Il nuovo esame di Stato? Speriamo che se la cavino!

Il nuovo esame di Stato? Speriamo che se la cavino!

di Maurizio Tiriticco

Scrivono e parlano tanto di scuola i nostri governanti e ciò è senz’altro un bene! Tutti abbiamo apprezzato il primo discorso di Renzi, al momento del suo insediamento, quando pose l’istruzione tra i primi posti del processo riformatore che il suo governo aveva intenzione di avviare. Oggi abbiamo sotto gli occhi almeno due documenti, “la buona scuola, facciamo crescere il Paese”, un rapporto curato dai due “Cantieri sulla scuola”, attivati all’inizio dell’estate e coordinati da Alessandro Fusacchia e Francesco Luccisano, e l’intervista rilasciata dal Ministro Giannini a “Il Sole24 ore” di oggi.

Documenti interessanti! E’ fuor di dubbio! Il primo si snoda per oltre 130 pagine, il secondo per un’intera pagina del quotidiano! E non sono cose da poco. Finalmente i problemi della scuola occupano gli spazi che meritano! Ma… i problemi della scuola, quelli veri, sono veramente affrontati? A me personalmente sembra di no. In effetti, emergono solo buone intenzioni, alcune delle quali discutibili, ad esempio il “premio” agli insegnanti “bravi”, per cui si ipotizza che i nostri figli possano essere affidati anche a insegnanti “non bravi”. Si andrà a rompere quella unitarietà di una professionalità che è tra le più delicate che siano sul mondo del lavoro, anche perché la scuola “è di tutti” e deve “promuovere” tutti! E chi e come deciderà che un insegnante è bravo e meritevole di un aumento stipendiale? E l’insegnante “non bravo” e “non meritevole” non avrà mai un avanzamento di stipendio? Mah! Sapendo come vanno le cose nel nostro Paese, un minimo di preoccupazione l’avrei! Non si accenderanno arene pericolose? Con l’insegnante mentor, che ne sa una più del diavolo, con il dirigente che decide chi scegliere e chi no! Mah! Mettere in discussione l’unitarietà di una professionalità così delicata come quella docente, sancita per altro da titoli di studio, da concorsi superati, da contrattazioni sindacali, mi sembra un po’ rischioso! Comunque, staremo a vedere! Ma ciò che più mi interessa in questa riflessione è come si metterà mano al “nuovo” esame di Stato, conclusivo dei percorsi di istruzione di secondo grado. In effetti dall’intervista del ministro, le questioni di fondo non emergono! Mah! Vorrei fare un po’ di storia. Anche perché è bene sapere dove e come “mettere le mani” innovatrici!

Con la Legge 425/97, si passò da un esame centrato sulla “valutazione globale della personalità del candidato” (come recitava la precedente Legge 119/69) ad un esame che doveva essere centrato sulla certificazione delle competenze conseguite dal candidato. Una svolta di 180 gradi! E all’articolo 6 della legge 425 si legge: “Il rilascio e il contenuto delle certificazioni di promozione, di idoneità e di superamento dell’esame di Stato sono ridisciplinati in armonia con le nuove disposizioni, al fine di dare trasparenza alle COMPETENZE, CONOSCENZE e CAPACITA’ acquisite secondo il piano di studi seguito, tenendo conto delle esigenze di circolazione dei titoli di studio nell’ambito dell’Unione europea”. Occorreva che il Ministero dell’Istruzione rendesse operative le indicazioni della legge e rendesse pieno conto del valore e del peso di quei tre nuovi vocaboli, competenze, conoscenze e capacità. Nel Regolamento che seguì (dpr 323/1998), all’articolo 1 leggiamo: “Gli esami di Stato conclusivi del corso di studio di istruzione secondaria superiore si sostengono in unica sessione annuale. L’analisi e la verifica della preparazione di ciascun candidato tendono ad accertare le CONOSCENZE generali e specifiche, le COMPETENZE in quanto possesso di abilità, anche di carattere applicativo, e le CAPACITA’ elaborative, logiche e critiche acquisite”. Si tratta delle famose tre C sulle quali organizzammo numerose attività di aggiornamento, anche con il concorso della Rai/TV.

Si tentò anche di dare una definizione più circostanziata di ciascuna delle tre C: a) CONOSCENZA, il sapere – acquisizione di contenuti, cioè di dati, informazioni, oggetti, eventi, metodi, procedure, regole, concetti, principi, teorie: un insieme di conoscenze teoriche afferenti ad una o più aree disciplinari; b) COMPETENZA, il saper fare – utilizzazione delle conoscenze acquisite per risolvere situazioni problematiche e/o per produrre nuovi “oggetti”; l’applicazione concreta di una o più conoscenze teoriche a livello individuale; c) CAPACITA’, il saper essere – utilizzazione significativa e responsabile di determinate competenze in situazioni organizzate in cui interagiscono più fattori e/o più soggetti e si debba assumere una decisione.

Dopo tali premesse, necessitava che il Ministero predisponesse un modello di certificazione e indicasse – a seconda dei singoli indirizzi di studio – quali fossero le competenze da accertare e certificare e come certificarle. Si trattava di una svolta di 180 gradi, come ho detto precedentemente, sulla quale non era facile legiferare, anche perché la prima tornata d’esame fu quella del giugno 1999; e il Regolamento era del luglio dell’anno precedente! Il Ministero dovette lavorare di conserva e varò in via provvisoria un modello di certificazione di una grande genericità – quello che di fatto, però, dopo tanti anni è ancora in vigore – in cui si dichiarava che: “i modelli delle certificazioni hanno carattere sperimentale e si intendono adottati limitatamente agli anni scolastici 1998/99 e 1999/2000”. Il Ministero prevedeva che entro due anni sarebbero state individuate le competenze terminali di ogni percorso di studi e sarebbero state indicate le modalità operative per l’accertamento e la certificazione. Il che – com’è a tutti noto – non è mai avvenuto! Da Berlinguer alla Moratti! Da un’idea di scuola ad un’altra! Ne è conseguito che, da oltre dieci anni, gestiamo un esame di Stato che non è più di maturità, ma che non certifica neanche alcuna competenza. E’ un esame fasullo? A chi legge l’ardua sentenza! Fatto sta che i nostri diplomi sono “illeggibili”: non dicono nulla a proposito del saper fare del diplomato! Il che è abbastanza grave, soprattutto se un candidato vuole utilizzare il diploma in un altro Paese, in uno dell’Unione europea in particolare.

E l’Unione europea, invece, è andata avanti! Ha legiferato, in materia di titoli di studio, con due distinte Raccomandazioni. Nel 2006 ha dettato le otto competenze chiave di cittadinanza finalizzate a facilitare l’apprendimento permanente. Sono le competenze di cittadinanza che dovrebbero essere conseguite al termine del nostro percorso obbligatorio di istruzione decennale. Sono previste dal dm 139/2007, ma sono state deliberatamente omesse dal modello di certificazione di cui al dm 9/2010!. Le ragioni di questa scelta non sono note!. Nel 2008 l’Unione europea ha istituito il Quadro Europeo delle Qualifiche (European Qualifications Framework). Si tratta di uno schema di riferimento finalizzato a rendere leggibili qualifiche e titoli di studio dei diversi Paesi dell’Unione in ciascuno dei 28 Stati membri. Tutti i 28 Paesi sono stati chiamati a collegare le finalità e le competenze dei singoli sistemi scolastici nazionali con l’EQF.Ma il nostro Paese ha recepito la Raccomandazione europea del 2008 solo nel 2012! Si veda l’“Accordo per la referenziazione del sistema italiano delle qualifiche all’EQF, di cui alla Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2008”, sottoscritto il 20 dicembre 2012 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, in sede di Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano. In base a tale accordo, la nostra licenza media corrisponde al livello 1 dell’EQF, la certificazione dell’obbligo di istruzione al livello 2, la qualifica triennale regionale al livello 3; l’esame di Sato conclusivo degli studi secondari e le qualifiche quadriennali al livello 4. I livelli successivi riguardano titoli più qualificanti fino al dottorato e ai master di secondo livello.

