Inglesismi… lessico della Buona Scuola

Inglesismi… lessico della Buona Scuola
(con traduzione a fronte, per i NON nativi digitali)

di Giancarlo Cerini

 

Sfogliando le 136 pagine del documento del Governo intitolato alla “Buona Scuola” balza (quasi) subito agli occhi del lettore un uso ripetuto di terminologie desunte dalla lingua inglese, non solo nel settore delle tecnologie digitali (cosa abbastanza ovvia), ma anche in relazione agli ambiti delle scienze sociali, della politica, dell’educazione. Abbiamo riletto il testo prestando attenzione a questi termini, ricavandone una piccola rubrica esplicativa, come si faceva (e si fa ancora oggi) in certe classi della scuola elementare, quando diligenti maestre non lasciavano soli i piccoli allievi di fronte alle nuove parole incontrate sui libri o nei discorsi. Abbiamo fatto altrettanto, un po’ per gioco un po’ per necessità con la “Buona scuola” e affidiamo il risultato ai lettori: a volte anche un divertissement (pardon!) può conciliare una buona lettura….

 

#lemmadopolemma

 

Comfort zone: area di sicurezza, vissuta sulla difensiva. Una scuola che non ama mettersi in discussione perché pensa che non ci sia nessuna speranza di cambiamento, dopo i (troppi) tentativi di riforma degli ultimi anni. Sarà anche un problema “generazionale”? Visto che l’età media dei docenti italiani è di 51 anni… (la classe d’età al top è quella dei 59enni…).

 

Made in Italy: in senso stretto sono le vocazioni produttive e manifatturiere italiane, viste come eccellenza: l’agroalimentare, l’alta moda, le tecnologie di precisione ecc. In senso lato è il valore aggiunto del “sistema Italia”, con la sua storia, i suoi beni culturali, l’arte, la musica, le sue vocazioni artigianali. Sono suggestioni che possono rimbalzare nei curricoli scolastici, ma di cui oggi ci sono scarse tracce.

 

Online e offline: sono le modalità di comunicazione e di relazione, che possono essere realizzate attraverso forme virtuali, a distanza, sul web oppure attraverso contatti diretti, in presenza. Nel caso della consultazione sul documento, ci si riferisce al format telematico con il quale è possibile partecipare al dibattito ed inoltrare proposte. La domanda è: l’on line amplia o impoverisce le forme della democrazia? Vantaggi e svantaggi…

 

Turnover: ci si riferisce al ricambio generazionale dei lavoratori, con l’arrivo di nuove leve. Nella proposta i 148.000 precari storici da assumere assicurano il ricambio di chi esce dal sistema (circa 25.000 docenti all’anno), ma anche la gestione di supplenze lunghe e brevi nonché la costituzione di un organico funzionale (dell’autonomia) per arricchire l’offerta formativa.

 

Matching: incrociare i dati. Ad esempio, come far sì che i 148.000 neoassunti dal settembre 2015 (e sarà una fatica di Sisifo convincere il Tesoro…) corrispondano alle effettive esigenze del sistema educativo italiano: dal Sud salgono al Nord? Da cattedre obsolete o eccedenti si spostano su cattedre necessarie? Dalla primaria si spostano alla secondaria? Dal “curricolare” si spostano al “sostegno”? Non sarà un match facile…

 

Problem solving: nel testo il termine viene associato allo sviluppo negli allievi di una attitudine ad affrontare e risolvere problemi, attraverso l’uso di appropriate strategie di pensiero. Ci sono molte esperienze didattiche (non solo riferite all’insegnamento logico-matematico) che hanno approfondito questa metodologia ed il MIUR se ne è fatto sostenitore in alcuni progetti di ricerca-formazione nazonali.

 

Decision-making: il processo che porta a prendere decisioni, attraverso la scelta tra alternative, la conoscenza del contesto, la previsione delle conseguenze…

 

Design challenge: una gara “aperta” per trovare le migliori soluzioni ad un problema. Nel documento si fa riferimento alla presentazione pubblica di dati e informazioni di ogni scuola. E’ ovvio che non si tratta solo di un problema di editing, ma di soppesare con attenzione gli effetti (positivi e negativi) della pubblicità dei dati relativi al funzionamento di una scuola (in particolare dei livelli di apprendimento degli allievi).

 

Rethinking Education: ripensare a fondo l’educazione. Ci si riferisce al documento della Commissione Europea del 2012, che delinea le prospettive della scuola del futuro, con un forte investimento sulla qualità degli insegnanti.

 

Governance: le regole del gioco, con cui si gestiscono le istituzioni o le organizzazione. Nel caso della scuola ci potremmo riferire ai rapporti tra i diversi soggetti (in particolare al ruolo del dirigente scolastico), alle competenze dei diversi organi collegiali, alle forme di partecipazione-decisione-responsabilità. Il termine governance, piuttosto che governement, rimanda ad uno stile aperto e orizzontale che privilegia la collaborazione e la condivisione, piuttosto che il rapporto gerarchico.

 

BYOD (Bring Your Own Device): “porta il tuo dispositivo” a scuola. Piuttosto che massicci investimenti in tecnologie pesanti (come ad es. le LIM) si può favorire l’utilizzo nella didattica di dispositivi personali (tablet, personal, smartphone, ecc.) e dare priorità alla formazione delle persone, alle esperienze innovative, alla ricerca e alla produzione, ai processi di apprendimento cooperativo…

 

Living Lab e Fab Lab: il living lab (laboratorio vivente) è un approccio innovativo alle attività di ricerca, che coinvolge ricercatori e utilizzatori dei “prodotti”, nello sviluppo e nella sperimentazione, facendo crescere tutto il contesto sociale ove si agisce. Il Fab Lab (fabrication laboratory) è un piccolo centro di ricerca e produzione, ad alta valenza tecnologica, per realizzare oggetti e prodotti digitali personalizzati e trasferire conoscenze.

