Renzi e Giannini ascoltate le mamme

RENZI E GIANNINI ASCOLTATE LE MAMME di Umberto Tenuta

CANTO 240− COME LE MAMME (ED I PAPà) VOGLIONO LA SCUOLA

Ecco in 10 PUNTI come (le mamme) vorrebbero la scuola

v    Edifici scolastici meno fatiscenti e più a norma

v    Istituti con all’interno biblioteche e strumenti multimediali al passo con i tempi

v    Professori più preparati, innovativi e che sappiano seguire i ragazzi anche dal punto di vista pedagogico e non solo didattico

v    Meno libri e più frequenti attività extrascolastiche, non necessariamente legate al classico programma didattico

v    Studiare materie e argomenti che abbiano uno stretto legame con l’attualità

v    Avere un maggiore confronto con gli insegnanti, non solo durante i colloqui

v    Maggiori approfondimenti legati all’arte

v    Approfondire l’Informatica più dal punto di vista pratico

v    Studiare la Geografia più dal punto di vista culturale e politico

v    Concentrarsi meglio sullo studio delle lingue straniere parlate

(Link: https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=47169 )

 

Il diritto e il dovere di educare ed istruire i propri figli è riconosciuto ai genitori dalla Carta Costituzionale.

Nessun altro, nemmeno lo Stato, può attribuirsi questo diritto, come purtroppo è avvenuto negli Stati totalitari, dal Comunismo al Nazismo al Fascismo, con le nefaste conseguenze che tutti dovremmo ricordare.

Lo Stato deve solo rendere possibile l’esercizio di questo diritto.

Se così è, come sembra evidente da una semplice lettura della Costituzione Italiana Repubblicana, allora le conseguenze possono essere così riassunte:

v    I genitori provvedono all’educazione ed all’istruzione dei propri figli:

  • Direttamente
    • Scuola paterna
    • Tramite scuole che rispondono alle loro scelte religiose, ideologiche, culturali
  • Indirettamente
    • Tramite la scuola statale

Mentre fino al 1974 lo Stato Italiano ha provveduto al funzionamento delle scuole statali secondo ordinamenti e programmi emanati dal Parlamento e dal Governo, con i Decreti delegati di cui al dpr 274/1974, in base alla Legge delega nº 477 del 30 luglio 1973, viene prevista la partecipazione dei genitori e della società tutta alla gestione della scuola.

I successivi Programmi didattici, e in modo particolare, gli Orientamenti educativi per la Scuola dell’infanzia del 1991 delineano abbastanza bene gli spazi di questa partecipazione.

Comunque, al di là delle norme finora emanate, il Nuovo Governo presieduto da Matteo Renzi, se vuole davvero cambiar verso anche alla Scuola, ha la possibilità e il dovere di ascoltare la voce più esperta di ogni scienza, qual è la voce delle mamme.

Sono esse, soprattutto esse, che nei primi sei anni di vita dei loro figli, ne curano e ne orientano la formazione.

Quale assurdità sarebbe quella di una scuola del diritto all’educazione che non continuasse −seppure con tutte le integrazioni concordate− sulla strada dei loro orientamenti educativi?

Purtroppo permangono e imperano ancora i retaggi di una educazione statalista che risale alla Riforma gentiliana del 1923.

Ora è tempo di cambiare.

Cambiar verso alla scuola si deve!

Ed ecco la Mamme venirci incontro con le loro sagge considerazioni.

1°) Edifici scolastici meno fatiscenti e più a norma

E ce lo debbono dire le mamme che i loro figli escono la mattina dalle loro case pulite e pinte e si trovano in squallide grige aule, spesso con pericoli gravi incombenti

2°) Istituti con all’interno biblioteche e strumenti multimediali al passo con i tempi

Oddio, l’invito alla lettura ora ci viene dalle mamme!

Non è più la scuola che fa nascere l’amore della lettura.

E gli strumenti multimediali che le mamme hanno già comprato ai loro piccini mancano nelle scuole.

Tablet Tablet Tablet… materni Tablet!

3°) Professori più preparati, innovativi e che sappiano seguire i ragazzi anche dal punto di vista pedagogico e non solo didattico

Per carità, per amore ed onore di una nobile professione, che alcuni hanno osato chiamare missione, non lasciatevi scoprire impreparati al vostro compito formativo, o Professori!

E se finanche i genitori si sono aggiornati ai nuovi tempi, non restate laudatores temporis acti!

Genitori ed OCSE si trovano d’accordo.

E la Ministra Giannini?

Deve ancora perder tempo per fare una consultazione?

Certo, le Mamme non hanno proprietà linguistica, ma che vuole capisce bene il significato di ”anche dal punto di vista pedagogico e non solo didattico”.

Pedagogico: accompagnare i giovani per le strade della conoscenza e dell’esperienza di vita, come gli antichi pedagoghi già a Roma facevano.

Didattico: in linguaggio forbito vuol dire lezioni, spiegazioni, riassunti, compiti per casa

4) Meno libri e più frequenti attività extrascolastiche, non necessariamente legate al classico programma didattico

Quante pagine offrono i libri di testo e quante ne possono leggere gli studenti in orario extrascolastico, rinunciando al sonno ed ai sogni?

Fiumi d’inchiostro, o buon Petracchi, sulle attività extrascolastiche!

In Grecia e a Roma, a Londra ed a Lisbona, come se il vecchio borgo non fosse ricco di antica storia, geografia, linguaggi, musiche ed arti.

5) Studiare materie e argomenti che abbiano uno stretto legame con l’attualità

Caro Luigi, le mamme ti compensano della trascuranza degli addetti ai lavori.

Esse hanno capito, sì, hanno capito che il passato è sempre visto con gli occhiali del presente!

Mica i nostri giovani debbono prepararsi a vivere con le tuniche ed i sandali!

6) Avere un maggiore confronto con gli insegnanti, non solo durante i colloqui

Leggetevi gli ORIENTAMENTI EDUCATIVI DEL 1991.

Confronto, fronte a fronte, alla pari, Docenti cari!

7) Maggiori approfondimenti legati all’arte

Arte, e dopo Storia dell’arte.

La Bellezza salverà il mondo.

Le mamme lo hanno capito.

8) Approfondire l’Informatica più dal punto di vista pratico

Saper scrivere, leggere e ricercare sul TABLET.

Poi, se vuoi, DOS e IOS!

9) Studiare la Geografia più dal punto di vista culturale e politico

Fiumi, Mari e Monti non ne promettete, o Professori!

Importa il confronto dei sentimenti, dei pensieri, delle arti, delle lingue dei popoli della terra.

Vivere debbono i giovani nel Villaggio globale!

10) Concentrarsi meglio sullo studio delle lingue straniere parlate

Oh, mamme, un bacione io voglio darvi!

In cucina e in camera da letto, voi avete fatto apprendere la vostra lingua come nessun’altra lingua sarà mai appresa.

Ma a scuola quando la smetterà la Professoressa di Francese di dire: BUONGIORNO, RAGAZZI CARI?

