Esame di maturità, addio ai commissari esterni

da Corriere della sera

Esame di maturità, addio ai commissari esterni

La scelta, contenuta nella bozza della legge di stabilità, è motivata dalla spending review, ma sarà funzionale alla nuova maturità in arrivo nel 2015

Valentina Santarpia

Niente più commissari esterni nella squadra degli esami di maturità: già da giugno 2015 i membri esterni, i prof che arrivavano da altre scuole per garantire l’imparzialità della prova, saranno aboliti. Le commissioni saranno composte solo dal presidente e da tutti e sei i commissari interni, cioè tutti i docenti che conoscono bene gli studenti che hanno di fronte e che quindi riescono anche a contestualizzare l’esame nell’ambito di una carriera scolastica e non nell’arco di pochi minuti. Anche se la novità non ha motivazioni di carattere educativo, ma economiche. La spending review sta colpendo anche il ministero dell’Istruzione: si paventano tagli per un miliardo, ed una delle voci di costo da abbattere, secondo quanto prevede la legge di stabilità, è proprio questa. Ogni commissario esterno infatti percepisce circa 900 euro, a fronte dei 400 elargiti ad un membro interno. Considerando anche le eventuali spese di trasferta rimborsate ai commissari esterni, il risparmio è evidente. E del resto, con l’autonomia scolastica, l’autovalutazione che certifica ogni mossa della scuola e la possibilità futura di attingere ad un bacino di insegnanti dell’organico funzionale, la modifica non dovrebbe incontrare ostacoli.

Saggio breve e un occhio al mondo del lavoro

Ma non è l’unica novità attesa dal nuovo esame, con cui si cimenteranno i 435.152 maturandi che il 17 giugno 2015 si siederanno davanti alla loro prima prova. Si tratta di circa 216 mila i liceali, provenienti soprattutto dallo scientifico; 136 mila, invece, i tecnici e circa 84 mila i professionali.Il saggio breve diventerà centrale, anche per dare piena attuazione agli indirizzi della riforma Gelmini e per avvicinare l’esame di Stato al mondo che ci circonda, produttivo e non solo. Sulla maturità, inoltre, bisognerà puntare su una nuova «tesina» per «dare un ruolo maggiore alle esperienze nel mondo produttivo o nelle istituzioni culturali», come ha spiegato anche il ministro Giannini, che invece sul saggio breve assicura che «resterà, perché è un esercizio molto utile per capire la capacità di comprensione di un testo e la dote di sintesi». «Sempre meno adeguato alle scelte dello studente viene invece considerato il classico tema di storia o di letteratura. Un esame di maturità legato al lavoro, «poiché il nostro modello di scuola punta a incrementare l’alternanza scuola-lavoro e guarda molto al rapporto con il mondo produttivo e delle istituzioni culturali». «La direzione di marcia è di renderlo compatibile con la scuola che i ragazzi già fanno e non con la scuola che stiamo costruendo con le linee guida. Le novità sicure sono quelle che si collegano ai nuovi indirizzi previsti dalla riforma Gelmini» aggiunge il ministro dell’istruzione. Le prove, dunque, terranno conto dei nuovi programmi dei licei e degli istituti e saranno rese più coerenti con i nuovi indirizzi di studio, come il liceo musicale che quest’anno, per la prima volta, sarà alle prese con la maturità. L’alternanza scuola-lavoro è una delle linee guida della nuova riforma e questa direzione verrà mantenuta anche per quanto riguarda l’esame di Stato. Saranno valorizzate, dunque, le esperienze di laboratorio e gli stage aziendali svolti durante l’anno scolastico. «Del resto la riflessione che abbiamo avviato sulle competenze degli studenti vuole rivisitare sia la didattica nelle classi, che non significa solo digitalizzazione e coding ma anche didattica interattiva, sia il rapporto tra ciò che succede in aula e ciò che accade fuori»: parola di ministro.

Ma le scuole sapranno autovalutarsi? L’importante sarà non lasciarle sole

da La Tecnica della Scuola

Ma le scuole sapranno autovalutarsi? L’importante sarà non lasciarle sole

A colloquio con Lucrezia Stellacci, ex Capo Dipartimento Miur, poi direttore Invalsi, oggi consigliere del sottosegretario D’Onghia: le sperimentazioni ci dicono che non sempre gli istituti sono all’altezza. Bisogna attrezzarsi: già quest’anno i presidi individueranno i referenti d’istituto per fargli frequentare i corsi di formazione. Ma servirebbero anche poderosi finanziamenti e un vasto corpo ispettivo. Va poi affinata la valutazione esterna, col coinvolgimento di dirigenti tecnici ed esperti (docenti?). Sul nuovo reclutamento: era già tutto scritto nel DM 249/2010.

