L’amore per la burocrazia

L’amore per la burocrazia
di Stefano Stefanel

La dirigenza scolastica si trova attualmente al centro di un dibattito sulla sua funzione futura. Una parte vorrebbe mantenere la sua specificità (e quindi anche lo sbarramento in ingresso che riserva i ruoli della dirigenze scolastica solo ad ex insegnanti), un’altra vorrebbe l’equiparazione della dirigenza scolastica alle altre dirigenze. Diciamo che le due parti su una sola concordano: lo stipendio dovrebbe essere quello dei dirigenti di prima fascia. Poiché questo è l’ostacolo unico (far transitare 8.000 di noi ad uno stipendio più alto) possiamo lasciare la questione ai tavoli del dibattito.
I dirigenti scolastici nel frattempo si stanno assuefacendo a routine ritenute dalla categoria sempre e comunque virtuose, anche se sono spesso frutto più di adattamento alla situazione contingente, che di scelte. Si sentono in giro magnificare procedure orribili, frutto di scelte passate che dovrebbero venir subito cambiate e invece vengono propagandate. Il dibattito tra leadership educativa e carico burocratico stenta però ad entrare nell’alveo della realtà, anche perché la propensione attuale del Miur è quella di burocratizzare la professione e di far scambiare la gestione amministrativa della scuola per la mission della dirigenza. Questo è ingigantito dai mille “marchingegni” ministeriali e governativi pensati all’apparenza per semplificare, risparmiare, rendere tutto trasparente e che invece determinano quasi esclusivamente perdite di tempo, produzione di un numero esorbitante di documenti inutili, leggibilità molto bassa e troppo complessa di tutto il sistema scolastico italiano.
In questo mare di incombenze e adempimenti noi dirigenti scolastici ci stiamo mettendo del nostro adeguandoci spesso alla burocrazia più retriva, cartacea e inutile. Ad ogni adempimento formale previsto dal Miur o dal Mef ci vengono offerti, gratis o a pagamento, facsimili prodotti da altri che invece di semplificare complicano, che invece di rendere trasparente la procedura la confondono, che invece di far risparmiare fanno spendere di più.
Quello che ormai però ho dovuto constatare è che la categoria nel suo complesso ama la burocrazia più di quanto voglia ammettere. Il problema non sta nella lunghezza dei documenti, ma nella ridondanza delle ripetizioni, nel formalismo ad esse connesso, nella richiesta di firme su firme anche nell’epoca del web, nella blindatura delle decisioni prese dietro procedimenti lunghi, complicati e che vogliono garantire chi li emana e non l’utente che li subisce.
Tutto questo rende il concetto di leadership educativa molto leggero e l’interesse del dirigente scolastico per la didattica quasi un’ingerenza indebita. Resta da vedere però se quanto previsto dall’art. 25 del d.lgs 165/2001 si presti ad una totale burocratizzazione della professione, visto che ci sono in quell’articolo alcuni punti chiave della professione dirigenziale che sono di carattere totalmente educativo-relazione:
valorizzazione delle risorse umane;
diritto all’apprendimento degli alunni;
responsabilità dei risultati del servizio
I tre concetti sopra indicati possono essere facilmente burocratizzati, ma solo dalla parte dei lavoratori della scuola, non da quella dei suoi utenti. Se infatti ciò che prescrive il d.lgs 165/2001 lo pieghiamo a difesa delle esigenze dei lavoratori della scuola trasformiamo il tutto in prescrizioni atte a conservare le esigenze dei lavoratori e dell’amministrazione, nell’indifferenza totale per il percorso formativo degli studenti, che pretende attenzione e istruzione di qualità.
Diventa perciò fondamentale la lettura che si fa del d.lgs 165/2001 in quanto è necessario chiarire se lo si considera un adempimento cui sottoporre dipendenti e utenti o il luogo della riflessione didattica ed educativa. L’impressione è che ai documenti “ben fatti” si preferiscano i documenti “ben pieni” con complicati rimandi di legge, astrusi giri di parole, complesse procedure cui attivarsi attraverso meccanismi burocratici sempre vessatori.
Se a un ufficio di segreteria si chiarisce che il DPR 445/2000 vieta di chiedere dati di cui si è già in possesso la risposta è sempre la stessa: “E se i dati nel frattempo sono cambiati, chi ci garantisce dagli errori?”. Così si richiedono sia i dati potenzialmente mutabili (residenza, carriera, ecc.), sia i dati per loro natura immutabili (data di nascita, data della laurea, codice fiscale, ecc.) perché l’accumulo di dati diventa un meccanismo che si autoalimenta da solo e produce facsimili da compilare. Avviene a volte che il soggetto che compila un modulo o un facsimile chieda alla scuola i dati da inserire nel modulo perché lui non li ha e la scuola sì. La burocrazia però è salva, perché comunque il soggetto risponde di persona di quello che scrive. In questo i nostri uffici sono maestri e la richiesta di dati giù in possesso diventa sempre più vasta.
Più potente e vistosa è la burocrazia più forte è il potere del burocrate e più è stabile il sistema organizzativo (il celebre mantra “abbiamo sempre fatto così”). Il sistema scolastico avrebbe bisogno di un taglio secco della burocrazia (cartacea e on line) e invece aumentano le procedure che richiedono più lavoro, più inutili documenti, più duplicazioni.
Certamente se 8.000 dirigenti intervenissero su tutto questo non a parole ma nei fatti, se invece di emanare ciascuno circa 500 circolarti all’anno si limitassero a 30 documenti o testi ben scritti, se invece di usare facsimili descrivessero cosa realmente serve alla scuola che dirigono, sicuramente la burocrazia italiana sentirebbe una “scossa”. Inutile invocare semplificazioni, cancellazione di procedure inutili e di uffici inutili se i primi burocrati siamo noi.

