A scuola di #coding, la programmazione arriva fra i banchi

A scuola di #coding, la programmazione arriva fra i banchi
Iniziativa Miur-Cini. Lezioni e materiali on line sul sito www.programmailfuturo.it 

“La buona scuola” muove i primi passi a partire dal coding. La programmazione informatica arriva infatti fra i banchi grazie alla collaborazione fra il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e il Cini – Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica – che lanciano l’iniziativa “Programma il futuro”, rivolta in particolare agli alunni della primaria.
Alle scuole, come spiega la circolare inviata oggi dal Miur, saranno forniti, a partire da quest’anno scolastico, una serie di strumenti semplici, divertenti e facilmente accessibili per formare gli studenti ai concetti di base dell’informatica e del pensiero computazionale. L’Italia sarà uno dei primi Paesi al mondo a sperimentare l’introduzione strutturale nei propri istituti scolastici di questi contenuti facendo della scuola una leva di innovazione e sviluppo. Il progetto anticipa gli obiettivi del Rapporto “La Buona Scuola”, su cui il governo sta consultando i cittadini sul sito www.labuonascuola.gov.it, che prevede proprio di introdurre il coding nel prossimo triennio.
“Progetti come questo servono a dare ai nostri ragazzi la possibilità di essere non solo consumatori di tecnologia, ma cittadini in grado di applicare il pensiero computazionale per sviluppare contenuti e metodi per risolvere i problemi e cogliere le opportunità che la società è già oggi in grado di offrire”, sottolinea  il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini.

Il #coding fra i banchi
Informazioni e lezioni saranno messe a disposizione sul sito www.programmailfuturo.it, appositamente realizzato per accompagnare e supportare le scuole in questa iniziativa che parte dall’esperienza internazionale code.org. I materiali potranno essere utilizzati da docenti di qualunque materia, non saranno necessarie particolari nozioni o abilità tecniche proprio per rendere questa esperienza accessibile a tutte le classi. Saranno disponibili materiali per un livello base di partecipazione definito “L’Ora del codice” che consentiranno di fare un’ora di avviamento al pensiero computazionale. Una modalità di partecipazione più avanzata, un Corso introduttivo, garantirà ulteriori dieci lezioni che potranno essere svolte nel corso dell’anno scolastico. In tutti e due i casi le lezioni si possono fruire sia on line che off line.

Come e quando partecipare
Per la partecipazione all’iniziativa in ogni scuola dovrà essere individuato un docente referente che avrà il compito di sensibilizzare e individuare tutti i colleghi interessati. Il docente dovrà iscriversi sul sito www.programmailfuturo.it, assicurare che la partecipazione al progetto venga ben inserita nel piano delle attività didattiche della scuola e coinvolgere le classi del proprio istituto. Ogni classe avrà poi un responsabile di progetto. Sul sito ci saranno pagine di aiuto e FAQ per sostenere la partecipazione. In tutto il mondo si stanno organizzando iniziative per creare una comunità di sensibilizzazione sul tema della formazione informatica. In particolare, nella settimana che va dall’8 al 14 dicembre si celebrerà a livello mondiale l’Ora del Codice. Miur e Cini invitano per questo le scuole ad avviare in quel periodo le loro attività  per poi procedere con il livello avanzato nelle settimane successive. Gli istituti che hanno già aderito negli anni scorsi alle iniziative del Piano della Scuola Digitale del MIUR (Scuole 2.0 e Classi 2.0) saranno invitati a partecipare da subito ad una sperimentazione di messa a punto del progetto. La partecipazione a questa sperimentazione è ovviamente aperta a tutti gli istituti scolastici interessati. La sperimentazione avverrà in concomitanza con la Settimana Europea del Codice che si svolgerà dall’11 al 17 ottobre, durante il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea, e offrirà una ricchissima agenda di eventi a carattere locale, nazionale ed internazionale, direttamente fruibili dalle scuole e dai ragazzi. Le scuole che vogliono aderire alla Settimana Europea del Codice (Codeweek) dell’11-17 ottobre possono farlo compilando il modulo all’indirizzo http://codeweek.it/scuole.

Parini non basta

PARINI NON BASTA CI VUOLE ABBADO di Umberto Tenuta

CANTO 261 NON BASTA IL MAESTRO PARINI

NON BASTA UNA MAESTRA

CI VUOLE UN’ORCHESTRA

CRISTOFORO COLOMBO

ALLESSANDRO VOLTA

GUGLIELMO MARCONI

non bastano più.

Anche per un nuovo bottone ci vuole un’equipe.

Un’ÈQUIPE DI DOCENTI a scuola ci vuole!

Ci vuole.

Ma non c’è.

 

Docenti speciali a scuola ci vogliono!

Nessuno sa tutto di tutto!

Ma soprattutto nessuno ama la Poesia e la Geografia.

Nessuno va solo sulla Luna.

Immaginate che il Comandante dell’astronave decida di far tutto da solo!

No, non riuscite a immaginarlo!

Entrano a frotte i docenti nella scuola, ogni mattina.

L’orario è affisso alla bacheca.

Ciascuno l’ha nel suo smartphone.

Io qua, tu là.

Luilà!

Sparsi di qua e di là.

Buongiorno, Ciao, Ti saluto, Bella!

Il Dirigente chiuso, nel SUO UFFICIO, là in fondo!

Berretto in testa, l’Ausiliare sull’attenti, nessuno entri se non ha il Pass.

SILENTIUM.

QUI REGNA IL SILENZIO.

Nessuno parli con gli altri.

Da solo, sì, quando e quanto vuole, ma non con gli altri.

Nelle aule soprattutto!

Carrozze con sei cavalli, ma aule con un solo docente.

Il SABATO DEL VILLAGGIO, nella PRIMA A nella prima ora, nella PRIMA B nella seconda ora, nella PRIMA C nella terza ora, nella PRIMA D nella quarta ora, nella PRIMA E nella quinta ora.

Oh bello, le ore sono finite!

Che sollievo, ora respiro.

Ma la voce se n’è andata, e la causa di servizio è arrivata!

Volevo dire.

Ma nell’auditorium, che tanti euro è costato e resta inutilizzato, non poteva il Docente delle cinque classi spiegare a tutti gli studenti?

Magari col Docente di Musica che creava un sottofondo!

E Quello di Geografia che indicava l’ermo colle.

E Quello di Coreografia che creava una danza struggente.

E Quello di…

Unità della persona umana, Unità del sapere, Unità dell’Infinito che ti scende nel cuore, nell’anima, nella mente, nel corpo.

Orsù, docenti, non squartate questi giovani tenerelli!

Il mesencefalo comunica col diencefalo.

Mica il cervello è a compartimenti stagni!

Solo voi, docenti, siete a compartimenti stagni.

Quanto cammino occorre fare per passare dall’uno all’altro, nell’Università!

Ed anche nella Secondaria.

E persino nella Primaria.

E Tu, Dirigente, esci dal tuo esilio!