In questi giorni si è tanto parlato di valutazione scolastica e di “pagelle” da assegnare agli istituti. In pochi si sono soffermati sul dubbio di fondo: ma le scuole sono in grado di valutarsi? I dirigenti scolastici possono avvalersi di uno staff in grado di redigere un rapporto di autovalutazione, tra l’altro in tempi rapidi così come indicato dal ministero dell’Istruzione? In molti casi sembrerebbe di no, anche dalle sperimentazioni sono giunte indicazioni non proprio confortanti.

Ne abbiamo parlato con Lucrezia Stellacci, ex Capo Dipartimento del Miur, poi direttore Invalsi fino allo scorso 31 maggio ed oggi consigliere del sottosegretario sen. Angela D’Onghia presso il ministero dell’Istruzione.

 

Dottoressa Stellacci, sulla valutazione delle scuole a che punto siamo?

C’è ancora molto da fare. Le scuole dovranno individuare i referenti d’istituto, che dovrebbero frequentare corsi di formazione programmati dal ministero dell’Istruzione. Ma i dirigenti scolastici dovranno anche preoccuparsi di costituire un gruppo di lavoro, incaricato di compiere un’autoanalisi dei punti di forza e di criticità risultanti oltre che dalle informazioni già conosciute dalla scuola anche da quelle che perverranno alla scuola attraverso una piattaforma operativa predisposta dai Servizi informativi del Miur. I risultati di tale autoanalisi guidata da indicatori e griglie predisposti dall’Invalsi, confluiranno in un rapporto di autovalutazione che dovrà contenere anche la proposta dei primi interventi di miglioramento.

 

Le sperimentazioni realizzate sino ad oggi che cosa ci hanno detto?

Che le scuole da sole non sempre sono in grado di assolvere questo compito molto complesso; la percentuale di istituti in grado di autovalutarsi in modo soddisfacente purtroppo non è stata alta. Per sostenere le scuole in questa nuova sfida, occorre un sistema che funzioni, con poderosi finanziamenti ed un corpo ispettivo quantitativamente adeguato e preparato.

 

Ma oggi l’Invalsi è in grado di condurre questo compito?

Si sta attrezzando. Certo, lo stato di precarizzazione di tanti dipendenti dell’Istituto non aiuta.

 

La valutazione delle scuole dovrebbe passare anche per il Miur, tanto è vero che nelle linee guida di riforma del Governo si vorrebbe verificare ogni anno l’operato del 10 per cento di istituti?

Anche in questo caso, c’è ancora molto da fare. Al momento al Ministero sono operativi solo poche decine di ispettori: i 57 assunti, su 200 posti messi a bando in occasione dell’ultimo concorso, non hanno cambiato di molto la situazione. Poi, non dimentichiamoci che la valutazione esterna delle scuole che segue la fase di autovalutazione è per dettato normativo affidata a nuclei di valutazione costituiti da dirigenti tecnici con funzioni di coordinamento e da almeno due esperti che potrebbero essere anche docenti specializzati nella materia. Inoltre, nella fase del miglioramento si prevede il coinvolgimento dell’Indire e di altri ‘attori’, come le università ed associazioni di settore. Come vede, il contesto è decisamente complesso e va saggiamente coordinato.

 

A proposito di docenti, che ne pensa del percorso formativo e di reclutamento del futuro su cui sta lavorando il Governo, con un biennio magistrale successivo ai tre anni universitari iniziali?

In realtà è stato ripreso quasi integralmente il modello indicato nel Decreto ministeriale 249 del 2010. L’unica differenza è l’accorpamento del tirocinio nell’ultimo anno del biennio di specializzazione: una decisione peraltro condivisibile, per rendere più rapido e compatto il percorso di formazione iniziale di un insegnante.

 

Si tratta, in fondo, di un modello simile a quello adottato per la formazione dei docenti di Scienze della formazione primaria?

Sì, ma con una modifica sulla data dello sbarramento. Per i futuri maestri, la selezione si attua all’inizio del percorso universitario. Per gli altri docenti, invece, si sta lavorando alla selezione intermedia, da realizzare tra i candidati che vogliano accedere ai corsi di laurea magistrale nelle diverse discipline di insegnamento. Rimane sempre da capire che fine faranno quei giovani ammessi al biennio specializzante ma che non riusciranno a superarlo o che dopo averlo concluso si accorgano di non avere più la vocazione dell’insegnante: con l’ex ministro Profumo abbiamo cercato soluzioni che non penalizzassero gli studenti, ma non abbiamo avuto il tempo di modificare il decreto 249.

Ecco come sarà il nuovo Mof

da La Tecnica della Scuola

Ecco come sarà il nuovo Mof

La buona scuola non potrà funzionare senza ingenti risorse. Da questo punto femo non si scappa, malgrado l’importanza di nuove idee e nuove soluzioni. Ci vogliono i soldi. E soprattutto fondi destinati a migliorare la didattica e i servizi nell’ottica del benessere degli alunni.