“SE MI POSTI TI CANCELLO”

DAL CYBERBULLISMO AL SEXTING, LA PAROLA AI RAGAZZI
MTV E MIUR PRESENTANO “SE MI POSTI TI CANCELLO”
WEB SERIE DI 5 EPISODI DISPONIBILI OGNI LUNEDÍ
DAL 29 SETTEMBRE FINO AL 27 OTTOBRE
SUL SITO ON DEMAND DEL CANALE DEDICATO AI GIOVANI

Cyberbullismo, digital divide, ‘trappole’ del web, la parola passa ai ragazzi, che salgono in cattedra e da potenziali vittime diventano educatori dei loro pari attraverso il linguaggio dei video.

Da oggi è disponibile in esclusiva, sulla sezione ondemand del sito di MTV, www.mtv.it/ondemand, la prima puntata della web serie “Se mi posti ti cancello“, un progetto del SIC – Safer Internet Centre Italia (Generazioni Connesse), coordinato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e co-finanziato dalla Commissione Europea, con il partenariato di alcune tra le principali realtà italiane che si occupano di promuovere fra i giovani un uso consapevole della Rete (Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Polizia di Stato, Save the Children Italia, Telefono Azzurro, Cooperativa E.D.I., Movimento Difesa del Cittadino). Obiettivo, educare i giovanissimi ad un uso sano della Rete. E al rispetto dei loro pari.

La web serie prende ispirazione dagli oltre 300 video inviati dai ragazzi tra gli 11 e 16 anni di tutta Italia che hanno aderito alla Campagna “Se mi posti ti cancello” lanciata da Generazioni Connesse a febbraio scorso. Gli autori dei 5 video vincitori hanno partecipato, insieme agli attori protagonisti della serie, alla realizzazione delle diverse puntate che, ogni volta, focalizzano l’attenzione su un tema diverso: cyberbullismo, sexting, esposizione ai media, sessualità online e digital divide (i materiali sono disponibili anche all’indirizzo web www.generazioniconnesse.it/webserie).

Tutto parte da esperienze realmente vissute dai protagonisti in Rete. Episodi che hanno coinvolto in alcuni casi anche le loro classi. Voce narrante della web serie è RichardHTT, webstar di Youtube (oltre 125.000 gli iscritti al suo canale), che lancia i suoi video sui temi delle puntate in modo sempre molto ironico e che con ironia parla ai suoi pari lanciando messaggi educativi.

Ad interpretare la mamma di Laura, l’attrice e comica Alessandra Faiella.

Gli episodi saranno messi in Rete ogni lunedì a partire da oggi e fino al 27 di ottobre.

Link Utili:

Su twitter:

#semipostiticancello

PENSIONI: TRASPARENZA SU ‘SALVAGUARDATI’ LEGGE 104

PENSIONI, GILDA: TRASPARENZA SU ‘SALVAGUARDATI’ LEGGE 104, INPS E MIUR PUBBLICHINO GRADUATORIA

“Inps e Miur rispettino il principio di trasparenza e facciano chiarezza sui criteri seguiti nell’accoglimento delle domande di pensionamento presentate dai cosiddetti ‘salvaguardati’ della legge 104”. La richiesta arriva dalla Gilda degli Insegnanti e riguarda i lavoratori della scuola ai quali è concesso andare in pensione quest’anno grazie all’articolo 11 bis della legge 124 del 2013 che apporta alcune modifiche alla legge Fornero. La norma interessa 2.500 lavoratori che nel corso del 2011 sono stati in congedo per due anni o che hanno usufruito dei permessi previsti dalla legge 104 per assistere un familiare disabile grave, purchè abbiano maturato i necessari requisiti anagrafici e contributivi.

“Il termine per presentare la domanda di cessazione del servizio è stato fissato al 7 ottobre ed è ovvio – spiega la Gilda – che il numero delle istanze supera ampiamente il tetto dei 2.500 lavoratori stabilito dalla legge. Trasparenza e chiarezza vorrebbero che l’Inps o il Miur rendessero pubblica la graduatoria dei ‘salvaguardati’ e i criteri con i quali, a parità di requisiti, è stata riconosciuta la possibilità di andare in pensione”.

“Io riciclo, e tu?”

Al via la nuova edizione del Concorso scuole Conai
“Io riciclo, e tu?”

Il Consorzio Nazionale Imballaggi rinnova il suo impegno a sostegno dell’educazione ambientale e lancia l’edizione 2014/2015 del Concorso
rivolto alle scuole di 1° e 2° grado

Dopo il successo delle passate edizioni torna il Concorso a premi promosso da Conai – Consorzio Nazionale Imballaggi con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Maree rivolto, anche per l’edizione 2014/2015, alle scuole secondarie di 1° Grado e al biennio delle scuole secondarie di 2° Grado di tutto il territorio italiano.

Come le precedenti, l’attuale edizione – dal titolo “Io riciclo, e tu?” – si inserisce all’interno del progetto di educazione ambientale RICICLOTVB, ideato da CONAI per diffondere la cultura del riciclo dei materiali di imballaggio e promuovere una coscienza ambientale fra i più giovani.

