Un piano molto ambizioso che leggeremo con attenzione per verificarne l’attuabilità

Di Menna: Un piano molto ambizioso che leggeremo con attenzione per verificarne l’attuabilità

On line le proposte del Governo sulla scuola

Sostegno Uil alle misure per il superamento del precariato. Risorse nero su bianco nella legge di Stabilità. Serve un contratto innovativo. Sbagliato pensare di premiare una percentuale prefissata del 66% di insegnanti, eliminando la progressione economica dell’altro 33%. Per gli insegnanti centrale il lavoro che si fa in classe.

 

Un piano molto ambizioso che leggeremo con attenzione per verificarne l’attuabilità – è il commento del segretario generale della Uil Scuola Massimo Di Menna dopo la pubblicazione on line delle proposte del Governo sulla scuola. C’è un impegno del Governo di mettere risorse perla scuola già nella legge di Stabilità – sottolinea Di Menna. Verificheremo l’entità.

La risposta che viene data al precariato e alla formazione iniziale degli insegnanti è quella giusta, che noi indichiamo fa tempo. Immissioni in ruolo e organico funzionale stabile per dare certezza e continuità alle scuole e al personale. Formazione iniziale assegnata alle scuole e agli insegnanti. Sono misure finalizzate a non creare nuovo precariato.

Non è escluso – rileva Di Menna – che il provvedimento i 150 mila immissioni in ruolo potrà riscontare difficoltà in fase di definizione del decreto legge. Il provvedimento ha tutto il nostro sostegno.

Sul riconoscimento dell’impegno e della professionalità degli insegnanti siamo disponibili ad affrontare il negoziato ma – precisa il segretario generale della Uil Scuola – per un contratto innovativo che veda, riconosciuta l’anzianità di servizio (così come avviene in tutti i paesi europei) ed elementi di riconoscimento professionale, per quello che è il cuore della funzione docente, il lavoro in aula con gli studenti – serve la decisione del Governo di rinnovare i contratti e di non continuare con il blocco delle retribuzioni.

La proposta presentata nel documento del Governo non va – continua Massimo Di Menna – pensare di prevedere un incremento, per una percentuale prefissata del 66% di insegnanti, eliminando la progressione economica dell’altro 33%, non solo è sbagliata perché predefinisce una quota sulla base di una ipotetica graduatoria ma può determinare tra gli insegnanti un clima di contrapposizione, di cui non c’è bisogno, tra chi fa funzionare la scuola con grande impegno.

Va assolutamente ripensato – secondo la Uil Scuola – l’orientamento del Governo a bloccare i contratti e le retribuzioni dei pubblici dipendenti, cosa – spiega Di Menna – che contrasta con l’esigenza di andare a settembre 2015 con un nuovo contratto definito, per il quale la legge di Stabilità deve prevedere le risorse finanziarie.

Sulla parte della scuola dell’autonomia sarà necessario assicurare la centralità della funzione docente in materia di didattica e di definizione dell’offerta formativa; pensare agli insegnanti , come appare nel documento, come esecutori dei dirigenti non è la soluzione per una scuola di qualità.

La scuola di qualità, ripetiamo, è quella in cui la cultura, la ricerca didattica, l’accoglienza e il rigore, le capacità relazionali, garantiti dagli insegnanti sono la base dei processi di crescita degli studenti.

Ci sono spunti innovativi del sistema scolastico sicuramente interessanti – conclude Di Menna – che approfondiremo, dando voce a quei tanti che, già nelle scuole, con la loro esperienza e impegno, attuano attività innovative, frutto di impegno e di ricerca didattica, e che fino ad ora sono state riconosciute poco dal sistema scolastico.

Assunzioni di massa on-line ma non in Consiglio di Ministri

Il furbone Renzi promette assunzioni di massa on-line ma non in Consiglio di Ministri. Altro che consultazione democratica! Non sa dove trovare i soldi e non osava dirlo a Padoan

E intanto rilancia la scuola dei presidi-padroni, liberi di assumere e di licenziare, e la concorrenza tra docenti ed Ata per qualche spicciolo, con i contratti bloccati per l’eternità

