Investire nella scuola per uscire dalla crisi

da MicroMega

Investire nella scuola per uscire dalla crisi

di Anna Angelucci
“Le regole si scrivono a Bruxelles, i conti li fa Berlino, la massa monetaria la decide Francoforte. In patria si può solo gestire in qualche modo il disagio sociale crescente”. Così l’economista Roberto Sommella, nel suo recentissimo pamphlet “L’euro è di tutti”.
Il disagio sociale in Italia sta crescendo rapidamente, capillarmente, profondamente.

La crisi e la recessione hanno divorato e stanno divorando posti di lavoro, stipendi, risparmi, colpendo con particolare e iniqua intensità le fasce sociali medio-basse – piccoli e medi imprenditori, artigiani, impiegati, operai, pensionati – stritolati dalla pressione fiscale, dal blocco dei salari, dall’aumento del costo della vita. Abbattendosi soprattutto sui giovani, prostrati dalla disoccupazione, dalla precarietà, dallo sfruttamento e costretti a pagare il prezzo più alto, il presente e il futuro delle loro vite. Una percentuale altissima della popolazione in grave deficit materiale e esistenziale.

E’ pronto, questo Governo, a gestire l’esplosione della rabbia e del malcontento, dell’indignazione e della disperazione di migliaia di cittadini ai quali si sta presentando il conto di colpe, responsabilità, errori non loro, delle malversazioni e dell’incapacità della malapolitica, a fronte della persistenza ostinata e ostentata di privilegi altrui?

Il disagio sociale crescente è causato oggi da una spending review celebrata dalle stesse cicale che hanno dilapidato la spesa pubblica e depredato il nostro welfare, e da un’austerità imposta da un patto, certamente scellerato per quanto riguarda la regola del debito, quel Patto di Stabilità e Crescita che appare a Sommella, e a molti di noi, come “un’assurda camicia di forza pensata per un’Europa paradiso della crescita e non patria della più lunga recessione che la storia ricordi dopo quella post-bellica”. Un’austerità vieppiù inasprita dal vero spettro che si aggira oggi per l’Europa, il Fiscal Compact, e, per l’Italia, il pareggio di bilancio introdotto nel 2012 nella Costituzione – sulla cui legittimità e congruità, peraltro, stanno crescendo forti critiche con la proposta di un referendum abrogativo – che ci impone la restituzione di 1000 miliardi nei prossimi vent’anni. Ovvero (e non occorre essere fini economisti per capirlo) un impegno economico e finanziario semplicemente insostenibile.

E’ in grado, il Governo guidato dal Partito Democratico, chiamato ad agire in questa contingenza storica, di disegnare per l’Italia un futuro in cui il disagio sociale si riduca piuttosto che crescere? E’ in grado, questo Governo guidato da un giovane, di formulare un progetto che non azzeri i diritti democratici dei giovani in nome della stabilità e dell’ordine, e che non riconfiguri, a distanza di secoli, una piramide sociale neofeudale nel proporre le sue riforme del lavoro, in ossequio ai dettami autoritari e antidemocratici della troika, ma, al contrario, sappia immaginare e realizzare scelte politiche che, in primis, riducano le disuguaglianze economiche e redistribuiscano reddito e giustizia sociale?

Se Renzi continua a ispirarsi alle politiche neoliberiste di Schroeder e Blair, la risposta è no. E le dichiarazioni d’intenti insieme ai progetti di riforma annunciati, millantati e vagheggiati sulla scuola ne costituiscono, come una cartina di tornasole, una drammatica evidenza.

La cancellazione di un anno delle superiori (che chiude il cerchio della riduzione di orario, materie e curricoli implementato dall’ultimo Governo Berlusconi); l’aumento delle ore di lavoro dei docenti a parità di salario (già invocato da Monti) e la conseguente, definitiva cancellazione dei posti di lavoro per i precari sopravvissuti alla falcidia delle decine di migliaia di licenziamenti perpetrati negli ultimi sei anni; l’abolizione degli organi collegiali (di forzaitaliota memoria); la trasformazione del ruolo – da equiordinato a gerarchico – della dirigenza scolastica immeritoriamente istituita da Bassanini; la dismissione dello Stato, delocalizzato al privato, nel finanziamento e nel governo della scuola pubblica, oggi declinato nel mito delle charter school (cantore quell’immarcescibile Luigi Berlinguer che già tanto danno ha apportato all’intero sistema italiano dell’istruzione con la legge sulla parità e il famigerato 3 + 2): sono tutte misure destinate a ridurre definitivamente la qualità dell’istituzione scuola, con conseguenze culturali, economiche e sociali devastanti, che solo un governo miope, o culturalmente deprivato, o, peggio ancora, in malafede non è in grado di immaginare.

Forse in patria, in una patria che, come oggi si insegna solo a scuola, è chiamata a confrontarsi con l’Europa – l’Europa immaginata dai suoi padri fondatori, l’Europa disegnata dal Manifesto di Ventotene, l’Europa della democrazia, della pace e della giustizia sociale – un Governo può ancora fare qualcosa di diverso che non, semplicemente, gestire il disagio sociale, in assoluta controtendenza rispetto al regime neoliberista imperante che ha già mostrato il suo volto disumano. Per esempio, reperire risorse per scuola e università nella lotta all’evasione fiscale, che in Italia ha raggiunto la cifra iperbolica di 180 miliardi di euro all’anno.

Considerare l’istruzione un valore è la premessa per qualunque scelta economica che miri a una crescita sostenibile, finalizzata alla sopravvivenza del nostro Paese. Considerare l’istruzione un investimento è la premessa per qualunque scelta economica che miri all’unico sviluppo sostenibile e auspicabile per tutti i paesi del mondo: il progresso.