Per candidarsi al concorso, le classi interessate dovranno:
dimostrare di aver seguito il percorso formativo messo a disposizione dal Consorzio attraverso il sito www.riciclotvb.it;
ideare e realizzare una campagna di informazione e sensibilizzazione, rivolta ai cittadini del proprio Comune di residenza, dedicata alla raccolta differenziata e al riciclo dei 6 materiali di imballaggio – acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro.

Cartelloni, spot radiofonici o televisivi, manifesti. Sono tante le declinazioni e i linguaggi che i ragazzi potranno usare per convincere i propri concittadini a realizzare una raccolta differenziata di qualità.

Il concorso partirà il 29 settembre 2014, e le classi partecipanti avranno tempo fino al 27 marzo 2015 per inviare il loro elaborato.

La Giuria, composta da un rappresentante CONAI, un rappresentante del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e un rappresentante del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, valuterà i lavori dei ragazzi e assegnerà alla classe vincitrice un Kit L.I.M (lavagna interattiva multimediale e proiettore).
I ragazzi che si aggiudicheranno il secondo posto riceveranno una postazione completa PC (con monitor, tastiera e tavoletta grafica); una libreria di eco-design sarà il premio destinato alla classe terza classificata.

Le informazioni sul Concorso, il regolamento, la scheda di partecipazione e la descrizione dei premi per le classi vincitrici sono scaricabili dal sito www.riciclotvb.it.

Corso per Tutor per Dsa

Corso per Tutor per Dsa

L’Associazione Sos Dislessia-Onlus apre le iscrizioni al corso di formazione per “Tutor per Dsa (Disturbi Specifici di Apprendimento)”.
Il corso si svolgerà in 4 giornate. I corsi programmati sono 2 (identici, ma in orari diversi) e suddivisi nel seguente modo: 1° Corso 7 ottobre, 9 ottobre, 15 ottobre, 17 ottobre, dalle 17 alle 20 presso l’Istituto “Aleotti” in via Ravera, n. 11. 2° Corso 8 ottobre, 10 ottobre, 14 ottobre, 16 ottobre, dalle 9 alle 12, presso l’Istituto “Aleotti” in via Ravera.
Per i corsi è richiesto un contributo. Per iscrizioni o informazioni inviare una mail a sos.dislessia@gmail.com.

I giochi sono fatti!

I giochi sono fatti!

di Maurizio Tiriticco

L’avevo pensato e l’avevo detto! Tutto il can can sui BES – l’invenzione dell’ultim’ora – mirava soltanto a tagliare ulteriormente! E dove? Proprio sul sostegno e sui suoi insegnanti. E’ evidente che, se riteniamo che ogni alunno (ogni soggetto, ogni essere umano, in effetti) è portatore di BES, come in effetti è, e da sempre, non è più necessario un sostegno, perché tutti gli alunni sono BES e tutti gli insegnanti sono di sostegno! Un perfetto sillogismo aristotelico! Ed è questa la conclusione, forte e chiara, a cui si è finalmente giunti dopo mesi e mesi di direttive e circolari ministeriali, più o meno chiare, di capriole e giravolte, di incontri, seminari, convegni sui BES, anche affollati, perché i nostri insegnanti sono sensibili al problema.

Rien ne va plus, les jeux sont faits! Infatti, che cosa leggiamo oggi su Tuttoscuola? Copio testualmente: “In alternativa si potrebbe invece, propone Ianes, unificare gli organici creando a livello di scuola o di territorio organici funzionali, utilizzare gli attuali docenti di sostegno in compresenza e prevedere per una parte di essi il ruolo di figure specializzate (“peer tutor”) itineranti a sostegno dei docenti curricolari. Nella formazione iniziale di tutti gli aspiranti docenti futuri dovranno essere inseriti insegnamenti e moduli finalizzati alla didattica inclusiva. A quel punto tutti gli insegnanti a tutti i livelli (ma cominciando dalla scuola di base, suggerisce realisticamente Ianes) saranno nello stesso tempo insegnanti di sostegno e curricolari”.

Alla faccia della didattica inclusiva! Giochi di parole? Effetti speciali? Lo scivolo tra i BES, i DSA e i portatori di handicap – ma chiamiamoli diversamente abili… meno realistico, fa più fine… si è realizzato!!! Come era negli auspici di un’amministrazione che da anni lavora solo a colpi di forbice! In effetti, tra un cieco è un non vedente, tra un sordo e un non udente c’è un capzioso abisso semantico, però pericoloso, che conduce dritti dritti al traguardo sotteso, ma solo per chi… non vuole vedere! Altri, invece, perfettamente vedenti, ci hanno visto chiaro e hanno visto in tutta la macchina BES un sotteso e pericoloso traguardo che oggi è più evidente che mai, perché lo dice la stessa amministrazione!

Ho sempre detto e scritto che “non esiste” un insegnante di materia, o di disciplina che sia, che debba essere ancorato ineluttabilmente alla gabbia di una classe di concorso! In effetti dobbiamo invece puntare a un insegnante che non “trasmetta” la sua materia sic et simpliciter – non esiste un insegnante come trasmettitore di cultura: la cultura non si trasmette, si sollecita, si costruisce – ma che sappia creare le condizioni perché la sua disciplina venga appresa, anche e soprattutto in concorso con tutti i raccordi pluridisciplinari del caso. Anche perché deve essere in grado di garantire a ciascun alunno il suo personale successo formativo. E deve non solo istruire, ma anche formare ed educare (dpr 275/99, art. 1, c. 2). E’pertanto necessario che sia esperto anche in psicologia dell’apprendimento e in materia di comunicazione e dinamica di gruppo. Si tratta del resto di sani e mirati suggerimenti che provengono anche dagli articoli 26 e 27 del CCNL relativo al comparto scuola.

