PRIMO GIORNO DI SCUOLA CON SCIOPERO

PRIMO GIORNO DI SCUOLA CON SCIOPERO. INACCETTABILE IL PROGETTO GIANNINI-RENZI: L’UNICOBAS CONFERMA LO SCIOPERO DELLA SCUOLA PER MERCOLEDI’ 17 SETTEMBRE, PRIMO GIORNO NEL QUALE SARANNO APERTE TUTTE LE SCUOLE DEL PAESE, CON MANIFESTAZIONE DALLA MATTINA SOTTO IL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE.
La Giannini, utilizzando il palco a lei più congeniale (quello di CL, ovvero dei padrini delle scuole private) anticipa la sua ‘riforma’: ‘merito’ ed eliminazione delle supplenze (perché farebbero ‘a chi le fa e a chi le riceve’). In buona sostanza, operazioni discrezionali invece degli automatismi d’anzianità ed eliminazione dei precari. VALUTAZIONI DI DOCENTI ED ATA E DIFFERENZIAZIONI STIPENDIALI OPERATE DAI DIRIGENTI (CONTRATTO ‘FLESSIBILE’), ANCHE ATTRAVERSO L’INCROCIO CON I RISULTATI DEI VERGOGNOSI TEST INVALSI + SPARIZIONE GRADUATORIE DI ISTITUTO E SPARIZIONE (FISICA) DEI PRECARI (SUPPLENZE E SOSTITUZIONI LE DOVREBBERO FARE GLI INSEGNANTI STABILI). Vengono confermate le ‘parole in libertà’ espresse a Luglio dal sottosegretario Reggi. Quello che si ‘scusò’ per le ‘parole mal meditate’ e di ‘non aver mai sostenuto di voler aumentare l’orario dei docenti’, non mancando poi di ribadire che ‘le supplenze le dovranno essere destinate al personale di ruolo’. Ebbene, come si può sostenere un progetto del genere senza un aumento d’orario per i docenti stabilizzati? Come potrebbero ‘fare le supplenze’ senza alzare l’orario di cattedra? Abbiamo capito qual è il vero cruccio di Renzi sulla Scuola: è terrorizzato dal dover applicare le sentenze europee sulla regolarizzazione delle migliaia di precari con 36 mesi di servizio. Per questo i ‘suoi’ hanno insistito tanto sull’aumento d’orario dei docenti e sul (vergognoso e minimalista) taglio delle scuole Superiori a 4 anni. Altro che ‘interesse per la scuola’! Cercano l’escamotage per ridurre drasticamente gli organici, onde dimostrare alla Suprema Corte di Strasburgo che non ci sarebbero posti da assegnare. In più, devono tirar fuori dal cilindro il ‘miliardo’ millantato qualche giorno fa da Renzi per la scuola: 800 milioni è il costo annuo per le supplenze, poi basterà aggiungere ciò che avanza del decreto Carrozza per l’istruzione (in buona parte mai speso). Pericolosa (ed ennesima) demagogia, come la prima boutade di Renzi sui 3,5 miliardi di euro per ristrutturare gli istituti, per l’80% non a norma, boutade ridottasi appunto all’impiego (futuribile) di 150 milioni (stanziati da Letta) per appalti impropriamente scaricati sulle scuole (anziché sui comuni), che non apriranno prima dell’estate 2015. Semplicemente vergognosa la bagarre sui pensionamenti di quella ‘quota ‘96’, eredità di uno dei tanti errori di Monti-Fornero, ‘errori’ riconosciuti ma mai corretti: l’ennesima promessa di un provvedimento ‘a fine Agosto’ evidenzia come un Governo politicamente ‘accattone’ (ma solo verso i cittadini) intenda risparmiare così 40 milioni, dilazionando di un altro anno un intervento necessario dal 2011.
L’UNICOBAS CONFERMA LO SCIOPERO PER IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA. La scuola italiana apre secondo le indicazioni dei calendari regionali. Il 17 Settembre la scuola prende il via nelle due regioni che iniziano più tardi (Puglie e Sicilia). Nel resto del Paese le lezioni avranno inizio dall’11 al 15 Settembre (tranne per il Trentino che apre l’8). Il 17 Settembre è quindi il primo giorno nel quale tutte le scuole italiane saranno contemporaneamente al lavoro, e sarà il primo giorno di sciopero dell’anno. Un segnale forte contro la schizofrenia del Governo, fatta di annunci ‘fattivi’ clamorosamente disattesi e proposte irricevibili ‘avanzate’, ritrattate e rilanciate.
Non c’incanta Renzi, ma neppure il suo sindacato di riferimento: la CGIL, pronta a dare una mano al PD. Come contropartita, il segretario Pantaleo chiede quell’ottantina di euro che (eccezion fatta per una parte dei collaboratori scolastici e una manciata di precari con poco servizio) alla scuola non è praticamente mai arrivata. Non si sono ancora accordati solo perché manca la copertura. In un Paese dove chi governa ha giurato su di una ripresa dello 0,8% per poi scoprire che siamo a -0,2% ed in stagnazione, con un forte rischio deflattivo. Prima hanno provato con le 36 ore settimanali, poi hanno ‘ragionato’ sulle 24 / 30. Ora, non volendo certo toccare i privilegi, eliminare la spesa per l’acquisto degli F16 (il 7 Agosto rifiutati, dopo il Canada, anche dal Giappone) o intaccare i regali fatti alle banche, si stanno arrovellando per riproporre ai docenti meno retribuiti del continente (e con contratto bloccato da più di 6 anni) il diktat di una definitiva dequalificazione impiegatizia inesistente nel mondo, a professionisti della didattica già impegnati in un lavoro sommerso e mai riconosciuto che giunge ben oltre le 18 ore frontali (o le 24 della Primaria e le 25 della scuola dell’Infanzia). L’idea è sempre la stessa: SUPERIORI A 4 ANNI E RELATIVO TAGLIO DI 60.000 CATTEDRE, ALTRETTANTI ESUBERI REDISTRIBUITI A DETRIMENTO DELLA QUALITA’ DELLA SCUOLA E DELLE SPERANZE DI ASSUNZIONE + AUMENTO OBBLIGATORIO DELL’ORARIO PER TUTTI SENZA RETRIBUZIONE AGGIUNTIVA, A SPESE DELLE ‘FERIE SOTTESE’ (L’EQUIVALENTE DI ALMENO 22 GIORNI L’ANNO DI LAVORO IN PIU’) + AUMENTO D’ORARIO FACOLTATIVO (MA CHI NON LO FACESSE RIMARREBBE A STIPENDIO BASE).
Questo progetto fa parte di un piano volto apertamente a fare della scuola pubblica la copia di quei diplomifici privati che, come il Ministro ben sa avendo ricevuto da tempo le dettagliate denunce dell’Unicobas, non controllano profitto e frequenza degli alunni e non pagano i docenti, ma li forniscono invece dei punti necessari per superare i precari pubblici nelle graduatorie di merito. La Giannini infatti, nonostante le interrogazioni parlamentari, non solo non è intervenuta, ma ha preso le scuole private a modello, e s’è pronunciata apertamente persino per l’assunzione diretta e discrezionale di docenti ed ata e per l’abolizione degli organi collegiali, baluardo di democrazia, libertà d’insegnamento e controllo nella scuola di tutti. Tutto questo non passerà. L’unicobas si batte per un contratto specifico per la scuola (Docenti ed ATA) fuori dal calderone indistinto del ‘pubblico impiego’ e fuori dall’area di vigenza del Dlvo 29/1993, che impedisce alla scuola meno retribuita della UE aumenti contrattuali superiori all’inflazione ‘programmata’, la stabilizzazione degli automatismi d’anzianità e la riconquista di un ruolo professionale e disciplinare specifico, con l’istituzione del preside elettivo e del Consiglio Superiore della docenza.
Stefano d’Errico (Segretario nazionale)