(16 luglio 2014)

Corso base di formazione per tecnici ABA

Corso base di formazione per tecnici ABA Autismi: programma di intervento intensivo precoce

Il corso permette l’accesso all’albo dei professionisti formati Erickson !

Sede: Trento (Edizioni Centro Studi Erickson)

Date: dal 26 al 29 agosto

Docenti
Carlo Ricci (Presidente dell’Istituto Walden – Laboratorio di Scienze Comportamentali di Roma e Bari)
Chiara Magaudda (responsabile dell’Unità Operativa per l’intervento precoce sui disturbi pervasivi dello sviluppo dell’Istituto Walden)
Delia Bellifemine (psicologa e psicoterapeuta)

Presentazione
Gli studi e le ricerche sulla validazione empirica dell’efficacia dei Programmi di Intervento Intensivo Precoce nell’ambito dei disturbi pervasivi dello sviluppo e nelle varie forme di autismo, mediante l’approccio Applied Behavior Analysis, assegnano un ruolo fondamentale come predittore di successo del trattamento alle attività quotidiane svolte dalla figura professionale che nell’approccio originale, nei Paesi anglosassoni, viene spesso etichettata con il termine “Terapista ABA”.

Per il programma completo consulta la pagina dedicata

Costi e modalità di iscrizione:
€ 450,00 + IVA 22% (€ 549,00 IVA inclusa), per la scheda di iscrizione clicca qui

ATTENZIONE!
Il corso è a numero chiuso, esauriti i posti disponibili non sarà più possibile iscriversi.

Dirigenti pubblici licenziabili

da ItaliaOggi

Dirigenti pubblici licenziabili

di Luigi Oliveri

Non chiamateli licenziamenti anche se l’effetto è sempre la risoluzione del rapporto di lavoro dei dirigenti pubblici privi di incarico. La versione assestata del ddl legge-delega di riforma della pubblica amministrazione elimina la parola espressa “licenziamento”, ma tratta la sorte dei dirigenti che restano senza incarichi esattamente allo stesso modo. Si stabilisce, infatti, che i dirigenti privi di incarico riceveranno il trattamento economico fondamentale e la parte fissa della retribuzione (sostanzialmente la sola retribuzione tabellare, senza posizione e risultato) maturata prima dell’entrata in vigore dei decreti legislativi di attuazione della legge-delega, e verranno posti in disponibilità. Lo schema di ddl aggiunge che detti dirigenti, a seguito di un determinato periodo di collocamento in disponibilità, decadranno dai ruoli unici. Il che equivale a dire, dunque, che verrà risolto il rapporto di lavoro. E, poiché il collocamento in disponibilità dura 24 mesi, a meno di modifiche speciali da parte dei decreti legislativi attuativi, basteranno due anni senza incarico perché i dirigenti di ruolo perdano il lavoro.

La configurazione del licenziamento dei dirigenti pubblici, contrariamente a quanto ha dichiarato la titolare del dipartimento della Funzione Pubblica Marianna Madia secondo la quale vi sarebbe piena parità di posizione tra una dirigenza di ruolo e quella “di fiducia” politica soggetta allo spoil system, rivela una sperequazione evidente a svantaggio dei dirigenti di ruolo.

Infatti, sono soltanto i dirigenti che accedono ai ruoli unici per concorso a rischiare il licenziamento e la perdita secca del lavoro. I dirigenti a contratto, cooptati senza concorso dalla politica (ricordiamo che il d.l. 90/2014 ha esteso dal 10% al 30% il numero di dirigenti a contratto negli enti locali) nella stragrande maggioranza dei casi assumono l’incarico dirigenziale avendo alle spalle un altro rapporto di lavoro. Infatti, ai sensi dell’articolo 19, comma 6, si tratta di magistrati o di professori o ricercatori universitari, avvocati dello Stato o anche di funzionari della medesima amministrazione conferente l’incarico dirigenziale.

Dunque, i dirigenti a contratto contano, in generale, su due rapporti di lavoro: quello “di provenienza”, che diviene quiescente (si prevede, infatti l’aspettativa); e quello “di destinazione”, cioè l’incarico dirigenziale conferito dall’organo di governo. Pertanto, quand’anche la dirigenza non di ruolo dovesse perdere l’incarico per scadenza del mandato ed esercizio dello spoil system, perderebbe, sì, l’incarico dirigenziale, ma non il lavoro (salvo il caso di persone provenienti dal privato che non riescano ad ottenere la collocazione in aspettativa).

I dirigenti di ruolo, invece, se restano privi di incarico per il tempo che indicheranno con maggior precisione i decreti delegati non avranno alcun paracadute: perderanno non solo l’incarico, ma, decadendo dal ruolo, subiranno la risoluzione del rapporto di lavoro.

Dopo giorni di fuoco e fiamme, ora è il momento dell’attesa. Se è vero che il premier Matteo Renzi, entro un paio di settimane al massimo, illustrerà le linee guida per la riforma della scuola da sottoporre alla consultazione pubblica, a breve ci sarà ben altro che gli annunci da poter commentare.

Ma se quegli annunci saranno confermati nei contenuti, la strada della mobilitazione, e di un eventuale sciopero, sembra l’unica percorribile. Per i sindacati più moderati, come la Cisl e la Uil scuola, e per quelli più intransigenti, come la Cgil. Una protesta che metterebbe d’accordo non solo i confederali, ma anche i movimenti. Saldando le proteste dei docenti di ruolo e di quelli precari.

Ad accendere la miccia, il pacchetto scuola, con i dettagli sulla riorganizzazione del lavoro dei docenti, la revisione dello status giuridico, l’organico funzionale e il taglio di un anno del percorso scolastico così come anticipati dalla stampa in questi giorni. In un’intervista a ItaliaOggi, il sottosegretario all’istruzione, Roberto Reggi, getta acqua sul fuoco e apre la strada al confronto seppure con tempi contingentati. Si vedrà se questo percorso darà i suoi frutti.

