ADHD HOMEWORK TUTOR

ADHD HOMEWORK TUTOR
FORMAZIONE DI FIGURE PROFESSIONALI A SUPPORTO DEL BAMBINO, DELLA FAMIGLIA E DELLA SCUOLA

Il corso permette l’accesso all’albo dei professionisti formati Erickson !

Sede: Trento (Edizioni Centro Studi Erickson)

Date: dal 27 al 30 agosto

Docenti
Francesca Offredi (UO NPI Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata, Verona)
Gianluca Daffi (Università Cattolica del Sacro Cuore e NPI Spedali Civili di Brescia)
Giorgia Sanna (Pedagogista, Centro Studi Erickson, Trento)
Silvia Andrich (Centro Studi Erickson, Trento)
Mario Di Pietro (Servizio per l’Età Evolutiva, ULSS 17 di Este/Monselice, Padova)

Presentazione
Il percorso di formazione per «ADHD Homework tutor» è stato pensato per quelle figure professionali che affiancheranno bambini e ragazzi con difficoltà di autoregolazione, e le loro famiglie, in contesto domiciliare. I moduli didattici saranno in parte dedicati specificamente ai disturbi di attenzione/iperattività e in parte affronteranno le metodologie didattiche più significative e gli aspetti emotivo-relazionali e comunicativi.

LA DIRIGENZA SCOLASTICA ANCORA NEGLETTA: RASSEGNARSI O REAGIRE?

LA DIRIGENZA SCOLASTICA ANCORA NEGLETTA: RASSEGNARSI O REAGIRE?

 

Si sono ultimamente verificati due eventi concomitanti, più un terzo, che meriterebbe – si fa per dire! – un commento a parte, concernente l’invereconda vicenda della c.d. Quota 96 e una prospettata – entro questo mese – sua più corposa appendice.

1Con l’avvenuta firma in sede ARAN i sindacati generalisti di comparto hanno, ancora una volta, dato mostra di saper svolgere egregiamente il proprio mestiere: tutelare le centinaia di migliaia di docenti e le decine di migliaia di personale ATA, che – dopo quelli del 2010 e del 2011 – hanno acquisito, anche per il 2012, il recupero degli scatti di anzianità e delle posizioni economiche. Col che è stato bellamente (ri)aggirato il divieto legale, di tremontiana memoria, che imporrebbe il blocco delle retribuzioni siccome cristallizzate al 31 dicembre 2009. Il meccanismo – che naturalmente sarà replicato per il 2013, e poi per il 2014 – consiste in una sorta di partita di giro, essendosi ulteriormente potati i già esangui fondi del MOF (miglioramento dell’offerta formativa).

Dovrebbe derivarne che, non essendoci a breve più nulla da contrattare a livello d’istituto, non si comprende più la permanenza del barocco sistema di relazioni sindacali ivi incardinato e delle RSU che lo presidiano. O invece lo si comprende fin troppo bene: il primo – ancorché, in fatto, un vuoto simulacro – è (e continuerà a essere) preordinato ad erodere i poteri del dirigente scolastico per garantire, a prescindere, l’indistinta massa impiegatizia del lavoratori; le seconde serviranno per consentire, ogni tre anni, ai sindacati tradizionali e a quelli meno risalenti, di integrare il dato associativo con quello elettorale al fine di misurare le relative rappresentatività.

Per contro, le stesse sigle sindacali – parimenti rappresentative della dirigenza scolastica, complessivamente per oltre il 55%, unitamente a una quinta sigla relativamente maggioritaria – sono silenti, da cinque mesi, sul destino dei fondi regionali per la retribuzione di posizione variabile e di risultato, spettanti ai dirigenti scolastici e sempre riferite al 2012.

A suo tempo la Pentiade inscenò dei sit-in sui gradini del palazzo di Viale Trastevere e financo minacciò cruenti scenari perché, secondo l’Ufficio centrale di bilancio presso il MIUR, i dirigenti scolastici non solo non potevano vedersi attribuite le inerenti retribuzioni nella misura superiore a quelle percepite al 31 dicembre 2009, ma dovevano subire una decurtazione pari a duemila euro medi all’anno!

Spentisi quei fatui fuochi di paglia, tutto tace. E i colleghi, sempre più depressi, attendono ancora di percepire poco più che una miserabile mancia.

2- A distanza di due mesi dal trionfale annuncio in Consiglio dei ministri – dove, evidentemente, non si licenziano più articolati normativi, ma si coniano accattivanti slogan e si proiettano variopinte slide -, dopo un testo apocrifo e uno semi-ufficiale, pare finalmente essere pervenuta alla presidenza del Senato la stesura definitiva del disegno di legge delega n. 1577, a firma del presidente del Consiglio, di concerto con il ministro della Pubblica Amministrazione e con il ministro dell’Economia e delle Finanze, corredato di relazione illustrativa, relazione tecnica, analisi tecnico-normativa e analisi di impatto della regolamentazione.

Riguarda la Riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, da realizzare non più in un mese, e neanche in un anno, bensì in mille giorni, quanti ne mancano per la fine della legislatura. Se basteranno.

L’articolo 10 ( articolo 3 nella versione apocrifa), già oggetto di nostri interventi, è dedicato alla riforma della dirigenza pubblica. E, contrariamente ai propositi iniziali della leggiadra trentatreenne titolare del dicastero della Pubblica Amministrazione, statuisce che quella esercitata nelle istituzioni scolastiche non è una dirigenza manageriale, siccome preposta alla conduzione di strutture organizzative dotate di intrinseca complessità, tramite la gestione di risorse umane, strumentali e finanziarie ( e correlate, esclusive, responsabilità giuridicamente esigibili). Non lo è, nonostante l’inoppugnabilità del dato normativo, le puntuali e argomentate pronunce sia della Corte dei conti che del Consiglio di Stato o, ancor prima, il mero riscontro fattuale percepibile – beninteso, se correttamente informato – dall’uomo comune. Ma non è neanche una dirigenza professionale, la cui funzione inerisce all’esplicazione di qualificate, e circoscritte, prestazioni tecniche, in via esclusiva o prevalente ( come nel caso dei dirigenti medici del SSN o dei dirigenti tecnici del MIUR, ex ispettori scolastici): tal che qui, a rigore, la dirigenzialità rileva, fondamentalmente e solo, quoad pecuniam.

Ragion per cui la dirigenza scolastica non è compresa nel nuovo ruolo unico, neanche in un’ apposita sezione speciale del medesimo. Resta quindi una dirigenza sospesa, nei cui confronti non valgono l’abolizione delle distinzioni tra prima e seconda fascia; la conseguente mobilità sia in verticale (c.d. carriera) che in orizzontale, cioè nei diversi settori delle amministrazioni statali e, latamente, pubbliche; la consustanziale omogeneizzazione-perequazione delle retribuzioni nell’ambito del ruolo unico, in esito alla riparametrazione di tutte le voci retributive.