Il Governo Renzi dice la sua anche su questo tema, ben cosciente che se nel 2010 le risorse destinate al MOF erano di quasi un miliardo e mezzo di euro, quelle rimaste utilizzabili per le attività in favore degli alunni sono diventate quest’anno meno di mezzo miliardo.

Insomma non si può attingere al MoF per bisogni svariati e assottigliarlo sempre più, com’è accaduto negli ultimi anni. Renzi appare ben consapevole che, se non si interviene, il MOF avrà da oggi in poi – “a regime” come si dice in gergo ministeriale – solamente 689 milioni di euro. Stessa sorte è toccata alle risorse della Legge 440. Sono passate dai 93 milioni del 2012, ai 78 nel 2013, ai circa 20 milioni attuali. Anche qui, perché quest’anno in particolare 39 milioni sono stati usati per recuperare le posizioni economiche del personale Ata e altri 20 milioni sono serviti negli ultimi mesi per affrontare il problema di circa 11 mila esuberi di addetti alle pulizie delle scuole (ex Lsu).

Tutti intenti nobili, per ragioni principalmente occupazionali, o l’adeguamento degli scatti e degli arretrati stipendiali dei docenti, ma che di fatto tolgono risorse destinate agli alunni.
Occorre dunque ripartire dal MOF. Come? Renzi spiega che bisogna stabilizzare le risorse destinate al MOF su dei livelli congrui ed evitare che esse siano dirottate all’interno del sistema scolastico su altre finalità, ugualmente degne, ma non strettamente legate al miglioramento dell’offerta formativa. È un atto di onestà intellettuale ed è necessario per permettere alle scuole e al Ministero di programmarne la gestione negli anni.

La stabilizzazione dovà infatti servire anche per  consentire alle scuole un’adeguata e tempestiva programmazione basata su un budget triennale.
La progressione di carriera dei docenti sarò ripensata e consentirà di riallocare le risorse attualmente assegnate sulla base dell’anzianità secondo criteri di premialità e di valorizzazione delle competenze. Ciò implicherà un più efficiente utilizzo delle stesse sia a favore dei docenti, sia a favore del miglioramento dell’offerta formativa, collegata al sistema di valutazione.

Un’altra novità sostanziale sarà una distribuzione del Mof legata non più a un criterio dimensionale ma di qualità dell’offerta. Un reintegro parziale del MOF potrà essere destinato a quegli istituti che sviluppano pratiche di potenziamento dell’offerta formativa di particolare impatto (di formazione, di autoproduzione di contenuti didattici, di progettualità) e trasferibili attraverso “modelli di rete”,  partendo da indirizzi strategici periodicamente identificati,  come ad esempio innovazione digitale, alternanza scuola-lavoro o multilinguismo.
In questo modo il Ministero avrà finalmente a disposizione gli strumenti per “incubare” le migliori soluzioni sviluppate dalla scuola: non possiamo infatti permetterci di mantenere il criterio dimensionale (quantità di studenti e organico) come unico indicatore per quantificare e allocare le risorse destinate alle scuole.
Altre novità riguarderanno i modi innovativi di gestire parte delle risorse del fondo, di cui il 10% sarà nella piena disponibilità del Dirigente, per remunerare docenti per attività gestionali e di didattica di particolare rilievo per il Piano di miglioramento.

Inoltre, come il mondo odierno richiede, esisterà una vetrina per le scuole, Scuola in chiaro 2.0, per dare conto dell’uso dei fondi del MOF, e diventerà lo strumento per il MIUR (e il sistema scolastico intero) per monitorare e comprendere meglio il modo in cui questi fondi sono utilizzati.

Che ne sarà dei Pon istruzione, il programma nazionale che utilizza risorse europee per qualificare e innovare il sistema di istruzione pubblica? Esso avrà una dotazione di circa 3 miliardi impegnata per i prossimi sette anni.
Seppure sia destinato ad un ventaglio molto ampio di attività, almeno 800 milioni saranno utilizzabili per il settennio 2014–2020 per attività didattiche aggiuntive o comunque integrative rispetto a quelle già previste dai percorsi curricolari.
Per un’altra quota (inizialmente del 5%) sarà promossa la gestione attraverso la modalità del bilancio partecipato, coinvolgendo studenti e rappresentanti dei genitori, per obiettivi didattici coerenti con le finalità strategiche del Piano di miglioramento, ad esempio con attività
laboratoriali innovative, competenze di produzione e creatività digitale, percorsi di imprenditorialità e alternanza-scuola lavoro.
Le risorse saranno utilizzabili in particolari aree  territoriali, comportando, ad una prima valutazione dei costi, la possibilità di raggiungere non più del 40% delle scuole del Centro-Nord, circa il 60% nelle regioni in transizione e l’80% nelle regioni meno sviluppate.
Dare stabilità al Mof e rimpinguarlo. In modo intelligente con investimenti non indiscriminati, ma oculatamente direzionati. C’è questo nel futuro delle scuoel italiane, ormai alle prese con i conti in rosso.