Intanto ieri l’esecutivo nazionale della Uil scuola ha approvato all’unanimità il mandato a contattare tutti gli altri sindacati rappresentativi del settore per organizzare, per i primi di settembre, una manifestazione con tutte le Rsu (le rappresentanti sindacali dei singoli istituti) nella quale analizzare le norme che saranno proposte e decidere le eventuali mobilitazioni. «A prescindere da tutto, c’è un contratto di lavoro che non è stato rinnovato», spiega il numero uno della Uil scuola, Massimo Di Menna, «e se nella legge di stabilità non ci saranno le risorse, non sarà rinnovato fino al 2018. Su questo chiediamo risposte chiare. Poi c’è tutto il resto».

Tutto il resto, come quelle 36 ore di lavoro settimanali, ad oggi già previste, e che però nel piano di Renzi diventerebbero più stringenti per i docenti, il cui maggiore impegno sarebbe valutato anche ai fini sella carriera. «Siamo prontissimi a confrontarci su come definire e riconoscere carichi orari diversificati; in molti casi, peraltro, si tratterebbe soltanto di dare visibilità a oneri di maggiore impegno già oggi sopportati da tanti insegnanti, ben oltre il solo orario di cattedra», ragiona Francesco Scrima, segretario Cisl scuola (che ha preparato una tabella di sintesi sui carichi di lavoro in Europa), «ma non si pensi di poter dilatare quest’ultimo a piacimento e a dismisura, significherebbe non conoscere il lavoro di chi sta a scuola».

Lo Snals-Confsal guidato da Marco Paolo Nigi respinge l’ipotesi di compensare finanziariamente l’aumento di tempo-denaro per i docenti o l’introduzione di nuove discipline con la decurtazione di un anno delle scuole superiori (da 5 a 4 anni). E parla dichiaratamente già di sciopero Rino Di Meglio, coordinatore nazionale Gilda: «I docenti italiani lavorano quanto i loro colleghi europei, e in alcuni casi anche di più, basta considerare che le ore di insegnamento sono di 60 minuti e non di 45 o 50 come in altri Paesi Ue, l’approccio del governo è intollerabile». Attacca la Flc-Cgil di Mimmo Pantaleo: «Le proposte di Renzi si chiamano merito e carriera, ma significano tagli lineari e aumento dei carichi di lavoro». Pantaleo attacca anche le consultazioni on line, «sono di stampo grillino, non sono affatto convincenti, si apra invece un grande dibattito con docenti, Ata, genitori, studenti».

Scuola, stop a più ore per i prof ma arriva la pagella per le scuole

da la Repubblica

Scuola, stop a più ore per i prof ma arriva la pagella per le scuole

Il ministro Giannni congela il progetto delle 36 ore annunciato dal sottosegretario Reggi. Ma apre a un Patto di valutazione per gli Istituti

Salvo Intravaia

Passo indietro del governo sull’aumento dell’orario degli insegnanti, ma valutazione d’istituto ormai dietro l’angolo. La scorsa settimana, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha congelato il suo sottosegretario Roberto Reggi che si era spinto nell’ipotesi di un incremento dell’orario di lavoro dei docenti fino a 36 ore settimanali. “Non è un tema in agenda”, ha detto la ministra liquidando la questione che tiene in apprensione mezzo milione di professori. Ma la stessa Giannini, in occasione della presentazione dei risultati dei test Invalsi, ha premuto l’acceleratore sulla valutazione d’istituto che dovrebbe partire a settembre.

Le indiscrezioni che circolano in questo momento sul Patto per la scuola alla vigilia della sua discussione in consiglio dei ministri sono tante. Al suo interno il mondo della scuola potrebbe trovare da una consistente fetta di quello che è stato anticipato con dichiarazioni nelle ultime settimane a qualche timido intervento. I soliti ben informati giurano che il governo non farà passi più lunghi della gamba. L’anticipazione del sottosegretario Reggi, che a Repubblica ha detto che gli insegnanti italiani lavorano meno dei colleghi europei e che, su base volontaria, il loro impegno potrebbe aumentare fino a 36 ore settimanali, sembra ormai archiviata.

L’ipotesi di uno sciopero generale a settembre o ad ottobre è più di una semplice eventualità. Perché dopo l’intervista del sottosegretario a Repubblica le reazioni di sindacati, studenti e esponenti politici non si sono fatte attendere. Così, dopo quasi due settimane lo stesso Reggi aveva fatto un passo indietro, sostenendo di essere stato frainteso. Ma che sull’orario di lavoro dei docenti occorre comunque intervenire per riconoscere il lavoro sommerso degli insegnanti. Sul fronte delle supplenze brevi il governo sembra invece intenzionato a concretizzare l’idea di affidare le supplenze brevi agli insegnanti di ruolo.

Un intervento che cancellerebbe di botto quasi 300mila precari inseriti nelle graduatorie d’istituto. Quello che sembra invece ormai certo è che a partire dal prossimo mese di settembre le scuole attiveranno le attività di autovalutazione che porterà alla pagella per ogni istituto. Nella maggioranza, alcuni vorrebbero rendere pubblici alla fine del percorso di valutazione i risultati per ogni singola scuola. In questo modo le famiglie potrebbero scegliere la scuola anche in base ai risultati della valutazione che dovrebbe seguire la falsariga della sperimentazione Vales lanciata da Francesco Profumo.

