PRECARI – Illegittimo non pagare le ferie per i periodi di sospensione delle attività didattiche

PRECARI – Illegittimo non pagare le ferie per i periodi di sospensione delle attività didattiche

 

Anief ricorda che l’art. 54 della Legge di Stabilità n. 228/12 contraddice la direttiva europea sulla materia n. 88/2003. Ma anche diverse norme della giurisprudenza nazionale, l’articolo 36 della Costituzione e molte sentenze già emesse nelle aule dei tribunali del lavoro. In attesa di una modifica legislativa riparatoria, per i supplenti “brevi” o con contratti fino al 30 giugno non rimane che fare ricorso.

 

Un docente o Ata precario con contratto “breve”, fino al termine delle attività didattiche o al 30 giugno 2014, ha pieno diritto a vedersi corrisposti tutti i giorni di ferie non godute. Anief torna a ribadire che questa sua prerogativa contrattuale non può essere negata. La direttiva europea n. 88/2003 indica, infatti, che nel conteggio dei giorni da monetizzare vanno indicati tutti i giorni di sospensione delle attività didattiche. Quindi pure le vacanze di Natale e di Pasqua, come gli stop delle lezioni decisi dalle regioni o degli stessi istituti sulla base di esigenze particolari. Oppure la chiusura delle scuole perché diventate seggi elettorali o ospitanti pubblici concorsi. Come, ovviamente, i periodi di malattia che “cadono” nei giorni di sospensione dell’attività didattica.

 

Collocare in ferie d’ufficio durante tali periodi i docenti e Ata precari, al termine del loro rapporto di lavoro, come ci risulta stiano facendo una parte dei dirigenti scolastici, significa voler infierire contro i lavoratori più indifesi. L’articolo 54 della Legge di Stabilità n. 228/12, approvato dal Governo Monti, non è applicabile. Oltre che rispetto alle indicazioni UE, è in palese contraddizione con i pareri espressi sullo stesso tema dalla Cassazione.

 

Lo stesso articolo della spending review che introduce il divieto di monetizzazione delle ferie dei precari presenta forti dubbi di costituzionalità: secondo Anief è in evidente contrasto con un articolo n. 36 della “madre” delle nostre leggi. Ma anche con diverse parti della giurisprudenza nazionale. Ad iniziare dall’art. 2109 del Codice Civile, il quale dispone che il diritto alle ferie si concretizza attraverso una fruizione il più possibile continuativa, al fine di soddisfare la finalità specifica “del recupero energetico e della salutare distensione e ricreazione psicologica”. Il concetto è stato ribadito più volte, su casi simili, anche dai giudici: secondo i quali non si può ridurre il monte ore delle ferie dei lavoratori sottraendo dal computo il numero di giorni che il dipendente ha passato nello stato di malattia.

 

“Le indicazioni di una precisa direttiva comunitaria e le norme nazionali in materia – sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – parlano chiaro: fino a prova contraria non si può cancellare il diritto a quantificare i giorni di ferie da assegnare di ogni lavoratore sull’intero periodo lavorativo svolto. Quindi anche i giorni di sospensione delle lezioni vanno conteggiati, perché il dipendente rimane in servizio. In attesa che venga adottata una modifica legislativa in Parlamento, non rimane che rivolgersi al giudice del lavoro”.

 

Pertanto, Anief invita tutta i precari cui l’amministrazione nega il pagamento per intero delle ferie non fruite ad impugnare la posizione dell’amministrazione scrivendo a ferie@anief.net.

 

Imparare le lingue umane tutte con l’antico metodo AOP

176 LINGUA UNA LINGUA DUE LINGUA TRE CON METODO AOP di Umberto Tenuta

CANTO 176 Imparare le lingue umane tutte con l’antico metodo AOP

 

I figli di Luky hanno soppiantato l’Homo neanderthalensis.

Quali i motivi, qui non ci interessa.

Ci interessa la potenza della parola dei figli di Luky.

Il silenzio è d’oro. La parola è divina!

È stato zitto il bimbo nel grembo materno.

Ma la mamma ascoltava.

Ora la ascolta, ora la osserva.

Presto comincerà ad imitarne i movimenti delle labbra ed ella non si stanca di parlargli dolcemente.

Poi la chiamerà, dirà la prima meravigliosa dolce sillaba: ma’

Ora il bimbo parla.

A due anni parla due lingue, come Michel de Montaigne.

La madre è analfabeta, la grammatica e le sue regole non ha mai insegnato.

Compiti non ne hai mai assegnato.

E il bimbo parla italiano.

E il bimbo parla francese.

E il bimbo parla cinese.

E il bimbo parla giapponese!

Signori miei, quanti affanni di docenti e di studenti nelle nostre aule silenziate dalla coibentazione acustica.

Una domanda capziosa.

Chi è nata prima la lingua o la grammatica?

Una cosa strana io so.

A scuola viene prima la grammatica e poi, molto poi, se qualcuno ci riesce mai, parla biascicando una lingua, italiana o francese, per me dialettofono pari erano.

Ora che la pedagogia e la metodologia ho studiato, le dimentico un po’ e mi metto a riflettere un po’.

Mica ragiono molto!

Sono un intuitivo.

Ecco la regola, non grammaticale.

La regola metodologica che in sigla vi riassumo.

METODO AOP di Umberto Tenuta

È un metodo, una strada per: meta odos.

Una strada per arrivare a parlare, non per arrivare a conoscere la grammatica delle lingue.

PRIMO TEMPO

Ascoltare!

A sei anni il bimbo non parlava.

Che pena mi faceva, faceva a me ispettore delle lingue!

Ma i genitori che cosa hanno fatto, finora?

Scusi, Ispettore, i genitori sono sordomuti!

Mi vergognai della mia ignoranza.

E mi raccolsi in silenzio a riflettere su quella che era stata la mia esperienza linguistica.