Per converso, non sarà incisa da un’ordinaria valutazione dei risultati e delle prestazioni organizzative: né in positivo, a fini premiali, né in negativo, comportante extrema ratio il licenziamento. Sembrerebbe un trattamento di riguardo, ma in realtà è l’ennesima replica di una collaudata – e mai contrastata! – strategia per non attribuire la ( una non risibile e offensiva) retribuzione di risultato. In sostanza, a significare che – quella scolastica – è una dirigenza farlocca. Perché, per definizione, se non c’è valutazione non c’è dirigenza!

Ancora, dunque, imbutati nella riserva indiana a contemplare la propria sublime specificità; contrassegnata da carichi di lavoro, e correlate responsabilità, incomparabilmente più gravosi rispetto alla restante dirigenza pubblica di – attualmente – pari seconda fascia.E retribuita giusto per la metà: in media 55 mila euro lordi annui per chi è specifico, a fronte di 110 mila, sempre lordi, per chi è generico. Cliccare sui vari siti Trasparenza per credere!

Ma c’è una novità. Perché di tale autentica aberrazione, sovranamente ignorata dai sindacati di comparto, si è finalmente accorto il presidente del più autorevole e più rappresentativo sindacato della dirigenza scolastica, nonché presidente della CIDA-FP.

Dopo essersi rigorosamente astenuto dal profferire una sola parola-una nei vari incontri ufficiali, lo ha finalmente scritto nell’editoriale dell’ultimo numero della propria rivista ufficiale, sottolineando che il disegno di legge delega non ha ancora cominciato il suo cammino parlamentare e che ora si può immaginare che la discussione in autunno potrà essere interessante e vivace.
Bene, vuol dire che – al di là della prosa vellutata e un po’ criptica – è disposto a spendersi per la dignità della categoria? Se ciò avverrà DIRIGENTISCUOLA sarà ben lieta di unire i propri sforzi, punto o poco interessata a rivendicare diritti di primogenitura o ad appuntarsi medaglie sul petto.

3- Per la prova dei fatti, peraltro, non occorrerà attendere l’autunno, in quanto entro questo mese – sempreché l’ennesimo annuncio non sortisca l’ennesimo slittamento dei tempi di attuazione di quanto promesso – sarà messo a punto un organico pacchetto sulla scuola, il cui valore è stimato in un miliardo di euro, comprensivi – ma è da credersi veramente? – di quei quattro spiccioli necessari a risolvere l’annosa questione della Quota 96 (che, dal prossimo primo settembre, diventerà Quota 103!) e che ora non paiono più suscettibili di mettere a repentaglio l’intero bilancio dello Stato italiano.

Si parla di ripensare la scuola media, di incrementare i curricoli dei vari tipi e indirizzi di studio, di potenziamento dei laboratori e di apertura della scuola sino alle 22.00, periodo estivo incluso. Ancora, si parla di generalizzare l’alternanza scuola-lavoro, di far finalmente decollare l’autonomia in uno con l’implementazione di un articolato e generalizzato sistema di valutazione, con connessa valorizzazione del personale della scuola – i cui stipendi sono ridicoli o quasi, a detta del nostro presidente del Consiglio – e quindi anche della sua dirigenza – oppure no? -, comunque intestataria di ulteriori compiti e delle responsabilità di valutare – e remunerare – le prestazioni dei singoli e l’apporto da loro recato al miglioramento del servizio.

Dovrebbe così esserci lo spazio perché la dirigenza scolastica possa cominciare a raccontarsi, e quindi a esistere, anche con interlocutori sbrigativi: mandateci un twitter e poi decidiamo noi.

Se qualcuno vorrà dare una mano, il momento è quello giusto. Se poi questo qualcuno è anche il più autorevole e più rappresentativo dei sindacati della dirigenza scolastica, meglio ancora.

 

Piano scuola, i presidi: “I soldi promessi dal governo? Non li abbiamo ancora visti”

da Il Fatto Quotidiano

Piano scuola, i presidi: “I soldi promessi dal governo? Non li abbiamo ancora visti”

Due mesi fa Renzi aveva annunciato investimenti per 3 miliardi e mezzo entro il 2015, due miliardi solo per l’anno in corso. I lavori sarebbero dovuti iniziare il primo luglio. Ma i dirigenti dei comprensori che hanno vinto il bando per gli interventi di manutenzione lamentano di non aver “mai ricevuto un euro”. Il sottosegretario Reggi: “Arrivano quando fattureranno le ditte”

“Ci chiedono di fare scuole belle, ma nessuno pensa al fatto che siano funzionali”. A parlare è una dirigente del Duca D’Aosta, la scuola materna di Torino diventata nota a marzo scorso quando un muro è crollato. In quel caso non ci sono stati feriti, come invece è avvenuto altre volte. L’istituto Duca D’Aosta è solo uno dei tanti edifici disagiati, fatiscenti, in cui ogni giorno vivono milioni di studenti. Nei mesi scorsi, il governo Renzi aveva annunciato che dovevano essere erogati tre miliardi e mezzo di euro ed era stata fissata anche una data di inizio dei lavori nei vari comprensori: il primo luglio. Alla fine del mese in molte scuole i lavori non erano ancora iniziati. E tutt’oggi, con l’inizio dell’anno scolastico ormai alle porte, contattando presidi, funzionari e dipendenti degli istituti che hanno vinto i bandi fatti dal ministero dell’Istruzione, si scopre come i soldi non solo non siano ancora arrivati, ma dei lavori neanche l’ombra.

Già nei mesi scorsi Il Fatto aveva contattato molti assessori all’edilizia delle varie regioni, che – dal Piemonte alla Campania – hanno raccontato come le promesse del governo fossero state disattese. Sul sito del governo il piano sull’edilizia viene annunciato: “Il piano di edilizia scolastica, fortemente voluto dal presidente del Consiglio, prende il via”. Con le delibere approvate dal Cipe (il Comitato interministeriale per la programmazione economica) il 30 giugno scorso sono stati destinati 510 milioni all’edilizia scolastica riprogrammando Fondi di Sviluppo e Coesione. Di questi soldi, 400 milioni sono destinati agli interventi di messa in sicurezza e agibilità all’interno del programma #scuolesicure. E altri 110 milioni verranno spesi per interventi di piccola manutenzione per il programma #scuolebelle. Nell’ambito di quest’ultimo progetto, è stata pubblicata anche la graduatoria delle scuole che hanno avuto accesso ai finanziamenti. Ecco alcune testimonianze.

Piemonte: “Speriamo di essere pronti a settembre”
Tra gli istituti che rientrano nella graduatoria del bando #scuolebelle c’è una scuola di Leini (Torino). “I lavori non sono iniziati e tanto meno sono arrivati i soldi – ha raccontato una dirigente della presidenza – Ho telefonato proprio l’altra mattina e mi hanno detto che dal provveditorato non arriveranno i soldi prima di settembre”. Ma a settembre la scuola si apre? “Lo so, speriamo che riescano a farli nel giro di paio di settimane”. Come questa scuola, altri 2.834 istituti hanno vinto lo stesso bando.