Concorso dirigenti scolastici in Campania: cum grano salis!

Concorso dirigenti scolastici in Campania: cum grano salis!

Con un minimo di buonsenso non si può che condividere la posizione assunta in questi giorni dal nuovo direttore generale dell’ufficio scolastico regionale della Campania, non ancora ufficialmente insediatosi, che annuncia che la graduatoria relativa all’ultimo e controverso concorso per dirigenti scolastici in Campania non sarà varata prima del novembre prossimo. Inutile dunque continuare a battere la grancassa, prendendo a spunto la questione delle 120 scuole campane che inizierebbero il nuovo anno scolastico senza la presenza di un dirigente che possa garantire la continuità. Sono situazioni ben note e che si verificano tutti gli anni in molte regioni italiane, risolte con le reggenze, da quando sono stati aboliti gli incarichi che, in passato, hanno generato un precariato poi finalmente risolto con l’ultimo concorso riservato. Non vedo proprio come si possa pretendere che venga pubblicata una graduatoria, che non presti il fianco a ricorsi ed a controricorsi che allungherebbero, e di molto, i tempi dell’annosa vicenda, in una situazione così delicata nella quale si attendono, non solo pronunce amministrative, ma anche i risultati di una delicata inchiesta della magistratura inquirente che vede coinvolti ben 23 indagati tra concorrenti e componenti della commissione esaminatrice. Senza tralasciare tanti altri emblematici aspetti legati al concorso in questione, tra i quali giova ricordare, sul piano nazionale, la notizia, comparsa su un sito internet il giorno prima della presentazione ufficiale dei quiz che sarebbero stati oggetto della prova preselettiva, che le batterie di tali quiz erano già in possesso di alcuni concorrenti; e, segnatamente per la  Campania, l’ammissione, a seguito di una sentenza del TAR Campania, nel giorno antecedente alla prove scritte di oltre 300 partecipanti che non avevano superato la prova preselettiva. Molti di questi candidati, per inciso, hanno poi sostenute le successive prove e dunque allo stato potrebbero essere anche tra i vincitori. Una vicenda, quest’ultima, che ricorda molto da vicino quella del precedente concorso, bandito nel 2004, quando, a seguito dell’ammissione alle prove dei cosiddetti “riservisti”, concorrenti che, in base alle norme indicate nel bando, non avevano neppure i requisiti per superare la fase preselettiva, e grazie ad una successiva legge dello Stato che sanò tutte le situazioni di coloro che erano stati appunto ammessi con riserva, il numero dei vincitori del concorso, per la sola regione Campania, fu quasi il triplo di quello indicato nel bando. Solo grazie all’interregionalità, anch’essa introdotta successivamente, fu possibile trovare collocazione alla gran mole di dirigenti scolastici vincitori di quel concorso benché molti di essi, va ribadito, non possedevano neppure i requisiti per accedervi, in base ai meccanismi indicati per la preselezione. Proprio alla luce di questi precedenti e delle vicende giudiziarie connesse al concorso in questione, si rende necessario attendere ed operare cum grano salis, auspicando  che, nel frattempo, venga fatta piena luce su tutte le delicate questioni connesse alla procedura concorsuale, a partire proprio da quelle che riguardano l’inchiesta in corso della Magistratura.

Gennaro Capodanno

Venerdì 29 agosto Manifestazione nazionale

Venerdì 29 agosto 2014 ore 11:00
Piazza Santi Apostoli, Roma
Manifestazione nazionale, contro la politica scolastica del governo Renzi.

Vista la distanza dalle stanze del potere, chiederemo un corteo che ci avvicini al Consiglio dei Ministri di palazzo Chigi

Quota 96 & precari
uniti si vince!

Tutti i quota 96 in pensione
&
i precari assunti

Alle minacce della Giannini la scuola pubblica risponde con la mobilitazione

Le recenti esternazioni di Stefania Giannini, Ministro di quella che una volta era chiamata Pubblica Istruzione, si caratterizzano per un mix di vacuità ed aggressività francamente intollerabili.

Dopo anni di tagli alle retribuzioni del personale ed agli organici questa signora, in luogo di proporre di restituire il maltolto alla scuola pubblica, ci ammannisce il solito mantra: sostegno alla scuola privata, valorizzazione del merito, premi e punizioni, innovazione tecnologica, esaltazione del mercato e via pontificando.

Se questa è l’agenda del governo l’unica risposta è rispedirla al mittente. Le questioni reali da affrontare, infatti, sono assolutamente evidenti:

  • retribuzioni dignitose
  • un organico adeguato al funzionamento di una buona scuola
  • l’assunzione del personale precario su tutti i posti disponibili
  • forti investimenti per l’edilizia scolastica

Le nostre rivendicazioni hanno agli occhi di questi signori il gravissimo difetto di non adattarsi alla politica di sfascio della scuola pubblica che da troppi anni governi di diverso colore hanno perseguito con pertinacia degna di maggior causa ma è su questa piattaforma che i lavoratori della scuola costruiranno la loro mobilitazione a partire dall’inizio dell’anno scolastico.

Pertanto sin dai primi giorni di settembre la CUB Scuola Università Ricerca organizzerà assemblee, presidi, mobilitazioni e sta preparando lo SCIOPERO GENERALE della scuola che deve vedere coinvolti tutti coloro che hanno a cuore al difesa e la crescita della scuola di tutti e di tutte.

Per la CUB Scuola Università Ricerca
Il Coordinatore Nazionale
Cosimo Scarinzi

“Merito, più autonomia e mai più supplenti”: ecco la riforma Giannini-Renzi per la scuola

da Repubblica.it

“Merito, più autonomia e mai più supplenti”: ecco la riforma Giannini-Renzi per la scuola

Il ministro dell’Istruzione: “Fanno male a chi le fa e chi le riceve. Ragioniamo in termini di organico funzionale e non di organico di diritto”. E pensa a nuovi programmi

di SALVO INTRAVAIA

ROMA – Merito e superamento del precariato con una strada veloce per l’eliminazione delle supplenze. Ma anche scuole più autonome e nuovi programmi scolastici. Il pacchetto-scuola, al centro delle misure di rilancio dell’azione di governo e  su cui da qualche settimana lavorano Matteo Renzi e il ministro Stefania Giannini, prende forma.