Fra un mese e mezzo, le scuole dovranno elaborare un Piano di valutazione che  –   utilizzando i risultati dei test Invalsi, ma anche tutti gli altri dati messi a disposizione dal sistema informativo del ministero dell’Istruzione o in possesso della scuola  –  individui i punti forti, ma soprattutto i punti deboli, dell’istituzione scolastica. Al quale dovrà seguire un Piano di miglioramento  –  che la scuola potrà eventualmente elaborare con l’ausilio dell’Indire (l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa)  –  per correggere le criticità emerse col Piano di valutazione. E dopo avere atteso gli interventi contenuti nel Piano di miglioramento, arriverà la cosiddetta Rendicontazione dei progressi fatti che prevede anche il controllo esterno da parte degli ispettori ministeriali.

Non è ancora del tutto chiaro il ruolo e le modalità di intervento dei nuclei ispettivi. Quello che sembra ormai certo è che la valutazione partirà per tutte le scuole e che concluderà questa prima applicazione nel 2018. Sembra che il ristretto gruppo che sta elaborando il Patto da presentare al premier Renzi voglia inserire all’interno della valutazione d’istituto qualche meccanismo premiale per i docenti “più bravi” e per la valutazione dei dirigenti scolastici.  Ma su questo punto, che potrebbe costituire la novità della proposta, vige il più assoluto riserbo. Perché proprio sui premi agli insegnanti la Gelmini prese uno scivolone: si trovò di fronte il rifiuto della categoria e dopo pochi mesi il progetto venne abbandonato.

Riforma, M5S e Sel fanno la voce grossa. La Flc-Cgil parla già di sciopero

da La Tecnica della Scuola

Riforma, M5S e Sel fanno la voce grossa. La Flc-Cgil parla già di sciopero

Il Movimento 5 Stelle ritiene che dietro la proposta di riforma si celino solo i soliti tagli ad una scuola già saccheggiata. Nicola Fratoianni (Sel): Giannini e Reggi non possono usare le interviste per parlare con il mondo della scuola, il governo deve parlare coi provvedimenti, senza impedire al Parlamento una seria discussione. Pantaleo (Cgil) annuncia una consultazione con la base e dice sì all’appello per uno sciopero unitario con una grande manifestazione a Roma entro ottobre.

Dopo i sindacati, anche i partiti di opposizione si scagliano contro l’ipotesi di riforma della Scuola anticipata nei giorni scorsi da alcuni rappresentanti del PD, in particolare il sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi. Le critiche arrivano nella stessa giornata, il 15 luglio, attraverso due lunghi e duri comunicati del Movimento 5 Stelle e di Sel.

Nel primo, sottoscritto dai senatori M5S della commissione Istruzione Manuela Serra, Michela Montevecchi, Enza Blundo, si dice che “dopo le riforme degli ultimi anni che hanno investito il mondo della scuola, è in arrivo un nuovo provvedimento da parte dell’attuale Governo. Il Movimento 5 Stelle ritiene che dietro la proposta di riforma del Ministro Giannini si celino, invece, solo ed esclusivamente i soliti tagli ad una scuola già abbondantemente vessata e saccheggiata, atteggiamento in antitesi rispetto a quanto affermato qualche mese fa da Renzi durante il discorso di insediamento”.

Per i ‘grillini’ non sono accettabili le novità ventilate in questi giorni dai media: “supplenze gratuite per i docenti, cancellazione delle graduatorie d’istituto senza assunzioni, aumento delle ore lavorative senza un aumento della retribuzione e taglio dell’ultimo anno di scuola superiore per i licei. Lo scopo – osservano i parlamentari M5s – non pare proprio quello di potenziare l’offerta formativa ma di tagliare laddove occorrerebbe piuttosto investire, anche in considerazione del fatto che l’Italia ha già ridotto la spesa pubblica per l’istruzione trovandosi, infatti, al di sotto della media europea in ordine alla spesa pubblica in istruzione”.

Secondo i ‘pentastellati’ anche la scelta del Governo di presentare una legge delega nel mese di luglio, nel bel mezzo del periodo estivo, non è casuale: “significa ridurre notevolmente l’attenzione e la partecipazione dell’opinione pubblica e del mondo dell’istruzione: la scuola è un patrimonio dell’Italia e dei cittadini italiani, per questo nella discussione del suo futuro si devono coinvolgere i suoi operatori e le famiglie”.

Parole simili giungono dal coordinatore nazionale di Sel, Nicola Fratoianni, che nella mattina ha partecipato con una delegazione del suo partito, composta dai deputati Scotto, Giordano, Ferrara e dalla senatrice Petraglia, al presidio organizzato sotto Montecitorio dai movimenti e le associazioni dei precari. “La scuola pubblica – ha detto Fratoianni – non può essere trattata in questo modo. Il Ministro e il sottosegretario non possono usare le interviste per parlare con il mondo della scuola. Il governo deve parlare con i provvedimenti che presenta e approva, senza impedire al Parlamento una seria discussione, cosa che potrebbe avvenire se il governo presentasse una legge delega”.

Secondo il rappresentante di Sel, “è necessario coinvolgere gli operatori della scuola, senza mortificarli come fatto sull’orario di lavoro, evitare l’ulteriore blocco dei contratti e dei salari e impedire il licenziamento di migliaia di precari. Se così non fosse – ha concluso Fratoianni – avremo una scuola peggiore e condizioni di lavoro e diritti peggiorati”.

