Buonascuola tutti innamorati

277 BUONASCUOLA TUTTI INNAMORATI di Umberto Tenuta

CANTO 277 “Dobbiamo poter licenziare i Professori che non lavorano” (Ministra Giannini)

 

E no, Ministra Giannini!

Qui non si licenzia nessuno.

Qui si assumono tutti.

Non è questo il Suo vanto?

Ma ascolti il mio CANTO!

Nel mio Canto non Le dicevo forse che nella BUONASCUOLA restano solo coloro che amano?

E nel mio ultimo Canto non Le ho detto forse che all’ingresso di ogni scuola è d’obbligo la bronzea targa:

QUI REGNA AMORE

Qui non c’è posto

per Dirigenti e Docenti che non sanno amare

Ed allora quale problema?

Ella non licenzierà mai nessuno.

Nella BUONASCUOLA mai nessuno ha licenziato nessuno.

Mai Ministra dell’Istruzione ha licenziato Dirigenti e Docenti.

E mai li licenzierà.

Solo una cosa, un piccola cosa, una cosa piccola piccola, così piccola che nessuna la vedrà, Ella potrà fare!

Negli ammuffiti archivi di Viale Trastevere, numero 76A, faccia cercare il GIURAMENTO SOLENNE.

Con DM lo aggiorni un po’:

IO, PER GRAZIA DELLA MINISTRA ASSUNTA/O IN RUOLO, SUL MIO ONORE SOLENNEMENTE PROMETTO E GIURO CHE AMERò CON TUTTO IL MIO CUORE TUTTI GLI STUDENTI, FIGLI DI GENTI RICCHE E POVERE, E CHE, OVE DOVESSI VENIR MENO A QUESTO MIO IMPEGNO, RASSEGNERò IMMEDIATAMENTE LE MIE DIMISSIONI NELLE AMATE MANI DEI MIEI DIRIGENTI.

Poiché Ella, coma da mio CANTO 276, avrà fatto apporre all’ingresso di ogni scuola la bronzea targa

QUI REGNA AMORE

Qui non c’è posto

per Dirigenti e Docenti che non sanno amare

i Suoi Dirigenti Scolastici, anch’essi all’obbligo d’amore tenuti, scrupolosamente faranno osservare il solenne GIURAMENTO D’AMORE.

 

Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 34-35).

 

O Ministra Giannini, anche Papa Francesco sarà contento!

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

 

Cosa ti rende felice?

COSA TI RENDE FELICE?

di Giancarlo Onger

 

È la prima domanda di un questionario rivolto a persone con disabilità nel contesto di un progetto europeo, a cui sono molto contento di partecipare perché una volta tanto si fanno domande anche alle persone che non dovrebbero avere motivi per essere felici.

Anche il titolo è azzeccato: WISPEL Wisdom of Special PeopleSapienza/Saggezza di persone speciali. Un progetto che esce dallo stereotipo: persona con disabilità uguale a persona con infelicità. Fa pure rima. Il che non guasta.

Questa è l’ultima, per ora, delle mie peregrinazioni nei Paesi europei alla scoperta di cosa si combina oltre le Alpi. Ho cominciato, nel lontano 1991, a familiarizzare con la definizione special needs che da noi, nella versione BES (Bisogni Educativi Speciali), è prepotentemente entrata nel lessico scolastico negli ultimi tre anni. Per cui è normale che , dopo l’affermazione del sostantivo DSA, si sia affermato anche il sostantivo BES.

I due, peraltro, sono in buona compagnia perché si ritrovano con altri: ADHD, FIL, ecc. Per strada abbiamo perso le parole bambino/a, ragazzo/a, alunno/a, studente/ssa. Infatti, nelle classi non ci sono Giovanni, Maria, Enrico, Giovanna, ma: un BES, un DSA, un…

Non importa se le disposizioni ministeriali hanno chiarito che le persone che rientrano nei BES sono: gli alunni con disabilità, gli alunni con disturbi specifici di apprendimento, gli alunni con disagio socio-culturale.

Evidentemente è più spiccia la reductio della persona ad una sigla.

