Nadine Gordimer

In nome degli altri

di Antonio Stanca

gordimerA novantuno anni è morta Nadine Gordimer, la scrittrice sudafricana (Spring, Transvaal) di lingua inglese che tanto si è impegnata con la vita e con le opere perché la sua terra, la sua gente acquisissero una propria coscienza, raggiungessero una propria identità, si liberassero di quanto per secoli le aveva tenute legate, fatte schiave delle potenze coloniali. A tutto questo ha fatto subito pensare la notizia della morte della Gordimer e così sarà sempre in futuro. Ogni volta che si dirà di lei le si collegherà l’immenso lavoro svolto come donna e come scrittrice per la sua patria, per il suo popolo. Di spiriti così naturalmente, così profondamente disposti verso l’esterno da ridurre ad intenti umanitari, sociali ogni aspirazione, qualità propria non è facile che si verifichino. Significa rinunciare a sé in nome degli altri e soltanto un’accesa volontà di partecipazione, di comunicazione può non sentire come un sacrificio una simile rinuncia. Questa volontà ha mosso la Gordimer fin da quando a quindici anni, mentre ancora studiava nel suo Sudafrica, aveva cominciato a scrivere racconti, da quando a ventisei anni ne aveva pubblicato la prima raccolta, Faccia a faccia e, in seguito, a trenta il primo romanzo autobiografico, I giorni della menzogna. Verranno altre raccolte di racconti, altri romanzi ma non finirà la scrittrice di mostrarsi impegnata a dire del suo Sudafrica, delle gravi condizioni politiche, economiche, sociali, civili, religiose, nelle quali si trovava ancora questa parte del mondo, della segregazione razziale, dell’apartheid al quale era ancora esposta. Quest’Africa costituirà l’ambientazione delle sue opere trattino esse di problemi collettivi o individuali, di pene di un popolo o di una famiglia o di una persona, ne diventerà la voce capace di superare i limiti del posto e giungere lontano, far sapere a tutti del dolore. A volte esse verranno ostacolate in patria, ne sarà vietata la pubblicazione ma costituiranno sempre la coscienza critica della loro terra e quello della loro autrice rientrerà sempre tra i nomi dei maggiori scrittori contemporanei. Il Nobel del 1991 sancirà questi risultati.

Alla produzione narrativa la Gordimer ha aggiunto una notevole attività culturale con risultati composti da altri scritti ancora relativi ai problemi dell’arretratezza e della necessaria evoluzione del Sudafrica. Di questi si è fatta portavoce in ogni parte del mondo ed in prima persona. Molti riconoscimenti le sono stati attribuiti sia per le qualità della scrittrice che per l’impegno della donna. In nome della libertà, dell’emancipazione del suo popolo la Gordimer ha scritto ed è vissuta, è stata artista e donna, non ha distinto tra le sue qualità e tutte le ha impiegate in un’unica direzione. Sono questi i fenomeni che portano alla creazione di un personaggio, che lo fanno entrare e rimanere per sempre nella storia poiché gli procurano un significato, un valore destinati a durare.

Una bambina era la Gordimer quando aveva cominciato a scrivere della sua Africa, di quanti drammi vi erano contenuti. Di questi è diventata il simbolo.

Mamme e maestre

206 MAMME E MAESTRE AD ORA di Umberto Tenuta

CANTO 206 Non si fa la Mamma e non si fa la Maestra, né ad horas né a tempo pieno. Mamme e Maestre non smettono di essere tali nemmeno nei loro sogni.

Forse sa di romanticismo deamicisiano questo titolo.

Soprattutto ai nostri giorni, così dominati dai tecnicismi industriali e commerciali.

E lo sanno bene le mamme, con le loro nursey aziendali e i sessanta minuti per allattamento.

Sessanta, né uno di più né uno di meno.

Il bimbo già si adatta all’arancia meccanica.

Eppure ben lo sappiamo che a quattro anni il bimbo è già a metà del suo cammino intellettuale!

E di quello affettivo, sociale, morale?

Meraviglioso grembo materno!

In un attimo di amore due sole cellule si uniscono in una sola cellula.

In nove mesi lo zigote, questa meraviglia dell’universo, è già pronto per ripercorrere il lungo cammino dei millenni che lo farà un nostro contemporaneo.

Nasce immaturo, ed ha bisogno di un nuovo grembo, grembo amoroso come quello della mamma sua: grembo ricco di stimoli culturali che presto lo faranno diventare un uomo, un valore umano, una creatura senza prezzo.

E voi volete che abbia un prezzo la gestazione di un bimbo nel grembo materno?

Voi volete pagare le mamme per le loro ore di gestazione, prima e dopo la nascita del bimbo?

Siete proprio un’arancia marcita, prima che meccanica.

Le gestazione è un atto di amore.

La prima e la seconda gestazione.

E l’amore non ha prezzo!

Non ha prezzo il mestiere di Mamma.

Non ha prezzo il mestiere di Maestra.

Sono un valore.

Una sola cosa potete fare, voi che avete la responsabilità della nascita dei cittadini di domani.