 

Digital Divide: termine ormai di uso corrente che sottolinea il divario nelle dotazioni tecnologie (o nelle competenze digitali delle persone) tra paesi, territori, istituzioni, singoli cittadini. Nei confronti internazionali il nostro paese esibisce vistosi ritardi in tutti i parametri (fuorché per la telefonia mobile). Anche tra le scuole (e spesso tra le classi) si segnalano divari rilevanti.

 

Spending review: è la revisione della spesa, in questo caso pubblica. Si tratta di economie che derivano dall’analisi dei costi, dalle sovrapposizioni di intervento, dai veri e propri sprechi, dalla arretratezza delle procedure (a volte dalla loro inutilità). Ad esempio si ipotizza nel documento che attraverso la digitalizzazione delle procedure amministrative si potrà ridurre la quantità di personale (assistenti amministrativi) impegnati nelle segreterie.

 

Hackathon: (maratona degli hacker) evento pubblico o serie di eventi in cui si stimola la partecipazione creativa (e competitiva) di persone (esperti digitali, creativi, grafici) ad una impresa di utilità pubblica, in questo caso per studiare forme di utilizzo e gestione dei dati e delle informazioni a disposizione dell’amministrazione scolastica, sui tanti aspetti del funzionamento delle scuole. Si può aprire il Ministero (come una scatoletta di tonno?) ed invitare i ragazzi ad inventare app per mettere a disposizione dei cittadini visualizzazioni interattive (in forma di storie, inchieste, ecc.), imparando a maneggiare dati (è una competenza chiave).

Data school: insieme dei dati e delle informazioni che si riferiscono al macrosistema educativo, ma anche alla conoscenza delle singole scuole. Una piattaforma nazionale (Scuola in Chiaro 2.0) consentirà di agevolare il flusso dei dati (perché i dati devono essere raccontati, compresi, confrontati, contestualizzati), con una interazione che consente agli utenti di diventare anche produttori.

 

Good law: provvedimenti normativi caratterizzati dalla loro chiarezza, semplicità, accessibilità, elementi che ne favoriscono la leggibilità e l’utilizzabilità. Ricordiamo che codici di stile per la redazione degli atti della Pubblica Amministrazione erano stati promossi negli scorsi anni, con risultati non sempre confortanti (a partire dalla farraginosità sibillina di certi testi legislativi). La proposta è anche quella di riscrivere un nuovo Testo Unico delle leggi della pubblica istruzione, a distanza di 20 anni dall’ultimo (TU 297/1994).

 

Nudging: si tratta di una azione positiva, di spinta, di sollecitazione (non diretta e non forzata) per indurre comportamenti positivi nelle persone appartenenti ad una organizzazione. Si agisce sugli incentivi, sui processi decisionali, sulle motivazioni. Dunque si avvicina alla “moral suasion” piuttosto che al comando, vede con favore l’empowerment piuttosto che il conformismo esecutivo.

 

Coding: per capire il digitale, sotto la superficie appariscente dei gadget, occorre saper ricostruire la trama dei processi cognitivi e tecnologici che sottendono un prodotto. Si può partire alla scuola elementare. Non si tratta di diventare precoci programmatori, ma di capire come organizzare un percorso, rappresentare una situazione, risolvere un problema (una volta, all’inizio, c’era l’informatica povera…).

 

Gamification: si tratta del trasferimento di strategie ludiche (con il corredo di sfida, fidelizzazione, ricompense, successo) ad azioni quotidiane e quindi anche in campo educativo. Avremo un apprendimento “virale”?

 

Digital Maker: fa riferimento all’idea che un utente di prodotti digitali diventi un vero e proprio produttore attivo (utilizzare dati, creare storie, gestire i social, tecniche 3D), che aiuti a diventare consapevoli delle risorse digitali, anche in termini creativi.

 

NEET: (Not in Education, Employement or Training) si riferisce a soggetti non impegnati in percorsi educativi, né in formazione professionale né inseriti nel mondo del lavoro. In Italia si trova una altissima percentuale di NEET nei giovani tra i 15 ed i 29 anni,

 

Crowdfunding: si tratta di un sistema di raccolta di finanziamenti, svolta prevalentemente in rete, attraverso la presentazione di progetti e di iniziative che sappiano suscitare interesse, partecipazione, coinvolgimento (anche finanziario) di attori privati e pubblici.

 

School Bonus e School Guarantee: sono incentivi, in forma di bonus fiscale sugli investimenti, che soggetti privati o imprese possono attivare verso la scuola (potenziamento di strutture, acquisto di tecnologie, apertura di servizi ecc.). La “guarantee” premia con ulteriori incentivi la creazione di occupazione giovanile, verificandone il successo. Già oggi esiste una normativa che consente di detrarre fiscalmente una quota di fondi devoluti alle istituzioni scolastiche. Il Governo metterà dei fondi per incentivare questa propensione.

 

Social Impact Bonds: obbligazioni ad impatto sociale, che mostrano i lati di una “finanza buona”, che sa cogliere la “redditività” di un investimento anche dal punto di vista della responsabilità sociale e delle prospettive future

 

Co-design jams, barcamp o world cafè: con questi termini si designano situazioni informali (non-conferenze collaborative) di discussione, partecipazione, elaborazione di proposte innovative, ad alto tasso di coinvolgimento emotivo e cognitivo. Il brainstorming di collaudata memoria si trasforma, ai tempi della “Leopolda” (discussioni politiche in piccoli gruppi attorno a tavolini) in un fantasmagorico (speriamo) world cafè. Tutto molto “orizzontale”.