Alla manifestazione, come preannunciato, ha partecipato anche una folta delegazione della Flc-Cgil: il segretario generale, Mimmo Pantaleo, ha detto che si è trattato di un “primo passo verso una sempre più estesa mobilitazione in tutti i comparti della conoscenza. Ribadiamo la nostra contrarietà – ha continuato il sindacalista – alle ipotesi di aumento dell’orario di lavoro, all’ulteriore blocco dei contratti e dei salari, alla riduzione di un anno del percorso scolastico senza peraltro alcun impegno per portare a 18 anni l’obbligo scolastico e al tentativo esplicito di licenziare migliaia di precari. L’unico vero obiettivo è tagliare ulteriormente le risorse peggiorando occupazione, condizioni di lavoro e diritti”,

Per il sindacato, quindi, bisogna passare ai fatti: la Flc-Cgil ha fatto sapere che vuole “cambiare la scuola pubblica garantendo una migliore qualità formativa, stabilizzando il precariato e riconquistando il contratto nazionale. Lunedì 21 luglio la nostra organizzazione – ha spiegato Pantaleo – illustrerà le proprie proposte aprendo una larga consultazione con i lavoratori, con i movimenti, con gli studenti e con le forze politiche. Senza partecipazione e democrazia non si cambia la scuola e il Paese. Per queste ragioni chiediamo al Governo di non procedere con decisioni unilaterali ma di favorire un confronto vero con il mondo della scuola”.

Il leader dei lavoratori della conoscenza della Cgil annuncia anche che è pronto a chiedere ai lavoratori di incrociare le braccia, come hanno chiesto i comitati dei precari. Ma si potrà attuare solo in autunno, quando le scuole saranno iniziate e il personale sarà tutto in servizio: “rispondiamo positivamente all’appello per uno sciopero unitario con una grande manifestazione a Roma entro ottobre. In questa difficile fase – ha concluso Pantaleo – è necessaria la massima unità tra le organizzazioni sindacali e il forte protagonismo delle Rsu”.

Olimpiadi di matematica: vince la Cina, Italia solo 26esima ma con 4 medaglie

da La Tecnica della Scuola

Olimpiadi di matematica: vince la Cina, Italia solo 26esima ma con 4 medaglie

La competizione mondiale si è disputata a Cape Town, in Sudafrica: vi hanno partecipato 101 Paesi e 560 concorrenti. Sommando i punteggi dei singoli ‘olimpionici’, la Cina ha ottenuto 201 punti, gli Stati Uniti 193 e il Giappone 177. La migliore delle squadre europee è stata la Romania, 12esima. Tra gli studenti italiani si sono distinti, Dario Ascari, del liceo scientifico Ariosto-Spallanzani di Reggio Emilia, e Francesco Ballini, del liceo scientifico Copernico di Brescia.

Quest’anno le Olimpiadi di matematica, giunte alla 55esima edizione, sono state conquistate dalla Cina. L’Italia si è dovuta accontentare del 26esimo posto, pur avendo conquistato una medaglia d’oro, due d’argento, una di bronzo e una menzione d’onore. Tra gli studenti italiani si sono distinti, Dario Ascari, del liceo scientifico Ariosto-Spallanzani di Reggio Emilia, e Francesco Ballini, del liceo scientifico Copernico di Brescia, rispettivamente al 15esimo e al 50esimo posto della graduatoria mondiale.

Le Olimpiadi del 2014 si sono disputate a Cape Town, in Sudafrica, dal 3 al 13 luglio: vi hanno partecipato ben 101 Paesi e 560 concorrenti. Sommando i punteggi dei singoli ‘olimpionici’, la Cina ha ottenuto 201 punti, gli Stati Uniti 193 e il Giappone 177.

Il miglior piazzamento tra le squadre europee, invece, è stato della Romania, al 12/esimo posto, dell’Olanda al 13/esimo, della Germania al 16/esimo. Seguono quindi l’Italia e la Polonia ex equo al 26/esimo, la Francia al 45/esimo, la Spagna al 48/esimo.

I vertici del ranking mondiale sono comunque dei Paesi asiatici e dell’Est europeo.

Gelmini precisa: il ginnasio non è abolito

da La Tecnica della Scuola

Gelmini precisa: il ginnasio non è abolito

P.A.

”Circolano sui media ricostruzioni tendenziose e a tratti false sulla riforma della scuola che ho attuato e che entra a regime da settembre”.
Così in una nota Mariastella Gelmini, vice capogruppo vicario di Forza Italia alla Camera e promotrice del riordino “epocale” della scuola

“Sono abituata ai travisamenti che riguardano il mio operato di ex ministro dell’Istruzione ma ritengo che ci sia un limite a tutto, anche alla propaganda. In particolare ci tengo a chiarire la mistificazione riguardante la presunta ‘sparizione’ del ginnasio, che da sempre contraddistingue il primo biennio del liceo classico. Si tratta di una notizia infondata”.

”Riporto, per esteso, l’articolo 5 comma 2 del Decreto di riforma (DPR 89/2010): ‘L’orario annuale delle attività e degli insegnamenti obbligatori per tutti gli studenti è di 891 ore nel primo biennio, che mantiene la denominazione di ginnasio, corrispondenti a 27 ore medie settimanali, e di 1023 ore nel secondo biennio e nel quinto anno, corrispondenti a 31 ore medie settimanali’. Il primo biennio mantiene la denominazione di ginnasio, punto. Non esistono dubbi in proposito. Casomai, la riforma pone fine all’assurdo di avere una quarta e quinta ginnasio dal momento che i primi tre anni di ginnasio, in virtù della ‘scuola media unificata’ (legge 1859 del 1962), sono spariti da mezzo secolo”.

Addio vecchio caro Ginnasio

da La Tecnica della Scuola

Addio vecchio caro Ginnasio

L’istituto che ha caratterizzato per quasi 8 decenni i primi due anni del liceo Classico non ci sarà più: la riforma Gelmini, entrata in vigore nell’anno scolastico 2010/11, dal 1° settembre si completerà andando a rivedere anche le classi dell’ultimo anno della scuola superiore. Però ci sono ancora dei licei dove la tradizione continua a prevalere.