Ebbene, in un’ottica di questo tipo, l’insegnante è in grado di affrontare tutti i BES di questo mondo, ma… tra un BES e un H corre un abisso! E bello profondo! L’handicappato “è colui che necessita di un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione, quando la minorazione, singola o plurima, abbia ridotto l’autonomia personale, correlata all’età” (art. 3,comma 3, della legge n. 104/1992). Non a caso, c’è sempre il corredo di una certificazione medica. Se abbiamo avuto il coraggio di liquidare le classi differenziali – era il lontano 1977 – abbiamo avuto anche il coraggio di inserire gli alunni H nelle classi normali, ma con condizioni particolari e ineludibili: la presenza di insegnanti particolarmente formati. In effetti, le condizioni di handicap sono infinite e molte sono di un’estrema gravità. E un insegnante “normale”, anche se bravissimo, non è assolutamente in grado di affrontarle! Ma che cosa è successo con il trascorrere degli anni? La formazione di insegnanti specializzati in parte è andata sempre più decadendo – i costi sono alti e le disponibilità basse – e in parte è diventata un’altra strada per… insegnare, comunque!

Ed è così che a poco a poco siamo giunti alla resa dei conti! Affrontare seriamente il problema degli alunni disabili costa troppo! Allora si taglia, ma linearmente… all’italiana… come al solito! Facciamo finta, tanto chi paga sono gli alunni disabili e gli insegnanti. Lo ha detto l’esperto di turno: “Tutti gli insegnanti a tutti i livelli saranno nello stesso tempo insegnanti di sostegno e curricolari”. I giochi son fatti, come volevasi dimostrare! Come dico da tempo!

La scuola buona o la buona scuola?

La scuola buona o la buona scuola?

di Giuseppe Campagnoli  per ReseArt

Analizziamo  i principali  punti governativi e proviamo a dire qualcosa rapidamente e sinteticamente,con cognizione di causa, per aver passato 40 anni nella scuola da docenti e dirigenti e 20 da studenti.

1) Mai più precari nella scuola e basta supplenze. L’idea non è male. Coniugando il fabbisogno di docenti  reale e consolidato di ogni scuola con le risorse disponibili e in attesa si potrebbe chiudere la partita ed aprire una nuova era (di standard internazionale) per il reclutamento e la gestione del personale della scuola. Ma sono stati fatti bene i conti economici? Chi supererà lo stereotipo del  lavoro sotto casa? E come verrà determinata la consistenza del team stabile scolastico?

2) Si entra solo per Concorso. Bene! Ma sarà possibile dal 2016? E quali saranno le regole? E l’efficienza ed equità delle procedure? Occorrono le classiche “cento misure” per un solo giusto taglio! Bene cambiare il reclutamento dei dirigenti e bene la proposta per i cosiddetti privilegiati e nonsisacome reclutati “ispettori” di farne un segmento della carriera dei presidi! E’ da tempo che l’avevamo proposto.

3) Carriera. Qualità valutazione e merito. Quis custodiet custodes? In un paese di raccomandati e di bluff la domanda è d’obbligo! Occorre cambiare forma mentis e allora anche la valutazione potrà entrare, rigorosa, equa e attendibile. E potrà essere accettata da tutti.

4) Formazione e innovazione. Scuola digitale. I soldi spesi in passato per la formazione sull’informatica e le lingue straniere e per l’innovazione (computers, lavagne interattive,tablets ed altre diavolerie) hanno lasciato solo macerie..Speriamo che la formazione e diventi obbligatoria, ricorrente, gratuita e di qualità per tutti. E speriamo che a gestire la pianificazione per  l’innovazione e la digitalizzazione omogenee e con standards simili in tutta Italia, pensi gente seria, preparata,con trascorsi di sicura pluriennale esperienza e moderna.

5) Scuola di vetro e scuola sbloccata. Trasparenza e qualità da costruire nel tempo. Occorre educare cittadini e operatori della scuola per gestire il cambiamento.In Italia sarà possibile? Abolire la burocrazia inutile? Bene. Ma chi toglierà finalmente la dirigenza dell’amministrazione a coloro che non hanno mai avuto formazione scolastica specifica e sono ancora tutti laureati in giurisprudenza? Tutto il personale dell’amministrazione deve venire dalla carriera scolastica!!! Occorre cambiare radicalmente i profili! Meglio un preside a dirigere un provveditorato (o come si chiama ora) che un giurisprudente burocrate!

6) Sport, musica e storia dell’arte. Lingue, economia e competenze digitali. Si auspicano curricoli progressivi dall’infanzia all’università, solidi per qualità e quantità alla pari delle materie umanistiche e scientifiche. Chi se ne è occupato per una vita da docente o esperto saprebbe come fare presto e bene. Un consiglio per le arti: Artemdocere

7) Scuola e lavoro, scuola e territorio. Fare rete e attrarre simbiosi tra imprese serie, enti locali e territoriali,associazioni  e mondo della scuola. Impostare veri percorsi-tandem scuola e lavoro con sistemi di crediti per una formazione integrata continua ed efficace, utile non alla scuola o all’impresa ma al cittadino in fase formativa. Chi si forma si educa e chi si educa si forma. Chi fa stages in azienda non è là per attaccare francobolli sulle buste o portare il caffè agli impiegati!

8) Scuola statale e scuola paritaria: non dimentichiamoci che la Costituzione su questo punto è assolutamente chiara e dimentichiamoci che siamo il paese della Città del Vaticano. Prendiamo spunto dall’Europa.