 

Il giovanilismo (che ti aspetti)

 

Siamo così giunti al termine di questa veloce carrellata di termini inglesi (li abbiamo presentati nell’ordine con cui si incontrano nel testo “la Buona Scuola”) e forse quel senso di straniamento che ci coglie al primo impatto, si è via via stemperato nel ritrovare comunque terminologie e pratiche ormai diffuse nella nostra società (che R.Simone definisce “mediasfera”), anche se a molti dispiacerà questo continuo ricorso al globish (l’inglese della globalizzazione).

Tant’è. Forse siamo più affezionati al nostro lessico buro-scolastico su cui abbiamo finito con l’adagiarci in questi anni? E di cui c’è traccia anche nel documento “La Buona Scuola”. Infatti abbiamo ritrovato qua e là: spezzoni, organico di fatto, supplenze brevi, cattedre scoperte, congelati SISS, precari storici, nonché un lungo corollario di acronimi: GAE, MOF, POF, BES, LIM, PON, POR, FSE, FESR, GLH, TARSU, NoiPA, CLIL, STEM, ITS, ATA, LSU, FAS… Déjà Vu…

Ma ci sono anche metafore e neologismi di nuovo conio:

innovatori silenziosi, schierare la squadra, cruscotto, scatti di competenza, crediti didattici, mentor, timoniere (il dirigente), sentinella (il dsga), incubatori, granularità (dei dati), efficientamento, analfabetismo finanziario, coalizioni di investimento…

La speranza è che al di là del lessico utilizzato (con tracce di giurassico, di moderno, di post-moderno) il documento sappia suscitare nei lettori interesse, motivazioni, energie positive, voglia di rimettersi in gioco attorno al valore della nostra scuola. Se sarà così, anche noi, della generazione delle “vestali degli alfabeti” (quelli lineari, sistematici, affidabili, codificati), ci saremo (nudging permettendo).

Educare è orientare

25 ottobre 2014 – Università Pontificia Salesiana, Roma

Nel 1954 iniziava le sue pubblicazioni la rivista Orientamenti Pedagogici. L’editoriale del suo primo numero, firmato da Pietro Braido, era dedicato al tema “Educare è orientare”. Orientare in due direzioni: come aiuto e guida all’elaborazione di un personale progetto di vita, ma soprattutto come base e sostegno per il potenziamento della persona nelle qualità individuali che consentono di affrontare positivamente le sfide della vita, dello studio e del lavoro e così poter realizzare le proprie aspirazioni. In altre parole l’orientamento andava considerato come dimensione fondamentale di ogni processo educativo e formativo. A sessant’anni dalla sua prima pubblicazione, proponiamo un convegno dallo stesso titolo: Educare è orientare.

Liceo breve bocciato dal Tar, gli istituti: “L’anno è avviato, non possiamo fermarci”

da Il Fatto Quotidiano

Liceo breve bocciato dal Tar, gli istituti: “L’anno è avviato, non possiamo fermarci”

La sperimentazione di accorciamento degli studi da cinque a quattro anni voluta dall’ex ministro Carrozza viene stoppata dal tribunale amministrativo che accoglie il ricorso dei sindacati. Le quattro scuole coinvolte non ci stanno: “Ci siamo preparati bene e per mesi”. Cgil: “Obiettivo del governo è tagliare organici e risorse”

Gli studenti si sono iscritti, i professori hanno preparato i programmi, l’anno scolastico è iniziato. Ma i nuovi corsi di liceo in 4 anni sono illegali. Il Tar del Lazio ha bocciato in maniera netta la sperimentazione voluta dall’ex ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, e adesso scuole e dicastero si trovano di fronte ad un bivio: andare avanti, confidando nel ricorso, oppure fare retromarcia? “Noi vorremmo proseguire – spiega Nadia Catanneo, preside dell’Ite “Enrico Tosi” di Busto Arsizio, uno degli istituti coinvolti – ma l’ultima parola spetta al Ministero”. Tutto parte nel novembre del 2013, quando il Miur ha autorizzato la sperimentazione anche nella scuola pubblica, dopo aver dato il via libera per quella paritaria.

Sono quattro gli istituti interessati: oltre a quello di Busto Arsizio, il liceo ginnasio statale “Quinto Orazio Flacco” di Bari, l’Iss “Ettore Maiorana di Brindisi” e l’Is “Carlo Anti” di Verona. Un provvedimento nato per trovare una soluzione all’annosa questione dell’accorciamento del percorso di studi, che in Italia dura complessivamente un anno in più che nella maggior parte del resto d’Europa. Sul tema avevano avanzato ipotesi già Letizia Moratti e Francesco Profumo, prima che la Carrozza proponesse l’accorciamento della scuola superiore di secondo grado. Chi l’ha sostituita in viale Trastevere, Stefania Giannini, si era mostrata più prudente, esprimendo all’inizio del suo mandato la necessità di un “doveroso approfondimento”. Ma il liceo in quattro anni restava nei piani del Ministero, se è vero che – pur non trovando (ancora) spazio nella riforma -, è inserito nel questionario della grande consultazione online lanciata dal governo. Adesso però il Tar rimescola completamente le carte in gioco. La sentenza è molto dura: la sperimentazione viene respinta per un vizio formale, la mancata consultazione del Consiglio superiore della pubblica istruzione (organo il cui parere è obbligatorio, ma in questo momento dev’essere riformato).