In tale contesto normativo europeo e italiano, pensare al nuovo esame di Stato significa anche e soprattutto dare indicazioni precise circa le competenze da certificare e coniugare con le competenze del livello 4 dell’EQF, e come certificarle! Gli istituti tecnici e gli istituti professionali hanno il vantaggio di disporre di Linee guida in cui le COMPETENZE terminali sono debitamente indicate, a coronamento dell’acquisizione di date CONOSCENZE e di date ABILITA’ (il modello dolmen: due piedritti e l’architrave). Ma le Indicazioni nazionali dei sei licei in materia sono estremamente vaghe! Quindi? Riusciranno i nostri eroi del Miur a coprire in breve tempo questo vuoto? Quando il ministro ci dice che le piace il saggio breve, non ci ha detto nulla circa un esame i cui problemi sono molto più complessi! E bisogna agire presto perché tra breve avremo il primo giorno di scuola! E che faranno i nostri insegnanti delle quinte classi in merito alle competenze che i loro alunni dovranno acquisire entro giugno e che una commissione dovrà accertare e certificare?

Questi sono gli interrogativi di fondo! E a questi bisogna dare risposte rapide e certe. E non è che lo vuole l’Europa! Lo vogliono i nostri ragazzi che dovranno misurarsi con un mercato del lavoro transnazionale… che esige competenze e non “pezzi di carta”!

Meritevoili tutti siamo

MERITEVOLI TUTTI SIAMO CHE CI SAPPIANO VALORIZZARE di Umberto Tenuta

CANTO 252 IL DOCENTE GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO PER L’ALUNNO GIUSTO (TEAM TEACHING)

Non c’è docente che qualcosa di buono non sappia fare!

Coltivare i fiori, suonare la chitarra, ballare il tango, scrivere poesie, leggere romanzi, usare la logica, guardare le stelle, percorrere le strade della storia…

Queste sono risorse da non sprecare per venticinque alunni.

La scuola non classifica gli studenti nelle aule ma li fa giocare nei laboratori di matematica, di storia, di geografia, di grammatica, di filosofia…

Ogni laboratorio al docente innamorato.

Certamente innamorerà tutti gli studenti della scuola.

Tutti dotati con i docenti dotati!

 

Team Teaching, Cooperative learning, Mastery learning

Parole strane per una scuola strana, per una scuola che valorizza le migliori competenze di tutti gli studenti, e non solo di quelli di una classe o di una sezione.

Leggete il DPR 416/1974 e vedrete che così deve essere organizzata la scuola, perchè tutti i docenti della scuola sono docenti di tutti gli alunni della scuola.

Altro che la mia classe, i miei alunni, la mia aula…, il mio bagno!

O voi Dirigenti che non mi leggete, questa è la norma, ed ottemperare ad essa è norma.

Mica la mamma non fa da papà, e mica la zia non fa da mammina…

A Faiano la bidella insegnava Informatica.

Ed a Rovella la compagna faceva l’insegnante di sostegno dell’alunno sordomuto, col quale solo essa comunicava.

I ruoli non sono ascritti, diceva il mio buon amico saprese!

Ognuno fa quel che sa.

Lo fa bene, e questo è importante.

Il docente giusto al momento giusto, al posto giusto, per l’alunno giusto.

Altro che ruoli ascritti, Signor Dirigente!

Il buon giudice non applica le leggi, le interpreta.

Sennò, col codice Rocco in mano, tutti saremmo giudici.

Nel Villaggio per educare non ci sono ruoli ascritti.

Ognuno dice la parola giusta al momento giusto per il giovane giusto.

In Africa, sì!

Così è, anche se non vi pare.

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

 

Iniziative

Iniziative Anastasis

Video: La RAN in Riabilitazione online: presentazione di Chiara Pecini (IRCCS Stella Maris di Pisa) per i clinici e per i genitori:
http://info.ridinet.it/ridinet-versione-1-3-presentazione/

Corsi:
ECM Potenziamento della denominazione visiva rapida – Run the RAN 27/09/2014
ECM Corso di formazione ECM – Strumenti compensativi e misure dispensative per i DSA 04/10/2014

http://www.anastasis.it/anastasis/Index?q=object/detail&p=_system_cms_node/_a_ID/_v_380

Corso DSA Genitori & Figli – IV e V elementare 27/09/2014
Corso DSA Genitori & Figli – medie/superiori
22/11/2014
Corso DSA Genitori & Figli “Uso di ePico! per l’autonomia” 13/12/2014

http://www.anastasis.it/anastasis/Index?q=object/detail&p=_system_cms_node/_a_ID/_v_6

Nel Rapporto #labuonascuola ci sono risposte a dati Ocse

Scuola, Giannini: nel Rapporto #labuonascuola ci sono risposte a dati Ocse

“Il Rapporto del governo ‘La buona scuola’ offre risposte concrete ai dati diffusi oggi dall’Ocse”. Così il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini.
“Nella nota dedicata al nostro Paese – sottolinea il Ministro – l’indagine evidenzia che il livello di istruzione in Italia è progressivamente aumentato, specie fra le donne, e che sta migliorando la qualità della nostra istruzione di base. Spiccano in negativo – continua – i numeri preoccupanti dei Neet, i giovani che non studiano e non lavorano, e il decremento degli investimenti in istruzione fra il 2008 e il 2011. Questo governo – prosegue Giannini – ha deciso di invertire la rotta, mettendo la scuola, #labuonascuola, al centro della sua azione. Il rafforzamento dei percorsi di alternanza scuola-lavoro e l’arricchimento delle competenze dei nostri ragazzi sono la nostra priorità”.
Quanto agli insegnanti, “l’Ocse sottolinea come proprio la mancanza di assunzioni in numero sufficiente in passato si sia tradotta in un invecchiamento del corpo docente. Il nostro piano – conclude Giannini – abolisce il precariato, immette nella scuola insegnanti che hanno in media 40 anni e apre le porte ai giovani neo abilitati con assunzioni per concorso. Questa è la nostra risposta”.

