Bando per l’assegnazione di assegni di tutorato

Bando per l’assegnazione di assegni di tutorato per il servizio di accompagnamento e affiancamento alle attivita didattiche svolto da studenti senior in favore di studenti disabili e/o DSA

Scadenza presentazione domande: 21 ottobre 2014

Pubblicato il Bando per l’assegnazione di assegni di tutorato per il servizio di accompagnamento e affiancamento alle attivita didattiche svolto da studenti senior in favore di studenti disabili e/o DSA.

Chi difende la professionalità dei docenti?

Chi difende la professionalità dei docenti?

di Enrico Maranzana

 

L’assenza di un rigoroso linguaggio comune è all’origine sia della crisi della scuola, sia del mancato riconoscimento del lavoro e delle responsabilità dei docenti.

 

La sollecitazione rivolta ai partecipanti alla consultazione popolare sul documento programmatico LA BUONA SCUOLA fornisce un eloquente esempio.

Nella stanza “Servizio civile per la buona scuola” si stimola il dibattito proponendo di “Aprire la scuola .. per sostenere la sua missione educativa”.

Logica vorrebbe che l’accezione “educazione” derivasse dalla legge, ma così non è.  Il termine/concetto, che costituisce la finalità del sistema scolastico, è utilizzato come si fa in famiglia, ascientificamente: il campo del problema risulta indeterminato, confuso.

Si cade nel mondo dell’assurdo leggendo la proposta in conformità al senso attribuito a “educazione” dal legislatore: il contenuto del termine è “sviluppo di capacità”, da promuovere elaborando “i criteri generali della programmazione educativa” e “curando la programmazione dell’azione educativa”.

 

L’educazione è l’essenza, il fondamento, l’origine della professionalità dei docenti.

 

Traslando in campo ospedaliero la proposta “Aprire la scuola .. per sostenere la sua missione educativa” si può constatare la mortificazione inflitta alla professionalità dei docenti: chi proporrebbe di “mobilitare persone e competenze esterne al servizio” per migliorare l’attività della sala operatoria?

 

Una situazione sconcertante che consegue all’inadeguata concezione del servizio scolastico che traspare dal documento governativo: disarticolato, finalizzato alla trasmissione delle conoscenze delle singole discipline, contrapposta alla visione sistemica veicolata dalla legge [CFR in rete “Il divide et impera può far crescere il paese?”].

Una divaricazione che ostacola la valorizzazione dell’attività dei docenti che, operando su campo di lavoro non definito e con un mandato con oggetto imprecisato, vivono nell’indeterminatezza e nell’ansietà.

#LABUONASCUOLA, SONDAGGIO ON LINE TRA INSEGNANTI

#LABUONASCUOLA, GILDA LANCIA SONDAGGIO ON LINE TRA INSEGNANTI

Un sondaggio per dare voce ai docenti e raccogliere le loro opinioni in merito ad alcuni dei temi proposti dal Governo nel rapporto “La buona scuola”. A lanciarlo on line sui siti www.gildains.it e www.gilda-unams.it è la Gilda degli Insegnanti.

“Abbiamo deciso di avviare una consultazione parallela a quella del Governo – spiega il coordinatore nazionale Rino Di Meglio – perché riteniamo essenziale acquisire prima di tutto il parere degli insegnanti impegnati ogni giorno a #farelabuonascuola mentre la politica conia slogan ‘tutto fumo e niente arrosto’. Perciò invitiamo tutti i professionisti della scuola a cogliere questa occasione e a partecipare”.

Il sondaggio, partito ieri, si articola in nove quesiti riguardanti scatti di anzianità, precari, reclutamento, carriera, merito, programmi di studio, alternanza scuola/lavoro, e finanziamenti privati alla scuola pubblica statale. I partecipanti possono scegliere tra quattro opzioni di risposta per esprimere il loro livello di gradimento delle proposte avanzate su questi argomenti dal progetto Renzi-Giannini.

Marcia per la Pace

FISH e DPI alla Marcia per la Pace

Perugia-Assisi 19 ottobre 2014

Il movimento internazionale delle persone con disabilità e delle loro famiglie è sempre stato contrario a tutte le guerre, perché incrementano il numero di persone con disabilità le quali, durante i conflitti, sono quelle che stanno peggio, insieme ai vecchi e ai bambini. Per questo DPI Italia e la FISH aderiscono alla Marcia per la Pace Perugia-Assisi del 19 ottobre, invitando a parteciparvi tutte le persone con disabilità e le loro associazioni e chiunque voglia vivere in un mondo senza guerre

Nel mondo sono in corso situazioni di guerra in trentasei Paesi e i conflitti ormai colpiscono quasi esclusivamente le popolazioni civili. Se infatti nella prima guerra mondiale, a fronte di 10.298.699 vittime militari, furono 7.081.074 quelle civili, già nella seconda guerra mondiale il rapporto si era invertito (48.525.113 civili e “solo” 9.564.947 militari).

Questo trend è cresciuto negli ultimi anni con l’uso di sofisticate tecnologie belliche, al punto che ormai mentre i morti inermi crescono a dismisura, si contano nell’ordine di poche centinaia o migliaia quelli militari.

Tutto il movimento internazionale delle persone con disabilità e delle loro famiglie è sempre stato contrario a qualsiasi guerra, perché incrementa il numero di persone con disabilità, crea condizioni nelle quali le persone meno tutelate e discriminate sono quelle più soggette a violenze e violazione di diritti umani, perché anche nel momento dell’intervento umanitario di emergenza, ci si dimentica che vi sono persone con esigenze particolari.

In poche parole, le persone con disabilità, come i vecchi e i bambini, sono i più colpiti dagli effetti devastanti di una guerra.

Durante la guerra in Kosovo, ad esempio, le persone non autonome venivano abbandonate nelle fughe precipitose.