Mettere le mamme, genitrici e maestre, nelle migliori condizioni perché abbiano la serenità necessaria per assolvere nel migliore dei modi alla loro responsabilità di generare uomini.

E non bestie.

Ma, se proprio avete difficoltà a comprendere, ve lo spiego pedestremente.

Dividete lo stipendio che oggi date ai docenti per trentasei e moltiplicate il quoto per centosessantotto.

Tante sono le ore di lavoro delle madri.

Tante sono le ore di lavoro delle maestre.

Ora decidete voi se uomini volete che siano i cittadini di domani!

Insegnamento di una disciplina non linguistica secondo la metodologia CLIL

Problematiche connesse all’attuazione della riforma nei licei e nei tecnici, specificatamente per l’insegnamento di una disciplina non linguistica secondo la metodologia CLIL

Giannini incontra le Federazioni delle Associazioni delle persone con disabilità

Miur, Giannini incontra le Federazioni delle Associazioni delle persone con disabilità

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, ha incontrato oggi al Miur i rappresentanti delle Federazioni delle Associazioni delle persone con disabilità, Fish e Fand. Nel corso dell’incontro si è discusso della proposta di legge sul miglioramento della qualità dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con altri bisogni educativi speciali, già depositata alla Camera dei deputati.

La proposta, elaborata nel corso degli ultimi due anni dalle Associazioni che partecipano all’Osservatorio permanente per l’integrazione degli alunni con disabilità del Miur, punta, tra l’altro, a individuare ulteriori misure per garantire la continuità didattica e la presa in carico del progetto inclusivo da parte di tutti i docenti della classe, ad assicurare la formazione in servizio degli insegnati, a ridurre il contenzioso tra famiglie e amministrazione, a migliorare la qualità inclusiva delle singole classi e delle singole scuole.

Nel corso delle prossime settimane il Miur seguirà il percorso del provvedimento, con un nuovo incontro con le Federazioni previsto a fine mese.

Scienze della formazione primaria, on line il decreto con le modalità e i contenuti delle prove

Scienze della formazione primaria, on line il decreto con le modalità e i contenuti delle prove. La selezione il 15 settembre prossimo
Sono 5.399 i posti disponibili per l’anno 2014/2015

Sono 5.399 i posti disponibili nell’anno accademico 2014/2015 per le immatricolazioni al corso di laurea in Scienze della formazione primaria per l’insegnamento nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria. Il decreto con le modalità e i contenuti delle prove di ammissione e il decreto di definizione dei posti disponibili sono da oggi on line sul sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, www.istruzione.it.

La prova di accesso
Il test si svolgerà il prossimo 15 settembre. Gli atenei predisporranno le prove che vertono su 80 quesiti: 40 riguarderanno competenza linguistica e ragionamento logico, 20 cultura letteraria storico-sociale e geografica, 20 cultura matematico-scientifica. La prova avrà una durata di due ore e mezza. Saranno le singole università a indicare le modalità di iscrizione alla selezione.

Riconoscimento del punteggio per il servizio militare prestato non in costanza di nomina

Ricorso ANIEF per il riconoscimento del punteggio per il servizio militare prestato non in costanza di nomina: per i Giudici il MIUR viola la Costituzione

 

Nuove soddisfazioni in tribunale per gli iscritti ANIEF che si sono affidati al nostro sindacato per la tutela dei loro diritti. I Tribunali di Salerno e Agrigento danno piena ragione al nostro sindacato e condannano il MIUR a modificare le Graduatorie ad Esaurimento riconoscendo a due docenti precari i 12 punti spettanti per il servizio militare prestato non in costanza di nomina. Gli Avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli danno nuovamente “scacco” al MIUR e ottengono il riconoscimento dell’illegittimità del Decreto Ministeriale di aggiornamento delle GaE in quanto pone in essere un pregiudizio ingiustificato e incostituzionale.

 

Con due distinte sentenze che ci trasmettono i nostri sempre ottimi legali sul territorio Avv. Antonio Salerno, per il Tribunale di Salerno, e Avv. Francesca Picone, per quello di Agrigento, entrambi i Tribunali ritengono di dover condividere le tesi portate avanti dall’ANIEF e supportate da una giurisprudenza ormai consolidata anche al Giudice del Lavoro. Nelle sentenze viene ribadito, infatti, che “il quadro normativo primario è assolutamente univoco nell’attribuire rilevanza ai fini della carriera dei pubblici dipendenti e, segnatamente, del personale docente, al servizio militare, a prescindere se questo sia stato prestato o meno in costanza di nomina” ed evidenziano che la limitazione alla valutazione del punteggio spettante operata dal Decreto Ministeriale di aggiornamento delle graduatorie, “si presenta radicalmente illegittima determinando, peraltro, un ingiustificato pregiudizio dalla posizione lavorativa del docente che ha prestato il servizio obbligatorio di leva, in violazione del disposto generale dell’art. 52 Co. 2 cost.”.