DATI OCSE 2014

Di Menna: investimenti straordinari per l’istruzione

DATI OCSE 2014

E revisione della spesa pubblica con una drastica riduzione di sprechi, privilegi e burocrazia

Sulla spesa per l’istruzione e per gli stipendi del personale della scuola va invertito il trend recessivo

L’insieme dei dati del rapporto OCSE, diffuso oggi, lanciano al Paese l’allarme su tre temi per uscire dalla crisi e per la ripresa:
– superare il livello drammatico della disoccupazione, in particolare giovanile.
– invertire il trend di bassa spesa per l’istruzione in rapporto alla spesa pubblica totale, che pone l’Italia agli ultimi posti nella classifica dei paesi Ocse.
–  la progressiva riduzione della  retribuzione degli insegnanti, figura essenziale per una scuola di qualità
Su questo ultimo punto – mette in evidenza il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna – le decisioni del governo di non prevedere nessun incremento  retributivo fino al 2018, né per il rinnovo del contratto, né per gli aumenti di anzianità, né per gli aumenti di merito, porterà inevitabilmente ad abbassare ulteriormente questa voce.
Se non si inseriscono investimenti già nella legge di Stabilità – continua Di Menna – e si confermano le previsioni del Def (con un livello invariato di spesa per l’istruzione in rapporto al totale della spesa pubblica) il penultimo posto in Europa, dopo di noi solo la Romania,  è assicurato per i prossimi anni. Salvo diventare l’ultimo.
Per favorire occupazione e lavoro occorre una vera scossa – chiarisce il segretario della Uil Scuola –  lavorando a  investimenti straordinari e un drastico intervento di riduzione di quella parte di spesa pubblica davvero eccessiva e non compatibile con le esigenze del paese ancora finalizzata a sprechi, privilegi, incrostazioni burocratiche.

Rapporto OCSE 2014, qualche buon segnale e tante conferme

Rapporto OCSE 2014, qualche buon segnale e tante conferme

Dati come sempre importanti e interessanti, quelli dell’annuale rapporto OCSE, ma che confermano in buona parte realtà ben note a chi vive quotidianamente la scuola e i suoi problemi. A chi guarda le cose dall’esterno, vogliamo far notare che si segnala una tendenza al miglioramento nel livello di preparazione dei nostri studenti, nonostante siano nel frattempo peggiorate le condizioni in cui lavorano gli insegnanti, visto che aumenta il numero di alunni da seguire mentre stagnano le retribuzioni. Queste ultime, dice il rapporto OCSE, calano in termini complessivi (evidentemente a causa del taglio degli organici), aggiungendo che, a livello individuale, un po’ di rimedio è dato dagli scatti di anzianità. Che questi siano oggi l’unico fattore che permette agli stipendi del comparto scuola di raggiungere un livello di minima decenza viene così confermato da fonte autorevole; ci riflettano quanti ne teorizzano con troppa disinvoltura la cancellazione.
Ancora, l’OCSE ci ricorda che il record di docenti over 50 detenuto dall’Italia non deriva tanto, come solitamente si sostiene, dalle modalità di reclutamento del personale, quanto piuttosto dall’innalzamento dell’età pensionabile e dal blocco del turn over.
Triste conferma, infine, per quanto riguarda la demotivazione agli studi indotta dalle crescenti difficoltà nel trovare lavoro: un’emergenza, quella del lavoro, da assumere come priorità assoluta per ridare prospettive a intere generazioni e al Paese la capacità di tornare a crescere.

OCSE: MENO INVESTIMENTI, SCUOLA MIGLIORA SOLO GRAZIE A DOCENTI

OCSE, GILDA: MENO INVESTIMENTI, SCUOLA MIGLIORA SOLO GRAZIE A DOCENTI

“ll rapporto Ocse ‘Uno sguardo sull’Istruzione 2014’ diffuso oggi conferma ancora una volta il calo degli investimenti nel settore scolastico. il governo Renzi, invece di invertire questa tendenza che si sta pericolosamente consolidando anno dopo anno, fa giochi di prestigio abbassando ulteriormente le retribuzioni dei docenti italiani ai quali toglie gli scatti di anzianità per destinare risorse a un merito da assegnare senza alcun sistema scientifico in grado davvero di individuare le eccellenze”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta i dati Ocse resi noti oggi e secondo cui tra il 1995 e il 2011 in Italia la spesa per studente nella scuola primaria, secondaria e post secondaria non terziaria è diminuita del 4%, posizionando il nostro Paese tra quelli Ocse con la riduzione più marcata di investimenti (-5% tra il 2000 e il 2011) .

“Il rapporto Ocse evidenzia anche che in Italia migliora costantemente la qualità dell’istruzione di base e questi miglioramenti – sottolinea Di Meglio – sono ascrivibili in massima parte all’impegno e alla professionalità dei docenti, come dimostra un altro dato secondo cui dal 2008 al 2011 alle elementari è stato ridotto l’orario di lezione per gli alunni ed è ‘leggermente’ aumentato quello di insegnamento per chi siede in cattedra. Al maggior carico di lavoro per gli insegnanti italiani – prosegue Di Meglio – non è corrisposto però un aumento delle retribuzioni che invece sono calate: tra il 2008 e il 2012 le buste paga dei docenti di elementari e medie sono diminuite in media del 2%. Altro dato allarmante è che dal 2005 al 2012 le retribuzioni statutarie dei docenti di ogni grado e con 15 anni di esperienza sono scese del 4,5%. Una perdita che, avverte l’Ocse, è stata compensata, in parte e comunque a livello individuale, dagli scatti di anzianità che adesso il governo Renzi vuole abolire. I dati diffusi oggi da un’agenzia internazionale, indipendente e autorevole quale l’Ocse, – conclude il coordinatore nazionale della Gilda – dà ancora più forza alla nostra battaglia in difesa degli scatti che hanno rappresentato finora l’unica boccata di ossigeno per i docenti italiani”.

Istituito un Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’intercultura

Miur, istituito un Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’intercultura

Un Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’intercultura. A istituirlo, tramite un apposito decreto, il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini con l’obiettivo di individuare soluzioni per un effettivo adeguamento delle politiche di integrazione scolastiche alle reali esigenze di una società sempre più multiculturale e in costante trasformazione. L’Osservatorio avrà compiti consultivi e propositivi. Dovrà, in particolare, promuovere e “suggerire” politiche scolastiche per l’integrazione degli alunni con cittadinanza non italiana e verificarne la loro attuazione (anche tramite monitoraggi), incoraggiare accordi interistituzionali e favorire la sperimentazione e l’innovazione metodologica didattica e disciplinare. Tra i compiti dell’Osservatorio anche quello di esprimere pareri e formulare proposte su iniziative normative e amministrative di competenza del Miur.

L’Osservatorio è presieduto dal Ministro o dal Sottosegretario con delega alle tematiche dell’integrazione. E’ composto da rappresentanti degli istituti di ricerca, associazioni ed enti di rilievo nazionale impegnati nel settore dell’integrazione degli alunni stranieri e dell’intercultura. Ma anche da esperti del mondo accademico, culturale e sociale e da dirigenti scolastici.