La buona scuola porterà il prof ad avere una titolarità flessibile?

da La Tecnica della Scuola

La buona scuola porterà il prof ad avere una titolarità flessibile?

Dall’organico di scuola all’organico di rete, orari di servizio maggiorati e tutto in cambio di una manciata di credti che dovrebbero a loro volta facilitare la “carriera”.

Crescono i dubbi sul rapporto della “buona scuola”, tanto che qualcuno, ironicamente ma non troppo, la definisce “ la scuola economa”.
Sembra che il piano Renzi-Giannini si basi sul risparmio di spesa e su ingenti tagli. Quindi non si vuole una buona scuola ma piuttosto una scuola economa e che costi poco. Ci risiamo? Si tratta della solita manovra economica, mascherata da riforma epocale? Qualcuno sostiene che la riforma Gelmini, anche essa una riforma epocale, a confronto è stata roba da dilettanti allo sbaraglio.
Dopo il fallimento di Francesco Profumo, sono arrivati i professionisti dei mega tagli alla scuola? Cosa sarà dell’orario scolastico dei docenti? Quante ore settimanali dovranno faticare i “professoroni”?
E poi, quali saranno quelli veramente meritevoli? Chi li individuerà? Sappiamo solo che saranno i due terzi del collegio dei docenti e che con ogni probabilità verranno ulteriormente divisi in tra fasce di merito. Solo a parlarne si crea già il caos, sarà curioso vedere cosa succederà, semmai dovesse succedere qualcosa.
Ma cosa ci riserva inoltre, la buona scuola o, a seconda dei punti di vista, la scuola economa? Sembra che potrebbe portare i prof ad avere una titolarità flessibile. Ma cosa significa questo? In buona sostanza, sarebbe previsto, che tutti gli insegnanti perderanno la titolarità nella propria scuola, riacquisendola in modo più flessibile in una rete di scuole e non solo con mansioni didattiche, ma in alcuni casi anche con mansioni di organizzazione del lavoro. Quindi con tale titolarità flessibile su più scuole il docente si potrebbe trovare nella situazione scomoda di svolgere servizio in una delle scuole della rete, presumibilmente scelta dal dirigente scolastico, o anche in più di una scuola della stessa rete. C’è chi pensa che l’operazione di fondo di questa riforma sia quella di azzerare completamente il fondo d’Istituto, ecco perché si tratterebbe di una riforma basata sul risparmio di spesa. Con l’organico funzionale e la flessibilità oraria e di titolarità, i docenti, a parità di stipendio, svolgeranno tutte quelle attività che oggi sono retribuite, tramite la contrattazione d’Istituto, con il FIS. Per ricompensare i docenti del lavoro in più prestato, si daranno tanti crediti didattici, formativi e professionali, che apriranno le porte ad una magnifica e folgorante carriera.

Olimpiadi italiane di informatica, la vittoria per uno stage

da La Tecnica della Scuola

Olimpiadi italiane di informatica, la vittoria per uno stage

Quest’anno ai primi 5 classificati verrà assegnata una borsa di studio dalla Banca d’Italia: così potranno svolgere uno stage formativo presso aziende anche estere.

Le olimpiadi italiane di informatica diventano trade union col mondo del lavoro: nell’edizione di quest’anno, infatti, i primi 5 classificati vinceranno una borsa di studio messe a disposizione dalla Banca d’Italia, che permetterà loro di svolgere uno stage formativo presso aziende di rilievo internazionale.

Chi si aggiudica “i primi posti – scrive Skuola.net – avrà poi la possibilità di essere scelto per entrare a far parte della squadra italiana alle prossime Olimpiadi Internazionali di Informatica che si svolgeranno a luglio in Kazakhstan.

LANCIATI VERSO LE OLIMPIADI INTERNAZIONALI – I giovanissimi vincitori si sono dati battaglia per tre giorni: sono stati 92 i partecipanti alla gara, di cui 4 ragazze, ancora troppo poche. La competizione si è svolta nelle aule dell’Università di Salerno e promossa come ogni anno dal Miur e da Aica (Associazione italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico). In totale sono stati 42 gli studenti andati a medaglia: le medaglie d’oro, argento e bronzo sono infatti assegnate per fasce di punteggio.