 

Pieno diritto per i nostri iscritti ad usufruire del punteggio spettante per il servizio di leva obbligatorio prestato anche se non in costanza di nomina, ma con il prescritto titolo di accesso all’insegnamento e condanna del MIUR al pagamento di 2.800 € oltre accessori. ANIEF nuovamente vincente in tribunale continua, con la determinazione che l’ha sempre contraddistinta, ad insegnare al MIUR il pieno rispetto delle norme e della nostra Costituzione.

Scuola vittima del territorio

da ItaliaOggi

Scuola vittima del territorio

Nord-Sud ancora separati, pesano le condizioni sociali. L’ultimo rapporto Invalsi: manca un sistema forte di orientamento. Crisi al Centro

Giovanni Scancarello

​Le variabili del contesto territoriale continuano a pesare in modo decisivo sui risultati di apprendimento degli studenti. È uno dei dati rilevati dall’Invalsi nell’ultimo rapporto (si veda ItaliaOggi di venerdì scorso), il primo della gestione di Anna Maria Ajello, nominata da febbraio presidente dell’istituto di valutazione.

Il secondo punto è il risultato degli studenti del centro Italia che mostra, soprattutto alle superiori, un cedimento delle prestazioni. L’Invalsi ha annunciato per settembre la restituzione alle scuole dei risultati dei test di italiano e matematica somministrati in 13.200 istituti lo scorso maggio.

Lo studio da una parte conferma il dato già rilevato precedentemente, anche a livello internazionale dall’Ocse, sul divario territoriale di apprendimento nord – sud, ma dall’altra ne rileva dimensioni sociologiche inedite. A differenza di quanto avvenuto in altri Paesi europei, da noi le riforme stesse dell’autonomia e del titolo quinto della Costituzione non sono riuscite nell’intento di fare della scuola un trasformatore sociale di competenze. La scuola continua invece a dipendere, nel bene e nel male, dalla composizione socioeconomica e culturale del territorio di appartenenza.

 

Manca un sistema di orientamento forte che, soprattutto nei contesti maggiormente privi di stimoli, riesca a motivare gli studenti meno capaci ma anche ad evitare che i più capaci si lascino andare. In Germania, ad esempio, dove hanno dovuto affrontare un problema di integrazione territoriale per nulla più facile del nostro, la scuola è inserita in un sistema formativo pensato fin dall’inizio in funzione del progetto di vita delle persone, in stretta sinergia con il sistema produttivo del territorio. Con i dovuti distinguo, quello che in Italia si fa alla fine delle superiori, i tedeschi lo fanno dalla fine delle elementari. E dove hanno messo in funzione il sistema, c’è stato il fallimento. Ne è la dimostrazione la caduta dei punteggi agli Ocse Pisa degli studenti dei lander che avevano puntato di più sulle gesamtschule, la scuola media unitaria, rispetto alla tenuta di quelli che avevano scelto di continuare a sostenere la canalizzazione precoce. Che la scuola possa rappresentare anche da noi un fattore positivo di trasformazione è dimostrato dalla nostra istruzione tecnica, in recupero di credito soprattutto al nord. L’Invalsi conferma il dato già rilevato nel 2011, secondo cui in matematica gli studenti dei tecnici del nord conseguono gli stessi risultati dei colleghi dei licei di altre regioni. Ma per il resto i dati dell’ultimo rapporto Invalsi confermano i divari territoriali.

 

Il divario nord-sud cresce anche come conseguenza di un livello minore di equità educativa al Meridione. Singolare poi è la prestazione degli studenti del centro. Con il progredire della carriera scolastica, i risultati «oscillano sopra e sotto la media nazionale senza però differenziarsi da essa». Si tratta di un dato ritenuto anomalo dai ricercatori Invalsi, «se si considera che l’indice di status socio-economico medio delle regioni di quest’area non si differenzia da quello delle regioni settentrionali, anzi talvolta è superiore». Guardando ai livelli di prestazione in italiano e matematica per area geografica si nota come nella prestazione ai livelli più alti (tra 8 e 10) gli studenti delle regioni del centro tendano a calare nella prestazione media rispetto a quanto accade al nord. Tra i risultati più scadenti degli studenti degli istituti tecnici del Lazio. «Le ragioni alla base di questa situazione», si legge nel rapporto, «andrebbero approfondite con ricerche mirate».

Riforme, se pagano i supplenti

da ItaliaOggi

Riforme, se pagano i supplenti

Gli effetti delle modifiche annunciate da Viale Trastevere colpiscono anche i prof di ruolo. Meno posti disponibili con il riutilizzo degli esuberi

Sandra Cardi

 Cancellazione delle supplenze brevi, taglio di un anno di scuola alle superiori, decontrattualizzazione del rapporto di lavoro. Sono questi i profili su cui stanno lavorando i tecnici del ministero dell’istruzione, in vista di quel pacchetto scuola su cui la decisione politica non è stata ancora presa.

Non si sa ancora quale misura entrerà e quale sarà la forma degli atti normativi dei vari provvedimenti. E, nel caso in cui si faranno effettivamente dei tagli di spesa, se questi andranno a finanziare la riduzione del debito pubblico oppure l’insegnamento di materie aggiuntive. Sull’aumento dell’orario di servizio, con tutti i distinguo fatti dal sottosegretario Roberto Reggi (si veda ItaliaOggi di martedì scorso), sembra che il governo abbia intenzione di prendere tempo.

