A. Einstein – M. Marič, Cara Mileva

Einstein, la dimensione umana

di Antonio Stanca

 fotoA Luglio di quest’anno è iniziata la serie di volumi “Lettere d’amore” divulgata dal “Corriere della Sera” e dedicata a scambi epistolari avvenuti tra personaggi noti del passato anche più prossimo. Al numero sei è comparsa l’opera Albert Einstein- Mileva Marič (Cara Mileva), che raccoglieva le lettere scambiate tra i due innamorati dal 1897 al 1903, dagli anni dei loro studi a Zurigo presso la facoltà di Fisica ai primi tempi del matrimonio. Si tratta di sei anni e di cinquantaquattro lettere che naturalmente i due si inviarono nei periodi durante i quali erano rimasti lontani per vacanze o per altri motivi. Di quelle della donna rimangono solo undici lettere perché smarrite o distrutte. A Zurigo Albert e Mileva s’incontrarono, si conobbero e si misero a stare, a studiare insieme, lui tedesco, lei serba, lui nato nel 1879, lei nel 1875, lui di diciotto anni, lei di ventidue. Le lettere si riferiscono ad un lungo periodo durante il quale Albert rimase lontano da Mileva perché, finiti gli studi universitari, si era messo alla ricerca di un lavoro e piuttosto complicata gli stava riuscendo. Nonostante tutto non aveva mai smesso di pensare a lei, agli esami che lei stava preparando, non aveva mai cessato d’incoraggiarla, sostenerla e a coronamento di tutto, di ogni lettera c’era sempre l’amore dichiarato per la ragazza che chiamava con i nomi più diversi, più strani, più curiosi, più affettuosi. Le diceva sempre che avrebbe voluto stare soltanto con lei perché meglio si sarebbe sentito a differenza di come stava a casa, con i suoi, che appena trovato un lavoro si sarebbero sposati. Parlava pure dei suoi genitori, della sua vita in famiglia, dell’ostilità di sua madre nei riguardi del loro fidanzamento e in ogni lettera la incaricava di salutare suo padre e sua madre

E’ l’Einstein di vent’anni, innamorato, premuroso, garbato, galante ma è anche l’Einstein che mentre scrive alla sua ragazza, mentre le parla d’amore, di carezze, di baci, le propone pure l’ennesima riflessione da lui fatta su un fenomeno fisico o le chiede il parere su un esperimento o le sottopone un’equazione, l’Einstein che discute dei loro professori universitari, che ha letto o sta leggendo alcune loro opere riguardo alle più recenti acquisizioni della Fisica visto che il Centro Europa ribolliva, alla fine del diciannovesimo secolo, di simili studi, l’Einstein che con l’aiuto di Mileva, sua fidanzata e sua compagna di studio, sta maturando alcune teorie e sorprendente sarà scoprire che il frutto di questi anni trascorsi tra l’amore per la fidanzata, lo studio, la ricerca, l’assunzione di un primo impiego a Berna e i primi tempi del matrimonio verrà nel 1905, quando egli avrà ventisei anni e pubblicherà tre saggi che in tre diverse aree della Fisica cambieranno per sempre quanto fino allora era giunto dal passato e apriranno immense prospettive al futuro. Si trattava del concetto di “quanto di luce”, della teoria del “moto browniano” e della teoria della “relatività ristretta” che sarebbe poi diventata “generale”. Era una rivoluzione totale, investiva epoche intere, le cambiava e ancor più sorprendente sarebbe stato sapere che l’autore vi era giunto con naturalezza, che a quelle scoperte vi era arrivato come se facessero parte delle sue cose. Questa dimensione naturale, vera, umana nella figura di Einstein riesce a far vedere il libro del “Corriere della Sera”, questa maniera che è sempre stata sua e che non lo abbandonò neanche dopo il Nobel del 1921 e dopo altri studi, opere, ricerche, scoperte. Di nuovo queste daranno la sensazione di verità alle quali egli si stava avvicinando, che da lui stavano per essere svelate, che già esistevano ma delle quali nessuno si era accorto. In questo lui ha aiutato, ad accorgersi: è il suo tono, non vuole apparire solo, vuole fare anche per gli altri.

Conseguito il Dottorato a Zurigo insegnerà presso questa Università, poi in quella di Praga, sarà di nuovo a Zurigo ed infine a Berlino dove gli verranno conferiti importanti incarichi e compirà molti altri studi partecipando del suddetto clima favorevole. Il periodo della Prima Guerra Mondiale e i tempi subito seguenti furono quelli del maggior successo di Einstein anche se in quegli anni soffrì nella vita privata poichè giunse a separarsi da Mileva, che andò in Svizzera con i figli, ed a sposarsi con una cugina, vedova con due figli. Intanto cominciavano pure nei suoi riguardi le rivalità degli altri scienziati tedeschi e quando si aggiunse quella del regime nazista Einstein emigrò in America, docente a Princeton (New Jersey).

Sarà questo l’Einstein che a Roosevelt invierà una lettera per avvertirlo del pericolo delle armi nucleari da parte della Germania, che anni dopo con Bertrand Russell firmerà il manifesto contro tali armi, che è divenuto famoso e che morirà a Princeton nel 1955 a settantasei anni.

Come prima anche adesso, come tra le attenzioni per Mileva rientravano i suoi studi, le sue prime intuizioni, come allora da sconosciuto così ora da personaggio storico , leggendario non ha rinunciato ai richiami dall’esterno, al suo impegno sociale, alla sua volontà di pace, di libertà, di democrazia, di bene e la raccolta di lettere documenta come questa fosse l’inclinazione, la tendenza propria di Einstein, durata dall’adolescenza alla morte.

Le deliberazioni degli organi collegiali

Le deliberazioni degli organi collegiali. Costituzione e validità delle delibere

di Cinzia Olivieri

 

  1. Regolarità della costituzione

L’art. 37 del dlgs 297/94 al primo comma recita: “L’organo collegiale è validamente costituito anche nel caso in cui non tutte le componenti abbiano espresso la propria rappresentanza.

Questa disposizione di carattere generale è reiterata anche nell’OM 215/91 (art. 6 comma 10; art. 23 comma 2) e opera sicuramente per il consiglio di istituto mentre non appare riferibile al collegio dei docenti che non ha componenti elettive e dunque rappresentanze da esprimere.