Malgrado la sofferta otite infantile, io udivo, io udivo abbastanza i discorsi rositani che mi faceva la mammina cara.

Le rispondevo anche, scustumatello un po’, ché in silenzio non stavo, malgrado il babbo me lo avesse imposto.

Ricordo, ricordo, ricordo!

Anch’io a due anni parlavo, rositano parlavo, ma parlavo.

Ascoltavo, osservavo il volto bello della mamma mia e le rispondevo, parlavo anch’io, intromettendomi nei discorsi che mamma e papà si facevano, là, seduti dinnanzi alla fiamma del focolare.

Eureka!

La regola l’ho trovata, rinvenuta, scoperta, come il primo docente di lingua.

La regola è:

ASCOLTARE

OSSERVARE

Ecché, usi tre parole, non conosci le sigle?

EU ONU USA… usa e getta!

Bene!

Una sigla anch’io ce la ho e ve la do.

A O P (Ascoltare Osservare Parlare).

Voi che lingue non insegnate ma fate apprendere, ricordate AOP: questa è la sigla, questo è il metodo, questa è la strada che a porto sicuro conduce

Ai vostri studenti fate ascoltare ciò che a loro piace, musiche e canti!

Fate vedere film di avventure (mi raccomando, non amorose!) e telenovele a non finire.

Chi sono io che questo vi dico?

Sentite, io l’ho ascoltato da un grande pedagogista italiano di nome Mauro Laeng.

Raccontava che nei suoi studi ormai non poteva più fare a meno della conoscenza delle lingue straniere e si rivolse al collega anglofono che gli suggerì film e romanzi polizieschi in lingua inglese, la sera prima di andare a nanna.

In fondo, si tratta di fare quello che faceva la mamma mia.

Si crea un ambiente linguistico significativo, interessante, coinvolgente.

Non più le cabine linguistiche di vent’anni fa!

Oggi basta uno smartphone e, oplà, tutti gli studentelli si collegano con l’amichetta londinese abitante nei pressi della Chiesa di San Patrizio.

Mi raccomando, però, docenti indiscrete, non andate ad ascoltare quello che i giovinetti si dicono con le inglesine.

Risparmiatevi questa sofferenza!

Notebook, tablet, smartphone e, se volete, TV e cinematografi sono i TIC dei docenti di L2.

Certo, anche i tabloid, i quotidiani, anche su ipad e su tablet oggi possono servire, magari con una editoria specifica per i singoli ordini di scuola, che attinga pure alla grande letteratura.

Gli smartphone, i tablet, i notebook, le cuffie ci sono.

Il grosso dell’apprendimento si fa così.

Poi verrà, sì che verrà, anche la RIFLESSIONE LINGUISTA dei Programmi didattici del 1985.

Ma poi, poi, poi?

Non abbiate fretta!

I giovani impareranno a riflettere anche sulle pergamene e scopriranno, assieme costruiranno le regole della concordanza di genere, numero e caso.

Casomai serva!

Pubblicato in

http://www.edscuola.it/dida.html

 

Tempo di vacanze e …di compiti a casa

Tempo di vacanze e …di compiti a casa

di Cinzia Olivieri

 

La circolare del 1964 per la secondaria “superiore”

Con la fine dell’anno scolastico si ripropone l’annosa e dibattuta questione dei compiti a casa e dell’esistenza di “norme” che li vieterebbero.

Già cinquant’anni fa la CM 20 n. 62/1964 interveniva in merito al sovraccarico segnalato in talune scuole secondarie “superiori”, sollecitando i Capi d’istituto ed i docenti a condividere “anche con riunioni del Consiglio di classe” misure idonee ad attribuire allo svolgimento dei compiti in classe il tempo necessario ed a dosare gli impegni di studio domestico.

Dunque, riconoscendo l’importanza formativa per lo studente di un ripensamento individuale attraverso il lavoro personale a casa, che concorre con l’azione didattica, la circolare ravvisava la necessità di realizzare il giusto equilibrio tra i due momenti della preparazione culturale.

 

Consigli di classe ed altri organi prima dei decreti delegati

Il richiamo al consiglio di classe può sorprendere, giacché la circolare ministeriale del 1964 precede di 10 anni i cosiddetti Decreti Delegati e la disciplina degli organi collegiali, all’interno dei quali si realizza la partecipazione alla scuola comunità.

Tuttavia in realtà già il RD n. 965/1924, intitolato “Ordinamento interno delle giunte e dei regi istituti di istruzione media” aveva previsto: (art. 37) il consiglio di classe, costituito dai professori di una classe e presieduto dal preside o “da uno dei professori delle materie più importanti della classe”; il collegiodei professori di un istituto, convocato e presieduto dal preside o dal facente veci (art. 27); il consiglio dei professori, di una disciplina e di quelle affini (art. 38), indetto dal preside per questioni riguardanti il loro insegnamento; il consiglio di presidenza (Art. 23), composto del preside, dal vice-preside e da uno dei professori di ruolo, eletto dal collegio dei professori negli istituti con almeno duecentocinquanta alunni per le deliberazioni di urgenza in questioni normalmente di sua competenza; nonché un consiglio di amministrazione (art. 104) per gestire la “cassa scolastica” sempre presieduto dal preside, in cui era contemplata la presenza, oltre che di professori della scuola, di padri di famiglia e di rappresentanti di speciali enti o istituti e i privati cittadini, che abbiano dimostrato interesse per l’istituzione.

Insomma l’idea di collegialità precede i decreti delegati come quella del coinvolgimento (seppure modesto in questa fase) delle famiglie.