Sabato 6 il nostro Esecutivo Nazionale deciderà le forme di lotta in difesa della scuola pubblica e dei suoi lavoratori/trici
Ma che gran furbone il Renzi, che colossale venditore di fumo, altro che il Berlusca! Cancella il CdM strombazzato da settimane che doveva decidere provvedimenti “epocali” per la scuola e mischia, on-line tanto non costa niente, promesse mirabolanti a ignobili proposte per scuole dominate da presidi-padroni liberi di assumere e licenziare e per scatenare lotte concorrenziali tra docenti ed Ata per qualche spicciolo in più, mentre i contratti restano bloccati a vita. Il furbone pensa che, grazie alla promessa di assunzioni di massa di precari, tutto il resto passerà in cavalleria. Le assunzioni di tutti i precari (che non sono i 150 mila delle GAE, ma molti di più) sarebbero la compensazione doverosa per tanti anni di discriminazioni e aleatorietà di vita, tanto più che nel prossimo triennio circa centomila docenti ed Ata andranno in pensione. Perché, invece di nascondersi dietro una fantomatica  discussione per due mesi, Renzi non è andato in CdM, rendendo realtà la promessa e richiedendo i circa 4 miliardi annui necessari per attuarla (un precario costa in media un 30% in meno di uno “stabile”) nella Finanziaria di novembre? Perché avrebbe dovuto avere il via libera di Padoan e di Draghi, nonché subire l’assalto degli altri ministri che avrebbero richiesto somme analoghe. Così, invece, potrà a gennaio fare marcia indietro, dando la colpa alle ristrettezze finanziarie. Ma, coperte da questo fumo, le 130 pagine nascondono le seguenti “chicche”, citando solo quelle che risaltano di più ad una prima rapida lettura:
1) In futuro le assunzioni avverranno solo per concorso, quel meccanismo corrompente che nessuna garanzia dà veramente sulle competenze; e solo per gli abilitati mediante una sorta di laurea abilitante che andrebbe anche bene (almeno sulla carta) se non fosse a numero chiuso e se non servisse anche ad accorpare enormemente cattedre e competenze, mischiando materie “affini”.
2) Finalmente i presidi otterrebbero il potere assoluto mediante l’assunzione diretta (e conseguenti licenziamenti) di docenti ed Ata). E’ scritto che, per realizzare, la “piena autonomia” scolastica, serve “schierare la squadra con cui giocare la partita dell’istruzione”, cioè chiamare a scuola i docenti e gli Ata che il preside-padrone, dopo “consultazione collegiale”, riterrà più adatti.
3) Riparte la geremiade sul presunto “merito”, quel quid che nessun ministro o governo è mai riuscito a spiegare cosa sia esattamente per i docenti e gli Ata. Avvio dal prossimo anno del Sistema di valutazione nazionale, con la sedicente autovalutazione delle scuole che in realtà significherà l’imposizione dei criteri degli Invalsiani, quelli della scuola-quiz, nonché l’intervento assillante degli ispettori ministeriali. E in aggiunta, verrà imposto dal 2015-6 il Registro nazionale del personale, che farà lo screening delle sedicenti “abilità” di ognuno/a, fissandole in un Portfolio individuale su cui verranno conteggiati i presunti “crediti” professionali dei singoli. E sulla base del Portfolio e dei crediti i presidi assumeranno ma anche premieranno, perché per gli scatti stipendiali si procederebbe in parte per anzianità ed in parte per presunto merito con graduatorie di istituto, in base alle quali il 66% dei “migliori” (data l’aleatorietà dei criteri, sarà il preside ad avere la parola decisiva) avrà uno scatto ogni 3 anni (sempre con il permesso di Padoan e di Draghi).
4) In questo quadro finisce per preoccupare persino l’annunciata “eliminazione della burocrazia scolastica” (un’altra “rottamazione”?) se significherà, come scritto, lasciare carta bianca alla decisionalità dei “presidi in rete”, trasformati in Amministratori delegati alla Marchionne, possessori delle scuole e del personale.
5) C’è poi un’accorata sollecitazione agli investimenti privati, in un quadro di potenziamento “dei rapporti con le imprese”, non solo alle aziende vere e proprie, a cui si promettono forti sconti fiscali, ma anche al “microcredito” dei cittadini, con raccolte “popolari” di soldi, visto che il finanziamento pubblico da solo “non ce la fa”. E toccherebbe ai genitori farsi avanti con altri quattrini. E la fuoriuscita per stages lavorativi (gratuiti) in azienda dovrà divenire la regola alle superiori. La “didattica lavorativa” sarà resa “sistemica”, verso una scuola-fabbrica.
5) Per incentivare al massimo la concorrenza tra docenti, si torna ai “formatori” contro cui nacquero i Cobas. Si chiameranno “innovatori naturali” coloro che invece di insegnare si occuperanno della formazione e dell’aggiornamento, che diverrà obbligatorio e conterà molto per i “crediti”. Ovviamente i tizi otterranno meriti e soldi in più. Cosa che accadrà anche per il “docente mentor” un supervisore della valutazione della scuola e del singolo, nonché per le attività di “formazione”.
Insomma, in attesa che, sull’unico punto potenzialmente positivo del programma -, e cioè l’assunzione al 1 settembre 2015 di 150 mila precari – un CdM prenda un preciso impegno legislativo a investire nella imminente Finanziaria i 4 miliardi annui necessari, ci apprestiamo a respingere al mittente il resto, con l’aiuto dei tanti docenti, Ata, studenti e cittadini che non si lasceranno ingannare dal novello Berlusconi. Quindi, sabato 6 settembre riuniremo il nostro Esecutivo nazionale per decidere le iniziative di protesta e di lotta in difesa della scuola pubblica e dei suoi lavoratori/trici, anche tenendo conto della decisione già presa da molte organizzazioni studentesche che hanno convocato per il 10 ottobre uno sciopero nazionale degli studenti.

Una scuola che include

Una scuola che include”. Sostegno e disabilità nei mille giorni di Renzi

Ventiseimila nuovi posti di sostegno sull’organico di diritto, per un totale di 90 mila insegnanti specializzati. Qualità e continuità le parole d’ordine dell’inclusione scolastica nel progetto del governo

ROMA – “Una scuola che include chi ha più bisogno”: è il capitolo che il documento “La buona scuola”, pubblicato oggi su passodopopasso.italia.it, dedica all’inclusione scolastica e alla disabilità. In una pagina di tre colonne, sono sintetizzati alcuni di quelli che il governo considera i nodi dell’integrazione della disabilità a scuola. “Una scuola aperta – si legge – è una scuola inclusiva anzitutto con coloro che hanno più difficoltà. Per questo sarà importante prestare una particolare attenzione alle politiche di sostegno ai ragazzi che presentano delle disabilità”. Al centro c’è la questione del sostegno, di cui vengono sintetizzate le ultime vicende: “La legge finanziaria del 2007 aveva previsto un tetto massimo nell’assegnazione del contingente sul sostegno, ma la Corte Costituzionale ha riconosciuto nel 2010 il diritto del disabile all’istruzione come un diritto fondamentale. Anche alla luce di questo, con il decreto n. 104 del 2013 è stato previsto un piano triennale di assunzioni per il periodo 2013-2015 che porterà ad un incremento complessivo di circa 26 mila posti di sostegno sull’organico di diritto”.

Grazie alle 13 mila assunzioni di quest’anno, quindi, e con le 8 mila del prossimo, “l’organico di diritto dei docenti di sostegno arriverà complessivamente a circa 90 mila. E tuttavia – precisa il documento – ciò ridurrà solo, senza eliminarlo, il divario tra organico di fatto e organico di diritto sul sostegno, che – senza ulteriori interventi – resterà pari a circa 21 mila insegnanti. Alle GaE (graduatorie ad esaurimento, ndr) dovrebbero essere iscritti oggi circa 14 mila persone con la specializzazione sul sostegno”.
E proprio sull’importanza della specializzazione dei docenti insiste il documento, perché “l’utilizzo di personale specializzato risponde al diritto dell’alunno disabile all’istruzione e alla sua crescita personale e risponde all’esigenza delle famiglie ad avere docenti formati e preparati rispetto alle singole patologie”. Specializzazione, quindi, ma anche continuità, perché “il continuo ricorso a supplenze non sembra aver favorito il rapporto di fiducia tra i docenti, le famiglie e questi ragazzi che hanno più degli altri bisogno di attenzioni e di insegnamenti specifici. La possibilità di un organico di sostegno stabile anche tra reti di scuole potrà aiutare a rispondere alle esigenze di garanzia dei diritti degli alunni e di miglioramento dell’organizzazione territoriale dei rapporti con le famiglie”.