Lo so, Ministra Giannini, mica puoi licenziare la professoressa che conosce bene la regole grammaticali, sintattiche, fonologiche… della lingua spagnola, e meglio ancora quelle della lingua italiana!

 

Orsù, Mamme, fate la conta: tra mamme e papà, zie e nonne, parenti vicini e lontani, voi siete più numerosi dei professori.

Forse non conta il vostro diritto all’educazione dei vostri figli.

Ma conta, e quanto conta, il vostro voto alle e-lezioni!

 

Impara ad amare il prossimo tuo come te stesso

IMPARA AD AMARE IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO di Umberto Tenuta

CANTO 239 AMA IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO

Questo il supremo comandamento cristiano e kantiano.

Comandamento umano, semplicemente umano, per gli uomini di tutte le terre, di tutte le lingue, di tutti i colori.

Questa la MISSION DELLA SCUOLA!

Via gli steccati, via le barriere, via i muri, via i confini della nazioni, dei popoli, delle genti, dei credi culturali, religiosi e politici!

Non importa di chi siamo figli.

Siamo tutti scesi dall’albero.

Siamo tutti nella casa comune.

E tutti udiamo il ronzio dell’ape dentro il bugno vuoto di questo sperduto pianetino nell’infinito Universo.

Certo, siamo nati animali, homo homini lupus.

Ma siamo stati capaci di pensare che la massima della nostra condotta debba valere come principio di una legislazione.

Il NOSTRO GRANDE FRATELLO lo aveva già predicato nel deserto di Galilea…

Ma quelle voci sono lontane.

Occorre che la Scuola le faccia risentire.

Questa la mission della Scuola!

Far nascere uomini.

Il cucciolo dell’uomo di tutte le terre ha come destino la sua umanizzazione.

I figli di tutte le donne del mondo intero debbono riconoscersi fratelli ed amarsi l’un l’altro.

O Scuola, non lo dimenticare!

Non lasciarti affascinare dalle sirene incantatrici di illuministica memoria.

Non il sapere, non le piccole e grandi enciclopedie renderanno uomini i tuoi giovani figli di donna.

Ricordate Ulisse:

Nati non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza.

O Maestre, altro che libri di testo!

Ci vuole un Villaggio.

Ci vuole una Comunità scolastica.

Ci vuole una Società educante!

Ora che le vacanze volgono al termine, non immalinconitevi con inutili pensieri di Registri, Piani dell’offerta formativa, Programmazioni trimestrali, mensili, settimanali, quotidiane.

Programmazioni educative personalizzate…

E poi Valutazioni a non finire, settimanali, mensili, bimestrali, trimestrali, annuali.

No, Maestre, care.

La formazione di uomini dovete assicurare.

Uomini che si riconoscano nei loro fratelli, uomini che si amano come fratelli, nel segno di questa Croce.

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

«A scuola i nostri figli non imparano a scrivere in italiano»

da Corriere.it

il sondaggio tra le mamme

«A scuola i nostri figli non imparano a scrivere in italiano»

Il sito «Libreriamo»: strutture fatiscenti e poche atttività extra. Meno libri e più pratica

di Redazione Scuola

Secondo le mamme a scuola non si impara l’italiano. Troppa letteratura, poca lingua parlata, «questa materia va rivista perché bisogna che alla fine del percorso i ragazzi possano saper scrivere correttamente». Lo pensa quasi una mamma su due (il 45%) secondo l’indagine condotta da Libreriamo, la piazza digitale fondata dal sociologo Saro Trovato, che ha coinvolto circa 800 mamme italiane tra i 30 e i 60 anni, in una ricerca condotta con il metodo WOA (Web opinion analysis).

La scuola che vorrei

Più spazio alla pratica e all’attualità e meno alla teoria, avere strutture meno fatiscenti e maggiormente attrezzate, rendere la lettura un piacere per gli alunni e non un obbligo. Sono alcune delle caratteristiche principali della scuola ideale che le mamme italiane desidererebbero per i propri figli, le quali inoltre vorrebbero che nei programmi scolastici fosse dato maggiormente spazio ad approfondimenti legati ad arte (56%) religione (49%), ed ambiente (44%). Le principali problematiche? Emergono soprattutto dal punto di vista formativo (61%) e strutturale (39%) nonostante la pesante denuncia di strutture scolastiche fatiscenti (45%) e della mancanza di strumenti multimediali idonei all’insegnamento (39%).

 

Più educazione e meno didattica

Secondo le mamme italiane bisognerebbe investire innanzitutto su forme didattiche innovative e multimediali (54%), appassionare allo studio i bambini (49%), coinvolgendoli maggiormente e facendo scoprire il piacere della lettura, da intendere non più come un obbligo, e prevedere all’interno del programma formativo meno libri da studiare (41%), molti dei quali ritenuti troppo pesanti ed ingombranti da trasportare e i cui temi trattati non sempre sono utili dal punto di vista lavorativo. Infine, una mamma italiana su 3 (32%) auspica un maggior confronto con gli insegnanti, nel corso di appositi incontri che non siano i colloqui. Come vorrebbero la scuola le mamme? Ecco i dieci punti principali:

Edifici scolastici meno fatiscenti e più a norma

Istituti con all’interno biblioteche e strumenti multimediali al passo con i tempi

Professori piu’ preparati, innovativi e che sappiano seguire i ragazzi anche dal punto di vista pedagogico e non solo didattico

Meno libri e più frequenti attività extrascolastiche, non necessariamente legate al classico programma didattico

Studiare materie e argomenti che abbiano uno stretto legame con l’attualità

Avere un maggiore confronto con gli insegnanti, non solo durante i colloqui

Maggiori approfondimenti legati all’arte

Approfondire l’Informatica piu’ dal punto di vista pratico

Studiare la Geografia piu’ dal punto di vista culturale e politico

Concentrarsi meglio sullo studio delle lingue straniere parlate .

Per quanto riguarda le lingue straniere, quasi una mamma su 3 (31%) sottolinea la necessità di studiare meno la letteratura e più il linguaggio parlato, mentre il 27% insiste sull’importanza di approfondire in particolare la storia contemporanea, «per comprendere meglio il presente e guardare al futuro». Quali altre materie non obbligatorie meriterebbero maggiore spazio? Secondo le mamme i programmi didattici delle scuole italiane dovrebbero prevedere maggiori approfondimenti legati all’arte (56%), (o meglio alle diverse arti figurative, in primis la fotografia ed anche il teatro), alla religione (49%), all’ambiente e all’ecologia (44%), sino ad arrivare al diritto ed all’economia (36%). Cosa andrebbe migliorato dal punto di vista formativo? Secondo oltre una mamma su 2 (53%) occorrerebbero maggiori attività extrascolastiche che non comprendano necessariamente attività legate allo studio o al programma didattico.

L’educazione fisica torna in classe

da La Stampa

L’educazione fisica torna in classe

Il progetto stipulato tra Miur e Coni
roma

Con il progetto Sport di classe l’educazione fisica torna tra i banchi. Anche se non è mai stata abolita, negli anni la pratica sportiva ha progressivamente ridotto la sua importanza nella scuola. È per questo che il Miur, che nel 2013 ha stipulato un protocollo d’intesa con il Coni, conta di rendere effettivo e presentare il nuovo progetto tra fine ottobre e inizio novembre. L’unico scoglio da superare è il reperimento delle risorse necessarie.