Sono talmente condizionato da questa deriva che in una recente tappa del progetto di cui sopra, in Portogallo, mentre si andava a pranzo in una località marina, il teleobiettivo della mia macchina fotografica ha intercettato un’ insegna con scritta bianca su sfondo verde: BES! Neanche il tempo di darmi una risposta ai molti interrogativi che l’acronimo si è svelato: Banco Espirito Santo.

Per un attimo avevo temuto che in Portogallo ci fosse un allarme BES molto più alto che da noi, tanto da indurre il Ministerio da Educação ad aprire centri con insegne ambulatoriali. E invece si trattava di una banca.

Rientrato l’allarme ho cominciato a riflettere, proiettandomi inevitabilmente nel nostro contesto. Vuoi vedere, mi sono detto, che per far tornare in primo piano la persona, senza etichette e aggettivi vari, nella nostra scuola abbiamo bisogno di un miracolo dello Espirito Santo?

Ma poi, riflettendo con calma davanti alle onde del mare arrabbiato, mi sono convinto che in campo abbiamo già molte risorse. Bisogna averne contezza e operare in tal senso.

Per prima cosa non possiamo continuare ad avere parametri quantitativi per valutare se una persona ha una disabilità, un disturbo o una difficoltà. Se il punto di riferimento rimane il QI, con la mitica soglia F70, mi/vi chiedo a cosa è servita la teoria delle intelligenze multiple di Howard Gardner, che ha dimostrato priva di fondamento l’idea di intelligenza come fattore unitario e misurabile; a cosa serve l’ICF se continuiamo a pensare che la condizione di una persona è una questione sua e non dei contesti in cui vive; dov’è finito il bambino montessoriano protagonista della propria crescita con il prezioso supporto dei centri di interesse.

Contemporaneamente suggerirei all’INVALSI di preparare un questionario sulla felicità da somministrare a tutti i nostri alunni/studenti. Come incipit partirei proprio dalla domanda: cos’è che ti rende felice? E subito dopo lo estenderei agli adulti che lavorano con e per loro. Forse scopriremmo che non abbiamo bisogno di un miracolo, ma di una scuola felice.

Buonascuola della passione di apprendere

BUONASCUOLA DELLA PASSIONE DI APPRENDERE di Umberto Tenuta

CANTO 276 BUONASCUOLA DELLA PASSIONE D’APPRENDERE

La BUONASCUOLA non sarà una buona scuola fino a quando in essa non regnerà amore

Studium, in latino, amore.

Studenti, coloro che amano apprendere.

 

L’abbiamo già detto.

E non ci stanchiamo di ripeterlo, fino a quando nelle scuole non cesserà il timore e non regnerà amore.

Studenti, coloro che amano imparare.

La paura, il timore, il dolore non porta da nessuna parte.

Il Plagosus magister lascia solo piaghe, piaghe con si rimargineranno, durante tutta la vita.

Leggere, scrivere, imparare resta una pena che ti porti addosso e che ti impedisce di crescere sempre più, nell’inesorabile obsolescenza di ogni umana conoscenza e di ogni umana virtù.

Docenti cari, ai vostri studenti potete anche fare apprendere le Garzantine di tutto lo scibile umano, ma non ne avrete fatto degli uomini.

E sempre i vostri scolari resteranno ignoranti, a fronte del quotidiano avanzamento di ogni scienza umana.

Omnia vicit amor.

L’innato amore della conoscenza che ogni figlio di donna si porta nel cuore bambino non spegnetelo!

Graziose Docenti, non avete bisogno di innamorare i vostri studenti.

Li ha già innamorati Madre Natura.

Basta che voi non siate matrigne!

Perfide e arcigne.

Secondo la tradizione ebraica, cospargete di miele i vostri saperi.

Hanno fame, fame di conoscenze e fame di virtù, i vostri giovani studenti.

Non spegnete questa fame.

Anzi, alimentatela.

Alimentatela come fuoco che sempre più arde quanto più lo alimenti.

Il vostro fuoco, il loro fuoco.

Fuoco che arde, fuoco che divampa, fuoco che accende sempre più grandi fuochi.

