un pizzico di paura da parte della Redazione della Rai. Io l’ho scritto tempo fa e lo ripeto… non mi fermo… io vado avanti! Guerra alle scuole paritarie illegali!”

Link all’intervista: http://youtu.be/on68_Ua6KTM

Stefano d’Errico (Segretario nazionale Unicobas)

Quota 96, Giannini rinvia il problema degli esodati della scuola dopo il voto

da Corriere.it

Movimento 5 stelle e Lega Nord incalzano il governo

Quota 96, Giannini rinvia il problema degli esodati della scuola dopo il voto

Flash mob e proteste. Stefania Giannini: «Ne ho parlato con Padoan: il problema verrà affrontato dopo la campagna per le europee». Damiano (Pd): «Renzi risolva il nodo degli insegnanti»

di Antonella De Gregorio

Pensione scuola e Quota 96, nulla di fatto. I docenti e il personale Ata che attendono di lasciare cattedre e banchi da quattro anni sono delusi. Contro quelle che ritengono promesse «sempre più vaghe» hanno inscenato in questi giorni scioperi e proteste: striscioni nelle scuole il 13 maggio; proteste a Montecitorio il 15; presidio in piazza il 16, con lettura, davanti a Montecitorio, di tutti gli articoli della Costituzione violati per la questione dell’errore della riforma delle pensioni Fornero. Tanto che nel pomeriggio di oggi è intervenuta anche Stefania Giannini. «Subito dopo la fine della campagna elettorale per le europee – ha assicurato il ministro dell’Istruzione – verrà affrontato il problema dei pensionati della scuola quota 96». Giannini ha spiegato di aver incontrato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, per affrontare la questione. «Abbiamo messo vari capitoli specifici tra cui anche questo in agenda – ha detto – non a partire da questa settimana, ma subito dopo ci vedremo». «Questo aspetto – ha sottolineato ancora Giannini – riguarda circa 4.000 persone, sarebbe già un importante impegno, credo che ci sia lo spazio». Ma intanto va avanti la raccolta di firme della Lega per l’abolizione della riforma del ministro del Lavoro del governo Monti, i deputati del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo hanno organizzato un flash mob alla Camera, esibendo una maglietta con una doppia scritta : «Quota 96 – Pensionati esasperati da un diritto violato» e «Quota 96 – inFORNERati – un diritto e non un privilegio».

I Quota 96

Il problema relativo agli esodati della scuola – ovvero quei lavoratori della cosiddetta «Quota 96» che, nonostante avessero già maturato i requisiti per accedere al trattamento pensionistico, sono rimasti senza pensione con l’approvazione della riforma pensioni Fornero che ha innalzato l’età pensionabile – non ha finora trovato soluzione.

«Un errore»

Cesare Damiano (Pd), presidente della commissione Lavoro della Camera ritiene «necessario porre rimedio a un errore compiuto dalla riforma Fornero delle pensioni, che non ha considerato il fatto che il ciclo scolastico (primo settembre-31 agosto) non coincide con quello solare». Questa «disattenzione» – ha detto Damiano – « ha causato un’ingiustizia e impedito a molti insegnanti di poter andare in pensione». Sulla stessa linea la Cgil, che chiede di «risolvere questo problema per una questione di giustizia per il personale della scuola».

I numeri

L’argomento, peraltro, ricorda l’ex ministro «è già stato oggetto di una risoluzione delle commissioni Bilancio e Lavoro, sottoscritta da tutti i gruppi parlamentari e della risoluzione con la quale la Camera il 17 aprile ha approvato il Def 2014. Il governo si è impegnato, in quell’occasione, alla soluzione dei problemi previdenziali del settore scuola oltre a quello degli esodati». Damiano ricorda anche i numeri: «La platea del settore scuola ammonta a poco più di 4mila unità, con un onere stimato dall’Inps di circa 35 milioni di euro per il 2014, 106 per il 2015, 107 milioni di euro per il 2016, 108 milioni di euro per l’anno 2017 e 72 milioni di euro per l’anno 2018. Una copertura finanziaria non eccessiva che risolverebbe una situazione assurda e che consentirebbe di aprire le porte della scuola a 4mila giovani insegnanti».