In molti Paesi con conflitti, le persone rinchiuse in istituti – spesso incapaci di rappresentarsi da sole – hanno visto mancar loro progressivamente l’assistenza, la cura e il cibo.

E ancora, nei campi profughi completamente inaccessibili, le persone con disabilità sono prigioniere nelle loro tende, non possono andare in bagno, non ricevono diete alimentari speciali a loro necessarie, non hanno alcuna assistenza.

Nella recente guerra, infine, che ha coinvolto la Striscia di Gaza, nello Stato di Palestina, le persone con disabilità non potevano fuggire dalle loro case durante i bombardamenti.

A queste condizioni terribili si aggiungono le conseguenze che colpiscono le persone con disabilità nei Paesi che entrano in guerra: infatti, l’attenzione verso le esigenze del conflitto, le risorse economiche ingenti che quest’ultimo ingoia, l’abitudine a un “mondo a due dimensioni”, fatto solo “di chi è con noi e di chi è contro di noi”, produce disattenzione e spesso cancellazione delle azioni e delle politiche necessarie a garantire alle persone con disabilità la lotta all’esclusione sociale, la non discriminazione e la pari opportunità nell’accesso ai diritti.

L’inclusione sociale che le persone con disabilità rivendicano in tutto il mondo, come metodo e obiettivo delle società rispettose dei diritti umani di tutti, richiede un dialogo continuo, la messa a disposizione di strumenti di empowerment e di politiche pubbliche di mainstreaming, il coinvolgimento di tutti gli attori sociali competenti, la messa a disposizione di soluzioni legate alla personalizzazione degli interventi e alla trasformazione degli ambienti di vita e di relazione.

Tutto questo durante la guerra viene messo in secondo piano, a volte totalmente cancellato dalle agende politiche, dai mass media e dalla coscienza della gente comune.

Per questo DPI (Disabled Peoples’ International), organizzazione per la tutela dei diritti umani delle persone con disabilità, presente in centoquarantadue Paesi del mondo, e la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), hanno deciso di aderire alla Marcia per la Pace Perugia – Assisi del 19 ottobre prossimo, invitando a parteciparvi tutte le persone con disabilità e le loro associazioni e tutti coloro che vogliono vivere in un mondo senza guerre.

Maggiori informazioni sul sito www.perlapace.it

Gli alunni con disabilità esclusi dal processo di valutazione delle scuole

Gli alunni con disabilità esclusi dal processo di valutazione delle scuole e del sistema di istruzione (Dir. 11/14)

di Salvatore Nocera

In attuazione del DPR n° 80/13 il MIUR ha emanato la Direttiva n° 11/14 che prevede nel triennio 2014-2017 l’avvio dell’autovalutazione della qualità delle scuole e del sistema di istruzione.

Leggendo la direttiva sembrerebbe che sia l’autovalutazione che la valutazione esterna delle scuole, effettuata da dirigenti tecnici ministeriali ed esperti, si fondi esclusivamente, o quasi, sui risultati degli apprendimenti realizzati nelle singole scuole (parg. a1, punto 1; parag. a4 e parag. a5). A tal fine l’INVALSI entro ottobre 2014 fornirà  alle scuole indicatori  per l’autovalutazione ed

“Entro marzo 2015 la Conferenza per il coordinamento funzionale per il Sistema Nazionale di Valutazione adotterà, su proposta dell’INVALSI,  i protocolli di valutazione delle scuole e gli indicatori di efficienza ed efficacia per individuare le scuole da sottoporre a valutazione esterna.”

“La valutazione è finalizzata al miglioramento della qualità dell’offerta formativa e degli apprendimenti e sarà particolarmente indirizzata:

– alla riduzione della dispersione scolastica e dell’insuccesso scolastico;
– alla riduzione delle differenze tra scuole e aree geografiche nei livelli di apprendimento degli studenti;
– al rafforzamento delle competenze di base degli studenti rispetto alla situazione di partenza;
– alla valorizzazione degli esiti a distanza degli studenti con attenzione all’università e al lavoro.”

Da quanto sopra sembra che l’autovalutazione e la valutazione esterna si fondino quasi esclusivamente sui livelli di apprendimento degli studenti realizzati nelle scuole, rilevati soprattutto tramite le prove INVALSI.

Ora la Nota INVALSI-MIUR del 18/02/2014 esclude dall’inserimento nelle medie nazionali degli apprendimenti i risultati delle prove svolte da alunni con disabilità intellettiva (che sono quasi l’80% degli oltre 200.000 alunni con disabilità frequentanti le scuole statali), mentre si rimette alla discrezionalità delle singole scuole se far entrare nelle medie i risultati di alunni con disabilità sensoriali e motorie.

Ciò esclude di fatto la presenza degli alunni con disabilità dall’autovalutazione e dalla valutazione esterna della qualità delle scuole italiane.

Mentre tale esclusione è tollerabile nella valutazione comparativa coi livelli degli apprendimenti delle scuole di altri Paesi, che non realizzano l’inclusione generalizzata degli alunni con disabilità come in Italia, ciò non è ammissibile per l’autovalutazione interna e per la valutazione esterna della scuola italiana effettuata dall’Italia.

Si chiede pertanto che gli indicatori per l’autovalutazione, che dovranno essere predisposti dall’INVALSI entro ottobre 2014 (parag. a1), i criteri di efficacia ed efficienza per la valutazione esterna delle scuole, che verranno predisposti entro marzo 2015 (parag. a2), gli indicatori per la valutazione dei Dirigenti Scolastici, da predisporre entro dicembre 2014 (parag. a3), nonchè il rapporto sulla valutazione di sistema, da predisporre annualmente a partire da ottobre 2015 (parag. a4), prevedano espressamente indicatori strutturali, di processo e di esito per misurare i livelli della qualità inclusiva delle nostre scuole.