«Se il nostro pensiero e le nostre parole

debbono muovere l’attività del discepolo,

bisogna che qualcosa di vivo che è in noi

passi nello spirito di lui

come scintilla di fuoco

ad accendere altro fuoco»

(F. Enriques)

La BUONASCUOLA!

La BUONASCUOLA la fai TU, Matteo, la fai con un DL

OMISSIS

All’ingresso di ogni scuola è d’obbligo la bronzea targa:

QUI REGNA AMORE

Qui non c’è posto

per Dirigenti e Docenti che non sanno amare

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

 

Legge di Stabilità, per la scuola 1 miliardo di risorse ma 650 milioni di tagli

Legge di Stabilità, per la scuola 1 miliardo di risorse ma 650 milioni di tagli

fonte: Il Fatto Quotidiano

Un miliardo di euro per realizzare la riforma della scuola e in particolare il piano straordinario di assunzione dei precari. Ma anche una lunga lista di tagli, che dovrebbero ammontare in totale a circa 650 milioni di euro e che mettono in allarme i sindacati. Dalle bozze della legge di Stabilità arrivano notizie in chiaroscuro per la scuola italiana. E dietro l’angolo ci sono ulteriori novità che complicano il quadro e rendono difficile, per ora, fare un bilancio preciso. Mercoledì sera, al termine della presentazione della manovra da parte di Matteo Renzi, il ministro dell’IstruzioneStefania Giannini ha parlato di “promessa mantenuta” e di “svolta storica”: “Finalmente si torna a parlare di stanziamenti importanti, di risorse fresche, per un settore cruciale per il futuro del Paese”, ha spiegato. E in effetti nel testo varato dal Consiglio dei ministri, che dovrebbe arrivare in Parlamento all’inizio della prossima settimana, tra le “misure per la crescita” c’è anche la dotazione di un miliardo di euro (500 milioni in termini di indebitamento netto) per l’anno 2015, che dovrebbero diventare 3 a partire dal 2016. Si tratta dell’importo che il governo aveva stimato necessario per l’infornata di 150mila docenti annunciata a inizio settembre.

Le prime riserve, però, riguardano già questo punto: risorse ulteriori non ce ne sono. Il miliardo, dunque, dovrà servire a coprire l’intera realizzazione del piano “La Buona scuola”, non solo la stabilizzazione dei precari. Che però resta la “priorità” dell’esecutivo, insieme al potenziamento dell’alternanza scuola-lavoro. Una conferma, dunque, che tutte le altre misure (a partire dalla“rivoluzione” meritocratica della carriera degli insegnanti) dovranno avvenire a costo zero. Il rischio è che la riforma possa ridursi solo alle assunzioni, per mancanza di fondi. Poi ci sono i dubbi che riguardano i tagli. Il ministero insiste sul miliardo di investimenti stanziati. Ma la Stabilità prevede anche 15 miliardi di spending review, di cui 650 milioni circa dovrebbero arrivare dal Miur. Anche così si spiega la decisione di tornare alle commissioni interne per gli esami di maturità e di eliminare ogni compenso per i membri interni (a cui fino a ieri spettava un “gettone” di circa 400 euro).Solo i presidenti verranno retribuiti, per una spesa complessiva massima di 27,7 milioni l’anno, e questo garantirà un risparmio di 140 milioni.

Non è tutto: le bozze del ddl stabiliscono anche una riduzione di 2mila unità per ilpersonale Ata (50,7 milioni di euro risparmiati) e una forte stretta sulle supplenze brevi. E infatti, nonostante le risorse per la stabilizzazione dei precari, il giudizio dei sindacati di categoria resta negativo: “Ad ogni risorsa sottratta corrisponderà una prestazione eliminata o peggiorata”, spiegaDomenico Pantaleo, numero uno della Flc Cgil. “Se queste misure saranno confermate sarà ancora più palese l’incoerenza del governo Renzi: tagli lineari e finanziamenti di alcune voci senza stanziare risorse fresche, ma con il solito gioco delle partite di giro”.