C’era una volta il Ginnasio. L’istituto che ha caratterizzato per quasi 8 decenni i primi due anni del liceo Classico non ci sarà più. Almeno come denominazione. Ma anche nel programma, perché la riforma Gelmini, entrata in vigore nell’anno scolastico 2010/11, dal 1° settembre si completerà andando a rivedere anche le classi dell’ultimo anno della scuola superiore.

Certo, rileva l’Ansa, “molti licei hanno deciso di adeguare la tradizione alla norma (che parla di primo biennio, secondo biennio e quinto anno per tutti i licei). E allora accade che in tanti istituti come, ad esempio, nello storico “Liceo ginnasio statale Virgilio” di Roma, ai genitori che quest’anno hanno compilato il modulo di iscrizione dei figli 14enni al Classico è stato chiesto di indicare alla voce classe “primo liceo”. Una novità formale (il piano di studi resta lo stesso) che finora è stata accolta negli istituti italiani a macchia di leopardo, non ha ancora intaccato alcuni documenti (in alcune pagine delle Indicazioni nazionali, cioè i programmi di studio, si continua a parlare di Ginnasio) e che trova qualche resistenza in tutti coloro per i quali frequentare il Classico é motivo di prestigio (e la distinzione ginnasio-liceo un vezzo sostanziale)”.

E’ con il Rinascimento, in Germania, che la parola Ginnasio comincia a essere usata per designare la scuola di indirizzo umanistico; con la Rivoluzione francese, la denominazione viene limitata al corso di studi che precede il liceo classico, e con questo significato si è poi conservata. In Italia, la riforma scolastica del 1923 inquadrò il ginnasio nell’istruzione media classica, articolata su due gradi: il primo, costituito appunto dal corso ginnasiale di cinque anni; il secondo, dal corso del liceo classico di tre anni. In seguito all’istituzione della scuola media (legge Bottai del 1° luglio 1940), il ginnasio perse il proprio triennio inferiore e rimase costituito, nel suo complesso, dalle due classi del ginnasio superiore.

Ora, premesso che è facoltà dei singoli organi collegiali, in particolare dei docenti, decidere il percorso scolastico da intraprendere in ogni liceo, in futuro il rischio cui si va incontro è quello di una grande confusione: con alunni di primo anno che in un istituto sono iscritti al primo anno e in un’altro, invece, continuano ad appartenere (come tradizione vuole) al “terzo”.

“E’ un po’ il leit motiv dell’Italia quello di fare le riforme – è il commento del vice presidente Anp, Mario Rusconi – e poi non seguirne l’attuazione. Temo che questo accadrà anche con il Clil, l’insegnamento al quinto anno delle Superiori di una materia in un’altra lingua. Ottima iniziativa, ma abbiamo insegnanti di matematica, geografia o storia in grado di insegnare le loro materie in inglese, in un inglese non maccheronico?”. E ancora una voltase la risposta è negativa, purtroppo, a rimetterci saranno gli studenti.

La Flc Cgil promette escalation di iniziative contro le politiche del Governo

da tuttoscuola.com

La Flc Cgil promette escalation di iniziative contro le politiche del Governo

La forte partecipazione al presidio dei precari della scuola davanti alla Camera dei deputati contro le scelte annunciate del Governo è il primo passo verso una sempre più estesa mobilitazione in tutti i comparti della conoscenza“. Lo afferma Mimmo Pantaleo segretario generale della Flc-Cgil, dopo la prima di una serie di manifestazioni indette dalla Flc-Cgil.

Ribadiamo la nostra contrarietà alle ipotesi di aumento dell’orario di lavoro, all’ulteriore blocco dei contratti e dei salari, alla riduzione di un anno del percorso scolastico senza peraltro alcun impegno per portare a 18 anni l’obbligo scolastico e al tentativo esplicito di licenziare migliaia di precari. L’unico vero obiettivo è tagliare ulteriormente le risorse peggiorando occupazione, condizioni di lavoro e diritti“, è detto in una nota.

La Flc “vuole cambiare la scuola pubblica garantendo una migliore qualità formativa, stabilizzando il precariato e riconquistando il contratto nazionale. Lunedì 21 luglio la nostra organizzazione illustrerà le proprie proposte aprendo una larga consultazione con i lavoratori, con i movimenti, con gli studenti e con le forze politiche. Senza partecipazione e democrazia non si cambia la scuola e il Paese. Per queste ragioni chiediamo al Governo di non procedere con decisioni unilaterali ma di favorire un confronto vero con il mondo della scuola. Rispondiamo positivamente all’appello per uno sciopero unitario con una grande manifestazione a Roma entro ottobre. In questa difficile fase è necessaria la massima unità tra le organizzazioni sindacali e il forte protagonismo delle rsu“, conclude Pantaleo.

 

Scienze della formazione primaria: 5.399 posti disponibili

da tuttoscuola.com

Scienze della formazione primaria: 5.399 posti disponibili

Sono 5.399 i posti disponibili nell’anno accademico 2014/2015 per le immatricolazioni al corso di laurea in Scienze della formazione primaria per l’insegnamento nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria. Il decreto con le modalità e i contenuti delle prove di ammissione e il decreto di definizione dei posti disponibili sono on line sul sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca,www.istruzione.it.

La prova di accesso, tramite test, si svolgerà il prossimo 15 settembre. Gli atenei predisporranno le prove che vertono su 80 quesiti: 40 riguardano competenza linguistica e ragionamento logico, 20 cultura letteraria storico-sociale e geografica, 20 cultura matematico-scientifica. La prova avrà una durata di due ore e mezza. Saranno le singole università a indicare le modalità di iscrizione alla selezione.

 

Nuova organizzazione per il MIUR

da tuttoscuola.com

Nuova organizzazione per il MIUR
dal 29 luglio in vigore il DPCM di riordino

È stato pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale il DPCM 11 febbraio 2014, n. 98, relativo alla riorganizzazione del MIUR.