Friuli Venezia Giulia: “Anticipiamo noi la somma”
Non diversa la situazione in Friuli dove nel progetto #scuolebelle sono rientrati 620 comprensori . L’istituto J. Kugy è una scuola statale di Trieste. Qui la situazione è diversa perché i lavori sono iniziati ma a metterci i soldi non è ancora il governo (che gli ha destinato 30mila euro). “I lavori inizieranno in questi giorni – spiega un dirigente scolastico – Bisogna fare interventi di piccola manutenzione. Noi i lavori li facciamo e poi accrediteremo”. Anche il Dante Alighieri di Trieste dovrebbe ricevere 32mila euro circa. Non riusciamo a parlare con nessuno in presidenza, ma una donna in segreteria assicura: “Non so nulla, ma una cosa è certa: qui i lavori non ci sono”.

Lombardia: “L’urgenza è la palestra, speriamo di farcela”
Altri 67mila euro sarebbero destinati all’istituto Galilei di Voghera (Pavia). Qui il personale è molto ottimista: “I soldi non arrivano a noi ma alla provincia, eh! Comunque l’anno scorso abbiamo rifatto l’impianto di riscaldamento e ora bisogna ripristinare la palestra a cielo aperto. I progetti sono previsti per settembre”. Non crede che sia un po’ tardi? “Confidiamo”.

Campania: “Abbiamo ‘vinto’ 150mila euro, ma non ci arriva nulla”
In Campania, a vincere il progetto per interventi di piccola entità sono 4.427 scuole, come quella di San Cipriano D’Aversa. “Noi avevamo avuto all’inizio cinque finanziamenti. Al momento ci hanno detto che abbiamo avuto accesso solo a quelli per le scuole elementari. Di soldi ne abbiamo ‘vinti’ 57mila in una tranche e altri 95mila nella seconda. Ma ancora non ci arriva nulla. Per ora gli unici soldi pubblici che abbiamo sono quelli dei finanziamenti dell’Unione Europea di un bando del 2010. E pensi che ci sono arrivati solo l’anno scorso, tre anni dopo!”

Sicilia: “Siamo bloccati, non possiamo riparare niente”
Anche in Sicilia di soldi, almeno negli istituti contatti dal Fatto, neanche l’ombra. Come nel Plesso Santa Lucia di Enna, che ha ottenuto un piccolo finanziamento di 13mila euro. “I soldi non sono arrivati. Noi dovremmo ristrutturare palestra e auditorium, ma per ora non possiamo fare niente”.

“Il tetto? Ce l’ha pagato il Comune per fortuna”
Sono questi i racconti di chi ogni giorno vede con i propri occhi le necessità di milioni di studenti. Intanto le scuole italiane continuano a essere vecchie e fatiscenti come ha raccontato l’ultimo rapporto Censis. E lo sanno bene i dirigenti delle scuole diventate di interesse comune solo nel momento in cui sono avvenute delle tragedie. Come la scuola materna Duca D’Aosta (Torino) dove a marzo scorso un muro è crollato e fortunatamente non c’è stato nessuno ferito. “È stato fatto un intervento al tetto – spiega una funzionaria della scuola – pagato però dal Comune. Per quanto riguarda i soldi stanziati dal governo, è arrivata una prima comunicazione per tre plessi, poi una seconda solo per uno: la scuola elementare. Noi di concreto non abbiamo visto niente. Di questo bando #scuolebelle noi non facciamo parte, ma dal ministero ci hanno detto che c’è comunque un budget”. E rassegnata conclude: “Non so fino a che punto bello vuol dire funzionale”.

Il governo: “State tranquilli, il denaro arriverà a fine mese”
Di questa situazione abbiamo chiesto conto al sottosegretario all’istruzione, Roberto Reggi, che spiega la mancanza di denaro nelle casse delle scuole così: “Il meccanismo di finanziamento va direttamente dal Miur al dirigente scolastico che fa l’ordinativo. Questo per quanto riguarda le #scuolebelle. I soldi quindi arriveranno quando le ditte fattureranno, ossia a fine di agosto. Per quanto riguarda il progetto #scuolesicure, dal Cipe abbiamo aggiornato la scadenza entro la quale comuni e province posso aggiudicarsi gli appalti. Hanno tempo fino alla fine dell’anno per appaltare i lavori. In questo caso, il denaro arriverà a gennaio 2015 a sindaci e presidenti di provincia. Inoltre stiamo attivando, ad esempio con la Cassa depositi e prestiti, altri investimenti che saranno disponibili l’anno prossimo”. Ma non erano 3 miliardi e mezzo i soldi promessi? “Certo, ci arriveremo a quella cifra. Ci sono anche altri finanziamenti e decreti che verranno fatti entro il 2015”.

Esodati della scuola: la parola agli insegnanti

da Il Fatto Quotidiano

Esodati della scuola: la parola agli insegnanti

 di

Cari lettori, un insegnante a me vicino per rapporti parentali e personali mi ha sensibilizzato sulla questione “quota 96“, cioè a dire su un gruppo di docenti della Repubblica che sta subendo una serie progressiva di beffe in nome delle coperture finanziarie e delle scelte di politica economica degli ultimi tre governi (Monti, Letta e Renzi). Ciò che appare realmente pregiudizievole dei diritti civili è questa sorta di “gioco delle aspettative” che lo Stato fa nei confronti di una categoria di cittadini che appaiono come sudditi da trattare secondo la libera volontà del sovrano piuttosto che persone da rispettare, se non altro con riferimento ad un dato fondamentale dell’esistenza: i programmi di vita che costoro hanno deciso liberamente di assumere per il proprio futuro.

Modificare e rimodificare la legislazione in merito al pensionamento, non per i nuovi entrati, ma per coloro che si trovano nella condizione di essere prossimi all’uscita dal lavoro, vuol dire infatti “usare” la loro vita nel senso di farsi beffa di quelli che sono i progetti di ciascuno rispetto al proprio futuro. In questo senso l’amico Giovanni dice bene quando sostiene che in questo fantozziano tira e molla c’è una violazione dei diritti costituzionali, almeno in quella forma di “diritti inviolabili” (art. 2 Cost.) che a buon titolo può contenere anche il diritto a progettare il proprio futuro prossimo, dopo una vita di lavoro votata alla crescita delle giovani generazioni. Giovanni, con limpida chiarezza mi scrive quanto segue ed io ci tengo che il suo scritto sia a vostra disposizione affinché, sul punto, sia finalmente fatta un’informazione corretta.