Il quadro è completato dal blocco del contratto, prorogato per i dipendenti del pubblico impiego fino al dicembre 2015. Per gli insegnanti potrebbe anche esserci una deroga, ma solo al fine di avviare la riforma delle carriere. E questa è un’altra incognita: perché senza entrare nel merito del provvedimento (ancora tutto da approfondire), sicuramente l’addio ai gradoni di anzianità comporterà un periodo di transizione di tre anni, con un blocco totale degli scatti fino al 2018. Altra fonte di economia importante per le casse dello Stato. Al netto della spending review e dei risparmi previsti direttamente o indirettamente dalla manovra e dalla riforma, per la scuola italiana il saldo potrebbe essere di gran lunga inferiore al miliardo annunciato dal governo.

Twitter: @lVendemiale

L. Wadia, Amiche per la pelle

Per stare insieme…

di Antonio Stanca

wadiaE’ comparso nel 2007 pubblicato dalla casa editrice E/O di Roma che nel 2009 lo propose nella prima edizione Tascabili e nel 2011 in questa ristampa ancora Tascabili, pp,137, € 9,50. E’ il romanzo Amiche per la pelle compreso tra quelli scritti in italiano dall’indiana Laila Wadia che ha sempre scritto in inglese.

Wadia è nata a Bombay nel 1966, ha quarantotto anni, vive in Italia, a Trieste, dal 1986, da quando aveva venti anni, e presso l’Università di Trieste lavora come Collaboratore Esperto Linguistico. E’ giornalista, traduttrice, interprete ma l’attività che maggiormente la impegna è quella della scrittura narrativa. Romanzi e racconti ha scritto finora e molti riconoscimenti ha ottenuto, in molte antologie o riviste, anche on-line, sono presenti suoi racconti. Temi ricorrenti nella narrativa della Wadia sono quelli della migrazione, della condizione degli immigrati in Italia ed in particolare delle donne immigrate. Di immigrati scrive, dei disagi, dei problemi loro, delle loro famiglie, dei loro figli, per gli immigrati del Nord Est d’Italia e per la loro integrazione s’impegna in maniera concreta, prende iniziative, fa dei programmi. Nella sua scrittura, però, non giunge mai a dire di situazioni estreme, di problemi insolubili poiché rimane in superficie, si muove con leggerezza tra quanto rappresentato, tende a cogliere gli aspetti curiosi, comici di una circostanza, a fare ironia. Tanto sicura è diventata la Wadia nello scrivere da riuscire ad ottenere effetti così apprezzabili, da venare le sue narrazioni di umorismo, di comicità, da procedere con semplicità, con naturalezza pur tra vicende complicate.

Anche in Amiche per la pelle si assiste a questa maniera, anche qui si narra con ironia, ora manifesta ora celata, di donne immigrate, un’indiana, un’albanese, una bosniaca ed una cinese, che vivono, tra gli ultimi anni del ‘900 e i primi del 2000, a Trieste nello stesso condominio situato nel centro storico della città in via Ungaretti al numero 25, e come la strada pur esso ormai in condizioni di degrado. L’indiana, Shanti Kumar, è la voce narrante e dietro di essa si può intravedere la figura dell’autrice. Ognuna delle quattro donne ha il suo appartamento dove vive col marito, qualcuna anche con i figli. Provengono da luoghi diversi, lontani, sono fuggite da situazioni difficili, pericolose e trovatesi a Trieste sono diventate amiche perché hanno avuto gli stessi problemi, quelli di un lavoro per il marito e per loro, delle spese per la casa e per la famiglia, delle ristrettezze economiche che a volte diventavano preoccupanti. Ma è successo pure che a differenza degli uomini esse si siano incontrate più spesso, abbiano avuto rapporti, scambi più frequenti, si siano confidate più cose, abbiano parlato di più tra loro e con le persone del vicinato e dei negozi frequentati. Questo ha rafforzato la loro amicizia e le sta inserendo nell’ambiente, le sta integrando con esso, sta facendo loro desiderare di apprendere la lingua italiana, di rivolgersi ad un’insegnante, Laura, per avere lezioni di lingua. Diverranno “amiche per la pelle”, saranno loro, i loro pensieri, le loro azioni, gli elementi più importanti del romanzo, intorno a loro questo si muoverà in ogni sua parte.