 

Massima attenzione al progetto arriva anche dal Coni: in un’intervista il presidente Giovanni Malagò ha anticipato che in accordo con il Miur è allo studio un format innovativo per favorire la crescita sociale e sportiva. Malagò ha assicurato che si occuperà del progetto appena tornerà in ufficio.

 

Il progetto è la fase attuativa del protocollo d’intesa stipulato tra Miur e Coni nel 2013 e denominato “Scuola e sport”, che prevedeva l’avvio di una nuova fase di realizzazione di iniziative per la promozione dell’attività motoria e sportiva a scuola. Si tratta di un progetto nazionale che dovrà superare le sperimentazioni locali nell’insegnamento dell’educazione sportiva nelle scuole elementari e medie.

 

Tra le altre cose il protocollo firmato nel 2013 prevedeva «l’affiancamento all’insegnante della scuola primaria da parte di un esperto laureato in scienze motorie o diplomato Isef per 2 ore a settimana», la «realizzazione in tutte le Regioni e Province dello svolgimento di due ore settimanali di attività nelle classi coinvolte, ripartite in giorni separati» e «l’uniformità dell’impostazione scientifica e metodologica su tutto il territorio nazionale, sotto la diretta responsabilità educativa degli insegnanti della scuola primaria, cui viene affiancato un esperto di scienze motorie».

 

Il protocollo riservava «particolare attenzione al coinvolgimento degli alunni con disabilità, secondo una linea inclusiva alla quale l’educazione fisica può fornire un ulteriore prezioso contributo». Il progetto prevedeva per l’anno scolastico 2013-2014 il coinvolgimento di 3000 istituti.

Il Miur assegna duemila nuovi posto per i prof

da La Stampa

Il Miur assegna duemila nuovi posto per i prof

Anief: l’incremento però penalizzale regioni del Sud
roma

A pochi giorni dall’avvio dell’anno scolastico, il Ministero dell’Istruzione autorizza l’attivazione di 2.055 nuovi posti da insegnante rispetto a quelli prefissati. Tuttavia, l’incremento dei docenti, dovuto alle iscrizioni degli alunni presentante con ritardo e ai casi di classi particolari segnalati nelle passate settimane dai presidi, penalizza ancora una volta le regioni del Sud. Le stesse regioni dove si era già stabilito che avrebbero perso quasi mille cattedre: l’incremento di fine agosto non cambia la sostanza e l’andamento, rileva l’Anief (Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori).

 

A Puglia, Abruzzo, Basilicata e Molise vengono assegnati solo poche decine di docenti in più, mentre «i posti maggiori – riporta la rivista specializzata “Orizzonte Scuola” – sono stati assegnati a Toscana e Lombardia con 230 posti, segue la Campania con 210, quindi Veneto, Lazio, Piemonte. Tra le Regioni più popolose la Sicilia è cenerentola, superata dalle stesse Marche che ha una popolazione tre volte più bassa».

 

Mentre in Sardegna, che detiene il record nazionale di giovani che abbandonano la scuola prima del tempo, con punte del 40% alle superiori, il Ministero dell’Istruzione, sottolinea l’Anief, ha assegnato appena 110 insegnanti aggiuntivi, in altre regioni, dove il tasso di dispersione è ben più basso, vengono aggiudicati oltre il doppio di posti ulteriori. E sono le stesse regioni, come Lombardia e Toscana, che rispetto all’anno passato potevano già contare su un incremento, rispettivamente, di 410 e 269 nuove cattedre. Invece in Sicilia dal prossimo 1° settembre il Miur ne ha concesse 500 in meno.

 

«L’adeguamento finale di organico, attuato dal Miur, non ha dunque tenuto minimamente conto dei continui appelli delle associazioni e del sindacato – osserva l’Anief -A Viale Trastevere si è continuato a ragionare facendo riferimento ai soli numeri, che per via dei flussi migratori e degli andamenti dei tassi di natalità degli ultimi anni premiano le regioni del Centro-Nord. Dimenticando il fatto che al Meridione ci sono delle province, come Palermo e Caltanissetta, dove il tasso di abbandono scolastico è oltre il doppio della media nazionale e quattro volte maggiore rispetto a quello massimo, del 10%, indicato dall’Unione Europea».

 

«Come si continua a non tenere conto che al Sud e nelle Isole i Neet sono presenti in media per il 32%, mentre al Nord rappresentano un fenomeno decisamente più contenuto, meno della metà. Al Miur non interessa poi che al Settentrione la quota di cittadini con almeno il diploma di scuola media superiore è del 59%, mentre sotto la capitale si ferma al 48,7%. E che le competenze degli alunni rilevate dai test OCSE-Pisa indicano tanti giovani del Meridione in ritardo sensibile. Anief torna a ripetere che i ragazzi che lasciano la scuola sono destinati a diventare Neet, soprattutto perché vivono in aree del Paese dove il tasso di disoccupazione è alto e la produzione industriale risulta cronicamente modesta. Quindi, in quelle zone occorrerebbe assegnare un numero di docenti maggiore».

 

«Proprio dove è più alto il tasso di alunni che lascia la scuola – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – servirebbero più insegnanti: non possono bastare gli stessi previsti altrove. Occorrono docenti in sovrannumero, per le materie di base, ma anche per quelle specialistiche, per le lingue e per i casi di alunni più difficili, anche in compresenza”. «E siccome la “forbice” Nord-Sud si sta sempre più allargando – continua Pacifico – occorre introdurre questo ragionamento in sede di formazione degli organici. Anche perché le eccezioni non mancano: come è stato possibile attuare l’aumento degli insegnanti di religione, malgrado nell’ultimo decennio fosse diminuito il numero degli alunni che se ne avvalgono, soprattutto nelle scuole superiori, allo stesso modo bisognava adottare delle eccezioni per quei territori dove l’azione pedagogica e formativa della scuola è più in sofferenza. Invece – conclude il presidente Anief – si continua a portare avanti la logica dei freddi numeri».

Per 2 mamme su 3 la scuola è da rifondare

da La Tecnica della Scuola

Per 2 mamme su 3 la scuola è da rifondare

Istituti fatiscenti e programmi formativi non al passo con i tempi. Sono queste le maggiori mancanze della scuola di oggi secondo le mamme italiane. I principali responsabili delle carenze della nostra scuola, dopo le istituzioni (32%) sarebbero gli insegnanti (29%), accusati di concentrarsi più sul lato didattico e meno su quello pedagogico educazionale (56%)

Questi dati vengono fuori dall’indagine condotta da Liberiamo, la piazza digitale fondata dal sociologo Saro Trovato, che ha coinvolto circa 800 mamme italiane tra i 30 e i 60 anni, in una ricerca condotta con il metodo WOA (Web opinion analysis).

