10 luglio Riforma Terzo settore e Riordino PA in CdM

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della riunione del 10 luglio, approva due disegni di legge delega
– per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale;
– per la riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche.

Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale – disegno di legge
Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente e del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, ha approvato un disegno di legge delega per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale.
Il testo del disegno di legge attribuisce al Governo la delega ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di delega, uno o più decreti legislativi recanti il riordino e la revisione organica della disciplina degli enti privati del Terzo settore e delle attività che promuovono e realizzano finalità solidaristiche e di interesse generale, anche attraverso la produzione e lo scambio di beni e servizi di utilità sociale in attuazione del principio di sussidiarietà, al fine di sostenere la libera iniziativa dei cittadini associati per perseguire il bene comune, elevare i livelli di cittadinanza attiva, coesione e protezione civile, favorendo la partecipazione, l’inclusione e il pieno sviluppo della persona e valorizzando al contempo il potenziale di crescita ed occupazione del settore. 
Nello specifico, i decreti attuativi dovranno disciplinare la costituzione, le forme organizzative e di amministrazione e le funzioni degli enti privati che, con finalità ideale e senza scopo di lucro, promuovono e realizzano attività d’interesse generale, di valorizzazione della partecipazione e di solidarietà sociale, ovvero producono o scambiano beni o servizi di utilità sociale, anche attraverso forme di mutualità con fini di coesione sociale.
Di seguito i principi e criteri direttivi generali. I decreti legislativi dovranno:

riconoscere e garantire il più ampio esercizio del diritto di associazione e il valore delle formazioni sociali liberamente costituite quale strumento di promozione e di attuazione dei principi di partecipazione, solidarietà, sussidiarietà e pluralismo.riconoscere e favorire l’iniziativa economica privata, svolta senza finalità lucrative, diretta a realizzare in via principale la produzione o lo scambio di beni o servizi di utilità sociale o d’interesse generale;individuare le finalità non lucrative e le attività solidaristiche e di interesse generale che caratterizzano gli enti del Terzo settore;riorganizzare e semplificare il procedimento per il riconoscimento della personalità giuridica;definire forme e modalità di organizzazione e amministrazione degli enti ispirate ai principi di democrazia, uguaglianza, pari opportunità, partecipazione degli associati e dei lavoratori e trasparenza, nonché ai princìpi di efficienza, di correttezza e di economicità della gestione degli enti;  prevedere il divieto di distribuzione, anche in forma indiretta, degli utili e del patrimonio dell’ente, anche in caso di scioglimento del vincolo associativo e di estinzione;definire criteri e vincoli di strumentalità dell’attività d’impresa rispetto alla realizzazione degli scopi istituzionali e introdurre un regime di contabilità separata finalizzato a distinguere la gestione istituzionale da quella imprenditoriale;individuare specifiche modalità di verifica e controllo dell’attività svolta;disciplinare le modalità e i criteri dell’attività volontaria degli aderenti, nonché i limiti e gli obblighi di pubblicità relativi agli emolumenti e ai compensi;riorganizzare il sistema di registrazione degli enti attraverso la previsione di un registro unico del Terzo settore;

Per quanto riguarda l’Attività di volontariato e di promozione sociale i decreti legislativi dovranno  prevedere:

armonizzazione delle diverse discipline vigenti in materia;promozione della cultura del volontariato tra i giovani e valorizzazione delle reti associative di secondo livello e delle diverse esperienze di volontariato;revisione e promozione del sistema dei Centri di servizio per il volontariato e riordino delle modalità di riconoscimento e di controllo degli stessi; revisione e razionalizzazione del sistema degli Osservatori nazionali.

Per quanto riguarda l’impresa sociale i decreti legislativi dovranno prevedere:
revisione dell’attuale disciplina dell’attribuzione facoltativa della qualifica di impresa sociale;qualificazione dell’impresa sociale quale impresa privata a finalità d’interesse generale avente come proprio obiettivo primario il raggiungimento di impatti sociali positivi misurabili, realizzati mediante la produzione o lo scambio di beni o servizi di utilità sociale, anche attraverso l’adozione di modelli di gestione responsabili  e idonei ad assicurare il più ampio  coinvolgimento dei dipendenti, degli utenti;ampliamento dei settori di attività di utilità sociale e individuazione dei limiti di compatibilità con lo svolgimento di attività commerciali diverse da quelle di utilità sociale;previsione di forme di remunerazione del capitale sociale e di ripartizione di utili nel rispetto di condizioni e limiti prefissati;razionalizzazione delle categorie di lavoratori svantaggiati tenendo conto delle nuove forme di esclusione sociale;disciplina delle modalità di attribuzione della qualifica di impresa sociale alle cooperative  sociali e ai loro consorzi;possibilità per le imprese private con finalità lucrative e per le amministrazioni pubbliche di assumere cariche sociali negli organi di amministrazione delle imprese sociali,  salvo il divieto di assumerne la direzione e il controllo;coordinamento della disciplina dell’impresa sociale con il regime delle attività d’impresa svolte dalle organizzazioni non lucrative di utilità sociale.

Per quanto riguarda il Servizio civile universale il disegno di legge delega prevede che i decreti legislativi vadano nella direzione di:

istituire un servizio civile universale finalizzato alla difesa non armata attraverso modalità rivolte a promuovere attività di solidarietà, inclusione sociale, cittadinanza attiva, tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, paesaggistico e ambientale della nazione, sviluppo della cultura dell’innovazione e della legalità nonché a realizzare una effettiva cittadinanza europea e a favorire la pace tra i popoli;prevedere un meccanismo di programmazione, di norma triennale, dei contingenti di giovani di età compresa tra 18 e 28 anni, anche cittadini dell’Unione europea e soggetti ad essi equiparati ovvero stranieri regolarmente soggiornanti o partecipanti ad un programma di volontariato, che possono essere ammessi al servizio civile universale e di procedure di selezione ed avvio dei giovani improntate a principi di semplificazione, trasparenza e non discriminazione;definire lo status giuridico dei giovani ammessi al servizio civile universale, prevedendo l’instaurazione di uno specifico rapporto di servizio civile non assimilabile al rapporto di lavoro;coinvolgere gli enti territoriali e gli enti pubblici e privati senza scopo di lucro;prevedere criteri e modalità di accreditamento degli enti di servizio civile universale;prevedere un limite di durata del servizio civile universale che contemperi le finalità del servizio con le esigenze di vita e di lavoro dei giovani coinvolti e della possibilità che il servizio sia prestato, in parte, in uno dei paesi dell’Unione europea, nonché, per iniziative riconducibili alla promozione della pace e alla cooperazione allo sviluppo, anche nei paesi al di fuori dell’Unione europea;riconoscere e valorizzare le competenze acquisite durante l’espletamento del servizio civile universale in funzione del loro utilizzo nei percorsi di istruzione e in ambito lavorativo.