“Sono Giovanni Citterio, nato nel marzo 1952, insegnante, appartenente a “quota 96″. Questo gruppo di 4000 insegnanti è stato, questa estate, al centro dell’attenzione dei media per la mancata approvazione, al Senato, dell’emendamento che consentiva il sospirato pensionamento negatoci dalla riforma Fornero del dicembre 2011. Su di noi sono state dette e scritte molte inesattezze che hanno contribuito a creare nell’opinione pubblica giudizi sbagliati facendoci passare per privilegiati e fannulloni. Alcune precisazioni: “quota 96″ è esclusivamente per il settore scuola e non per altri settori in quanto solo per noi l’unica finestra di uscita dal lavoro è il primo settembre. Cadono così tutte le eccezioni che ci possano essere emulazioni da parte di altre categorie. Il nostro non è un prepensionamento, anzi è un post pensionamento di due anni rispetto al diritto maturato nell’a.s. 2011/2012. L’errore tecnico commesso dal Ministro Fornero è riconosciuto da tutti: dai partiti ai sindacati, dal Miur, dalla stessa ex ministra, ma nessuno rimedia a questa profonda ingiustizia. Con l’inserimento dell’emendamento nel pacchetto di riforme della Pa sembrava finalmente conclusa positivamente la nostra fantozziana vicenda, ma ecco l’ennesima beffa. Traditi sull’altare delle coperture e di Cottarelli. Questa ennesima ingiustizia non colpisce solamente noi di “quota 96″ ma tutti i cittadini che credono ancora nel rispetto dei diritti sanciti dalla Costituzione e credono che sia compito della politica correggere errori ed iniquità. Renzi ha anticipato che ci sarà un provvedimento che riguarderà la scuola e che tratterà anche “noi” ma indiscrezioni dicono che sarà possibile uscire dal lavoro con penalizzazioni. Un assurdo. Oltre al danno, la beffa. Pregiudizi e qualunquismo penalizzano ingiustamente la nostra categoria. Non chiediamo privilegi ma solo il rispetto di un nostro diritto. Grazie per l’attenzione e per il contributo ad una corretta informazione”.

Grazie Giovanni per la chiarezza.

Così sarà la nuova scuola: informatica dalla primaria, maturità in inglese

da Corriere.it

Così sarà la nuova scuola: informatica dalla primaria, maturità in inglese

Dal debutto del nuovo sistema di valutazione nazionale al rilancio di storia dell’arte, musica e geografia

di Valentina Santarpia

Inglese, geografia, storia dell’arte, musica, ma anche programmazione informatica (fin dalle elementari) e connessioni internet super veloci. La scuola in arrivo per gli studenti italiani è un mix di tradizione e novità, di innovazione spinta e forte legame con il territorio e con il made in Italy. Alcuni progetti hanno preso forma nei mesi scorsi e sono pronti a diventare realtà da settembre, molti altri sono in divenire e, sotto la spinta propulsiva del premier Matteo Renzi, che venerdì scorso ha incontrato il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini per fare il punto, prenderanno corpo in un provvedimento ad hoc atteso per la fine di agosto: «Inizieremo con un percorso di radicale riflessione sulla scuola, con particolare attenzione alla scuola media, all’autonomia e al rapporto formazione/lavoro», ha annunciato il presidente del Consiglio in una lettera inviata ai parlamentari di maggioranza. E domenica, incontrando gli scout, ha ribadito il concetto: «L’Italia dei prossimi anni non dipenderà dalle slide sulla crescita, +0,1 o -0,1: dipenderà da come cambieremo la scuola. E la scuola non la può cambiare il presidente del Consiglio o il ministro, la devono cambiare le famiglie, gli studenti, i professori».
Il premier conta sull’effetto annuncio a fine mese, ma i temi in ballo sono noti: la questione del ricorso abnorme ai precari della scuola che si sono impelagati in una guerra tra poveri (precari del Sud contro precari del Nord Italia), la regolazione a cadenza biennale dei concorsi, il potenziamento di alcune materie di studio e dei percorsi scuola-lavoro per cercare di far fronte all’angosciante tasso di disoccupazione giovanile del nostro Paese (43,7%). Per il pacchetto atteso entro la fine dell’estate il presidente del Consiglio ha detto che stanzierà un miliardo di euro. Parlando con gli scout, ha spiegato che una parte del risparmio derivante dall’efficientamento energetico della rete nazionale sarà devoluto proprio alla scuola. Questi giorni di «vacanza» serviranno al premier a fare i conti, per capire come le novità elaborate possano essere messe in atto senza ignorare i moniti del ministero dell’Economia. Ma intanto la macchina ha già cominciato a scaldare i motori: all’insegna del mantra «innovazione, autonomia, equità e merito».

La carta di identità delle scuole

Il nuovo sistema di valutazione nazionale delle scuole è stato approvato nella primavera del 2013: ma è solo da settembre che entrerà in vigore. Non si tratta di un mero strumento burocratico ad uso e consumo degli addetti ai lavori, ma di un efficace supporto per completare l’Invalsi, quello che ormai nel gergo viene identificato come il quizzone per gli studenti di II e V elementare, III media e II superiore. Con l’avvio ufficiale, ogni istituto avrà una vera e propria scheda, utile a delinearne caratteristiche, punti forti e deboli: una sorta di «carta di identità». «Si tratta di una faccia innovativa della valutazione, che potrà favorire la responsabilizzazione delle scuole», spiega il presidente dell’Invalsi, Annamaria Ajello. E sempre l’istituto di valutazione sarà protagonista della rivoluzione delle scuole medie: l’obiettivo, su cui sta lavorando un pool di matematici e linguisti, è arrivare a definire quali sono le competenze imprescindibili dei ragazzi alla fine della terza classe della scuola secondaria di primo grado.

Insegnanti: concorso e precari

Non sono ancora state pubblicate le graduatorie definitive del concorso voluto da Francesco Profumo, il primo dopo 14 anni, che già il ministro Stefania Giannini mette a punto un nuovo bando: sarà emanato nel 2015, e dovrebbe dare un’ulteriore «svecchiata» all’organico degli insegnanti, che in media hanno 49 anni (i più anziani tra i Paesi industrializzati, secondo l’Ocse). Intanto, a settembre entrano in ruolo 28.781 docenti (di cui 13 mila di sostegno) e 4.599 collaboratori tecnico-amministrativi: secondo la Cgil, si tratta di numeri (pari solo al turnover, al ricambio) molto inferiori alle disponibilità di posti. È la solita, annosa questione dello sdoppiamento fra organico di diritto e organico di fatto, docenti assunti e precari.
La soluzione? Profumo l’aveva disegnata, Renzi la sta masticando da mesi, e potrebbe prendere forma con la creazione di un unico organico funzionale, ovvero un corpo di insegnanti (tutti con contratto a tempo indeterminato) che è a disposizione di qualsiasi scuola facente parte di una rete. Così si eviterebbe il ricorso massiccio a supplenti: sono 150-160 mila i precari, un numero abnorme che non a caso è finito nel mirino della Corte di Giustizia europea.

Istituti aperti al pomeriggio

La scuola Di Donato a Roma resta aperta dalle 7 alle 22, anche sabato e domenica: oltre alle lezioni, si fanno compiti, sport, musica, attività ricreative. A gestire il tutto sono le associazioni di genitori, che tengono anche i conti delle spese di gestione. Questo è solo uno dei modelli di scuola aperta il pomeriggio, di cui si discuterà in un forum che si terrà a ottobre a Firenze, organizzato dal Miur proprio per valutare tutte le esperienze virtuose sparse per l’Italia. Il vero nodo restano le risorse: se le Province sono state colpite da tagli per nove miliardi, e da Genova a Bari tremila istituti non hanno i fondi per garantire la sicurezza e il riscaldamento delle aule, è difficile immaginare come sostenere i costi di un’apertura prolungata.