Le mamme italiane, secondo questo sondaggio, vorrebbero che nei programmi scolastici fosse dato maggiormente spazio ad approfondimenti legati ad arte (56%) religione (49%), ed ambiente (44%). Le principali problematiche? Emergono soprattutto dal punto di vista formativo (61%) che strutturale (39%) nonostante la pesante denuncia di strutture scolastiche fatiscenti (45%) e della mancanza di strumenti multimediali idonei all’insegnamento (39%).

Sempre secondo il sondaggio pubblicato da Liberiamo, per  le mamme la prima materia da rivedere è un italiano “che permetta di saper scrivere correttamente”(45%), quindi troviamo l’informatica (39%), da approfondire più dal punto di vista pratico e meno da quello tecnico e teorico, e la geografia (33%), la quale andrebbe studiata non tanto dal punto di vista fisico, ma soprattutto dal punto di vista culturale, politico, ambientale. Per quanto riguarda le lingue straniere, quasi una mamma su 3 (31%) sottolinea la necessità di studiare meno la letteratura e più il linguaggio parlato, mentre il 27% insiste sull’importanza di approfondire in particolare la storia contemporanea, “per comprendere meglio il presente e guardare al futuro”.

Quali altre materie non obbligatorie meriterebbero maggiore spazio? Secondo le mamme i programmi didattici delle scuole italiane dovrebbero prevedere maggiori approfondimenti legati all’arte (56%), (o meglio alle diverse arti figurative, in primis la fotografia ed anche il teatro), alla religione (49%), all’ambiente e all’ecologia (44%), sino ad arrivare al diritto ed all’economia (36%).

Andrebbero invecemigliorate, secondo 1 mamma su 2 (53%) le attività extrascolastiche, mentre il 41% sogna per i loro figli di studiare programmi legati maggiormente all’attualità e a ciò che sta avvenendo nel mondo, per comprendere meglio la realtà; una cospicua percentuale (26%) desidera orari di insegnamento più flessibili.

Cosa non funziona, invece, dal punto di vista strutturale? Qui le mamme italiane lamentano soprattutto la presenza di strutture scolastiche fatiscenti (45%), per le quali occorrerebbe un maggior controllo e messa in regola, la mancanza di strumenti multimediali idonei per attuare un programma didattico al passo con i tempi (39%) e l’assenza nella maggior parte dei casi di una biblioteca scolastica ben fornita (33%).

Ed ecco il punto nodale della indagine: di chi sono le principali responsabilità di queste mancanze?

Secondo le mamme italiane sono in primis le istituzioni (32%), sia a livello locale che nazionali, colpevoli di non dare gli strumenti necessari e basilari per avere in Italia un corretto insegnamento. Seguono i professori (29%), ai quali le mamme rimproverano il fatto di concentrarsi prevalentemente sul lato didattico e meno su quello pedagogico educazionale (56%), di non essere adeguatamente preparati (44%) rimanendo troppo ancorati ai classici metodi d’insegnamento (38%), ed infine il concentrarsi più sulla teoria e meno sulla pratica (31%).

E se i prof sono colpevoli, cosa dovrebbero fare gli insegnanti? Secondo le mamme bisognerebbe investire innanzitutto su forme didattiche innovative e multimediali (54%), appassionare allo studio i bambini (49%), coinvolgendoli maggiormente e facendo scoprire il piacere della lettura, da intendere non più come un obbligo, e prevedere all’interno del programma formativo meno libri da studiare (41%), molti dei quali ritenuti troppo pesanti ed ingombranti da trasportare e i cui temi trattati non sempre sono utili dal punto di vista lavorativo. Infine, una mamma italiana su 3 (32%) auspica un maggior confronto con gli insegnanti, nel corso di appositi incontri che non siano i classici colloqui.

Ecco in 10 PUNTI come vorrebbero la scuola

–      Edifici scolastici meno fatiscenti e più a norma

–      Istituti con all’interno biblioteche e strumenti multimediali al passo con i tempi

–      Professori più preparati, innovativi e che sappiano seguire i ragazzi anche dal punto di vista pedagogico e non solo didattico

–      Meno libri e più frequenti attività extrascolastiche, non necessariamente legate al classico programma didattico

–      Studiare materie e argomenti che abbiano uno stretto legame con l’attualità

–      Avere un maggiore confronto con gli insegnanti, non solo durante i colloqui

–      Maggiori approfondimenti legati all’arte

–      Approfondire l’Informatica più dal punto di vista pratico

–      Studiare la Geografia più dal punto di vista culturale e politico

–      Concentrarsi meglio sullo studio delle lingue straniere parlate

Le autorizzazione del MEF viaggiano a dorso di lumaca?

da La Tecnica della Scuola

Le autorizzazione del MEF viaggiano a dorso di lumaca?

Sembra che al MEF il provvedimento di autorizzazione per le nomine dei dirigenti scolastici sia già stato firmato da una quindicina di giorni, ma il prezioso documento non sarebbe ancora arrivato alla sede del Miur. Fra i due palazzi c’è una distanza di circa 4 chilometri.

E’ difficile trovare gli aggettivi giusti per descrivere la situazione relativa alla copertura del posti vacanti di dirigenti scolastici: si potrebbe parlare di vicenda sconcertante o addirittura kafkiana, ma forse è sufficiente parlare di storia tutta italiana, fatta di inefficienze e pressapochismo.
Secondo voci  provenienti da viale Trastevere la tanto attesa autorizzazione da parte del MEF sarebbe già stata firmata,  sembra anzi che la firma risalga addirittura a una quindicina di giorni fa.
Ma il Miur non ha ancora avvertito gli Uffici scolastici regionali perché il provvedimento autorizzativo del MEF non è ancora arrivato sui tavoli di Viale Trastevere.
Ora, poiché dalla sede del MEF a quella del MIUR, stando ai dati di Google Maps, ci sono all’incirca 4 chilometri, viene da pensare che la spedizione del prezioso documento sia stata effettuata utilizzando una staffetta di bradipi o di lumache.
Ironia a parte, se davvero i fatti fossero confermati, ci sarebbe molto da dire sulla efficienza degli uffici ministeriali.
Per fortuna che in periferia gli Uffici regionali hanno già pensato di “portarsi avanti” con il lavoro allertando i possibili nominati e invitandoli a comunicare le proprie preferenze.
Cosa che, per esempio, è già accaduta sia in Lazio sia in Lombardia.
In questa regione, proprio nella mattinata odierna, è stata diramata una nota esplicativa che recita testualmente:  “Ai fini dell’avvio delle procedure relative alle immissioni in ruolo di cui all’oggetto, si fa presente che questo Ufficio è in attesa del D.M. relativo al numero dei posti eventualmente assegnati a questo USR, a seguito di autorizzazione ad assumere da parte del MEF”.
In Lombardia i posti assegnabili dovrebbero essere 162 e l’USR avverte: “Nell’ambito degli adempimenti preparatori alle eventuali nomine dei nuovi Dirigenti Scolastici, questo Ufficio ritiene utile acquisire le opzioni delle sedi da parte degli idonei del concorso in oggetto”.
Per intanto, però, non resta che aspettare che la carovana di lumache con autorizzazione “a spalle” arrivi alla sede del Miur dove certamente sarà accolta con tutti gli onori del caso.