LA TOP FIVE – In prima posizione lo studente lombardo Filippo Baroni del Liceo Scientifico Gandini di Lodi. Dopo di lui si sono classificati Francesco Milizia, dell’ITIS Majorana di Brindisi; Carlo Buccisano del Liceo Scientifico F. Lussana di Bergamo; Dario Ostuni dell’ITIS Cannizaro di Rho. Al quinto posto, in ex aequo, Jacopo Guoyi Chen del Liceo Scientifico A. Landi di Velletri, che è anche tra i più giovani tra i 92 studenti partecipanti; Davide Danesi del Liceo Scientifico di Stato Leonardo di Brescia e Marco Donadoni del Liceo Scientifico F. Lussana di Bergamo. Come si può notare, questi ragazzi vengono da scuole del nord e del sud, ma il bergamasco Liceo Scientifico Lussana si è particolarmente messo in luce guadagnando ben 2 posizioni fra i primi 5.

UNO STAGE ALL’ESTERO – Questi vincitori avranno la possibilità di vivere l’esperienza di un vero e proprio stage in una grande azienda: la Banca d’Italia offre infatti delle borse di studio che permettono ai ragazzi di lavorare ad un progetto di un paio di settimane all’estero. Nella passata edizione delle Olimpiadi Italiane di Informatica, i primi 5 classificati sono stati in Inghilterra a Winchester presso i laboratori Ibm.

Riforma scuola: consultazione vera o presa in giro?

da La Tecnica della Scuola

Riforma scuola: consultazione vera o presa in giro?

C’è chi pensa che la consultazione darà risultati scontati e magari vorrebbe un dibattito più vivace

A dieci giorni dall’avvio della grande consultazione pubblica ed online per migliorare la proposta di riforma della scuola, offerta dal governo italiano attraverso il rapporto intitolato “la buona scuola”, nasce spontanea una domanda : “Tale consultazione, sarà un vero dibattito pubblico o una grande presa in giro?”. Ovviamente il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini sostiene che lo scopo della consultazione è quello di volere ascoltare tutti, perché qui non c’è un “noi” e un “voi”. C’è solo la nostra scuola. Scorrendo il sito web labuonascuola.gov.it, quasi leggessimo un passo del libro “Cuore” di Edmondo De Amicis, e in riferimento al rapporto “la buona scuola”, troviamo scritto : Lo offriamo ai cittadini italiani: ai genitori e ai nonni che ogni mattina accompagnano i loro figli e nipoti a scuola; ai fratelli e alle sorelle maggiori che sono già all’università; a chi lavora nella scuola o a chi sogna di farlo un giorno; ai sindaci e a chi investe sul territorio. Lo offriamo a tutti gli innovatori d’Italia”.
Un’offerta di “cuore” carica di buoni sentimenti o la fredda strategia di scavalcare interlocutori scomodi e competenti, perché è già tutto calcolato e deciso? Le domande che ci poniamo sono legittime e i sospetti che insorgono sono fondati. Mentre si dibatte di valutazione delle scuole e dei docenti, e quindi mentre è aperta la consultazione web, il Miur ha già emanato, come priorità strategica, la direttiva triennale della valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione, i criteri generali per assicurare l’autonomia del contingente ispettivo e i criteri generali per la valorizzazione delle scuole del sistema scolastico nazionale nel processo di autovalutazione.
Altro che consultazione con i nonni e le nonne degli studenti italiani, che magari di scuola non ne capiscono granché, sembra già tutto deciso, con dovizia dei particolari. D’altronde vi pare che questa consultazione possa convincere qualcuno, a rivalutare la bontà dell’anzianità di servizio? Molti lo sperano, ma c’è chi pensa che l’abolizione degli scatti di anzianità sia stata già decisa da tempo, e che niente e nessuno potrà fare in modo che possano restare in vita i vecchi, quanto oggettivi, scaloni stipendiali di vecchia. E per quanto riguarda le possibili 150 mila immissioni in ruolo? Non è certamente la consultazione che potrà incidere su quello che sembra essere un obbligo per il nostro Paese. Infatti ad obbligare l’Italia a regolarizzare i precari della scuola, è la Corte di giustizia europea, che ben presto condannerà l’Italia per avere infranto ripetutamente la direttiva europea 1970/99. Le multe che potrebbero essere combinate all’Italia per la questione precari della scuola, sono l’unico vero motivo per cui il governo immetterà in ruolo 150 mila precari storici nel giro di uno o al massimo due anni.
Ma chi pagherà lo scotto di tutte queste immissioni in ruolo? È un’altra domanda a cui non è difficilissimo rispondere. Tuttavia c’è molta curiosità intorno a questa mega consultazione, dove il governo ha voluto fare diventare protagonisti tutti  i cittadini, dimenticandosi completamente del mondo sindacale, che incomincia a brontolare con poca convinzione e ancora una volta fin troppo diviso. Ma il dubbi che resta a tutti è: “Consultazione vera o presa in giro?”.

Gite scolastiche: non c’è obbligo di accompagnare gli studenti

da La Tecnica della Scuola

Gite scolastiche: non c’è obbligo di accompagnare gli studenti

Accompagnare gli alunni in gita scolastica non è un obbligo, ma se ci si prende l’impegno bisognerebbe mantenerlo. La vecchia circolare del 1992 non è più in vigore e la materia dovrebbe essere regolata con un regolamento di istituto.