Il ministro: «Rimediare»

Il Ministro dell’istruzione Stefania Giannini aveva dichiarato in aprile che la questione Pensioni Quota96 «è ormai diventata un “capitolo politico”» e che non intende «farne una “battaglia primaria” ma trovare il modo di rimediare sfruttando le risorse disponibili nell’ambito del DEF 2014». Dichiarazioni che facevano seguito all’approvazione del Parlamento di una Risoluzione che impegna il Governo a risolvere la questione Quota 96. E sempre il ministro, in una recente intervista, aveva ammesso che la situazione dei Quota 96 è «frutto di un errore legislativo» e che «deve essere affrontata» il prima possibile, precisando che «il governo potrebbe anche precedere il Parlamento» nel varare un provvedimento che metta finalmente la parola fine alla situazione. Dichiarazioni politiche che però si sono sin qui scontrate con il no della Ragioneria dello Stato, che aveva stabilito che i 450 milioni di euro necessari per chiudere la partita, semplicemente non ci sono.

I comuni tagliano sull’istruzione, ma solo al Sud

da Repubblica.it

I comuni tagliano sull’istruzione, ma solo al Sud

Dai dati Istat emerge come nelle regioni centro-settentrionali la spesa per la scuola stia aumentando nonostante la spending review, mentre nel meridione si preferisce ridurla

di SALVO INTRAVAIA

Pressati dalla spending review e dalle politiche di rigore degli ultimi anni, gli enti locali del meridione d’Italia risparmiano sui finanziamenti destinati agli istituti scolastici. Nelle altre regioni invece la spesa per la scuola e i suoi alunni cresce di anno in anno. Il dato emerge dall’ultima pubblicazione dell’Istat sui Bilanci consuntivi delle amministrazioni comunali. E il confronto con quelli di cinque anni prima fa venire a galla la diversa considerazione che gli enti locali hanno nei confronti dell’istruzione. In cinque anni – dal 2007 al 2012 – le regioni del Sud, nonostante abbiano incrementato la cosiddetta spesa corrente di oltre il 4 per cento, hanno nello stesso tempo ridotto quella per le cosiddette Funzioni di istruzione pubblica del 13 per cento.
Nel quinquennio preso in considerazione, le scuole hanno ricevuto meno fondi per comprare carta e toner per le fotocopiatrici, meno soldi per i detersivi e la carta igienica e, in generale, per il funzionamento scolastico. E le famiglie sono state costrette a finanziare con un “contributo volontario” il minore gettito dei comuni che hanno lesinato anche sui fondi per l’assistenza scolastica ai portatori di handicap, per il trasporto scolastico, la refezione e gli assistenti alla comunicazione. I numeri inchiodano i sindaci del Sud. Perché nelle regioni centrali e in quelle settentrionali, il trend è stato esattamente opposto: 4 per cento in più per l’istruzione nelle regioni centrali e addirittura l’8 per cento in quelle settentrionali. Regioni che, con incrementi ancora più consistenti, hanno privilegiato l’assistenza agli alunni disabili, scuolabus e mense scolastiche.
Le regioni meridionali nonostante siano le più povere e con i tassi più alti di disoccupazione giovanile, dispersione scolastica e di Neet – i giovani che non lavorano né studiano – e quelle in coda alle classifiche per competenze in Lettura, Matematica e Scienze, preferiscono dirottare le risorse dalle scuole verso altri ambiti. Anche Save the children ha recentemente lanciato l’allarme per la povertà educativa dei bambini meridionali. L’unica buona notizia riguarda le risorse destinate dai comuni agli asili nido e ai servizi per l’infanzia e per i minori che aumentano in tutte le regioni.
Il taglio delle risorse destinato all’istruzione nelle regioni meridionali è anche legato al calo della popolazione scolastica. Ma, a fronte di un decremento degli alunni del 4,7 per cento nel primo e nel secondo ciclo dell’istruzione pubblica, si è registrato una dimunizione dei finanziamenti quasi triplo. E anche nell’unico segmento, la scuola dell’infanzia, dove si è registrato un lieve incremento di iscritti. Nelle otto regioni meridionali, dal 2007 al 2012, i piccoli iscritti nella scuola materna statale sono cresciuti del 2,5 per cento. Mentre i finanziamenti sono diminuiti del 29 per cento.