I componenti, che rimarranno in carica per tre anni, sono:

  • Giovanna Zincone, Presidente FIERI (Forum internazionale ed europeo di ricerche sull’immigrazione),Torino;
  • Vincenzo Cesareo, Segretario generale della Fondazione ISMU (Iniziative e studi sulla multietnicità), Milano;
  • Mohamed Tailmoun, Portavoce della Rete G2, Seconde Generazioni;
  • Graziella Favaro, Coordinatrice della Rete nazionale dei Centri interculturali;
  • Fiorella Farinelli, Comitato scientifico Rete scuole migranti, Roma;
  • Don Francesco Soddu, Direttore di CARITAS Italiana;
  • Daniela Pompei, Responsabile immigrazione, Comunità S. Egidio;
  • Raffaela Milano, Direttore di Save the Children;
  • Davide Usai, Direttore dell’Unicef;
  • Vincenzo Spadafora, Garante per l’infanzia e l’adolescenza;
  • Maria Assunta Rosa, Direzione Centrale per le politiche dell’immigrazione e dell’asilo, Ministero dell’interno;
  • Raffaele Tangorra, Direttore generale per l’inclusione e le politiche sociali, Ministero del lavoro;
  • Natale Forlani, Direttore generale per l’immigrazione, Ministero del lavoro;
  • Marco De Giorgi, Direttore Unar, (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali), Presidenza del Consiglio dei Ministri;
  • Roberto Gontero, Coordinatore del Forum nazionale delle associazioni dei genitori;
  • Camilla Orlandi, responsabile Ufficio Immigrazione, ANCI;
  • Concetta Mascali, Dirigente Scolastico Istituto Comprensivo “Regio Parco”, Torino;
  • Michele Raggi, Dirigente Scolastico, Istituto Comprensivo Centro Storico, Genova;
  • Mario Uboldi, Dirigente Scolastico Istituto Comprensivo di via Giacosa, Milano;
  • Anna Maria Tamiozzo, Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo 2 Alte Ceccato di Montecchio (Vicenza);
  • Paola Estori, Dirigente Scolastico, Istituto Comprensivo “Marco Polo”, Trieste;
  • Chiara Brescianini, Dirigente Scolastico, Direzione Didattica n.1, Modena;
  • Maria Grazia Ciambellotti, Dirigente Scolastico, Istituto Comprensivo “Don Milani”, Prato;
  • Cinzia Fabrizi, Dirigente Scolastico dell’Istituto Industriale Statale Allievi-Sangallo, Terni;
  • Elisabetta Micciarelli, Dirigente Scolastico, Istituto Comprensivo “Grazie Tavenelle”, Ancona;
  • Paolo Pedullà, Dirigente Scolastico IPSIA “C. Cattaneo”, Roma.

Education at a Glance 2014

eag-2014-sum-itOECD Multilingual Summaries

Education at a Glance 2014
OECD Indicators
Summary in Italian

Uno sguardo sull’istruzione 2014
Indicatori dell’OCSE
Sintesi in italiano

I benefici di un più ampio accesso all’istruzione non sono equamente distribuiti

L’accesso all’istruzione continua a progredire e il numero di adulti con un alto livello di competenze in lettura continua a crescere; ma si accentuano le disparità socioeconomiche poiché l’impatto dell’istruzione e delle competenze sulle opportunità individuali di successo nella vita è considerevolmente aumentato.

Il mercato del lavoro ricompensa gli elevati livelli d’istruzione e di competenze

Se osserviamo la situazione occupazionale, in media, oltre l’80% dei laureati svolge un’attività lavorativa, rispetto a meno del 60% degli adulti con livelli d’istruzione inferiori al secondario superiore. Non per questo, tuttavia, gli adulti con un’istruzione di livello universitario, in particolare i giovani adulti, sono al riparo dalla disoccupazione. In media, nei Paesi dell’OCSE, il tasso di disoccupazione degli adulti laureati si è attestato al 5% nel 2012 (rispetto al 3.3% nel 2008); ma per la classe di età dei 25‑34enni, il tasso registrato nello stesso anno è stato del 7,4% (rispetto al 4,6% nel 2008). Comparativamente, il tasso di disoccupazione dei 25‑34enni privi di un livello d’istruzione secondaria superiore è stato del 19,8% nel 2012, rispetto a un tasso del 13,6% nel 2008. Tali dati riconfermano che la recente crisi economica ha colpito maggiormente i giovani adulti con bassi livelli d’istruzione (Indicatore A5).

Tuttavia, l’insufficienza di competenze contribuisce solo a rafforzare il rischio di disoccupazione – anche per gli adulti che hanno livelli d’istruzione simili. Per esempio, in media, nei 24 Paesi e regioni subnazionali che hanno partecipato al Survey of Adults Skills (un’indagine sulle competenze degli adulti), si osserva che il 5,8% degli adulti senza istruzione secondaria superiore ma che hanno raggiunto un livello medio di competenze nella comprensione dei testi scritti (la cosiddetta literacy), era disoccupato nel 2012 rispetto a una percentuale dell’8% degli adulti che ha un livello simile di studi ma che ha ottenuto punteggi di basso livello di competenza nella comprensione dei testi scritti. Analogamente, quando si esaminano i risultati degli adulti con un’istruzione universitaria, il 3,9% con un punteggio basso nelle prove di literacy era disoccupato, rispetto al 2,5% degli adulti che hanno raggiunto il più alto livello di competenza (Indicatore A5).

I dati sulle retribuzioni evidenziano altresì un ampliamento del divario tra i più avvantaggiati e i meno in termini di livello d’istruzione. Nei Paesi dell’OCSE, in media gli adulti che hanno conseguito una laurea guadagnano l’82% in più rispetto alle persone senza istruzione di livello secondario superiore. Le differenze di livello nelle competenze hanno altresì un impatto sui guadagni, anche tra le persone con lo stesso livello d’istruzione: in media, un adulto laureato che raggiunge la fascia più elevata nella scala di competenze di literacy, guadagna il 45% in più rispetto a un adulto con un livello d’istruzione simile che raggiunge solo il livello più basso della stessa scala delle competenze, secondo quanto è stato rilevato dall’indagine dell’OCSE Survey of Adult Skills (Indicatore A6).

Nella maggior parte dei Paesi, la mobilità verso livelli superiori d’istruzione è più diffusa rispetto alla mobilità verso i livelli inferiori.

Lo sviluppo dei sistemi d’istruzione in molti Paesi dell’OCSE, sia del livello secondario superiore, sia dei livelli d’istruzione post‑secondari non universitari e universitari ha dato ai 25‑34enni l’opportunità di raggiungere livelli più alti d’istruzione rispetto ai propri genitori. In media, nei Paesi dell’OCSE che hanno partecipato al Survey of Adults Skills del 2012 (una componente del Programma dell’OCSE per la valutazione internazionale delle competenze degli adulti, il cosiddetto PIAAC), il 32% dei giovani ha raggiunto un livello d’istruzione superiore a quello conseguito dai propri genitori, mentre solo il 16% non è riuscito a raggiungere il livello dei genitori. Nell’insieme dei Paesi esaminati all’eccezione di Estonia, Germania, Norvegia e Svezia, la mobilità ascendente assoluta del livello d’istruzione tra figli e genitori è più diffusa rispetto alla mobilità discendente assoluta. Lo sviluppo dell’istruzione è stato particolarmente significativo in Francia, Irlanda, Italia, Corea, Spagna e Federazione Russa, dove la differenza tra mobilità ascendente e discendente nel livello d’istruzione è di 30 punti percentuali o superiore a 30 punti (Indicatore A4).