Le prime anticipazioni sulle decisioni che dovranno essere adottate nel Consiglio dei ministri di venerdì prossimo arrivano dallo stesso ministro: “Bisogna superare definitivamente il sistema delle supplenze. I supplenti non saranno eliminati fisicamente  –  ha ironizzato la Giannini  –  Come fare lo vedrete nelle prossime settimane”. Le supplenze, secondo l’inquilino di viale Trastevere, vanno riconsiderate perché si conosce già dall’inizio dell’anno scolastico quali sono i posti da sostituire stabilmente. Sembra quindi che la proposta di alcuni sindacati di passare dall’organico “di diritto” a quello “funzionale” venga presa in seria considerazione dal governo. In ballo 160mila precari delle graduatorie ad esaurimento, che potrebbero vedersi aprire le porte di una possibile e più rapida stabilizzazione, e 400mila supplenti delle graduatorie d’istituto che potrebbero essere invece cancellati per sempre dalla mappa del precariato italiano.

Per il ministro, sbrogliare la matassa delle supplenze della scuola “significa prendere con molta consapevolezza e determinazione questo aspetto come uno degli aspetti prioritari per una rivisitazione del sistema educativo italiano”. Perché le supplenze “non fanno bene né a chi le fa né a chi le riceve”. Il fatto è che l’argomento è estremamente complesso. Nella scuola, attualmente, è il cosiddetto organico di diritto  –  una pianta organica di previsione, calcolata in base alle iscrizioni degli alunni e al trend degli ultimi anni  –  a comandare tutte le operazioni. Su questa base si conteggiano i posti per le immissioni in ruolo, mentre le cattedre vacanti vengono assegnate ad altrettanti supplenti. Poi, a settembre, il ministero calcola le reali esigenze della scuola, elabora l’organico di fatto e assegna le eventuali cattedre in più ancora a supplenti.

L’organico funzionale  –  per reti di scuole, con tutta probabilità  –  dovrebbe assegnare ad un gruppo di istituti dello stesso grado un certo numero di docenti che tenga conto di tutte le esigenze: di insegnamento e delle eventuali supplenze. Una operazione che potrebbe fare ritornare in vita la defunta continuità didattica per le classi: avere lo stesso insegnante, compresi quelli di sostegno, per tutto il percorso scolastico. I docenti dell’organico funzionale, in altre parole, coprirebbero sia le ore di lezione “frontali” sia le supplenze, lunghe e brevi.

Ed è proprio questo il nodo che fa tremare i polsi a migliaia di precari. Per fare fronte alle esigenze delle scuole, oltre ai docenti di ruolo, si dovrebbe coinvolgere una parte dei precari inseriti nelle graduatorie ad esaurimento che, secondo alcune indiscrezioni, potrebbero ottenere incarichi non più annuali ma pluriennali: due o tre anni. E di conseguenza avvicinarsi al ruolo, visto che fino all’assunzione dell’ultimo supplente delle graduatorie provinciali si continuerebbe ad assegnare metà dei posti ai vincitori di concorso e l’altra metà ai precari delle liste ad esaurimento. Ma, con l’organico funzionale, l’utilità delle graduatorie d’istituto verrebbe meno e 400mila precari potrebbero rinunciare per sempre al loro sogno.

Sul merito dei docenti la ministra è stata chiara. “Chi fa di più prende più soldi” è l’idea di fondo dell’esecutivo. Ma la tanto temuta tripartizione tra docenti esperti, ordinari e senior sembra tramontare. Secondo alcune indiscrezioni, verrà portato avanti il criterio del tempo dedicato alla scuola –  chi più lavora più guadagna  –  oltre le ore di insegnamento e le funzioni ricoperte. Un meccanismo già utilizzato nella scuola. Ma è allo studio anche la revisione dei programmi scolastici, per adattarli al nuovo millennio, e la possibilità di maggiore autonomia per le scuole. Venerdì, verranno presentate le Linee-guida sulla scuola del governo.

Poi, si aprirà una fase di dibattito che andrà avanti per un paio di mesi. Poi il Governo tirerà le somme e procederà con i provvedimenti. A differenza di quanto accaduto negli ultimi anni questo “pacchetto scuola” non dovrebbe essere una misura a costo zero, ma un intervento coperto da un cospicuo stanziamento di risorse. Nei giorni scorsi Renzi ha parlato di un miliardo da prevedere nella legge di stabilità. Ma, sui temi contrattuali, i sindacati promettono battaglia. E si preannuncia un autunno caldo per la scuola.

Scuola, verso l’eliminazione delle supplenze

da La Stampa

Scuola, verso l’eliminazione delle supplenze

Il ministro dell’Istruzione Giannini annuncia i contenuti del «pacchetto» che sarà portato venerdì in Cdm: «Le priorità premiare il merito degli insegnanti ed eliminare il precariato»

Premiare il merito degli insegnanti ed eliminare il precariato, con il superamento delle supplenze. Sono tra gli obiettivi del «pacchetto scuola» che il premier Matteo Renzi si accinge a portare venerdì sul tavolo del Consiglio dei ministri.

 

«Il 29 agosto sarà l’occasione per presentare la `visione´ del nostro Governo sui temi dell’ istruzione e in particolare della scuola, a cui seguirà poi un provvedimento che è in costruzione da mesi» ha spiegato oggi il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini. E dal meeting di Cl ha assicurato che «il governo intende eliminare il precariato nella scuola». Non ha dato dettagli su come ciò potrà avvenire rimandandoli ai prossimi giorni, però ha spiegato che le supplenze devono essere riconsiderate in quanto già dall’inizio dell’anno scolastico si conoscono alla perfezione quali e dove sono i posti da sostituire stabilmente, «ma c’è un meccanismo perverso che ci trasciniamo da decenni che non ci consente di lavorare se non con l’organico di diritto e quindi di riempirlo attraverso le graduatorie». «I supplenti non saranno eliminati fisicamente – ha precisato con una battuta Giannini – e questo lo vedrete» nelle prossime settimane. Bisogna però «ragionare in termini di organico funzionale e non di organico di diritto. È l’uovo di Colombo che chi lavora nella scuola conosce da tempo, ma che nessun governo ha avuto il coraggio di affrontare direttamente perché significa prendere coscienza che le supplenze non fanno bene né a chi le fa né a chi le riceve».