9) A latere. L’edilizia scolastica. Consigliamo la lettura dei nostri articoli su Education2.0, sull’ultimo numero della “Rivista dell’Istruzione” Maggioli Editore e del libello “Questione di Stile” gratis su Itunes e Ibook. Una sola cosa da dire,per ora.Un milione di euro è la decima parte di quello che investe, per esempio, la Gran Bretagna nei suoi piani triennali sull’architettura scolastica, in una sola annualità.

Per finire: non ripetiamo l’avvilente consultazione di berlingueriana e morattiana memoria! Facciamo i cambiamenti per induzione! I plebisciti e l’assemblearismo allungano solo i tempi e creano ostacoli e demagogie. Impariamo dai saggi di Atene!

P.S. Chi sono  infine  Simona Montesarchio, Damien Lanfrey, Donatella Solda, Antonio Aloisi e Matteo Benedettino?

Ci piacerebbe saperlo e comunque li ringraziamo anche noi. Qualche spunto buono c’è nel documento.

“Bocciare? Inutile e dannoso”. E in Italia i respinti sono troppi

da la Repubblica

“Bocciare? Inutile e dannoso”. E in Italia i respinti sono troppi

Uno studio dell’Ocse sui test Pisa. Colpiti soprattutto i più svantaggiati. Nel nostro Paese nei primi anni ripete oltre il 17%, cinque punti in più della media europea

Salvo Intravaia

La bocciatura, a scuola, non serve a niente. E nel nostro Paese si boccia un po’ troppo. A sostenerlo è l’Ocse che ha recentemente pubblicato un approfondimento sui test Pisa  –  acronimo di Programme for International Student Assessment (Programma per la valutazione internazionale dell’allievo)  –  svolti nel 2012: il test internazionale che saggia le competenze dei quindicenni in Lettura, Matematica e Scienze. Il titolo del focus numero 43 è emblematico: “Gli studenti svantaggiati hanno più probabilità di ripetere l’anno?”. La risposta sembra essere affermativa.

E questo aspetto induce gli esperti dell’Ocse  –  l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico  –  a sostenere che non è la sola preparazione e determinare l’insuccesso scolastico. E che sarebbe meglio, anziché bocciare, dedicare più attenzione agli studenti fragili. Nei paesi Ocse, il numero degli quindicenni che ha riferito di avere ripetuto l’anno almeno una volta prima dei quindici anni è pari al 12,4 per cento: uno su otto. Percentuale che sale al 20 per cento tra i meno abbienti. “Anche tra studenti con rendimento scolastico simile, la probabilità di ripetere un anno è una volta e mezzo superiore per gli studenti svantaggiati”, spiegano da Parigi.

E in Italia? Nel Belpaese, gli alunni con una bocciatura sul groppone, rimediata alla media, nei primi anni delle scuole superiori o addirittura all’elementare, sono più di 17 su cento. Un dato che è in crescita di due punti rispetto a dieci anni prima. E tra i meno fortunati, provenienti da contesti socio-economici e culturali deprivati, il tasso di ripetenze sale al 26 per cento. In Giappone, Malesia e Norvegia, gli studenti intervistati non hanno riferito bocciature. In 24 paesi Ocse le bocciature si mantengono al di sotto del 5 per cento. Ma in alcuni paesi  –  come Francia, Germania, Portogallo e Spagna  –  il tasso di ripetenze schizza su valori superiori al 20 per cento raggiungendo e superano anche il 30 per cento.

Ma gli esperti Ocse non hanno dubbi: “Molti paesi  –  spiegano  –  stanno trovando altri modi di aiutare gli studenti in difficoltà”. Perché “la bocciatura, in pratica, non ha evidenti benefici indicati per gli studenti o per i sistemi scolastici nel suo complesso”. “La bocciatura è un modo costoso di affrontare il problema degli insuccessi: fermando gli alunni la probabilità che abbandonino gli studi sale”. “Alcuni paesi che avevano usato la bocciatura in modo massiccio hanno rivisto tale politica a favore di un maggiore sostegno intensivo e precoce nei confronti degli studenti in difficoltà”.

In altre parole, “la ripetizione dell’anno non offre alcun evidente beneficio per le prestazioni complessive di un sistema scolastico perché, come i risultati del Pisa mostrano, gli alunni appartenenti ad un contesto socio-economico svantaggiato hanno più probabilità di ripetere l’anno. E la bocciatura può anche rafforzare le disuguaglianze nel sistema”. Che fare, allora? Occorre “offrire ore di insegnamento supplementare agli studenti che rischiano la bocciatura, adattando l’insegnamento alle loro esigenze in modo che possano recuperare il ritardo con i loro coetanei. Un modo di gran lunga migliore di sostenere gli studenti con difficoltà di apprendimento o problemi comportamentali”.

Inizia il 10 ottobre un mese di fuoco per la scuola

da La Tecnica della Scuola

Inizia il 10 ottobre un mese di fuoco per la scuola

A protestare in qualche modo saranno praticamente tutti (o quasi). Si inizia il 10 ottobre con uno sciopero Cobas e si conclude (per ora) il 14 novembre di nuovo con Cobas e CUB. Ma in mezzo ci sono scioperi Unicobas e Anief e manifestazioni di Cgil, Cisl e Uil.