Parte il nuovo concorso per i presidi. E dopo trent’anni torna su base nazionale

da Repubblica.it

Parte il nuovo concorso per i presidi. E dopo trent’anni torna su base nazionale

di SALVO INTRAVAIA

Parte il nuovo concorso a preside. Ad annunciarlo, lo stesso ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini. Il via libera di Palazzo Madama al decreto scuola porta il ministro a dire che “accelera il nuovo corso-concorso per dirigenti scolastici che sarà nazionale e si svolgerà presso la Scuola nazionale della pubblica amministrazione. Tale concorso sarà possibile già dal prossimo anno”. Il bando verrà pubblicato entro il 2014 e la procedura sarà totalmente rinnovata rispetto alle tornate precedenti. Niente più selezioni su base regionale che hanno prodotto una marea di contenziosi, già a partire dal 2004 e anche prima. Il nuovo concorso sarà su base nazionale, come accadeva una trentina di anni fa.

Il provvedimento è contenuto nel disegno di legge di conversione del decreto salva-presidi, approvato dal governo lo scorso mese di aprile, dal titolo “Misure urgenti per garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico”. L’ultimo concorso, quello bandito nel 2011 e concluso tra il 2012 e il 2013, ha prodotto un diluvio di ricorsi che hanno indotto in diversi casi il giudici del Tar ad annullare la procedura. E’ accaduto in Abruzzo, dove il giudice amministrativo ha disposto l’annullamento della graduatoria dei vincitori. Mentre il Lombardia è stata disposta la ricorrezione degli elaborati, perché conservati in buste trasparenti che non avrebbero garantito l’anonimato. E ancora.

In Molise la selezione è stata annullata nella fase conclusiva. Mentre in Toscana la procedura è stata in parte dal Consiglio di stato. In Campania e Calabria i ricorsi sono stati invece respinti. Un caos che a settembre ha messo a rischio il regolare svolgimento dell’anno scolastico in diversi territori del Paese perché in alcuni casi i neodirigenti erano stati già nominati e avevano anche preso servizio, e il ministero avrebbe dovuto sollevarli dall’incarico ad anno avviato. Così, il governo ha preferito intervenire con un decreto urgente che congela la situazione in attesa che i giudici si pronuncino in via definitiva. Il nuovo concorso si potrà svolgere grazie all’emendamento approvato in commissione Cultura al Senato, con il parere favorevole del governo.

Per la prima volta, la selezione sarà secondo la formula del corso-concorso. I concorrenti verranno prima scremati attraverso una selezione, probabilmente per soli titoli oppure con un quiz. E chi supererà questo primo step verrà ammesso ad un corso presso la Scuola superiore per la pubblica amministrazione. Alla fine del periodo di formazione ci sarà un esame con prove scritte e orale. Il nuovo concorso metterà in palio 500/600 posti. Una quota, non superiore al 49 per cento dei posti totali, sarà riservata agli idonei dei precedenti concorsi. I presidi incaricati avranno un punteggio aggiuntivo per l’accesso alla selezione.

“Con questo provvedimento  –  dichiara la relatrice del disegno di legge, Francesca  Pugliesi del Partito democratico  –  mettiamo un punto sui tanti ricorsi che sin dal 2004 hanno reso incerta la guida delle autonomie scolastiche e causato la reggenza di troppe scuole. Entro l’anno il governo Renzi bandirà la prima prova del nuovo corso-concorso nazionale a dirigente scolastico che spero faccia cambiare verso alla scuola italiana. E’ intollerabile  –  conclude  –  che vincitori di concorso che lavorano già si vedano annullare tutto per errori dell’amministrazione”.

Tra un mese l’esame terza media

da La Stampa

Tra un mese l’esame terza media

Circa mezzo milione di studentialle prese con le 5 prove : italiano, matematica, lingua straniera, interrogazione orale e la prova Invalsi
roma

Parte il conto alla rovescia per l’esame di terza media. Tra un mese circa mezzo milione di studenti si troverà alle prese con 5 prove diverse: italiano, matematica, lingua straniera, interrogazione orale e la temutissima prova Invalsi a carattere nazionale, in calendario per il 19 giugno. Insomma, una vera e propria “mini maturità”.