 

La professione docente comprende l’insegnamento ma va anche oltre la didattica, occupandosi di compiti connessi all’aggiornamento dei docenti, alla formazione sulle Clil (insegnamento di una materia in lingua straniera), alla progettazione didattica per migliorare l’offerta formativa, all’utilizzo e funzionamento delle nuove tecnologie ecc… «Chi fa di più prende più soldi» è l’idea di fondo dell’Esecutivo. Resta da vedere come il principio sarà tradotto in pratica.

 

Pare certo che non verrà proposta tout court una tripartizione di qualifiche (tre gradi di carriera: insegnanti ordinari, esperti e senior) con un ripescaggio della cosiddetta legge Aprea. A questo proposito i sindacati hanno già messo le mani avanti. «Se rispondono a verità le indiscrezioni di un intervento sugli scatti e di un tentativo di introdurre elementi di meritocrazia al di fuori di un sistema contrattuale – ha anticipato il leader della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo – per noi è inaccettabile». «Quando si punta sul lavoro e sulla professionalità bisogna pensare che lo strumento per valorizzare l’impegno è il contratto di lavoro, bisogna quindi puntare al rinnovo del contratto, bloccato da 8 anni» ha aggiunto il leader della Cisl scuola, Francesco Scrima. E d’accordo con lui si è detto pure il segretario della Uil scuola, Massimo Di Menna, secondo il quale se la riforma della scuola non prevedesse un impegno sul rinnovo del contratto «sarebbe molto negativo».

 

A parte il personale della scuola, gli altri due grandi capitoli su cui il provvedimento del Governo si articolerà sono l’autonomia scolastica e programmi e competenze degli studenti. Nei giorni scorsi i contatti tra Giannini e Renzi sono stati molto fitti. Il Piano è stato elaborato negli uffici del Miur sulla base di quanto `uscito´ dai Cantieri istituiti a viale Trastevere per fare una fotografia dell’esistente e avanzare possibili soluzioni; il premier ha poi valutato tra queste quelle «politicamente fattibili».

 

Venerdì saranno presentate dunque Linee-guida «operative» che non avranno tuttavia ripercussioni immediate sull’anno scolastico che sta per iniziare. Dai primi giorni di settembre partirà una consultazione di forze politiche e sociali e sarà aperto un dibattito che andrà avanti per un paio di mesi. Poi il Governo tirerà le somme e procederà con i provvedimenti.

 

A differenza di quanto accaduto, talvolta, negli anni passati questo «pacchetto scuola» non dovrebbe essere una misura a costo zero, ma un intervento coperto da un cospicuo stanziamento di risorse. Nei giorni scorsi Renzi ha parlato di un miliardo da prevedere nella legge di stabilità. E «investire sull’istruzione in un momento di crisi profonda vuol dire preparare la svolta radicale dei prossimi anni» ha assicurato il ministro Giannini.

Giannini: basta supplenze, così elimineremo il precariato dalla scuola

da Il Sole 24 Ore

Giannini: basta supplenze, così elimineremo il precariato dalla scuola

Lingue, matematica, informatica le priorità su cui spingere l’acceleratore in termini di formazione, attraverso nuovi investimenti anzitutto sul capitale umano della scuola.

di Luca Orlando

RIMINI – Docenti di ruolo e valutati sulle funzioni e sul merito, con carriere legate non più all’anzianità. Il ministro dell’istruzione Stefania Giannini sceglie la platea del meeting di Rimini per tracciare le grandi direttrici della riforma scolastica che verrà presentata nei dettagli il 29 agosto dal Governo. Una rivoluzione delle regole del gioco – spiega il ministro – perché dobbiamo guardare alle esigenze del paese nei prossimi 20 anni.

Lingue, matematica, informatica le priorità su cui spingere l’acceleratore in termini di formazione, attraverso nuovi investimenti anzitutto sul capitale umano della scuola. «Le supplenze – spiega il ministro – non fanno bene a nessuno e questo è un nodo da risolvere, risultato di decenni di scelte miopi, servono docenti che si sentano parte di un grande progetto nazionale, occorre curare definitivamente la piaga del precariato».

Sui dettagli e sulle risorse il ministro rimanda alla conferenza stampa del 29 agosto ma intanto annuncia cambiamenti anche a livello contrattuale, con retribuzione e carriere dei docenti legati non solo all’anziantità ma anche alla funzione svolta e soprattutto al merito. «Il che vuol dire – aggiunge il ministro – che se non si svolge il proprio dovere si può anche essere penalizzati. Ma voi – scandisce rivolgendosi alla platea – non credo abbiate paura di essere valutati per il vostro lavoro».

La platea del meeting applaude, apprezzando in particolare lo sforzo del ministro per far trovare applicazione piena alla legge già esistente sulla parità scolastica, tema che sta particolarmente a cuore alla platea cattolica.«Questo è un discorso laico che ci piace – sottolinea il presidente della fondazione per la sussidiarietà Giorgio Vittadini – e noi daremo al ministro tutto l’aiuto possibile, perché si tratta di una battaglia epocale, non sarà facile».

Tra le novità in campo dovrebbe esserci anche una spinta maggiore all’alternanza scuola-lavoro, che attualmente coinvolge appena il 9% degli studenti italiani e l’1% delle imprese. «La dispersione scolastica è ancora altissima – spiega il ministro – e noi dobbiamo evitare di perdere questi ragazzi. Entrare in azienda è un percorso di formazione non solo professionale ma anche umano, vogliamo una via italiana al modello duale tedesco».
Per questo obiettivo, il ministro lancia anche un appello anche al mondo delle imprese, per mobilitare capitali privati, in particolare nel rilancio della formazione professionali. «I laboratori sono cruciali – spiega la Giannini – ma non se dotati di strumenti utilizzati dalle imprese 30 anni fa: servono stampanti 3D, laser, nuove tecnologie. Occore guardare avanti, a ciò che servirà al paese nei prossimi 20 anni».

“Bisogna eliminare il precariato nella scuola”

da La Tecnica della Scuola

“Bisogna eliminare il precariato nella scuola”

Lo ha detto il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini al Meeting di Cl: le supplenze non fanno bene né a chi le fa né a chi le riceve. Ma i supplenti non saranno eliminati fisicamente: bisogna ragionare in termini di organico funzionale e non di organico di diritto. Diversi i punti toccati nel corso dell’intervento a Rimini: tra le necessità impellenti, quelle di realizzare “aggiustamenti” alla media inferiore e di applicare la parità scolastica. Nessuna anticipazione chiara, però, sulle linee guida in CdM il 29 agosto.

Il governo intende eliminare il precariato nella scuola: lo ha detto il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini che, al Meeting di Cl, non ha però fornito alcun dettaglio su come ciò potrà avvenire rimandandoli ai prossimi giorni. “Le supplenze – si è limitato a dire Giannini – non fanno bene né a chi le fa né a chi le riceve”.