Anche gli scioperi hanno un proprio regolamento

da La Tecnica della Scuola

Anche gli scioperi hanno un proprio regolamento

Si parla spesso di scioperi a oltranza o di blocco degli scrutini, ma è bene sapere che si tratta di azioni non previste dal codice di autoregolamentazione sottoscritto da Ministero e sindacati.

Immancabilmente, quando si diffondono notizie di provvedimenti gravi e pesanti relative al personale scolastico, nei social network si riapre la solita corsa a proporre azioni incisive per costringere il Governo ad ascoltare le voci che arrivano dal mondo della scuola.
Le parole d’ordine sono più o meno sempre le stesse: blocchiamo gli scrutini, sciopero ad oltranza e così via.
In realtà l’azione di sciopero nella scuola è attualmente regolamentata da un accordo sottoscritto nel 1999 dal Miur  e dai sindacati in applicazione della legge 83 del 1990.
Le regole sono precise e fino a quando non verranno modificate devono essere considerate un riferimento obbligatorio.
Innanzitutto sono di fatto vietati gli scioperi durante il periodo degli esami e degli scrutini di fine anno.
Così come sono vietati gli scioperi indetti a tempo indeterminato.
Non  solo, ma esiste anche un limite annuo di giornate di sciopero: nella scuola dell’infanzia e nella primaria non si può andare al di là degli 8 giorni per ogni anno scolastico, mentre negli altri ordini di scuola non si può superare il tetto dei 12 giorni.
Inoltre la norma stabilisce che “ciascuna azione di sciopero, anche se trattasi di sciopero breve o di sciopero generale, non può superare, per ciascun ordine e grado di scuola i due giorni consecutivi”.
Ma se lo sciopero è indetto a ridosso di una giornata festiva la durata non può essere superiore ad una giornata.
E ancora: “in caso di scioperi distinti nel tempo, sia della stessa che di altre OO.SS., che incidono sullo stesso servizio finale e sullo stesso bacino di utenza, l’intervallo minimo tra l’effettuazione di una azione di sciopero e la proclamazione della successiva è fissato in 2 giorni, a cui segue il preavviso di cui all’art.4, comma 1”. Il che significa che non è possibile proclamare uno sciopero quando ne sia già stato indetto uno: è necessario invece aspettare la conclusione del primo, lasciar passare due giorni, indire il secondo sciopero che però non si può svolgere prima che siano trascorsi almeno 10 giorni.
Alle regole non si sottraggono neppure gli scioperi brevi che  possono essere effettuati soltanto nella prima oppure nell’ultima ora di lezione.
Insomma nel comparto scuola, che è considerato un servizio pubblico essenziale, non può esistere lo “sciopero selvaggio” e – almeno per il momento –  l’ipotesi che i sindacati diano disdetta dell’accordo del 1999.

Vigilanza a scuola: onere probatorio e prova liberatoria

da La Tecnica della Scuola

Vigilanza a scuola: onere probatorio e prova liberatoria

Gli obblighi di vigilanza del personale insegnante su minori sono rintracciabili nel regolamento generale sull’istruzione elementare, R.D. 26 aprile 1928 n. 1297 che prevede (art. 350) l’obbligo di sorvegliare gli alunni durante il tempo destinato agli insegnamenti, alla ricreazione e alla refezione e deve rimanere nella scuola finché gli alunni ne siano usciti

A tal proposito l’insegnante ha “per contatto sociale” uno specifico obbligo di protezione e vigilanza dell’alunno “onde evitare che l’allievo si procuri da solo un danno alla persona”, contemporaneamente grava sul docente anche l’obbligo di mantenere la disciplina ed assicurare che i rapporti tra gli alunni siano improntati a regole di mutuo rispetto, impedendo il verificarsi di litigi ed atteggiamenti violenti e pericolosi per la loro incolumità, con la conseguenza che la violazione di tale obbligo lo espone alla correlativa responsabilità (di natura contrattuale).

Ad avvalorare quanto sopra scritto la Corte Cass. III sez. 7.11.2000 n.14484 dice: “L’amministrazione scolastica è direttamente responsabile, in virtù del rapporto del collegamento organico con essa del personale dipendente, del danno che sia cagionato a minore nel tempo in cui è sottoposto alla vigilanza di detto personale. L’onere probatorio del danneggiato, in tale ipotesi, si esaurisce nella dimostrazione che il fatto si è verificato nel tempo in cui il minore è affidato alla scuola, essendo ciò sufficiente a rendere operante la presunzione di colpa per inosservanza dell’obbligo di sorveglianza, mentre spetta all’amministrazione scolastica la prova liberatoria che è stata esercitata la sorveglianza sugli allievi con una diligenza idonea ad impedire il fatto”.

Presto in linea la procedura per gli scrutini finali analitici

da La Tecnica della Scuola

Presto in linea la procedura per gli scrutini finali analitici

La funzione sarà attiva dal 25 agosto prossimo per l’inserimento dei dati dello scrutinio integrativo per gli studenti con giudizio finale sospeso (dal I al IV anno) delle scuole secondarie di secondo grado

Facendo seguito alla nota prot. n.1460 del 3 giugno 2014, con la nota prot. n. 2060 del 20 agosto 2014 il Ministero ha ricordato che a partire dal 25 agosto devono essere comunicati i dati dello scrutinio integrativo per gli studenti con giudizio finale sospeso (dal I al IV anno).

La comunicazione dell’esito finale (Ammesso/Non Ammesso) potrà avvenire direttamente sul portale SIDI nell’area “Scrutini Finali Analitici” oppure attraverso l’invio del flusso dai pacchetti locali, in base alla scelta operativa indicata (sempre modificabile).

L’esito finale può essere inserito anche per gli alunni che hanno frequentato la scuola all’estero,

utilizzando l’apposita funzione presente in “Scrutini finali analitici”, ma caratterizzando prima, se non è stato già fatto, il loro stato in Anagrafe Nazionale con la tipologia di “frequentante all’estero per l’intero anno”.

La comunicazione dei dati deve essere effettuata entro il 13 settembre, in quanto tale attività è propedeutica al passaggio della gestione di Anagrafe Alunni all’anno scolastico 2014/2015.

Antiseri: la libertà passa anche per le scuole paritarie

da tuttoscuola.com

Antiseri: la libertà passa anche per le scuole paritarie

Noi socialisti dobbiamo essere propugnatori della scuola libera, della scuola lasciata all’iniziativa privata e ai comuni. La libertà della scuola è indipendente dal controllo dello Stato”. Firmato: Antonio Gramsci.

E’ una delle molte citazioni utilizzate da Dario Antiseri in un polemico articolo, pubblicato sul Corriere della Sera (21 agosto 2014), nel quale il filosofo cattolico si chiede come mai le scuole paritarie siano tanto emarginate e indifese nell’attuale contesto politico e sociale italiano.