Il tenore letterale rende invece tale previsione applicabile anche al consiglio di classe, interclasse, intersezione. Tuttavia bisogna considerare la circostanza che nel primo grado di istruzione l’unica rappresentanza che si possa esprimere in senso a questo organo collegiale è quella dei genitori, che la componente docente non è eletta e che in mancanza dei genitori (e nel secondo grado degli studenti) esso non potrebbe svolgere uno dei suoi compiti principali che è quello di “agevolare ed estendere i rapporti reciproci tra docenti, genitori ed alunni” (art. 5 comma 8 dlgs 297/94).

Ebbene, premesso che nel caso delle elezioni dei rappresentanti di classe l’OM 215/91 prevede che tutti i genitori sono candidati (art. 22 comma 7) – e quindi non è corretto ma solo una comodità pratica chiedere ai genitori (o agli studenti) di candidarsi -, il comma 8 del medesimo articolo 22 stabilisce: “Nell’ipotesi in cui due o più genitori o alunni riportino, ai fini dell’elezione dei consigli di classe, di interclasse e di intersezione, lo stesso numero di voti, si procede, ai fini della proclamazione, per sorteggio“. Ed in concreto, nel caso che nessun genitore sia eletto (e votato) tutti avranno riportato lo stesso numero di voti (cioè 0). Che anche zero voti abbiano rilevanza in quest’ambito elettorale lo si desume dall’art. 44 comma 7 dell’OM 215/91, il quale, nella sua ultima parte, nel disciplinare l’assegnazione dei posti ai candidati in consiglio di circolo o di istituto in caso di parità, precisa: “lo stesso criterio (del sorteggio) si osserva nel caso in cui i candidati non abbiano ottenuto alcun voto di preferenza.” Si potrebbe concludere per il sorteggio quindi anche nel consiglio di classe allorquando nessun genitore abbia riportato preferenze. Una simile interpretazione può favorire la partecipazione e rendere i genitori anche più consapevoli della sua importanza.

  1. Quorum costitutivo

Il comma 2 dell’art. 37 dlgs 297/94 stabilisce che “Per la validità dell’adunanza del collegio dei docenti, del consiglio di circolo e di istituto, del consiglio scolastico distrettuale, del consiglio scolastico provinciale e relative sezioni, del Consiglio nazionale della pubblica istruzione e relativi comitati, nonché delle rispettive giunte, è richiesta la presenza di almeno la metà più uno dei componenti in carica”.

Tralasciando gli organi collegiali territoriali, si desume che per la validità delle riunioni del consiglio di classe non sia richiesta alcuna maggioranza mentre per quelle del collegio dei docenti e del consiglio di istituto occorre la presenza della “metà più uno dei componenti in carica” e cioè per il collegio di tutto personale docente di ruolo e non di ruolo in servizio nella scuola e per il consiglio di istituto dei membri eletti e non di quelli potenziali nella sua composizione ordinaria (in quanto, come anzidetto, alcune componenti possono essere incomplete o mancare del tutto).

Tuttavia anche per il consiglio di classe è buona norma che sussista una adeguata maggioranza. Ciò può essere disciplinato per regolamento interno.

Com’è noto, quando opera invece con funzione valutativa, per la validità delle deliberazioni da assumere, il consiglio di classe deve essere “perfetto”, cioè completo di tutti i suoi componenti con eventuale obbligo di sostituzione degli assenti (nota 717 del 14 maggio 1981 Uff. Decreti delegati; e tra le tante: TAR Lazio-Roma, sez. III bis, sentenza 25.08.2010 n° 31634).

 

La legge inoltre per gli organi collegiali della scuola non prevede una seconda convocazione che riduca il quorum costitutivo.

 

È appena il caso di accennare alla circostanza che un confermato orientamento giurisprudenziale (ex multis Cons. di Stato 12 aprile 2001 n.2258), ha evidenziato che la partecipazione di soggetti estranei alle sedute rende illegittime le deliberazioni assunte allorquando la loro presenza possa “aver influenzato la formazione del convincimento dei componenti il collegio”.

  1. Quorum deliberativo

Continua l’art. 37 al terzo comma “Le deliberazioni sono adottate a maggioranza assoluta dei voti validamente espressi, salvo che disposizioni speciali prescrivano diversamente. In caso di parità, prevale il voto del presidente”.

Uno dei casi in cui la legge prevede una diversa maggioranza è quello dell’art. 8 dlgs 297/94 (e dell’analogo art. 49 OM 215/91) che disciplina l’elezione del presidente del consiglio di istituto: “Il consiglio di circolo o di istituto è presieduto da uno dei membri, eletto a maggioranza assoluta dei suoi componenti, tra i rappresentanti dei genitori degli alunni. Qualora non si raggiunga detta maggioranza nella prima votazione, il presidente è eletto a maggioranza relativa dei votanti”.

In questo caso non è precisato che i componenti debbano essere quelli “in carica” con la conseguenza di un abbassamento del quorum nel caso non tutte le componenti siano (interamente) rappresentate.

Il riferimento ai soli “voti validamente espressi” pone la questione relativa alle astensioni (in particolare quelle volontarie, cioè non dettate da necessità connesse ad eventuali incompatibilità che possano pregiudicare l’imparzialità dell’azione amministrativa).

L’espressione letterale induce a concludere che voti “validamente espressi” possano essere considerati solo quelli favorevoli e contrari, con escussione di quelli degli astenuti con la conseguenza che per determinare l’esito della votazione il calcolo terrà conto solo dei primi. Tanto ha affermato la nota Min. P.I. n.771/1980 uff. Decreti Delegati. In pratica gli astenuti sono normalmente conteggiati nel quorum costitutivo ma non concorrono a determinare il quorum deliberativo.

Nonostante indubbiamente l’astensione sia lecita, in special modo allorquando vi sia un interesse diretto che non renda del tutto serena una valutazione (ex multis Consiglio di Stato, n.7050 del 4 novembre 2003), c’è tuttavia un orientamento costante e condivisibile (tra l’altro T.A.R. Puglia Lecce n. 268 del 22/07/1986 come richiamato nel Parere Regione Sicilia 11/2006)per il quale non sempre può essere ammessa l’astensione (volontaria), salvo adeguata motivazione, in particolare allorquando i componenti siano chiamati ad esprimere una valutazione in ragione della loro competenza, come avviene ad esempio nei consigli di classe con funzione valutativa.