Il Capitano dà ordini di qua e di là.

E la nave va.

Va verso la spiaggia dei desideri.

Va verso la spiaggia degli amori.

Mica nell’isola di Sant’Elena!

Chi ha orecchie per sentire ascolti!

Anche la scuola è un’orchestra.

Un’orchestra.

Non tanti suonatori.

Dirigi, tu, Novello Abbado!

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

 

«Ragazzi volate alto!». E Napolitano si toglie la cravatta con gli studenti

da Corriere.it

«Ragazzi volate alto!». E Napolitano si toglie la cravatta con gli studenti

L’augurio del presidente. Il ministro Giannini: «La vostra vogli di apprendere, leva più potente per il Paese». Alunni, insegnanti e famiglie ospiti al Quirinale

di Redazione scuola

Il discorso l’ha scritto, preparato, provato davanti alle sue insegnanti del liceo scientifico «Antonelli» di Novara. L’emozione di trovarsi nel Cortile d’onore del Quirinale, prendere la parola davanti al Capo dello Stato, a una folla di personalità, insegnanti, famiglie e migliaia di coetanei rischiava di farla inciampare. E Anna Pan, 17 anni, occhi a mandorla, sangue cinese nelle vene, inflessione piemontese, non se la sentiva di improvvisare. La studentessa arrivata sesta (ma migliore tra gli europei) all’International Brain Bee, le Olimpiadi delle Neuroscienze, a Washington ha parlato per una trentina di secondi, dando il via alla cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico. Tremila gli studenti, provenienti da tutta Italia.

Il saluto agli studenti

«Look informale» per Giorgio Napolitano alla cerimonia per l’inaugurazione dell’anno scolastico. Alle 17 il «padrone di casa», applaudito dai tremila ragazzi presenti ha fatto il suo ingresso davanti al palco allestito per la cerimonia. Il presidente, in abito blu, ha scelto di non indossare la cravatta. Dopo aver salutato le autorità presenti, tra le quali il presidente del Senato Pietro Grasso e la presidente della Camera Laura Boldrini, Napolitano ha preso posto in prima fila accanto alla signora Clio, entrambi sono stati raggiunti da due ragazzi che hanno donato loro un tricolore, che Napolitano ha usato come fazzoletto da taschino. «Ragazzi volate alto», è stato l’invito del presidente agli studenti. E agli insegnanti ha assicurato: «Crediamo in voi, nel vostro apporto, nel vostro spirito di sacrificio». E poi: «Confidiamo nella chiarificazione e concretizzazione degli impegni annunciati dal governo per il superamento di situazioni ormai insostenibili – ha aggiunto Napolitano – che le politiche del passato non hanno mai risolto».

La levaper uscire dalla crisi

Il ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, ha rivolto saluti e auguri ai ragazzi, agli insegnanti e alle famiglie. Giannini ha ricordato che «l’istruzione è una leva per uscire dalla crisi». «Io non sono il ministro più importante del Governo – ha detto -. Credo però di essere il ministro più fortunato perché la vostra voglia di apprendere e la vostra voglia di insegnare è la leva più potente che il nostro paese ha a disposizione per uscire dalle secche di una crisi drammatica». E ha aggiunto «Noi pensiamo che per ricostruire una buona scuola non basta solo un governo. Ci vuole un paese intero». E parlando del lancio del piano «La buona scuola», ha poi detto: «Vi chiediamo di occuparvi non solo di come voi andate a scuola, ma anche di come va la scuola, di aiutarci a disegnare la scuola così come la vorreste per voi stessi il prossimo anno e per le vostre sorelle e fratelli più piccoli tra qualche anno».

Sul palco

Sul palco, anche il comico Enrico Brignano, il cantante Francesco Renga, il gruppo musicale Dear Jack e alcuni dei ragazzi protagonisti della serie televisiva «Braccialetti Rossi». Tra i campioni dello sport presenti: Arianna Errigo, medaglia d’oro ai mondiali di Kazan nella specialità del fioretto individuale; Rossella Fiamingo, oro nella spada individuale ai mondiali di Kazan; Beatrice «Bebe» Vio, campionessa paralimpica nella scherma; Tania Cagnotto e Francesca Dallapè, oro nei tuffi a Berlino; Libania Grenot, oro nei 400 metri di atletica leggera a Zurigo; Vanessa Ferrari, campionessa europea 2014 nel corpo libero; Jenny Pagliaro, campionessa europea 2014 nei pesi; Daniele Meucci, oro nella maratona a Zurigo; Marco Belinelli, vincitore del titolo National Basketball Association; Armin Zöggeler, bronzo nello slittino a Sochi; Gregorio Paltrinieri, due ori nel nuoto a Berlino; Marco Coluccini, oro nell’arco ai campionati paralimpici. Condotta da Fabrizio Frizzi, la manifestazione è trasmessa in diretta su RaiUno dalle 16.45 alle 18.45.

Nello zaino

Nello zainetto donato ai ragazzi presenti, il tradizionale kit di maglietta, cappellino, tricolore, bandiera dell’Europa e Costituzione (tradotta in più lingue), ma anche «La Buona Scuola», il libro rosso nel quale il governo ha condensato le proprie idee per la scuola del futuro, oltre a due guide con i consigli per i giovani naviganti e i genitori realizzate dal Sic, Safer Internet Centre Italia (Generazioni Connesse), coordinato dal Miur.

Studenti protagonisti

Come ogni anno il ministero dell’Istruzione ha bandito un concorso per la realizzazione di progetti didattici creativi (attraverso l’utilizzo della musica, danza, teatro, arte, moda) su grandi temi come l’educazione alla legalità e alla cittadinanza attiva, l’integrazione, le pari opportunità. Inoltre, quest’anno, in occasione del Semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea, è stato chiesto alle scuole di lavorare anche sul tema dell’Europa vista dalle giovani generazioni. Sono arrivati 1315 progetti e la Rai, in accordo con il Miur, ne ha scelti 11 per la messa in onda del programma «Tutti a scuola». Alla cerimonia erano presenti anche delegazioni di studenti che hanno preso parte a progetti di eccellenza sviluppati grazie ai programmi Comenius ed Erasmus, delegazioni di studenti vincitori dei Giochi Sportivi Studenteschi, i vincitori della Gara internazionale di Robotica «RoboCup 2014» e delegazioni di studenti che si sono distinti nelle olimpiadi studentesche. Alla cerimonia hanno partecipato anche le Consulte Provinciali degli Studenti, l’organismo istituzionale di rappresentanza studentesca diffuse in tutto il territorio.

3.000 studenti al Quirinale per l’inaugurazione dell’anno scolastico

da La Stampa

3.000 studenti al Quirinale per l’inaugurazione dell’anno scolastico

A tutti i ragazzi uno zainetto con il rapporto “La Buona Scuola” e due guide sulla sicurezza del web per genitori e figli
roma

Saranno circa tremila gli studenti, provenienti da tutta Italia, che questo pomeriggio affolleranno il Cortile d’Onore del Quirinale per la tradizione cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico.