Infine sono previste norme che disciplinino le misure agevolative e di sostegno economico in favore degli enti del Terzo settore. In tal senso i decreti legislativo dovranno:

introdurre un regime di tassazione agevolativo che tenga conto delle finalità solidaristiche e di utilità sociale dell’ente;razionalizzare e semplificare il regime di deducibilità e detraibilità dal reddito delle persone fisiche e giuridiche delle erogazioni liberali, in denaro e in natura,  disposte in favore degli enti del Terzo settore;rivedere e stabilizzare l’istituto della destinazione del 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche in base alle scelte espresse dai contribuenti in favore degli enti del Terzo settore. E’ prevista l’introduzione di obblighi di pubblicità delle risorse ad essi destinati.prevedere per le imprese sociali: la possibilità di accedere a forme di raccolta di capitali di rischio tramite portali on line, in analogia a quanto previsto per le start-up innovative; misure fiscali agevolative, volte anche a favorire gli investimenti di capitale; l’istituzione di un apposito fondo rotativo destinato a finanziare a condizioni agevolate gli investimenti in beni strumentali materiali e immateriali;promuovere l’assegnazione in loro favore degli immobili pubblici inutilizzati, nonché, tenuto conto della disciplina in materia, dei beni immobili e mobili confiscati alla criminalità organizzata, secondo criteri di semplificazione e di economicità, anche al fine di valorizzare in modo adeguato i beni culturali e ambientali.

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Delega al Governo per la riorganizzazione delle Amministrazioni pubbliche  – disegno di legge
Il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva, su proposta del Presidente, Matteo Renzi, un disegno di legge recante “delega al Governo per la riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”, contenente deleghe legislative da esercitare in gran parte nei dodici mesi successivi all’approvazione della legge. Le materie del provvedimento sono quelle oggetto della consultazione pubblica, cui hanno partecipato oltre 40mila persone.

Accelerazione e semplificazione nei servizi per i cittadini e le imprese 
Al fine di conciliare i tempi di vita, famiglia e lavoro, riducendo la necessità dell’accesso fisico alle sedi degli uffici pubblici, il Governo è delegato ad adottare uno o più decreti legislativi aventi a oggetto le modalità di erogazione dei servizi ai cittadini, in modo da assicurare la totale accessibilità on linealle informazioni e ai documenti in possesso delle amministrazioni pubbliche, ai pagamenti nei loro confronti, nonché all’erogazione dei servizi, con invio dei documenti al domicilio fisico ove la natura degli stessi non consenta l’invio in modalità telematiche.
I decreti nello specifico si occuperanno di:
superamento dell’uso della carta nel normale funzionamento delle amministrazioni, assicurando la trasmissione dei dati e, ove necessario trasmettere documenti, assicurandone la trasmissione in forma telematica;ridefinizione del processo decisionale, anche con riferimento alle forme di partecipazione degli interessati, in relazione all’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e all’applicazione del sistema pubblico dell’identità digitale;previsione dell’aggiornamento continuo, anche previa delegificazione o deregolamentazione, delle modalità di erogazione dei servizi e di svolgimento dei processi decisionali, sulla base delle tecnologie disponibili e del grado di diffusione delle stesse presso gli utenti e di soddisfazione degli stessi;uso di software con standard aperti e non dipendenti da specifiche tecnologie proprietarie;ricorso alla cooperazione applicativa e all’interoperabilità dei sistemi informativi, individuando, per ogni procedimento amministrativo, le forme di interazione dei soggetti interessati con il sistema informativo (Application Program Interfaces – API);obbligo di adeguamento dell’organizzazione di ciascuna amministrazione ai principi di unicità dei punti di contatto con i cittadini e le imprese, con particolare riferimento agli sportelli unici delle attività produttive e agli sportelli unici dell’edilizia, nonché alle previsioni dell’articolo 6 della legge 11 novembre 2011, n. 180;anche al fine di contenere i costi connessi alla proprietà e alla circolazione dei veicoli e realizzare significativi risparmi di spesa per l’utenza, introduzione di unico documento contenente i dati di proprietà e di circolazione dei veicoli a motore e dei loro rimorchi, da perseguire attraverso il collegamento e l’interoperabilità dei dati detenuti dalle diverse strutture, riorganizzando, mediante eventuale accorpamento, le funzioni svolte dagli uffici del pubblico registro automobilistico dell’Automobile Club d’Italia e dal Dipartimento della motorizzazione civile del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
 
Personale e Riforma della dirigenza pubblica
Si delega il Governo a riformare la dirigenza pubblica. I principi indicati per il legislatore delegato riguardano:

la dimensione della dirigenza;l’inquadramento dei dirigenti: l’istituzione di un ruolo unico; introduzione di ruoli unificati anche per la dirigenza delle amministrazioni non statali, con possibilità di scambio tra dirigenti appartenenti a ruoli diversi; omogeneizzazione delle retribuzioni;l’accesso alla dirigenza per concorso e per corso-concorso;il conferimento degli incarichi dirigenziali: mediante procedura con avviso pubblico, sulla base di requisiti e criteri definiti dall’amministrazione e approvazione, preventiva o successiva, da parte di una specifica Commissione; la durata degli incarichi dirigenziali;i dirigenti privi di incarico: collocamento in disponibilità, con successivo licenziamento dopo un periodo definito;la valutazione dei risultati e la responsabilità dei dirigenti;la dirigenza delle regioni e degli enti locali. 

 

Riordino della conferenza dei servizi

Saranno ridefiniti i casi di convocazione obbligatoria della conferenza di servizi, con riduzione delle relative ipotesi;ridotti i termini di conclusione del procedimento e ridefiniti i meccanismi decisionali;semplificati i lavori della conferenza di servizi, anche attraverso l’utilizzo di strumenti informatici e differenziate le modalità di svolgimento dei lavori della stessa, in base alla complessità dei procedimenti.

Revisione e semplificazione delle disposizioni in materia di anticorruzione, pubblicità e trasparenza

Il Governo adotterà decreti legislativi integrativi della disciplina relativa alla inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico e alla trasparenza delle pubbliche amministrazioni.

UNA NUOVA CORNICE POLITICO ISTITUZIONALE PER SERVIZI PRIMA INFANZIA

SCUOLA, FERRARA (PD): “UNA NUOVA CORNICE POLITICO ISTITUZIONALE PER SERVIZI PRIMA INFANZIA”

dichiarazione della sen. Elena Ferrara della VII Commissione permanente – Istruzione e beni culturali Commissione straordinaria diritti umani Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali.