Tra le varie opzioni in campo, quella di cancellare gradualmente le graduatorie di istituto di terza fascia. E di imporre ai docenti interni di farsi carico delle supplenze. Per fare questo, però, sarebbe necessario istituire lo straordinario obbligatorio. Ma qui la strada è tutta in salita. La Corte di giustizia europea, infatti, è costante nel ritenere che lo straordinario non possa essere preteso dal datore di lavoro se nel contratto di lavoro non ci sono clausole in tal senso. E poi lo straordinario bisogna pagarlo. A meno che non si imponga ai docenti, per legge, l’aumento delle ore di lavoro a parità di retribuzione. Ipotesi che comporterebbe la decontrattualizzazione della materia,

Tra i capitoli del pacchetto riforma, figura il taglio dell’ultimo anno alle superiori. Che consentirebbe al governo di azzerare la spesa per le sostituzioni in quel segmento di scuola e di pagare l’incremento dello studio di altre discipline negli anni precedenti. Gli esuberi che ne seguirebbero determinerebbero l’aumento esponenziale delle cosiddette ore a disposizione. E quindi, il 20% dei docenti delle superiori si vedrebbe, per così dire, degradato da titolare a tappabuchi.

In più, diminuendo il numero delle cattedre, diminuirebbe anche il numero delle supplenze annuali e temporanee fino al termine delle lezioni.

Infine, c’è la cancellazione della terza fascia delle graduatorie di istituto. E cioè la fascia dove vengono inclusi gli aspiranti docenti laureati, ma sprovvisti di abilitazione. Ipotesi che, di per sé, non determinerebbe alcun risparmio. La spesa, infatti, deriva dalle supplenze e non dalla tipologia di graduatoria da dove vengono attinti i supplenti. Quanto alla gestione e organizzazione degli effetti dei tagli, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, la patata bollente verrebbe scaricata sui dirigenti scolastici. Che a quanto pare dovranno fare i conti con un’ulteriore difficoltà.

Per tagliare la spesa delle sostituzioni, infatti, il ministero dell’istruzione starebbe valutando l’ipotesi di reintrodurre il divieto di assumere supplenti per le assenze inferiori a 15 giorni. Ciò comporterebbe, inevitabilmente, un aumento esponenziale del fenomeno deteriore dello smistamento in altre classi, un po’ per parte, degli alunni delle classi dove il titolare è assente.

Quota 96 tra due soluzioni

da ItaliaOggi

Quota 96 tra due soluzioni

Emendamento alla camera, ma è pronto anche il piano b

Nicola Mondelli

Si al pensionamento anticipato anche per il personale della scuola che avendo maturato, dopo il 31 dicembre 2011 ma entro il 31 agosto 2012, il diritto a pensione con i requisiti richiesti dalla normativa previgente l’entrata in vigore dell’art. 24 del decreto legge 201/2011 (sessanta anni di età e trentasei di contribuzione, o sessantuno anni di età e trentacinque di contribuzione oppure, indipendentemente dall’età anagrafica, 40 anni di contribuzione utile a pensione), era stato escluso dal beneficio di poter accedere al trattamento di quiescenza potendo fare valere tali requisiti. Lo prevede l’ennesimo emendamento, in questo caso al decreto legge 24 giugno 2014, n. 90, finalizzato a recuperare gli esclusi, emendamento votato all’unanimità dalla V commissione bilancio presieduta da Francesco Boccia (Pd) e trasmesso alla I commissione affari costituzionali che da oggi, e nelle giornate di mercoledi e giovedi, ha all’ordine del giorno l’esame in sede referente del decreto legge. Se l’emendamento dovesse essere recepito e approvato dalla commissione affari costituzionali, si tratterebbe comunque di un si limitato numericamente e con una penalizzazione sui tempi e le modalità di liquidazione dell’indennità di buonuscita.

Il limite numerico

Ai fini del collocamento in quiescenza, con decorrenza dalla data del 1° settembre 2014, il beneficio verrebbe riconosciuto nel limite massimo di quattromila soggetti e nei limiti dell’autorizzazione di spesa. L’elenco numerico dovrà essere definito dall’Inps applicando un criterio progressivo risultante dalla somma dell’età anagrafica e dell’anzianità contributiva vantata dai singoli richiedente alla data del 31 dicembre 2012.

L’indennità di buonuscita

L’indennità di buonuscita verrebbe corrisposta non solo al momento in cui il soggetto avrebbe maturato il diritto alla corresponsione della stessa secondo le disposizioni di cui all’art. 24 (a partire da 66 anni e tre mesi per la vecchiaia, 41 anni e cinque mesi, se donna e 42 anni e cinque mesi, se uomo, per la pensione anticipata), ma anche con le modalità previste a legislazione vigente(pagamento a rate annuali con indennità superiori a 50.000 euro lorde).

Probabilità di approvazione

Le probabilità che l’emendamento possa essere approvato sembrano notevoli. C’è un consenso quasi unanime tra i parlamentari e il governo non pare contrario.