 

Sarà rappresentato tutto il mondo della scuola e, inoltre, parteciperanno anche le Consulte Provinciali degli Studenti che sono l’organismo istituzionale di rappresentanza studentesca su base provinciale diffuse in tutto il territorio nazionale (due studenti per ogni istituto secondario superiore della provincia, eletti direttamente dai loro compagni di scuola).

 

Nello zainetto che verrà donato agli studenti presenti, i ragazzi troveranno oltre alla maglietta e il cappellino “Tutti a scuola”, il Tricolore e la Bandiera dell’Europa e la Costituzione della Repubblica Italiana (edizione multilingue) realizzata dal Miur, anche una Guida del Quirinale e del Miur e «La Buona Scuola»: il Rapporto che il governo ha prodotto sulla scuola per disegnare quella del futuro.

 

Ci saranno poi e due guide con i consigli per i giovani naviganti e i genitori realizzate dal Sic, Safer Internet Centre Italia (Generazioni Connesse), coordinato dal Miur.

 

Come ogni anno il ministero dell’Istruzione ha bandito un concorso per la realizzazione di progetti didattici creativi. Come ogni anno la Direzione Generale per lo studente del Miur ha indetto un Bando di concorso per tutte le scuole italiane per la realizzazione di progetti didattici creativi (attraverso l’utilizzo della musica, danza, teatro, arte, moda) sui grandi temi della partecipazione degli studenti e delle famiglie alla vita della scuola, dell’educazione alla legalità e alla cittadinanza attiva, dell’intercultura, dell’integrazione e delle pari opportunità.

 

Inoltre, quest’anno, in occasione del Semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea, è stato chiesto alle scuole di lavorare anche sul tema dell’Europa vista dalle giovani generazioni.Sono arrivati 1315 progetti e ne sono stati selezionati 100 di significativo rilievo anche grazie alla collaborazione di tutti gli Uffici scolastici regionali. La Rai in accordo con il Miur ne ha scelti 11 per la messa in onda del programma “Tutti a scuola”. Si sono scelti progetti provenienti da differenti parti d’Italia per assicurare una rappresentanza di tutti le Regioni. Particolare evidenza è stata data alle scuole che hanno lavorato, con i loro progetti e attività didattiche, ad approfondire la storia dell’Europa e ad alimentare il senso di cittadinanza europea per le giovani generazioni.

 

Saranno, inoltre, presenti delegazioni di studenti che hanno preso parte a progetti di eccellenza sviluppati grazie ai programmi Comenius ed Erasmus. I progetti restanti saranno usati e presentati in altre manifestazioni e occasioni pubbliche per valorizzare il lavoro svolto da centinai di studenti e docenti che hanno aderito al concorso.

Valutazione, ora si fa sul serio

da ItaliaOggi

Valutazione, ora si fa sul serio

A ottobre il format per le autoanalisi, a luglio il rapporto on line. I sindacati non ci stanno

Giorgio Candeloro

Sulla valutazione degli istituti scolastici ora si fa sul serio. Il Miur ha pubblicato nei giorni scorsi, a firma del ministro Giannini, la direttiva per l’avvio del sistema nazionale unitario di valutazione, di cui nel documento si definiscono le priorità strategiche (si vedano le anticipazioni di ItaliaOggi di giovedì scorso). Le finalità del sistema sono sempre le stesse, quelle da tempo sbandierate anche da governi e ministri precedenti; la novità consiste nel fatto che sono state indicate le incombenze dei singoli istituti, il ruolo dell’Invalsi e, soprattutto, è stata definita una timeline precisa con uno scadenzario che porterà a regime il sistema entro il prossimo triennio e le cui tappe iniziali sono previste già nei primi giorni del prossimo mese di ottobre.

La valutazione sarà finalizzata al miglioramento della qualità dell’offerta formativa e punterà innanzi tutto, almeno nelle intenzioni, alla riduzione della dispersione e dell’insuccesso scolastici –vecchio pallino del premier Renzi- alla riduzione delle differenze tra scuole e aree del paese nei livelli di apprendimento degli studenti, al rafforzamento delle competenze di base e alla valorizzazione degli esiti dei ragazzi a distanza di tempo, con particolare attenzione ai rapporti con l’università e con il mondo del lavoro.

Qual saranno gli obblighi degli istituti nel favorire questo processo? Innanzi tutto essi dovranno prestare particolare attenzione alla somministrazione dei test Invalsi, senza più indulgenze nei confronti di boicottaggi e proteste da parte di studenti o docenti, visto che queste prove diverranno sempre più il vero architrave del sistema nazionale di valutazione. L’istituto sosterrà i processi di autovalutazione delle scuole tramite la fornitura di strumenti di analisi dei dati resi (obbligatoriamente) disponibili dagli istituti stessi, ma anche di quelli tratti dal sistema informativo del ministero e dalle rilevazioni nazionali e internazionali degli apprendimenti, definendo così un quadro di riferimento con indicatori comparabili per l’elaborazione (anch’essa obbligatoria entro il luglio 2015) dei rapporti di autovalutazione, il cui format sarà disponibile per le scuole entro un mese circa. Inoltre l’Invalsi si doterà nei prossimi mesi di una piattaforma operativa unitaria per coordinare efficacemente il flusso delle informazioni proveniente dalle varie fonti, che sarà elaborato dai servizi informativi del Miur.

Ma la vera novità per le scuole consiste nel fatto che non si parla più di sola autovalutazione. Anzi. Entro il marzo prossimo saranno stabiliti i protocolli di valutazione degli istituti, basati soprattutto su una analisi oggettiva dei livelli di apprendimento degli studenti; quindi saranno stabiliti gli indicatori di efficienza ed efficacia del servizio offerto all’utenza. A regime le scuole che non saranno «in regola» verranno sottoposte a verifica esterna da parte di nuclei di valutazione costituiti da ispettori e dirigenti tecnici provenienti da regioni diverse da quelle dove si trovano gli istituti da passare sotto la lente di ingrandimento dei controlli. Per il prossimo triennio le scuole da monitorare saranno circa il 10% del totale per ciascun anno scolastico, il 7% delle quali individuate in base agli indicatori Invalsi e il resto mediante sorteggio casuale.La pubblicazione on line del rapporto di autovalutazione ogni luglio consentirà un confronto tra istituti.

E i dirigenti scolastici dei singoli istituti saranno anch’essi valutati? Ed eventualmente su criteri puramente amministrativi oppure in base al successo scolastico dei loro alunni, in gran parte determinato dal lavoro dei docenti? Su questo punto la direttiva si limita a ricordare che entro dicembre prossimo saranno definiti anche gli indicatori per la valutazione della dirigenza a seguito di un confronto con le organizzazioni sindacali. A viale Trastevere, però, i rumors lasciano intendere che gli ex presidi saranno valutati con ogni probabilità per mezzo di indicatori basati sulle competenze degli alunni e anche sull’operato dei docenti.