Per il Ministro, in sostanza, le supplenze devono essere riconsiderate in quanto già dall’inizio dell’anno scolastico si conoscono alla perfezione quali e dove sono i posti da sostituire stabilmente, “ma c’è un meccanismo perverso che ci trasciniamo da decenni che non ci consente di lavorare se non con l’organico di diritto e quindi di riempirlo attraverso le graduatorie”.

“I supplenti non saranno eliminati fisicamente – ha precisato con una battuta Giannini – e questo lo vedrete” nelle prossime settimane. Bisogna però “ragionare in termini di organico funzionale e non di organico di diritto. E’ l’uovo di Colombo che chi lavora nella scuola conosce da tempo, ma che nessun governo ha avuto il coraggio di affrontare direttamente perché significa prendere coscienza che le supplenze non fanno bene né a chi le fa né a chi le riceve”.

Nel corso del suo intervento al Meeting, il responsabile del Miur ha toccato diversi argomenti, realizzando però anche in questo caso poco più dei flash. “Dobbiamo ripartire dall’idea che la scuola è di tutti, che assolve a una funzione educativa fondamentale. Una scuola che non sta nei salotti ma va in periferia, che la conosce. E’ la scuola organizzata dallo Stato o dalla iniziativa privata e valutata per come si colloca davanti all’ultimo e che all’ultimo apre una via di scampo o una chance per emergere. E’ questo il nostro obiettivo, per garantire anche al Paese una libertà di scelta educativa che non è stata garantita a nessuno”.

Parlando della parità scolastica, il ministro ritiene che “la legge del 2001 va ripensata e applicata non per rispondere a un mondo o a un altro ma per rispondere a un sistema educativo globale. Il tema del finanziamento alle paritarie è stato fino ad ora o preteso o concesso o negato o negoziato”.

Giannini ha quindi indicato nella scuola della media inferiore il segmento dell’istruzione pubblica che ha più bisogno di “interventi: la scuola media inferiore – ha detto – risente di tante mancate attenzioni e di aggiustamenti che vanno apportati”.

Secondo il Ministro dobbiamo infine “recuperare la cultura ed il modello educativo italiano per rispondere alla grande domanda di Italia che cresce nel mondo: può diventare uno strumento di diplomazia culturale che in prospettiva salva molte vite. Serve un piano straordinario che consenta a centinaia di giovani dell’area del Mediterraneo ma anche dell’Iraq e della Siria di venire in Italia a studiare e avviare un percorso di confronto culturale con il nostro Paese: creeremmo un legame con le future classi dirigenti di quelle aree determinando – ha concluso Giannini – un futuro di collaborazione”.

Giannini: dopo l’edilizia è giunta l’ora di investire nelle risorse umane

da La Tecnica della Scuola

Giannini: dopo l’edilizia è giunta l’ora di investire nelle risorse umane

 

A dirlo, nel corso del Meeting Cl di Rimini, è stato il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ai microfoni di Sky Tg24: il 29 agosto sarà l’occasione per presentare la visione del nostro Governo su una parte fondamentale della nostra scuola, quali sono gli insegnanti, l’autonomia, le competenze dei ragazzi.

Dopo le infrastrutture scolastiche murarie è giunto il momento di dedicarsi a quelle umane. A dirlo, nel corso del Meeting Cl di Rimini, è stato il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ai microfoni di Sky Tg24. “Il 29 agosto sarà l’occasione per presentare la visione del nostro Governo sui temi dell’ istruzione e in particolare della scuola, a cui seguirà poi un provvedimento che è in costruzione da mesi”.

“C’è stato un lavoro veramente molto intenso – ha aggiunto Giannini – nel dettaglio, che presenteremo in quell’occasione. Il fatto che si pensi che Italia di domani dipenda dalle scelte sull’istruzione è veramente una svolta rivoluzionaria”.

“Investire sull’istruzione in un momento di crisi profonda vuol dire preparare la svolta radicale dei prossimi anni. Il presidente del consiglio oltre a lavorare con me e con il mio staff sul tema dell’istruzione sta lavorando per preparare al meglio – ha detto ancora il ministro – l’incontro del 30 con gli altri capi di stato e sarà lì che si decideranno gli equilibri”. Giannini ha detto, sempre alla Tv privata nazionale, che il piano del Governo sulla Scuola ha raggiunto la fase 2. “L’edilizia scolastica era un’emergenza e continua a esserlo ma si sta lavorando con progetti già cantierati. Penso che anche il lavoro sulle ‘infrastrutture umane’ della scuola, come gli insegnanti, l’autonomia, le competenze dei ragazzi, sia una parte fondamentale”.

Arriva il taglio di permessi e distacchi sindacali

da La Tecnica della Scuola

Arriva il taglio di permessi e distacchi sindacali

Dopo la conversione in legge del decreto sulla riforma della Pa, arriva dal primo settembre un taglio netto di permessi e distacchi

Entro il 31 agosto “tutte le associazioni sindacali rappresentative dovranno comunicare alle amministrazioni la revoca dei distacchi sindacali non più spettanti”.

“Il rientro nelle amministrazioni dei dirigenti sindacali oggetto dell’atto di revoca avverrà – è precisato – nel rispetto” del contratto collettivo nazionale quadro sulle prerogative sindacali, “nonché delle altre disposizioni di tutela”.

Il dimezzamento delle prerogative sindacali nella pubblica amministrazione è previsto da una circolare (n. 5/2014) firmata dal ministro Marianna Madia lo scorso 20 agosto.

Una riduzione che, spiega il Ministero, “è finalizzata alla razionalizzazione ed alla riduzione della spesa pubblica”.

Nel provvedimento firmato dalla Madia si precisa che il rientro nelle amministrazioni dei dirigenti sindacali oggetto dell’atto di revoca avverrà nel rispetto del contratto collettivo nazionale quadro sulle prerogative sindacali, “nonché delle altre disposizioni di tutela”.

Graduatorie d’istituto: il Miur danneggia segreterie e precari

da La Tecnica della Scuola

Graduatorie d’istituto: il Miur danneggia segreterie e precari

L.L. 

La Flc Cgil denuncia l’atteggiamento “irresponsabile” del Miur e chiede un termine reale e uguale per tutti per l’inserimento dei dati

Più rispetto per il lavoro delle segreterie e certezze per i precari danneggiati dalla pubblicazione delle graduatorie a macchia di leopardo.

Queste le richieste della Flc Cgil che definisce irresponsabile il Miur, perchè, nonostante le pressanti richieste di proroga, non ha ritenuto opportuno modificare il termine del calendario delle operazioni sulle domande per le graduatorie di 2^ e 3^ fascia dei docenti, considerato incompatibile con la situazione delle segreterie che lavorano con personale ridotto a causa dei tagli e dei legittimi turni di ferie estive e con gli innumerevoli problemi di funzionamento del sistema centrale.