Si può disegnare una BUONA SCUOLA senza conoscere il campo del problema?

Si può disegnare una BUONA SCUOLA senza conoscere il campo del problema?

di Enrico Maranzana

 

 

L’interazione con la società del 2022 è la terminazione del percorso intrapreso da uno studente che accede alla secondaria. Il legislatore, considerata l’imprevedibilità del traguardo, ha incardinato il sistema educativo sulle capacità dei giovani. Una meta che unifica tutti gli insegnamenti: il docente non può più essere visto come soggetto isolato ma come un partecipante a un progetto educativo unitario.

 

La proposta governativa non è stata elaborata in funzione di questo scenario: la visione sistemica è assente. Pertanto il principio di “Valutare per migliorare la scuola” è irragionevole: non è correlato a uno specifico, definito contesto.

 

A pag. 71 del documento si legge: ”La governance interna della scuola va ripensata: vanno ridisegnati al meglio gli organi collegiali della scuola, distinguendo tra potere di indirizzo e potere di gestione. Il Consiglio dell’Istituzione scolastica diventerà il titolare dell’indirizzo generale e strategico dell’Istituzione; il Collegio docenti avrà l’esclusiva della programmazione didattica; il Dirigente scolastico sarà pienamente responsabile della gestione generale”.

 

Sorprendente la superficialità sottesa all’enunciato: se fosse stata osservata la struttura organizzativa introdotta nel 74 e confermata nel 1994 e nel 1999, se fosse stata fatta una ricognizione sulle elusioni e omissioni relative al’applicazione della legge, i nodi problematici sarebbero apparsi in tutta evidenza e un intervento risolutore concepito.

Il principio di separazione, che il governo propone, è il fondamento dei decreti delegati del 74: non ha alcun senso la sua duplicazione. [In rete: “Coraggio! Organizziamo le scuole”].

Il governo, invece di riformulare una norma esistente, avrebbe dovuto riconoscere e rimuovere le cause dell’indecidibilità sottolineata nel documento.

 

Ripensare a ciò che si impara a scuola è il titolo del capitolo 4. Si tratta di un insieme scoordinato, introdotto senza alcun riferimento all’essenza dell’autonomia delle istituzioni scolastiche che “si sostanzia di progettazione”. In tale ottica le conoscenze sono lo strumento e l’occasione per l’ideazione di percorsi di apprendimento. Che senso ha parlare di stampanti 3d quando la finalità è trasmettere la cultura informatica? [in rete “La scuola regredisce. Dal piano nazionale informatica al piano nazionale scuola digitale”].

Linee guida, rendere credibili e praticabili le proposte

Scrima: “Linee guida, rendere credibili e praticabili le proposte”

Un documento corposo, ricco di dati e di elaborazioni, carico di ambizioni e su cui siamo pronti a confrontarci da subito, anche tenuto conto che molte delle questioni rientrano nell’ambito della disciplina contrattuale, come le stesse linee guida riconoscono in premessa alle proposte di intervento sul cosiddetto stato giuridico.

Sono infatti materia contrattuale gli orari di lavoro, la formazione in servizio, i trattamenti economici. Tutti punti sui quali le proposte del governo costituiscono una base di discussione che ci auguriamo si apra quanto prima nella sede giusta, che è quella del rinnovo contrattuale. Per questo non può passare inosservato il fatto che alla pubblicazione delle linee guida faccia riscontro l’ipotesi di un ulteriore blocco dei contratti pubblici formulata oggi in Parlamento dalla ministra Madia.

La complessità del documento comporta che tutti i temi vadano attentamente esaminati e approfonditi per una più compiuta valutazione; per restare a quelli di maggiore impatto, come le assunzioni (cui viene dedicato circa un terzo dell’intero documento) e le carriere dei docenti, gli obiettivi indicati sono indubbiamente suggestivi, ma i criteri alla base di alcune proposte sollevano non poche perplessità.

Sulle carriere, sono le stesse elaborazioni del governo a dimostrare che gli scatti di anzianità sono fin qui serviti a tutelare livelli retributivi tra i più bassi d’Europa: non è pertanto accettabile che vengano totalmente cancellati per consentire di finanziare benefici che vanno solo a una parte della categoria. Criteri nuovi, legati al merito, devono essere integrativi e non sostitutivi di un riconoscimento delle anzianità che avviene peraltro in tutti gli altri paesi d’Europa.

Sulle assunzioni, tema delicato perché investe le aspettative di migliaia e migliaia di persone, è scontato che si condivida l’obiettivo di una stabilizzazione del lavoro precario, da sempre rivendicata dalla Cisl Scuola. Ora il governo si impegni a garantire da subito, nella legge di stabilità per il 2015, le risorse necessarie per far fronte agli impegni annunciati: ne va della credibilità di un’operazione nella quale è troppo alto il rischio di alimentare illusioni e delusioni.

Roma, 3 settembre 2014

Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola

Linee astratte e poco chiare

Scuola: Mascolo (Ugl),
Linee astratte e poco chiare
(dall’Agenzia ANSA)
Le linee guida sulla scuola del premier Renzi “ci lasciano fortemente perplessi. Ancora una volta, infatti, ci troviamo di fronte all’esposizione di concetti abbastanza astratti, che dimostrano solo quanto il Governo ignori il funzionamento della scuola italiana”.
Lo dichiara il segretario nazionale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo.
“Senza lo stanziamento delle risorse necessarie, nessuna concreta miglioria potra’ essere apportata al nostro sistema scolastico. Anche il tanto decantato azzeramento del precariato, che attendiamo fiduciosi, e’ dovuto solamente – osserva – a quanto impostoci dall’Europa per evitare altre sanzioni che andrebbero ad aggravare ulteriormente la situazione della spesa pubblica, a tutti ben nota. Temiamo, inoltre, – continua il sindacalista – che i costi della riforma ricadranno sul personale, gia’ fortemente tartassato dal mancato rinnovo del ccnl, oramai fermo ‘alla preistoria’. Le procedure concorsuali sono poco chiare, per non parlare del nuovo sistema di progressione della carriera, i cui meccanismi di valutazione del merito incontreranno la nostra ferma opposizione fino a quando non saranno discussi e condivisi con le organizzazioni sindacali. Infine, quasi nulla traspare sul potenziamento delle segreterie scolastiche e del personale che negli ultimi anni e’ stato notevolmente ridotto, a fronte di un considerevole aumento delle incombenze e dei carichi di lavoro. A nostro avviso – conclude il sindacalista – siamo troppo distanti dalla scuola di qualita’ che tutti vogliamo e si intravede l’ennesimo provvedimento unilaterale che certamente non avra’ i risultati che tutti aspettiamo”.