Intanto però le reazioni dei sindacati della scuola sulla nuova valutazione sono tutte di segno negativo. Durissima in particolare la Flc-Cgil che ribadisce la sua «radicale contrarietà al nuovo modello di sistema nazionale di valutazione, stigmatizzando la mancanza di discussione preventiva e di confronto con i sindacati e la centralità che in essa viene riservata alle prove Invalsi. Il sindacato di Corso d’Italia non esclude l’ipotesi di impugnazione della direttiva. Negativo anche il giudizio della Cisl scuola, che, oltre a lamentare anch’essa il fatto che la direttiva è stata presentata ai sindacati come immodificabile, evidenzia «l’assenza di gradualità nell’impostazione di un processo ampio e complesso che aggraverà il carico di lavoro di docenti e dirigenti in mancanza di adeguate retribuzioni». Dura la Uil, che definisce senza mezzi termini «zoppo e senza risorse»il nuovo sistema di valutazione, denunciando il fatto che esso impone ai docenti e ai dirigenti nuove incombenze a retribuzioni ferme e promette di inserire il tema nella mobilitazione autunnale che i sindacati hanno in programma. Molto critici nei confronti di un sistema definito «invalsicentrico»e burocratizzato anche la Gilda e gli altri sindacati autonomi. Lo Snals-Confsal evidenzia come, al di là della forma, per cui le direttive sono prima pubblicate sui siti e poi discusse con i sindacati, «le innovazioni possono essere effettuate soltanto con stanziamento di adeguate risorse, che in questo caso non ci sono». C’è da scommettere che anche sulla valutazione tra sindacati e governo sarà aspra.

Il Miur promette 7.733 Scuolebelle entro il 2014 Ma le classi pollaio rischiano di restare

da ItaliaOggi

Il Miur promette 7.733 Scuolebelle entro il 2014 Ma le classi pollaio rischiano di restare

La programmazione degli interventi e i bisogni di studenti e docenti

Franco Bastianini

Ha mosso i primi passi il piano per l’edilizia scolastica predisposto dal governo Renzi. Tra i filoni di cui si compone il piano, progetto «Scuolebelle», «Scuolesicure», «Nuovi edifici scolastici», è il primo quello che è in via di realizzazione. Il progetto consiste soprattutto nell’assicurare agli edifici scolastici servizi aggiuntivi di manutenzione ordinaria quali, ad esempio, il rifacimento di intonaci e la tinteggiatura delle parti interne ed esterne degli edifici, la cancellazione di scritte o segni sulle pareti e sugli infissi con vernici smalto o cementite. Tra i servizi aggiuntivi il progetto enuclea anche la manutenzione, il montaggio, lo smontaggio e la riparazione delle attrezzature funzionali agli spazi sportivi o ludico ricreativi.

Le somme finanziate dal governo per quel progetto ammontano a quattrocentocinquanta milioni di euro da utilizzare nel periodo dall’1/7/2014 al 30/3/2016. Tali somme dovranno servire prioritariamente per l’acquisto di servizi messi a disposizione delle ditte che si sono aggiudicate gli appalti di pulizie delle scuole e che, attraverso stanziamenti aggiuntivi potranno contemporaneamente garantire sia la continuità lavorativa degli oltre undicimila ex lavoratori socialmente utili, che la fornitura dei servizi aggiuntivi di manutenzione ordinaria degli edifici scolastici in cui tali ditte operano utilizzando appunto ex lavoratori socialmente utili.

Per il solo 2014 il progetto prevede oltre 7.700 interventi di piccola manutenzione, decoro e ripristino funzionale dei locali scolastici, con un impegno finanziario complessivo di 150 milioni di euro direttamente finanziato dal ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca.Un comunicato del ministro Giannini, datato 16 settembre 2014, ha fatto il punto dello stato dell’arte scuola per scuola. Si apprende infatti che sono stati 918 gli interventi iniziati e conclusi nei mesi di luglio e di agosto, il maggior numero dei quali si è avuto in istituti scolastici pugliesi, calabresi e abruzzesi. Altri 3.585 interventi sono in corso di realizzazione e saranno conclusi entro questo mese di settembre (nel Lazio e in Campania si registra il maggior numero di interventi). Ulteriori 3.230 interventi saranno eseguiti tra ottobre e dicembre soprattutto in edifici scolastici della Campania, della Calabria, della Puglia e della Sicilia.

È possibile dunque che i 7.733 edifici scolastici sottoposti entro dicembre ad uno specifico maquillage possano vantarsi di essere scuole belle. Ma lo sono anche sicure e prive di classi pollaio? La domanda non è retorica ma scaturisce delle sempre più frequenti notizie di incidenti verificatisi in edifici scolatici di ogni parte d’Italia e di presenza di classi pollaio. Una risposta appare, a bocce ferme, negativa.

L’esecuzione di quanto prevede il progetto «Scuolesicure», progetto che può contare su un finanziamento di 400 milioni di euro, sembra infatti iniziare molto a rilento. Lo conferma proprio il comunicato stampa ministeriale che in tema si limita a riferire che a tal fine alcune amministrazioni comunali avrebbero già avviato gli interventi e che altri cantieri dovrebbero partire nelle prossime settimane. Ad aumentare il timore di ritardi è anche la comunicazione inviata ai sindaci e ai presidenti delle province con la quale viene loro ricordato che il 31 dicembre prossimo scade il termine per poter affidare le opere incluse appunto nel progetto scuole sicure.

Per quanto riguarda infine il progetto «Nuovi edifici scolastici», progetto che costituisce il terzo filone del piano dell’edilizia scolastica, il comunicato stampa ministeriale si limita a riferire che nei prossimi giorni sarà diffuso lo stato dei progetti che saranno realizzati grazie allo sblocco di patto.

Un modo, forse, per rinviare, a data da destinarsi, la posa della prima pietra per la costruzione di nuovi edifici, possibilmente con aule che non consentano più la formazione di classi pollaio. Una volta pronte le aule, poi, saranno necessari i relativi docenti. E per questo una prima risposta sia vrà non prima di settembre 2015, quando dovrebbe andare a compimento il piano di assunzioni del governo. Allora si vedrà se le 150mila assunzioni di docenti, di cui 80 mila solo nella primaria, eviteranno le forzature di classi a volte con 30 alunni.