Nel mirino di Antiseri non sta tanto la sinistra statalista, che pure ha dimenticato la lezione di Gramsci, quanto la nessuna considerazione che i “cosiddetti liberali laici intossicati di laicismo illiberale” ma anche tanti “sedicenti cattolici” nutrono per la libertà in campo educativo.

Dopo una puntigliosa analisi della anomalia della situazione italiana rispetto a quella del resto d’Europa, dove le scuole non statali sono finanziate con risorse pubbliche, Antiseri passa alla quantificazione dei risparmi che il mancato finanziamento delle paritarie consente allo Stato di realizzare: “Dai dati Miur 2012: alunni delle scuole statali: 7.737.639; alunni delle scuole paritarie: 1.036.403, di cui 702.997 iscritti alle scuole cattoliche. Finanziamento totale alle scuole statali: 40.596.307.956; finanziamento totale alle scuole paritarie: 498.928.558 euro. Costo allo Stato in media per alunno di scuola statale: 5.246,60 euro; costo allo Stato in media per alunno di scuola paritaria: 481,40 euro. Le scuole paritarie, dunque, in un anno, hanno fatto risparmiare allo Stato la bella cifra di 5.000.000.000 (cinque miliardi) di euro. In dieci anni – con un calcolo per difetto, dato che il numero degli alunni iscritti alle paritarie è progressivamente diminuito – la scuola paritaria ha fatto risparmiare allo Stato oltre 50 miliardi di euro”.

Ma non è tanto l’aspetto economico a muovere la critica di Antiseri quanto quello politico-sociale:  “Non è giusto e soprattutto non è libero un paese dove una famiglia che iscrive un figlio a una scuola paritaria debba pagare per questa sua scelta di libertà. Uno Stato che costringe a comprare pezzi di libertà non è uno Stato di diritto. E, intanto, negli ultimi tre anni è morta una scuola libera ogni tre giorni – ogni tre giorni è morto un pezzo di libertà”.

E infine, a conclusione di un articolo certamente destinato a far discutere, il cattolico Antiseri si rivolge direttamente al cattolico Renzi: “Una volta messi al sicuro gli edifici scolastici – provvedimento sacrosanto e prioritario – il presidente Matteo Renzi, politico ‘pragmatico’ e ‘non ideologico’, come pensa di risolvere il problema della parità scolastica? È d’accordo o no con la Risoluzione del Parlamento europeo sulla libertà di insegnamento? Pensa che abbiano ragione i Vescovi, e non solo loro, o si sente schierato dalla parte dei tanti pretoriani del monopolio statale dell’istruzione? Considera o no il buono-scuola una urgente e necessaria terapia per i mali del nostro sistema educativo? Pensa anche lui che è servizio pubblico solo ciò che è statale? Aveva torto quel rappresentante di sinistra il quale, anni fa, dichiarò che il buono-scuola è una carta di liberazione per le famiglie meno abbienti?”.

L’intervento di Antiseri, sostenitore da sempre del ‘buono scuola’ (da assegnare alle famiglie, non alle scuole, a garanzia della effettiva libertà di scelta dei genitori), si inserisce in un momento di ripresa del dibattito su un diverso finanziamento del sistema di istruzione a partire dalla definizione di un ‘costo standard per alunno’: uno strumento concettualmente non distante dal buono scuola.

 

Gilda: pronti alla mobilitazione nazionale

da tuttoscuola.com

Gilda: pronti alla mobilitazione nazionale

Proseguono le prese di posizione dei sindacati della scuola in vista del Consiglio dei ministri del prossimo 29 agosto.

La Direzione nazionale della Gilda degli Insegnanti, riunitasi a Roma, ha discusso della situazione dell’istruzione e della scuola soffermandosi in particolare sulla condizione nella quale in questi ultimi anni i docenti svolgono la loro attività professionale, “mal retribuita ed oppressa dalla burocrazia“.
Il sindacato, in attesa delle linee guida preannunciate alla stampa dal Presidente del Consiglio, ricorda che “se l’istruzione in Italia mantiene livelli ancora buoni è grazie alla professionalità e alla dedizione della stragrande maggioranza dei  docenti“.
Gilda auspica che tali linee guida “possano essere tali  da garantire sia il livello dell’istruzione sia, soprattutto, le risorse economiche necessarie per un rilancio del settore dell’istruzione statale“, ma ribadisce “l‘assoluta contrarietà ad una politica scolastica che già da troppi anni taglia anche l’indispensabile e quindi rispetto ai paventati tagli di un anno del percorso scolastico delle secondarie, al prospettato ulteriore blocco della parte economica del CCNL e degli scatti di anzianità, all’aumento dell’orario di lavoro dei docenti, nel contesto di una possibile revisione unilaterale della parte normativa“.
 Se tali ipotesi si concretassero, Gilda sarebbe “pronta a chiamare i docenti alla mobilitazione nazionale“.

 

Decreto del Presidente della Repubblica 22 agosto 2014

Decreto del Presidente della Repubblica 22 agosto 2014

Autorizzazione al Ministero dell'istruzione, dell'universita' e della
ricerca  -  Direzione  generale  per  l'alta  formazione   artistica,
musicale e coreutica ad assumere, per l'anno accademico 2013/2014, n.
276 docenti di I e II  fascia  e  a  trattenere  in  servizio  n.  23
docenti,  per  incarichi  di  insegnamento  nelle  Accademie  e   nei
Conservatori di Musica. (14A07808) 

(GU n.239 del 14-10-2014)

 
 