In vigore dal 29 luglio, il regolamento conferma la presenza di tre dipartimenti, anche se con denominazione parzialmente differenziata rispetto all’attuale: Dipartimento per il sistema educativo di istruzione  e di formazione, Dipartimento per la formazione superiore e per la ricerca, Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali.

Si riducono, a livello centrale, le direzioni generali, che passano da otto a sei, con una diversa attribuzione di competenze rispetto al passato.

Scompare la Direzione per gli affari internazionali, le cui competenze vengono ripartite tra le altre direzioni generali.

Si riuniscono invece sotto un’unica direzione gli ordinamenti del primo e del secondo ciclo,. La nuova direzione generale per gli ordinamenti scolastici e per la valutazione del sistema nazionale di istruzione si occuperà a tutto tondo del sistema di istruzione, compresi i rapporti con i sistemi di istruzione e formazione delle regioni e le scuole italiane all’estero.

Si accorpano le competenze in materia di bilancio e gestione delle risorse nella nuova direzione generale per le risorse umane e finanziarie.

Dallo spacchettamento delle competenze della “vecchia” direzione generale per gli studi, la statistica e i sistemi informativi nasce la direzione generale per  interventi in materia di edilizia scolastica, per la gestione dei fondi strutturali per l’istruzione  e per l’innovazione digitale.

 

I nuovi assetti delle DG ministeriali

da tuttoscuola.com

I nuovi assetti delle DG ministeriali
Sedi vacanti e riorganizzazione decideranno gli organigrammi dell’Amministrazione scolastica

La riorganizzazione dell’Amministrazione scolastica disposta dal DPCM n. 98/2014 non solo snellirà le strutture della sede centrale di viale Trastevere a Roma con la chiusura di due direzioni generali, ma, come si è visto, ridurrà anche alcuni uffici generali sul territorio (Basilicata, Molise, Umbria e Friuli Venezia Giulia).

Sul declassamento dell’Ufficio scolastico del Friuli Venezia Giulia non mancheranno critiche e proteste, in particolare da parte della Lega.

Tra sede centrale e sedi regionali scompariranno sei Direzioni Generali, portando il numero dei direttori generali (università esclusa) complessivamente a 23 (capi dipartimento inclusi più un posto di direttore generale presso gli uffici di diretta collaborazione del Ministro).

Nonostante la riduzione dei posti di dirigente di prima fascia, tra sede centrale del ministero e territori regionali sono attualmente molte le sedi vacanti, senza contare quelle che nei prossimi mesi si libereranno per pensionamento dell’attuale titolare (è il caso di Luciano Chiappetta, capo dipartimento al Miur e di Francesco de Sanctis, direttore della Lombardia).

L’occasione della riorganizzazione potrebbe comportare anche la rotazione di alcuni direttori soprattutto nella sede romana del ministero, oltre a qualche new entry: operazioni che si potrebbe attuare già in estate o all’inizio dell’anno scolastico.

Alla fine si tratterà, comunque, di un riassetto complessivo pari a circa un terzo degli organigrammi che cambierà il profilo dell’Amministrazione.

In meglio?

 

Regolamento MIUR: quattro USR senza direttore generale

da tuttoscuola.com

Regolamento MIUR: quattro USR senza direttore generale

Il nuovo regolamento di organizzazione del MIUR modifica anche la gestione degli uffici periferici.

La necessaria riduzione del numero dei direttori generali (due in meno a livello centrale per il settore istruzione), si fa sentire anche a livello territoriale.

Quattro Uffici scolastici regionali – Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Molise ed Umbria – in relazione alla loro popolazione studentesca, non potranno avere alla guida un direttore generale ma soltanto un dirigente di livello non generale.

Per ciascun Ufficio regionale il regolamento individua il numero di dirigenti di livello non generale (II fascia) e di dirigenti con funzioni tecnico-ispettive.

Complessivamente, tra direttori generali (anche del comparto università e ricerca), dirigenti di II fascia e dirigenti tecnici (ispettori), il contingente ministeriale si riduce a 440 unità.

 

16 luglio Interrogazione del Ministro alla Camera

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (Camera, 16.7.14)

Intendimenti in merito alla riforma della professionalità del docente, anche alla luce di recenti dichiarazioni di esponenti del Governo sull’orario di lavoro nelle scuole – n. 3-00950

ELENA CENTEMERO. Presidente, ci rivolgiamo alla signora Ministra in relazione a ciò che il Governo ha affermato all’inizio del suo insediamento, quando ha detto di voler rivoluzionare la scuola, ponendo al centro della stessa la valorizzazione dei docenti, che si è tradotto, pochi giorni fa, in un’intervista su un quotidiano nazionale in cui il sottosegretario Reggi ha posto come rivoluzione l’aumento dell’orario di servizio, di lavoro, dei docenti a 36 ore (da 18 e 24), l’apertura delle scuole dalle 7 alle 22, undici mesi su dodici. Questo, ovviamente e auspicabilmente, con un aumento di stipendio non quantificabile allo stato attuale, perché il contratto collettivo nazionale di lavoro è ancora quello del 2006-2009, ed è bloccato, allo stato attuale. E all’interno di questo contratto, all’articolo 29, ci sono le attività funzionali all’insegnamento, che sono quelle che vengono indicate dal sottosegretario, ma non si capisce come si possa realizzare questo cambiamento senza neanche confrontarsi con quella che è la realtà all’interno dell’Unione europea.
Per questo chiedo alla signora Ministra come e in che termini il Ministero intenda attivarsi per la riforma complessiva della professionalità del docente.