Esempi di indicatori:
1. Strutturale: “Nella scuola è stato istituito e funziona il Gruppo di Lavoro per l’Inclusione scolastica (GLI), di cui all’art. 15 comma 2 della L. n° 104/92?”
2. Di processo: “Per la formulazione del Piano Educativo Individualizzato (PEI), di cui all’art. 12 comma 5 della L. n° 104/92, viene convocata e partecipa la famiglia dell’alunno con disabilità?”
3. Di esito: “Per la valutazione agli esami conclusivi del Primo Ciclo d’istruzione si tiene conto solo dei progressi realizzati rispetto ai livelli iniziali degli apprendimenti, sulla base del PEI che deve essere formulato tenendo conto delle effettive capacità e potenzialità dell’alunno, secondo quanto stabilità dall’art. 16 comma 2 della L. n° 104/92?”

L’INVALSI ha già un precedente positivo con una ricerca effettuata nel 2005 e pubblicata nel 2006 (vedi www.invalsi.it/invalsi/download.php?page=risquestsistema e scheda normativa n° 316. Prima ricerca INVALSI sulla qualità dell’integrazione scolastica a.s. 2005-06) cui però non sono  seguite analoghe ricerche sistematiche negli anni successivi.

Si chiede al MIUR ed all’INVALSI che vogliano immediatamente tener conto di quanto richiesto. Diversamente si corre il rischio di non valutare per nulla il positivo lavoro inclusivo svolto in molte scuole italiane ed anzi che vengano premiate le scuole che si preoccupano solo del miglioramento dei livelli d’apprendimento degli alunni non disabili, trascurando la propria qualità inclusiva.

PA: NECESSARIO RINNOVO CCNL

PA: UGL, NECESSARIO RINNOVO CCNL
(dall’Agenzia AdnKronos)
“Ribadiamo la necessità di attivare al più presto la procedura per il rinnovo dei ccnl dei lavoratori del pubblico impiego”.
Lo dichiarano in una nota congiunta il segretario confederale dell’Ugl, Augusto Ghinelli, e il segretario nazionale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, al termine dell’incontro all’Aran sul Contratto Collettivo Nazionale Quadro in materia di rapporto di lavoro dei pubblici dipendenti.
Dalla riunione, spiegano i sindacalisti, “è emersa la volontà del governo di modificare le normative inerenti i permessi per assenza per visite specialistiche, convalescenza, permessi di studio per i dipendenti con contratti a tempo determinato, per motivi famigliari e personali e congedi parentali”.
Vista l’urgenza con la quale il governo vorrebbe affrontare queste tematiche, al fine di renderle più omogenee per tutti i comparti, concludono, “siamo convinti che ci sia il bisogno di avviare un dialogo sul rinnovo dei ccnl dei lavoratori del pubblico impiego, ma resta il timore che si possa indirizzare i sindacati verso un contratto normativo unico, cosa che ci trova sicuramente in netto disaccordo”.

Scuola, autovalutazione e ispettori in arrivo. Ma i sindacati “bocciano” il Miur

da Il Fatto Quotidiano

Scuola, autovalutazione e ispettori in arrivo. Ma i sindacati “bocciano” il Miur

A ottobre disponibile il format del rapporto da elaborare con la regia dell’Invalsi. Il prossimo anno ispezioni per il 10% degli istituti. Flc Cgil: “Impostazione burocratica e impositiva”

Entro ottobre partirà l’autovalutazione di tutti gli istituti scolastici, pubblici e paritari. E dal prossimo anno scolastico, tra i banchi di molti istituti, arriveranno gli ispettori. Non è ancora terminata la consultazione sul patto “la Buona Scuola” ma su questo tema, il ministro della Pubblica Istruzione, Stefania Giannini, ha fatto già un passo avanti firmando la direttiva triennale sul sistema nazionale di valutazione. Una decisione che ha visto l’immediata alzata di scudi di tutte le organizzazioni sindacali. Ma intanto i dirigenti si dovranno adeguare alla timeline che il Miur ha inviato a tutte le scuole. Che dovranno fare i presidi e i docenti?

Entro il prossimo mese, attraverso una piattaforma operativa unitaria sarà reso disponibile il format del rapporto che gli istituti dovranno elaborare. Il tutto avverrà con la regia dell’Invalsi che fornirà strumenti di analisi sulla base delle rilevazioni nazionali e internazionali degli apprendimenti. Tra gennaio e giugno del prossimo anno le scuole dovranno predisporre il piano, utilizzando il quadro di riferimento definito dall’Invalsi. E a luglio il tutto sarà reso pubblico attraverso l’inserimento nel portale “Scuola in chiaro” e nel sito della scuola. Non la scamperanno nemmeno i vertici degli istituti dal momento che la direttiva firmata dal ministro fissa a dicembre il termine entro il quale l’Invalsi dovrà definire gli indicatori per la valutazione scolastica della dirigenza scolastica. Un punto quest’ultimo non ancora chiaro: nelle indicazioni uscite da viale Trastevere non vi è specificato chi valuterà i dirigenti e si lascia spazio ad un confronto con le organizzazioni sindacali.

Ciò che è già definito è, invece, tutto ciò che riguarda la valutazione esterna che prenderà avvio con il nuovo anno scolastico. Nei prossimi tre anni a finire sotto la lente d’ingrandimento degli ispettori saranno fino ad un massimo del 10% degli istituti. Ancora una volta sarà l’Invalsi a costituire la squadra dei nuclei di valutazione esterna. Dai dati si passerà ai fatti, almeno sulla carta: la direttiva prevede una pianificazione delle azioni di miglioramento a partire dall’anno scolastico 2015/2016 per arrivare alla fine del triennio ad elaborare la prima rendicontazione sociale.