La proroga non è stata concessa perchè, secondo il Miur, un eventuale slittamento sarebbe stato incompatibile con l’esigenza di avere le graduatorie pronte per l’inizio delle lezioni e che USR e ATP avrebbero comunque adottato tutte le misure organizzative necessarie per alleviare il peso sulle scuole.

“Il Ministero non ha considerato – scrive la Cgil – che gli USR e gli ATP non sono in grado di farsi carico della mole di lavoro che grava sulle scuole, valutato l’esiguo numero di personale rimasto a disposizione e che, in alcuni casi, non hanno neppure operato come previsto per la richiesta delle graduatorie”.

Secondo quanto riporta il Sindacato, la situazione è ora molto caotica: dopo aver già inserito le nuove domande, le segreterie sono state anche costrette, a causa di un problema tecnico nella valorizzazione dei dati storici su SIDI, a cancellare le posizioni di aspiranti presenti nel precedente triennio e a reinserirle.

Un modo di operare da parte del MIUR che ingenera una profonda confusione nelle segreterie e nei docenti che vedono la loro situazione rappresentata in modo difforme, a seconda della conclusione o meno delle operazioni da parte dei vari istituti e delle anomalie nella valutazione.

“La pubblicazione delle graduatorie provvisorie – scrive la FLC – dovrebbe avvenire contestualmente su tutto il territorio provinciale, nella data stabilita dall’Ufficio scolastico territoriale, solo dopo previa verifica del suddetto completamento delle operazioni da parte delle scuole (art. 10 comma 2 del DM 353), nonché della valutazione di eventuali reclami avverso le graduatorie provvisorie.
Solo da quella data decorrono i termini (10 giorni) per la presentazione di eventuali reclami”.

“Continueremo a pressare il MIUR – conclude il Sindacato – affinché dia un termine reale che vada bene per tutti e che consenta il completamento delle operazioni nei tempi necessari, garantendo qualità ed equità nella valutazione”.

La prima campanella? Dalle 8,30 in poi

da La Tecnica della Scuola

La prima campanella? Dalle 8,30 in poi

A sostenerlo è l’Academy of Pediatrics, intervenendo per la prima volta pubblicamente sull’argomento: spostare in avanti di almeno 25 minuti l’avvio della giornata scolastica migliora le ore di sonno, la perfomance scolastica, l’umore e l’atteggiamento verso il rischio. In Italia però la realtà è ben diversa, soprattutto alle superiori.

Per i giovani dormire fino alle otto del mattino è una necessità: farli scendere dal letto prima potrebbe avere dei contraccolpi negativi sul rendimento scolastico. A sostenerlo è l’Academy of Pediatrics intervenendo per la prima volta pubblicamente sull’argomento. Secondo l’associazione dei medici, infatti, più tardi la scuola inizia migliori sono i risultati degli studenti, che avrebbero benefici anche fisici e mentali da un inizio ritardato delle lezioni.

“Far slittare l’inizio della scuola ha benefici che sono ben documentati a questo punto” afferma Judith Owens, direttore della medicina del sonno al Children’s National Medical Center di Washington. Alcuni cambi biologici associati con la pubertà hanno modificato i ritmi cardiaci, causando stanchezza negli adolescenti più tardi nella serata. “I ritmi cardiaci indicano che la maggior parte dei teenager non si addormenta prima delle 11 di sera. E avendo bisogno di otto ore e mezzo-nove ore e mezzo di sonno, i calcolo é facile: i migliori risultati si hanno se non si svegliano prima delle otto del mattino” mette in evidenza Owens. La maggioranza delle scuole americane inizia prima delle 8.00 del mattino.

Le indicazioni dell’Academy of Pedriatics potrebbero aprire un dibattito negli Stati Uniti, dove i maggiori timori per un ritardo nell’avvio delle lezioni sono legati ai costi che questo comporterebbe e agli effetti sulle attività extra scolastiche. “Più tardi Per i giovani dormire fino alle otto del mattino è una necessità: farli scendere dal letto prima potrebbe avere dei contraccolpi negativi sul rendimento scolastico. A sostenerlo è l’Academy of Pediatrics intervenendo per la prima volta pubblicamente sull’argomento. Secondo l’associazione dei medici, infatti, più tardi la scuola inizia migliori sono i risultati degli studenti, che avrebbero benefici anche fisici e mentali da un inizio ritardato delle lezioni.

“Far slittare l’inizio della scuola ha benefici che sono ben documentati a questo punto” afferma Judith Owens, direttore della medicina del sonno al Children’s National Medical Center di Washington. Alcuni cambi biologici associati con la pubertà hanno modificato i ritmi cardiaci, causando stanchezza negli adolescenti più tardi nella serata. “I ritmi cardiaci indicano che la maggior parte dei teenager non si addormenta prima delle 11 di sera. E avendo bisogno di otto ore e mezzo-nove ore e mezzo di sonno, i calcolo é facile: i migliori risultati si hanno se non si svegliano prima delle otto del mattino” mette in evidenza Owens. La maggioranza delle scuole americane inizia prima delle 8.00 del mattino.

Le indicazioni dell’Academy of Pedriatics potrebbero aprire un dibattito negli Stati Uniti, dove i maggiori timori per un ritardo nell’avvio delle lezioni sono legati ai costi che questo comporterebbe e agli effetti sulle attività extra scolastiche. “Più tardi le lezioni iniziano maggiori sono i benefici sotto tutti i punti di vista” afferma Kyla Walhstrom, responsabile del Centro per la ricerca associata e il miglioramento dell’ istruzione. Secondo lo studio anche uno slittamento di 25 minuti induce cambiamenti visibili: migliora le ore di sonno, la perfomance scolastica, l’umore e l’atteggiamento verso il rischio.

Insomma, i teenager hanno bisogno di dormire: i licei e le scuole medie non dovrebbero iniziare prima delle 8.30 del mattino. Vale la pena ricordare che invece in Italia, soprattutto alle superiori, i nostri ragazzi spesso iniziano le lezioni alle 8. E in alcuni casi, soprattutto nelle località più piccole o di montagna, anche prima per via dell’arrivo anticipato a scuola di corriere, bus e treni.

La scuola in navigazione verso il 29 agosto

da La Tecnica della Scuola

La scuola in navigazione verso il 29 agosto

L’occupazione tornerà a crescere se si punta su formazione e saperi, predica l’Europa. Ma l’intervento sulla scuola promesso da Renzi riguarderà anche gli studenti e la loro capacità/possibilità di trovare/crearsi un lavoro? In attesa del 29 agosto, partono intanto le “segnalazioni” dei politici, mentre Codacons avverte: minestra scaldata.

E intanto, in attesa della fatidica data del 29 agosto, quando il governo svelerà il mistero di Sais, così come il premier Matteo Renzi da qualche giorno va dicendo, e cioè una sorta di nuova riforma della scuola, si intensificano le indicazioni dei politici del Pd, soprattutto.