Ecco perché la questione è necessario sia disciplinata per regolamento

In proposito infatti la nota esplicativa del 2008 al dpr 235/07 ha specificato espressamente, con riguardo al funzionamento dell’organo di garanzia di istituto, che il regolamento interno della scuola dovrà precisare:

1) se tale organo in prima convocazione debba essere “perfetto”(deliberazioni valide se sono presenti tutti i membri) e magari in seconda convocazione funzioni solo con i membri effettivamente partecipanti alla seduta o se, al contrario, non sia mai necessario, per la validità delle deliberazioni, che siano presenti tutti i membri;

2) il valore dell’astensione di qualcuno dei suoi membri (se influisca o meno sul conteggio dei voti).”

Infine, per scongiurare una possibile votazione infruttuosa l’articolo 37 ha previsto la prevalenza del voto del presidente, senza che ciò importi una modifica numerica dei voti relativi a ciascuna proposta. Ovviamente tanto non potrà accadere se la votazione è segreta.

  1. Segretezza del voto

Conclude l’art. 37 “La votazione è segreta solo quando si faccia questione di persone”.

Questo costituisce un principio generale, manifestazione anche della obiettività ed imparzialità dell’azione amministrativa (tra le tante: Consiglio di Stato, sez. IV, sentenza 31.01.2006 n° 339) e che rende illegittima qualsiasi diversa deliberazione.

Registri on-line, precisazioni

Registri on-line, precisazioni del sindacato SAB.

 

Al fine di fornire massima informativa tra il personale docente, anche in seguito a richieste di chiarimenti in merito all’oggetto, il sindacato SAB tramite il segretario generale prof. Francesco Sola, precisa quanto segue.

L’operazione di sostituzione integrale del registro cartaceo non potrà avvenire fino a quando non sarà emanato il piano di dematerializzazione delle procedure amministrative, secondo quanto previsto dall’articolo 7, comma 27, del decreto legge 95/2012.

Inoltre, l’uso del registro on line è soggetto alla validazione della firma elettronica, che deve avvenire attraverso un complesso sistema di crittografia.

In materia, il Ministero è intervenuto con la sola nota prot. n. 1682/U del 3/10/2012 dal contenuto meramente interlocutorio.

Nessun obbligo dunque sussiste per le scuole di dotarsi di registri elettronici, fino a quando non verrà realizzato il Piano di dematerializzazione da parte del MIUR, che dovrà essere approvato dal Garante per la Privacy.

Al di là degli aspetti non secondari del provvedimento, quale la privacy, occorre tener presente che quasi sempre esiste il problema di infrastrutture digitali come la velocità di connessione internet.

Né si può ritenere fattibile, sia pure in presenza di delibere collegiali, che il docente provveda con mezzi propri (computer o tablet), per svolgere attività e procedure on line.

Contrastanti sono quelle delibere che prevedono la compilazione del registro on line al di fuori dell’orario d’insegnamento; non praticabile quindi la prassi invalsa qualora, per ovviare alla mancanza di adeguate postazioni internet all’interno di ogni classe, si consente al docente di utilizzare il PC di casa.

F.to prof. Francesco Sola

Segretario Generale SAB

R. Kapuscinski, In viaggio con Erodoto

“IN VIAGGIO CON ERODOTO”, di Ryszard Kapuscinski, Feltrinelli editore, recensione di Mario Coviello

in-viaggio-con-erodotoUn viaggio non inizia nel momento in cui partiamo né finisce nel momento in cui raggiungiamo la meta. In realtà comincia molto prima e praticamente non finisce mai, dato che il nastro della memoria continua a scorrerci dentro anche dopo che ci siamo fermati. È il virus del viaggio, malattia sostanzialmente incurabile”.

È il 1956 e Kapuscinsky è un giovane reporter polacco con un grande desiderio, quello di varcare un confine, non un confine importante, ma un confine qualsiasi, per attraversare quelle linee reali quanto immaginarie che dividono i popoli. Viene accontentato dalla sua caporedattrice allo Sztandar Mlodych che lo manda in India affinché con i suoi reportage favorisca i legami fra i due paesi. Prima di partire gli regala una copia delle Storie di Erodoto, storico greco del quarto secolo avanti Cristo, un libro tanto difficile da trovare nel suo paese.

Le Storie di Erodoto sono destinate a trasformarsi per l’autore in un autentico punto di riferimento, dove cercare tregua dagli avvenimenti del mondo e risposta agli interrogativi che la curiosità incalzante gli pone di fronte: dove ha inizio la storia? Perchè gli uomini si combattono tra loro?

Se non amate difendervi dall’esotismo vero con i villaggi turistici, se siete un po’ stanchi dei romanzi tutta trama che vi fanno solo notare che la vita vera trama non ha, allora vi innamorerete di questo reporter polacco e del suo sguardo sul mondo. Scoprirete che la realtà è più avvincente e vicina a voi di quanto lo siano le armi di distrazione di massa dell’intrattenimento televisivo.

Lo scrittore si chiede cosa spinga l’uomo a girare il mondo. La curiosità? Il desiderio di avventura? Il continuo bisogno di stupirsi? E sottolinea “ Chi perde la capacità di stupirsi è un uomo interiormente svuotato, ha il cuore bruciato. Chi considera tutto un déjà vu e non riesce a stupirsi di niente, ha perso la cosa più preziosa, l’amore per la vita.”

Erodoto è l’esatto contrario. Nomade infaticabile, sempre in movimento, sempre concentrato, sempre pieno di idee, di ipotesi e di progetti. Sempre in viaggio. Le rare volte in cui sta a casa (ma dov’è la sua casa?) è perché è appena tornato da una spedizione, oppure perché sta per intraprenderne un’altra. Per lui il viaggio è uno sforzo, un’indagine tesa a conoscere tutto: la vita, il mondo, se stesso. Ha fissa in mente la mappa del mondo, una mappa che è lui stesso a creare, modificare, completare. E’ un mondo quello di Erodoto dove accade continuamente qualcosa: gli egiziani costruiscono le piramidi, gli sciti vanno alla caccia grossa, i fenici rapiscono le donne e Feretime, regina di Cirene, fa una brutta morte…

Kapuschinsky è convinto che il viaggiatore “del futuro non si preoccupa: il domani è semplicemente un altro oggi. Lo interessa il passato che scompare: ha paura che ne svanisca la memoria e che vada perduto.”