A partire dai prossimi giorni parte il conto alla rovescia che darà avvio ad un mese di fuoco nella scuola.
Il calendario degli scioperi e delle manifestazioni è alquanto impressionante.
Si inizia il 10 ottobre con uno sciopero della scuola proclamato dai Cobas e al quale aderiranno anche gli studenti.
Nella scuola si continuerà il 24  ottobre con USB-Scuola e Unicobas Scuola le cui confederazioni di riferimento stanno proclamando anche uno sciopero generale.
Il 25 ottobre si sarà invece una manifestazione nazionale organizzata dalla Cgil con il pieno accordo della Fiom di Landini, a sancire forse la pace fatta fra i falchi e le colombe del maggior sindacato italiano.
Il 31 ottobre sciopero Anief, mentre l’8 novembre è in programma una manifestazione nazionale unitaria dei tre sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil.
Il “mese caldo” si concluderà il 14 novembre con uno sciopero generale di Cobas e CUB  che coinvolgerà ovviamente anche il comparto scuola.
A questo punto se la Cgil volesse proclamare uno sciopero generale avrebbe ben pochi spazi disponibili. La prima data possibile potrebbe essere il 21 novembre, ma a quel punto la legge di stabilità sarà già stata approvata da almeno un ramo del Parlamento e gran parte dei giochi saranno fatti.

Come calcolare il MOF della propria scuola

da La Tecnica della Scuola

Come calcolare il MOF della propria scuola

 

Tutti i parametri per calcolare facilmente quanto spetta alla propria scuola.

In applicazione dell’accordo tra UIL Scuola, Cisl Scuola, Snals e MIUR, sottoscritto il 7 agosto 2014 per l’assegnazione delle risorse contrattuali alle scuole adesso è possibile, come illustra una interessante scheda della Uil scuola, calcolare quanto toccherà a ogni singola istituzione scolastica per la retribuzione accessoria del personale.

Basta utilizzare i seguenti parametri:
• delle scuole -8.649
• delle scuole con complessità organizzative -8.149
• dei docenti in organico di diritto  -681.660
•del personale ATA in organico di diritto esclusi i DSGA e posti accantonati
– 185.050
•delle classi di istruzione secondaria in organico di diritto  -191.885

Per quanto riguarda allora il fondo d’istituto ad ogni singola scuola spetta:
€ 2.495,29 per ciascun punto di erogazione del servizio
€ 354,80 per ciascun addetto in oorganico di diritto del personale docente, educativo e ATA.
€ 413,55 come quota aggiuntiva,agli istituti secondari di II grado per ciascun docente in organico di diritto
Per le funzioni strumentali (art. 33) ad ogni singola scuola spetta:
una quota fissa d i€ 1.330,60
una quota aggiuntiva per ogni complessità organizzativa* di € 643,07
una ulteriore quota per la dimensione della scuola pari a€ 40,47 x n°docenti in organico di diritto inclusi i docenti di sostegno.

Per complessità organizzative si intendono:
•istituti comprensivi
•istituti di istruzione secondaria di II grado
•sezioni carcerarie
•sezioni ospedaliere
•CTP
•corsi serali
•convitti ed educandati

Possiamo fare un esempio:  un istituto di istruzione secondaria di II grado, con una sezione ospedaliera, una sezione carceraria ed un corso serale per adulti, presenta 4 complessità ed ha diritto ad una quota aggiuntiva di € 2.572,28 (643,07 x 4)

Per incarichi specifici del personale Ata  (art. 62 CCNL 2006/09) ad ogni singola scuola spettano: € 145,09  x il numerodei posti in organico di diritto di detto personale (esclusi i DSGA ed i posti accantonati per appalti di pulizia e Co.Co.Co)-
Per le attività complementari di educazione fisica  (art. 87) ad ogni singola scuola di istruzione secondaria spettano:
€ 75,57 x il numero di classi di istruzione secondaria in organico di diritto.
Per ottenere il finanziamento la scuola dovrà presentare i progetti sull’apposito portale www.campionatistudenteschi.it con l’indicazione della risorsa prevista per ciascun progetto,  fermo restando il limite della risorsa programmata. I compensi spettanti per le attività complementari di educazione fisica vengono erogati a consuntivo, al termine del progetto. Le eventuali economie saranno oggetto di specifica e successiva intesa a livello nazionale.

Infine per quanto riguarda le ore eccedenti per la sostituzione dei colleghi assenti ad ogni singola scuola dell’infanzia e primaria spettano € 28,81 x il numero dei docenti in organico di diritto
Ad ogni singola scuola di istruzione secondaria  spettano € 60,37 x il numero dei docenti in organico di diritto.

Questo il calcolo del Mof di quest’anno, sperando che giunga il tempo delle vacche grasse. Forse con i finanziamenti dei privati? La buona scuola di Renzi prevede anche questa non troppo remota eventualità.

Servizio non di ruolo da riconoscersi per intero: sentenza a Trieste

da La Tecnica della Scuola

Servizio non di ruolo da riconoscersi per intero: sentenza a Trieste

Il servizio del precario deve essere riconosciuto per intero ai fini giuridici ed economici. Lo stabilisce una sentenza del Tribunale di Trieste. A questo punto i contratti sulla mobilità sono da rivedere.