Un sistema che non piace per nulla alla Flc Cgil che ha ribadito la propria radicale opposizione al modello di sistema nazionale di valutazione così come declinato e ha preannunciato che, una volta pubblicata la direttiva applicativa, valuterà se ci siano le condizioni per impugnarla. “Oltre alle rassicurazioni presenti nel testo è evidente l’impostazione burocratica e impositiva della direttiva nei confronti delle scuole. E’ evidente che la valutazione delle scuole è basata in primo luogo sui livelli di apprendimenti degli studenti, inequivocabilmente attraverso prove standardizzate”.

La Flc ha ribadito la sua netta contrarietà su questo punto: “La valutazione degli apprendimenti deve rimanere competenza della scuola e dei docenti”. Stop anche da parte della Cisl che boccia la proposta della Giannini a partire dal fatto che è mancato un confronto. La Uil ha invece rilevato la carenza di risorse per un piano di questo genere. Critico anche Giorgio Rembaldo, presidente dell’Associazione nazionale presidi che dalle colonne di “Italia Oggi” ha dato la sua lettura della direttiva: “La decisione di attuare la valutazione esterna solo per il 10% delle scuole ha come ovvia conseguenza che il 90% delle scuole si guarderanno allo specchio da sole: e difficilmente si troveranno brutte – ha detto -. Per quanto riguarda il ruolo del dirigente nel processo di autovalutazione e nella messa a punto del piano di miglioramento non vi è nulla di preciso. C’è da augurarsi che i protocolli operativi colmino questa carenza”.

“I soldi del bilancio Ue sono finiti”. A rischio i piani Erasmus e le Pmi

da Repubblica.it

“I soldi del bilancio Ue sono finiti”. A rischio i piani Erasmus e le Pmi

L’allarme lanciato dal commissario europeo al Bilancio, Jacek Dominik. Dai tagli al programma Horizon a rischio 600 progetti con 1.400 piccole e medie imprese coinvolte. Gli studenti rischiano di restare senza sussidio. “Così l’Europa è una casa col tetto che perde acqua”

MILANO – I soldi del bilancio Ue 2014 sono quasi finiti, e mancano più di tre mesi alla fine dell’ anno. A rischio, ancora una volta, le borse Erasmus per gli studenti, i finanziamenti alle pmi e i beneficiari dei fondi di coesione. E’ l’allarme lanciato dal commissario Ue al bilancio Jacek Dominik, che ha avvertito che questa volta non si tratta più di “business as usual”, cioè la prosecuzione normale come se nulla fosse.

Il nuovo grido d’allarme arriva quando non c’è ancora contezza di quanti soldi manchino dal budget Ue, anche se entro la fine del mese tra Bruxelles e Strasburgo credono si possa avere una visione più chiara. Nei giorni scorsi è emerso che il bilancio Ue 2014 si è già dovuto far carico di 26 miliardi di arretrati accumulati negli anni precedenti, di cui quasi 24 mld di pagamenti per le politiche di coesione, il cuore della solidarietà europea. E il bilancio per il 2015 non promette bene, visto che gli Stati membri, sotto presidenza italiana, hanno già chiesto 2,1 miliardi di tagli per i pagamenti rispetto alla proposta della Commissione Ue. Di fatto, il doversi far carico di arretrati ha sempre azzoppato il bilancio corrente comunitario.

I tagli proposti, per altro, vanno a colpire soprattutto i fondi Ue a favore di crescita, competitività e occupazione: ben 1,3 miliardi in meno, pari a -8,6% rispetto alla proposta della Commissione, di cui -10,7% per ricerca e innovazione, -10,9% per Horizon 2020, -10,5% per le infrastrutture, e -20,9% per i progetti energetici per aiutare la ripresa. Anche se, rispetto al 2014, ha tenuto a ricordare recentemente il sottosegretario Enrico Zanetti, “i pagamenti aumentano di 4,6 miliardi”. Il punto è però un altro: nel 2015 arrivano a scadenza i programmi del ciclo 2007-2013, ed è quindi il momento in cui tutti gli stati membri mandano a Bruxelles le fatture di cui devono essere rimborsati. Si tratta infatti dei fondi già spesi e concordati dai 28 con Bruxelles nei sette anni precedenti.

Facendo il punto della situazione, Dominik ha spiegato che il budget 2014 è già a un livello di spesa mai raggiunto prima: l’80% delle disponibilità sono state impiegate e “importanti programmi e operazioni” sono ormai agli sgoccioli. Per di più, scrive in un documento sul tema, sono disponibili soltanto 175 milioni da spostare dove ci sono necessità di pagamento nel bilancio Ue: è completamente esaurito lo spazio di riassegnazione dei fondi. “A peggiorare le cose c’è il fatto che il massimale dei pagamenti per il 2014 è di 9 miliardi inferiore rispetto al 2013”.

Il Commissario spiega come siano importanti i tagli da 2,1 miliardi proposti: per la sola ricerca (programma Horizon 2020) una riduzione del 10% del budget significherebbe lo stop per circa 600 progetti che coinvolgono 1.400 imprese di piccole e medie dimensioni. Già “la Commissione ha dovuto ridurre il livello” di pre-finanziamento per i nuovi impegni, dal 60% al 35%, e “attualmente oltre 70 progetti per un importo di 36 milioni di euro sono bloccati e pagheranno interessi di mora”.

Anche il programma Erasmus, con l’interruzione del finanziamento per i beneficiari, è citato tra gli “effetti collaterali” di questa sforbiciata la business: “Ci aspettiamo un ritardo nel pagamento delle sovvenzioni ai beneficiari, che sono soprattutto studenti”. Ancora, per i fondi di coesione “i ritardi di pagamento colpiscono i beneficiari più piccoli e vulnerabili beneficiari, come le Pmi e le Ong”.