 

Ancora circolari sui compiti a casa

Poco più di un anno dopo dalla prima, interviene una nuova disposizione, la CM n. 431/1965, la quale, nel diffondere la risposta del Ministero ad alcune interrogazioni parlamentari formulate con riferimento ai compiti scolastici da svolgere a casa, conferma preliminarmente l’orientamento della precedente, affermando espressamente: “L’attività di studio in ore extrascolastiche è, in una certa misura, ineliminabile, in proporzione naturalmente ben diversa a seconda dei vari ordini o gradi di scuola. Un ripensamento personale da parte del discente di ciò che a scuola è stato insegnato costituisce, infatti, una condizione insopprimibile per una vera assimilazione ed educazione al sapere”.

A tanto si aggiunge che non è possibile imporre drastici divieti, perché ciò interferirebbe con la responsabilità didattica dei docenti e risultano inopportune prescrizioni drastiche, giacché sono varie non solo le condizioni di insegnamento ma anche le esigenze delle famiglie.

Insomma, i compiti a casa non sono eliminabili né si possono imporre scelte didattiche. Tuttavia si ribadisce che un sovraccarico di impegni di studio, anche se concentrato solo in qualche giorno, risulterebbe dannoso “sia alla salute dei giovani, sia al processo di maturazione culturale”, ed è pertanto opportuno che i docenti condividano l’azione didattica nel consiglio di classe.

Nel 1969, la CM n. 177 avente ad oggetto: “Riposo festivo degli alunni. Compiti scolastici da svolgere a casa” sottolinea infine con incisività ed in maniera articolata l’importanza nel processo educativo del tempo libero e della possibilità di dedicarlo ad attività sportive, ricreative e artistiche, indispensabili alla crescita ed allo sviluppo della personalità.

La circolare, inoltre, considera la circostanza che i giorni di festa ed i prefestivi costituiscono occasioni per riunire le famiglie, libere da impegni di lavoro, e opportunità anche per trascorrere del tempo in ambienti diversi da quelli abituali.

Contestualmente il Ministero per la prima volta fornisce indicazioni più vincolanti disponendo che “agli alunni delle scuole elementari e secondarie di ogni grado e tipo non vengano assegnati compiti scolastici da svolgere o preparare a casa per il giorno successivo a quello festivo, di guisa che nel predetto giorno non abbiano luogo, in linea di massima, interrogazioni degli alunni, almeno che non si tratti, ovviamente, di materia, il cui orario cada soltanto in detto giorno. Si potrà del pari far luogo ad interrogazioni quando ciò sia richiesto dallo stesso interesse degli alunni, in vista di scrutini o di esami imminenti, ad esempio per poter riparare in caso di precedenti valutazioni sfavorevoli.”. L’interdizione appare quindi limitata al solo giorno successivo a quello festivo per le materie che non si svolgano solo in questo giorno e può essere derogata nell’interesse degli studenti

 

Collegialità e autonomia

In realtà la circolare del 1969 non spiega come questa disposizione possa conciliarsi con la responsabilità, ovvero con l’autonomia, dei docenti, a maggior ragione oggi, dopo che l’art. 4 del Dpr 275/99 ha stabilito che “Nell’esercizio dell’autonomia didattica le istituzioni scolastiche regolano i tempi dell’insegnamento e dello svolgimento delle singole discipline e attività nel modo più adeguato al tipo di studi e ai ritmi di apprendimento degli alunni” adottando le forme di flessibilità che ritengono opportune.

Si aggiunge poi che in virtù dell’art. 5 del regolamento dell’autonomia ogni istituzione stabilisce adattamenti del calendario scolastico “in relazione alle esigenze derivanti dal Piano dell’offerta formativa”, nell’osservanza dei calendari regionali. L’orario complessivo del curricolo è quindi organizzato in maniera flessibile e, nel rispetto del monte ore annuale, le istituzioni articolano le lezioni in sei o in cinque giorni settimanali.

Inoltre, in particolare nell’ambito del primo ciclo, l’organizzazione del tempo scuola e le modalità orarie adottate ed adottabili possono variare e variano non solo tra scuole ma altresì nell’ambito della stessa istituzione scolastica, come si evince dal dpr 89/09, e tutto ciò quindi non potrà non influire sulla valutazione di opportunità in merito ai compiti a casa.

Pertanto ancora adesso resta il consiglio di classe, che ai sensi dell’art. 5 del dlgs 297/94 ha il compito “di agevolare ed estendere i rapporti reciproci tra docenti, genitori ed alunni”, il luogo idoneo a condividere a riguardo l’azione educativa, rinunziando ad attendere indicazioni ministeriali che si porrebbero in contraddizione con la predetta autonomia.

E la questione di immediato interesse pratico, che vede direttamente coinvolte scuola e famiglia, potrebbe costituire un’opportunità per dare contenuti concreti ed elaborazione realmente condivisa all’ormai meramente formale patto educativo di corresponsabilità (dpr 235/07) realizzando intese ed evidenziando un’alleanza che vada oltre il mero aspetto disciplinare.

Maturità 2014, la polizia denuncia il sito scuolazoo.it

da tecnicadellascuola.it

Maturità 2014, la polizia denuncia il sito scuolazoo.it

Redazione

E’ la prima volta che viene presa una decisione del genere nell’ambito della maturità. Con lo slogan “Maturando disperato? Ti aiuta scuolazoo con l’account di WeChat”, il sito www.scuolazoo.it, spiega la Polizia Postale, pubblicizzava un servizio di ausilio nello svolgimento degli esami attraverso l’applicazione di “WeChat” e l’utilizzo del telefono cellulare in sede di esame.

In particolare, come riporta l’Ansa, “veniva offerto agli studenti la possibilità di inviare una fotografia della traccia della prova con allegato il nome della scuola e l’indirizzo durante la prima e seconda prova di maturità ed ottenere live su WeChat l’elaborato della prova svolto da un team di professori”.