Ogni anno scolastico con i primi consigli di classe di ottobre, si verifica la disponibilità dei docenti per accompagnare i propri studenti nelle visite guidate e nei viaggi d’istruzione. Senza la disponibilità di qualche docente della classe, non è possibile organizzare nessuna visita guidata di un giorno e tantomeno i viaggi d’istruzione di più giorni. É importante sottolineare che la disponibilità data ad ottobre, come accompagnatore in visite guidate o viaggi d’istruzione, non corrisponde ad un obbligo ad accompagnare la classe in tali uscite. Tuttavia chi prende un impegno così importante avrebbe l’obbligo morale e deontologico, davanti ai colleghi e ai propri alunni, di onorare la disponibilità accordata ad inizio anno scolastico, senza tirarsi indietro al momento dell’uscita programmata.
Eppure accade, e non di raro, che docenti disponibili  ad accompagnare gli alunni nella tale uscita, con tanto di loro nominativi scritti  nei verbali dei consigli di classe di autunno, si titino indietro, per i più svariati motivi e all’ultimo momento, per accompagnare la classe durante una visita guidata o durante il viaggio d’istruzione.
Proprio per imprevisti del genere è sempre meglio trovare più di un accompagnatore e magari anche qualche supplente, che nel caso di default di qualche titolare possa prenderne il suo posto.
Bisogna precisare che non esiste nessun obbligo alla partecipazione delle iniziativa che si svolgono esternamente alla scuola, ed è quindi necessario che ogni docente dia  il proprio consenso a partecipare ad un’uscita come accompagnatore. Quindi non esiste la possibilità da parte del dirigente scolastico di fare un ordine di servizio che obblighi un docente ad accompagnare una classe in un’uscita per cui il docente non fosse disponibile.
La disponibilità del docente diventa una condizione necessaria affinché si assumi tutta la responsabilità che comporta la vigilanza per le uscite guidate. Un tempo quando ancora non c’era l’autonomia scolastica era in vigore  una Circolare Ministeriale, la 291 del 14 ottobre 1992 in cui all’art.8 comma 1 veniva chiarito che l’accettare l’incarico di accompagnatore comporta l’obbligo di una attenta ed assidua vigilanza degli alunni, con l’assunzione delle responsabilità di cui all’art. 2047 del codice civile integrato dalla norma di cui all’art. 61 della legge 11 luglio 1980, n. 312, che limita la responsabilità patrimoniale del personale della scuola ai soli casi di dolo e colpa grave, ma nella stessa circolare all’art.8 comma 3 veniva anche spiegato che ai fini del conferimento dell’incarico, il direttore didattico o il preside, nell’ambito delle indicazioni fornite dal consiglio di circolo o di istituto e secondo le modalità e i criteri fissati al precedente capoverso, individua i docenti, tenendo conto della loro effettiva disponibilità, prima di procedere alle relative designazioni. La medesima linea procedurale sarà seguita ai fini delle eventuali integrazioni o sostituzioni, ove non sia stato raggiunto il numero degli accompagnatori richiesto. Quindi nessun obbligo esisteva per i docenti ad accompagnare gli alunni nelle visite guidate o nei viaggi d’istruzione, ma questo dipende dalla libera disponibilità del docente che in nessun caso può essere indotto ad accettare tale responsabilità sotto l’intimazione di un ordine di servizio. Oggi in regime di autonomia scolastica, i regolamenti alle visite guidate o ai viaggi d’istruzione sono autonomamente normati dai consigli d’Istituto, ascoltati ovviamente i pareri dei Collegi docenti. Tuttavia di regola, restano validi in tutte le scuole i principi cardine riguardanti gli accompagnatori delle uscite, espressi nella vecchia circolare di epoca ante autonomia scolastica.

Dal 29 settembre disponibili le funzioni per l’Anagrafe Nazionale Alunni

da La Tecnica della Scuola

Dal 29 settembre disponibili le funzioni per l’Anagrafe Nazionale Alunni

L.L.

L’aggiornamento riguarda i dati di frequenza degli alunni per l’a.s. 2014/2015 e sarà possibile fino al 24 ottobre 2014. Le nuove scadenze nell’Agenda Scuola

Saranno disponibili dal 29 settembre prossimo su Sidi le funzioni di “Avvio anno scolastico” per l’aggiornamento dell’Anagrafe Nazionale degli Alunni a.s. 2014/2015. Lo ha comunicato il Miur con la nota prot. n. 2348 del 26/9/2014.

Si tratta della funzione che consente l’aggiornamento dei dati riferiti alla frequenza degli alunni (composizione delle classi, tempo scuola, indirizzi di studio).