Il messaggio del Commissario è che l’Europa non può continuare a comportarsi come nel recente passato, accumulando cioè ritardi nei pagamenti che si riversano sugli anni successivi. Per chiudere l’intervento, il Commissario descrive con un’immagine colorita la situazione: “Immaginate una

grande casa abitata da 500 milioni di persone, il cui tetto è costituito dal bilancio Ue: quel tetto ha perso per anni a causa del sotto-finanziamento e il ruolo della Commissione è stato quello di correre da una stanza all’altra, secchi in mano, per raccogliere l’acqua. Dobbiamo urgentemente risolvere il problema del tetto, sigillarlo e investire in esso. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è di qualcuno che dica: ‘Ma dove è il problema, ci sono ancora secchi vuoti da usare”.

Mal di schiena? Non è colpa degli zaine per la scuola

da La Stampa

Mal di schiena? Non è colpa degli zaine per la scuola

I pediatri dell’ospedale Pediatrico Bambino Gesù hanno sfatato i “falsi miti” legati al peso delle cartelle e alla postura degli studenti più giovani
La sedia, il banco, gli zaini pesanti sotto accusa non sempre a ragione. Non è infatti “colpa” della scuola se a bambini e ragazzi fa male la schiena. Lo spiegano gli esperti dell’ospedale Pediatrico Bambino Gesù che fanno il punto sui pregiudizi e i falsi miti legati alla postura ideale in classe, negli spostamenti a piedi o sui mezzi, a casa alla scrivania oppure davanti al pc o sui libri. In realtà – spiegano – non esiste una postura corretta in assoluto. Esiste la postura che aiuta l’attenzione e facilita la capacità di concentrazione.

 

Il segreto è modificare continuamente la posizione sulla sedia. Per questo nelle ore scolastiche è inutile invitare il bambino a “stare dritto” con la schiena. Se invece il bambino sta in piedi è consigliabile che stia con le spalle dritte, poggiandosi correttamente sul bacino, distribuendo bene il peso, senza sbilanciarsi su un lato piuttosto che su un altro. Da seduto, invece, il peso andrebbe distribuito su entrambe le spalle senza poggiare la testa su un braccio.

 

Ma cattiva postura non significa maggiore rischio di scoliosi. La scoliosi è una deformità strutturale delle vertebre, caratterizzata da una curvatura e da una rotazione della colonna vertebrale che si manifesta su 2 bambini su 100 indipendentemente dalla posizione che assumono durante la giornata.

 

Le posture sbagliate, invece, possono determinare modificazioni di tipo posturale – il cosiddetto atteggiamento scoliotico – ma si tratta di alterazioni muscolari che non sono sinonimo di malattia della colonna vertebrale. In genere, la tendenza ad assumere posture scorrette è limitata nel tempo e pertanto non in grado di produrre deformità permanenti. Le alterazioni sono infatti immediatamente reversibili una volta sospeso lo stimolo. È utile, in questi casi, che i bambini facciano una regolare attività fisica e ginnastica posturale.

 

Non bisogna drammatizzare poi per l’uso di zaini pesanti. Non esistono – spiegano gli esperti del Bambino Gesù – nessi di causalità tra zaino pesante (anche se portato su una sola spalla) e deformità o deviazione della colonna vertebrale. L’uso abituale dello zaino – limitato a 20-30 minuti al giorno – non crea problemi. In ogni caso maggiore è la quantità di tempo in cui si trasporta un carico e più alta è la possibilità di una contrattura dolorosa sulla schiena o che si assumano posture sbagliate.

 

Per ovviare al problema del peso è buona norma prendere accordi con gli insegnanti, di solito disponibili, perché attraverso la programmazione e l’organizzazione del lavoro scolastico distribuiscano nell’arco della settimana il materiale da portare in classe.

 

Infine non esiste un consiglio univoco per la scelta tra zaino e trolley. L’importante è che, ovunque ricada la scelta, non vi sia un sovraccarico di libri. Non è tanto determinante il mezzo con cui si trascinano, quanto il peso dei libri stessi, che non deve mai essere eccessivo, non superando il 10% del peso corporeo.

A lezione di #coding: la programmazione fra i banchi

da La Stampa

A lezione di #coding: la programmazione fra i banchi

Giannini: “Con questi progetti i giovani non più solo consumatori di tecnologia”

Passo avanti per colmare il gap di skills digitali nella formazione scolastica italiana. “La buona scuola”, il programma per far crescere il Paese, muove i primi passi e lo fa a partire dal coding, portando la programmazione informatica fra i banchi.

Il progetto nasce dalla collaborazione fra il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e il Cini, il Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica, che lanciano l’iniziativa “Programma il futuro”, rivolta in particolare agli alunni della primaria.

Alle scuole, come spiega la circolare inviata dal Miur, saranno forniti, a partire da quest’anno scolastico, una serie di strumenti semplici, divertenti e facilmente accessibili per formare gli studenti ai concetti di base dell’informatica e del pensiero computazionale.

«Progetti come questo -sottolinea la titolare del Miur Stefania Giannini- servono a dare ai nostri ragazzi la possibilità di essere non solo consumatori di tecnologia, ma cittadini in grado di applicare il pensiero computazionale per sviluppare contenuti e metodi per risolvere i problemi e cogliere le opportunità che la società è già oggi in grado di offrire».

Con questo progetto, l’Italia «sarà uno dei primi Paesi al mondo -riferisce il Miur- a sperimentare l’introduzione strutturale nei propri istituti scolastici di questi contenuti facendo della scuola una leva di innovazione e sviluppo».

Informazioni e lezioni saranno messe a disposizione sul sito www.programmailfuturo.it, realizzato per accompagnare e supportare le scuole in questa iniziativa che parte dall’esperienza internazionale code.org. I materiali potranno essere utilizzati da docenti di qualunque materia, non saranno necessarie particolari nozioni o abilità tecniche – fa sapere il Miur – proprio per rendere questa esperienza accessibile a tutte le classi. Saranno disponibili materiali per un livello base di partecipazione definito “L’Ora del codice” che consentiranno di fare un’ora di avviamento al pensiero computazionale. Una modalità di partecipazione più avanzata, un Corso introduttivo, garantirà ulteriori dieci lezioni che potranno essere svolte nel corso dell’anno scolastico. In tutti e due i casi le lezioni si possono fruire sia on che off line.