“ Ciò che ci rende uomini e ci distingue dagli animali è la nostra capacità di narrare storie e miti: condividere storie e leggende rafforza il senso della comunità , l’unica condizione nella quale l’uomo può vivere. Mancano ancora duemila anni alla comparsa dell’individualismo, dell’egocentrismo e del dottor Freud. Per il momento, la sera la gente si riunisce in grandi tavolate davanti al fuoco o sotto un albero, meglio se in vicinanza del mare, per mangiare, bere vino e chiacchierare. Alle chiacchiere si intrecciano racconti e storie d’ogni genere. …. Una dopo l’altra, le serate si accumulano e se il viandante ha buona memoria (e quella di Erodoto doveva essere prodigiosa) mette insieme un patrimonio di storie. Questa fu una delle fonti alle quali attinse il nostro greco. La seconda fu ciò che vedeva. La terza, ciò che pensava. “

Kapuscinski è scrittore fluente e mai autocompiacente, fedele ai vecchi dettami di quel giornalismo per il quale si scrive ciò che si vede e non ciò che si legge nelle agenzie di stampa. L’autore narra i rischi e i pericoli corsi, gli incontri fortuiti e i dialoghi tra persone che non parlano la stessa lingua, le sue emozioni in presa diretta. Ne esce un mondo che non è mai una semplice catena di eventi ma un magma emotivo di passioni che ogni uomo vive a suo modo. Il lettore viene portato da Kapuscinski nelle zone più soffocanti del pianeta, facendogli dono dei propri dubbi e imbarazzi, delle proprie incomprensioni e paure di fronte a ciò che non conosce ma che si presenta come l’unica realtà di quel momento.

Il dialogo con le Storie di Erodoto serve a Kapuscinski per universalizzare le sue esperienze e le sue domande. Emerge così l’anima del viandante che si specchia in eserciti in disfatta, accampamenti in festa, imperatori sul rogo. Una storia fatta di guerre e rivoluzioni, ma anche di incontri, di volti, di scoperte, cercati con insaziabile curiosità e incrollabile fiducia nel prossimo, perchè “è solo a questo tipo di persone che gli estranei svelano i propri segreti”.

E le descrizioni di Kapuscinski sono quelle di chi ha viaggiato senza le cinture di sicurezza dei viaggi tutto compreso e diventano figure dell’anima di ogni uomo disposto ad incontrare il mondo.
Così, anche il lettore è interrogato sullo stato di salute del suo sguardo sulla realtà.

Non c’è lettura migliore per smentire il villaggio globale con cui spesso ci riempiamo la bocca. Se solo si esce dal mondo bidimensionale raccontato alle poltrone davanti ai televisori, tutto è diversità. Quella diversità che rende il mondo difficile, ma capace di stupire .

Scuola, l’avvio delle lezioni regione per regione

da Repubblica.it

Scuola, l’avvio delle lezioni regione per regione

In attesa della ‘rivoluzione’ annunciata dal premier Renzi, è già in moto la macchina per il ritorno sui banchi. I primi a rientrare in aula l’8 settembre saranno gli alunni di Bolzano, siciliani e pugliesi gli ultimi (17 settembre)

di SALVO INTRAVAIA

MENTRE il mondo della scuola resta in trepidante attesa della ‘rivoluzione’ annunciata dal premier Renzi, la macchina è già in moto per l’avvio dell’anno scolastico. Lunedì prossimo tutti i docenti italiani saranno chiamati a partecipare alla prima riunione dell’anno scolastico, quella dove in genere si programmano le attività dei mesi a venire: eventuale aggiustamento dell’inizio e della fine delle lezioni, suddivisione in trimestri o quadrimestri dell’anno scolastico, attività di recupero in itinere per gli alunni in difficoltà e tanto altro. Poi, inizieranno gli esami di riparazione che si concluderanno entro l’inizio delle lezioni, fissato dalle singole Regioni nei mesi scorsi. I primi a rimettere piede a scuola, l’8 settembre, saranno gli alunni della provincia autonoma di Bolzano.
Due giorni più tardi, mercoledì 10 settembre, toccherà agli alunni della provincia autonoma trentina e di quelli molisani. Prima campanella spostata al’11 settembre per gli alunni di Abruzzo e Val d’Aosta. Mentre in 14 regioni – Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia-Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto – le lezioni riprenderanno lunedì 15 settembre. Gli ultimi ad entrare in classe saranno gli alunni siciliani e pugliesi, il 17 settembre. Quest’anno, alcuni assessori al Turismo delle regioni settentrionali hanno ipotizzato uno spostamento dell’inizio delle lezioni ad inizio ottobre per sfruttare qualche giorno di bel tempo, visto che quest’anno la stagione turistica al Nord è stata letteralmente funestata dai temporali. Ma il ministro Giannini ha risposto che non è possibile farlo.
Fare slittare l’apertura delle scuole ad ottobre, con le attuali norme, è quasi impossibile nel nostro Paese. Perché occorre fare i conti con gli esami di maturità e con i 200 giorni (minimi) di attività didattiche da assicurare a tutti gli alunni. Nel 2015, la prima prova scritta degli esami di stato sarà mercoledì 17 giugno e le commissioni si riuniranno due giorni prima. Entro quella data tutti gli scrutini devono essere stati fatti. I primi a concludere le lezioni nel 2015 saranno, il 6 giugno, gli alunni di Emilia Romagna e Molise, seguiti a due giorni di distanza dai compagni di Lombardia e Lazio. Il 9 giugno termineranno le lezioni in Puglia e nella provincia autonoma di Trento. E il giorno dopo, mercoledì 10 giugno, sarà la volta di scolari e studenti di Campania, Liguria, Marche, Sardegna, Toscana, Umbria e Veneto.
Ultima campanella l’11 giugno in altre sei regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia-Giulia, Piemonte e Valle d’Aosta. Ultima lezione sabato 13 giugno in Sicilia e martedì 16 in provincia di Bolzano. Le vacanze di Natale più lunghe – dal 22 dicembre al 6 gennaio – saranno in Calabria, Campania, Sicilia e Lombardia. Un giorno in meno di vacanze – dal 23 dicembre al 6 gennaio – per gli alunni di Abruzzo, Lazio, Liguria, Puglia, Sardegna e Umbria. Vacanze di natale piuttosto corte, appena 14 giorni, in tutte le altre regioni e province: Basilicata, Emilia Romagna, Friuli Venezia-Giulia, Marche, Molise, Piemonte, Toscana, Veneto e nelle due province autonome di Trento e Bolzano.
Per quasi tutti gli otto milioni di alunni delle statali e paritarie italiane le vacanze di Pasqua inizieranno il 2 e si concluderanno il 7 aprile 2015. Solo in Liguria termineranno un giorno prima: il 6 aprile. Mentre in Abruzzo si concluderanno un giorno dopo: l’8 aprile. Le scuole dell’infanzia viaggiano con termini di apertura e chiusura diversificati: in genere si chiude a fine giugno, mentre in provincia di Trento si inizia il primo settembre e l’8 settembre in Lombardia. Poi, ci sono i ponti ufficializzati dalle stesse regioni, come quello del 2 maggio (in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria, Veneto e in Provincia di Trento), a cavallo tra la Festa dei lavoratori e la domenica successiva. E (nelle stesse regioni, tranne che in Veneto) quello del primo giugno, tra la domenica precedente e il 2 giugno.
E in molte regioni – Campania, Friuli, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Veneto, Trento e Bolzano – spuntano quest’anno anche vacanze di Carnevale più o meno lunghe – da uno a quattro giorni – che all’occorrenza possono essere sfruttate anche come vacanze invernali. Il resto delle feste sono quelle segnate in rosso sul calendario: il primo novembre, l’8 dicembre, 25 aprile, primo maggio e due giugno. Oltre alla festa del santo patrono per quei Comuni in cui ricade durante le lezioni. Le scuole autonome possono comunque adattare il calendario scolastico alle esigenze della propria collettività, prevedendo sempre, all’inizio dell’anno, almeno 200 giorni di scuola.