“Tale attività non è passata inosservata e grazie all’incisiva attività di monitoraggio della rete internet e dei siti specializzati”, predisposta dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, il compartimento Polizia Postale e delle comunicazioni di Milano ha denunciato per “istigazione a delinquere per aver pubblicamente istigato la commissione del reato di cui all’art. 1 L. n. 475/1925” che punisce “chiunque, con qualsiasi mezzo, offre di procurare od eseguire dissertazioni, studi, pubblicazioni, progetti tecnici ovverosia quello di produrre tali scritti ad esami pubblici”, i titolari della Soc. Scuolazoo srl ed il team di professori all’uopo predisposto.

La Procura di Milano, ha emesso decreto di sequestro preventivo di urgenza della pagina web http://maturita.scuolazoo.it/esami-maturita-2014-wechat-maturapp per “non aggravare le conseguenze del reato essendo il servizio comunque consultabile da parte degli studenti al momento dell’esecuzione degli esami di maturità”.

ESAMI DI MATURITA’, PER I COMMISSARI INTERNI RETRIBUZIONE INADEGUATA

ESAMI DI MATURITA’, PER I COMMISSARI INTERNI RETRIBUZIONE INADEGUATA

“Le retribuzioni per i membri interni delle commissioni degli esami di maturità sono totalmente inadeguate rispetto al compito delicato e professionalmente impegnativo svolto dai docenti”. La Gilda degli Insegnanti punta l’indice contro la circolare 7321/2012 con cui il ministero dell’Istruzione ha deciso unilateralmente di ridurre i compensi assegnati ai commissari interni, prevedendo pagamenti aggiuntivi soltanto se operano su più commissioni e non, come stabilito dalla precedente nota del 2007, anche nel caso in cui esercitino la loro funzione in due classi della stessa commissione.

“A luglio scorso – ricorda la Gilda – avemmo un incontro al Miur per discutere della questione, ma la risposta che il ministerò ci fornì non fu soddisfacente e perciò minacciammo di procedere con decreti ingiuntivi contro l’amministrazione. E’ trascorso un anno, eppure la situazione è rimasta immutata. Riteniamo inaccettabile questo comportamento e – conclude la Gilda – invitiamo viale Trastevere a rivedere la circolare e a ripristinare la precedente retribuzione per i commissari interni. Se il ministero continuerà a fare orecchie da mercante, riprenderemo il contenzioso”.

Da Quasimodo, alla Grande guerra, all’Italia fragile alla “tecnologia pervasiva”

da Repubblica.it

Da Quasimodo, alla Grande guerra, all’Italia fragile alla “tecnologia pervasiva”

L’analisi della poesia di Quasimodo “Ride la gazza”, la violenza e non violenza del ‘900,  e Renzo Piano sono tra gli argomenti della prima prova dell’Esame di Stato. Argomenti della tipologia B “Articolo – Saggio breve” sono “Il dono”, “Le nuove responsabilità”, “Violenza e non violenza nel ‘900” e “Tecnologia pervasiva”. Come tema storico viene proposto il confronto tra “Europa del 1914 ed Euopa 2014”. Infine, come argomento di ordine generale, viene chiesto di commentare una frase di Renzo Piano dedicata all’Italia “Paese bello e fragile”, nel rapporto tra città e periferie

Maturità 2014, le tracce della prima prova: Quasimodo, violenza nel ’900 e tecnologie

da Il Fatto Quotidiano

Maturità 2014, le tracce della prima prova: Quasimodo, violenza nel ’900 e tecnologie

Sei ore di tempo per svolgere la prova di italiano. I ragazzi possono scegliere tra un saggio breve o un articolo di giornale, un elaborato storico o di attualità o l’analisi e il commento di un testo letterario. Domani la seconda prova e lunedì 23 giugno la terza

di Redazione Il Fatto Quotidiano

“Il migliore in bocca al lupo a tutti gli studenti”. Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini saluta così, dai microfoni del Tg1, i circa 500mila studenti che si accingono ad affrontare la prima prova della maturità. Anche quest’anno l’invio delle tracce delle prove scritte avviene attraverso il plico telematico, ‘buste’ criptate recapitate per via informatica alle scuole. Per la loro apertura è necessaria una password che verrà resa nota solo stamani. Per i candidati il solito ventaglio di scelte: analisi del testo, redazione di un articolo di giornale/saggio breve, tema di argomento storico, tema di ordine generale. I candidati hanno 6 ore per lo svolgimento. La seconda prova scritta si svolgerà giovedì, mentre la terza e ultima è in calendario, dopo il week end di pausa, per lunedì 23 giugno.

Sul Tg1 il ministro dell’Istruzione ha letto il secondo codice di accesso per “decriptare” le tracce per il primo scritto della Maturità. Abbinandolo a quello già in loro possesso le commissioni potranno “scaricare” i temi da proporre ai maturandi. Secondo Giannini, le prove “offrono una bella gamma di riflessioni. Credo che questa prova darà a tutti la possibilità di esprimersi al meglio”. E’ l’unico indizio sulle tracce per la prima prova dell’esame di Maturità concesso dal ministro, che consiglia di leggere le tracce “molto attentamente subito, concentrarsi e poi una volta scelto chiudere il file della memoria sugli altri e cercare di fare il meglio”.

CRONACA ORA PER ORA

 

ore 8.52 – C’è anche una frase di Renzo Piano
Secondo quanto riporta Repubblica, “una frase dell’architetto Renzo Piano è la traccia del tema di attualità degli esami di maturità. “Siamo un Paese straordinario ma fragile”, sono le parole dell’architetto, che ha realizzato grandi opere in tutto il mondo, su cui gli studenti sono chiamati a riflettere”

ore 8.47 – Le altre tracce proposte agli studenti propongono violenza e non violenza nel ’900, Tecnologie pervasive e nuove responsabilità

 ore 8.44 – Traccia di storia
Il confronto dell’Europa tra il 1914e il 2014: è questa la traccia di maturità per storia.

ore 8.39 – Analisi del testo: Salvatore Quasimodo
Per le tracce della prima prova dell’esame di maturità è stato scelto il brano di Quasimodo “Ride la gazza nera sugli aranci” tratta dalla raccolta “Ed e subito sera”.