Altri risultati

• Oggi, quasi il 40% dei 25‑34enni ha raggiunto un livello d’istruzione universitario, un tasso che supera di 15 punti percentuali quello della classe di età dei 55‑64enni (Indicatore A1).
• In media, si rileva un aumento di 13 punti percentuali, tra la quota di adulti più anziani e più giovani che raggiungono i livelli più elevati di competenza nella comprensione dei testi scritti (A1).
• Nella maggioranza dei Paesi dell’OCSE, la maggior parte dei bambini inizia un percorso di istruzione molto prima di aver compiuto il quinto compleanno. Nei Paesi dell’OCSE, più di tre quarti dei bambini di 4 anni (ossia l’84%) sono iscritti nella scuola dell’infanzia e primaria; nei Paesi dell’OCSE che fanno parte dell’Unione europea, a quattro anni, l’89 % dei bambini sono iscritti a scuola.
• Il 72% degli studenti che inizia la scuola secondaria superiore completa il programma di studio nel quale è stato ammesso entro la durata teorica del programma stesso. In media, nei Paesi dell’OCSE, si raggiunge un tasso dell’87% degli studenti che completano con successo i programmi se si oltrepassa di due anni la durata ufficialmente definita per il diploma, così da tener conto del tempo impiegato dagli studenti per completare gli studi secondari superiori (Indicatore A2).
• Nel 2012, in media nei Paesi dell’OCSE, il 49% dei 15‑29enni è risultato iscritto nel sistema d’istruzione. Rispetto alla rimanente percentuale del 51%, il 36% svolgeva un’attività lavorativa, il 7% era disoccupato, e il 9% era inattivo (Indicatore C5).
• Le istituzioni di istruzione a livello terziario, e in misura più moderata, le istituzioni pre‑primarie, ottengono la più ampia fetta di finanziamenti provenienti da fonti private: rispettivamente il 31% e il 19%. Il finanziamento pubblico delle istituzioni di istruzione, a tutti i livelli complessivamente, è aumentato tra il 2000 e il 2011 in tutti i Paesi (all’eccezione dell’Italia) per i quali sono disponibili dati comparabili. Tuttavia, con un maggior numero di famiglie che condividono il costo dell’istruzione, il finanziamento privato è aumentato a un ritmo ancora più rapido in più dei tre quarti dei Paesi (Indicatore B3).
• Mentre la quota della spesa pubblica dedicata al settore dell’istruzione è diminuita in due terzi dei Paesi tra il 2005 e il 2011, durante il periodo più breve 2008‑2011 – culmine della crisi economica – la spesa pubblica destinata all’istruzione ha segnato un aumento più rapido (o è diminuita più lentamente) rispetto alla spesa pubblica destinata a tutti gli altri servizi in 16 Paesi su 31 con dati disponibili (Indicatore B4).
• Per insegnare nella scuola dell’infanzia occorre essere in possesso di una laurea a livello magistrale solo in 4 Paesi sui 35 che hanno dato disponibili, mentre la laurea magistrale è obbligatoria per gli insegnanti del secondario superiore che insegnano le discipline generali in 22 Paesi su 36 con dati disponibili (Indicatore D6).
• Lo sviluppo professionale è obbligatorio per gli insegnanti a qualsiasi livello d’istruzione in circa tre quarti dei Paesi membri dell’OCSE e dei Paesi partner con dati disponibili in materia. Mentre in 17 Paesi tutti gli insegnanti della scuola secondaria inferiore hanno l’obbligo di partecipare in attività di sviluppo professionale e in 8 Paesi lo sviluppo professionale è obbligatario per gli insegnanti per avanzare nella carriera o per usufruire di aumenti salariali , in 6 Paesi non esiste nessun obbligo di aggiornamento professionale (Indicatore D7).
• Nel 2012, più di 4,5 milioni di studenti sono risultati iscritti a percorsi di istruzione terziaria all’estero.
Australia, Austria, Lussemburgo, Nuova Zelanda, Svizzera e Regno Unito fanno registrare la percentuale più alta di studenti internazionali rispetto al totale delle iscrizioni nelle loro istituzioni d’istruzione superiore (Indicatore C4). Importanza sempre maggiore dell’istruzione e delle competenze

© OECD
Traduzione a cura della Sezione linguistica italiana

Education at a Glance 2014

EAG2014 – Italia

OCSE_2014_dati_Italia_Pagina_1

OCSE_2014_dati_Italia_Pagina_2

Domande di supplenza personale ATA 3^ fascia

Domande di supplenza personale ATA 3^ fascia ( non docente) triennio 2014/17. Scadenza 8 Ottobre.

 

Al fine di fornire massima informativa tra il personale interessato il sindacato SAB, tramite il segretario generale prof. Francesco Sola, comunica che il MIUR ha emanato il D.M. n. 717 di aggiornamento, conferma e/o nuovo inserimento nelle graduatorie d’istituto di 3^ fascia del personale ATA valide per il triennio 2014/17 per il conferimento delle supplenze da parte dei dirigenti scolastici di ogni ordine e grado di scuola.

Le predette domande, in formato cartaceo, devono essere presentate entro il termine perentorio dell’8 ottobre ‘14, mentre il modello per la scelta delle 30 scuole per chiedere l’inserimento in graduatoria dovrà essere presentato, a parte e solo con modalità Web, on line, dopo con termine ancora da stabilire, previa registrazione al sistema Polis del MIUR e identificazione fisica in una qualsiasi scuola d’Italia.

I titoli di studio di accesso per i vari profili professionali del personale ATA ( non docente ), da possedere entro il termine di scadenza del bando, sono per:

Assistente Amministrativo, ex applicato di segreteria, – Qualsiasi diploma di Maturità-, Assistente Tecnico –Diploma di Maturità corrispondente alla specifica are professionale secondo la tabella di corrispondenza dei titoli-laboratori di cui all’all. C del D.M.-, Cuoco –diploma di qualifica professionale di Operatore dei servizi di ristorazione, settore cucina-, Infermiere –Laurea in scienze infermieristiche o altro titolo ritenuto valido dalla vigente normativa per l’esercizio della professione d’infermiere-, Guardarobiere –Diploma di qualifica professionale di Operatore della moda-, Addetto alle Aziende Agrarie –Diploma di qualifica professionale di operatore agrituristico, agro industriale, agro ambientale-, e infine Collaboratori Scolastici, ex bidelli, -diploma di qualifica triennale rilasciato da un istituto professionale, diploma di maestro d’arte, diploma di scuola magistrale per l’infanzia, qualsiasi diploma di maturità, attestati e/o diplomi di qualifica professionale, entrambi di durata triennali, rilasciati o riconosciuti dalle Regioni.

Per chi è già inserito in graduatoria per il triennio 2011/14, restano validi i precedenti titoli di studio utilizzati per il predetto inserimento; inoltre, hanno titolo all’inclusione nella terza fascia delle graduatorie di circolo e d’istituto gli aspiranti in possesso di un titolo di studio, ora non più valido, che abbiano prestato almeno 30 giorni di servizio, fino al 31 dicembre 1999, anche non continuativi, in posti corrispondenti al profilo professionale richiesto.

Chi non ha titoli e/o servizi da aggiornare dovrà comunque presentare domanda di conferma dell’iscrizione nelle graduatorie, in caso contrario vi sarà il depennamento.

I moduli domanda possono essere scaricati, gratuitamente, dal sito del MIUR o del SAB www.sindacatosab.it dov’è possibile trovare, nelle varie sedi sindacali, anche assistenza e consulenza per l’esatta compilazione delle domande e procedere alla registrazione Web.

 

F.to Prof. Francesco Sola

Segretario Generale SAB

Il ministro dell’Istruzione Giannini: «Esame di maturità più legato al lavoro»

da Il Sole 24 Ore
9 settembre 2014

Il ministro dell’Istruzione Giannini: «Esame di maturità più legato al lavoro»

Fra i molti compiti a casa che il governo si è dato con le linee guida sulla “buona scuola”, ce n’è uno che non era ancora stato messo nero su bianco. E che il ministro Stefania Giannini annuncia al Sole 24 Ore: il restyling della maturità già da quest’anno per dare piena attuazione agli indirizzi della riforma Gelmini e per avvicinare l’esame di Stato al mondo che ci circonda, produttivo e non solo.