Per la partecipazione all’iniziativa in ogni scuola dovrà essere individuato un docente referente che avrà il compito di sensibilizzare e individuare tutti i colleghi interessati. Il docente dovrà iscriversi sul sito, assicurare che la partecipazione al progetto sia inserita nel piano delle attività didattiche della scuola e coinvolgere le classi dell’istituto. Ogni classe avrà poi un responsabile di progetto. On line ci saranno pagine di aiuto e Faq per sostenere la partecipazione. In tutto il mondo si stanno organizzando iniziative per creare una comunità di sensibilizzazione sul tema della formazione informatica. In particolare, nella settimana che va dall’8 al 14 dicembre si celebrerà a livello mondiale l’Ora del Codice. Miur e Cini invitano per questo le scuole ad avviare in quel periodo le loro attività per poi procedere con il livello avanzato nelle settimane successive.

Il progetto, ricorda il Miur, anticipa gli obiettivi del Rapporto “La Buona Scuola”, su cui il governo sta consultando i cittadini sul sito www.labuonascuola.gov.it, che prevede proprio di introdurre il coding nel prossimo triennio.

Mila Spicola: “Ecco cosa penso del Piano Renzi”

da La Tecnica della Scuola

Mila Spicola: “Ecco cosa penso del Piano Renzi”

Nostra intervista a Mila Spicola, insegnante, membro della direzione nazionale del PD e responsabile scuola per i problemi della dispersione scolastica.

Domanda:
Stipendi legati al “merito” e non solo all’anzianità

Pensa che sarà facile introdurre questa novità?

Risposta
Non credo che la difficoltà sia nell’introdurre o meno tali novità, ma nella valutazione del metodo. Cosa si intende per merito nel caso dei docenti e come valutarlo? Questa domanda nelle linee guida trova una risposta un po’ confusa. Comparando i sistemi d’istruzione,  quelli che “funzionano” peggio sono i sistemi dove si sono aggiunte premialità legate al merito nella carriera dei docenti, i cosiddetti sistemi hard accountability, specialmente quando si tratta di legare lo stipendio ai livelli di rendimento nei test degli alunni.
Diverso il caso dei sistemi in cui la valutazione del merito è all’ingresso predisponendo sistemi di formazione e selezione dei docenti molto rigorosi e d’eccellenza. In Finlandia solo il 10% di chi intraprende gli studi per diventare docente arriva in classe, in modo da riservare alla “competizione” ambiti esterni alla scuola.
C’è da dire che in Finlandia il rimanente 90% di laureati che rimane fuori dal percorso selettivo non alza le barricate per strada e nessun sindacato gli tiene la mano nel farlo. E’ come il concorso in magistratura da noi.
Più tecnologia e più inglese già alla primaria: lei crede che davvero con questa operazione si potrà migliorare la didattica?
Intanto l’inglese c’è già e intanto il 100% dei bambini ormai usa uno strumento tecnologico. Sarebbe il caso di parlare non di contenuti dunque ma di metodi e di obiettivi pedagogici e didattici. Se si fa un lavoro serio sui metodi e sugli obiettivi pedagogici, soprattutto per l’uso della tecnologia allora sì, si migliora. Se invece è solo una questione di contenuti, cioè di “ora di lezione” senza nessun mutamento di consapevolezza allora rimane tutto com’è, se non peggiora.
Ribaltiamo tutti i nostri discorsi e iniziamo a parlare di bambini e di bambine, di ragazzi e di ragazze? Cosa serve adesso a loro piuttosto che a me, ecco quello che a me interesserebbe di più discutere. Serve conoscenza tecnologica, certo, serve inglese, certo, ma serve ancor più creatività, autonomia e pensiero critico e quelle le coltivi facendoli pensare e accrescendo le capacità cognitive non limitandole.

Domanda
Formazione in servizio dei docenti: obbligatoria o lasciata alla consueta buona volontà dei singoli?

Risposta
Studio e conoscenza sono funzioni naturali dell’uomo, come diceva già Dante. Un docente che non studia, non solo non è un docente, non è un uomo. O una donna, visto che siam tutte donne. Non si tratta nè di obbligo esterno nè di buona volontà. E’ una funzione della docenza. Per aiutare sempre meglio bambini e bambine in un mondo impazzito.

Domanda
Renzi deve sostituire Reggi. Secondo lei quali qualità dovrebbe avere il futuro nuovo sottosegretario?

Risposta
Quelle che servono per predisporre una scuola moderna ma profonda, professionale ma viva, vicina al paese che vorremmo. Ho detto tutto e non ho detto niente. Una persona umile, che studia, che ascolta e che decide, creando dissensi necessari per risolvere problemi interni ala scuola e rompere meccanismi malati. Non per risolvere problemi esterni alla scuola, su tutti quelli economici e cercare facili consensi esterni. Convincere il paese su alcune scelte che sono tutte interne alla scuola e che nella scuola funzionano diversamente che altrove, perchè è il paese che va convinto, mica la politica o la scuola. Ma queste sono qualità che dovremmo avere tutti: docenti, genitori, dirigenti.

#Sbloccacontratto. Parte la raccolta di firme del personale della scuola

da La Tecnica della Scuola

#Sbloccacontratto. Parte la raccolta di firme del personale della scuola

Per la scuola ancora tre anni di blocco del contratto. E fino al 2018, né anzianità, né merito. Iniziativa realizzata da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda

Parte la raccolta di firme del personale della scuola organizzata dai sindacati confederali Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda contro il blocco dei contratti. La proposta del governo prevede, per la scuola, un ulteriore blocco del contratto per il 2015 e la cancellazione degli scatti fino al 2019.