La chiusura della procedura è prevista per il 24 ottobre. Entro questa data è ancora possibile operare anche sui dati dell’a.s. 2013/2014 ed eventualmente completare la trasmissione degli esiti e delle esperienze di alternanza scuola-lavoro.

Con qualche giorno di anticipo rispetto alla data di apertura delle funzioni, sarà disponibile, nell’Area dei procedimenti amministrativi, la guida operativa che illustra nel dettaglio l’intero processo.

La Cisl-scuola bacchetta la responsabile scuola del PD

da tuttoscuola.com

La Cisl-scuola bacchetta la responsabile scuola del PD
Polemica su ipotesi di tagli agli organici ATA

Sulle voci di nuovi tagli agli organici della scuola si è registrato un battibecco tra la responsabile scuola del PD, sen. Francesca Puglisi, e la Cisl-scuola di Francesco Scrima.

Sul sito del sindacato viene riportata la bacchettata contro la parlamentare e le motivazioni che l’hanno originata.

I segnali di un nuovo taglio agli organici del personale a.t.a. ci allarmano – dice il comunicato Cisl – perché vanno in senso diametralmente opposto ai bisogni delle nostre scuole che stanno da tempo manifestandosi con carattere di vera e propria emergenza.

Segnali che si accompagnano al totale silenzio delle linee guida del Governo sulla scuola, dove all’area a.t.a. si riservano solo vaghi e preoccupanti accenni.

Dopo la denuncia, arriva il rimbrotto verso la Puglisi.

Con una sua dichiarazione ricca di parole ma povera di sostanza, la responsabile scuola del Partito Democratico parte con una timida smentita sulle voci che parlano di tagli ma poi si perde in strani appelli ai giovani per allearsi contro fantomatiche gerontocrazie conservatrici.

La Cisl-scuola, insomma, snobba la smentita e ne chiede, alla fine, una più autorevole conferma.

In attesa di capire di che cosa stia parlando, le suggeriamo, se davvero vuole che la sua smentita sia convincente, di richiederne una formale ed esplicita al Governo del suo segretario. Staremo tutti più tranquilli.

Scatti degli insegnanti, polemica Toccafondi-Gallo (M5s)

da tuttoscuola.com

Scatti degli insegnanti, polemica Toccafondi-Gallo (M5s)

Il governo con le linee guida ‘La buona scuola’ “intende ripensare il sistema degli scatti stipendiali. L’intento non ha come obiettivo risparmi di spesa ma vuole superare la standardarizzazione di interventi indifferenziati. Quello che si vuole fare è investire sui meritevoli“.

Questa la risposta del sottosegretario all’Istruzione, Gabriele Toccafondi, a un’interpellanza a firma del Movimento 5 stelle, sugli stipendi dei docenti chiedendo al governo di “equipararli” a quelli della media europea. “Gli stipendi lordi dei docenti italiani – aggiunge – all’inizio della loro carriera” partono da “31,9 mila euro fino a 47 mila“.

La risposta del sottosegretario tuttavia non soddisfa i deputati del Movimento 5 Stelle, che commentano: “Altro che merito e più soldi per gli insegnanti, l’operazione di Renzi in realtà si traduce in un nuovo, ulteriore taglio per il comparto scuola“.

Nella buona scuola – continuano i parlamentari – è scritto che ‘non saranno attribuiti scatti negli anni 2015 – 2018’, con un risparmio complessivo per lo Stato di oltre un miliardo di euro. Inoltre gli scatti stipendiali presentati da Renzi sono una finzione dal momento che quel sistema, che permetterebbe a tutti i docenti meritevoli di scattare fino al raggiungimento dei famosi 9 mila euro in più di stipendio annui, prevedrebbe che il 66% dei docenti sia costantemente meritevole e il 34% costantemente non meritevole. Si tratta quindi di una prospettiva solo ipotetica. Se a ciò si aggiunge che il salario medio degli insegnanti della scuola primaria e secondaria inferiore è diminuito (in termini reali) del 2% tra il 2008 e il 2012 si evince che i fondi che Renzi dovrebbe investire nella scuola sono in realtà una goccia nel mare. La spesa per l’istruzione continua a calare prima con Letta e ora con Renzi“.

Il portavoce 5stelle Luigi Gallo, firmatario dell’interpellanza urgente inoltre contesta a Toccafondi di non essere “stato in grado di fornire dati precisi, soprattutto in merito ai nuovi tagli in arrivo. Si è limitato a declinare le cifre degli stipendi dei docenti al lordo. Cifre note e proprio per questo da mettere in discussione“.

Una buona scuola – conclude Gallo – deve partire dalla valorizzazione delle professionalità dei docenti, che invece continuano ad essere mortificati”.