Un piano che verrà approfondito nelle prossime settimane mentre cominceranno ad arrivare le prime risposte alla consultazione pubblica sulla riforma complessiva annunciata dal governo con le linee guida pubblicate mercoledì scorso. Che punterà – sottolinea la responsabile del Miur – su valutazione, merito e autonomia. Concetti che il nostro sistema scolastico conosce da almeno 15 anni ma che finora sono sempre rimasti sulla carta. «Ma stavolta non sarà così», garantisce l’ex rettore dell’università per stranieri di Perugia.

Ieri è ricominciato l’anno scolastico. Quali novità dovranno attendersi gli studenti al rientro tra i banchi?
Le novità le vedo su due fondamentali livelli. Il primo è cosa deve fare la scuola italiana perché i nostri bambini diventino persone e perché le loro conoscenze si trasformino in competenza. Il secondo è come adeguare la complessa macchina dell’istruzione in due aspetti fondamentali: la funzione degli insegnanti e il processo organizzativo. Per farlo però bisogna distinguere la politica dal lavoro dei think tank.

In che senso?
Bisogna calare il modello che si ha in mente nella scuola dell’Italia di oggi. Che ha un corpo docente anziano e diviso in due macro-settori: uno di ruolo e stabile, un altro che vive nell’incertezza ed è quella che scatena in aula. Se non si parte da questa condizione che non hanno i tedeschi, gli inglesi o i francesi si rischia di non rendere applicabile il modello che si ha in mente.

Quale?
Una scuola che abbia gli insegnanti stabilmente sufficienti a fare tutte le attività che immaginiamo. Insegnanti che siano strutturalmente e continuativamente formati e aggiornati e che trovino nella valutazione non la punizione o il premio ma la conferma o la rivisitazione del loro lavoro. E trovino però anche un’attribuzione meritocratica di un avanzamento in carriera o di un maggiore stipendio. Quindi formazione continua e strutturale, valutazione degli insegnanti e dei dirigenti scolastici, e attribuzione di una maggiorazione stipendiale che sostituisce lo scatto di anzianità sono il cardine perché quel bambino di cui parlavo all’inizio diventa una persona modernamente migliore.

A proposito di valutazione. Da Berlinguer in avanti tutti i ministri hanno dichiarato di puntarci ma non si è mai andati oltre la sperimentazione. Perché voi dovreste riuscirci? Quali parametri utilizzerete?

Si punterà sul nucleo di valutazione. Le università già ce l’hanno, ora lo metteremo nelle scuole. Ci riusciremo perché partiremo da un progetto educativo e non da un intervento normativo, che verrà solo dopo. Perché c’è una determinazione politica di un governo e di un ministro nel voler sottoporre il progetto educativo al coinvolgimento totale di tutto il Paese. E forse questo è più rivoluzionario dei contenuti. Terzo perché il meccanismo di valutazione sarà intimamente collegato a cambiamento strutturale della carriera dei docenti. Anche la valutazione, così come l’elaborazione di un modello educativo, se non ha conseguenza concreta specifica che si realizza nella situazione specifica di questo paese rimane un mero esercizio stilistico. La valutazione sarà basata su parametri professionali, per misurare quanto un insegnante coopera a processo organizzativo, sarà più propriamente didattica, perché conterà anche il fattore reputazionale, e sarà poi fondata sui crediti formativi perché valutazione e formazione devono andare di pari passo.

Veniamo alle novità per gli studenti. È vero che cambierà l’esame di maturità a partire da quest’anno?
È una cosa su cui stiamo lavorando in questi giorni. La direzione di marcia è di renderlo compatibile con la scuola che i ragazzi già fanno e non con la scuola che stiamo costruendo con le linee guida. Le novità sicure sono quelle che si collegano ai nuovi indirizzi previsti dalla riforma Gelmini.

E interverrete anche sulla prima prova?
È un work in progress ma non ho alcuna reticenza a dirle che nella prima prova trovo molto utile e quindi lascerò il saggio breve. Cioè la prova di interpretazione di una serie di materiali su uno spunto tematico e la capacità di sintetizzarli in quello che un tempo avremmo chiamato un riassunto con più fonti. È un esercizio molto utile per capire l’abilità di comprensione dei testi, capacità di collegamento e capacità di sintesi. Il cosiddetto tema di storia o di letteratura è sempre meno adeguato alle scelte dello studente.

Per valorizzare l’esperienza in azienda ci sarà collegamento tra ciò che ti viene chiesto all’esame e ciò che hai fatto durante l’anno in alternanza?
I studenti già oggi possono farlo nella cosiddetta “tesina” ma poiché il nostro modello di scuola punta a incrementare l’alternanza scuola lavoro e guarda molto al rapporto con il mondo produttivo e delle istituzioni culturali darei a quella prova un ruolo maggiore. Del resto la riflessione che abbiamo avviato sulle competenze degli studenti vuole rivisitare sia la didattica nelle classi, che non significa solo digitalizzazione e coding ma anche didattica interattiva, sia il rapporto tra ciò che succede in aula e ciò che accade fuori. Le faccio un esempio che mi sta a cuore: se una città ha un conservatorio o un istituto musicale è uno spreco che non ci sia un collegamento, se non occasionale, tra didattica del conservatorio e delle scuole.

Non c’è il rischio che questo proposito venga vanificato dalla maxi-assunzione di un esercito di professori senza cattedra?
Abbiamo fatto un’analisi molto accurata prima di elaborare la nostra proposta e abbiamo scoperto che l’età media degli insegnanti precari delle graduatorie è di 40-41 anni mentre per quelli di ruolo è di 51-52 anni e che c’è un addensamento di precari in storia dell’arte, lingua, musica, educazione fisica. Questo significa avere un patrimonio di competenze specialistiche che finora non hanno trovato uno sbocco nelle posizioni stabili di supplenza. Questi cosiddetti precari non è che erano in un congelatore e noi li mettiamo sul mercato. Quarantottomila all’anno vanno comunque in classe. È vero che non hanno formazione ma esattamente come i 600mila di ruolo. Per cui non ho motivo di pensare che la loro qualità media sia superiore o inferiore. Se io cambio il meccanismo per tutti allora sì che faccio fare il salto di qualità al sistema.

Saranno cruciali gli organici dell’autonomia. Perché non sono mai partiti? Stavolta partiranno?
Perché non c’era la possibilità materiale di farlo. Se non sai all’inizio dell’anno scolastico su quale dimensione puoi contare e non hai strumenti per farti la tua squadra è chiaro che non hai successo. Si è sempre puntato alla richiesta di risorse cash per migliorare l’offerta formativa o per il sostegno ma non è cosi che risolvi il problema. Lo fai se metti la scuola nelle condizioni di fare il suo dovere. Una volta terminato il piano di assunzioni, me lo lasci dire, nella scuola si potrà entrare solo per concorso. Se non è stato fatto prima è solo perché non si è riusciti a tirare una riga con il passato.