Piano B

Se invece per l’ennesima volta dovesse prevalere la tesi della insufficiente copertura finanziaria, sarebbe pronto un piano B. Il ministro della pubblica istruzione proporrebbe infatti, al consiglio dei ministri l’approvazione di un apposito decreto legge che, entrando subito in vigore, consentirebbe l’andata in pensione già dal prossimo 1° settembre dei quattromila soggetti risultanti dal monitoraggio disposto del Miur.

Parte la protesta estiva contro il ddl Giannini-Reggi: fermiamo il blitz legislativo!

da La Tecnica della Scuola

Parte la protesta estiva contro il ddl Giannini-Reggi: fermiamo il blitz legislativo!

Lo ha detto il leader Unicobas Stefano d’Errico al sit-in del 14 luglio sotto il Miur: le ritrattazioni da Pinocchio e piroette postume in stile nipote di Mubarak non ci convincono, anche perchè a Radio Anch’io Reggi ha ribadito che le supplenze le dovrà fare il personale di ruolo. All’evento non c’era però l’attesa folla. Il 15 luglio si replica sotto Montecitorio, con i movimenti dei precari e la Flc-CGIL. Intanto l’Anief presenta la ‘piattaforma’: 100mila assunzioni, sblocco del contratto, obbligo a 18 anni, apprendistato.

Che non si tratti della solita forma di opposizione estiva alle manovre del governo di turno, lo dimostra anche l’interesse marcato della stampa nazionale: il quotidiano ‘La Repubblica’, lo stesso che aveva dato spazio agli annunci, poi ritrattati, del sottosegretario Roberto Reggi, ha dedicato all’argomento un lungo articolo, dal titolo più che eloquente: “In piazza contro la riforma (anche se è estate)”.

A dire il vero il primo sit-in nazionale, organizzato dall’Unicobas sotto il Miur e “aperto a tutte le sigle per dire no al disastro annunciato dal Ministro Giannini e costruire a breve una grande manifestazione nazionale di tutta la scuola pubblica italiana”, non ha raccolto le adesioni attese. Colpa, soprattuto, a detta del leader Unicobas, Stefano d’Errico, di “Flc-CGIL e Cobas che hanno deciso di non esserci”. I primi, guidati da Mimmo Pantaleo, hanno deciso di partecipare all’altro sit-in, voluto dai movimenti e comitati dei precari, in programma il 15 luglio a Montecitorio. I motivi, a parte le posizioni di fondo non omogenee, sono comunque gli stessi: entrambi gli organizzatori dei sit-in chiedono nuove politiche per la scuola pubblica e si dicono fortemente contrari alle politiche annunciate dal Governo.

“Le ritrattazioni – spiega il segretario Unicobas – non ci convincono. Ma il Sottosegretario sa cosa vuole? E, se sì, con chi crede di parlare questo Reggi? Da un lato si scusa per aver usato parole mal meditate e di non aver mai sostenuto di voler aumentare l’orario dei docenti. E già una ammissione del genere, trattandosi della Scuola, quindi del futuro del Paese, equivale all’ammissione di un insostenibile (ed imperdonabile) leggerezza, richiamando ritrattazioni da Pinocchio e piroette postume in stile nipote di Mubarak”.
D’Errico non le manda a dire: “l’apice dell’assurdo – continua il sindacalista Unicobas – si tocca quando” il sottosegretario “conferma in pieno il progetto. Questa mattina, infatti, a Radio Anch’io Reggi ha dichiarato che le supplenze le dovrà fare il personale di ruolo. Ebbene, come si può sostenere un progetto del genere senza un aumento d’orario per i docenti stabilizzati? Come potrebbero fare le supplenze senza alzare l’orario di cattedra? A questo punto il Dicastero di Viale Trastevere è destituito di ogni credibilità. Ergo, non accettiamo le scuse e riteniamo ancora in campo il progetto al vaglio del Ministro dell’Istruzione un vero e proprio blitz legislativo estivo contro la scuola”.
Il segretario Unicobas ne ha anche per Il ministro Giannini, che, a suo dire, “nonostante le interrogazioni parlamentari, non solo non interviene, ma prende la strutture delle scuole private ad esempio, essendosi già pronunciata apertamente persino per l’assunzione diretta e discrezionale di docenti ed Ata e per l’abolizione degli organi collegiali, baluardo di democrazia e libertà d’insegnamento”.
Se dei Cobas non si hanno notizie, chi ha invece aderito all’invito di d’Errico è stato Marcello Pacifico: il presidente Anief ha colto p’occasione per indicare “le vere priorità della scuola, non quelle indicate, seppure a titolo personale, dal ministro e da sottosegretari di viale Trastevere, su aumento di orario di lavoro per docenti e Ata e abolizione delle graduatorie di istituto”.
“I lavoratori – ha spiegato Pacifico – hanno bisogno di risposte, in un momento in cui il sindacato non soltanto non è convocato per trattare o rivendicare i diritti dei lavoratori, ma riceve persino attacchi alla sua libertà e agibilità della rappresentanza lavorativa. Tra l’altro, questa è solo la ‘punta dell’iceberg’, fatto di una scuola italiana che colleziona rapporti negativi sugli apprendimenti dei suoi alunni, sul record di Neet, su abbandoni e bocciature. Il problema – ha continuato Pacifico – è che negli ultimi dieci anni i governi che si sono succeduti hanno utilizzato la scuola italiana come quasi fosse un bancomat: i fondi destinati ai nostri giovani sono stati infatti sistematicamente dirottati per coprire il buco di bilancio statale, ma anche l’inefficienza, l’irresponsabilità e, in alcuni casi, perfino la corruzione della politica”.
Il sindacato autonomo ha ribadito a Roma i contenuti della piattaforma, una sorta di “via d’uscita dalla contestata riforma: subito assunzioni per 100mila posti vacanti già di fatto vacanti e disponibili per le immissioni in ruolo; sblocco del contratto per allineare le buste paga di base di docenti e Ata al costo dell’inflazione; obbligo formativo esteso da 16 a 18 anni; riforma dell’apprendistato”.