Meno tablet e più reti

Tablet e lavagne multimediali interattive (Lim): sembrava fino a due anni fa che questa fosse la rivoluzione informatica sui banchi. Invece adesso la piattaforma Scuola digitale langue e con i 121 milioni di euro di investimenti abbiamo solo il 32% di scuole provvisto di Lim o proiettore interattivo, il 25% delle scuole secondarie di primo grado che navigano ad alta velocità, 7,8 studenti per ogni computer. Le «classi 2.0» sono 416 su 323.605, le scuole 14 su 22.600 sedi. È chiaro che il governo sta facendo un passo indietro: non sono previsti più stanziamenti per l’acquisto di strumenti, che rischiano di diventare obsoleti in pochi anni. Ma si investe sulla connessione internet veloce. Sono 973 le scuole che hanno partecipato al bando per attivare una rete wireless, per un totale di quasi quattro milioni di euro in due anni tra il 2013 e 2014. Gli investimenti proseguiranno in questa direzione. Ma anche sul fronte della formazione, fin dalle più tenere fasce d’età: da settembre sarà sperimentato nelle scuole il coding , ovvero una piattaforma sul modello americano di code.org – usato negli Stati Uniti da oltre venti milioni di ragazzi e sponsorizzato anche da Barack Obama – per l’insegnamento dei primi rudimenti di programmazione informatica.

Il sostegno cerca rinforzi

Se gli insegnanti sono (spesso) precari, quelli di sostegno lo sono di più: ogni anno un ragazzo disabile rischia di trovarsi con un assistente diverso. Attualmente il rapporto è di un insegnante di sostegno ogni due studenti in difficoltà. «Qui qualcosa dovrebbe veramente cambiare – annuncia la senatrice Francesca Puglisi, membro della commissione Istruzione -. Nel triennio 2013-2015 bisognava stabilizzare oltre 26 mila insegnanti di sostegno: nel 2013 ne sono stati immessi già 4.447, ma è dal 1° settembre 2014 che ne verranno messi in ruolo 13.342. Altri 8.895 aspetteranno l’anno prossimo. A questi andrebbero aggiunti 3.009 posti vacanti, che vanno assunti con un nuovo piano. Ma è fondamentale che agli alunni disabili sia garantita professionalità e soprattutto continuità didattica».

La maturità (anche) in lingua straniera

Costa ogni anno 80 milioni, fagocitando una bella fetta del Mof, il fondo per gli istituti (che quest’anno è di 483 milioni di euro), e vanta un incredibile 99,2% di promossi: ma per ora di abolire l’esame di maturità non se ne parla. E anzi, quest’anno entra in vigore il nuovo esame di Stato. Cosa cambierà? La seconda prova, soprattutto, che sarà «asciugata» rispetto alla mole di materie adesso prese in considerazione: è l’effetto della limatura Gelmini. Nei primi giorni di settembre arriverà un decreto per definire tutti i dettagli, tra cui il Clil (Content and language integrated learning ), ovvero l’insegnamento in lingua straniera di una materia dell’ultimo anno della scuola secondaria superiore che sarà portata alla maturità. Un’altra novità per l’esame sarà la tesina, che sarà considerata meno importante ai fini della valutazione, mentre verrà data più dignità ai percorsi fatti: ad esempio, nel caso degli istituti tecnici i periodi di apprendistato del quarto e quinto anno di scuola superiore diventano credito per l’esame.

Geografia, arte e musica

Era stata massacrata dalla riforma Gelmini, che l’aveva eliminata da tutti gli istituti professionali e dai tecnici (escluso l’indirizzo economico) e ridimensionata nei licei, dove era stato creato il «monstrum» geostoria, con tre ore settimanali al posto delle quattro per le due discipline. Dal prossimo anno scolastico, invece, la geografia torna in tutti i tecnici e i professionali, in prima o in seconda, per un’ora alla settimana. E dovrebbe essere solo l’apripista di una serie di materie che potrebbero tornare in auge: dopo le proteste e le raccolte di firme, anche la storia dell’arte e la musica – come prevede un protocollo tra ministero dell’Istruzione e quello dei Beni culturali – saranno rilanciate, con progetti per valorizzare l’educazione alla tutela del paesaggio e l’avvicinamento dei giovani al patrimonio culturale e all’arte contemporanea. I soldi? Secondo una stima del ministro Giannini, solo per la storia dell’arte ci vorrebbero 25 milioni.

Belle, sicure e nuove: ma anche pulite?

#Scuolebelle, #Scuolesicure, #Scuolenuove: questi sono gli hashtag lanciati da Renzi per pubblicizzare il piano da oltre un miliardo di euro che dovrebbe restituire dignità estetica ai nostri istituti fatiscenti. Con 21.230 edifici coinvolti, il piano dovrebbe portare entro l’anno prossimo una scuola italiana su due ad avere edifici più belli, sicuri e nuovi. Ma sul fronte della pulizia, cosa ci aspetta? Dopo il caos scoppiato l’anno scorso in Veneto e in altre regioni del Nordest, quest’inizio di anno scolastico potrebbe essere problematico in Campania e Calabria, che sono le uniche due regioni che a distanza di un anno non sono ancora riuscite ad assegnare il bando per le pulizie a una ditta esterna attraverso la piattaforma per gli appalti della pubblica amministrazione Consip. Ma non è detto che anche altrove il meccanismo si inceppi.

Viva la scuola pubblica e imperfetta

da la Repubblica

Viva la scuola pubblica e imperfetta

di Marco Lodoli

PER fortuna in Italia il precettore privato non è ancora arrivato, e speriamo che non arrivi mai, sarebbe davvero un gesto di sfiducia definitiva verso la condivisione del sapere e la bellezza di crescere insieme ai propri coetanei. Sarebbe un assurdo atto di separazione e di egoismo che nulla ha a che fare con la cultura.
Certo, i ricchi di nuovo hanno preso il largo, iscrivono i loro rampolli nelle scuole americane o tedesche, con i prati ben rasati e lo stemma dell’istituto ricamato sulle giacche blu. Si tengono lontani dalla scuola pubblica perché, in qualche modo, rappresenta e rispecchia il paese: è un qui e ora che li spaventa e al quale sperano di contrapporre un altrove privilegiato, dove non può e non deve entrare alcun disordine, alcun malessere. Il ricco nostrano considera decisive le relazioni che si stringono in una scuola che costa soldoni, perché è convinto che più della conoscenza contano le conoscenze. Passare cinque anni in classe con piccoli benestanti aiuterà suo figlio, più avanti si ritroverà nell’agenda una serie di numeri assai utili per sistemarsi al meglio su qualche panfilo vacanziero o in qualche banca londinese.
Isolare per anni il ragazzino in casa, faccia a faccia con un esigentissimo insegnante personale, sarebbe un errore madornale. Al somarello serve ben altro, serve un clan di prima classe che lo sostenga nella fortuna. Imparerà un po’ di inglese, farà sport insieme agli altri, frequenterà le giuste festicciole e stabilirà proficue complicità. L’importante è evitare la scuola pubblica, dove s’agita la vita vera, dove ci sono anche miserie, extracomunitari, tensioni, difficoltà, dove si studia per capire se stessi e il mondo. Né a casa da solo, né con tutti gli altri: meglio stare con pochi danarosi, pagare oggi una retta salata per ottenere domani una vita dolciastra.