Anche sul piano sostanziale, però, i magistrati esprimono molte riserve sul provvedimento: la motivazione di adeguamento agli standard europei viene giudicata “superficiale e insufficiente”; così come viene sottolineata “l’assenza di una chiara specificazione circa il valore legale del titolo di studio” e la “sperequazione rispetto a coloro che effettuano il corso quinquennale”. Abbastanza per temere che la sperimentazione sia morta sul nascere, almeno in questa forma. Il Tar ha dunque accolto in pieno il ricorso presentato dalla Flc Cgil, spinta dai timori di discriminazioni tra gli studenti, ma soprattutto di tagli massicci al personale della scuola: l’eliminazione di un anno di corso avrebbe come ovvia conseguenza la diminuzione delle cattedre disponibili. Secondo i calcoli del sindacato Anief, a regime il liceo in quattro anni provocherebbe una perdita di 40mila posti (e risparmi per le casse pubbliche di circa un miliardo e 300 milioni di euro). La proiezione è stata smentita dalle scuole interessate (“Non c’è stato nessun taglio”, spiegano da Brindisi), ma i sindacati insistono. “Se si vuole discutere di riordino dei cicli siamo pronti. Ma il governo come unico obiettivo ha quello di tagliare organici e risorse, per questo siamo intervenuti”, spiega il segretario della Cgil scuola, Domenico Pantaleo. E il risultato è stato l’annullamento dei decreti ministeriali che autorizzavano la sperimentazione. Così i corsi, che intanto sono partiti, sono scoperti normativamente. Situazione che ha colto alla sprovvista i dirigenti scolastici degli istituti. “L’attività didattica ormai è cominciata. Noi ci siamo preparati per mesi e lo abbiamo fatto molto bene. Adesso non possiamo che andare avanti”, afferma la preside Cattaneo. Anche il Miur la pensa così. Al momento una rinuncia alla sperimentazione sembra improbabile: il Ministero tirerà dritto, e farà ricorso al Consiglio di Stato. In caso di parere contrario, però, il quadro si aggraverebbe ulteriormente. “Ci vorrebbe un intervento per sanare la situazione”, spiega Giuliano Salvatore, che dirige l’istituto tecnico di Brindisi. Un nuovo decreto che superi le obiezioni sollevate, o proprio l’adeguamento a cinque anni dei corsi. Ma più passa il tempo, più la riconversione diventerebbe complicata. In ballo ci sono gli studi di circa duecento ragazzi in tutta Italia.

Percorso non semplice né breve, la valutazione non si improvvisa

da  Il Sole 24 Ore

Percorso non semplice né breve, la valutazione non si improvvisa

di Giorgio Allulli

Sta finalmente per prendere il via, anche in Italia, la valutazione del sistema scolastico. L’attesa è stata lunga, perché sono trascorsi oltre venti anni da quando l’allora ministro dell’istruzione Mattarella, nel concludere la Conferenza nazionale della scuola, manifestò la necessità prioritaria di introdurre un sistema di valutazione. Nel frattempo quasi tutti i Paesi europei hanno introdotto, in modo più o meno articolato, questa attività, ricavandone tra l’altro riscontri positivi, testimoniati dai buoni risultati degli alunni sottoposti alle rilevazioni Ocse-Pisa.

Il tempo però non è passato del tutto invano: anche da noi sono state condotte molteplici iniziative, a livello regionale, provinciale o di singola scuola; l’Invalsi, dopo un inizio molto incerto, ha progressivamente raffinato le sue tecniche di rilevazione; sono state effettuate sperimentazioni importanti che hanno permesso di mettere a punto strategie, metodologie e tecniche di valutazione.

Si è sviluppato un intenso dibattito, peraltro non ancora concluso, che ha permesso di mettere in luce opportunità e rischi dell’introduzione della valutazione a livello di sistema e di singola scuola. La direttiva che è stata emanata, seguendo l’impostazione del regolamento n.80 del 2013, tiene conto delle esperienze straniere, nonché del dibattito e delle sperimentazioni condotte in questi anni, evitando alcuni dei rischi più comuni: indica come obiettivo il miglioramento dell’attività scolastica, e non la distribuzione di premi e punizioni; introduce la valutazione esterna, evitando l’autoreferenzialità della sola autovalutazione; propone l’utilizzo, oltre che dei test, di molteplici indicatori, in grado di rappresentare la complessità dell’azione scolastica; tiene in attenta considerazione l’influenza del contesto sociale ed economico.

Non mancano elementi di criticità, primo fra tutti il collegamento della valutazione d’istituto con la valutazione del dirigente scolastico, che crea il rischio di alterare l’imparzialità dell’analisi effettuata dalla scuola. Si porranno poi dei problemi operativi, legati da una parte alla limitatezza delle risorse in campo di fronte ai compiti richiesti all’Invalsi e al ministero da un modello così complesso, e dall’altra parte a una cultura della valutazione ancora scarsamente diffusa dentro le scuole: agli insegnanti (o almeno ad alcuni di essi) si chiederà di padroneggiare tecniche di analisi statistica, di esaminare e commentare indicatori, di costruire banche dati, di effettuare indagini e rilevazioni: tutti compiti che non rientrano nel bagaglio professionale tradizionale dei docenti italiani, che avranno bisogno di interventi di formazione e di un periodo di rodaggio per padroneggiare le nuove competenze richieste.

Il rischio da evitare è che le nuove attività richieste dalla direttiva vengano percepite od attuate come ulteriori compiti da espletare solo perché “il ministero lo impone”; si tratterebbe di una grande occasione perduta per la scuola e per tutti coloro che operano al suo interno, docenti, non docenti e studenti. La valutazione e gli elementi conoscitivi che offre rappresentano infatti una grande opportunità per valorizzarne i punti di forza della scuola ed incidere sulle sue aree critiche. Solo se viene concepita come necessario elemento conoscitivo per gestire e migliorare la scuola la valutazione ha senso; diversamente costituirà solo un adempimento burocratico destinato a produrre fastidio ed insofferenza tra i diversi attori scolastici soggetti a raccogliere e produrre i dati e le informazioni richieste dal sistema.