Perché lo Stato italiano si ostina a non riconoscere a pieno titolo, l’anzianità di servizio degli insegnanti precari ai fini giuridici ed economici? Eppure nella direttiva europea 1999/70 è scritto chiaramente, precisamente nella clausola 4, che  per quanto riguarda le condizioni di impiego, i lavoratori a tempo determinato non possono essere trattati in modo meno favorevole dei lavoratori a tempo indeterminato comparabili per il solo fatto di avere un contratto o rapporto di lavoro a tempo determinato, a meno che non sussistano ragioni oggettive.
Invece anche i contratti della scuola, non riconoscono gli stessi trattamenti al personale di ruolo rispetto a quello precario assunto a tempo determinato. Nei contratti di mobilità, per i trasferimenti, mobilità professionale e graduatorie interne d’istituto, il punteggio del servizio svolto da precario, e nello stesso ordine e grado di scuola, vale ancora metà del punteggio rispetto al docente di ruolo.
Non è questa una discriminazione? Non si tratta per caso di un’evidente infrazione della direttiva europea su citata?
A leggere una recentissima sentenza della Corte d’Appello di Trieste sembrerebbe proprio di si. La sentenza del Tribunale di Trieste è la n.374 del 17 settembre 2014, dove una docente dopo avere vinto in primo grado gli viene riconosciuto, anche in appello,  ai fini giuridici ed economici il servizio di 28 anni pre-ruolo. La docente in questione ha avuto riconosciuto ai fini giuridici ed economici tutto il servizio fatto dal 1980 al 2008. Questo riconoscimento dei 28 anni pre-ruolo potrebbe restituire di fatto, anche per le graduatorie interne d’istituto, la bellezza di  168 punti, piuttosto che i discriminatori 60 punti attuali.
Infatti finora, nel caso della docente ricorrente, il punteggio per gli anni pre–ruolo sono valsi  3 punti per i primi quattro anni e due per i restanti 24 anni, per un totale di 60 punti.
Dopo la sentenza della Corte d’Appello di Trieste la docente in questione otterrà, come per gli anni di ruolo, 6 punti per ogni anno dei 28 passati con contratto a tempo indeterminato.
Forse sarebbe il caso che tutti i sindacati, come già fatto e richiesto dalla Flc-Cgil e la Gilda insegnanti in sede di rinnovo del rinnovo del contratto di mobilità, chiedano di equiparare il punteggio del pre-ruolo a quello di ruolo, uniformandoli tutti a 6 punti per ogni anno di servizio. Forse la sentenza del tribunale di Trieste potrebbe rappresentare lo sprone per intervenire anche sui contratti di mobilità evitando che si facciano discriminazioni tra servizio di ruolo e servizio svolto a tempo determinato.

Carriera, merito, stipendi

da La Tecnica della Scuola

Carriera, merito, stipendi

Carriera e stipendi legati al merito mettono in atto meccanismi delicati sui quali bisognerebbe fare riflessioni molto accurate. La nostra dovrebbe essere una società della conoscenza, dove l’educazione al sapere, allo studio e alla ricerca dovrebbe stare alla base della valorizzazione professionale per progredire in carriera. In buona sostanza si vorrebbe progettare una scuola dove trionfi il merito e gli insegnanti più meritevoli vengano riconosciuti tali, sia dal punto di vista giuridico sia da quello economico. Questa è l’idea per rifondare una società giusta, seria, meritocratica e capace di riconoscere e tutelare i suoi talenti. Basta al privilegio degli aumenti stipendiali per tutti gli insegnanti, basato sul meccanismo dell’anzianità, come se il tempo scorresse allo stesso modo per tutti i docenti e fosse necessariamente l’indice di una crescita professionale. La crescita professionale, legata all’esperienza lavorativa, soprattutto nel campo della didattica, a tempi diversi per insegnanti diversi. Ci sono insegnanti che dopo dieci anni di esperienza lavorativa, magari nella stessa disciplina, sono diventati dei portenti ed hanno raggiunto una qualità  di insegnamento ottimale. Ci sono altri insegnanti che dopo trent’anni di carriera sono rimasti quelli che erano, se non addirittura peggiorati con la vecchiaia. Quindi è sicuramente vero che lo scorrere del tempo non è uguale per tutti e che si potrebbe ragionare sul modificare il meccanismo di progressione della carriera degli insegnanti. Ma siamo sicuri che cancellare completamente l’anzianità di servizio, come uno degli strumenti di avanzamento di carriera, a favore del merito giudicato e misurato soggettivamente da un dirigente scolastico, migliorerà la carriera dei docenti? Dei dubbi emergono con ogni evidenza, d’altronde l’Italia è una società delle conoscenze, dove i rapporti amicali, parentali , le appartenenze associazionistiche, sindacali , politiche , massoniche, esistono e sono fortissime. In buona sostanza , la nostra è una società dove i legami tra chi ha poteri decisionali e chi deve essere giudicato, valutato ed inserito sono evidentissimi. Quindi è d’obbligo una domanda  che richiede un’approfondita riflessione: “Nella società delle conoscenze che merito sarà quello che verrà attuato nelle scuole?”. In base a quella che dovrebbe essere una riflessione costruttiva e onesta, sarebbe opportuno pensare ad un meccanismo di progressione carriera che tenga conto di più fattori oggettivi possibili. Nel Paese delle conoscenze, dove lo sport  nazionale è saltare sul carro del vincitore, sarebbe cosa buona e giusta non consegnare le chiavi della meritocrazia ai dirigenti scolastici. Infatti anche i dirigenti scolastici  sono  figli di questa nostra “onorata” società.

Intercultura per studiare all’estero

da La Tecnica della Scuola

Intercultura per studiare all’estero

È stato pubblicato il bando di concorso per i programmi di scambio all’estero promossi da Intercultura per il 2015-2016. Mille borse di studio per gli studenti delle superiori che vogliono studiare all’estero

I periodi di formazione possono durare da un minimo di 4-6 settimane fino a un intero anno scolastico. Il bando prevede 485 borse di studio messe direttamente a disposizione dall’Associazione Intercultura attraverso il proprio fondo appositamente costituito, alle quali si aggiungono altre centinaia di borse finanziate da aziende, enti e banche italiane, grazie alla collaborazione con la Fondazione Intercultura.