La tecnologia tra banchi: 1 studente su 2 mai visto un pc

da La Stampa

La tecnologia tra banchi: 1 studente su 2 mai visto un pc

Solo il 6,7% degli studenti ha assicurato di possedere un tablet o un pc ciascuno, nella propria classe messi a disposizione dalla scuola
roma

La presenza della tecnologia nelle scuole italiane è ancora carente e la bocciatura arriva proprio dagli studenti che più di chiunque altro prestano attenzione a connessioni e dotazioni informatiche varie. A rilevarlo è un sondaggio di Skuola.net su oltre 1600 studenti tra gli 11 e i 19 anni.

 

Il wi-fi non decolla o, meglio, è questa la percezione che ne hanno gli studenti: 2 ragazzi su 3 dichiarano infatti di non avere la connessione wi-fi o comunque di non utilizzarla per la didattica, solo 1 su 6 infatti ha la connessione ed è soddisfatto della qualità del servizio.

 

I dati del ministero, relativi all’anno scolastico 2013-2014 e riportati nella relazione statistica «Dotazioni multimediale per la didattica nelle scuole», danno un quadro completo della dotazione informatica dello scorso anno scolastico: solo un 10% delle scuole del primo ciclo, elementari e medie, dispone di connessione ad alta velocità, mentre il dato cresce per le superiori fino al 25%.

 

Poco confortanti anche i dati relativi alla presenza di computer, aule computer e tablet tra i banchi. Gli studenti che hanno partecipato al sondaggio riferiscono infatti di utilizzare molto sporadicamente un’aula computer: tutti i giorni tra i pc solo il 12% dei ragazzi. Uno su 5 invece utilizza il laboratorio informatico una volta a settimana, uno su 5 una volta al mese.

 

Tra chi dichiara di non avere un’aula pc, il 10% degli intervistati, e chi invece non ci ha mai messo piede, il 39%, si arriva a un triste 50% di studenti che non ha mai visto un laboratorio di pc. Il 90% degli intervistati dichiara comunque di avere un’aula computer a scuola, peccato che il 40% non la utilizzi mai.

 

Secondo i dati ufficiali di viale Trastevere: il 78% delle scuole è dotato di laboratori con dotazioni multimediali per la didattica, connesse in rete. La media si alza oltre l’80% in regioni come Friuli, Emilia Romagna, Umbria, marche e Basilicata. Si abbassa sotto la media in Piemonte e Lombardia, Lazio, Veneto, Sardegna e Campania. Fanalino di coda la Calabria con il 69,7% di scuole dotate di aula pc.

 

Quaderni e libri cartacei, dei tablet neanche l’ombra. O quasi. Solo il 6,7% degli studenti ha assicurato di possedere un tablet o un pc ciascuno, nella propria classe, messi a disposizione dalla scuola stessa. Un dato decisamente basso rispetto alla percentuale di quanti non usano niente di tutto ciò per fare lezione: il 78%. Una minima quota, il 4%, ha addirittura provveduto all’acquisto del materiale tecnologico di propria tasca. Mentre un 11,6% degli intervistati dichiara di utilizzare in classe i tablet o i pc personali, portati quindi da casa e comprati da mamma e papà.

 

I dati del Miur, per l’anno 2013-2014, assicurano un rapporto alunno-pc pari a 7,8. Oltretutto in calo rispetto all’anno precedente, il 2012, quando si registrava un 8,7. Meglio la secondaria di II grado in cui il rapporto tra studenti e pc scende al di sotto del 6, mentre alle elementari raggiunge i 10 alunni per computer.

Scuola, Renzi costretto allo stop. Slitta la riforma

da La Stampa

Scuola, Renzi costretto allo stop. Slitta la riforma

Oggi in consiglio dei ministri, nemmeno le linee guida
fabio martini

ROMA

Le vignette, si sa, sono sempre paradossali, l’Economist oltretutto è un settimanale severo con l’italianità, ma certo la copertina del settimanale britannico che ritrae Matteo Renzi con in mano un gelato mentre la «barca» dell’euro affonda, non è precisamente un tonico a poche ore dal vertice di Bruxelles chiamato a nominare Alto commissario e presidente del Consiglio europeo.