Tocca adesso alle scuole definire le migliori modalità organizzative interne per far fronte ai nuovi compiti; compiti che richiederanno da una parte l’individuazione di competenze specifiche e dedicate per organizzare la raccolta dei dati ed istruire l’analisi valutativa; dall’altra parte il coinvolgimento più largo possibile di tutta la comunità scolastica, perché l’autovalutazione è l’occasione per far maturare in tutti gli operatori la consapevolezza dei risultati raggiunti, dei problemi da risolvere e dei rimedi possibili. Si tratterà di un percorso che non sarà né semplice né breve, perché la cultura della valutazione non si improvvisa in poco tempo, ma che, se correttamente avviato, può essere di grande importanza per migliorare la scuola italiana.

Per la prima volta verrà valutato anche l’operato dei presidi

da  Il Sole 24 Ore

Per la prima volta verrà valutato anche l’operato dei presidi

di Eugenio Bruno

Il ministro Stefania Giannini pone la prima pietra per la costruzione della scuola “di vetro” progettata dal governo con le linee guida sull’istruzione. Ma la sua edificazione sarà lenta. La direttiva sul Sistema nazionale di valutazione, che la responsabile del Miur ha firmato ieri, fissa le tappe di un percorso che giungerà a compimento solo nell’anno scolastico 2016/2017 quando sul portale “Scuola in chiaro” ogni istituto dovrà pubblicare il suo primo rapporto di rendicontazione sociale: un documento sui risultati raggiunti nell’apprendimento e sulle azioni messe in campo per migliorarli. Un primo step è previsto già nel luglio 2015 quando andranno messi online i singoli rapporti di autovalutazione. Regole – ed è forse una delle novità principali del documento – che varranno anche per le paritarie.

L’impatto della direttiva
Il testo siglato ieri, che intende dare attuazione al Dpr n. 80 del 2013 ricalca quanto anticipato mercoledì su Scuola 24 . Tre gli ambiti operativi del provvedimento: «Le priorità strategiche della valutazione del Sistema educativo di istruzione e formazione, che costituiscono il riferimento per le funzioni di coordinamento svolte dall’Invalsi»; «i criteri generali per assicurare l’autonomia del contingente ispettivo»; decidere i «criteri generali per la valorizzazione delle scuole del sistema scolastico nazionale, statali e paritarie, nel processo di autovalutazione». Avendo come orizzonte il prossimo triennio. E cioè gli anni scolastici 2014/15, 2015/16 e 2016/17.

L’inizio del percorso
La novità più rilevante rispetto alla direttiva precedente, che risale al 2012 e porta la firma dell’ex ministro Francesco Profumo, è forse la scomparsa del termine «sperimentale» che compariva in più punti. Stavolta si cercherà di mettere finalmente a sistema la valutazione delle scuole e (come si vedrà più diffusamente in un altro articolo) dei dirigenti scolastici. Con quattro obiettivi dichiarati: riduzione della dispersione scolastica e dell’insuccesso scolastico; riduzione delle differenze tra scuole e aree geografiche nei livelli di apprendimento degli alunni; rafforzamento delle loro competenze di base rispetto alla situazione di partenza; valorizzazione degli esiti a distanza degli studenti con attenzione all’università e al lavoro. Per riuscirci il primo passaggio sarà quello dell’autovalutazione. Entro ottobre 2014 l’Invalsi dovrà fornire agli istituti scolastici gli indicatori e i dati comparabili, su cui la direttiva non si pronuncia e che dovranno poi essere alla base dei rapporti di autovalutazione. Attesi online su “Scuola in chiaro” e sui singoli siti internet, come detto, entro luglio 2015. Sarà poi l’Istituto nazionale di valutazione, attualmente guidato da Anna Maria Ajello, a elaborare entro ottobre 2015 un rapporto sul sistema scolastico nazionale che ne consenta «un’analisi su base nazionale e una comparazione su base internazionale». A tal fine dovrà tenere conto sia «dei livelli degli apprendimenti» sia «degli altri indicatori di risultato delle scuole in relazione ai diversi contesti territoriali».

La valutazione esterna
I rapporti di autovalutazione non saranno l’unico strumento per tastare il polso alle scuole. La direttiva prevede infatti anche le verifiche dei nuclei di valutazione formati da esperti esterni selezionati dall’Invalsi. I criteri e gli indicatori per la scelta degli istituti da controllare saranno pronti entro marzo 2015 in modo che dall’anno scolastico 2015/16 si possa procedere alle prime “visite”. Che – si legge nel testo – dovranno coinvolgere fino al 10% del totale per ciascun anno scolastico, di cui: il 7% attraverso gli indicatori di cui sopra e il 3% in base a campionamento casuale. Per evitare conflitti d’interesse è sancito esplicitamente che gli esperti svolgano la loro funzione in regione diversa da quella nella quale prestano eventualmente servizio, a qualsiasi titolo, presso le istituzioni scolastiche o gli uffici dell’amministrazione scolastica.

Il destino dei test
Su questo punto il documento a firma Giannini dice molto poco. Limitandosi a stabilire che, nel prossimo triennio, le rilevazioni nazionali degli apprendimenti «saranno svolte in conformità alle indicazioni contenute nella Direttiva n. 85 del 2012». Che prevedeva – tra l’altro – la somministrazione dei test all’ultimo anno delle superiori. Un’eventualità dunque che potrebbe tornare a materializzarsi. Gli stessi test vengono poi definiti « la base per l’avvio dei processi di autovalutazione e di miglioramento per tutte le istituzioni scolastiche». Da qui l’attribuzione all’Invalsi del compito di fissare le linee guida per la lettura e l’utilizzo dei dati contenuti al loro interno.