 

‘Quota 96’, l’ancora di salvataggio è il D.L. di riforma PA: c’è la copertura

da La Tecnica della Scuola

‘Quota 96’, l’ancora di salvataggio è il D.L. di riforma PA: c’è la copertura

Abbiamo finalmente l’occasione per risolvere la questione degli “insegnanti rimasti ‘intrappolati’ nella scuola”, a cui è stata negata la possibilità di andare in pensione per “un errore del governo Monti”, ha detto il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd). Boom di emendamenti al decreto: tra le 1.850 proposte di modifica ci sono anche la ‘consultazione preventiva’ in caso di mobilità obbligatoria e la richiesta di non intaccare i permessi sindacali, che vanno distinti dai distacchi.

Buone notizie per i 4mila ‘Quota 96’: dalla messa a punto degli emendamenti al decreto legge di riforma della Pubblica amministrazione, che ha totalizzato circa 1.850 proposte di modifica, molte delle quali della maggioranza, esce rafforzato il via libera al pensionamento. Perché stavolta ci sarebbero pure le coperture economiche (servono oltre 400 milioni di euro e poi a crescere fino al 2017). Abbiamo finalmente l’occasione per risolvere la questione degli “insegnanti rimasti ‘intrappolati’ nella scuola”, a cui è stata negata la possibilità di andare in pensione per “un errore del governo Monti”, ha detto il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd).

Altre novità che giungono dagli emendamenti toccherebbero anche la mobilità obbligatoria per i dipendenti pubblici, che verrebbe “addolcita” dall’introduzione di una ‘consultazione preventiva con i sindacati’: per Damiano si tratterebbe di un passaggio importante: “L’indicazione del raggio dei 50 chilometri è omogenea rispetto a quanto accade nel lavoro privato, ma va chiarito che il lavoratore può avvalersi del proprio rappresentante sindacale”.

Ci sarebbero anche richieste di modifica sui permessi sindacali: sempre secondo l’ex ministro del Lavoro bisognerebbe infatti distinguere tra permessi sindacali, che non dovrebbero “essere intaccati”, o meglio non andrebbero dimezzati, e distacchi, che invece meritano “un discorso a parte”, ricadendo sulla fiscalità generale.

Complessivamente, gli interventi richiesti riguarderebbero tutto lo spettro coperto dal decreto legge uscito dal consiglio dei ministri il mese scorso Centinaia sono gli emendamenti firmati dalle opposizioni (circa 300 dal M5s e altrettanti da Fi). I Cinque Stelle puntano soprattutto a porre dei limiti alla mobilità e a rafforzare la parte sull’anticorruzione. Non mancherebbero emendamenti a firma del Governo, con lo stanziamento di risorse per i prepensionamenti di giornalisti in aziende sotto stato di crisi.

Il 14 luglio la messa a punto degli emendamenti è andata avanti per tutta la giornata, un lavoro intenso per arrivare pronti davanti alla commissione Affari costituzionali di Montecitorio. Martedì 15 luglio si procederà prima con le dichiarazioni di inammissibilità, che aiuteranno a sfoltire la matassa, con l’obiettivo, fa sapere il presidente della commissione Francesco Paolo Sisto (Fi), di “iniziare a votare già domani sera”. D’altra parte martedì 22 il testo è atteso in Aula, quindi la commissione avrà un bel da fare per licenziare il testo entro i tempi. Ma Sisto manifesta tranquillità: “Gestiremo la situazione come al solito, non ci spaventa. Anche se fossero stati 3.000 ce l’avremmo fatta lo stesso”.