“Con questa proposta di legge che stiamo arricchendo attraverso gli emendamenti e il confronto nelle tante audizioni condotte in Commissione, si propone una nuova cornice politico-istituzionale per i servizi della prima infanzia. In questa nuova visione convergono le tante esperienze virtuose presenti sul territorio nazionale e un interesse della politica verso la scuola. Emerge la necessità, in un nuovo contesto sociale e famigliare, di rivolgere una specifica attenzione alle prime fasi della vita, periodo evolutivo fondamentale per le attività di prevenzione e per lo sviluppo armonico della persona. É particolarmente significativa anche oggi la convergenza tra realtà politico-amministrativa e comunità scientifica per il sostegno al sistema educativo integrato per l’infanzia.”  Così la senatrice del Pd Elena Ferrara della VII Commissione permanente – Istruzione e beni culturali, intervenendo alla Conferenza Stampa di presentazione del ddl 1260 sui servizi educativi e delle scuole dell’infanzia.

IL DIRITTO ALL’EDUCAZIONE INIZIA DALLA NASCITA

SCUOLA/ MARCUCCI (PD), “IL DIRITTO ALL’EDUCAZIONE INIZIA DALLA NASCITA”
NECESSARIA NORMATIVA IN LINEA CON GLI ALTRI PAESI EUROPEE
Dichiarazione del Presidente della Commissione Istruzione al Senato Andrea Marcucci

“Assicurare la qualità di tutti i servizi educativi per i bambini e le bambine sotto i sei anni è fondamentale per abbattere ogni tipo di disuguaglianza. Per questo è necessario approvare al più presto il ddl 1260, che promuove un sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 anni e pari opportunità per tutti”. Così il Presidente della Commissione Istruzione al Senato Andrea Marcucci che insieme alla senatrice Puglisi, prima firmataria del provvedimento, ha sostenuto l’iniziativa parlamentare.

“Mi auguro che il ddl giunga in breve tempo all’approvazione definitiva – afferma Marcucci – per dare al nostro Paese una normativa attesa da tanto e in coerenza con quelle europee.

“Il ddl potrà contribuire – ha concluso Marcucci – a sanare i tanti squilibri esistenti, grazie anche ad un apposito piano di finanziamenti per i servizi per l’infanzia che veda la compartecipazione dei diversi livelli di governo, ovvero Stato, Regioni, Enti locali.”

IL GOVERNO DICHIARA GUERRA AI PRECARI E A TUTTO IL MONDO DELLA SCUOLA

IL GOVERNO DICHIARA GUERRA AI PRECARI E A TUTTO IL MONDO DELLA SCUOLA

Viste le dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione Giannini e del Sottosegretario, on. Reggi, secondo le quali si prevede un aumento dell’orario di servizio del personale docente a 36 ore settimanali e il taglio di un anno del percorso formativo nelle scuole superiori, si pone all’attenzione dell’opinione pubblica quanto segue:

se il progetto dovesse andare in porto, senza una discussione e un adeguato confronto con gli operatori del settore, l’offerta formativa ne verrebbe irrimediabilmente compromessa;
gli insegnanti di ruolo dovrebbero svolgere le supplenze senza un aumento retributivo, nonostante lo stipendio nella scuola sia il più basso del pubblico impiego e il contratto sia bloccato da 5 anni;
di fatto verrebbero cancellate le supplenze e, conseguentemente, licenziati tanti docenti precari che, grazie alla loro professionalità maturata da una pluriennale esperienza, contribuiscono al buon funzionamento della scuola statale italiana;
sarebbero cancellati, in tale maniera, 500.000 docenti iscritti nelle graduatorie d’istituto;
gli insegnanti sarebbero valutati dai presidi in maniera arbitraria introducendo, di fatto, una meritocrazia senza controllo diversamente da quanto avviene in qualsiasi altro paese europeo.

La situazione è davvero avvilente: si invitano tutti i lavoratori della scuola, i sindacati di base, i partiti extraparlamentari, il Movimento 5 Stelle e SEL a sentirsi coinvolti nell’ostacolare questo progetto volto unicamente a licenziare i lavoratori precari a svilire il percorso formativo statale.
Con una legge delega in approvazione il prossimo 15 luglio, senza alcun dibattito parlamentare, si stanno cancellando i diritti acquisiti dai precari e si vuole modificare, nonostante il parere contrario degli addetti ai lavori, il sistema scolastico italiano mortificato già dai pesantissimi tagli subiti negli ultimi anni.

Il Coordinamento Precari Scuola Ravenna

Invalsi, il buco nero dei professionali Il Sud migliora alle elementari

da Corriere.it

Invalsi, il buco nero dei professionali Il Sud migliora alle elementari

In matematica, i tecnici del Nordest uguali ai licei. Confermato il «cheating» nelle regioni meridionali: risultati falsati da professori che suggeriscono le risposte ai ragazzi

di Valentina Santarpia

Si allenta il divario Nord-Sud, almeno alle scuole elementari, e migliorano le performance degli studenti degli istituti tecnici del Nordest nelle prove di matematica: i risultati si allineano, e a volte superano, quelli dei coetanei che studiano nei licei, tradizionalmente più preparati. Sono i primi risultati delle rilevazioni Invalsi, i famigerati test che misurano il grado di apprendimento degli studenti di scuole elementari, medie e superiori in tutta italia. Quest’anno sono state coinvolte circa 13.200 scuole, oltre 122 mila classi e quasi due milioni e 300mila studenti, tra bambini e ragazzi di II elementare, V elementare, III media e II superiore.

Nordest in testa, sorpresa Marche

In cima alla classifica delle regioni virtuose ci sono Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trento, e, a sorpresa, le Marche, che avanzano a passi grandi sulla strada dell’apprendimento delle competenze. Maglia nera alle regioni del Sud, Sicilia in testa, seguita da Campania e Calabria: in particolare, se gli studenti calabresi delle scuole elementari non peggiorano rispetto allo scorso anno, quelli di scuola media e superiore precipitano verso il basso, con «risultati tra i più bassi in assoluto e significativamente al di sotto della media italiana». Malissimo anche gli istituti professionali, che restano il vero buco nero della scuola, con livelli di preparazione bassissimi e altissime percentuali di dispersione.