Va di moda l’EsaBac, la doppia maturità italo-francese

da Corriere.it

Va di moda l’EsaBac, la doppia maturità italo-francese

Più che raddoppiati gli studenti rispetto all’anno scorso: sosterranno un esame che vale anche per il sistema francese

di Redazione Scuola

Va di moda l’EsaBac, la doppia maturità italo-francese, esame di Stato e Baccalauréat. Quest’anno saranno 123 gli istituti nei quali è possibile svolgere la doppia prova. Lo scorso anno erano soltanto 50. Si tratta di un programma concordato dai due governi che integra il normale corso di studi. L’accordo fra Parigi e Roma è stato siglato nel 2009 per sottolineare i legami storici e culturali unici tra le due «sorelle latine». L’anno prossimo si prevede che i ragazzi coinvolti, che erano un migliaio nel 2012, diventino quasi 5.000. Il percorso EsaBac è accessibile da subito agli allievi del liceo classico, scientifico e linguistico, ma è destinato a essere allargato agli istituti tecnici. Prevede che al liceo venga rafforzato lo studio della lingua francese, e che l’insegnamento della storia venga fatto in francese. Il programma di storia è comune tra Francia e Italia, con l’ambizione di creare un base culturale condivisa, un passo verso un’identità transnazionale europea che si basi su una visione unica dei grandi eventi che hanno attraversato il continente. I ragazzi italiani che si sono iscritti al percorso EsaBac affrontano, nei giorni della Maturità, delle prove supplementari per ottenere anche il Baccalauréat: una prova scritta di storia (in francese) e una prova scritta e orale di lingua e letteratura francese. I candidati che superano con successo le prove dell’Esame di Stato e le due prove proprie dell’EsaBac avranno entrambi i diplomi (chi fallisce l’EsaBac avrà comunque il diploma italiano, se l’esame è andato bene). Con l’EsaBac, i ragazzi italiani che ottengono il «Bac» possono iscriversi a qualsiasi università francese senza bisogno di esami integrativi, o fare domanda per entrare in una delle Grandes Écoles (come Ena o Polythécnique) dietro concorso, esattamente come i compagni francesi.

Maturità, via alla prova di italiano Tra le tracce Quasimodo e l’Europa

da La Stampa

Maturità, via alla prova di italiano Tra le tracce Quasimodo e l’Europa

Esami per 500 mila studenti. Il ministro Giannini detta la password in tv

Via alla prova di italiano. Ed eccole le tracce tanto attese dagli studenti. C’è Quasimodo. Del poeta siciliano vengono sottoposti agli studenti i versi «ride la gazza nera sugli aranci».

 

Quest’anno sono 491.224 gli alunni che hanno presentato domanda per la partecipazione all’Esame. Di questi 469.374 sono candidati interni, 21.850 esterni. I candidati nelle scuole statali sono 445.912 e 45.312 nelle paritarie. Le commissioni impegnate nelle operazioni sono 12.105. Secondo i primi dati che stanno affluendo dalle scuole la percentuale di non ammessi all’esame si attesta, a oggi, attorno al 4,3%.

 

La Polizia Postale e delle Comunicazioni, in collaborazione con il Miur, già da settimane ha avviato iniziative di controllo preventivo soprattutto per evitare la diffusione attraverso la Rete di bufale e tracce false che possano trarre in inganno i ragazzi. A questo proposito Luciano Favini, l’ispettore che guida il pool di esperti che predispongono le prove da portare al Ministro per la scelta finale delle tracce, ha rivolto un appello ai diplomandi: «non copiate. È un principio etico che va assolutamente rispettato. Non voglio fare prediche, ma mi appello a una serietà etica. Non cedete alla tentazione di rivolgervi a chi vi promette soluzioni facili attraverso i mezzi di comunicazione».

Giannini: “Scuole aperte d’estate? Non volevo dire questo..”

da tecnicadellascuola.it

Giannini: “Scuole aperte d’estate? Non volevo dire questo..”

“Mi riferivo solo alla categoria del tempo in generale”. Così la Giannini chiarisce la sua frase sui tre mesi di vacanza estivi degli studenti. Niente scuole parte d’estate allora? Certamente, anzi no, perchè comunque il modello israeliano “piace” al Ministro. Piace in senso? Secondo l’accezione di FB? Francamente da un ministro ci aspettiamo qualcosa di più.

Rapida retromarcia del ministro Stefania Giannini sulla questione delle scuole aperte anche durante l’estate.
Rispondendo alle domande dei giornalisti presso l’Università di Salerno in occasione del conferimento della laurea honoris causa a Raffale Bonanni segretario nazionale Cisl, il ministro ha detto: “Non ho mai dichiarato e fatto capire che la scuola italiana vada nella direzione di una apertura estiva“.
E ha aggiunto che sulla sua frase “tre mesi di vacanza a scuola sono come il buco dell’ozono“ c’è stato un malinteso.
La Giannini ha spiegato che con quelle parole intendeva riferirsi “alla categoria del tempo in generale” aggiungendo peraltro di essere comunque “rimasta molto colpita dal modello israeliano e dalla riforma del collega israeliano che intende immaginare un percorso di apertura delle scuole anche in estate”.
Francamente ci sembra una smentita che rende oltremodo debole il “Giannini-pensiero”:  ma cosa vuol dire mai riferirsi alla “categoria del tempo in generale”? Siamo piombati di colpo in un testo di logica di Aristotele?
Per decifrare le dichiarazioni del ministro Giannini dovremo d’ora innanzi studiare l’ontologia, la metafisica, la logica e magari pure l’ermeneutica?
Di “buco dell’ozono” il Ministro aveva parlato nel corso dell’intervista rilasciata al Corriere, basta andarsela a rileggere per farsi una idea della questione.
D’altronde la Giannini conferma che le piace il modello israeliano; e allora il suo è un giudizio puramente estetico, è un “mi piace” secondo l’accezione di FB o è un giudizio di valore che sta ad indicare che “apprezzo il modello e vorrei introdurlo anche nel nostro sistema” ? Francamente da un Ministro ci si aspetterebbe che il “mi piace” vada un po’ oltre lo stile di FB dove il “pollice up” lo si regala a tutti anche a quelli che banalmente scrivono che stanno mangiando gli spaghetti all’amatriciana.