I sindacati ritengono inaccettabile questo, come si legge in una nota della Uil Scuola: “Se si vuole far partire un processo innovativo con il coinvolgimento del personale, bisogna partire dal riconoscimento del lavoro che ogni giorno di fa a scuola e rinnovare il contratto. Per sbloccare questa situazione, partendo proprio dalle singole scuole, da insegnanti e personale Ata che ci lavora, parte una raccolta firme #sbloccacontratto. I lavoratori della scuola sono cittadini e non sudditi: diritti e doveri vanno regolati per contratto.

Se venisse meno il necessario riconoscimento del valore del lavoro e si continuasse a tagliare sempre sulla voce retributiva, penalizzando due volte il personale della scuola,  con il contratto ancora bloccato e senza scatti né di anzianità, né di merito, si andrebbe verso una ampia serie di iniziative di protesta del personale della scuola, che, insieme agli altri sindacati scuola abbiamo deciso di intraprendere per far sentire la voce del personale: iniziative di mobilitazione e manifestazioni congiunte con le altre categorie del pubblico impiego e confederali, azioni di sciopero specifiche di settore, sciopero generale di tutto il lavoro pubblico”.

Graduatorie III fascia Ata: serve la registrazione su Istanze on-line per la scelta delle sedi

da La Tecnica della Scuola

Graduatorie III fascia Ata: serve la registrazione su Istanze on-line per la scelta delle sedi

In attesa di conoscere la tempistica per la trasmissione dell’allegato D3, è opportuno registrarsi su Polis o controllare le proprie credenziali. Il modello deve essere trasmesso anche in caso di conferma (allegato D2) e consente di scegliere al massimo 30 istituzioni scolastiche

In relazione al D.M. 717 dell’8 settembre 2014, con cui il Miur ha trasmesso il bando per l’inserimento nelle graduatorie di circolo e d’istituto di terza fascia del personale ATA, la data di disponibilità dell’istanza (allegato D3) per la scelta delle sedi (massimo 30) sarà resa nota con un avviso che, per il momento, non è ancora stato pubblicato.

Quello che per il momento si sa già è che, contrariamente agli allegati D1 e D2, che devono essere presentati entro l’8 ottobre 2014 in modalità cartacea, la scelta delle istituzioni scolastiche andrà effettuata telematicamente.

Per evitare di arrivare all’ultimo minuto, invitiamo gli interessati ad effettuare preventivamente la registrazione su Istanze on-line (o, se già effettuata in passato, di controllare le credenziali di cui si è in possesso).

Infatti, per l’utilizzo della modalità on-line, sono previste due fasi, la prima propedeutica alla seconda:

 

Fase 1: registrazione del personale interessato.

Tale operazione, che prevede anche una fase di riconoscimento fisico presso una istituzione scolastica statale a scelta dell’ aspirante, qualora non sia stata già compiuta in precedenza, viene effettuata secondo le procedure indicate nell’apposita sezione: “Presentazione Istanze on line-registrazione”, presente sull’homepage del www.istruzione.it nella sezione “Istruzione” (o direttamente all’indirizzo http://archivio.pubblica.istruzione.it/istanzeonline/index.shtml).

Per procedere alla “Registrazione” l‟interessato deve avere a propria disposizione:

  • un computer con connessione ad Internet e Acrobat Reader;
  • un indirizzo di posta elettronica. Tale indirizzo potrà essere o istituzionale (@istruzione.it) per coloro che ne hanno diritto o già ne dispongono (personale a tempo indeterminato e determinato annuale o fino al termine delle attività didattiche), personale nel caso in cui non se ne abbia diritto;
  • un documento di identità valido;
  • il codice fiscale.

A supporto della fase di registrazione è disponibile l’apposita Guida predisposta dal Miur.

Ultimata tutta la procedura, è necessario stampare il modulo di adesione e con questo presentarsi presso una scuola per il riconoscimento, ricordando che la firma va apposta al momento del riconoscimento fisico.

Il riconoscimento può essere effettuato anche da terze persone, tramite delega, seguendo le indicazioni riportate nella mail ricevuta con la quale è stato inviato il codice personale temporaneo.

Per il riconoscimento, è necessario portare con sé un  documento di riconoscimento (quello indicato in fase di registrazione) e la relativa fotocopia fronte retro. Inoltre, occorre il tesserino del codice fiscale (e la relativa fotocopia).

Ultimata la fase del riconoscimento, sulla mail si riceverà un altro messaggio che comunica l’attivazione dell’utenza.

L’ultimo passaggio consiste nell’accesso al sistema con Username e Password ricevute, dopodiché occorre modificare il codice personale temporaneo. In caso di esito positivo della procedura, apparirà una schermata di conferma.

A questo punto si è abilitati ad accedere alle Istanze on-line.

 

Fase 2: Inserimento dell’istanza online da parte dell’utente.

Questa operazione viene effettuata nella sezione: “Presentazione istanze on line – inserimento modello D3” presente sull’ homepage del sito www.istruzione.it, nella sezione “Istruzione” (o direttamente all’indirizzo http://archivio.pubblica.istruzione.it/istanzeonline/index.shtml).

Non è necessario l’invio del modello cartaceo, in quanto l’istituzione scolastica prescelta lo riceverà automaticamente al momento dell’inoltro telematico.

 

A cosa serve l’allegato D3

Come già detto, ciascun aspirante potrà indicare complessivamente non più di trenta istituzioni scolastiche della medesima e unica provincia per l’insieme dei profili professionali per cui ha titolo.

Nel limite delle trenta istituzioni scolastiche, l’aspirante può includere o meno l’istituzione scolastica destinataria del modello di domanda di inserimento (Allegato D1) o di conferma (Allegato D2).