Programmare che febbre

PROGRAMMARE CHE FEBBRE di Umberto Tenuta

CANTO 246 Finite le vacanze, la doccia fredda della PROGRAMMAZIONE!

Per chi suona la campana?

Questa volta suona per i docenti!

Il Dirigente sulla cattedra usurpata al docente fa lezione ed i docenti −seduti nei banchi biposti degli studenti, con le orecchie aperte e le braccia conserte, nel silenzio tombale dell’aula con le ragnatele dell’anno scorso− se ne stanno a sbadigliare alla vetusta tiritera della Programmazione di cui al DPR 416/1974.

 

pofpspLui, Lui solo, il Principe di turno, Lui sa che cosa è la Programmazione.

Mica gli obsoleti Programmi gentiliani che di cultura erano intrisi ma la didattica non conoscevano.

Ora, Docenti, leggete Scurati e Tenuta del POF!

Leggete!

Leggete, ve lo ordino io!

Con tanto di circolare datata e firmata.

Leggete e programmate!

Tu, che vuoi, là in fondo all’aula?

Conoscere gli alunni?

Ma dai, guardateli in faccia, guardateli dalla cintola in giù, guardate come sono pettinati, come sono vestiti, come sono calzati!

Fate l’assemblea delle Mamme.

E poi programmate.

Prima il POF, poi …

Professoresse e Professorini, sulla mia amata LIM leggetevi una sintesi grafica del POF:

Scusate, questo signore ha osato invertire le procedure.

Prima i Piani di studio personalizzati e poi il POF.

Forse voleva dire:

−Prima gli obiettivi essenziali del POF ed i criteri metodologici di massima

−Poi i Piani di Studio Personalizzati (PSP)

−Infine le Unità di Apprendimento (UDA).

Insomma, occorre prima conoscere la realtà, perchè, come dice quel nuovo Cesare detto Scurati:

<<… stanno a fondamento della programmazione i principi della razionalità e della socialità, oltre che della realtà e della pubblicità (SCURATI C. (a cura di), Un nuovo curricolo nella scuola elementare, La Scuola, Brescia, 1977, pp.23-24).

−Ed allora, non abbiate fretta di programmare prima di aver conosciuto i vostri nuovi allievi.

−Non importa che le programmazioni le farete dopo qualche settimana di scuola.

−Io vi aspetterò, paziente come sono.

−Ed altri quindici giorni di vacanza vi lascerò!

VIVA VIVA IL DIRETTORE

COME TE NON C’è NESSUNO

TU SEI IL MASSIMO DEL CIRCO SCUOLA!

Povera STEFY che lì, al mare trapanese, la colite si prese!

Prudente e saggia la LUCIA che il nuovo Dirigente aspettò e non si sbagliò.

Quest’anno, la Riforma non aspettiamocela dalla Ministra, ma dal nuovo Dirigente!

Prima conosciamo i nostri alunni e poi cuciamo loro i vestiti su misura, come diceva Eduard Claparède (Claparède, La scuola su misura, La Nuova Italia, Firenze 1952).

 

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in: http://www.edscuola.it/dida.html

 

Una buona scuola?

Una buona scuola?

Comunicato stampa ANP sul documento di Palazzo Chigi

Un documento come quello diffuso oggi da Palazzo Chigi, per la sua natura palingenetica, ha l’ambizione di aggregare il massimo del consenso. Sicuramente ha diversi argomenti a proprio favore: per esempio, alcune delle ricette indicate, come l’organico funzionale; ovvero la promessa di maggiore risorse per le scuole, sia per l’edilizia che per il MOF. E come non vedere con favore l’introduzione del nucleo di valutazione di istituto o l’impegno a riscrivere il testo unico, eliminando al contempo le norme qualificabili come irragionevoli e moleste?

Le intenzioni espresse sono dunque largamente positive e come tali vanno apprezzate. Se mai, qualche riserva emerge quando dal generale si passa agli aspetti specifici. Per esempio, tutto l’impianto del documento è fortemente centralistico e l’autonomia delle scuole – pur esplicitamente richiamata in uno dei capitoli – è in realtà sistematicamente assorbita da una regolazione tutta affidata a scelte governative. A cominciare dall’assunzione dei 150.000 docenti e dalla gestione dei futuri concorsi, che cancellano ogni ipotesi di un ruolo delle scuole “autonome” nella scelta dei propri insegnanti e mantengono saldamente il controllo del personale all’Amministrazione centrale e periferica. Come si può immaginare una scuola in grado di elaborare un proprio progetto didattico, se a realizzarlo saranno docenti assegnati sempre e soltanto da fuori?

Parliamo di governance. La distinzione concettuale di fondo, fra potere di indirizzo e potere di gestione, non fa una grinza. Peccato che, appena un mese fa, lo stesso governo abbia negato ai dirigenti scolastici l’inclusione nel ruolo unico con l’argomento che la loro dirigenza non avrebbe natura gestionale. Semplice distrazione?

E, sempre parlando di dirigenti, non appare un passo avanti neppure l’aver immaginato gli “ispettori” come una progressione di carriera del dirigente scolastico: si verrebbe così implicitamente a ripristinare una collocazione gerarchica che era stata superata da tempo.

Parliamo di un altro dei punti qualificanti: la cosiddetta “carriera” dei docenti, su cui molte anticipazioni erano circolate nei giorni scorsi. Quella che ci viene presentata, in realtà, è una diversa progressione economica, ma non una carriera, che presupporrebbe dei livelli e delle distinzioni di funzioni. I docenti continuano invece ad essere visti come appartenenti ad un profilo unico, che si differenzia solo per le funzioni svoltepro tempore.