Niente licei di 4 anni? Così il Miur si opporrà

da ItaliaOggi

Niente licei di 4 anni? Così il Miur si opporrà

La difesa del ministero: il parere del Cnpi non c’è più. E le sperimentazioni…

Carlo Forte

La secondaria di II grado in 4 anni non s’ha da fare. Manca la copertura normativa. E anche se vi fosse, prima di partire bisognerebbe comunque assumere il parere del Consiglio nazionale della pubblica istruzione. Così il Tar del Lazio in una sentenza emessa il 19 settembre scorso ( r.g. 1268 del 2014) a seguito di ricorso della Flc-Cgil. Ma il ministero dell’istruzione non ci sta ed è già pronto a impugnare la sentenza davanti al Consiglio di stato. Secondo il dicastero di viale Trastevere, il parere del Cnpi non è più previsto in base all’articolo 23-quinquies del decreto-legge 90 del 2014, il quale stabilisce che, nelle more della ricostituzione dell’organo collegiale nazionale, il parere «non è dovuto». Le critiche del Tar, però, non si esauriscono sulla questione del parere del Cnpi.

Secondo i giudici amministrativi (la sentenza è disponibile sul sito www.italiaoggi.it/documenti), infatti, rimarrebbe il dubbio di legittimità sul percorso abbreviato, che determinerebbe discriminazioni ai danni di tutti gli altri studenti che, per prendere il diploma, hanno dovuto sostenere un corso quinquennale. Pazienza se in Europa lo fanno in 4 anni. E in più non si sa nemmeno bene se alla fine il titolo avrebbe valore legale oppure no. Ma anche su questo viale Trastevere non è d’accordo. Secondo il ministero, infatti, il decreto del presidente della repubblica 275 del 1999 prevede la possibilità per le scuole di attivare progetti innovativi che incidono anche sulla durata degli ordinamenti. Si tratta, quindi, di percorsi sperimentali, che di per sé si diversificano da quelli ordinari. Resta il fatto, però, che le sentenze dei Tar sono immediatamente esecutive. E dunque, allo stato attuale, la situazione è questa: il Tar ha cancellato con un colpo di spugna i decreti con i quali il dicastero di viale Trastevere aveva autorizzato la sperimentazione del percorso quadriennale in 4 istituti superiori: il liceo ginnasio statale Quinto Orazio Flacco di Bari, l’istituto di istruzione superiore Ettore Maiorana di Brindisi, l’istituto tecnico Enrico Tosi di Busto Arsizio e l’istituto superiore Carlo Anti di Verona. E dunque, i provvedimenti non dispiegano più effetti, salvo non vi sia richiesta di sospensiva (circostanza probabile) da parte del Miur.

Si tratta, in particolare dei decreti n. 902 e 904 del 5 novembre 2013. Che autorizzano a decorrere dall’anno scolastico 2014/2015 una sperimentazione «che prevede l’abbreviazione del percorso di studi da cinque a quattro annualità» solamente in riferimento a talune scuole. A sostegno della decisione i giudici amministrativi hanno prima spiegato che il parere del consiglio nazionale della pubblica istruzione andava comunque acquisito. Tanto più che su questo l’orientamento della giurisprudenza è ormai univoco. Ma i giudici hanno comunque ritenuto di andare oltre, spiegando che la motivazione addotta dal ministero all’atto dell’emanazione dei decreti (adeguare la durata dei percorsi di istruzione agli standard europei) «in assenza del parere del Cnpi che coniughi l’autonomia delle istituzioni scolastiche e la loro modifica ordinamentale con i bisogni del territorio», si legge nella sentenza, «l’adeguamento agli standard europei appare costituire piuttosto una motivazione superficiale ed insufficiente a giustificare l’abbreviazione di un anno».

In più, il collegio ha fatto presente che questa motivazione, senza una chiara specificazione circa il valore legale del titolo di studio conseguibile al termine del quadriennio di sperimentazione e senza indicazioni circa la sua spendibilità nel mondo del lavoro o per il prosieguo degli studi universitari «appare creare realmente quella sperequazione temuta dalla ricorrente organizzazione sindacale rispetto a coloro che effettuano il corso di studi quinquennale, come si è verificato in occasione di altre sperimentazioni».

Professionali e tecnici, dopo grandi annunci la Buona scuola li ha dimenticati

da ItaliaOggi

Professionali e tecnici, dopo grandi annunci la Buona scuola li ha dimenticati

Non ci sarà la revisione degli ordinamenti, nessun recupero delle materie tagliate

Roberto Pellegatta

Durante la conferenza stampa al Meeting di Rimini, il ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, esplicitamente interpellato sull’intenzione di attuare la verifica della riforma Gelmini, espresse un chiaro diniego: «Di ordinamenti non ci vogliamo occupare!». La stessa risposta negativa è stata data alla richiesta relativa alla riduzione di un anno da più parti proposta per il secondo ciclo.

Eppure il documento sulla “Buona scuola” vorrebbe «mettere definitivamente a sistema la formazione professionale nel sistema di istruzione», affrontando il nodo che, da Profumo in poi, neppure il riordino Gelmini aveva risolto: avviare un moderno ordinamento per tutto il canale dei percorsi di studio in preparazione al mondo del lavoro, risolvendo il mancato e organico coordinamento tra l’istruzione tecnica, l’istruzione professionale, la formazione professionale regionale ed il mondo del lavoro.

Dunque, quanto previsto dal c. 3 dell’art. 7 dei dpr 87 e 88 del 2010, non si farà. Con l’anno scolastico 2014/15 il riordino della scuola secondaria di II grado entrerà a regime su tutte le classi. Anche il D.L. 104/2013, convertito nella L. 128/2013, aveva fissato per febbraio 2014 l’inizio del monitoraggio e della valutazione dei sistemi di istruzione professionale, tecnica e liceale finalizzati anche alla ridefinizione degli indirizzi, dei profili e dei quadri orari previsti dai relativi percorsi di studio. Monitoraggio e valutazione avrebbero dovuto concludersi entro 12 mesi (febbraio 2015).

Quindi il Parlamento (oltre a Invalsi, Indire e Isfol) non verranno chiamati a valutare, dopo ben più dei tre anni previsti, gli esiti dei nuovi Istituti Professionali e Tecnici nati nel 2010. Nel frattempo continuiamo a registrare segnali di perdita di competitività del sistema economico e di crisi del sistema di istruzione nazionale. I confronti di Education at Glance ci ricordano che le risorse globali per la scuola italiana sono simili a quelle degli altri paesi europei (3,5% del Pil), o addirittura più alte (spesa per studente), mostrando che alcuni paesi sembrano raggiungere risultati migliori spendendo molto meno degli altri. «Il vero problema del nostro paese – ha sostenuto Attilio Oliva, presidente Treeellle- è che spendiamo male, non che spendiamo poco», cioè la spesa non è correlata ad una chiara scelta di sistema, che neppure il riordino del 2010 ha fatto.