 

Ogni scuola decide autonomamente quando dare il via alle prove scritte e orali. L’unica data certa, stabilita a carattere nazionale dal ministero della pubblica istruzione, è appunto quella della prova Invalsi. E generalmente le scuole si organizzano per far sì che la prova nazionale sia l’ultima in calendario tra gli scritti.

 

In vista di questo cruciale appuntamento del percorso scolastico il portale Skuola.net offre qualche suggerimento per raggiungere l’obiettivo “promozione”: ripassare gli argomenti trattati in classe, organizzare il lavoro con appunti e tesine e, se necessario, chiedere aiuto ai docenti; evitare di arrivare agli ultimi giorni prima dell’esame con l’acqua alla gola ritrovandosi a dover studiare anche la notte; la stanchezza di certo non aiuta a restare lucidi e calmi; una soluzione, quindi, potrebbe essere quella di organizzare un ripasso programmatico con una tabella di marcia che garantisca i tempi giusti.

 

«Una volta – spiega il professore Mario Pollo, presidente del corso di laurea in Scienze e tecniche psicologiche dell’Università Lumsa di Roma, interpellato dal portale – esisteva il rito iniziatico per segnare il momento di passaggio tra la condizione di bambino avvolto dalla protezione materna a quella di adulto esposto a eventuali delusioni. Oggi i riti iniziatici non esistono più ma ci sono gli esami e sono altrettanto carichi di significato e quindi non vanno sottovalutati: superare una prova fa sentire più grandi. Si tratta di un passaggio necessario per diventare adulti. La paura, se affrontata e superata, fortifica. Solo così si cresce. Superare un esame fa acquisire sicurezza per affrontare poi in futuro tutte le asperità e le sconfitte che la vita, purtroppo ci riserva».

Quota 96: se ne parla dopo le europee

da tuttoscuola.com

Quota 96: se ne parla dopo le europee

Subito dopo la fine della campagna elettorale per le europee verrà affrontato il problema dei pensionati della scuola quota 96“: lo ha annunciato nel pomeriggio il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, rispondendo ai giornalisti a margine di un incontro elettorale di Scelta civica a Terni.

Giannini ha spiegato di aver incontrato oggi il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, per affrontare la questione.
Abbiamo messo vari capitoli specifici tra cui anche questo in agenda – ha detto – non a partire da questa settimana, ma subito dopo ci vedremo“. “Questo aspetto – ha sottolineato ancora Giannini – riguarda circa 4.000 persone, sarebbe già un importante impegno, credo che ci sia lo spazio“.

In agenda ci sono comunque anche altre questioni “per dare una risposta strategica a tutto il capitolo istruzione“.
Quanto a interventi sul mondo accademico e universitario, ha concluso lil ministro, “ci saranno novità molto rapidamente” ed entro giugno “tutte queste cose verranno proposte ed esaminate“.

 

Il 17 maggio scade il termine per l’aggiornamento delle Gae

da tuttoscuola.com

Il 17 maggio scade il termine per l’aggiornamento delle Gae
In giornata invece è attesa la pubblicazione del decreto per l’aggiornamento delle graduatorie di istituto

Il 17 maggio scade, per le circa 200mila persone iscritte, il tempo per presentare la domanda d’aggiornamento GAE –graduatorie ad esaurimento.

Inizialmente, il termine per l’aggiornamento era il 10 maggio, ma, a seguito del mal funzionamento del sistema Istanze on line nei primi giorni di compilazione, il Miur ha concesso una dilazione di una settimana.

I servizi e i requisiti da dichiarare, comunque, restano quelli in possesso degli interessati alla data del 10 maggio 2014, iniziale data di scadenza dell’invio delle domande di aggiornamento della propria posizione all’interno delle graduatorie.

Sempre in tema di reclutamento, per oggi è attesa la pubblicazione del decreto per l’aggiornamento delle graduatorie di istituto. La Uil Scuola riporta che “secondo il Miur la scadenza per la presentazione delle domande dovrebbe essere il 16 giugno“.