Maturità, il Miur fornisce numeri e modalità

da tecnicadellascuola.it

Maturità, il Miur fornisce numeri e modalità

Sono 491.224 gli alunni che hanno presentato domanda per la partecipazione all’Esame del 2014. Di questi 469.374 sono candidati interni, 21.850 sono esterni. I candidati nelle scuole statali sono 445.912 e 45.312 nelle paritarie. Le commissioni impegnate nelle operazioni sono 12.105. Tutto sulle modalità che porteranno alla lettura delle tracce e allo svolgimento delle prove.

Alla vigilia degli Esami di Stato conclusivi del secondo ciclo scolastico, il Miur fornisce numeri e modalità sulle prove di quest’anno: sono 491.224 gli alunni che hanno presentato domanda per la partecipazione all’Esame di maturità. Di questi 469.374 sono candidati interni, 21.850 sono esterni. I candidati nelle scuole statali sono 445.912 e 45.312 nelle paritarie. Le commissioni impegnate nelle operazioni sono 12.105. Secondo i primi dati che stanno affluendo dalle scuole la percentuale di non ammessi all’esame si attesta, ad oggi, attorno al 4,3%.

 

COME SI ARRIVA ALLA LETTURA DELLE “TRACCE”

Le tracce sono scelte dal Ministro dell’Istruzione fra le proposte elaborate da un pool di esperti appartenenti al mondo della scuola. Le operazioni di predisposizione delle prove cominciano in autunno.

L’invio delle tracce avviene ormai da tre anni attraverso il cosiddetto plico telematico. Si tratta di ‘buste’ criptate recapitate per via informatica alle scuole. Per la loro apertura è necessaria una password che viene resa nota solo la mattina della prova. Negli scorsi giorni il Miur ha aperto un canale di comunicazione con i maturandi su twitter raccogliendo le loro emozioni pre-esame attraverso l’hashtag #quasimaturi.

 

LE PROVE DA SVOLGERE

Mercoledì 18 giugno: italiano

La prima prova è lo scritto di italiano, comune a tutti gli indirizzi di studio. Quattro le tipologie d’esame: analisi del testo, redazione di un articolo di giornale/saggio breve, tema di argomento storico, tema di ordine generale. I candidati hanno 6 ore per lo svolgimento.

 

Giovedì 19 giugno: la seconda prova scritta

Greco al Classico, Matematica allo Scientifico, Lingua straniera al Linguistico e Pedagogia per il liceo Pedagogico. Queste le materie per i principali percorsi liceali. La seconda prova scritta è specifica per ciascun percorso di studi. Le materie sono state individuate e rese note a gennaio con un apposito decreto ministeriale per tutti gli 892 indirizzi di studio e i corsi sperimentali attivi. Per gli Istituti tecnici e professionali sono state scelte materie che, oltre a caratterizzare i diversi indirizzi di studio, hanno una dimensione tecnico-pratica-laboratoriale. Proprio per questo la seconda prova potrà essere svolta, come per il passato, in forma scritta o grafica o scritto-grafica o scritto-pratica. Potranno, eventualmente, anche essere utilizzati i laboratori del proprio istituto scolastico.

Le materie scelte per i principali indirizzi tecnici e professionali sono:

Istituto tecnico commerciale (ragionieri): Economia aziendale;

Istituto tecnico per geometri: Estimo;

Istituto tecnico per il turismo: Tecnica turistica;

Istituto tecnico industriale (elettronica e telecomunicazioni): Elettronica;

Istituto tecnico industriale (elettrotecnica ed automazione): Elettrotecnica;

Istituto tecnico industriale (informatica): Informatica generale e applicazioni tecnico-scientifiche;

Istituto professionale per agrotecnico: Economia agraria;

Istituto professionale per i servizi alberghieri e della ristorazione: Alimenti e alimentazione;

Istituto professionale per i servizi sociali: Psicologia generale e applicata;

Per il settore artistico (Licei e Istituti d’arte) la seconda prova avrà un carattere progettuale e laboratoriale (ad esempio architettura, ceramica, marmo, mosaico, oreficeria, ecc.) e si svolgerà in tre giorni.

 

La terza prova scritta

Dalla trattazione sintetica di non più di 5 argomenti, a quesiti a risposta singola (da 10 a 15) o multipla (da 30 a 40), a problemi a soluzione rapida (non più di due), fino allo sviluppo di un progetto o all’analisi di casi pratici e professionali (non più di due). La terza prova scritta è predisposta da ciascuna commissione sulle materie previste dal programma dell’ultimo anno e tenendo in considerazione delle indicazioni del Consiglio di classe.

 

L’orale

Durante l’ultima prova gli studenti sono chiamati a rispondere su tutte le materie previste dal programma di studi dell’ultimo anno. L’esame può partire dalla discussione di un percorso interdisciplinare scelto dallo studente (che può sintetizzarlo in una tesina scritta o attraverso lavoro multimediale) e prosegue sempre con un carattere interdisciplinare.

 

LE PARTICOLARITÀ

Progetto Esabac e scuole italiane all’estero

Sono 123 gli istituti scolastici coinvolti nel progetto Esabac (Esame di Stato-Baccalauréat) che consente di ottenere un doppio diploma italiano e francese grazie ad un accordo fra Italia e Francia sottoscritto nel 2009. Le scuole coinvolte sono più del doppio (erano 50) di quelle dello scorso anno. Saranno poi 558 gli studenti che quest’anno faranno la maturità in 23 istituzioni scolastiche italiane all’estero, fra statali e paritarie.