Eppure in questi tre anni sono cresciuti tanti spezzoni finalizzati al recupero del ritardo formativo verso il lavoro: l’alternanza è (volotaristicamnente) aumentata; sono nati gli Its; è aumentato il numero degli Ifts; si sono avviati tentativi (scoordinati) per recuperare l’assenza dell’apprendistato. Così come è fortemente cresciuto il canale formativo regionale giungendo oggi a coinvolgere l’11% dei giovani dell’istruzione secondaria di secondo grado.Mentre il documento governativo sulla Buona scuola riconosce che l’attuale riordino del secondo ciclo «è in corso di digestione» perché «non è ancora arrivato alla sua piena realizzazione» che avrà una sua verifica al termine di quest’anno scolastico con «la prima maturità dei nuovi indirizzi», contemporaneamente, però, sostiene che l’attuale sistema non deve essere modificato. Ma lo stesso documento nel capitolo seguente, occupandosi della grave situazione dei rapporti tra scuola e lavoro, implicitamente riconosce che la soluzione data all’istruzione tecnica e professionale ha lasciato gravi lacune.

Peccato che nelle proposte avanzate poi non si tenga in nessun conto di quelle scelte del riordino Gelmini che hanno causato queste lacune: forte riduzione delle ore di laboratorio e degli insegnanti tecnico-pratici (le une e gli altri pressoché spariti nei tecnici); mancato avvio del sistema formativo in apprendistato per l’adempimento dell’obbligo; pratica abolizione (nonostante gli enunciati dei regolamenti) di un inserimento delle attività di lavoro nel percorso scolastico; assenza di un quadro normativo che incoraggi le imprese a lavorare con la formazione. Il tutto mentre il documento conferma (nel caso della geografia) o sostiene (nel caso della musica, della storia dell’arte, della filosofia) un aumento di materie e di ore dilezione, dimenticando la cultura tecnica e professionale.

Napolitano: ragazzi, l’Europa è il vostro futuro. Poi si rivolge ai prof

da La Tecnica della Scuola

Napolitano: ragazzi, l’Europa è il vostro futuro. Poi si rivolge ai prof

Lo ha detto il Capo dello Stato nel corso della cerimonia di apertura dell’anno scolastico, tenuta al Quirinale: per uscire dalla crisi non ci si chiuda nei vecchi recinti nazionali e basta sbraitare contro l’Europa. Un riferimento anche i docenti: il Governo vi conceda quello che gli altri in passato non vi hanno mai dato, valorizzando i vostri sacrifici.

Per uscire dalla crisi non ci ci deve chiudere nei conservatorismi, non ci si chiuda nei vecchi recinti nazionali e sbraitare contro l’Europa. A dirlo è stato il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, nel corso della cerimonia di apertura dell’anno scolastico, tenuta al Quirinale nel pomeriggio del 22 settembre.

Il presidente, visibilmente commosso e accolto da calorosi applausi prima, durante e dopo il suo discorso, ha ricordato anche il centenario dalla prima guerra mondiale, con le sue “sofferenze inaudite” che costò alo polo italiano.

Napolitano si è rivolto poi agli insegnanti: “crediamo in voi – ha detto – nel vostro apporto, nel vostro spirito di sacrificio. E confidiamo nelle chiarificazione è concretizzazione degli impegni annunciati dal governo per il superamento di situazioni ormai insostenibili, che le politiche del passato non hanno mai risolto”.

Citando un passaggio del discorso di poco prima del ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, il Capo dello Stato ha auspicato che alla consultazione su “La buona scuola” “partecipi il più gran numero di voci rappresentative del mondo della scuola e dell’intera società italiana”, il presidente della Repubblica – accolto, come sempre, con grande calore dal pubblico presente – ha sottolineato che “non c’è nulla di più gratificante e importante del dedicarsi a rendere migliore la nostra scuola”.

Al termine della cerimonia, il Cortile del Quirinale è di nuovo diventato teatro dell’affetto per il presidente da parte dei 3mila alunni partecipanti: tanti di loro lo hanno accerchiato, “costringendo” Napolitano a procedere lentamente e con una certa commozione verso le stanze. Forse perchè questo suo nono anno ad aprire la scuola potrebbe davvero essere stato l’ultimo.

Stress da rientro? Chissà se anche i prof ne risentono?

da La Tecnica della Scuola

Stress da rientro? Chissà se anche i prof ne risentono?

 

L’ansia da rientro a scuola, secondo un sondaggio di Skuola.net, riguarda 1 studente su 5 di chi frequenta le scuole medie e di 1 su 3 dei ragazzi del biennio delle superiori, mentre colpirebbe il 50% degli alunni del triennio. E per quanto riguarda i prof? aspettiamo l’esito del nostro sondaggio

Subito dopo avere pubblicato sul nostro portale questo sondaggio del sito degli studenti, sulla nostra pagina Facebook si è aperto un robusto e complesso dibattito fra i nostri lettori, variegato, bisogna dire, e contrastante. Alcuno nostri lettori si sono pure inerpicati nei versanti della spiegazione sociologica, asserendo che il problema riguarda tutti gli ambiti lavorativi e che si faceva troppo caso all’ansia degli alunni, eccessivamente coccolati e vezzeggiati, sia dai media, e sia dalle famiglie. Altri, in contrappunto, accusavano i media di trascurare invece le ansie dei prof al loro primo ingresso in talune “gabbie” di scuole di periferia e di frontiera, dimenticando però di riflettere sul fatto che i ragazzi, essendo in età evolutiva, occorrono di un occhio di riguardo e con la differenza che se lo stress delle persone adulte, e dei docenti in particolare, deve essere gestito, anche perché, se è del tutto ingestibile, ci si può sempre rifiutare di fare l’insegnante, al contrario degli alunni. Per loro infatti la faccenda è diversa, sia perché hanno l’obbligo dell’istruzione, e sia perché vengono a scuola anche per educarsi alla cittadinanza e alla convivenza con l’altro da sè.

Questa riflessione però non toglie al nostro interesse, e quindi al nostro sito, che da sempre ha affrontato i problemi della scuola, di capire più a fondo lo stato d’animo dei prof al loro rientro a scuola dopo la pausa estiva, ben consapevoli che l’ansia si affaccia, volendo o no, appena si entra in classe, e se soprattutto è una classe nuova, ma anche mettendo piede a scuola, pensando ai colleghi con cui si sono trascorsi altri anni insieme (sono cambiati, mi accetteranno come prima, si sono fatti travolgere da altri interessi ecc.) o  pensando alle nuove “reclute”, forse più aggressive, forse più capaci di gestire la mia stessa classe, forse anche più preparati ecc.

Normale amministrazione, vorremmo dire, e senza creare altra ansia e altre aspettative, insieme al luogo comune secondo cui i prof, per il mestiere che fanno, sarebbero una sorta di supereroi pronti ad affrontare qualunque problematicità e qualunque difficoltà.

Siamo profondamente consapevoli che i docenti, come ogni singolo pezzo di umanità, si porta appresso tutte le ansie e le asperità che affliggono tutti indistintamente nel nostro universo, alto e crudele, diceva il poeta: dalle cambiali ai rapporti con la famiglia, dalle incomprensioni con gli amici alle diffidenze col dirigente, dai mutui alle tasse, comprese talvolta pure i salti mortali per coprire scappatelle.

Allora, supereroi? Ma neanche per sogno. Homo sum, humani nihil a me alienum puto, diceva Terenzio. E non è forse così?