 
                   IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 
 
  Vista la legge 21 dicembre 1999,  n.  508,  recante  riforma  delle
Accademie  di  belle  arti,  dell'Accademia   nazionale   di   danza,
dell'Accademia nazionale di arte drammatica, degli Istituti superiori
per le industrie artistiche,  dei  Conservatori  di  musica  e  degli
Istituti musicali pareggiati, ed in particolare l'art.  2,  comma  6,
recante disposizioni sul  rapporto  di  lavoro  del  personale  delle
suddette istituzioni; 
  Visto il decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, con  il  quale
e' stato approvato il testo unico delle disposizioni  legislative  in
materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado; 
  Vista la legge 30 dicembre 2004, n. 311, recante  disposizioni  per
la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello  Stato  (legge
finanziaria 2005); 
  Vista la legge 27 dicembre 2006, n. 296, recante  disposizioni  per
la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello  Stato  (legge
finanziaria 2007); 
  Vista la legge 24 dicembre 2007, n. 244, recante  disposizioni  per
la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello  Stato  (legge
finanziaria 2008); 
  Visto il decreto-legge 25 giugno  2008,  n.  112,  convertito,  con
modificazioni,  dalla  legge  6  agosto   2008,   n.   133,   recante
disposizioni  urgenti  per  lo  sviluppo,  la   semplificazione,   la
competitivita',  la  stabilizzazione  della  finanza  pubblica  e  la
perequazione tributaria; 
  Visto il decreto-legge 31  maggio  2010,  n.  78,  convertito,  con
modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, concernente misure
urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitivita'
economica e, in  particolare,  l'art.  9  che  reca  disposizioni  in
materia di contenimento delle spese di impiego pubblico; 
  Visto il citato art. 1, comma 523, della legge n. 296 del  2006,  e
successive  modificazioni,  che,  nell'elencare  le   amministrazioni
statali sottoposte ad un regime di  limitazione  delle  assunzioni  a
tempo indeterminato, non richiama espressamente il comparto scuola  e
gli Istituti di alta formazione artistica e musicale e coreutica; 
  Visto il decreto-legge 24 giugno 2014, n.  90,  concernenti  misure
urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e  per
l'efficienza degli uffici giudiziari,  e  in  particolare  l'art.  1,
recante disposizioni per il ricambio  generazionale  nelle  pubbliche
amministrazioni,  il  cui  comma  2  prevede  espressamente  che   "i
trattenimenti in servizio in essere alla data di  entrata  in  vigore
del presente decreto sono fatti salvi fino al 31 ottobre 2014 o  fino
alla loro scadenza se prevista in data anteriore"; 
  Considerato che, come gia' previsto in  applicazione  dell'art.  1,
comma 101, della citata legge n. 311 del 2004, al comparto scuola  e,
per analogia, agli Istituti di alta formazione artistica e musicale e
coreutica continuano a non applicarsi i limiti  assunzionali  di  cui
alle  disposizioni  di  legge  richiamate,  fermo  restando  il  loro
assoggettamento  alla  specifica  disciplina  di  settore  e  ad  una
programmazione del fabbisogno corrispondente alle effettive  esigenze
di funzionalita' e di ottimizzazione delle risorse  per  il  migliore
funzionamento dei  servizi,  compatibilmente  con  gli  obiettivi  di
finanza pubblica perseguiti; 
  Visto l'art. 39, comma 3-bis, della legge 27 dicembre 1997, n. 449,
in materia di misure per la stabilizzazione della finanza pubblica, e
successive modificazioni, che prevede  la  disciplina  autorizzatoria
delle assunzioni, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, su
proposta dei Ministri per la pubblica amministrazione e l'innovazione
e dell'economia e delle finanze; 
  Visto l'art. 3, comma 58, della legge 24 dicembre 2003, n. 350,  il
quale prevede che, in attesa della completa attuazione della suddetta
legge n. 508  del  1999,  al  personale  delle  Istituzioni  di  alta
formazione artistica, musicale e  coreutica  (AFAM)  si  applica,  in
materia di assunzioni, la disciplina autorizzatoria di cui al  citato
art. 39, comma 3-bis, della legge  n.  449  del  1997,  e  successive
modificazioni, come peraltro chiarito con circolare del  22  febbraio
2011, n. 11786, del Dipartimento della  funzione  pubblica,  adottata
d'intesa con il Dipartimento della ragioneria generale dello Stato; 
  Visto il decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104,  convertito,  con
modificazioni, dalla legge 8 novembre 2013, n. 128 e, in particolare,
l'art. 19, comma 01, il quale stabilisce che il  regolamento  di  cui
all'art. 2, comma 7, lettera e), della  suddetta  legge  n.  508  del
1999, e' emanato entro 180 giorni dall'entrata in vigore della  legge
di conversione, nonche' il comma 1 dello stesso art. 19  secondo  cui
le graduatorie nazionali di cui all'art. 2-bis  del  decreto-legge  7
aprile 2004, n. 97, convertito,  con  modificazioni,  dalla  legge  4
giugno 2004, n. 143, sono  trasformate  in  graduatorie  nazionali  a
esaurimento, utili per l'attribuzione degli incarichi di insegnamento
con contratto a tempo indeterminato e determinato; 
  Visto l'art. 270 del decreto legislativo 16 aprile  1994,  n.  297,
che disciplina l'accesso  nei  ruoli  del  personale  docente,  degli
assistenti,  degli  accompagnatori  al  pianoforte  e  dei   pianisti
accompagnatori; 
  Vista la nota  del  13  novembre  2013,  n.  23232,  con  la  quale
l'Ufficio    di    Gabinetto    del    Ministero     dell'istruzione,
dell'universita' e della ricerca  ha  richiesto  l'autorizzazione  ad
assumere a tempo indeterminato, per l'anno accademico  2013/2014,  n.
560 docenti di I e II fascia, nonche' a trattenere in servizio n.  23
docenti, n. 3 coadiutori e di n. 1 assistente amministrativo; 
  Vista la nota dell'11 febbraio 2014, n.  3579,  del  Gabinetto  del
Ministero dell'economia e delle finanze; con la quale si trasmette la
nota del 31 gennaio 2014, n. 9143, del Dipartimento della  Ragioneria
generale dello Stato- IGOP,  contenente  la  richiesta  di  ulteriori
chiarimenti al MIUR, segnatamente in merito alla ripartizione tra I e
II  fascia  dei  docenti  cessati  dal  servizio,   all'inquadramento
iniziale del personale docente  da  assumere,  ai  presumibili  oneri
connessi alle ricostruzioni di carriera,  alla  differenza,  per  gli
ultimi  cinque  anni,  tra  assunzioni   autorizzate   ed   effettive
immissioni in ruolo, nonche' alla  ripartizione  territoriale  e  per
materia di insegnamento delle predette assunzioni, ai fini di evitare
eventuali soprannumero; 
  Vista la nota del 25 febbraio 2014, n. 11815 della  Presidenza  del
Consiglio  dei  ministri  -  Dipartimento  funzione   pubblica   che,
nell'esprimere considerazioni in merito ad  alcune  delle  criticita'
del sistema di reclutamento del  comparto  AFAM,  invita  il  MIUR  a
fornire dimostrazione in termini di pianificazione, del rispetto  dei
limiti di legge previsti dal doppio canale di reclutamento; 
  Vista la nota del 14 maggio 2014, n. 12623, con la  quale l'Ufficio
di Gabinetto del Ministero dell'istruzione, dell'universita' e  della
ricerca  nel  fornire,  tra  l'altro,  precisazioni  in  merito  alla
sostenibilita' finanziaria della richiesta  assunzionale  presentata,
nonche' sulla impossibilita' di creazione di  esuberi  ha  comunicato
che le attuali cattedre vacanti ammontano  a  1.400,  che  i  docenti
cessati dal servizio dal 1° novembre 2013 risultano essere 139 e  che
la differenza fra assunzioni consentite secondo la normativa  vigente
nel periodo 2008-2013 e le  effettive  immissioni  in  ruolo  risulta
essere di n. 160 unita'; 
  Vista la nota del 21 maggio  2014,  n.  11842,  del  Gabinetto  del
Ministro dell'economia e delle finanze con la quale si  trasmette  il
parere favorevole del Dipartimento della  Ragioneria  generale  dello
Stato, espresso con nota del 16 maggio 2014, n. 44191, all'assunzione
a tempo indeterminato  di  n.  276  docenti  e  al  trattenimento  in
servizio di n. 23  docenti,  attesa  la  valutazione  positiva  della
sostenibilita' finanziaria delle predette assunzioni, ferma  restando
la necessita', condivisa dal Dipartimento  della  funzione  pubblica,
che il Ministero dell'istruzione, dell'universita'  e  della  ricerca
adotti tempestivamente il regolamento in materia di reclutamento  del
personale docente AFAM; 
  Ritenuto  di  aderire  al  citato  parere  espresso  dal  Ministero
dell'economia e delle  finanze  e  di  poter  concedere,  per  l'anno
accademico 2013-2014, l'autorizzazione ad assumere un contingente  di
n. 276 docenti e al trattenimento in servizio di n. 23 docenti; 
  Vista la legge 12 gennaio 1991, n. 13, recante determinazione degli
atti  amministrativi  da  adottarsi  nella  forma  del  decreto   del
Presidente della Repubblica e, in particolare,  l'art.  1,  comma  1,
lettera ii), che contempla tutti gli atti per i quali e'  intervenuta
la deliberazione del Consiglio dei ministri; 
  Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri,  adottata  nella
riunione del 31 luglio 2014; 
  Sulla proposta del Ministro per la semplificazione  e  la  pubblica
amministrazione e del Ministro dell'economia e delle finanze; 
 