Utilizzazioni, immissioni in ruolo e supplenze annuali: tutto in due settimane

da La Tecnica della Scuola

Utilizzazioni, immissioni in ruolo e supplenze annuali: tutto in due settimane

In una manciata di giorni verranno sottoscritti svariate decine di migliaia di decreti di assegnazione e di contratti individuali. Interessati docenti, dirigenti scolastici e personale Ata di ruolo e precari. L’esempio di Roma, dove si parte il 19 agosto. Un consiglio a tutti gli interessati: tenete sott’occhio i siti internet degli ex Provveditorati, le date indicate valgono come effettiva convocazione.

Da anni, anzi da decenni, si continua a dire che così non va. Però non cambia nulla. E si va avanti allo stesso modo: con i tempi ristrettissimi e a suon di ricorsi, figli spesso di decisioni prese dalle varie amminsitrazioni senza la necessaria ponderazione. Stiamo parlando del tour de force che uffici scolastici territoriali e Usr sono chiamati a mettere in atto negli ultimi dieci giorni di agosto e i primi di settembre.

Tra utilizzazioni, assegnazioni provvisorie, immissioni in ruolo e supplenze annuali – di docenti, dirigenti scolastici e personale Ata, di ruolo e precari – , in una manciata di giorni verranno sottoscritti svariate decine di migliaia di decreti di assegnazione e di contratti individuali.

Vale per tutti, il programma stilato in queste ore dall’Ambito territoriale di Roma, una delle realtà scolastiche italiane più diificili da gestire, per la presenza di un alto numero di scuole e lavoratori, di ruolo e precari, oltre che per la vastità del Comuni che abbraccia: martedì 19 agosto si portano a compimento le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie di tutti i cicli scolastici, attuando le necessarie rettifiche conseguenti anche ai ricorsi degli interessati; il giorno stesso, fino al 26, si effettueranno le assunzioni a tempo indeterminato per i vincitori di concorso (gli Ata devono attendere qualche guorno in più); da mercoledì 27 agosto si passerà alle immissioni in ruolo dei precari inseriti nelle GaE e (nel caso degli Ata) nelle cosiddette graduatorie dei ’24 mesi’; dal 3 settembre, infine, inizierà la “giostra” delle supplenze annuali (su posti vacanti) o sino alla fine dell’anno scolastico ( su posti liberi solo per un anno).

Tutti i docenti, dirigenti scolastici, amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici interessati alla mobilità di fine agosto, all’immissione in ruolo o a stupulare un contratto a tempo determinato attraverso gli Ambiti territoriali faranno bene, quindi, a tenere sotto controllo i siti internet della provincia dove sono collocati: sempre in queste ore, l’Usr del Lazio ha comunicato che gli Uffici Territoriali di Roma, Latina, Viterbo, Rieti e Frosinone, nei prossimi giorni “pubblicheranno sui rispettivi siti Web nelle Sezioni Albo Istituzionale On Line e News o In Evidenza o Titolo Simile i calendari di convocazione (sia per il concorso ordinario sia per le graduatorie a esaurimento) per l’individuazione per la stipula del contratto di lavoro a tempo indeterminato. La convocazione avverrà ad ogni effetto di legge esclusivamente tramite il citato calendario”.

Quindi il consiglio è: occhi aperti, le convocazioni non possono sfuggire!

Più ore di lavoro a parità di stipendio? No grazie

da La Tecnica della Scuola

Più ore di lavoro a parità di stipendio? No grazie

L’aumento di orario di lavoro a parità di stipendio è un tormentone che va avanti da almeno due anni. Pare che Renzi e Giannini vogliano riprovarci. Difficile che possano riuscirci.

Il tentativo di aumentare i carichi di lavoro degli insegnanti senza un corrispondente aumento salariale è un tormentone che si tracina ormai da due anni.
I diversi ministri che si sono succeduti non sono ancora  riusciti ad attuarlo, ma il tema è sempre presente in agenda politica e ciclicamente qualcuno, anche in forme alternative, lo ripropone.
Ricordiamo il tentativo, poi naufragato inesorabilmente, del ex ministro dell’Istruzione Francesco Profumo che dalla sera alla mattina aveva disposto nella legge di stabilità 2013  l’aumento dell’orario di lavoro settimanale dei prof delle scuole secondarie, da 18 a 24 ore settimanali.
Il Governo Monti di cui Profumo faceva parte, con la legge di stabilità 2013 sferrava un preciso attacco al welfare e al lavoro pubblico.
Per quanto riguardava  la scuola, oltre alla decisione della proroga del blocco dei contratti fino a tutto il 2015 e degli scatti d’anzianità anche per l’annualità 2013, Francesco Profumo, sognando una scuola sempre aperta per tutta la giornata e per un anno intero, pensò di inserire la norma dell’aumento di un terzo dell’orario di lavoro dei prof della scuola secondaria a parità di salario.
Si trattava di obbligare i docenti delle scuole secondarie a lavorare 6 ore in più a settimana gratis et amore Dei. In buona sostanza un provvedimento, tentato e mai approvato,  le cui conseguenze sarebbero state maggiori carichi di lavoro per i docenti, la riduzione di migliaia di supplenze brevi, corsi di recupero svolti senza compenso accessorio.
A distanza di 2 anni con a capo del Governo Matteo Renzi e come responsabile del Miur Stefania Giannini, si tenta di riproporre la stessa cosa? Sembrerebbe proprio di si, anche se non si parla più di 24 ore ma più genericamente di aumento del carico di lavoro a parità di stipendio per tutti i docenti delle scuole di ogni ordine e grado.
In sostanza gli insegnanti italiani saranno chiamati a lavorare di più a parità di stipendio, questo è quello che potrebbe essere contenuto nella prossima legge di stabilità 2015. Siamo alle solite si tenta di aumentare il carico di lavoro dei docenti a parità di salario, per consentire risparmi cospicui su supplenze brevi e corsi di recupero. Ancora una volta appare lo spettro della violazione del contratto collettivo nazionale della scuola che perderebbe efficacia anche per quanto riguarda gli aspetti dell’orario di servizio e della retribuzione degli stipendi.
L’auspicio è che non si verifichi una cosa del genere e che si rispettino le norme contrattuali vigenti. Molti insegnanti dicono no all’aumento dei carichi di lavoro a parità di salario e pensano già a boicottare leggi che impongano l’obbligo di svolgere corsi di recupero o viaggi d’istruzione senza avere nessuna retribuzione per il lavoro aggiuntivo svolto. Ma come potrebbero boicottare i professori un obbligo di legge che prevede ore di lavoro in più all’interno dello stesso stipendio mensile? Qualcuno parla, ma forse più di qualcuno, del ritorno al 6 politico e per incanto nessuno studente avrà il debito scolastico e il bisogno di corsi di recupero. Per le supplenze brevi  che andranno a gravare sempre sulle spalle di chi è onnipresente si prevedono sindromi patologiche di stress acuto, che porteranno ad un innalzamento delle percentuali di malattie.
Insomma sembra che i prof non ci stiano a lavorare di più senza avere la giusta ricompensa. E poi che merito sarebbe questo? Attendiamo la legge di stabilità convinti di trovare  norme eque, giuste e soprattutto rispettose del contratto scuola vigente.