M. Recalcati, L’ora di lezione

Un libro per cominciare bene il nuovo anno scolastico

di Mario Coviello

 

recalcati“L’ora di lezione” di Massimo Recalcati (Einaudi, pagg. 162, euro 14)

Per la maggior parte dei ragazzi questa sarà l’ultima settimana libera. Per quelli della Provincia autonoma di Bolzano le vacanze sono già finite: l’8 settembre sono tornati sui banchi di scuola. La campanella suona mercoledì 10 per i «cugini» di Trento e per i molisani e giovedì 11per i valdostani e gli abruzzesi . Il 15 settembre tocca agli alunni di altre quattordici regioni. Tra elementari, medie e superiori quest’anno scolastico gli studenti sono in Italia quasi ottomilioni precisamente 7.881.838.
Le famiglie, si legge che quest’anno spenderanno 450-490 euro soltanto per il corredo scolastico. Altri 300-350 euro serviranno per l’acquisto dei testi alle scuole medie e superiori. Conto finale: da 750 a 840 euro per ogni figlio.
A lungo, in questi giorni ho pensato a come augurare alla scuola italiana un anno scolastico sereno e mi è venuto in aiuto il libro “ L’ora di lezione “ di Massimo Recalcati (Einaudi, pagg. 162, euro 14)«Ero stato un bambino considerato idiota. Fui bocciato in seconda elementare perché giudicato incapace di apprendere. ”Una “vite storta”, così era considerato Recalcati, «andavo lento e ora mi rimproverano di andare fin troppo veloce». E sembra di rileggere Daniel Pennac che in “Come un romanzo” racconta che viene rinchiuso in un riformatorio perché ritenuto un ritardato.

Anche Recalcati è una vite che della stortura fa oggi un vanto, “ perché progredire nella conoscenza non significa raddrizzarsi piuttosto capire quale sia la strada. Inseguire la stella filante del desiderio e nutrirsi del suo riflesso di luce.”

E allora la prima cosa che sento di dover raccomandare ai genitori e ai docenti è “ che nel cielo perturbato dell’adolescenza quella stella qualcuno deve pur accenderla. È questo il destino del genitore e del maestro.” Ed è questo il cuore pulsante di un libro originale e bellissimo,che sin dalla titolazione include una parola inedita per la didattica. La parola “erotismo”.

All’inizio del nuovo anno scolastico , nel vivo della discussione sulla “ Buona scuola” del governo Renzi, con Recalcati voglio ricordare a tutti i docenti che «Non esiste insegnamento senza amore. Ogni maestro che sia degno di questo nome sa muovere l’amore,l’insegnamento efficace è profondamente erotico, è in grado di generare quel trasporto che in psicoanalisi chiamiamo transfert».

La scuola ,secondo Recalcati,come “sentinella dell’erotismo del sapere”, della possibilità del risveglio. Il luogo che ti conduce altrove, «di fronte al nuovo, all’inaudito, all’imprevisto». L’urto che ti costringe a pensare.”
Ma come si fa col precariato, gli insegnanti di sostegno che scarseggiano, le scuole sporche, la carta igienica che manca, gli insegnanti “anziani e sfiduciati “ che aspettano di andare in pensione?

Recalcati afferma che” l’apprendimento è un miracolo che può compiersi solo se non c’è sudditanza. Non vi può essere. Ed è questo l’errore in cui precipita l’attuale scuola delle competenze, quella dell’efficienza e della prestazione, che riduce l’apprendimento a plagio, alla pura ripetizione, al calco acritico di un sapere costituito.”

La metafora dell’amore, spiega lo studioso, consiste nel trasformare chi ascolta in soggetto attivo, da “eromenos” in “erastes”, dallo statuto inerte dell’amato a quello partecipe dell’amante, di colui che cerca. All’origine è il gesto scandaloso di Socrate nella scena di apertura del Simposio. Agatone lo vuole vicino a sé per essere “riempito” della sua sapienza, ma il maestro rifiuta il ruolo.
Senza ricerca non ci può essere conoscenza. Il sapere si alimenta di vuoti, non di pieni. «E il sapere del maestro non è mai ciò che colma la mancanza quanto ciò che la preserva». Questo in sostanza dice il gesto spiazzante di Socrate.
Recalcati è convinto che per questo che bisogna ripartire dall’ora di lezione. Solo l’incontro misterioso tra allievi e maestri può salvare un’istituzione che rischia il naufragio. Niente può sostituirlo: né computer né slide né pillole tecnologiche. Recalcati non ignora il carico di paradossi che grava sull’insegnante, figura sociale mortificata eppure oggi più che mai investita di attese e responsabilità.
Se nella scuola che Recalcati definisce “Edipo” quella antica fondata sull’autorità del padre, gerarchica, assai temuta era integro il patto tra genitori e insegnanti, nell’attuale scuola “Narciso” quel patto s’è frantumato, travolto da una nuova mortifera alleanza tra genitori e figli. Un’alleanza fondata sull’abolizione di ostacoli e limiti, sul “perché no?”, su una coincidenza dí narcisismi paterni e filiari che non contempla frustrazioni e ancor meno fallimenti. E’ questa la solitudine dell’insegnante, «costretto a supplire a famiglie inesistenti o angosciate». Ed è anche la solitudine in cui versa la scuola che, se prima incarnava l’istituzione sorvegliante e punitiva, oggi si trova a essere l’unico baluardo di resistenza «all’iperedonismo acefalo», dunque uno strumento di liberazione piuttosto che di intruppamento ideologico. È un’isola di anticonformismo, ripete giustamente Recalcati, la sola che ponga dei limiti al godimento immediato. La legge della parola contro l’indisciplina del consumo sfrenato: di oggetti tecnologici, di alcol, di fumo, di droghe. E senza legge non c’è neppure desiderio.
Ma come si fa a conciliare norma ed Eros? Come si trasforma un libro in corpo erotico, cosa che permetterà all’allievo di «tradurre ogni corpo che incontra in un libro da leggere»? Qui l’autore non può che evocare gli insegnanti della sua vita. La maestra delle elementari che lo sottrasse dalla “malinconia ebete” del bambino negletto. L’incontro folgorante nel secondo anno dell’istituto agrario, nella periferia povera di Quarto Oggiaro: fu Giulia Terzaghi a rappresentare il taglio, “la ripartenza”, «non sarei più stato l’idiota della famiglia, lo studente storto che gettava i suoi genitori nell’angoscia “.

Ogni lettore penserà ai suoi di maestri, a quelli che hanno acceso le stelle filanti del desiderio. Ne ricorderà la voce, quel particolare timbro, le inflessioni, la particolarità. Perché è vero quel che scrive Recalcati, dei professori si può dimenticare la faccia o il nome ma non la voce. La voce che è corpo, «espressione materiale e spirituale del desiderio di insegnare».
Il desiderio di insegnare, ecco il filo comune. I maestri sono per sempre, in ciò che sei diventato, in quello che leggi e impari ogni giorno. «Sei una presenza che insiste a vivere in me», scrive Recalcati in una lettera d’amore alla professoressa Giulia. «Impossibile continuare senza di te, ma impossibile non continuare senza di te». Parole di Beckett che resistono.