 

L’immagine del premier italiano che, come un bambino, si trastulla con un cono, non corrisponde esattamente alle ultime giornate di Matteo Renzi, vissute in modo frenetico, lanciando annunci, cercando coperture, immaginando spot efficaci per il consiglio dei ministri in programma oggi e che era chiamato ad approvare tre importanti provvedimenti su scuola e giustizia e anche il decreto sblocca-Italia. Anche ieri Renzi ha cercato, al suo ritmo incalzante, di chiudere le innumerevoli questioni aperte, ma alla fine ha deciso di ritirare uno dei tre dossier. In serata la gelata, davvero inaspettata: palazzo Chigi ha diffuso un comunicato ufficioso per annunciare che il provvedimento sulla scuola «slitta, ma NON salta, per evitare troppa carne al fuoco».

La riforma della scuola sarà presentata mercoledì 3 settembre

da La Tecnica della Scuola

La riforma della scuola sarà presentata mercoledì 3 settembre

Lo ha detto il premier, Matteo Renzi, a margine del Consiglio dei ministri del 29 agosto: è pronta, non lo abbiamo fatto il 29 solo per non mettere troppa carne al fuoco. Con Giannini? Non sempre la penso come lei, ma credo sia un fatto di sanità mentale.

La riforma della scuola “è pronta”, sarà presentata “mercoledì”: lo ha detto il premier, Matteo Renzi, a margine del Consiglio dei ministri del 29 agosto. Il presidente del Consiglio ha ribadito che le linee guida sulla scuola non sono state presentate assieme agli altri provvedimenti “per evitare un eccesso di carne al fuoco”.

A proposito dei presunti litigi con il responsabile del Miur, Stefania Giannini, il premier ha messo le mani avanti. Ammettendo però qualche discrepanza di fondo tra i due.
“Non c’è nessun contrasto con nessun ministro. Ho letto che avrei litigato con tutti i ministri, ho letto che avrei litigato anche con Lotti e lì c’è stata la standing ovation”, ha spiegato Renzi. Per poi aggiungere che “semplicemente abbiamo fatto una riunione del Pd senza il ministro Giannini, è vero è stata fatta a palazzo Chigi ma ero impegnato e non ho creduto di dover muovere la scorta per andare al Nazareno. E non mi pare che il ministro Giannini sia iscritto al Pd. Non c’è alcuna tensione con i ministri, la proposta sulla scuola è sostanzialmente pronta”.
“Dopo di che – osserva – non sempre condivido quello che dice la Giannini o altri ma credo che sia un fatto di sanità mentale”.
Tutto chiaro? Diciamo che la ‘barca” della riforma dell’istruzione pubblica è stata rimessa in sesto. Per sapere come e se partirà bisogna attendere ancora qualche giorno.

 

“Per mancanza di coperture? Prego? Di cosa parla scusi?”

da La Tecnica della Scuola

“Per mancanza di coperture? Prego? Di cosa parla scusi?”

Le rassicurazioni arrivano via Twitter direttamente dal presidente del Consiglio Matteo Renzi: non sarà la solita riforma calata dall’alto, aspetta qualche giorno e vedrai.

Le nuove tecnologie fanno raggiungere velocemente i cittadini, ma fanno anche arrivare le loro critiche in un battibaleno. Così, quello che doveva essere il giorno della svolta, il 29 agosto, a lungo identificato come l’avvio della riforma della scuola in corrispondenza del primo CdM dopo la pausa estiva, si è trasformato in una bolla di sapone: tutto si rimanda a data da destinarsi. “Troppa carne sul fuoco”, la versione ufficiale. Troppi dubbi dal Colle, quella più gettonata.

Così il giorno dopo l’annuncio dello slittamento, ecco la raffica di tweet indirizzati al premier, contenenti i dubbi dei ‘follower’ sui nodi del cronoprogramma di Governo.

Dopo aver annunciato che la riforma verrà presentata la prossima settimana, Renzi rassicura tutti anche sui motivi dell’inatteso posticipo: non sarebbe motivato dalla scarsità di finanziamenti adeguati. “Per mancanza di coperture? Prego? Di cosa parla scusi?”, è la secca risposta, sempre via Twitter. Poi Renzi, conversando con un altro follower, ribadisce: “Tutto il percorso della scuola sarà partecipato. Non la solita riforma calata dall’alto. Aspetta qualche giorno e vedrai”.

L’attesa è disattesa e lo stupore rimane stupefatto

da La Tecnica della Scuola

L’attesa è disattesa e lo stupore rimane stupefatto

Molte le ipotesi, ma con ogni probabilità lo slittamento del dossier scuola dal consiglio dei ministri di venerdì ha forse cause più profonde, come la tenuta del governo medesimo

E infatti l’annuncio è stato dato subito dopo l’abboccamento che il premier, Matteo Renzi, ha avuto col presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. E tutto fa pensare che sia stato proprio Napolitano a suggerire lo slittamento di un argomento di cui ormai molto si sa, sia attraverso le dichiarazioni della ministra dell’istruzione e sia pure per bocca di Renzi e dei suoi più vicini collaboratori, come Davide Faraone. Non si può quindi tornare indietro sulla scuola: sia per quanto riguarda la sistemazione dei precari e sia per il nuovo impianto che si vuole dare alla scuola, sarebbe una perdita di credibilità senza precedenti e una caduta politica rovinosissima. Non crediamo allora che sia stato qualche veto a interrompere lo stupore che le linee guida sulla scuola dovevano dare, compresa la mancanza di soldi o altro, anche perché sarebbe stato tutto pronto nell’aula della conferenza stampa: dalle slides, care al presidente, alle tabelle approntate dal Miur per illustrare la Rivoluzione della Scuola che il premier aveva definito una “bomba” nei tweet degli scorsi giorni.