Forza Italia lancia il “Patto per la scuola”

da La Tecnica della Scuola

Forza Italia lancia il “Patto per la scuola”

In classe solo chi è in grado di insegnare. Elena Centemero, responsabile scuola di Forza Italia, ha presentato ieri alla Camera il progetto del suo partito per la scuola e che consegnerà alla ministra Giannini

E presentando il progetto di Forza Italia, Centemero ha detto che quello del suo partito è anche “un patto che si rivolge a tutte le forze politiche, alle famiglie e agli studenti”.
L’obiettivo del patto, ha pure spiegato “è creare un’ampia alleanza orientata alla qualità della formazione, all’innovazione, alla valorizzazione di docenti e dirigenti e all’introduzione del costo standard”.
Anche Renato Brunetta, presente alla conferenza stampa, ha detto la sua, auspicando pure “una convergenza più ampia possibile tra le forze politiche” sul progetto del partito di Silvio Berlusconi.
Continuando, nella sua funzione di Capogruppo di Fi, Brunetta ha detto pure: “Noi chiediamo la centralità della scuola e degli studenti attraverso l’autonomia e il costo standard che è un principio fondamentale per liberare risorse da investire nelle scuole. Chiediamo anche che ai docenti venga riconosciuto un ruolo attraverso una carriera che non può prescindere dalla valutazione e anche un cambiamento di quello che è la formazione iniziale dei docenti. Il principio che ci deve guidare è che va in classe solo chi è capace di insegnare”.
Centemero ha infine sottolineato che accanto a questo progetto per la scuola , “abbiamo altri temi importanti come quelli del ministero che deve diventare non un centro burocratico, ma un centro amministrativo in senso pieno: deve anche controllare e monitorare”.
Fra l’altro in una nota Centemero ha scritto: “La scuola appartiene a tutti noi, indipendentemente dalle convinzioni politiche, e abbiamo il dovere di prendercene cura. Per questo, Forza Italia propone un ‘patto per la scuola’ alle altre forze politiche, a insegnanti, dirigenti scolastici, alle famiglie e agli amministratori locali. L’obiettivo è creare un’ampia alleanza orientata alla qualità della formazione, all’innovazione, alla valorizzazione di docenti e dirigenti e all’introduzione del costo standard”.

Per questo Fi ha in serbo altre proposte da sottoporre alla ministra, previa una consultazione online, come la riformulazione dei finanziamenti per dare più forza all’autonomia scolastica, modifiche alla legge in ordine ai concorsi, la laurea magistrale per insegnare e pure l’implementazione di un nuovo stato giuridico dei professori che con ogni probabilità fa riferimento alla proposta di Valentina Aprea.

Niente modello B2 per le graduatorie d’istituto nei licei musicali e coreutici

da La Tecnica della Scuola

Niente modello B2 per le graduatorie d’istituto nei licei musicali e coreutici

Il Miur rettifica la precedente nota dell’11 luglio e precisa che anche per i docenti inseriti nelle GaE è sufficiente la compilazione del solo modello B1. Eventuali modelli B2 già prodotti non verranno presi in considerazione

Facendo seguito alla precedente nota prot. n. 7061 del 11 luglio 2014 (vai alla notizia), con nuova nota di chiarimento il Miur ha precisato che l’ordine di priorità di composizione delle graduatorie dei licei musicali riguardo agli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento deve essere inteso in tal senso: i docenti inseriti nelle GaE e nelle graduatorie di istituto della medesima provincia precedono i docenti inseriti nelle GaE di provincia diversa rispetto a quella di iscrizione nelle graduatorie di istituto.

Quindi, non è più necessario seguire le disposizioni contenute nel paragrafo intitolato “Graduatorie ad Esaurimento”, compresa la compilazione del modello B2. Eventuali modelli B2 già prodotti non verranno presi in considerazione, essendo sufficiente la compilazione del solo modello B1.

Edilizia scolastica, Reggi: per sistemare tutto servirebbero 12 miliardi

da La Tecnica della Scuola

Edilizia scolastica, Reggi: per sistemare tutto servirebbero 12 miliardi

“Ci vorranno anni, ma si doveva pur cominciare”, ha detto il sottosegretario all’Istruzione, intervistato da Radio Capital, a proposito del piano del governo che vede per ora impegnati a favore di circa della metà dei plessi un miliardo e 94 milioni: i cantieri sono aperti ma è solo la prima fase, dal primo gennaio sono in arrivo altri fondi, della Banca Europea per gli Investimenti e della Cassa Depositi e Prestiti.

“Per sistemare tutto il fabbisogno è di 12 miliardi. Ci vorranno anni, ma si doveva pur cominciare”. A dirlo è stato lunedì 14 luglio il sottosegretario all’Istruzione, Roberto Reggi, intervistato da Radio Capital, a proposito del piano del governo per l’edilizia scolastica che vede per ora impegnati un miliardo e 94 milioni per circa 21 mila scuole.
Reggi non nasconde che sul fronte dell’edilizia scolastica c’è ancora molto da fare, ma, intanto – fa notare – l’operazione è stata avviata. “I cantieri sono aperti ma è solo la prima fase. Dal primo gennaio” sono in arrivo “altri fondi, della Banca Europea per gli Investimenti e della Cassa Depositi e Prestiti”.
Il sottosegretario si è quindi soffermato sul fatto che sulla manutenzione e il rinnovamento edilizio “abbiamo appena iniziato, abbiamo sbloccato il patto di stabilità, i Comuni hanno aggiunto proprie risorse. Per i Sindaci che hanno risposto all’appello ma non avevano fondi in cassa stiamo reperendo le risorse con la Banca Europea per gli Investimenti e con Cassa Depositi e Prestiti. In questi giorni stiamo definendo i criteri per la distribuzione di questi fondi che ci saranno dal primo gennaio 2015 e passeranno attraverso graduatorie regionali. A breve usciremo con un bando per Comuni e Province”.
Reggi però non fissa una data per quanto riguarda il rispetto in tutte le scuole del paese delle norme di sicurezza e delle norme antisismiche: “noi cerchiamo di intervenire ovunque ma non abbiamo la bacchetta magica”. Il Governo, tuttavia, nei giorni scorsi aveva assicurato almeno la attivazione dei cantieri in tutti i circa 21mila edifici scolastici individuati entro il 2015.