Scrive il senatore Andrea Marcucci (Pd), presidente della commissione Istruzione di Palazzo Madama: “Il  29 agosto la scuola cambia verso: spazio al merito, istituti aperti, autonomia. Per la prima volta un governo investe e non taglia”.

Per il senatore Stefano Pedica (Pd) “il governo e il parlamento non siano indifferenti alla soluzione del problema dei precari e del personale Ata ma, soprattutto, pensino agli  inidonei, che oltre ad avere gravi problemi di salute rischiano di essere dimenticati e trattati come inutili o considerati di serie B”.

“Il governo e il ministro dell’istruzione devono far cambiare marcia ad una scuola isolata e umiliata. La scuola e la cultura vanno difese senza se e senza ma, sostiene Pedica. Non bastano gli interventi tampone, Renzi il 29 cambierà la scuola ma deve anche riparare i danni prodotti dalla riforma Gelmini, e valorizzare un corpo docente vessato da anni da una politica assente e sorda a qualsiasi appello di buon senso”.

In trincea invece il Codacons che sibila: solo fumo, puntando il dito contro le novità annunciate dal presidente del Consiglio sulla scuola: “Proseguendo nella politica degli annunci clamorosi di agosto, il premier Matteo Renzi arriva anche alla scuola proponendo zuppe vecchie e riscaldate. L’aggiornamento obbligatorio esiste già da anni per altre categorie professionali come avvocati e medici, ma è totalmente finto e serve solo per far fare soldi agli enti che organizzano corsi anche via internet, spesso fasulli e con il solo scopo di concedere crediti dietro pagamento”.

“Lo stesso temiamo”, sottolinea il Codacons, “avverrà per gli insegnanti. L’unica strada per guarire la scuola e riformare seriamente il settore è dare certezze ai giovani e ai precari di poter svolgere un programma a lungo termine, senza essere licenziati a ogni fine anno scolastico. Il governo Renzi che ha autorizzato contratti a termine sempre più lunghi, non ha fatto altro che spostare l’onere per lo Stato di contratti a tempo indeterminato sui risarcimenti per violazione delle direttive europee”.

“I Tribunali di tutta Italia, attraverso oltre 300 sentenze ottenute dal Codacons hanno infatti condannato lo Stato a risarcire i docenti precari per la prassi vietata dall’Europa di rinnovare di anno in anno contratti a tempo determinato. La vera riforma della scuola passa per la lotta all’odioso fenomeno del precariato, dando agli insegnanti non corsi di aggiornamento e formazione, ma un lavoro stabile e contratti dignitosi, così come ci chiede l’Europa”.

Per altri punti di vista invece, l’intervento di Renzi dovrebbe puntare ai giovani e dare loro la possibilità di trovare o di crearsi un lavoro. Come? Incrementando lo studio delle lingua straniere. Lo suggerisce Il Sole 24 Ore: “Se si darà finalmente all’insegnamento della lingua inglese lo spazio che merita, sarà una buona riforma. Altrimenti no. Tenere sui banchi di scuola i nostri ragazzi per 13 anni e non garantirgli uno strumento oggi indispensabile per costruirsi un percorso lavorativo è un delitto. Soprattutto per una sinistra che vuole fare dell’eguaglianza delle opportunità la sua bandiera.

La conoscenza o meno delle lingue è il primo fattore di diseguaglianza, perché si acquisisce proprio nella prima fase della competizione sociale. Se si darà a tutti, non solo ai figli dei ricchi, la possibilità di comunicare in inglese alla fine del percorso scolastico si sarà fatta la più utile riforma della scuola che si possa fare. E forse anche un piccolo pezzo di riforma del lavoro. A volte il riformismo è più semplice di quello che si possa pensare. Sindacati permettendo, ovviamente”.

In attesa di essere stupiti da Renzi, facciamo qualche ipotesi…

da La Tecnica della Scuola

In attesa di essere stupiti da Renzi, facciamo qualche ipotesi…

Ancora non sappiamo con precisione con cosa ci “stupirà” a fine settimana il premier Matteo Renzi. Ma è certo che i nodi da sciogliere sono molti: c’è il problema delle risorse ma anche quello della applicazione delle legge 62/2000 sul sistema paritario.