PRESIDENTE. La Ministra dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Giannini, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA GIANNINI, Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca.
Signor Presidente, ha molto ben colto la questione, l’onorevole Centemero, ricordando che questo Governo mette e ha messo la scuola, fin dall’inizio, al centro della propria agenda politica, a partire da una valorizzazione di chi nella scuola opera ogni giorno (chi insegna, chi studia) e quindi tutto il bisogno di riprogettare un modello educativo che sia adeguato alla società, che dia sostanzialmente quello sviluppo qualitativo, quindi lo sviluppo economico ma anche lo sviluppo umano, sociale, e quella crescita economica di cui la scuola è una delle leve fondamentali.
Per questa ragione, all’interno del Ministero che ho l’onore di presiedere, si è lavorato immediatamente per cercare di affiancare all’inesorabile ed inevitabile attività emergenziale che il mondo della scuola, tra gli altri, ci presenta ogni giorno, una visione strategica e una visione di programmazione.
Quindi, ad oggi, io credo che vi siano alcune emergenze, che ho premura di ricordare in questo momento e che questo Governo sta cercando di affrontare per le vie che saranno possibili nei tempi più brevi, come quella della « quota 96 », della possibilità quindi di mandare finalmente in pensione questi 4 mila insegnanti che lo chiedono e che sono stati vittime, come in altri settori, di un errore di Governi precedenti, il che risolverebbe un problema vecchio, permettendo di immettere 4 mila giovani nel mondo della scuola.
Ecco, oltre a queste urgenze sulle questioni del reclutamento e della valorizzazione della professionalità dei docenti, dell’autonomia e della governance delle scuole da rivisitare, delle competenze che vogliamo che la scuola trasmetta ai nostri ragazzi e quindi di un modello educativo, come dicevo prima, che va ripensato, su tutto questo si è aperta un’ampia riflessione che è interna al Ministero e su cui consegneremo al Presidente del Consiglio un documento articolato nei prossimi giorni, avendo già avuto occasione di offrirgli una sintesi su questi spunti, e che sarà il contributo del Ministero ad un ampio dibattito necessario per il mondo della scuola, come per tutti i settori vitali, per poter avviare questa programmazione di tipo riformista.
Credo sia assolutamente importante che si lavori, per esempio, all’organico di diritto, al superamento della dicotomia tra organico di diritto e organico di fatto, a costituire finalmente gli organici dell’autonomia, a incentivare la formazione in servizio e a prevedere la formazione nella carriera degli insegnanti: insomma tutti temi a lei, onorevole Centemero, credo ben noti e credo anche molto cari.
Per quanto riguarda la misurazione dell’orario di lavoro e anche dell’apertura comunque in termini così precisi di orario scolastico, essa non è stata finora uno dei punti di discussione, se non nell’ambito di un dibattito pubblico legittimamente legato anche alle interpretazioni giornalistiche, e non intende esserlo nei prossimi mesi all’interno di questa più ampia discussione che stiamo attivando.

PRESIDENTE. L’onorevole Centemero, cofirmataria dell’interrogazione, ha facoltà di replicare.

ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, innanzitutto ringrazio la signora Ministra per essersi soffermata sull’orario di insegnamento dei docenti e sulla necessità che l’orario di insegnamento e l’orario di servizio siano sottoposti ad un’ampia riflessione con le parti in causa ma anche con il Paese.
Io parlo da insegnante, da dirigente scolastico, non parlo da sindaco come il sottosegretario Reggi, quindi ho a cuore la qualità della formazione dei nostri studenti, la qualità dell’offerta formativa.
Credo che questi obiettivi vadano perseguiti attraverso interventi concreti, norme precise, interventi anche non normativi, ma comunque linee d’indirizzo del Ministero e non attraverso le pagine dei giornali, perché questo può creare un dibattito certo ma anche parecchio sconcerto in chi opera all’interno del mondo della scuola.
Anche noi abbiamo presentato in questi giorni – e vorremmo contribuire al dibattito pubblico perché la scuola è di tutti – un patto per la scuola che ci trova concordi su alcuni dei punti che lei ha enunciato.
Innanzitutto, il tema dell’autonomia, con la riforma della governance e del fondo per l’autonomia scolastica; poi, accanto a questo, la parità scolastica e, insieme a questo, il costo standard, che credo sia uno dei punti fondamentali. Ma per valorizzare i docenti io credo che gli interventi normativi precisi, preceduti da un dibattito pubblico, debbano incentrarsi sulla valorizzazione dei docenti attraverso uno status giuridico anche confrontato con quello europeo, attraverso una carriera, attraverso una valutazione e attraverso una formazione. La formazione appartiene all’università ma il reclutamento, la selezione appartiene al Ministero dell’istruzione, appartiene alle scuole, quindi noi dobbiamo mandare in classe solo chi sa insegnare, anche con periodi, non solo piccoli tirocini, ma un anno intero di formazione all’interno delle scuole in cui si veda veramente chi sa insegnare; e solo queste persone possono fare un concorso, solo queste persone possono entrare nella scuola.

Avviso 16 luglio 2014

Ministero dell’Istruzione, dell’ Università e della Ricerca
Dipartimento per l’Istruzione
Direzione Generale per il Personale scolastico

Le prove del test preliminare relative alle classi di concorso A846 (Lingua e civiltà straniera” sloveno”), A080 (Italiano scuola media con lingua di insegnamento slovena), A081 (Lingua e letteratura italiana negli istituti di secondo grado, lingua slovena), A082 (Materie letterarie negli istituti di secondo grado, lingua slovena), A083 (Materie letterarie e latino nei licei ed istituti magistrali di lingua slovena), A085 (Sloveno, storia ed educazione civica e geografia nella scuola media con lingua slovena) sono rinviate alla prima decade di settembre.
Con successivo avviso sarà individuato il giorno di espletamento delle suddette prove.

p. IL DIRETTORE GENERALE
f.to Il Dirigente Vicario Gildo De Angelis