Sparisce il Fis e si materializza il pacco di Reggi?

da La Tecnica della Scuola

Sparisce il Fis e si materializza il pacco di Reggi?

Nella settimana che si è appena avviata, passeremo dalle indiscrezioni giornalistiche sulla questione aumento del servizio settimanali docenti, abolizione di un anno di scuola (presumibilmente un anno di scuola secondaria di secondo grado), riordino degli organi collegiali sul modello della riforma Aprea-Ghizzoni, a un documenti vero e proprio, che poi verrà sottoposto all’attenzione del Consiglio dei Ministri per ottenere il via libera esecutivo.

Non si è ancora compreso bene quale sarà lo strumento legislativo per la sua approvazione: un decreto legge, una legge delega o entrambe le soluzioni? Poco importa quale sarà il mezzo per raggiungere il fine che si è proposto il governo Renzi sulla scuola, a noi interessa conoscere quali saranno gli obiettivi che verranno centrati con questo diabolico piano Reggi-Giannini.

Il dato principale è quello che per attuare questa riforma sulla scuola, non esistono risorse economiche aggiuntive rispetto a quelle già esistenti, per cui si tratta di riorganizzare il lavoro dei docenti redistribuendo le poche miserie economiche che sono rimaste dopo lo sblocco degli scatti di anzianità 2012 e se dovessero sbloccare anche il 2013, le risorse sarebbero ancora di meno. Si tratta, dunque, di una riforma fatta sulle spalle degli insegnanti, sia dal punto di vista dell’aumento dei carichi di lavoro, ma anche sulle loro stesse tasche. La domanda che sorge spontanea è: “dove potranno reperire le risorse utili per pagare chi dovesse decidere di lavorare di più?”. Le soluzioni sono poche ed obbligate, si dovrebbero abolire gli scatti di anzianità e il fondo d’Istituto da contrattare. Quindi addio scatti e addio contrattazione d’istituto ed Rsu.

Un’altra fonte di risparmio dovrebbe arrivare, ma soltanto a regime, dal taglio di un anno di scuola. Questo porterebbe nelle casse delle scuole oltre il miliardo di euro, ovvero il valore del FIS prima che fosse decurtato.

Bisogna sapere che si tratta di una riforma che avrà una tipologia di finanziamento endogeno, nel senso che si svilupperà all’interno dell’attuale sistema scolastico, senza la possibilità di trovare risorse aggiuntive dall’esterno. Quindi è del tutto ovvio che per un insegnante che riuscirà ad avere, grazie all’intercessione dirigenziale, un aumento di stipendio, corrisponderà un altro insegnante della stessa scuola che resterà al palo senza mai scattare magari anche fino alla pensione.

Ma cosa c’entra l’intercessione del dirigente scolastico? C’entra molto, perché con questa riforma il Ds avrà la piena disponibilità dei fondi della scuola che potrà assegnare ai docenti che riterrà più meritevoli. In buona sostanza con l’addio al FIS, alle Rsu e alla contrattazione integrativa d’istituto, resterebbe una prerogativa del Ds scegliersi non soltanto i due collaboratori, ma anche tutte le figure di sistema, gli insegnanti che dovranno fare ore eccedenti ed eventuali progetti della scuola.

Al docente sarà richiesta solo la disponibilità volontaria a svolgere oltre le canoniche 18 ore di servizio, poi sarà il dirigente scolastico ad utilizzarlo a suo piacimento. Una sorta di “patto mefistofelico”, dove l’insegnante decide spontaneamente di “vendere l’anima” al suo dirigente scolastico che disporrà di lui o di lei come meglio vorrà all’interno di un massimo di 36 ore.

Siamo curiosi di vedere le reazioni sindacali, a quello che sembra essere l’eutanasia delle rappresentanze dei lavoratori, che riconosceranno come loro unico e solo rappresentante il dirigente scolastico.

Quello che ci sentiamo di dire è che, rispetto a quel metaforico patto mefistofelico di cui sopra abbiamo parlato, bisogna ricordare il Faust di Goethe dove alla fine interviene un angelo a salvare l’anima di chi incautamente era caduto nella tentazione del diavolo.

Lasciamo ai lettori la decisione di dire chi è il diavolo, chi è Faust ma soprattutto chi è l’angelo.