PROCEDURA PER ISCRIVERSI AL CONCORSO DI INTERCULTURA

Per iscriverti on line ai programmi Intercultura è sufficiente accedere ai link http://www.intercultura.it/140-Centri-locali-in-tutta-italia/

Le iscrizioni per le borse di studio offerte da sponsor possono avere scadenze differenti rispetto al bando delle borse Intercultura.

Per verificare l’elenco delle borse sponsorizzate e i destinatari a cui sono riservate: http://www.intercultura.it/Borse-di-studio-offerte-da-sponsor-/

La Buona Scuola potrebbe sanare le ferite della primaria

da TuttoscuolaFOCUS

La Buona Scuola potrebbe sanare le ferite della primaria

Nella scuola primaria, più che in altri settori, le riforme Tremonti-Gelmini non hanno soltanto tolto posti, ma, operando tagli, hanno modificato la struttura del settore, con conseguenze sotto l’aspetto didattico e organizzativo. In particolare il taglio orizzontale delle compresenze – che non ha risparmiato nemmeno il tempo pieno – ha destrutturato la tradizionale organizzazione didattica.

Il pretesto del ritorno al maestro unico (che poi si è realizzato in pochissime classi) era stato giustificato dalla necessità di superare un eccesso di figure di insegnanti e di restituire unitarietà all’insegnamento. Ma alla fine il risultato è stato quasi l’opposto: oggi l’insegnamento nella primaria è affidato a una pluralità di docenti con una diffusa frammentazione di orari e compromissione frequente della unitarietà dell’insegnamento.

Le due ore di programmazione settimanale spesso non consentono la presenza di tutti i docenti delle classi interessate. Anche il tempo pieno, perdendo le compresenze dei due titolari, ha subito una destrutturazione che ne ha inficiato la qualità organizzativa.

La scuola primaria uscita da questa razionalizzazione ha subito, paradossalmente, una forte secondarizzazione, perdendo in parte la sua caratteristica di scuola di base.

La Buona Scuola, oltre a (o piuttosto che) prevedere il potenziamento del servizio scolastico con l’aggiunta dell’organico funzionale o l’espansione del tempo pieno, dovrebbe prima proporsi di sanare, almeno in parte, le ferite che hanno tolto qualità alla scuola primaria. Come? Restituendo in qualche modo posti per le compresenze e riportando il tempo pieno alla precedente formula organizzativa.

Precedenza alla qualità, insomma. Per una scuola buona.

Spariranno gli insegnanti di sostegno?

da TuttoscuolaFOCUS

Spariranno gli insegnanti di sostegno?

Una ricerca biennale in corso in 17 classi sperimentali (più 17 classi di riscontro), promossa dalle università di Bolzano e Trento con il coordinamento di Dario Ianes (Bolzano) e Paola Venuti (Trento), sta verificando sul campo la sostenibilità concreta dell’ipotesi di fare a meno degli insegnanti di sostegno come figura distinta da quella degli insegnanti curricolari, anche in presenza di alunni con disabilità certificate.

L’idea di fondo, sostenuta da anni da Ianes in numerose pubblicazioni e comunicazioni scientifiche, è che i 110.000 insegnanti di sostegno attualmente presenti nella scuola italiana siano una risorsa sprecata, che potrebbe essere molto meglio impiegata se essi confluissero in un unico corpo docente, capace nel suo insieme di far fronte ai problemi di tutti gli alunni, disabili compresi.

Questa tesi è ora riproposta dal ricercatore, docente di Pedagogia e Didattica speciale nell’università di Bolzano, in un volume intitolato L’evoluzione dell’insegnante di sostegno (sottotitolo Verso una didattica inclusiva), pubblicato dalla casa editrice Erickson di Trento.

L’autore parte dalla diffusa insoddisfazione delle famiglie dei disabili, e degli stessi docenti di sostegno, per il servizio come è attualmente organizzato: senza garanzia di continuità, con un rapporto spesso difficile con i colleghi curricolari, con troppi casi di disabili ‘affidati’ in esclusiva (e magari fuori della classe) ai docenti di sostegno, con il disimpegno degli insegnanti curricolari dal cercare soluzioni didattiche appropriate per questi alunni.

In alternativa si potrebbe invece, propone Ianes, unificare gli organici creando a livello di scuola o di territorio organici funzionali, utilizzare gli attuali docenti di sostegno in compresenza e prevedere per una parte di essi il ruolo di figure specializzate (“peer tutor”) itineranti a sostegno dei docenti curricolari. Nella formazione iniziale di tutti gli aspiranti docenti futuri dovranno essere inseriti insegnamenti e moduli finalizzati alla didattica inclusiva. A quel punto tutti gli insegnanti a tutti i livelli (ma cominciando dalla scuola di base, suggerisce realisticamente Ianes) saranno nello stesso tempo insegnanti di sostegno e curricolari.

Di didattica inclusiva come problema di tutta la scuola e di tutti gli alunni si è parlato nei giorni 26 e 27 settembre 2014 anche in occasione del IV Convegno Nazionale organizzato dal Consorzio Universitario Humanitas svoltosi a Roma presso la LUMSA, dedicato al tema Disturbi dell’apprendimento e del comportamento nella scuola digitale.