In materia di progressione economica, colpisce il livello di dettaglio con cui nel documento vengono definiti aspetti che il quadro normativo vigente attribuisce al contratto: la periodicità degli “scatti di competenza” (tre anni), la loro misura (60 euro “netti”), la platea dei beneficiari (il 66%, non uno di più, né uno di meno). Dobbiamo inferirne che la contrattazione non esisterà più o che sarà ridotta ad aspetti marginali del rapporto di lavoro?

Si potrebbe continuare nei distinguo: ma non ne vale la pena, visto che molti degli aspetti che caratterizzeranno la nuova scuola sono ancora da disegnare. Sarà invece il caso di sottolineare alcuni punti di attenzione che dovranno essere tenuti presenti nella fase del dibattito e, soprattutto, in quella di elaborazione delle misure normative conseguenti.

Uno di questi riguarda certamente i poteri del dirigente. Se ne è parlato con molta enfasi nei giorni scorsi: ma nel documento non si trova molto che giustifichi le impegnative metafore spese al riguardo. Invece, sono uno dei punti determinanti per assicurare il cambiamento. Nessuno può pensare che una rifondazione così impegnativa del modo di essere e di funzionare della scuola possa avvenire senza un adeguato livello di governo locale dei processi.

Sempre in questo ambito, mentre si richiamano a più riprese le funzioni di sistema che dovrebbero essere svolte dai docenti, nulla si dice sulle modalità di individuazione di coloro che dovranno svolgerle. Si vuole sperare che tale silenzio sottintenda la responsabilità del dirigente: ma certo i provvedimenti attuativi dovranno prevederlo in modo esplicito, a meno di non voler tornare indietro anche rispetto alla situazione normativa attuale. Tanto più che i “crediti professionali” sono essenziali per lo sviluppo economico degli interessati: non si può certo pensare di scaricare sul Collegio docenti l’ennesimo conflitto di interessi, consistente nella distribuzione fra i suoi membri di incarichi retribuiti e delle prospettive di avanzamenti di carriera.

Molte cose sono ancora sospese fra il cielo e la terra nella filosofia enunciata oggi da Palazzo Chigi: una di queste è se l’interlocuzione dei sindacati, ed in generale dei corpi intermedi, venga ancora considerata come un elemento del panorama futuro o se vi sia una presunzione a priori di autosufficienza del governo e, se mai, la scelta di un rapporto esclusivo o privilegiato con i social network.

Ci auguriamo di no. Noi intendiamo in ogni caso accompagnare la fase di confronto e di dibattito con il nostro contributo di analisi e di proposta. Invitiamo i colleghi dirigenti e docenti a fare altrettanto, in modo che si possa realmente verificare fino a che punto le dichiarazioni di apertura, di cui il documento è prodigo, avranno un reale spazio nel dare forma ai provvedimenti che verranno.

Una buona scuola? Nessuno più di noi lo auspica: e tuttavia non vorremmo che il desiderio di un cambiamento ad ogni costo faccia perdere di vista che alcune soluzioni esistono e sono state sperimentate da tempo. Inventare ogni volta la ruota può non essere il modo migliore per accelerare il cambiamento che tutti riconosciamo come necessario.

PIANO SCUOLA: TRA SPERANZE E TIMORI

PIANO SCUOLA: TRA SPERANZE E TIMORI

Il segretario Nigi: “Condivisibili quei punti del piano avanzati da sempre dallo Snals-Confsal”

 

 

Roma, 3 settembre – “Si tratta di un documento complesso che va letto con grande attenzione. E’ necessario approfondirne i vari aspetti – da quelli ordinamentali a quelli relativi alla governance delle scuole piuttosto che a alla carriera e alla valutazione – anche per capirne l’effettiva portata innovativa. Una prima riflessione comporta un mix di speranze e di timori” ha dichiarato il segretario generale dello SNALS-CONFSAL, Marco Paolo Nigi.

Per il segretario “di sicuro si possono condividere gli aspetti da tempo rivendicati dallo SNALS-CONFSAL”,in particolare:

  • la stabilizzazione del personale e l’introduzione di un organico funzionale pluriennale, il superamento della distinzione tra organico di diritto e di fatto, l’indizione di un nuovo concorso con ricadute positive sia per la continuità didattica degli allievi che per la stabilità del personale;
  • l’annuncio di investimenti, dopo anni di pesanti tagli lineari sia alle risorse economiche a disposizione delle scuole sia agli organici del personale;
  • l’affermazione dell’importanza strategica della scuola e del ruolo degli insegnanti.

Perché sia credibile l’impegno del governo, lo SNALS-CONFSAL chiede precise garanzie di un immediato avvio delle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro dove, in presenza dello stanziamento di adeguate risorse, si affrontino congiuntamente gli aspetti normativi ed economici, compresi quelli legati al riconoscimento della professionalità che, secondo il sindacato autonomo, deve tener conto sia dell’anzianità sia del merito.

“Lo SNALS-CONFSAL – ha ribadito Nigi – auspica che si possa sviluppare un confronto positivo. Si tratta di adeguare la scuola italiana alle esigenze della società, di rendere concreta l’autonomia, di riportare la serietà nei percorsi scolastici e di attribuire a tutto il personale il giusto riconoscimento sia sul piano sociale che retributivo”.

#LABUONASCUOLA, DI MEGLIO: RENZI PARTE CON PIEDE SBAGLIATO

#LABUONASCUOLA, DI MEGLIO: RENZI PARTE CON PIEDE SBAGLIATO

Giù le mani dagli scatti di anzianità e no secco al potenziamento dei poteri dei presidi”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta a caldo il messaggio del presidente del Consiglio per il lancio del patto formativo #labuonascuola.

I motivi per cui Renzi parte con il piede sbagliato con il suo ‘passodopopasso’ – spiega Di Meglio – sono tre. Prima di tutto bocciamo il meccanismo degli scatti assegnati in base al merito e rivendichiamo il diritto alle progressioni di carriera legate all’anzianità di servizio. Inoltre contestiamo la possibilità che si vuole dare ai presidi di scegliere gli insegnanti più adatti alle loro scuole, perchè ciò significherebbe aumentare i poteri già fin troppo ampi esercitati dai dirigenti scolastici. E poi è assurdo chiedere agli studenti quali materie vogliono studiare: i programmi devono essere redatti a livello nazionale e non in base alle preferenze degli alunni ma ai curricula che servono per rendere competitivi gli studenti italiani”.