Fenomeno «cheating» ovvero l’aiutino dei prof

Confermato anche il fenomeno del «cheating» al Sud: ovvero, risultati falsati, molto probabilmente da professori che suggeriscono le risposte ai ragazzi. Si tratta comunque di dati generali, va detto, che andranno poi approfonditi: il rapporto Invalsi presentato oggi è tradizionalmente una fotografia generalizzata, che si arricchirà a settembre con i risultati scuola per scuola, per permettere poi a tutti i dirigenti scolastici di valutare la propria scuola, anche all’interno del contesto socio- culturale in cui l’istituto è calato. Un 10% delle scuole con le rilevazioni più basse verrà preso in considerazione per eventuali progetti di investimento di risorse.

Più risorse a chi va peggio

«Il sistema di valutazione serve per migliorare il progetto educativo, per mettere in atto tutti quei meccanismi che servano a renderlo più efficace», sottolinea il sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi che ha presentato il rapporto. «La valutazione è fondamentale per capire in quali zone concentrare le risorse del ministero – ha ricordato Reggi- è uno strumento importante di cui non dobbiamo avere paura, ma invece apprezzare tutta l’importanza per migliorare la scuola italiana». Ciò che conta, sottolinea Reggi, «non è tanto il valore assoluto, ma la fotografia di oggi confrontata con quelle degli anni precedenti, cioè il trend di crescita o decrescita del nostro sistema».

L’Invalsi come sistema di autovalutazione delle scuola

«L’Invalsi produce dati su come stanno funzionando le scuole – sottolinea anche il presidente Invalsi, Annamaria Ajello – e fornisce evidenze per migliorare ed evolvere, per formulare giudizi, per aiutare il Miur ad attuare progetti per sostenere le scuole in maggiore difficoltà. Ma anche dati che aiutano le singole scuole a riflettere e ragionare sui propri esiti. L’Invalsi è consapevole che i dati non raccontano tutto ciò che avviene a scuola nel campo dell’apprendimento, ma gli esiti delle prove rappresentano un elemento per avviare il processo di autovalutazione che le scuole effettuano».

Dala parte dei prof, non contro

Due i nodi problematici, secondo la presidente: il «cheating», per cui si bara nei test, è una questione che secondo Ajello va ricondotta ad origini ben precise, sia quando si tratta di ragazzi che copiano sia quando si tratta di professori che suggeriscono: «Non si sa quale sarà le destinazione di questi dati, e quindi si pensa che questi dati siano usati contro gli insegnanti». Un’altra questione riguarda il fatto che le prove Invalsi si fondano su insegnamenti per competenze, non per nozioni, che invece è il metodo tradizionale di apprendimento della nostra scuola, quello che i nostri insegnanti hanno assimilato. Questa discrasia renderebbe conflittuale il rapporto tra insegnanti non più giovani e prove formulate in maniera «moderna».

Invalsi: migliorano gli studenti delle elementari

da La Stampa

Invalsi: migliorano gli studenti delle elementari

In Friuli Venezia Giulia, Veneto e provincia di Trento gli studenti migliori

 roma

Migliorano le performance degli studenti alle elementari con una riduzione del divario tra le regioni e buoni risultati anche negli Istituti tecnici del centro-nord, soprattutto in matematica, al passo con quelle dei licei.

 

È quanto emerge dalle rilevazioni Invalsi sull’apprendimento degli studenti (2013-2014) presentate oggi dall’Istituto di valutazione nella sede del ministero dell’Istruzione.

 

A livello territoriale le regioni che si piazzano in cima alla classifica, per quanto riguarda i risultati sono Friuli Venezia Giulia, Veneto e la provincia di Trento. Si aggiungono le Marche per la loro capacità di miglioramento. La maglia nera ancora una volta alle regioni del sud, Sicilia, Campania e Calabria, che pure hanno mostrato segnali di crescita.

Disegno di legge sulla Scuola: ora la “palla” passa a Renzi

da tecnicadellascuola.it

Disegno di legge sulla Scuola: ora la “palla” passa a Renzi

Reggi: il governo è al lavoro sul ”pacchetto scuola”, ma sarà il ”premier a prenderlo in esame e a decidere i tempi” per l’approvazione. La consultazione prevista anche nei territori: si vogliono ascoltare insegnanti, Ata, dirigenti, sindacati ed enti locali. Che, a detta del sottosegretario, potrebbero anche stravolgere le proposte su contratto flessibile, scuole aperte no-stop e via dicendo. Due appunti: i tempi ci sono? E perché su questi temi il Ministro non parla più?

La “palla” sul ddl Scuola ora passa al premier Matteo Renzi. A farlo intendere è stato il sottosegretario all’Istruzione, Roberto Reggi, a margine di un incontro alla Camera promosso dall’associazione Rondine Cittadella della Pace: il governo, ha spiegato Reggi, è al lavoro sul ”pacchetto scuola”, ma sarà il ”premier Matteo Renzi a prenderlo in esame e a decidere i tempi” per l’approvazione.

”L’idea – ha sottolineato Reggi – è portare la consultazione nei territori e non è nostra intenzione comprimerla. Il governo ha l’onere di fare le proposte, che possono anche essere stravolte dai suggerimenti di chi vive la scuola”.

Sempre il sottosegretario ha affermato che il pacchetto scuola ”è una proposta finalizzata al miglioramento del progetto educativo, i destinatari sono i ragazzi. Per questo vogliamo aprire il confronto con loro, con gli insegnanti, con il personale Ata, con i dirigenti, con i sindacati e con gli enti locali. Perché l’obiettivo – ha concluso – è creare una scuola aperta, rendendola un luogo educativo permanente”.

Insomma, il governo ha messo le carte sul tavolo. Ora spetta al premier, ma anche alla “base” (personale scolastico, sindacati, associazioni, enti locali), esprimere osservazioni, limiti e proposte di modifica.

Solo due osservazioni. La prima riguarda i tempi: considerando la complessità dei temi (nelle ultime ore sembra che nel “pacchetto” sia stata inserita anche qualche novità sugli organi collegiali, praticamente fermi ai decreti delegati di 40 anni fa!), come si fa a pensare di raccogliere e inserire le modifiche in pochi giorni? La seconda riguarda il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini: dopo aver fatto sapere di pensarla come Reggi, sostenendo però anche che i tempi per la realizzazione del progetto non si possono definire, a quanto ci risulta è ormai una settimana che pubblicamente non affronta più questi temi. Più di qualcuno pensa che non si tratti di un caso. E anche noi facciamo parte di questo raggruppamento.