Corso di formazione di base per l’insegnamento ai disabili visivi

Corso di formazione di base per l’insegnamento ai disabili visivi: “Elementi di tiflopedagogia e tiflodidattica per una didattica inclusiva nell’insegnamento agli allievi con disabilità visiva”, 3 novembre 2014/15 gennaio 2015.

http://www.irifor.eu/comunicato-n-162014-attivita-formative-anno-2014-corso-formazione-base-per-linsegnamento-disabili-visivi-elementi-tiflopedagogia-tiflodidattica-per-d/

M. Bozza, Gli aquilotti non volano

Michele Bozza, Gli aquilotti non volano
esperienze ed esternazioni di un maestro artigiano
editrice Youcanprint, Tricase, (Le)

di Roberto Sacchetti

 

bozzaÈ il saggio di Michele Bozza, già maestro di scuola primaria, operatore psicopedagogico e docente di esercitazione didattica nei trascorsi istituti magistrali.

 

L’autore, attraverso la metafora degli aquilotti che non spiccano il volo, afferma che la scuola primaria è in una condizione sofferente, tanto da essere inutile, se non diseducativa.

Insegnare a ogni singolo bambino contenuti culturali tratti dalla sua esperienza, seguendo modo e tempi corrispondenti alla sua psicologia di apprendimento, sono alcuni principi normativi che l’insegnante ha l’obbligo di osservare nella sua azione didattica. Essi sono ignorati e sostituiti da un insegnamento programmato, insignificante, che si basa sulle capacità di apprendimento di un alunno di media capacità, annoiando i più dotati e mortificando i meno pronti, dichiarati affetti da disturbi di apprendimento.

Il progetto educativo che gli insegnanti elaborano è carente di congruità, formazione. Esso è possibile soltanto se si segue il percorso di sviluppo delle esperienze del bambino, con l’adulto che interviene in funzione di facilitatore.

Basta un solo insegnante, afferma l’autore.

Lo Stato, spinto dalle associazioni di categoria e con il compiacimento dei governi, continua a immettere nella scuola primaria docenti senza alcun progetto educativo credibile, fattibile, come se la scuola primaria fosse una istituzione per il collocamento.

È impossibile che un numero esagerato di docenti, fino a raggiungere il numero di nove, possa coinvolgere il bambino e porlo in una condizione di apprendimento significativo, formativo. In tanti, essi si dividono le discipline, pur non essendo abilitati a insegnarle.

Il bambino non ha bisogno delle discipline. Queste sono il punto di arrivo e non di partenza. Il bambino non è maturo per questo tipo di insegnamento. Ha bisogno di esplorare, fare, scoprire, ricercare per maturare le sue esperienze. È un costruttivista prima di essere logico. È pronto ad acquisire i contenuti disciplinari intorno all’età di undici anni, soltanto dopo aver compiuto queste esperienze esplorative.

Il bambino è costretto a eseguire compiti che non vuole fare. Nella maggior parte delle ore, è impegnato nelle esercitazioni di grammatica e aritmetica, inutili, valide soltanto come esercizi di memorizzazione, a fronte dello scambio comunicativo nelle relazioni con i coetanei e gli adulti, e delle esperienze quotidiane ricche di stimoli per lo sviluppo della logica.

Le modalità di insegnamento sono il silenzio, l’immobilità e l’esecuzione di schede imposte, preconfezionate, che l’editoria professionale sforna a scopi commerciali.

Povero bambino! È sottoposto a un calvario.

La sua croce è la cartella, del peso da quattro a otto chilogrammi, prima di raggiungere il golgota, piena di quadernoni, libri e arnesi per scrivere e disegnare.

L’autore ha piena convinzione che l’istruzione e l’educazione non siano il risultato della scolarizzazione. Il bambino impara al di fuori della scuola. Gli è connaturale il bisogno di apprendere.

Il percorso risiede nel bambino stesso. Fatto di curiosità, interesse, riflessione, domande, e non di contenuti programmati. Per attraversarlo, ha bisogno di essere libero.

Molte famiglie, dal 5% di quelle italiane al 25% di quelle statunitensi, raccolgono la sfida seguendo il modello di educazione familiare o quello di non-scuola, che lascia libero il bambino nel suo percorso naturale di apprendimento.

 

Il saggio è rivolto

  • agli insegnanti, al fine di riflettere sul loro modo di insegnare;
  • ai genitori degli alunni, per rendersi consapevoli di quanto la scuola dei figli sia perdita di tempo, sacrificante, mortificante, se non addirittura dannosa, specialmente quando li dichiara affetti da disturbi riguardanti il comportamento o le capacità di apprendimento;
  • ai docenti di scienze della formazione primaria, convinti che la preparazione dei futuri docenti possa avvenire con l’insegnamento di teorie;
  • ai responsabili del tirocinio, per stimolarli a creare classi-pilota, monoclassi o, meglio, pluriclassi che consentono relazioni tra gli alunni di diversa età, in cui i tirocinanti siano protagonisti;
  • agli studenti, che dovrebbero contestare, rompere quel contratto accademico di fiducia, scontato, sottaciuto, e richiedere una preparazione professionale valida per insegnare.

Giannini: necessaria la scuola per uscire dalla crisi e basta col precariato endemico

da La Tecnica della Scuola

Giannini: necessaria la scuola per uscire dalla crisi e basta col precariato endemico

Sono i passaggi più importanti del discorso del ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, rilasciato dal palco del Cortile del Quirinale, in occasione della presentazione del nuovo anno scolastico. Sui docenti: non possiamo trasformare in una guerra tra poveri le attese stipendiali e di carriera di una forza così importante per il Paese

La scuola come leva potente, la più potente, per uscire della crisi, il precariato endemico, l’articolo 3 della Costituzione. Sono i passaggi più importanti del discorso del ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, rilasciato dal palco del Cortile del Quirinale, in occasione della presentazione del nuovo anno scolastico.
Il responsabile del Miur ha detto di non essere il Ministro più importante, ma sicuramente “il più fortunato”. Quello a capo di un folto nucleo di ragazzi, i giovani italiani, con tanta “voglia di apprendere”. Ma anche tanti docenti “con voglia di insegnare”: assieme, alunni e docenti, rappresentano “la leva più potente che il nostro Paese ha a disposizione per uscire dalle secche di una crisi drammatica”.
Giannini si è rivolto ancora agli insegnanti, “il più grande esercito europeo che lavora in pace”, ha tenuto a dire il Ministro, ricordando anche che proprio cento anni fa prendeva il via il primo conflitto mondiale. E sempre sui docenti, Giannini ha sottolineato che “non possiamo trasformare in una guerra tra poveri le attese stipendiali e di carriera di una forza così importante per il Paese. Una forza lacerata dal precariato endemico e dal rischio della rassegnazione”.
Non poteva mancare il riferimento alla ‘Buona Scuola’, per la cui realizzazione é stato scelto “un metodo aperto”. Giannini ha detto che con le linee guida si vogliono potenziare, in particolare, alcuni principi: l’alternanza scuola-lavoro, l’apprendimento delle lingue, la musica, la storia dell’arte, lo sport e la scuola digitale.