Spending review consente piu’ risorse?

Scuola: Mascolo (Ugl),
spending review consente piu’ risorse?
(dall’Agenzia ANSA)
“Siamo piuttosto perplessi del fatto che facendo tanta spending review il Premier conta di investire piu’ risorse sulla scuola: non sappiamo se credere che sara’ un’altra magia o solamente un’illusione, del resto come quella di eliminare ‘alcuni privilegi’ che invece tutt’oggi restano ben saldi”.
Lo dichiara il segretario nazionale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo.
“Le idee – spiega – sembrano abbastanza confuse, mentre i proclami sono tanti e i fatti pochi. La scuola e gli addetti ai lavori necessitano di certezze: solo cosi’ il sistema scolastico italiano potra’ fornire un servizio di qualita’ ed essere competitivo anche oltre frontiera. E’ evidente come la scuola debba essere considerata il volano per la crescita del Paese e, per questo, chiediamo che venga messa fine all’indiscriminato taglio agli organici del personale, vengano previsti investimenti pluriennali per le spese di funzionamento degli istituti scolastici, si proceda alla stabilizzazione del precariato con copertura di tutti i posti vacanti in organico di diritto e all’avvio di un concreto confronto al fine di definire un nuovo sistema di reclutamento e si dia inizio all’iter per il rinnovo del ccnl di categoria”.
“Non possiamo pensare – continua Mascolo – di addebitare agli insegnanti ‘il conto’ inerente il superamento del precariato, allo stesso modo come pur essendo concordi a parlare di un sistema di progressione della carriera anche meritocratico, riteniamo indispensabile che i meccanismi per la valutazione del merito siano collegiali e non unilaterali. Siamo altresi’ concordi con il fatto che la scuola non puo’ essere cambiata solo con un decreto e, infatti, da sempre abbiamo sottolineato che occorre un percorso di riforma ampiamente condiviso dalle ‘numerose scuole di pensiero’, oltre a un ampio confronto con le parti sociali e ad un’attenta valutazione delle proposte formulate da famiglie e studenti che certamente dovranno essere tenute nella dovuta considerazione. Peccato che fino ad ora – conclude il sindacalista – il modus operandi del governo e’ stato tutt’altro e il tanto decantato snellimento della struttura amministrativa, fino a questo momento non e’ avvenuto, anzi i numerosi e confusi provvedimenti emanati dall’amministrazione hanno solo provveduto ad appesantire le condizioni di lavoro degli uffici di segreteria”.

Educazione Sport Cultura

EDUCAZIONE SPORT CULTURA LO GRIDA ANCORA PAPA FRANCESCO di Umberto Tenuta

CANTO 245 Ancora Papa Francesco, il Grande Pedagogista dei nostri giorni, lo va gridando.

Mi piacerebbe che nel salotto ministeriale lo ascoltassero Matteo e Stefania, senza essere distratti dagli urgenti problemi della disoccupazione docente.

 

Questo Papa non finisce mai di stupire!

Concreto e attuale.

Coglie i problemi del momento e offre puntuali indicazioni per la loro soluzione.

Mica il problema della scuola lo immiserisce nelle assunzioni, nelle retribuzioni e nelle pensioni.

Egli parla di educazione!

Educazione, Sport e Cultura.

La terna per l’avvenire dei giovani e della società.

Fra dieci anni la società italiana sarà quello che la farà essere questa terna, terna da non giocare al lotto della fortuna di docenti all’altezza del loro superno ruolo.

Mica la Riforma Renzi Giannini che di tutto si occupa tranne che della riforma dell’educazione dei giovani.

Occorre una Riforma dei metodi di apprendimento che soppiantino ogni forma di insegnamento, dalla lezione alla presentazione digitale su LIM di relazioni, dimostrazioni e conclusioni!

Una Riforma degli strumenti di apprendimento, aggiungendo ai libri di carta di Amalfi le antologie sui display dei Tablet.

Antologie di Poesie recitate da Gassman e da Benigni.

Antologie di Cieli,Terre e Mari che ti portano fin dentro le profondità degli Oceani.

Antologie del Quo Vadis e della Disfida di Barletta e della Caduta della Bastiglia.

Antologie delle Piazze di San Patrizio, di Berlino e di Pechino ove ti mescoli nella folla per ascoltare quello che dicono di Te, strano personaggio in cerca d’autore.

Una Riforma delle finalità e delle modalità della Valutazione che non distribuisca i numeri del Lotto così come aggrada alla professoressa cinquantenne.

Una Riforma soprattutto delle discipline che non si riducano più alla retorica delle conclusioni ma guardino in alto, alle strutture in cemento armato dell’Etica Nicomachea e del noioso imperativo konisbergese, della Biologia e della Filosofia, della Grammatica e della Matematica…

Insomma, una Riforma della Formazione e non una Riforma dell’Istruzione!

Formazione della Testa ben fatta e del Cuore che funziona.

E perchè no?

Riforma che finalmente prende atto che l’uomo è uno spirito incarnato.

Lingua, mani e piedi che vanno educati!

Non con flessioni a infinite ripetizioni, ma con musiche, danze, corse e giavellotti.

Tutti gli sport nella scuola, e non nelle palestre pomeridiane per i figli di papà.

Chi balla, chi canta, chi suona il violino e chi la tromba in sib?

Non solo Liana e non solo Magliano!

Tutte le figlie di Eva e tutti i figli di Lucia.

Sport per allietare la vita, una vita senza le droghe dei vicoli e degli spalti.

Stanno lì a battere le mani!

Ma non corrono, non saltano, non ballano, non cantano, non recitano… sul palco della vita.

Platea senza nomi e senza volti.

Una bestia nuova che uccide e che muore.

Fateli correre fino al penultimo respiro!

Fateli cantare dalle finestre dei vicoli della città!

Fateli battere sui tasti delle pianole!

Arriveranno al Quinto piano e non si schiacceranno sulle pietre del cortile.