Con ogni probabilità appare quindi credibile quanto è stato comunicato e cioè che la causa dello slittamento sarebbe dovuto all’accavallarsi di troppi argomenti nel consiglio dei ministri, come l’affare giustizia e lo Sblocca Italia. Che non sono argomenti da poco, anche perché proprio sulla materia giustizia la tenuta del governo potrebbe rischiare, viste appunto le nette prese di posizioni degli alleati che mugugnano: “Questa riforma della giustizia  sbilanciata ci dà in pasto a Berlusconi”, ma che al Cdm del 29 dovranno approvare un decreto legge e sei disegni di legge, metà di delega al governo. Gli scogli riguardano soprattutto il penale: “No a una riforma a metà”, dicono ancora dal centrodestra. Concentrarsi solo su due temi, e di grande impatto mediatico, spostando l’argomento “scuola” a settembre, è sembrata la soluzione migliore.

È un’ipotesi, ma non sembra peregrina, mentre la deriva di Scelta civica, di cui Stefania Giannini è coordinatrice, potrebbe innescare qualche ambiziosa proposta da parte di altri gruppi politici e per nuove alleanze, nella convinzione ormai assodata che nel partito fondato da Mario Monti ormai ciascuno va dove sente più attrazione, ideologica o di interesse. Nulla di strano allora che, con la scusa delle prossime nomine al consiglio europeo di esponenti del partito di Renzi o di suoi attuali ministri, si faccia un rimpasto di governo attraverso il quale la nostra attuale ministra venga sostituita.

Sicuramente per finanziare quanto Renzi va dicendo da tempo sulla scuola e sugli stupori che elargirebbe, bisogna aspettare comunque la legge di Stabilità del prossimo autunno, mentre le misure specifiche non potrebbero entrare in vigore prima dell’anno scolastico prossimo, complicate inoltre dal piano per stabilizzare i precari. Ma se qualcuno di questi meccanismi si fosse inceppato per un motivo qualsiasi (mancanza di soldi o stop di Padoan e dei funzionari del tesoro), imponendo il rinvio, le prossime slides di Renzi si riempirebbero solo di ridicolo e inaffidabile, lussi che non può permettersi

Con Giannini nessun contrasto, parola di politico

da La Tecnica della Scuola

Con Giannini nessun contrasto, parola di politico

“Nessun contrasto con la Giannini ma a volte non la penso come lei”. Il premier Matteo Renzi, annunciando la presentazione di quella che ormai viene definita “riforma della scuola” per mercoledì prossimo, chiarisce pure: “E’ un patto con le famiglie e con gli insegnanti: giusto che siano valutati”

Il premier Renzi ha dunque escluso tensioni con il ministro Giannini: “Non c’è nessun contrasto con nessun ministro. Ho letto che avrei litigato con tutti i ministri, ho letto che avrei litigato anche con Lotti e lì c’è stata la standing ovation”.

E poi specifica: “Semplicemente abbiamo fatto una riunione del Pd senza il ministro Giannini, è vero è stata fatta a palazzo Chigi ma ero impegnato e non ho creduto di dover muovere la scorta per andare al Nazareno. E non mi pare che il ministro Giannini sia iscritto al Pd. Non c’è alcuna tensione con i ministri, la proposta sulla scuola è sostanzialmente pronta”.

“Dopo di che non sempre condivido quello che dice la Giannini o altri ma credo che sia un fatto di sanità mentale”.

Inoltre il  primo ministro ha precisato che il rinvio del pacchetto scuola non era dovuto a problemi di coperture, “perché la copertura fa data dal 2015, nessuno immagina di fare una riforma che parte da domani.  Non abbiamo messo oggi la riforma per evitare un eccesso di troppa carne al fuoco, è buon senso. La presenteremo mercoledì”.

E sempre per meglio precisare, ha pure detto: “La riforma della scuola non si articola nella stabilizzazione dei precari, è l’assunzione di un patto con le famiglie per definire i contenuti educativi necessari”.

È vero, ha aggiunto che i precari delle graduatorie a esaurimento hanno diritto all’assunzione ma “è necessario cambiare le regole del gioco per valutare gli insegnanti”.

Rinvio delle linee guida: prova di serietà

da La Tecnica della Scuola

Rinvio delle linee guida: prova di serietà

Umberto D’Ottavio (PD. Commissione Cultura): “Il rinvio significa che il Governo vuol fare le cose per bene”. Ma la Flc-Cgil e di tutt’altro avviso e attacca la Giannini sulla eccessiva attenzione alle scuole paritarie.

Da sinistra arrivano commenti contrapposti sul rinvio della presentazione delle linee guida sulla riforma della scuola.
Flc-Cgil sottolinea che “se la scuola è una vera priorità per il Governo esso deve abbandonare ogni atteggiamento di rinvio e del gioco delle tre carte sugli investimenti”.
Ma per il sindacato di Pantaleo l’avversario da battere è soprattutto il ministro Giannini che “farebbe bene a garantire alla scuola pubblica le condizioni necessarie a migliorare la qualità formativa della scuola pubblica piuttosto che porre continuamente il tema del finanziamento alle scuole paritarie”.
Come sempre la Flc dimentica che un passaggio del 4° comma dell’articolo 3 della legge 62/2000 in materia di parità scolastica afferma esplicitamente che le scuole paritarie svolgono un servizio pubblico, al pari appunto della scuola statale. Ma questa, ormai, è polemica vecchia e costante.
Flc-Cgil ha le idee chiare su cosa si dovrebbe fare per far davvero ripartire la scuola italiana:  “avviare subito le trattative contrattuali ferme dal2007, garantire gli scatti di anzianità, investire per un importo pari alla media dei Paesi Ocse, ripristinare il potere d’acquisto dei lavoratori e valorizzarne la professionalità, riordinare la didattica in senso laboratoriale e per competenze, stabilizzare tutto il personale, varare l’organico funzionale, promuovere un grande processo di formazione iniziale e in servizio, rafforzare democrazia e partecipazione negli organi di governo della scuola”.
Ma soprattutto – sottolinea Pantaleo – è necessario “promuovere un grande dibattito nelle scuole e nel Paese, non essendo sufficienti né gli annunci né le consultazioni online”.
Va segnalato peraltro un intervento in controtendenza che il deputato PD Umberto D’Ottavio, componente anche della Commissione Cultura della Camera, ha affidato in queste ore alla sua pagina Facebook: “Il rinvio della discussione sulla scuola prevista per il Consiglio dei Ministri di oggi è la prova che il Governo fa sul serio. Se si vogliono affrontare i problemi veri sono necessari condivisione e risorse e lo sforzo di trovare sia la prima che le seconde va aiutato e non sbeffeggiato, anzi”.
E aggiunge: “Il Governo fa bene, dopo anni di demolizione del sistema scolastico, a prendere il tempo che serve per cercare le parole giuste per aprire una discussione difficile sull’istruzione nel nostro Paese, ma che rappresenta la vera sfida per cambiare l’Italia”.
D’Ottavio incassa qualche commento malevolo ma tutto forse poteva anche andargli peggio: insomma può anche darsi che il suo ragionamento convinca una parte almeno del mondo della scuola.