 

I CONTROLLI

Nel corso di tutte le prove i commissari assicureranno la massima vigilanza. Non sarà consentito l’accesso alle scuole da parte di estranei. Prima dell’inizio delle prove agli studenti sarà richiesto di consegnare i cellulari e ogni altro apparecchio digitale in loro possesso. I banchi, dove possibile, saranno disposti l’uno dietro l’altro, in fila indiana. La Polizia Postale e delle Comunicazioni, in collaborazione con il Miur, già da settimane ha intrapreso iniziative di controllo preventivo soprattutto per evitare la diffusione attraverso la Rete di bufale e tracce false che possano trarre in inganno i ragazzi.

Scuole aperte d’estate? No, tutti i pomeriggi dell’anno

da tecnicadellascuola.it

Scuole aperte d’estate? No, tutti i pomeriggi dell’anno

Nell’istituto milanese Cadorna si svolgono corsi e un mercato a chilometro zero, baby sitting e assistenza gratuita per i compiti. Alla Di Donato di Roma servizi simili vanno avanti da dieci anni. Al Fermi di Mantova una no-profit gestisce i contributi volontari. Nel Piacentino, al Cadeo e Pontenure, la biblioteca è per la cittadinanza. Il sostegno garantito da enti locali, associazioni, sponsor e cittadini. E non è da tutti. In autunno a Firenze il Forum nazionale scuole aperte.

Aprire le scuole al territorio, trasformandole tutti i giorni in luoghi di aggregazione per tutti è uno di quei sogni che ciclicamente tornano in auge. Non solo in estate, quando il Ministro di turno si rende conto che le vacanze sono forse troppo lunghe. Stavolta ad alimentare il progetto “impossibile” sono un gruppo di assessori comunali, di varie città, che testimoniano la sua fattibilità. A patto, però, che sia legato al sostegno finanziario degli enti locali. E non solo: serve anche il supporto dell’associazionismo, dei privati e degli sponsor. Ed in certi casi degli stessi cittadini che si auto-sovvenzionano.

Il modello è Milano, ”il primo Comune in Italia ad aprire un ufficio Scuole Aperte”, ha dichiarato all’Ansa Chiara Bisconti, assessore comunale al Benessere, in occasione della presentazione del progetto. In questo periodo, alla scuola milanese Cadorna le porte sono già aperte dalle ore 7,00 alle ore 18.30 per corsi e un mercato a chilometro zero. A disposizione anche servizi di baby sitting e assistenza gratuita per i compiti, oltre a un campus estivo. L’esperienza milanese non è l’unica in Italia. E le attività proseguono anche per il resto dell’anno, ovviamente sempre dopo che suona l’ultima campanella.

C’è, per esempio, l’istituto Di Donato di Roma, aperto ai cittadini da ben dieci anni. C’è l’istituto Fermi di Mantova, che ha visto nascere al suo interno un’associazione no-profit per la gestione dei contributi volontari (circa 200 euro ad alunno). E ancora, nel Piacentino, l’istituto di Cadeo e Pontenure, che ha aperto la biblioteca alla popolazione e ha avviato attività di raccolta fondi e scuola digitale. In autunno potrebbe toccare anche a Firenze, dove è in programma il Forum nazionale scuole aperte.

L’obiettivo, per tutte queste realtà, è sempre lo stesso: rafforzare il legame tra gli istituti scolastici e il territorio. Dopo le lezioni, cortili e aule si trasformano in luoghi di attività e incontro per cittadini, associazioni e imprese creative. Certo, occorre il sostegno, non solo morale dei municipi. E non solo. Un sostegno su cui non tutte le realtà, purtroppo, possono contare. E questo non è proprio un particolare…

Distacchi, i sindacati hanno un mese di tempo per decidere che rimarrà dentro

da tecnicadellascuola.it

Distacchi, i sindacati hanno un mese di tempo per decidere che rimarrà dentro

Dopo l’Anief, anche la Gilda alza la voce: da Renzi una rivoluzione di facciata che non procura risparmi ma ferite gravi, perché va a colpire persone che prestano il servizio ben oltre il normale orario di lavoro per difendere i diritti di insegnanti e impiegati e per aiutarli a districarsi nella burocrazia. E ancora: risparmiati 13 milioni, meno degli stipendi di una manciata di dirigenti pubblici. La lista dei nominativi prescelti dovrà essere pronta per metà luglio, quando uscirà il decreto sulle utilizzazioni.

C’era da aspettarselo: i sindacati non hanno proprio digerito la decisione unilaterale del Governo di ridurre il 50% i permessi e distacchi in essere. Per la scuola il provvedimento, preso dal CdM ed ora al vaglio del Parlamento, avrebbe effetti immediati: con il nuovo anno, quindi dal 1° settembre, il dimezzamento della rappresentatività sindacale sarebbe già operativo.

Si tratta di un provvedimento che, conoscendo il rapporto difficile del premier Renzi con il mondo sindacale, non cade proprio come un filmine a ciel sereno. Però, obiettivamente, in pochi avrebbero pronosticato su un’attuazione così repentina. Che costringerà le tante segreterie sindacali sparse per il territorio nazionale a fare i salti mortali per garantire lo stesso servizio di consulenza offerto oggi.

Così, dopo l’Anief, che impugnerà il provvedimento, il 17 giugno a farsi sentire è stata la Gilda-Unams, attraverso il suo coordinatore nazionale Rino Di Meglio. “Quella sbandierata dal tandem Renzi-Madia – sostiene il sindacalista triestino – è una rivoluzione puramente di facciata che in realtà non procura risparmi ma ferite gravi e profonde alle grandi organizzazioni democratiche rappresentate dai sindacati”.