                              Decreta: 
 
                               Art. 1 
 
  Il Ministero dell'istruzione, dell'universita' e  della  ricerca  -
Direzione  generale  per  l'alta  formazione  artistica,  musicale  e
coreutica  e'  autorizzato,  per  l'anno  accademico  2013/2014,   ad
assumere, a tempo indeterminato, sui posti effettivamente  vacanti  e
disponibili, n. 276 docenti di I  e  II  fascia  e  a  trattenere  in
servizio n. 23 docenti, per incarichi di insegnamento nelle Accademie
e nei Conservatori di Musica. 
  Il presente decreto, previa registrazione da parte della Corte  dei
conti, sara' pubblicato nella  Gazzetta  Ufficiale  della  Repubblica
italiana. 
    Dato a Roma, addi' 22 agosto 2014 
 
                             NAPOLITANO 
 
 
                                Renzi, Presidente del  Consiglio  dei
                                ministri 
 
                                Madia,      Ministro      per      la
                                semplificazione   e    la    pubblica
                                amministrazione 
 
                                Padoan,  Ministro   dell'economia   e
                                delle finanze 

Registrato alla Corte dei conti il 26 settembre 2014 
Ufficio controllo atti P.C.M. Ministeri giustizia  e  affari  esteri,
Reg.ne - Prev. n. 2617 

Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 194

Gazzetta Ufficiale

Serie Generale
n. 194 del 22-8-2014

Sommario

LEGGI ED ALTRI ATTI NORMATIVI

 


DECRETO-LEGGE 22 agosto 2014, n. 119


Disposizioni urgenti in materia di contrasto a fenomeni di
illegalita’ e violenza in occasione di manifestazioni sportive, di
riconoscimento della protezione internazionale, nonche’ per
assicurare la funzionalita’ del Ministero dell’interno. (14G00137)

 

 

Pag. 1

 

 

DECRETI PRESIDENZIALI

 


DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 27 giugno 2014


Autorizzazione al Ministero dell’istruzione, dell’universita’ e della
ricerca – direzione generale per l’alta formazione artistica,
musicale e coreutica ad assumere n. 43 assistenti, n. 19 coadiutori e
ad assumere, a seguito di mobilita’ intercompartimentale, n. 1
direttore amministrativo-EP/2, n. 1 direttore di ragioneria-EP/1 e n.
1 collaboratore. (14A06589)

 

 

Pag. 5

 

 

 


DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 1 agosto 2014


Scioglimento del Consiglio comunale di Africo e nomina della
commissione straordinaria. (14A06583)

 

 

Pag. 7

 

 

DECRETI, DELIBERE E ORDINANZE MINISTERIALI

MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

 


DECRETO 7 agosto 2014


Designazione di 31 ZSC della regione biogeografica continentale e di
64 ZSC della regione biogeografica mediterranea insistenti nel
territorio della Regione Umbria, ai sensi dell’art.3, comma 2, del
DPR 8 settembre 1997, n. 357. (14A06579)

 

 

Pag. 28

 

 

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

 


DECRETO 6 agosto 2014


Assoggettamento alla liquidazione coatta amministrativa e nomina
degli organi della procedura per «S.G.B. S.r.l.», in l.c.a., in
Genova. (14A06584)

 

 

Pag. 32

 

 

ESTRATTI, SUNTI E COMUNICATI

ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA

 


COMUNICATO


Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati
relativi al mese di luglio 2014, che si pubblicano ai sensi dell’art.
81 della legge 27 luglio 1978, n. 392 (Disciplina delle locazioni di
immobili urbani), ed ai sensi dell’art. 54 della legge del 27
dicembre 1997, n. 449 (Misure per la stabilizzazione della finanza
pubblica). (14A06588)

 

 

Pag. 33

 

 

MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE

 


COMUNICATO


Cambi di riferimento rilevati a titolo indicativo del giorno 8 agosto
2014 (14A06596)

 

 

Pag. 34

 

 

 


COMUNICATO


Cambi di riferimento rilevati a titolo indicativo del giorno 11
agosto 2014 (14A06597)

 

 

Pag. 34

 

 

 


COMUNICATO


Cambi di riferimento rilevati a titolo indicativo del giorno 12
agosto 2014 (14A06598)

 

 

Pag. 35

 

 

 


COMUNICATO


Cambi di riferimento rilevati a titolo indicativo del giorno 13
agosto 2014 (14A06599)

 

 

Pag. 35

 

 

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA

 


COMUNICATO


Comunicato relativo al testo del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90,
coordinato con la legge di conversione 11 agosto 2014, n. 114,
recante: “Misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza
amministrativa e per l’efficienza degli uffici giudiziari.”.
(14A06639)

 

 

Pag. 36

Avviso 22 agosto 2014

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Modalità di recupero dei posti per le immissioni in ruolo fra GM e GAE

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha inviato questa mattina una nota ai Direttori Generali degli uffici Scolastici Regionali di Calabria, Lazio, Sicilia, Toscana e Veneto per chiarire come effettuare il recupero dei posti per le assunzioni a tempo indeterminato che lo scorso anno sono stati assegnati alle GAE (Graduatorie ad esaurimento) perché non si erano ancora concluse le procedure del concorso 2012 e le graduatorie dei concorsi precedenti risultavano esaurite. Il recupero dei posti per le assunzioni è previsto dall’articolo 399 del Testo Unico sulla scuola.
A titolo di esempio, se lo scorso anno i posti disponibili per le immissioni in ruolo in una specifica classe di concorso erano 100 e sono andati tutti alle GAE e quest’anno ce ne sono 150 il calcolo da effettuare sarà il seguente: 
– GM: (150/2) + 50 = 125
– GAE: (150/2) – 50 = 25
Nella nota ai Dg viene anche indicato come fare il recupero quando il numero dei posti messi a bando nel concorso 2012 sia inferiore alla quota dei posti riservati al concorso nell’anno scolastico 2013-2014.
I calcoli sopra descritti consentono di rispettare le percentuali di legge che stabiliscono che i posti disponibili per le assunzioni in ruolo debbano essere assegnati per il 50% alle GAE e per il 50% alle graduatorie dei concorsi.