Questa è cultura.

Cultura dell’anima e cultura del corpo.

Non istruzione per tirare il grilletto del razzo che scoppia nelle piazze affollate di uomini che altro non chiedono se non di vivere come uomini, e non come bestie!

Educazione, sport e cultura.

Lo grido con TE, Papa Francesco!

Speriamo che Stefania e Matteo ci ascoltino.

Dai, hanno altre quisquilie cui pensare!

Mica ascoltano Te, Papa Francesco!

 

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

 

G. Froggio, La devianza delinquenziale giovanile

Giacinto Froggio, La devianza delinquenziale giovanile. Analisi psicosociologica di un fenomeno complesso.
Roma, Laurus Robuffo, 2014, pp. 302.

froggioSi tratta di un saggio  di criminologia psicosociologica dell’età evolutiva nel corso quale si affrontano e si spiegano le problematiche ricorrendo alla epistemologia della “complessità. Ne risulta così che la  delinquenza giovanile (l’età presa in considerazione va dai 14 ai 25 anni) è un fenomeno complesso che si origina all’interno di una fitta intelaiatura di interazioni e reciprocazioni dove, alle volte, trova anche il suo mantenimento. Nel volume si propone inoltre una sistematizzazione dei modelli criminologici più importanti ed attuali, delineando così una “criminologia integrata” attraverso la quale si può spiegare l’origine, l’escalation e la continuità delle condotte. L’origine viene illustrata in riferimento alle diverse teorie dei tratti individuali (biologici e psicologici), alle diverse spiegazioni micro e macro sociali (dove trovano particolare spazio l’ambiente sociale, la famiglia, il gruppo dei pari, la scuola) ed alle teorie del controllo. La fase di escalation è descritta e compresa attraverso gli apporti delle teorie dell’apprendimento sociale e della Teoria Generale dello Strain. Infine, il mantenimento richiama le recentissime teorie socio cognitive (soprattutto quelle che fanno riferimento ai sistemi di convinzioni delinquenziali e alle Teorie dell’etichettamento e dell’identità sociale).

Indice

Introduzione

Capitolo Primo

La devianza delinquenziale giovanile

(1. Il fenomeno: disagio, devianza e/o delinquenza? 2. La devianza  2.1. Le  norme 2.1.1. La socializzazione        2.1.2. Il cambiamento delle norme 2.1.3.  Le norme giuridiche 2.2. I  ruoli  2.3. Il  controllo (sociale)   2.4. Tipologie e classificazione delle devianze 3. La delinquenza 3.1. La delinquenza giovanile 4. Disadattamento ed emarginazione 5. Riepilogo conclusivo)

Capitolo Secondo

Conoscere la delinquenza giovanile

(1. Tre livelli di studio del fenomeno 2. La delinquenza è un fenomeno complesso 2.1. La rete     2.2. La dinamica dei sistemi  2.3. La psicosociologia del corso di vita 2.4. Evoluzione del comportamento delinquenziale 2.4.1. Adolescenza: inizio ed escalation dei comportamenti delinquenziali 2.5. Continuità e cambiamento 3. Verso una criminologia integrata  4. Riepilogo conclusivo)

Capitolo Terzo

I tratti individuali e la delinquenza

(1. Gli studi genetici 2. Le teorie evoluzionistiche basate sulla “sintesi moderna” 3. Sistema Nervoso Centrale (SNC)4. Sistema Nervoso Autonomo (SNA)5. Fisiologia ormonale 6. La nuova biocriminologia      6.1 II cervello come elemento centrale fra gene e comportamento     6.2. Biologia, genere e crimine 7. La Teoria evolutiva del crimine di Terrie E. Moffitt    7.1. L’eziologia del comportamento delinquenziale    7.2. I predittori del comportamento delinquenziale stabile 8. I tratti individuali psicologici ed il comportamento delinquenziale 9. Giudizio, ragionamento morale e delinquenza 10. Le interpretazioni psicodinamiche  11. Lo “stile di vita” criminale nell’interpretazione di Glenn Walters 12 Riepilogo conclusivo)

Capitolo Quarto

L’ambiente macro e microsociale

(1. L’ecologia umana  1.1. La disorganizzazione sociale nelle grandi città    1.2. Le aree urbane e la devianza giovanile secondo Shaw e McKay 1.2.1. Alcune considerazioni critiche sul ruolo del quartiere nella genesi della delinquenza giovanile     1.3. L’isolamento sociale 2. La famiglia ed i comportamenti delinquenziali giovanili     2.1. La struttura della famiglia  2.2. Le funzioni della famiglia  2.2.1. Gli stili genitoriali secondo la Baumrind   2.2.2. Transizioni familiari e delinquenza    2.3.  Qual è la reale influenza della famiglia sul comportamento delinquenziale?  3. I gruppi giovanili e la delinquenza  3.1.L e reti amicali 4. La scuola   4.1. I fattori di rischio e quelli protettivi  5. Riepilogo conclusivo)

Capitolo Quinto

Il controllo

(1. La Teoria dei legami sociali 1.1. Gli elementi del legame tra individuo e società convenzionale 1.1.1. L’attaccamento  1.1.2. L’impegno a conformarsi agli obiettivi convenzionali  1.1.3. Il coinvolgimento 1.1.4. Le convinzioni (beliefs) 2. La Teoria generale del crimine 2.1. Gli elementi dell’autocontrollo  2.2.Le cause del basso autocontrollo 2.3. Conferme e aspetti critici della Teoria3. Gli approcci interattivi al controllo  3.1. La Teoria interattiva della delinquenza di Terence P. Thornberry  3.2. Le traiettorie comportamentali  3.3. Gli sviluppi della Teoria di Thornberry 4. Conclusioni)

Capitolo Sesto

Apprendere la devianza delinquenziale

(1. La Teoria delle associazioni differenziali 2. La Teoria del rinforzo differenziato 3. La Teoria dell’apprendimento sociale del crimine di Ronald L. Akers  3.1. L’apprendimento del comportamento deviante  3.2. Il processo di apprendimento sociale: i feed backs    3.3. Il  modello SSSL  3.4. Validità empirica  e alcune considerazioni di tipo concettuale sulla Teoria dell’apprendimento sociale4. Riepilogo conclusivo)