L’estensione agli istituti paritari
Nel rinviare a un decreto ministeriale la fissazione dei dirigenti tecnici da destinare alla funzione di ispettori la direttiva si sofferma sul nodo dei fondi. Mettendo nero su bianco l’impegno a dotare Invalsi e Indire delle risorse di cui avranno bisogno. Dopo aver specificato che i criteri generali alla base dell’autovalutazione varranno anche per gli istituti paritari il documento fissa la dead line dell’intero procedimento alla fine dell’anno scolastico 2016/17 quando le scuole dovranno pubblicare un «primo rapporto di rendicontazione sociale» nel portale “Scuola in chiaro” per diffondere i risultati raggiunti, in relazione agli obiettivi di miglioramento individuati e perseguiti negli anni precedenti. Nel nome – si spera – della trasparenza e del miglioramento del servizio alla comunità di appartenenza.

Prima l’autovalutazione, poi verifiche esterne nel 10% delle scuole

da  Il Sole 24 Ore

Prima l’autovalutazione, poi verifiche esterne nel 10% delle scuole

di Eugenio Bruno

Il ministro Stefania Giannini pone la prima pietra per la costruzione della scuola “di vetro” progettata dal governo con le linee guida sull’istruzione. Ma la sua edificazione sarà lenta. La direttiva sul Sistema nazionale di valutazione, che la responsabile del Miur ha firmato ieri, fissa le tappe di un percorso che giungerà a compimento solo nell’anno scolastico 2016/2017 quando sul portale “Scuola in chiaro” ogni istituto dovrà pubblicare il suo primo rapporto di rendicontazione sociale: un documento sui risultati raggiunti nell’apprendimento e sulle azioni messe in campo per migliorarli. Un primo step è previsto già nel luglio 2015 quando andranno messi online i singoli rapporti di autovalutazione. Regole – ed è forse una delle novità principali del documento – che varranno anche per le paritarie.

L’impatto della direttiva
Il testo siglato ieri, che intende dare attuazione al Dpr n. 80 del 2013 ricalca quanto anticipato mercoledì su Scuola 24 . Tre gli ambiti operativi del provvedimento: «Le priorità strategiche della valutazione del Sistema educativo di istruzione e formazione, che costituiscono il riferimento per le funzioni di coordinamento svolte dall’Invalsi»; «i criteri generali per assicurare l’autonomia del contingente ispettivo»; decidere i «criteri generali per la valorizzazione delle scuole del sistema scolastico nazionale, statali e paritarie, nel processo di autovalutazione». Avendo come orizzonte il prossimo triennio. E cioè gli anni scolastici 2014/15, 2015/16 e 2016/17.

L’inizio del percorso
La novità più rilevante rispetto alla direttiva precedente, che risale al 2012 e porta la firma dell’ex ministro Francesco Profumo, è forse la scomparsa del termine «sperimentale» che compariva in più punti. Stavolta si cercherà di mettere finalmente a sistema la valutazione delle scuole e (come si vedrà più diffusamente in un altro articolo) dei dirigenti scolastici. Con quattro obiettivi dichiarati: riduzione della dispersione scolastica e dell’insuccesso scolastico; riduzione delle differenze tra scuole e aree geografiche nei livelli di apprendimento degli alunni; rafforzamento delle loro competenze di base rispetto alla situazione di partenza; valorizzazione degli esiti a distanza degli studenti con attenzione all’università e al lavoro. Per riuscirci il primo passaggio sarà quello dell’autovalutazione. Entro ottobre 2014 l’Invalsi dovrà fornire agli istituti scolastici gli indicatori e i dati comparabili, su cui la direttiva non si pronuncia e che dovranno poi essere alla base dei rapporti di autovalutazione. Attesi online su “Scuola in chiaro” e sui singoli siti internet, come detto, entro luglio 2015. Sarà poi l’Istituto nazionale di valutazione, attualmente guidato da Anna Maria Ajello, a elaborare entro ottobre 2015 un rapporto sul sistema scolastico nazionale che ne consenta «un’analisi su base nazionale e una comparazione su base internazionale». A tal fine dovrà tenere conto sia «dei livelli degli apprendimenti» sia «degli altri indicatori di risultato delle scuole in relazione ai diversi contesti territoriali».

La valutazione esterna
I rapporti di autovalutazione non saranno l’unico strumento per tastare il polso alle scuole. La direttiva prevede infatti anche le verifiche dei nuclei di valutazione formati da esperti esterni selezionati dall’Invalsi. I criteri e gli indicatori per la scelta degli istituti da controllare saranno pronti entro marzo 2015 in modo che dall’anno scolastico 2015/16 si possa procedere alle prime “visite”. Che – si legge nel testo – dovranno coinvolgere fino al 10% del totale per ciascun anno scolastico, di cui: il 7% attraverso gli indicatori di cui sopra e il 3% in base a campionamento casuale. Per evitare conflitti d’interesse è sancito esplicitamente che gli esperti svolgano la loro funzione in regione diversa da quella nella quale prestano eventualmente servizio, a qualsiasi titolo, presso le istituzioni scolastiche o gli uffici dell’amministrazione scolastica.