Lucio Ficara

I fondi europei non spesi dalle Regioni dirottati sulle scuole

da La Tecnica della Scuola

I fondi europei non spesi dalle Regioni dirottati sulle scuole

Lo ha detto il premier Matteo Renzi, durante la conferenza stampa ai cantieri di Expo tenuta il 13 agosto: l’Italia ha speso i fondi strutturali peggio di come avrebbe potuto e per questa ragione il governo cercherà di cambiare il modello d’impiego. Ma il loro utilizzo avrà dei vincoli?

Far avere alle scuole tutte le risorse dei fondi strutturali europei che non vengono utilizzati dalle Regioni. Lo ha dichiarato il premier Matteo Renzi, durante la conferenza stampa ai cantieri di Expo tenuta il 13 agosto.

“Da palazzo Chigi – ha dichiarato Renzi – si è cominciato a togliere fondi europei alle Regioni che non li spendono e a metterli sulle scuole”. Secondo il presidente del Consiglio fino a oggi l’Italia “ha speso i fondi strutturali peggio di come avrebbe potuto” e per questa ragione “il governo cercherà di cambiare il modello (d’impiego, ndr) sui fondi strutturali”. “Mi fa piacere – ha concluso Renzi – che vi siate accorti che c’è un problema sui fondi strutturali”.

Se il presidente del Consiglio ha dichiarato la decisione di dirottare sull’Istruzione pubblica ingenti somme di denaro non può che fare piacere. A utenti e addetti ai lavori. Resta da capire su quali capitoli di spesa verranno assegnati i fondi europei non spesi dalle regioni. Sopratttutto viene da chiedersi se il loro utilizzo sia vincolato (ad esempio, solo sul versante della sicurezza scolastica e della costruzione di nuovi edifici) oppure libero.

Renzi: a settembre una sorpresa per la scuola

da La Tecnica della Scuola

Renzi: a settembre una sorpresa per la scuola

 Nella prossima manovra ci saranno 16 miliardi di tagli alla spesa. Ma per la scuola a settembre ci sarà una sorpresa

Il premier Matteo Renzi, in un’intervista a Millenium, ci tiene a ribadire che non ci sarà alcuna manovra aggiuntiva. “Lo rismentisco, noi l’abbiamo già fatta la manovra e abbiamo abbassato le tasse”.

Il presidente del Consiglio parla però di come sarà la manovra del prossimo anno.

“Il prossimo anno dobbiamo prendere 16 miliardi di riduzione della spesa per stare dentro il 3 per cento” di rapporto tra deficit e Pil “che noi vogliamo rispettare. Per arrivare a questa cifra di solito lo Stato alza le tasse. Ma questo meccanismo non si può continuare”

“Questo Paese – aggiunge – più o meno ha 800 miliardi di spesa pubblica. Sedici miliardi sono il 2 per cento. Cioè come venti euro per una famiglia che guadagna mille euro. Il due per cento si trova agevolmente. Ma il punto è capire dove mettiamo i soldi perché’ su alcune voci come la scuola e gli insegnanti bisogna mettere più soldi. Bisogna scommettere. E su questo ci sarà una sorpresa a settembre”.

E siccome le sorprese possono essere ambivalenti, nel senso anche del togliere e levare, come del resto la scuola ormai è abituata a sopportare, speriamo solo che questa volta sia ad aggiungere e sommare. Sicuramente settembre è anche il mese della transumanza, come D’Annunzio cantava, per cui dovrebbe Renzi ridiscendere in maremma per traviare pascoli più abbondanti. Lo seguiremo col campanaccio.

Docenti, più assunti dal concorso 2012 solo se lo scorso anno le graduatorie non furono pubblicate

da La Tecnica della Scuola

Docenti, più assunti dal concorso 2012 solo se lo scorso anno le graduatorie non furono pubblicate

Attraverso la nota n. 2595, il capo dipartimento Miur, Luciano Chiappetta, chiarisce che la maggiorazione di posti da assegnare a questo genere di aspiranti alle imminenti immissioni in ruolo, avverrà solo nei casi in cui nel 2013 non furono sottoscritti i contratti a tempo indeterminato a seguito della mancata pubblicazione dei vincitori e idonei entro il 31 agosto. Come nel Lazio e in Toscana.

Il ministero dell’Istruzione cerca di fare chiarezza sulla scelta dei docenti da immettere in ruolo, in particolare sui dubbi crescenti in merito allo scorrimento delle graduatorie dei vincitori di concorsi o risultati idonei in occasione dell’ultimo “concorsone” del 2012. Attraverso la nota prot. n. 2595, per il momento reperibile solo attraverso fonti sindacali, il capo dipartimento Miur, Luciano Chiappetta, spiega che la maggiorazione di posti da assegnare a questo genere di aspiranti alle immissioni in ruolo, avverrà solo nei casi in cui lo scorso anno non furono sottoscritti i contratti a tempo indeterminato a seguito della mancata pubblicazione della graduatoria (entro il 31 agosto 2013) di chi superò le prove selettive. Un caso che riguarda, ad esempio, la regione Lazio (per tutte le classi di concorso) e la Toscana (per un parte).

Il chiarimento risultava necessario, poiché nei giorni scorsi dagli uffici periferici dell’amministrazione erano state fornite delle versioni non affatto omogenee.

“Facendo seguito alla nota prot. n. 8004 dell’8 agosto 2014 – chiarisce il Miur con la nota n. 2595 – , si ribadisce che eventuali recuperi devono essere effettuati solo nelle ipotesi delle graduatorie del concorso di cui al DDG 82/2012 non pubblicate entro il 31 agosto 2013. Ciò in quanto relativamente ai concorsi del 1990 e 1999 l’equilibrio era stato raggiunto nel corso degli anni di vigenza dei predetti concorsi e, a tutto il 2012 non era stata prospettata, all’amministrazione centrale del Miur alcuna situazione di eventuale squilibrio”.