I genitori e gli organi collegiali nei CPIA

I genitori e gli organi collegiali nei Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti (ex CTP)

di Cinzia Olivieri

 

Mentre con il rapporto La Buona Scuola si ripete l’annuncio di una imminente riforma della governance delle scuole, di seguito alcune indicazioni sul funzionamento degli organi collegiali dei recenti CPIA, ex CTP

 

Il DPR 263/12 nel definire l’assetto organizzativo e didattico dei “Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti“, che hanno sostituito i Centri Territoriali Permanenti per l’Educazione degli Adulti (CTP) (di cui all’OM 445 97) ed i corsi serali, funzionanti presso le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado ed individuati nei piani provinciali di dimensionamento, all’art. 7 ne prevede gli organi collegiali così disponendo “1. I Centri costituiscono i loro organi di governo   e   ne disciplinano il funzionamento secondo le disposizioni di cui al titolo I del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e successive modificazioni, con gli specifici adattamenti di seguito indicati: a) il consiglio di classe e’ composto dai docenti del gruppo di livello (…) e da tre studenti, eletti dal relativo gruppo; (…) c) la rappresentanza dei genitori nel consiglio di istituto e nella giunta esecutiva e’ sostituita con la rappresentanza degli studenti; (…) 2. Fino alla costituzione del consiglio di istituto e della giunta esecutiva le relative funzioni   sono   svolte   dal   commissario straordinario nominato dal direttore generale dell’ufficio scolastico regionale senza maggiori oneri a carico della finanza pubblica.”

Come già stabilito dal comma 632 della L 296/06 (Finanziaria 2007), che li ha riorganizzati  su base provinciale, articolandoli in reti territoriali e ridenominandoli, nonché dal DM 25 ottobre 2007, che li ha formalmente istituiti definendo i criteri generali per il conferimento dell’autonomia, è ora attribuita ai Centri (aventi lo scopo di far conseguire più elevati livelli di istruzione nonché l’alfabetizzazione funzionale agli adulti, anche immigrati) autonomia amministrativa, organizzativa e didattica.

 

Pertanto, i CPIA costituiscono una istituzione autonoma con proprio assetto e propri organi, tra i quali un consiglio di istituto non aperto ai genitori, in quanto prevalentemente destinati ad un’utenza adulta, sebbene l’iscrizione sia però consentita anche ai sedicenni (con la possibilità di accesso a specifiche condizioni anche ai quindicenni) che non siano in possesso del titolo conclusivo del primo ciclo di istruzione e/o non abbiano adempiuto all’obbligo. Se ne desume comunque che non vi è alcuna continuità e/o collegamento con la scuola presso la quale funzionano.

Nonostante il successivo art. 11 al comma 3 affermi che “La composizione degli organi collegiali di cui all’articolo 7 si applica ai Centri istituiti e funzionanti a partire dal 1° settembre 2013”, analoghe conclusioni devono trarsi anche alla luce della normativa prevista per i CTP. Infatti l’OM 445 97, istitutiva dei Centri Territoriali Permanenti, all’art. 1 comma 7 prevede che “Il Centro trova riferimento didattico e amministrativo presso un’istituzione scolastica individuata tra quelle nel cui ambito territoriale sono programmate attività per adulti (…) con preferenza per quella dove ha sede il distretto scolastico” consentendovi l’accesso anche a coloro che abbiano compiuto il 15° anno di età (art. 3 comma 3).

Sul piano della collegialità, nei CTP è garantito (art. 9 comma 1) il diritto di assemblea dei frequentanti, come regolato dagli articoli 12 e seguenti del dlgs 297/94, precisando che: “3. Alle riunioni del consiglio di istituto o di circolo dell’istituzione scolastica che ha la responsabilità amministrativa del centro, al fine di promuovere la progettualità relativa all’educazione in età adulta, partecipano, a titolo consultivo, due rappresentanti dei docenti del centro e due rappresentanti dei frequentanti appositamente designati, rispettivamente, dai docenti e dai frequentanti del centro medesimo. (…)”. Dunque:

  • il Centro, pur senza piena autonomia, è distinto dall’istituto scolastico di riferimento, che ne ha una responsabilità di carattere amministrativo;
  • non è previsto un consiglio di istituto e la presenza di due rappresentanti dei docenti e degli utenti del Centro alle sedute del consiglio dell’istituto ospite è ammessa a solo titolo consultivo;
  • se ne deve dedurre che è esclusa nel consiglio di istituto della scuola che ne ha la responsabilità amministrativa la presenza dei genitori dei frequentanti il Centro.

Del resto, già l’OM 215/91 all’art. 7 aveva stabilito l’esclusione della rappresentanza dei genitori nei consigli di classe all’interno dei corsi serali per lavoratori studenti.

 

Per l’effetto quindi, tanto nell’uno che nell’altro caso, anche laddove lo studente ancora minorenne decida di continuare il suo percorso formativo all’interno del Centro, si interrompe quel rapporto di appartenenza alla scuola, con l’effetto dell’inevitabile decadenza dalle cariche elettive nell’istituto di riferimento del Centro del genitore, che dovrà essere sostituito dal primo dei non eletti (art.8 comma 10 dlgs 297/94) come previsto all’art. 47 dell’OM 215/91 (e, nel caso, il consiglio dovrà eleggere un nuovo presidente).

Il decreto di nomina dei nuovi membri del consiglio della scuola, integrati per surroga, sarà disposto dal dirigente scolastico per effetto del verificarsi della situazione prevista dalla legge (art. 51 dell’OM 215/91), nella fattispecie del venir meno dei requisiti di eleggibilità in quanto il membro del consiglio cessa di appartenere alla componente scolastica.

Per evitare vuoti e disagi occorre provvedere tempestivamente alla eventuale nomina di un nuovo presidente, ove sia questi a decadere, e/o a disciplinare per regolamento (art. 40 dlgs 297/94) la situazione.

Per quanto riguarda poi la convocazione, in caso di assenza temporanea del presidente, dovrebbe disporre il regolamento interno. La CM 105/75 (art. 10), che opera in mancanza di questo, e il Dlgs 297/94 (art. 8) contemplano la possibilità di nominare un vicepresidente per l’adempimento.

In difetto, l’OM 215/91 prevede all’art. 49 che il consiglio di istituto possa essere presieduto dal consigliere più anziano solo nell’ipotesi in cui manchi del tutto la componente genitori. Pertanto nel caso, in assenza di diversa disciplina interna, si applicherebbero le norme previste dall’OM 215/91 per la prima elezione del presidente (art. 48) rammentando che se ciò dovesse determinare la paralisi del consiglio, ai sensi degli artt. 28 comma 7 dlgs 297/94 e 9 DI 28 maggio 1975 si dovrà provvedere allo scioglimento dello stesso ed alla nomina di un commissario straordinario, come previsto nei casi di irregolarità e mancato funzionamento del consiglio, nonché peraltro fino alla costituzione del consiglio di istituto e della giunta dei CPIA (art. 7 DPR 263/12).

 

Tuttavia, anche in considerazione della premessa e promessa riforma della governance, occorre integrare quanto esposto con ulteriori precisazioni.

E’ evidente infatti che per un buon governo della scuola occorre un quadro normativo chiaro.

Ebbene, i CPIA come si è detto sono chiamati a costituire ed a disciplinare il funzionamento dei propri organi di governo (presumibilmente per regolamento) secondo le disposizioni del titolo I del Testo Unico che sembra ora ci si accinga a modificare.

Pertanto una riforma normativa non potrà prescindere anche dalla peculiare situazione dei Centri in questione e da una più completa disciplina, considerando altresì che gli adattamenti previsti dalla norma non paiono esaustivi. Basta considerare la circostanza che la mancanza dei genitori rende il consiglio del Centro privo di quella componente all’interno della quale è eletto il presidente (art. 8 comma 6 dlgs 297/94) …

Quindi la annunciata nuova consultazione e la successiva prevista riforma, dovranno puntare al massimo coinvolgimento ed all’analitica attenzione a tutte le diverse opportunità partecipative che occorre riorganizzare e per le quali è necessario fare sintesi.

Educazione&Scuola©