Il destino dei test
Su questo punto il documento a firma Giannini dice molto poco. Limitandosi a stabilire che, nel prossimo triennio, le rilevazioni nazionali degli apprendimenti «saranno svolte in conformità alle indicazioni contenute nella Direttiva n. 85 del 2012». Che prevedeva – tra l’altro – la somministrazione dei test all’ultimo anno delle superiori. Un’eventualità dunque che potrebbe tornare a materializzarsi. Gli stessi test vengono poi definiti « la base per l’avvio dei processi di autovalutazione e di miglioramento per tutte le istituzioni scolastiche». Da qui l’attribuzione all’Invalsi del compito di fissare le linee guida per la lettura e l’utilizzo dei dati contenuti al loro interno.

L’estensione agli istituti paritari
Nel rinviare a un decreto ministeriale la fissazione dei dirigenti tecnici da destinare alla funzione di ispettori la direttiva si sofferma sul nodo dei fondi. Mettendo nero su bianco l’impegno a dotare Invalsi e Indire delle risorse di cui avranno bisogno. Dopo aver specificato che i criteri generali alla base dell’autovalutazione varranno anche per gli istituti paritari il documento fissa la dead line dell’intero procedimento alla fine dell’anno scolastico 2016/17 quando le scuole dovranno pubblicare un «primo rapporto di rendicontazione sociale» nel portale “Scuola in chiaro” per diffondere i risultati raggiunti, in relazione agli obiettivi di miglioramento individuati e perseguiti negli anni precedenti. Nel nome – si spera – della trasparenza e del miglioramento del servizio alla comunità di appartenenza.

Valutazione, firmata la direttiva triennale del Miur

da La Tecnica della Scuola

Valutazione, firmata la direttiva triennale del Miur

Entro luglio 2015 le scuole produrranno il loro primo rapporto di autovalutazione con gli obiettivi di miglioramento. Dall’anno prossimo gli istituti saranno sottoposti a verifica esterna. Scarica il testo della direttiva

Migliorare i livelli di apprendimento e l’equità del sistema, rafforzare le competenze degli studenti, anche per agevolare il loro buon esito nei successivi percorsi universitari e nel mondo del lavoro.

Sono gli obiettivi della valutazione del sistema scolastico che prende il via grazie alla direttiva triennale firmata ieri pomeriggio dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini. A partire da quest’anno scolastico tutti gli istituti (statali e paritari) saranno coinvolti in un processo graduale che manderà a regime, entro l’anno scolastico 2016/2017, il Sistema Nazionale di Valutazione (SNV).

“Stiamo dando alle scuole strumenti che non servono per promuoverle o bocciarle, ma per migliorarsi”, spiega il Ministro Giannini, “avevo annunciato di voler rimettere in moto il sistema di valutazione nelle Linee programmatiche portate in Parlamento e abbiamo inserito questo tema anche nel Rapporto ‘La Buona Scuola’, su cui stiamo consultando i cittadini. Con la direttiva che parte oggi facciamo il primo passo concreto. Non stiamo pensando – spiega il Ministro – a classifiche di istituti, ma puntiamo ad una crescita del sistema scuola, che è possibile solo quando si è in grado di verificare quali siano i punti di forza e quelli di debolezza”.

Entro il prossimo ottobre l’INVALSI, l’Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema di Istruzione, fornirà alle scuole gli indicatori per autovalutarsi. Conteranno, ad esempio, le competenze degli studenti, ma anche l’organizzazione e la qualità della didattica, le dotazioni scolastiche e si terrà conto del contesto socio-economico. Le scuole avranno un quadro nazionale di riferimento, corredato da dati comparativi sul sistema scolastico, e un preciso format per scrivere il loro Rapporto di autovalutazione che sarà in formato elettronico e dovrà essere reso pubblico entro luglio 2015 sia sul sito della scuola che sulla piattaforma del Miur ‘Scuola in Chiaro’. Il Rapporto dovrà contenere gli obiettivi di miglioramento di ciascun istituto, uno strumento prezioso anche per le famiglie che potranno conoscere il piano di lavoro che ogni scuola metterà in campo per potenziare la propria offerta formativa. Nel corso di questo autunno il Ministero avvierà percorsi di formazione che saranno rivolti a dirigenti scolastici e docenti referenti per la valutazione di istituto. L’INVALSI farà da supporto tecnico alle scuole. Per la predisposizione del piano di miglioramento, le scuole potranno anche avvalersi dell’aiuto dell’INDIRE, l’Istituto che si occupa di ricerca nel campo della didattica. Alla fine del triennio (anno scolastico 2016/2017) le scuole diffonderanno i risultati raggiunti rispetto agli obiettivi di miglioramento programmati.

A partire dall’anno scolastico 2015/2016 nuclei di valutazione formati da ispettori ministeriali ed esperti di settore visiteranno ogni anno, per tutto il triennio coperto dalla direttiva, fino ad un massimo del 10% di istituti.

Entro dicembre 2014, l’INVALSI definirà gli indicatori per la valutazione dei dirigenti scolastici. Tali indicatori saranno inseriti in un disegno generale di valutazione della dirigenza scolastica su cui il Miur si confronterà con le organizzazioni sindacali e le associazioni professionali. Si terrà conto, ad esempio, delle competenze professionali del dirigente e dei risultati raggiunti attraverso il piano di miglioramento.

A partire dall’ottobre del 2015 l’INVALSI produrrà ogni anno un Rapporto nazionale sul sistema scolastico tramite un’analisi approfondita del quadro nazionale con comparazioni internazionali.

Gilda sul SNV: è ‘invalsicentrico’, calato dall’alto

da tuttoscuola.com

Gilda sul SNV: è ‘invalsicentrico’, calato dall’alto

Un primo commento alla direttiva che dà avvio al Sistema Nazionale di Valutazione (SNV), appena firmata dal ministro Giannini, giunge dalla Gilda degli Insegnanti, e si tratta di una bocciatura.