Giannini: renderei obbligatorio l’Erasmus

da tuttoscuola.com

Giannini: renderei obbligatorio l’Erasmus

Per Stefania Giannini, intervenuta in occasione del festival ‘Versiliana’ a Pietrasanta (Lucca), un giovane dovrebbe risiedere all’estero per un periodo di almeno sei mesi per acquisire conoscenze, lingua e coscienza europea, che deve essere rafforzata. “Dopo moltissimo tempo – ha detto il ministro in relazione ai fondi stanziati dal Governo per la scuola – si torna ad investire nell’istruzione. E’ una scelta politica forte

Perciò “il fondo che ogni anno il Miur assegna alle università sarà quest’anno con una quota più sensibilmente assegnata a chi fa meglio e a chi fa peggio. Questa si chiama valutazione e premialità. Altrimenti la valutazione rimane un bell’esercizio di stile che però non si traduce in realtà”.

Il ministro, a proposito di Erasmus, ha detto anche che “Se avessi la bacchetta magica, lo renderei obbligatorio, come il servizio militare”. In effetti, solo se si crea “una mobilità vera, regolare e di sistema e non occasionale (…) l’Europa domani sarà una realtà sulla quale non ci sarà nemmeno bisogno di fare retorica”.

 

Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 188

Gazzetta Ufficiale

Serie Generale
n. 188 del 14-8-2014

Sommario

DECRETI, DELIBERE E ORDINANZE MINISTERIALI

MINISTERO DELLA DIFESA

 


DECRETO 26 giugno 2014


Aggiornamento annuale delle paghe nette giornaliere spettanti, a
decorrere dal 1° luglio 2014, agli allievi delle scuole militari.
(14A06452)

 

 

Pag. 1

 

 

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

 


DECRETO 1 luglio 2014


Criteri e modalita’ per assicurare la gestione del programma di
agevolazioni a favore delle micro, piccole e medie imprese italiane
per la valorizzazione economica dei disegni e modelli industriali.
(14A06450)

 

 

Pag. 1

 

 

 


DECRETO 7 luglio 2014


Revoca del commissario liquidatore della «Societa’ Cooperativa
Edilizia S. Domenico a r.l.», in Torre Annunziata. (14A06312)

 

 

Pag. 3

 

 

 


DECRETO 7 luglio 2014


Revoca del commissario liquidatore della «SV.ED.IT. – Sviluppo
Edilizio Italiano – Societa’ Cooperativa Edilizia a r.l.», in Napoli.
(14A06313)

 

 

Pag. 3

 

 

 


DECRETO 7 luglio 2014


Sostituzione del commissario liquidatore della «Ibiscus societa’
cooperativa edilizia a responsabilita’ limitata», in San Giorgio a
Cremano. (14A06314)

 

 

Pag. 4

 

 

DECRETI E DELIBERE DI ALTRE AUTORITA’

AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO

 


DETERMINA 22 luglio 2014


Riclassificazione del medicinale per uso umano «Sinvacor»
(simvastatina), ai sensi dell’articolo 8, comma 10, della legge 24
dicembre 1993, n. 537. (Determina n. 787/2014). (14A06426)

 

 

Pag. 5

 

 

 


DETERMINA 31 luglio 2014


Riclassificazione del medicinale per uso umano «Esmya» (ulipristal
acetato), ai sensi dell’articolo 8, comma 10, della legge 24 dicembre
1993, n. 537. (Determina n. 805/2014). (14A06424)

 

 

Pag. 6

 

 

 


DETERMINA 31 luglio 2014


Riclassificazione del medicinale per uso umano «Selincro»
(nalmefene), ai sensi dell’articolo 8, comma 10, della legge 24
dicembre 1993, n. 537. (Determina n. 804/2014). (14A06425)

 

 

Pag. 7

 

 

 


DETERMINA 31 luglio 2014


Modalita’ e condizioni di impiego dei medicinali a base di imiquimod.
(Determina n. 847/2014). (14A06428)

 

 

Pag. 8

 

 

 


DETERMINA 31 luglio 2014


Regime di rimborsabilita’ e prezzo di vendita del medicinale per uso
umano «Optisulin» (insulina glargine). (Determina n. 832/2014).
(14A06429)

 

 

Pag. 11

 

 

 


DETERMINA 31 luglio 2014


Riclassificazione del medicinale per uso umano «Ferlixit» (gluconato
ferrico sodico), ai sensi dell’articolo 8, comma 10, della legge 24
dicembre 1993, n. 537. (Determina n. 830/2014). (14A06430)

 

 

Pag. 15

 

 

AUTORITA’ NAZIONALE ANTICORRUZIONE

 


DETERMINA 29 luglio 2014


Problematiche in ordine all’uso della cauzione provvisoria a
definitiva (articoli 75 e 133 del Codice). (Determina n. 1).
(14A06423)

 

 

Pag. 16

 

 

ESTRATTI, SUNTI E COMUNICATI

AGENZIA PER LA RAPPRESENTANZA NEGOZIALE DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI

 


COMUNICATO


CCNL relativo al reperimento delle risorse da destinare per le
finalita’ di cui all’articolo 8, comma 14, del decreto-legge n.
78/2010 e dell’articolo 4, comma 83, della legge n. 183/2011 ed al
recupero dell’utilita’ dell’anno 2012 ai fini dell’anzianita’
necessaria alla maturazione degli scatti stipendiali del personale
del comparto Scuola. (14A06465)

 

 

Pag. 21

 

 

 


COMUNICATO


CCNL relativo al riconoscimento al personale ATA del comparto Scuola,
dell’emolumento una-tantum avente carattere stipendiale di cui
all’articolo 1-bis del decreto-legge 23 gennaio 2014, n. 3,
convertito con modificazioni dalla legge 19 marzo 2014, n. 41.
(14A06466)

 

 

Pag. 25

 

 

MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

 


COMUNICATO


Esclusione dalla procedura di valutazione di impatto ambientale del
progetto di installazione di due tettoie fisse per coprire dei
serbatoi presso l’area serbatoi GVR modulo 1 e modulo 2 della
centrale termoelettrica di Sparanise. (14A06427)

 

 

Pag. 28

 

 

MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

 


COMUNICATO


Proposta di riconoscimento della indicazione geografica protetta
«Asparago di Cantello». (14A06432)

 

 

Pag. 28

 

 

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

 


COMUNICATO


Avvio del procedimento di scioglimento per atto dell’autorita’, senza
nomina del commissario liquidatore, di n. 220 societa’ cooperative
aventi sede nelle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Lazio e
Puglia. (14A06431)

 

 

Pag. 30

 

 

 


COMUNICATO


Comunicato riguardante la pubblicazione del decreto 3 luglio 2014
recante «Approvazione della guida al risparmio di carburante ed alle
emissioni di CO2 , ai sensi dell’articolo 4, D.P.R. 17
febbraio 2003, n. 84, riguardante il regolamento di attuazione della
direttiva 1999/94/CE concernente la disponibilita’ di informazioni
sul risparmio di carburante e sulle emissioni di CO2 da
fornire ai consumatori per quanto riguarda la commercializzazione di
autovetture nuove». (14A06467)

 

 

Pag. 38

 

 

REGIONE TOSCANA

 


COMUNICATO


Approvazione delle ordinanze n. 29 del 15 luglio 2014 e n. 30 del 16
luglio 2014 (14A06451)

 

 

Pag. 38