Rimettiamo l’educazione civica al centro dei programmi scolastici

da La Tecnica della Scuola

Rimettiamo l’educazione civica al centro dei programmi scolastici

A sostenerlo è l’ex ministro della Giustizia, Paola Severino: va fatto, magari chiamiamola ora di ‘educazione anticorruzione’, perchè viviamo in Paese dove è sempre più diffusa l’idea che possa vincere non chi merita di più, ma chi è più furbo degli altri.

“L’occasione dell’auspicata riforma della scuola può essere utilmente sfruttata per reintrodurre tra le materie di insegnamento quelle che un tempo chiamavamo educazione civica e che oggi potremmo intitolare ‘educazione anticorruzione”. È questo uno dei passaggi dell’editoriale pubblicato sul quotidiano ‘Il Messaggero’ dall’ex ministro della Giustizia, Paola Severino.

La reintroduzione dell’educazione civica, sostiene Severino, è volta al “ripristino del senso di legalità che rappresenta uno degli obiettivi principali di chi voglia davvero cambiare le cose. In un Paese in cui è diffusa l’idea che possa vincere non chi merita di più, ma chi è più furbo degli altri”.
Secondo l’ex Ministro, “in un Paese in cui una parte delle famiglie ha educato i propri figli, anche con l’esempio personale, a credere che le regole del successo non coincidono con quelle di una corretta convivenza civile, è necessario che la scuola si proponga come modello alternativo”.
La proposta è fatta e, a giudicare dalle prime reazioni sui vari social network, ha riscosso pure un discreto successo: ma al Miur che dicono in merito? Soprattutto perchè l’argomento è stato già riformato e rilanciato negli ultimi anni con le riforme dei programmi.

Toh, guarda, rispunta il tutor…

da La Tecnica della Scuola

Toh, guarda, rispunta il tutor…

A distanza di anni si parla di nuovo di docenti tutor.  Ma come faranno i sindacati e il PD a convincere i docenti che “tutor è bello”?  Basteranno poche decine di euro di aumento di stipendio per risolvere il problema?

Secondo alcune anticipazioni di queste ore sembra che una delle idee del Governo sul tema dello sviluppo di carriera dei docenti sia quella di prevedere “figure di sistema” che dovrebbero affiancare il dirigente scolastico su specifiche problematiche.
Dovrebbe essere confermata la tripartizione dei docenti di cui già si era parlato nei giorni scorsi (ordinari, esperti e senior).
Nella primaria si prevede un docente che si occupa dei rapporti con le famiglie, mentre nella secondaria dovrebbero esserci figure di sistema per l’orientamento, per i bisogni educativi speciali e per il coordinamento e la promozione delle attività di formazione e aggiornamento.
Per questi docenti è previsto un trattamento economico diverso (la misura dovrà essere definita in sede contrattuale).
Come potrà essere realizzato questo progetto?
Sotto l’aspetto economico i problemi potrebbero essere meno difficili del previsto, in quanto i sindacati potrebbero anche essere d’accordo a spostare le risorse già attualmente disponibili all’interno del FIS e destinate al pagamento delle funzioni strumentali (meno di 100milioni di euro) incrementandole eventualmente con qualche manciata di “denaro fresco”.
Oltretutto i sindacati potrebbero “vendere” questa soluzione come una loro vittoria facendo osservare che, con questo meccanismo, verrà in qualche misura incrementata la base pensionabile cosa che invece ora non avviene.
Più complesso appare invece gestire la novità sotto altri aspetti.
Chi non ricorda, infatti, la vera e propria “guerra” che i sindacati (Cgil in testa) scatenarono contro il “tutor” voluto da Letizia Moratti. Si diceva che il tutor avrebbe “gerarchizzato” i docenti e nelle scuole, soprattutto nelle primarie, la questione provocò polemiche e spaccature.
Senza dimenticare che l’idea della tripartizione dei docenti in ordinari, esperti e senior era espressamente prevista nel disegno di legge Aprea contro il quale il PD si battè fino in fondo, tanto da costringere la maggioranza di centro destra di allora a cancellare dal disegno tutta la parte relativa allo stato giuridico arrivando alla fine al disegno Aprea-Ghizzoni che conteneva disposizioni sugli organi collegiali e poco più.
Insomma, come potrebbero fare, adesso, i sindacati e il PD a convincere i docenti italiani che “tutor è bello” ? Pensano di far digerire la pillola soltanto rivestendola di qualche biglietto da 10 euro?

Renzi: riforma della scuola rimandata al 3 settembre

da tuttoscuola.com

Renzi: riforma della scuola rimandata al 3 settembre

La riforma della scuola sarà varata dal Consiglio dei ministri del prossimo 3 settembre. Forse per smentire le voci di un blocco della riforma della scuola dovuto a ragioni di ordine finanziario il presidente Renzi ha voluto precisare la data spiegando che il breve rinvio è stato deciso solo “per evitare un eccesso di carne al fuoco”.

Quanto alle voci e ai retroscena su presunti contrasti con il ministro Stefania Giannini Renzi ha smentito, ma a metà: “Non c’è nessun contrasto con nessun ministro”, ha detto, e “la proposta sulla scuola è sostanzialmente pronta”.

L’uso dell’avverbio ‘sostanzialmente’ in politica sta a indicare spesso che non c’è un vero e pieno accordo. Lo stesso premier in qualche modo lo riconosce: “non sempre condivido quello che dice la Giannini o altri ma credo che sia un fatto di sanità mentale”.
 Vedremo. Mercoledì è vicino…