Capitolo Settimo

Strain e delinquenza. La “General Strain Theory” di Robert S. Agnew

(1. Strain e comportamento delinquenziale 2. I tipi di strain che maggiormente possono condurre al crimine 3. La delinquenza come strategia di coping   3.1. I fattori che aumentano la possibilità di un coping delinquenziale   3.2. I soggetti maggiormente esposti al rischio di un coping delinquenziale     3.2.1. Gli adolescenti fascia più a rischio 4. Stabilità e continuità del comportamento delinquenziale lungo il corso di vita 5. Alcune considerazioni conclusive sulla Teoria generale dello strain)

Capitolo Ottavo

Le cognizioni delinquenziali

(1. Il sistema di convinzioni (S.d.C.) delinquenziali: il contributo di Glenn D. Walters   1.1. I fondamenti socio-cognitivi del sistema di convinzioni 1.1.1. Le prime interazioni  1.1.2. L’attaccamento ed il riferimento sociale 1.1.3. La Teoria della mente ed il role taking 1.2. Lo sviluppo del sistema di convinzioni delinquenziali  1.2.1. La fase d’inizio 1.2.2. Fase transizionale 1.2.3. Fase di mantenimento 1.2.4. Fase dello stile di vita delinquenziale 1.3. Gli schemi delinquenziali 1.4. Il S.d.C. delinquenziale  1.4. Gli aspetti critici della Teoria di Walters  2. Gli schemi sociali e la delinquenza: il contributo di Simons e Harbin Burt   2.1. La struttura cognitiva criminogena  3. Riepilogo conclusivo)

Capitolo Nono

Essere e sentirsi un delinquente: etichetta ed  identità

(1. La costruzione sociale della delinquenza: il marchio del deviante 1.1. Il percorso deviante  1.2. Ascesa, caduta e ripresa delle teorie dell’etichettamento2. L’interazionismo simbolico: Sé e realtà  2.1. Role taking e role making   2.2. L’identità  2.3. Il corso di vita 3. Applicazione dei concetti interazionisti alla comprensione dei comportamenti delinquenziali 3.1. Le valutazioni riferite, l’etichettamento genitoriale e la devianza   3.1.1. L’autocontrollo come controllo sociale secondo la concezione di Mead    3.1.2. Etichettamento e valutazioni riferite 4. Riepilogo conclusivo

Conclusioni

Notizie biografiche

Giacinto Froggio, psicologo, psicoterapeuta e criminologo, si occupa di devianza giovanile dall’inizio degli anni ’80. Attualmente è Docente Stabilizzato presso la Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Salesiana, sede decentrata di Viterbo “Istituto Superiore Universitario Progetto Uomo”. Inoltre è Docente invitato presso altri Istituti Universitari e Scuole di Specializzazione in Psicoterapia. Autore di circa trecento pubblicazioni, tra gli ultimi volumi pubblicati: G. Froggio, Il trattamento della devienza giovanile. L’approccio psicosociale orientato in senso ecologico e cognitivo comportamentale, Franco Angeli, 2010; G. Froggio, Psicosociologia del disagio e della devianza giovanile. Modelli intepretativi e strategie di recupero, Laurus Robuffo, 2002.

Fare la differenza: gli interventi di Save the Children per contrastare la dispersione scolastica e la povertà educativa

“Fare la differenza:
gli interventi di Save the Children per contrastare la dispersione scolastica e la povertà educativa”

Presentazione del programma Fuoriclasse: un intervento di contrasto alla dispersione scolastica e della valutazione di impatto a cura di Fondazione Agnelli

ROMA, venerdì 12 settembre
ore 10:30
Sala Polifunzionale, Presidenza del Consiglio dei Ministri
Via di Santa Maria in Via, 37

All’inizio del nuovo anno scolastico Save the Children fa il punto sulle misure per un reale contrasto alla dispersione scolastica e alla povertà educativa.

In particolare, il tema verrà affrontato a partire dalla presentazione di “Fuoriclasse”, il programma di Save the Children di contrasto alla dispersione scolastica, attivo dal 2011 nelle città di Crotone, Napoli e Scalea, cofinanziato da Bulgari e Fondazione con il Sud, e dalla sua valutazione di impatto a cura di Fondazione Agnelli, la prima di questo genere realizzata in Italia.

Il programma, rivolto a studenti/esse tra i 9 e i 13 anni prevede attività a supporto della motivazione allo studio e dell’apprendimento durante il passaggio da un ordine scolastico a quello successivo. Fuoriclasse, con il suo approccio basato sulla partecipazione attiva dei ragazze/i quali promotori di attività ed iniziative nel loro contesto scolastico in collaborazione con i docenti e le famiglie, è particolarmente efficace nelle aree a maggior rischio di dispersione dove la povertà educativa è più diffusa. L’intervento prevede attività realizzate in classe e nel tempo libero come i campi scuola e i campi estivi; la collaborazione di rete tra scuola, associazioni e territorio con la creazione di centri educativi.

Interverranno, tra gli altri, Roberto Reggi, Sottosegretario all’Istruzione, Andrea Gavosto, Direttore della Fondazione Giovanni Agnelli, Gianfranco De Simone, ricercatore della Fondazione Giovanni Agnelli, Carlo Borgomeo, Presidente di Fondazione con il Sud e Marco Rossi Doria, esperto istruzione ed integrazione sociale.

Iniziativa in collaborazione con “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”

Per informazioni ed accrediti: advocacy.italia@savethechildren.org

VALUTAZIONE E BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI

Brescia. Valutazione e Bisogni Educativi Speciali. Nuove frontiere per una scuola di qualità

Convegno nazionale
Brescia, 12-13 settembre 2014
“VALUTAZIONE E BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI” – Nuove frontiere per una scuola di qualità
– Convegno. Venerdì 12 settembre, ore 15-19,30 presso Aula Magna dell’Università “Cattolica”
– Workshops. Sabato 13 settembre 9.30-12,30 presso il CENTRO PASTORALE PAOLO VI Via G. Calini 30 25121 – BRESCIA
Per informazioni relative al seminario e/o alla disponibilità alberghiera: amministrazione@chiamalascuola.it

https://www.facebook.com/pages/Valutazione-e-Bisogni-Educativi-Speciali/303977683117260