A metà luglio il ddl Giannini-Reggi in CdM: c’è anche il contratto “flessibile”

da tecnicadellascuola.it

A metà luglio il ddl Giannini-Reggi in CdM: c’è anche il contratto “flessibile”

Tra il 14 e il 18 luglio il “pacchetto” a cui da alcuni mesi stanno lavorando due gruppi di lavoro del Miur arriverà sul tavolo del premier Renzi. Dopo un periodo di confronto pubblico, il testo verrebbe tradotto in provvedimenti legislativi: un decreto legge entro la fine dell’estate per le cose più urgenti e poi una legge delega a settembre. Tra i contenuti del “pacchetto” ci sarebbero le progressioni differenziate in base ai carichi di lavoro e le scuole aperte dalle 7 alle 22 e 11 mesi su 12, con i costi per l’apertura straordinaria degli istituti da assegnare a privati (che avranno un bonus fiscale). In arrivo pure un’abilitazione di tipo 3 + 2 con tirocinio compreso e più spazio all’alternanza scuola-lavoro.

Il tempo degli annunci (e delle ritrattazioni!) sta scadendo: secondo l’agenzia Ansa, “già in occasione del prossimo consiglio dei ministri il ministro Giannini e il Premier Renzi potrebbero avere un primo confronto sulle proposte messe a punto dal ministero per il rilancio del sistema scolastico italiano”.

Il “pacchetto” a cui da alcuni mesi stanno lavorando due gruppi di lavoro, ad hoc istituiti a viale Trastevere, dovrebbe arrivare ufficialmente sul tavolo del presidente del consiglio, a cui spetta l’ultima parola, la prossima settimana, quindi tra il 14 e il 18 luglio.

Dopo un periodo di confronto pubblico, con i sindacati ma non solo, il testo (con le eventuali modifiche apportate) verrebbe tradotto in provvedimenti legislativi: l’intenzione del governo è approvare un decreto legge da approvare entro la fine dell’estate per le cose più urgenti. E poi probabilmente una legge delega a settembre.

Sempre secondo l’agenzia di stampa nazionale è davvero “tanta la carne al fuoco. Tra i temi più caldi quelli che riguardano formazione, reclutamento e valorizzazione della professionalità degli insegnanti. Nei giorni scorsi il sottosegretario Reggi ha anticipato alcune intenzioni che, pur seguite da smentite, hanno già sollevato polemiche. In testa a tutte l’impegno di 36 ore settimanali per i docenti”.

Roberto Reggi a Terrasini si è scusato e ha smentito. Spiegando che l’aumento dell’orario cattedra non è nelle previsioni del Governo. Ma il giorno dopo, nel corso di una trasmissione radiofonica, ha di nuovo rimesso tutto in discussione affermando che “l’orario di lavoro dovrà essere oggetto di revisione e contrattazione”.

Per chi ‘mastica’ di burocrazia scolastica, il messaggio del sottosegretario è chiaro: l’intenzione è quella di arrivare a un contratto di lavoro flessibile. “Ora sono previsti avanzamenti di stipendio solo con l’anzianità di servizio, si vogliono invece introdurre progressioni differenziate in base ai carichi di lavoro. E l’auspicio è pure quello di arrivare a un organico funzionale che superi l’attuale dicotomia tra organico di diritto e organico di fatto”.

Ma nel ‘pacchetto’ da approvare in CdM c’è anche altro e di non poco conto: scuole aperte dalle 7 alle 22 e 11 mesi su 12, con i costi per l’apertura straordinaria degli istituti da assegnare a privati, associazioni e tutti coloro che possono avere interesse a tenere aperte delle strutture ogni giorni con all’interno centinaia di giovani. Tanto è vero che nel testo in via di attuazione figura anche “un bonus fiscale per ogni investimento privato nella scuola”. Ci sono poi anche altri punti che faranno discutere per almeno tutta l’estate: l’avvio di un’abilitazione all’insegnamento conseguita direttamente durante il percorso universitario (3 + 2 con tirocinio compreso) e più spazio all’alternanza scuola-lavoro (con un occhio al modello tedesco)”. Un altro progetto che, però, necessita di investimenti: un ‘particolare’ che nella fase degli annunci non è stato praticamente mai affrontato. Ma che ora diventerà il problema numero uno da risolvere.

Prove Invalsi, migliorano le competenze degli alunni della primaria

da tecnicadellascuola.it

Prove Invalsi, migliorano le competenze degli alunni della primaria

Il dato emerge delle rilevazioni Invalsi sull’apprendimento degli studenti (2013-2014), presentate il 10 luglio dall’Istituto di valutazione a Roma nella sede del Miur. I primi dati indicano che le regioni con gli alunni più preparati sono quelli di Friuli Venezia Giulia, Veneto e della provincia di Trento. Bene le Marche per la capacità di miglioramento. Male il Sud. Ma il gap regionale si riduce

Migliorano sia le competenze dei nostri alunni della scuola primaria che quelle degli studenti degli istituti tecnici del centro-nord, soprattutto in matematica, ormai quasi al passo con quelle dei licei. In generale, si riduce il divario tra le regioni italiane.

Sono i primi dati emersi dalle rilevazioni Invalsi sull’apprendimento degli studenti (2013-2014) e presentati il 10 luglio a Roma dallo stesso Istituto di valutazione nella sede del ministero dell’Istruzione.

Le regioni che si piazzano in cima alla classifica, per quanto riguarda i risultati sono Friuli Venezia Giulia, Veneto e la provincia di Trento. Si aggiungono le Marche per la loro capacità di miglioramento.

Le regioni del sud, Sicilia, Campania e Calabria, pur mostrando segnali di crescita, continuano a posizionarsi in fonda alla classifica nazionale per competenze studentesche.

Nelle prossime ore forniremo un quadro più dettagliato dei risultati presentati dall’Invalsi.

La scuola sta pagando dazio, ma noi lo avevamo previsto

da tecnicadellascuola.it

La scuola sta pagando dazio, ma noi lo avevamo previsto

Era facile prevedere che dopo le elezioni europee il Governo avrebbe dato il via alla “riforma” della scuola. Temi ed obiettivi sono pressochè identici a quelli che aveva in mente il premier Mario Monti già nel 2011.