Di Meglio non usa mezzi termini per esprimere il suo disappunto: “il taglio del 50 per cento di permessi e distacchi viene effettuato brutalmente, senza alcuna gradualità, e va a colpire persone che generalmente prestano servizio ben oltre il normale orario di lavoro per difendere i diritti di insegnanti e impiegati e per aiutarli a districarsi nella giungla burocratica italiana”.“Il risparmio che deriverà dal dimezzamento di permessi e distacchi – spiega il coordinatore della Fgu – ammonterà a circa 13 milioni nelle scuole e ad altrettanti nel resto del pubblico impiego, una cifra che corrisponde a meno degli stipendi di una manciata di dirigenti pubblici. Il rientro dei distaccati, inoltre, non farà altro che ridurre ulteriormente i posti di lavoro disponibili, con ‘tanti saluti’ al famoso ricambio generazionale”.

Il rappresentante del sindacato degli insegnanti conclude il suo intervento con una stoccata al mondo politico: “ben altro sistema ha usato il governo – incalza Di Meglio – per il finanziamento pubblico ai partiti, la cui abolizione avverrà soltanto nel 2017 e che alla fine verrà sostituito dal 2 per mille nella dichiarazione dei redditi. L’attacco di Renzi – conclude – si conferma come una deriva populistica tesa a destrutturare i sindacati”.

I sindacati, salvo improbabili bocciature della misura in Parlamento, hanno a questo punto poco più di un mese di tempo per fare le loro scelte: dal Miur hanno fatto sapere che il contratto sulle utilizzazioni (comprendente anche i distacchi per motivi sindacali) verrà emanato non prima del 16-17 luglio. Ai segretari nazionali e provinciali delle varie organizzazioni spetta ora l’onere di fare la lista “ristretta” di nominativi che rientreranno nell’organizzazione nel prossimo anno scolastico. Per chi rimarrà fuori, a meno che il sindacato decida di pagarsi il distacco di tasca propria, non ci sarà altra scelta: dovrà tornare a scuola.

Eurobarometro: studenti italiani sfiduciati

da tuttoscuola.com

Eurobarometro: studenti italiani sfiduciati

Circa un quarto della popolazione europea sopra i 15 anni pensa che l’istruzione scolastica e la formazione, a tutti i livelli, non siano sufficienti per una corretta introduzione al mondo del lavoro, ma  per gli italiani la percentuale sale al 52%, colpa soprattutto della scarsa abilità degli insegnanti e dell’ambiente scolastico nel coinvolgere e stimolare gli studenti.

E’ quanto risulta dall’ultima indagine, resa nota oggi dall’Eurobarometro, sullo “Spazio europeo delle Abilità e delle Qualifiche“.

Anche a livello europeo si chiede di più a scuola e formazione ma si ritiene che ciò che la  scuola non insegna, lo si può apprendere attraverso un’esperienza lavorativa (per il 60%) o uno stage (50%). Opinione non condivisa dagli intervistati italiani, i più scettici su questa prospettiva insieme ai portoghesi e agli ungheresi.

Nel complesso, se il 73% dei cittadini europei è rimasto soddisfatto del proprio percorso scolastico/accademico e crede che le competenze siano da cercare anche al di fuori delle mura scolastiche, Italia (35%), Spagna (38%) e Grecia (43%), sono meno d’accordo. Questo dato potrebbe far credere che molti italiani decidano quindi di partire per andare all’estero a studiare, ma in realtà il numero degli espatriati italiani, per studio, lavoro e stage, è al di sotto della media Ue, il 26% contro il 30%.

Uno dei problemi è il riconoscimento a livello europeo delle qualifiche ottenute nel proprio Paese. Sebbene in  Italia il 42% sia consapevole della possibilità di veder riconosciuti i suoi studi in Ue, i risultati dell’indagine registrano una generale esigenza di semplificazione degli strumenti europei di riconoscimento delle abilità e delle qualifiche, per renderli più coerenti e più agibili.

 

18 giugno Prima prova scritta Esame II Ciclo

Si svolge il 18 giugno la prima prova scritta dell’Esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di Istruzione.

Diario d’Esame A.S. 2013-2014
Una guida, passo per passo, al lavoro delle Commissioni
a cura di Dario Cillo

Prima prova scritta Esame II Ciclo – 2014

I testi delle prove dal 1985 al 2013 sono disponibili nella rubrica Esami.

Maturità, la “Tecnologia pervasiva” in testa alle preferenze in quasi tutti i percorsi di studio
La traccia sull’Europa quella meno scelta

Maturità, il 28,5% dei candidati, quasi un terzo, ha scelto il saggio breve sulla “Tecnologia pervasiva”. È quanto emerge dalle rilevazioni condotte dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca su un campione di 400 istituti al termine della prima prova scritta. Al secondo posto, con il 17,7% delle preferenze, c’è il tema di ordine generale “Il rammendo delle periferie”, che prende spunto da un articolo dell’architetto e senatore a vita Renzo Piano. Terzo, a pochissima distanza, il saggio breve di ambito Artistico-Letterario “Il dono”, scelto dal 17% dei maturandi.
A seguire (15,5% delle preferenze) il saggio di ambito Storico-Politico “Violenza e non violenza: due volti del Novecento”. E’ stato svolto dal 13,3% dei candidati il saggio di ambito Socio-Economico “Le nuove responsabilità”. L’analisi della poesia di Salvatore Quasimodo, “Ride la gazza, nera sugli aranci”, ha totalizzato il 4,2% delle preferenze, mentre il meno scelto risulta essere (3,8% delle preferenze) il tema storico “L’Europa del 1914 e l’Europa del 2014: quali le differenze?”.
La traccia sulla tecnologia ha raccolto decisamente l’interesse dei candidati: è la più scelta in quasi tutti i percorsi di studio con un picco di preferenze (34%) negli Istituti tecnici. Solo nell’Istruzione Artistica la traccia sulla tecnologia è superata di poco da quella sul dono.

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