La frase ‘non saranno attribuiti scatti negli anni 2015 – 2018’ riportata nel comunicato dei parlamentari del M5s è corretta, e si trova a pagina 55 del documento La Buona Scuola. Per avere chiara la questione, riportiamo l’intero passaggio del testo: “Il primo scatto sarà attribuito alla fine del 2018, al termine del primo triennio dall’assunzione dei nuovi 150 mila docenti e di introduzione del nuovo sistema dei crediti e di valutazione. Creando un immediato dinamismo nel sistema. Ciò vuol dire che non saranno attribuiti scatti negli anni 2015-2018. Ma anche che, nel 2018, due terzi di tutti i docenti italiani – quasi mezzo milione – matureranno uno scatto di circa 60 euro netti al mese“.

Nota 26 settembre 2014, Prot.n. 5712

All’Ufficio Scolastico Regionale per la Basilicata
POTENZA
All’Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria
CATANZARO
All’Ufficio Scolastico Regionale per la Campania
NAPOLI
All’ Ufficio Scolastico Regionale per il Friuli Venezia
Giulia
TRIESTE
AIl’ Ufficio Scolastico Regionale per il Molise
CAMPOBASSO
All’ Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte
TORINO
All’ Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia
BARI
All’ Ufficio Scolastico Regionale per la Sardegna
CAGLIARI
All’ Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia
PALERMO
All’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto
VENEZIA
AI Dipartimento della Conoscenza della Provincia di
TRENTO
All’Intendenza Scolastica per la Scuola in lingua ladina
BOLZANO
All’Intendenza Scolastica per la “Scuola in lingua tedesca
“BOLZANO
Alla Sovrintendenza agli Studi per la Regione autonoma Valle d’Aosta
AOSTA
p.c. AI Capo di Gabinetto
AI Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
SEDE

Nota 26 settembre 2014, Prot.n. 5712

Oggetto: Piano di interventi e di finanziamenti per la realizzazione di progetti nazionali e locali nel campo dello studio delle lingue e delle tradizioni culturali appartenenti ad una minoranza linguistica (Legge 15 dicembre 1999, n. 482 art. 5) – Esercizio finanziario 2014.

Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 225

Gazzetta Ufficiale

Serie Generale
n. 225 del 27-9-2014

Sommario

DECRETI, DELIBERE E ORDINANZE MINISTERIALI

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

 

DECRETO 23 luglio 2014


Nuovi termini per il versamento della quota del 3% degli utili di
esercizio dovuta dalle societa’ cooperative e dai loro consorzi, non
aderenti ad alcuna delle Associazioni nazionali di assistenza e
tutela del movimento cooperativo. (14A07283)

 

 

Pag. 1

 

 

ESTRATTI, SUNTI E COMUNICATI

AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO

 

COMUNICATO


Autorizzazione della variazione relativamente al medicinale per uso
umano «Clavulin» (14A07280)

 

 

Pag. 1

 

 

 

COMUNICATO


Autorizzazione della variazione relativamente al medicinale per uso
umano «Airol» (14A07281)

 

 

Pag. 2

 

 

 

COMUNICATO


Autorizzazione della proroga scorte relativamente al medicinale per
uso umano «Tetris» (14A07285)

 

 

Pag. 2

 

 

 

COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
umano «Ropinirolo Doc Generici» (14A07286)

 

 

Pag. 2

 

 

 

COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
umano «Acido Zoledronico Pfizer» (14A07287)

 

 

Pag. 3

 

 

 

COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
umano «Sumatriptan EG» (14A07288)

 

 

Pag. 3

 

 

 

COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
umano «Pantoprazolo Teva Italia» (14A07289)

 

 

Pag. 4

 

 

MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

 

COMUNICATO


Autorizzazioni generali di trasferimento verso le Forze armate e le
imprese certificate dei Paesi dell’Unione europea in applicazione
della direttiva 43/2009 (AGT 1 e AGT 2). (14A07371)

 

 

Pag. 4

 

 

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

 

COMUNICATO


Avvio del procedimento per lo scioglimento, per atto dell’autorita’
senza nomina di commissario liquidatore, di n. 525 societa’
cooperative aventi sede nelle Regioni: Campania, Emilia Romagna,
Lazio e Lombardia. (14A07284)

 

 

Pag. 4

 

 

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

 

COMUNICATO


Comunicato concernente referendum popolare, a norma dell’articolo
132, secondo comma, della Costituzione, per il distacco del comune di
Auronzo di Cadore (Belluno) dalla regione Veneto e sua aggregazione
alla regione Trentino-Alto Adige/Südtirol. (14A07427)

 

 

Pag. 22

 

 

 

COMUNICATO


Comunicato concernente referendum popolare, a norma dell’articolo
132, secondo comma, della Costituzione, per il distacco del comune di
Voltago Agordino (Belluno) dalla regione Veneto e sua aggregazione
alla regione Trentino-Alto Adige/Südtirol. (14A07428)

 

 

Pag. 22