Nel caso in cui l’aspirante inoltri o presenti, all’istituzione scolastica scelta per la valutazione della domanda, il solo modello D1 o D2, ma non inoltri il modello D3 tramite la procedura on-line, gli verrà attribuita automaticamente, quale scuola scelta per l’inclusione nella terza fascia, l’istituzione destinataria della domanda D1 o D2.

L’allegato D3 deve essere trasmesso anche da coloro che erano già inclusi nelle precedenti graduatorie di terza fascia per il triennio 2011/2014. Quindi, anche in caso di conferma (allegato D2), l’aspirante deve compilare ex novo, in tutte le sue parti, il modulo per la scelta delle istituzioni scolastiche (Allegato D3).

Molti insegnanti stressati dal loro incerto futuro professionale

da La Tecnica della Scuola

Molti insegnanti stressati dal loro incerto futuro professionale

I motivi di stress sono tanti ma più di tutti conta forse la mancanza di certezze sul futuro dovuta al fatto che in ogni momento si rischia di diventare soprannumerari e di perdere la continuiutà

Nella forma mentis di ogni buon docente c’è il bisogno di programmare, monitorare la propria programmazione e poi considerare di riprogrammare.
L’ improvvisazione e l’incertezza operativa non sono linee guida per il buon operato dell’insegnante, che invece è sempre alla ricerca di nuove strategie didattiche da provare, proponendosi  di trovare linee programmatiche certe e sicure. Il bravo insegnante cura i particolari della sua programmazione, perfeziona la sua mimica, affina il suo stile comunicativo per dare sicurezza ai suoi allievi, ma anche per ricevere sicurezza dai suoi stessi studenti. Anche i toni della voce di un bravo insegnante sono modulati, tra quelli bassi e quelli alti, per avere il massimo dell’ascolto e ricevere il massimo dell’attenzione.
Poi ovviamente ci sono i contenuti, le competenze che fanno la differenza e qualificano il bravo docente, che molto spesso è riconosciuto “bravo” da tutti i suoi alunni.
Tutte queste qualità dell’insegnante, necessitano della serenità professionale, che è data dalla certezza della continuità didattica. Molti bravi insegnanti sono profondamente stressati dal loro incerto futuro professionale, che oggi non rappresenta un’eccezione , ma piuttosto la regola.
Ogni anno scolastico nelle scuole di ogni ordine e grado, ci si domanda quanti docenti perderanno posto per l’anno scolastico successivo. Ci si domanda se si potrà continuare ad insegnare nelle stesse classi e se la propria programmazione avrà un seguito o verrà inesorabilmente interrotta dalla perdita del posto, per essere stati individuati soprannumerari, o per la decisione improvvisa del proprio dirigente scolastico di cambiare i docenti  di classe. Esistono casi di docenti, anche con oltre 30 anni di servizio, che essendo andati in soprannumero nella propria scuola, entrano in un tunnel di mobilità e sono costretti a cambiare scuola ogni anno, rinunciando così ad ogni tipo di programmazione.
Esistono classi di concorso che hanno un lungo elenco di docenti in esubero. Docenti chiamati con il brutto acronimo DOP, costretti ad errare da scuola in scuola, cambiando anche disciplina d’insegnamento. Eppure per una buona scuola servirebbe la serenità dei docenti e la loro continuità didattica. Quale proposta per consentire una maggiore continuità didattica agli insegnanti?
Attuare al più presto un organico funzionale che abbia come scopo principale di riassorbire il maggior numero di esuberi, premiare con punteggi aggiuntivi per le graduatorie interne chi rinuncia alle assegnazioni provvisorie , alle utilizzazioni (anche sul sostegno), per mantenere la continuità didattica. Sarebbe opportuno rivedere i contratti di mobilità, premiando la continuità e consentendo ai soprannumerari mobilitati d’ufficio di optare, senza perdere la continuità pregressa, di rientrare nella vecchia scuola di titolarità o restare definitivamente nella sede assegnata d’ufficio o a domanda condizionata. Resta comunque il fatto che gli insegnanti sono stressati dal loro incerto futuro professionale e  nessuno prova a  risolvere questo problema.

Alle graduatorie di III fascia del personale Ata sono ammessi anche i cittadini extra UE

da La Tecnica della Scuola

Alle graduatorie di III fascia del personale Ata sono ammessi anche i cittadini extra UE

L.L.

Il Miur accoglie le richieste dell’Asgi e corregge i “requisiti generali di ammissione” del bando, estendendo la platea di coloro che hanno diritto di presentare l’istanza. Ovviamente resta ferma la conoscenza della lingua italiana

Ieri avevamo riportato la denuncia dell’Asgi, l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, che qualche giorno fa ha scritto al Miur per chiedere di rettificare la parte del bando per l’inserimento nelle graduatorie di III fascia del personale Ata nella parte in cui non ammette l’accesso ai cittadini di Stati terzi non membri dell’Unione europea protetti dal diritto dell’Unione europea, ovvero i familiari di cittadini di Stati membri UE, i ‘lungo soggiornanti’ di cui alla direttiva 109/2003 e i rifugiati e titolari di protezione sussidiaria.

In accoglimento della richiesta il Miur ha trasmesso un avviso in cui informa che le disposizioni di cui all’art. 3, comma 1, lettera a) del bando sono da intendersi armonizzate con le prescrizioni contenute nell’art. 38 del D.l.vo 165/2001, così come modificato dall’art. 7 della legge 97/2013

Di conseguenza, viene estesa la possibilità di presentare domanda anche ai familiari dei cittadini degli Stati membri non aventi cittadinanza di uno Stato membro che siano titolari di diritto di soggiorno o di soggiorno permanente e ai cittadini di paesi terzi titolari di soggiorno CE per i soggiornanti di lungo periodo o titolari di status di rifugiato o di protezione sussidiaria.

Ovviamente, restano ferme le disposizioni in materia di conoscenza della lingua italiana di cui al D.p.r. n. 752/1976.