Il sistema prefigurato nella direttiva è definito “Invalsicentrico, calato dall’alto e imposto alle scuole senza alcun coinvolgimento dei docenti e delle organizzazioni sindacali“. “Inoltre – sottolinea Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda – gli ispettori sono troppo pochi per il carico di lavoro da sostenere e mancano le indicazioni relative alla formazione di coloro che si dovranno occupare dell’autovalutazione, della valutazione esterna e della redazione dei piani di miglioramento“.

La Gilda critica l’assenza di risorse destinate al lavoro dei nuclei di valutazione interna e dei docenti che si occuperanno dei piani di miglioramento. “La posizione critica che abbiamo assunto ieri pomeriggio durante l’informativa a viale Trastevere – spiega Di Meglio – è la stessa già espressa in merito al regolamento del luglio 2013 e che è all’origine della direttiva. Al Miur abbiamo chiesto un vero confronto prima dell’emanazione della circolare attuativa per definire alcuni aspetti cruciali e abbiamo rilevato che l’obbligo della pubblicazione dei rapporti di autovalutazione sui siti delle scuole può creare effetti controproducenti per l’intero sistema“.

Infine, conclude il sindacalista, “riteniamo che sarebbe meglio monitorare e analizzare la sperimentazione Vales e rinviare l’avvio del SNV per acquisire tutti gli elementi utili a migliorarne l’attuazione“.

Sembra difficile peraltro, anche alla luce della tempistica serrata che caratterizza il documento governativo ‘La Buona Scuola’, che la richiesta di rinvio avanzata dal sindacato possa essere accolta.

Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 219

Gazzetta Ufficiale

Serie Generale
n. 219 del 20-9-2014

Sommario

DECRETI, DELIBERE E ORDINANZE MINISTERIALI

MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA’ CULTURALI E DEL TURISMO

 

DECRETO 12 settembre 2014


Delega di funzioni al Sottosegretario di Stato On.le Ilaria Carla
Anna Borletti Dell’Acqua Buitoni. (14A07170)

 

 

Pag. 1

 

 

 

DECRETO 12 settembre 2014


Delega di funzioni al Sottosegretario di Stato dott.ssa Francesca
Barracciu. (14A07171)

 

 

Pag. 2

 

 

MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE

 

DECRETO 8 agosto 2014


Assegnazione di risorse per l’accesso alle anticipazioni di
liquidita’ per il pagamento dei debiti degli enti del Servizio
sanitario nazionale certi, liquidi ed esigibili maturati alla data
del 31 dicembre 2013. (14A07175)

 

 

Pag. 3

 

 

MINISTERO DELL’INTERNO

 

DECRETO 17 settembre 2014


Differimento del termine di entrata in vigore del decreto 6 agosto
2014 recante: “Disposizioni sul servizio di salvataggio e antincendio
negli aeroporti ove tale servizio non e’ assicurato dal Corpo
nazionale dei vigili del fuoco e negli eliporti e sul presidio di
primo intervento di soccorso e lotta antincendio negli aeroporti di
aviazione generale, nelle aviosuperfici e nelle elisuperfici”.
(14A07208)

 

 

Pag. 4

 

 

MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

 

PROVVEDIMENTO 3 settembre 2014


Modifica del disciplinare di produzione della denominazione «Fungo di
Borgotaro» registrata in qualita’ di indicazione geografica protetta
in forza al Regolamento (CE) n. 1107/1996 della Commissione del 12
giugno 1996. (14A07167)

 

 

Pag. 5

 

 

 

DECRETO 9 settembre 2014


Modalita’ per l’attuazione delle disposizioni di cui all’articolo 4
del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, recante: «Misure per la
sicurezza alimentare e la produzione della Mozzarella di Bufala
Campana DOP». (14A07172)

 

 

Pag. 8

 

 

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE

 

ORDINANZA DEL CAPO DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE 17 settembre 2014


Ordinanza di protezione civile per favorire e regolare il subentro
della regione Piemonte nelle iniziative finalizzate al superamento
della situazione di criticita’ determinatasi nei giorni dal 27 aprile
al 19 maggio 2013 nel territorio della regione Piemonte. (Ordinanza
n. 191). (14A07174)

 

 

Pag. 19

 

 

ESTRATTI, SUNTI E COMUNICATI

MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA’ CULTURALI E DEL TURISMO

 

COMUNICATO


Avviso concernente la pubblicazione sul sito istituzionale del
decreto 13 maggio 2014, recante: «Approvazione delle linee guida
applicative dell’articolo 182 del Codice dei beni culturali e del
paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e
successive modificazioni, concernente la disciplina transitoria del
conseguimento delle qualifiche di restauratore di beni culturali e di
collaboratore restauratore di beni culturali». (14A07173)

 

 

Pag. 20

 

 

MINISTERO DELLA SALUTE

 

COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Tiamulin HF 125» 125 mg/g. (14A07148)

 

 

Pag. 21

 

 

 

COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
veterinario «Equimoxectin» 18,92 mg/g gel orale per cavalli e ponies.
(14A07149)

 

 

Pag. 21

 

 

 

COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Nobivac Tricat Trio» (14A07150)

 

 

Pag. 21

 

 

 

COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Raldon» (14A07151)

 

 

Pag. 22

 

 

 

COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio dei
medicinali per uso veterinario «Dualmix», «Duorespal Premix»,
«Gammamix», «Trimevet Premix» e «Tyagel Premix 10». (14A07152)

 

 

Pag. 22

 

 

MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

 

COMUNICATO


Domanda di modifica della denominazione «PREKMURSKA GIBANICA»
(14A07166)

 

 

Pag. 22