È antipatico dirlo e soprattutto ricordarlo, ma in un articolo del 17 marzo scorso noi avevamo previsto che, dopo le elezioni europee, la scuola avrebbe pagato dazio. Non c’era bisogno del fenomeno Reggi, solerte sottosegretario all’istruzione, per comprendere quale sarebbero state le intenzioni del governo Renzi  sulla scuola pubblica italiana, all’indomani della vittoria alle elezioni europee.
Forse non siamo stati creduti, quando affermavamo che le vere scelte politiche sulla scuola sarebbero avvenute dopo le elezioni, per evitare che dalle urne potesse arrivare qualche sgradita sorpresa. Questo fa stare male tutti quegli insegnanti elettori del PD che hanno creduto in buona fede ad una politica governativa in cui si poneva, almeno a parole, la scuola e i suoi docenti al centro dell’agenda politica. Purtroppo la verità è amara e l’ora in cui la scuola è chiamata a pagare dazio è giunta. Prima delle elezioni sentivamo esimi esponenti del PD dire: “La scuola è una priorità ed è necessario restituire valore sociale ai docenti”, oggi si parla insistentemente di taglio di un anno di scuola (presumibilmente il taglio riguarderà le scuole secondarie di secondo grado), di flessibilità dell’orario degli insegnanti fino alle 36 ore di servizio settimanale, di riordino degli organi collegiali sulla falsariga di quanto disposto dal decreto Aprea-Ghizzoni.
Eppure noi, in tempi non sospetti, avevamo alimentato qualche dubio su quello che sarebbe toccato al nostro sistema scolastico. Il sospetto era che il rottamatore fiorentino, dopo le temute elezioni di maggio, avrebbe tentato  di rottamare la scuola pubblica, avviando quelle riforme che né Monti e né Berlusconi erano riusciti a fare.
Avevamo anche annunciato quali sarebbero stati i temi che avrebbero riguardato le riforme sulla scuola. Abbiamo detto che si sarebbe tentato di introdurre la valutazione meritocratica dei docenti, la formazione obbligatoria degli insegnanti, la super autonomia scolastica in capo ad una sola persona (il DS), la riduzione di un anno dell’istruzione secondaria di secondo grado, la riforma degli organi collegiali e per concludere la flessibilità degli orari di servizio degli insegnanti.
Quanto da noi pronosticato è stato puntualmente confermato in questi giorni dalle continue dichiarazioni, a mezzo stampa, del sottosegretario all’istruzione Reggi. Non siamo né delle “cassandre” né tantomeno dei “maghi”, ma è la naturale conseguenza politica di avere voluto scegliere come successore di Maria Chiara Carrozza , al Miur, la senatrice di Scelta Civica Stefania Giannini.
Bisognava aspettarselo che si sarebbe arrivati a questo punto, e forse qualcuno inaspettatamente è anche contento di queste riforme. La cosa che sta creando disappunto in molti insegnanti è che questa riforma ha il sapore di un vero e proprio taglio di spesa, fatta dal partito democratico, sulle spalle di famiglie, studenti e soprattutto insegnanti. Forse per il disappunto crescente di moltissimi insegnanti, stiamo assistendo ad un ridicolo gioco delle parti, di chi prima rilascia un’intervista su Repubblica  spiegando , con estrema puntualità, in cosa consiste il decreto di riforma della scuola, e poi  in un secondo momento dice che il giornale “La Repubblica” ha travisato il senso dell’intervista. Tutti hanno capito tutto, noi lo avevamo capito già nel  marzo scorso.

Il 15 luglio un altro sit-in: appuntamento a Montecitorio

da tecnicadellascuola.it

Il 15 luglio un altro sit-in: appuntamento a Montecitorio

L’iniziativa è dell’Assemblea delle scuole, su proposta del Coordinamento Scuole Roma e dei Lavoratori Autoconvocati. Reputati “pericolosi” i progetti del Governo su aumento sino a 36 ore dell’orario di lavoro per i docenti; apertura delle scuole fino alle 22; eliminazione dell’ultimo anno della scuola superiore; abolizione delle graduatorie di Istituto.

Sarà un’estate probabilmente più “calda” del solito quella del 2014. Almeno sul fronte scolastico. Al sit-in del 14 luglio programmato dall’Unicobas, aperto a tutte le associazioni e sigle sindacali, si aggiunge quello organizzato davanti a Montecitorio, il giorno dopo, dall’Assemblea delle scuole. In entrambi i casi la protesta nasce per opporsi alle decisioni del Governo.

La decisione è arrivata a seguito di un incontro dei vari rappresentanti presso l’Associazione “il cielo sopra l’Esquilino”, su proposta del Coordinamento Scuole Roma e dei Lavoratori Autoconvocati. “Al centro dell’incontro – informa un comunicato – le proposte del governo Renzi: aumento sino a 36 ore dell’orario di lavoro per i docenti; apertura delle scuole fino alle 22; eliminazione dell’ultimo anno della scuola secondaria superiore; abolizione delle graduatorie di Istituto. Proposte giudicate dall’assemblea “estremamente pericolose perché indirizzate a un preciso scopo: dividere il mondo della scuola mettendo in conflitto docenti di ruolo malpagati e docenti precari, personale della scuola e famiglie, e così via”.

Durante l’incontro sono stati ribaditi alcuni punti: “Difesa del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro di fronte al tentativo di emanare modifiche di orario, competenze, retribuzioni per via legislativa; Difesa della qualità del lavoro docente contro ogni pretesa di orari incompatibili con una seria offerta formativa; Convinzione che la proposta educativa delle scuole passa in primo luogo attraverso i suoi organi di democrazia incompatibili con gestioni autoritarie di molti Dirigenti Scolastici”.

A proposito dell’apertura delle scuole per un maggior numero di ore, l’Assemblea ha ribadito la propria convinzione dell’importanza di una scuola aperta al territorio, ma ha anche speso parole critiche per “la demagogia delle proposte del governo visto che finora a tagliare il tempo scuola (Tempo Pieno, Moduli, Materie, ecc) è stato proprio il Ministero. Una proposta seria si dovrebbe basare in primo luogo su un aumento di personale”.

Il 14 luglio sit-in ‘erga omnes’ sotto il Miur

da tecnicadellascuola.it

Il 14 luglio sit-in ‘erga omnes’ sotto il Miur

Unicobas trasforma l’assemblea annunciata alcuni giorni fa, aperta a tutti i sandacati e alle associazioni, in un incontro nazionale dei docenti e Ata contro l’ipotesi di aumento dell’orario cattedra formulata dal ministro Giannini e dal sottosegretario Reggi. Il leader del sindacato d’Errico: le loro ‘smentite’ equivalgono ad una conferma.

L’assemblea nazionale del 14 luglio sotto il Miur, con inizio alle 15,30, organizzata dall’Unicobas e aperta a tutte le sigle sindacali, si trasforma in sit-in: a renderlo pubblico è Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas, a seguito “dell’alta adesione riscontrata in ordine alla prima proposta di assemblea nazionale”.