 

Omofobia, Napolitano: Scuola e famiglia promuovano cultura del rispetto

da tuttoscuola.com

Omofobia, Napolitano: Scuola e famiglia promuovano cultura del rispetto

S’impone e va decisamente promossa una cultura dell’inclusione e del rispetto di ogni differenza con iniziative adeguate ed idonee nella famiglia, nella scuola, nelle varie realtà sociali ed in ogni forma di comunicazione“. Lo scrive il capo dello Stato Giorgio Napolitano in un telegramma inviato al sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Ivan Scalfarotto in occasione della giornata internazionale contro l’omofobia.

In occasione dell’ottava giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia, istituita per l’iniziativa del Parlamento Europeo nel 2007, desidero esprimere la mia vicinanza a quanti sono vittime di aggressioni e di atti di discriminazione, più o meno latente, basata sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere delle persone. Ne sono stati testimonianza tragici episodi di rinuncia alla vita da parte di giovani umiliati e offesi“, scrive il capo dello Stato.

Ringrazio di cuore il presidente della Repubblica per la sua costante e personale partecipazione a questioni che coinvolgono moltissimi nostri concittadini che hanno un unico desiderio: vivere in libertà, dignità e uguaglianza di opportunità e diritti la propria vita privata e professionale“, ha commentato Scalfarotto sottolineando: “È ora però assolutamente indispensabile che il Senato approvi senza ulteriori indugi il disegno di legge a contrasto dell’omofobia e della transfobia approvato già a settembre dalla Camera“.

 

Giannini: presto concorso dirigenti

da tecnicadellascuola.it

Giannini: presto concorso dirigenti

Pasquale Almirante

La ministra dell’Istruzione, Stefania Giannini, soddisfatta del via libera di Palazzo Madama al decreto scuola. Il testo ora passa alla Camera. Concorso a dirigente sarà nazionale e si svolgerà presso la Scuola Nazionale dell’Amministrazione

Giannini apre ai Quota96: in agenda subito dopo le elezioni europee

da tecnicadellascuola.it

Giannini apre ai Quota96: in agenda subito dopo le elezioni europee

Alessandro Giuliani

Lo ha detto lo stesso ministro dell’Istruzione a margine di un incontro elettorale di Scelta civica a Terni: ne ho parlato in queste ore con il ministro dell’Economia, sarebbe già un importante impegno e credo che ci sia lo spazio. Più che lo spazio, però, servono i soldi: alcune centinaia di migliaia di euro l’anno.

Il Ministro si è quindi impegnato personalmente sulla questione: “subito dopo la fine della campagna elettorale per le europee verrà affrontato il problema dei pensionati della scuola quota 96”, ha detto ancora il responsabile del Miur.

Il motivo sul cauto ottimismo cui è giunto d’improvviso il Ministro, dopo diverse settimane di attendismo, si deve ad un incontro tenuto il 16 marzo con il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, anche per affrontare questa ormai annosa questione.
“Abbiamo messo vari capitoli specifici tra cui anche questo in agenda – ha detto – non a partire da questa settimana, ma subito dopo ci vedremo”, ha spiegato ancora Giannini. In agenda ci sono comunque anche altre questioni “per dare una risposta strategica a tutto il capitolo istruzione”. Giannini ha anche detto che sul versante della formazione scolastica e accademica “ci saranno novità molto rapidamente” ed entro giugno “tutte queste cose verranno proposte ed esaminate”.

Resta da capire, ora, se gli impegni del Ministro, ad iniziare dalla soluzione che vuole dare ai Quota96 per risolvere la quale occorrono almeno 400 milioni di euro l’anno per i prossimi 3-4 anni, dipendino dall’esito del rinnovo del Parlamento europeo del 25 maggio. Soprattutto perché qualora la stessa Giannini dovesse riuscire a fare eleggersi, potrebbe non rimanere più nemmeno a capo del dicastero di Viale Trastevere. Rimarrebbe in vita, a quel punto, il supporto del Mef. Il quale, però, ha sempre detto – in coro con la Ragioneria Generale dello Stato – che i soldi mancano.