Assenze ingiustificate o prive di valida giustificazione

da La Tecnica della Scuola

Assenze ingiustificate o prive di valida giustificazione

L.L.

L’U.s.r. per il Piemonte spiega quali sono le corrette procedure da adottare e le sanzioni disciplinari previste per docenti e personale Ata in applicazione del nuovo art. 55 quater, comma 1, lett. b) del d. lgs. 165/2001, introdotto dal d.lgs. 150/2009

Con la contrattualizzazione del rapporto di pubblico impiego e la successiva entrata in vigore del d.lgs. 150/2009, che ha introdotto l’art. 55 quater, comma 1, lett. b) del d. lgs. 165/2001, l’assenza priva di valida giustificazione costituisce illecito disciplinare sanzionabile con il licenziamento con preavviso qualora ricorrano i seguenti presupposti:

  • assenza priva di valida giustificazione per un numero di giorni, anche non continuativi, superiore a tre nell’arco di un biennio;
  • assenza priva di valida giustificazione per non più di sette giorni, nel corso degli ultimi dieci anni;
  • mancata ripresa del servizio, in caso di assenza ingiustificata, entro il termine fissato dall’amministrazione.

Lo ha ricordato recentemente l’Us.r. per il Piemonte, fornendo chiarimenti in merito alle procedure da adottare in caso di assenza ingiustificata o priva di valida giustificazione del personale docente ed amministrativo, tecnico e ausiliario.

Il decreto 150 è una norma imperativa, che quindi sostituisce le clausole contrattuali difformi ed abroga implicitamente le leggi e le altre norme di rango primario nella parte in cui si pongano in contrasto con la stessa.

Questo significa che quando ricorrono le suddette ipotesi, per il personale Ata non trovano più applicazione i commi 6 e 7 dell’art. 95 CCNL 2006/2009, ma si applicherà quanto previsto dall’art. 55 quater, comma 1, lett. b) del d. lgs. 165/2001. Resta vigente il CCNL, in particolare l’art. 95, comma 6, per l’ipotesi di assenza ingiustificata o assenza priva di valida giustificazione per periodi non superiori a tre giorni, anche non consecutivi, nel biennio, per la quale è prevista la sospensione dal servizio con privazione della retribuzione fino a un massimo di 10 giorni.

Per quanto riguarda i docenti, l’U.s.r., in assenza di disposizioni di dettaglio riguardanti il personale docente e in ragione del principio di proporzionalità delle sanzioni disciplinari, ritiene che nel caso di assenze ingiustificate o prive di valida giustificazione per periodi non superiori ai tre giorni, anche non consecutivi, nel biennio, l’infrazione accertata sia soggetta a sanzione non superiore ai dieci giorni di sospensione dal servizio e della retribuzione, di competenza del dirigente scolastico.

Inoltre, sempre per i docenti, l’U.s.r. ritiene che non sia applicabile la procedura della decadenza. Per tale ragione, l’Ufficio scolastico invita i Dirigenti scolastici a non avviare nei confronti del personale (docente e Ata) le procedure di decadenza previste dall’art. 127 DPR 3/57, nel caso in cui si verifichino assenze ingiustificate o prive di valida giustificazione o inottemperanze alle diffide a riprendere servizio.

Nel caso di assenza ingiustificata o priva di valida giustificazione sarà cura dei dirigenti predisporre senza indugio, al verificarsi dell’assenza, puntuale diffida a riprendere servizio.

Qualora il dipendente non abbia ottemperato alla diffida a riprendere servizio il dirigente scolastico, nel rispetto dei termini previsti dall’art. 55 bis, comma 2, d. lgs. 165/2001, dovrà trasmettere all’Us.r. una circostanziata relazione per l’avvio del procedimento disciplinare e dovrà dare contestuale comunicazione al dipendente dell’avvenuta richiesta di attivazione del procedimento disciplinare.

 

Concorso Ds: via la clausola dei cinque anni di ruolo?

da La Tecnica della Scuola

Concorso Ds: via la clausola dei cinque anni di ruolo?

Il nuovo concorso dirigenti che dovrebbe essere bandito entro l’anno probabilmente, tra le tante annunciate, dovrebbe contenere una importante novità: non sarà più inclusa la clausola inerente il requisito minimo di cinque anni di ruolo.

Conferma l’illegittimità di tale clausola la sentenza del Consiglio di Stato sez. VI del 18 settembre 2014 che ha stabilito, con articolata motivazione, che la clausola del bando di concorso di cui all’ultimo concorso per DS è illegittima nella parte in cui prevedeva la necessità per i concorrenti di possedere il requisito di aver prestato almeno cinque anni di servizio in posizione di ruolo.
La motivazione risulta ben chiara: “ “La carriera di dirigente scolastico nelle istituzioni scolastiche ed educative statali è una carriera dirigenziale (come si ricava dalle disposizioni dell’art. 28 del d.lgs. n. 165 del 2001, non per nulla inserite nella sezione dedicata all’accesso alla dirigenza), che non può essere considerata una progressione verticale rispetto alla carriera del personale scolastico ed educativo, trattandosi di un ruolo diverso cui si accede mediante un diverso concorso pubblico. Ne consegue che, nel caso di specie, non si pone affatto un problema di discriminazione tra lavoratori che, con identica professionalità, siano chiamati a svolgere le medesime mansioni nel settore pubblico, e che si distinguano solamente per il fatto di aver stipulato contratti di lavoro diversi con la p.a., poiché, in tal caso, non vi è alcun contratto di lavoro e, conseguentemente, non ricorre un diverso trattamento in costanza di rapporto di lavoro.Quel che rileva, nell’odierna vicenda, è esclusivamente la determinazione legislativa dei soggetti che possono accedere ad una certa carriera dirigenziale”
In sostanza quella di docente e dirigente sono due carriere diverse e la qualifica di dirigente scolastico non può considerarsi progressione verticale rispetto alla qualifica di docente. E’ dunque sufficiente che i candidati posseggano il requisito di essere lavoratori a tempo indeterminato perché, per la partecipazione al concorso, era indispensabile essere docenti di ruolo, e tale circostanza non è contestata: i candidati avevano quindi necessariamente svolto un periodo in qualità di dipendente a tempo indeterminato.
La garanzia, per l’amministrazione, della scelta dei migliori è infatti affidata alla prove concorsuali nelle quali i candidati dovranno dimostrare di aver conseguito il livello di professionalità necessario per l’esercizio delle funzioni.
Insomma è il concorso, clientelismi vari permettendo, a stabilire chi è meritevole, non l’anzianità di servizio di ruolo. Il merito al primo posto, così lascia sperare questa importante decisione giurisdizionale.