Il sindacato Di base ha così deciso di “rendere ‘pubblico e di lotta’ l’incontro nazionale dei docenti e degli ata italiani”.
D’Errico conferma che l’evento sarà “erga omnes, indipendentemente dai gruppi e dalle sigle sindacali di appartenenza (CGIL, CISL, UIL, SNALS, Cobas, Gilda, USB Scuola, CUB,USI Scuola, ANIEF, Coordinamenti delle scuole e dei precari, sono tutti invitati), per poter discutere insieme la necessaria controffensiva unitaria a tutela dei lavoratori e della scuola tutta, per l’organizzazione dal basso di un grande, pacifico, colorato ma determinato, corteo nazionale di tutta la categoria”.
Il sindacalista Unicobas coglie l’occasione per scagliarsi ancora una volta contro “la proposta del ministro Giannini e del sottosegretario Reggi – le cui ‘smentite’ equivalgono ad una conferma, visto che insiste sulle supplenze a carico del personale di ruolo e che ciò non è possibile se non con un aumento dell’orario cattedra”.

prof migliori? Mandiamoli nelle scuole di periferia!

da tecnicadellascuola.it

I prof migliori? Mandiamoli nelle scuole di periferia!

L’idea è del presidente Obama: qualche giorno fa ha detto che “ci sono troppi bambini in questo Paese che non ricevono l’insegnamento di qualità di cui hanno bisogno. E di solito gli educatori con meno esperienza finiscono nelle scuole più povere”. Il Dipartimento dell’Educazione già progetta di spendere 4,2 milioni di dollari. Domanda: in Italia ci sarebbe questa predisposizione da parte dei nostri prof?

È troppo facile reputarsi bravi docenti quando la classe è composta da alunni bravi e diligenti. Tutt’altra cosa è insegnare a bambini o ragazzi cosiddetti “difficili”, con famiglie problematiche o assenti. Come si comporterebbero in scuole di periferia, dove il rendimento delle classi è più che sotto alla media? Sicuramente dovrebbero faticare di più, ma se sono veramente in gamba alla fine chi meglio di loro riuscirebbe a tirar fuori il massimo da quei giovani più sfortunati?
Eppure, in tutti i sistemi scolastici del mondo i prof più bravi e preparati preferiscono o vengono sempre dirottati nelle scuole d’élite. Quelle dove, in definitiva, tutto scorre liscio.
Qualcosa però sta cambiando. Negli Stati Uniti, qualche giorno fa il presidente Obama ha detto che “ci sono troppi bambini in questo Paese che non ricevono l’insegnamento di qualità di cui hanno bisogno. E di solito gli educatori con meno esperienza finiscono nelle scuole più povere”. L’intenzione di Obama, espressa al segretario all’Educazione Arne Duncan e ad un gruppo di professori provenienti da scuole disagiate e impegnati nella battaglia per ridurre il gap tra distretti benestanti e quelli caratterizzati da basso reddito e alta densità di minoranze etniche, è quindi proprio quella di mettere in prima linea i docenti di prestigio: il Corriere della Sera riporta che negli USA si vuole “redistribuire gli insegnanti di maggior valore, in favore delle comunità svantaggiate, anche ricorrendo a incentivi. Il Dipartimento dell’Educazione progetta di spendere 4,2 milioni di dollari, per aiutare le autorità locali nell’impresa”.
I numeri, del resto, sono implacabili. E doppiamente crudeli, per i ragazzi che studiano negli USA, dove il rendimento scolastico dà diritto a sgravi e facilitazioni nel percorso formativo: “nelle scuole più povere, appena il 24% degli alunni supera il test di matematica del 4° grado, quello che dà diritto al pranzo a spese della scuola, contro il 50% nelle scuole dei distretti più ricchi. In generale, i ragazzi provenienti da famiglie a basso reddito hanno grosse difficoltà a completare il curriculum”.
Il progetto è molto più che un’ipotesi: “l’iniziativa della Casa Bianca, presa in forza dei poteri esecutivi del Presidente quindi senza dover passare al vaglio del Congresso, prevede anche la pubblicazione di profili degli insegnanti, incrociati con i distretti dove lavorano, in modo da mostrare dove i gap sono più profondi”.
Viene da chiedersi se un principio del genere possa essere importato anche in Italia. Come al solito servono soldi, quelli che il Governo statunitense avrebbe già stanziato per incentivare i prof migliori a spostarsi nelle scuole di “frontiera” e a mettersi in discussione. Ora, però, ammesso che vi siano i fondi, c’è in Italia questa predisposizione da parte dei nostri insegnanti? Forse non in tutti, ma in tanti sicuramente sarebbero più che disponibili. Per trovare nuovi stimoli, per accettare una sfida, per fare del bene a dei giovani che hanno bisogno di loro.

Anche per la scuola arriva il “costo standard”

da tecnicadellascuola.it

Anche per la scuola arriva il “costo standard”

E’ un modo per garantire davvero la parità fra scuola statale e scuola non statale.
E sembra che sul tema ci sia ormai ampia convergenza fra le forze politiche.

Anche per la scuola i costi standard entrano in Costituzione: lo prevede un emendamento dei relatori alle riforma costituzionale approvato dalla Commissione affari costituzionali del Senato.
L’emendamento riguarda l’articolo 119 della Costituzione
E’ un passaggio questo che può coinvolgere tutti i settori, scuola in primis in perfetta continuità con il Costo Medio per Studente schierato dal Decreto IMU, un indice capace di leggere in modo realistico la singola realtà scolastica.
Si tratta certamente di una novità di non poco conto anche se per capire meglio di cosa si tratta sarà bene attendere che il provvedimento venga dettagliato sotto il profilo tecnico.
Resta il fatto che sulla questione dei costi dell’istruzione, negli ultimi mesi si è registrata una inattesa convergenza politica sul tema.
Matteo Renzi nel discorso del suo insediamento aveva dichiarato: “Di fronte alla crisi economica non si può non partire dalla scuola”. Intanto, attraverso “Tempi”, anche il ministro dell’Istruzione ha fatto sapere verso a fine luglio, inizi di agosto il Governo potrebbe essere pronto per varare provvedimenti in materia scolastica, anche per garantire la libertà di scelta educativa. Come? Sostanzialmente dando piena attuazione alla legge sull’autonomia. E introducendo il “costo standard” per allievo. E la stessa opposizione lancia segnali di condivisione. La responsabile scuola di Forza Italia onorevole Elena Centemero afferma: “Il costo standard è un modo per razionalizzare i finanziamenti e migliorare i servizi offerti”. 