Mentre attendiamo il CdM del 29 agosto con il quale il Presidente Renzi ha detto “Vi stupirò”, occorre riflettere sulle dichiarazioni governative per comprendere l’ampiezza dei piani di intervento che il governo si appresta a varare. Gli italiani, certamente, condividono con il presidente Renzi che «la scuola è il punto di partenza. Non uno dei tanti punti bensì il punto»  (discorso programmatico). E prendono atto che «la scuola non la può cambiare il presidente del Consiglio o il ministro, la devono cambiare le famiglie, gli studenti, i professori» (agli Scout). A rigor di logica, se è così, ci si chiede umilmente da chi dipenda allora la crisi attuale della scuola e quali possano essere gli artefici sani del cambiamento. Il ministro ampliava la prospettiva (alla VII Commissione Cultura e nei diversi interventi di questi mesi): «Questo Governo è il primo, a partire dall’immediato dopoguerra, che mette la scuola e il capitolo dell’istruzione al centro dell’agenda politica. Credo che non si tratti né di una scelta casuale né di un annuncio propagandistico» – ci si chiede perché dovrebbe esserlo… – «ma piuttosto della volontà di essere e mostrarsi coerenti con una visione della società italiana. Espongo le mie linee programmatiche in riferimento al capitolo scuola, ricorrendo a quattro princìpi che considero essenziali per un sistema dell’istruzione, dell’università e della ricerca davvero moderno ed europeo.
Il primo principio è quello della semplificazione. Nella mia visione, semplificare significa resistere alla tentazione dell’ipertrofia normativa. (…) Semplificare significa, quindi, lavorare per ridurre quegli spazi di incertezza normativa che alimentano la conflittualità e il tasso di contenziosi».  Ogni buon dirigente scolastico sa che dietro ad ogni genitore spunta non l’angelo custode, ma l’ombra dell’avvocato…
«Il secondo principio è quello della programmazione, che nella mia visione significa smettere di lavorare rincorrendo le emergenze, per darsi quell’orizzonte temporale di cui parlavo, di tipo strategico e finanziario, che corrisponde a un triennio almeno, necessario per trasformare gli aggiustamenti puntuali in soluzioni strutturali.» L’invito è a segnarsi la scadenza in agenda…
«Il terzo principio è quello della valutazione, che significa eliminare i colli di bottiglia esistenti nei vari campi – mi riferisco a quello dell’università, dove già esiste una specifica struttura che può lavorare, ma anche a quello della scuola – e quindi sostituire la procedura dei controlli ex ante – nella scuola (che ormai non esistono più, essendosi estinta la stirpe degli ispettori ministeriali, gli unici – forse – a sapersi orientare nella selva della normativa scolastica) con la procedura della valutazione ex post. Significa anche assegnare le risorse ovviamente sulla base dei meriti e dei risultati ottenuti; significa, altresì, sottrarre risorse sulla base dei demeriti e dei risultati non ottenuti.» Ecco il punto: chi valuterà e sulla base di quali parametri che un dieci in inglese in una certa scuola d’Italia corrisponde a un quattro in un’altra scuola? L’inglese non è sempre lo stesso?
«Il quarto principio, infine, è quello dell’internazionalizzazione, cioè l’apertura del sistema. Riteniamo che un sistema dell’istruzione, dell’università e della ricerca che non sia aperto alla comparazione e alla competizione con il resto del mondo non solo non riesca a generare una maggiore qualità intrinseca sul piano didattico, scientifico e strutturale, ma non riesca nemmeno, fino in fondo, a essere un motore diretto e indiretto dello sviluppo economico e della crescita della società italiana». La scuola italiana quanta “vera cultura” attualmente produce? Occorre che le forze migliori si facciano avanti. E possibilmente a costo zero per lo Stato. «Ritengo che l’Europa sia un contesto necessario, direi indispensabile: è una condizione, un contesto geopolitico di riferimento primario perché le politiche educative e le scelte strategiche in campo di ricerca e di education possano essere efficaci e competitive.»
Conseguenza positiva: «Un modello di scuola e di istruzione più semplice, programmabile, valutabile e aperta al contesto e al resto del mondo. Ciò può avvenire solo attraverso una pluralità di offerta formativa. La legge n. 62 del 2000 sulla parità, cosiddetta «legge Berlinguer», prevede questo modello integrato, che non significa pubblico versus privato. Il sistema privato in Italia non esiste: esiste la scuola statale e paritaria ed esiste l’università statale e non statale. Credo che l’articolo 2 del protocollo addizionale della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, da cui deriva la piena affermazione della libertà di scelta educativa da parte degli alunni e delle famiglie, nel nostro Paese non sia ancora attuato.» E ancora, in varie occasioni il concetto è chiaro: «E’ sempre più indispensabile compiere un processo culturale che restituisca il corretto significato etimologico alle parole. Pubblico è ciò che è fatto per l’interesse pubblico, quindi non implica necessariamente e solo la gestione statale. O si comprende questo aspetto lessicale o si è come tronchi.
Ripercorriamo a memoria l’audizione del Ministro Giannini alla VII commissione cultura nei suoi passaggi più salienti: dare ragione della centralità della famiglia, sostenere il suo diritto costituzionale di scelta educativa per i propri figli, in una pluralità (ovvio, altrimenti che scelta è?) di offerta formativa pubblica, statale e paritaria.  E’ dal 1948 che la Costituzione Italiana (art.30) parla e che la Famiglia aspetta.  Noi e la Grecia: i campioni europei.
Dunque, cominciare con la scuola è vitale. «Per troppo tempo, a mio parere, abbiamo continuato a considerare la scuola come una spesa, come un costo, anche oneroso,» – o peggio: come un ammortizzatore sociale, per cui oggi, nelle zone a rischio dove dovremmo avere i docenti migliori, abbiamo ben altro – «e non come un investimento nel capitale umano del Paese, cioè nel suo futuro. »
Ed ecco il punto di svolta, il necessario passaggio dal riconoscimento alla garanzia dei diritti di libertà di scelta educativa e libertà di insegnamento: far parlare il costo standard per ogni allievo della scuola pubblica italiana, statale e paritaria. E’ questo l’“anello mancante” alla possibilità di ristrutturazione del sistema scolastico pubblico. Ed è ormai anello ineludibile nella catena che sosterrà la libertà di scelta educativa in una pluralità di offerta formativa, diritti propri di un Stato europeo di diritto. Si realizza in tal modo la reale liberazione, per lo Stato, da quegli oneri – spesso sulla bocca di alcuni lettori distratti della Costituzione – che, stante la chiusura di molte scuole paritarie con una inarrestabile discesa in picchiata, si stanno riversando pericolosamente sul bilancio. I benefici sarebbero evidenti: 1) la dignità restituita ai genitori di esercitare la propria responsabilità educativa sui figli. Un ruolo ritrovato e una libertà agita; 2) una buona e necessaria concorrenza fra le scuole sotto lo sguardo garante dello Stato; 3) l’innalzamento del livello di qualità del sistema scolastico italiano con la naturale fine dei diplomifici e delle scuole non adeguate ad un SNI d’eccellenza, 4) la valorizzazione dei docenti e riconoscimento del merito, come risorsa insostituibile per la scuola e la società, 5) l’abbassamento dei costi e la destinazione di ciò che era sprecato ad altri scopi.
«Le buone idee senza risorse sono prima sogni e poi frustrazioni; ecco perché occorrono dei passi concreti» (Giannini).

Anna Monia Alfieri

Giannini: Supereremo l’attuale sistema delle supplenze

da tuttoscuola.com

Giannini: Supereremo l’attuale sistema delle supplenze

Il governo Renzi sta pensando al superamento delle supplenze nella scuola, così come sono intese nell’attuale sistema scolastico. Lo ha annunciato il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, snocciolando alcune novità della riforma durante un dibattito al Meeting di Cl a Rimini. “Le supplenze“, secondo il ministro, “vanno riconsiderate perché si sa già dall’inizio dell’anno scolastico quali sono i posti da sostituire stabilmente“.

I supplenti non saranno eliminati fisicamente – ha ironizzato Giannini –. Come, lo vedrete” nelle prossime settimane. L’obiettivo dell’esecutivo, è quello di “ragionare in termini di organico funzionale e non di organico di diritto che si distingue dall’organico funzionale. E’ l’uovo di colombo che chi lavora nella scuola conosce da tempo, ma che nessun governo ha avuto il coraggio di affrontare direttamente perché significa prendere coscienza che le supplenze non fanno bene né a chi le fa né a chi le riceve“. Inoltre, ha spiegato il ministro, è chiaro sin “dall’inizio dell’anno con molta precisione quali sono i posti da coprire stabilmente ma c’è un meccanismo perverso che ci trasciniamo da decenni che non ci consente di lavorare se non con l’organico di diritto e quindi di riempirlo attraverso le graduatorie“.

Questa anticipazione da parte del ministro potrebbe confermare alcune voci circolate nelle scorse settimane, circa le intenzioni da parte dell’esecutivo di mutuare sul territorio nazionale alcune procedure applicate sul territorio della Provincia Autonoma di Bolzano, laddove alcuni ruoli sono stati affidati per lo svolgimento delle supplenze.

In questo caso, il problema tuttavia potrebbe riprodursi, visto il paradosso che le graduatorie di accesso alle supplenze sono indipendenti da quelle di merito del concorso (dell’ultimo, almeno), e bisognerebbe capire come sarebbero eventualmente regolate queste immissioni in ruolo di nuova costituzione.