Lo stesso Luigi Berlinguer, padre della legge 62/2000 sulla parità scolastica, a un recente convegno dell’associazione Treelle, ha dichiarato: “Istituire una scuola paritaria in Italia è un diritto e non una facoltà, né tantomeno una concessione statale, come vorrebbe qualche magistrato. Lo Stato deve assicurare a queste scuole la piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quelli delle statali”.
E’ un passaggio in perfetta continuità con il Costo Medio per Studente schierato dal Decreto IMU, un indice capace di leggere in modo realistico la singola realtà scolastica.
Il Corrispettivo Medio del Decreto IMU, che è la media del contributo al funzionamento richiesto alle famiglie, tiene conto delle agevolazioni totali o parziali che la scuola applica alle famiglie, che altrimenti non potrebbero esercitare la loro scelta educativa.
Il Costo Medio per Studente, che è la risultanza dei Costi Totali (Costi fissi + Costi variabili)/ il numero degli studenti), è ovviamente inversamente proporzionale al numero degli alunni. Tale Costo è definito un “costo reale”: ad esempio, se prendo in esame quattro scuole, avrò probabilmente 4 costi medi differenti.
Un passaggio ulteriore è offerto dal Costo Standard, definito anche “costo ipotetico”, cioè la risultanza di alcune ipotesi di efficienza di un modello organizzativo.
Il Costo Standard è funzionale a far evolvere il costo medio – di solito è superiore – poiché indirizzato a far superare tutte le inefficienze. E’ un passaggio fondamentale, questo, necessario non solo ad una corretta gestione della scuola pubblica (e, a monte, della cosa pubblica), ma funzionale anche ad aprire concretamente la strada alla libertà di scelta di una buona scuola, nell’ambito di una pluralità di offerta formativa pubblica, statale e paritaria. Chi paga le tasse deve poter scegliere.
Peraltro lo Stato più che gestire dovrebbe garantire. E secondo il Ministro Giannini, in tal modo, si riuscirebbe persino a risparmiare.

Servizio prestato in più sedi scolastiche e liste ‘salvaprecari’

Servizio prestato in più sedi scolastiche e liste ‘salvaprecari’, L’ANIEF trionfa in tribunale contro il MIUR

 

Vittoria piena dell’ANIEF contro le illegittime determinazioni del MIUR poste in essere negli ultimi anni attraverso le “liste salvaprecari”: il Tribunale di Milano riconosce il diritto all’inserimento nelle liste “prioritarie” ex Legge 167/2009, anche a quanti avevano prestato i 180 giorni di servizio in diverse istituzioni scolastiche con conseguente attribuzione in loro favore del punteggio spettante e non riconosciuto dal MIUR. Gli Avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli ottengono una prima storica sentenza in favore di una nostra iscritta con la condanna del MIUR per aver posto in essere provvedimenti illogici e di dubbia costituzionalità.

 

L’Avv. Ezio Guerinoni, della cui professionalità l’ANIEF si avvale sul territorio, ci trasmette sentenza di pieno accoglimento emanata dal Giudice del Lavoro di Milano presso cui, con la perizia e la competenza che contraddistinguono il lavoro dei legali ANIEF, ha ottenuto ragione in favore di una nostra iscritta e la condanna del Ministero dell’istruzione al riconoscimento immediato di 12 punti nelle Graduatorie a Esaurimento e al pagamento delle spese di lite.

 

La vexata quaestio del “salvaprecari” inizia nel 2009, annus horribilis per i precari della scuola travolti dalla famigerata “riforma Gelmini”, quando il Legislatore decide di intervenire in favore di quanti, pur avendo prestato servizio a tempo determinato con contratto annuale o fino al termine delle attività didattiche nel 2008/2009, si erano ritrovati letteralmente “tagliati fuori” dalla possibilità di stipulare la medesima tipologia di contratto per l’anno scolastico successivo a causa della “carenza di posti disponibili” diretta conseguenza di quella “razionalizzazione” voluta proprio dall’allora Ministro dell’Istruzione.

 

La Legge 167/2009, infatti, da subito fortemente contestata dall’ANIEF, aveva posto in essere una discussa forma di “tutela” nei confronti del personale scolastico precario prevedendo il loro inserimento in “liste prioritarie”, meglio note come “liste salvaprecari”, per garantire loro le assegnazioni “con precedenza assoluta” delle supplenze temporanee. Il MIUR decide, discostandosi dalla previsione normativa, di “restringere il campo” attraverso il DM n. 100/2009, prevedendo che potevano accedere al “salvaprecari” solo quei docenti che avessero prestato servizio nel 2008/2009 con supplenza di almeno 180 giorni “in un’unica istituzione scolastica”.

 

La discriminazione odiosa e ingiustificata, denunciata dall’ANIEF come non rispettosa del principio di uguaglianza di cui all’art. 3 della nostra Costituzione, ha ottenuto, ora, piena censura da parte del Tribunale di Milano, che con una chiara e puntuale sentenza ha dato ragione al nostro sindacato confermando che il MIUR era andato ben oltre la “ratio” della normativa primaria, adottando un criterio restrittivo ritenuto assolutamente “illegittimo” non ravvedendo nella determinazione del MIUR “elementi giuridici e logici” di sorta. La sentenza rileva, infatti, che la “restrizione” ad un’unica istituzione scolastica del servizio valutabile ai fini dell’inserimento nel “salvaprecari” e contenuta nel DM 100/2009 “appare contraria sia con il dato letterale che con la “ratio” della norma di rango primario contenuta nella L. 167/2009”.

 

Il Tribunale di Milano, dunque, ha sposato in pieno le tesi dell’ANIEF convenendo che “una diversa interpretazione sarebbe del resto contraria con il principio di uguaglianza sostanziale, sancito dall’art. 3 Cost, e con il principio di ragionevolezza visto che un docente che svolga 180 giorni di supplenza presso un solo istituto scolastico, anche attraverso più contratti (“tramite proroghe o conferme contrattuali”), sarebbe preferito ad altro docente che svolga il medesimo o anche un numero superiore di ore di supplenza – come avvenuto nel caso di specie – con identico numero di contratti ma presso due o più istituzioni scolastiche”. MIUR condannato, dunque, a sanare l’illegittimità nei confronti della nostra iscritta inserendola “ora per allora, negli elenchi prioritari” validi per la provincia di interesse e attribuendole i 12 punti spettanti, proprio ex. art. 1 L. n. 167/2009, in riferimento all’anno scolastico 2009-2010, “con effetto immediato”. Condanna alle spese conseguente a carico del MIUR che dovrà pagare anche 1.400 € oltre accessori di lite.

 

L’ANIEF, come sempre trionfante in tribunale al fianco dei docenti precari, ribadisce la propria politica di aperta condanna nei confronti di qualsiasi illegittima determinazione che il MIUR ha voluto o vorrà porre in essere e si conferma con soddisfazione unico sindacato che sa far valere con efficacia le ragioni dei lavoratori della scuola inducendo sempre il Ministero dell’Istruzione al pieno rispetto della normativa primaria e della nostra Costituzione.