Oltre che di lingua italiana Laura parlerà alle quattro amiche anche di emancipazione femminile, di diritti delle donne, di quanto nelle società occidentali le donne siano progredite e di come dovrebbero fare anche loro. Sono discorsi che non vengono accettati molto dai mariti perché legati ancora all’antica concezione della donna che attende alla casa, ai figli ed è sottomessa all’uomo.

L’unico inquilino italiano del palazzo è il signor Rosso che vive solo, si dedica a studi di letteratura e non sopporta gli stranieri.

Così, tra mariti impegnati in duri lavori e mogli divise tra ore di lavoro, di lezione ed altre dedicate alla casa, ai figli, vivono a Trieste in via Ungaretti, numero 25, quattro famiglie d’immigrati fin quando dai proprietari del condominio non vengono avvisate che devono lasciare le case perché lo stabile deve essere ristrutturato. Si crea uno stato di allarme che dura un certo tempo durante il quale si pensa alle soluzioni più diverse del problema. Chi vorrebbe trovare altro alloggio nella stessa città, chi rientrare in patria, chi avviare un’azione legale contro i proprietari. Molto contrastata e molto difficile diventa la situazione ma infine e con sorpresa generale si risolve nel migliore dei modi poiché tramite l’intercessione dell’immigrata cinese il suo datore di lavoro acquista l’immobile e fa rimanere ognuno nella sua casa e con la stessa spesa di affitto a condizione che nelle cantine siano temporaneamente ospitati alcuni cinesi clandestini. Altra ed ultima sorpresa è quella del signor Rosso che muore lasciando ad ognuna delle quattro famiglie una cospicua eredità in denaro.

Da un pericolo che diventava sempre più incombente si sono salvati tutti. Tutti potranno rimanere ai loro posti, vivere nella loro strada. Le quattro amiche non si separeranno ma continueranno nei loro impegni e nelle loro intenzioni d’integrarsi con l’ambiente, di far crescere i propri figli insieme ai ragazzi del posto, di vederli con gli altri, come gli altri.

D’integrazione parla, per l’integrazione si adopera, d’integrazione scrive la Wadia senza lasciare mai, nella sua scrittura, che un problema diventi insolubile, senza mai rinunciare a far sorridere pur in circostanze difficili.

Perché torna la fiducia nei buoni maestri

da la Repubblica

Perché torna la fiducia nei buoni maestri

Oltre metà dei cittadini, il 53%, continua, infatti, a guardare la scuola con fiducia. Mentre circa il 60% si dice soddisfatto del funzionamento delle scuole, di diverso tipo e livello

ILVO DIAMANTI

LA CREDIBILITÀ della scuola: non è più la stessa di un tempo. Ancora nel 2005, meno di 10 anni fa, il 60% degli italiani esprimeva fiducia nei suoi confronti. Oggi non più. Eppure il sondaggio di Demos-Coop, condotto nei giorni scorsi per la Repubblica delle Idee, dimostra come la valutazione nei suoi riguardi sia ancora molto positiva. Oltre metà dei cittadini, il 53%, continua, infatti, a guardarla con fiducia. Mentre circa il 60% si dice soddisfatto del funzionamento delle scuole, di diverso tipo e livello. In primo luogo di quelle elementari (65%), quindi dell’università e, in misura più limitata, delle medie. Più di 6 persone su 10, inoltre, manifestano fiducia nei confronti degli insegnanti. Pubblici. Perché la differenza tra istruzione pubblica e privata, negli orientamenti dei cittadini, si conferma elevata e significativa. A tutto vantaggio del pubblico, che appare molto più credibile, fra i cittadini. Che si tratti delle scuole o degli insegnanti.
Peraltro, il prestigio della “professione” del docente continua a essere ritenuto elevato e in crescita rispetto al passato recente. Soprattutto riguardo ai “maestri” e ai “professori universitari”. Anche se quasi tutti (docenti compresi) vorrebbero che gli insegnanti venissero valutati e trattati su basi maggiormente “meritocratiche”. Perché non tutti i maestri, non tutti i professori sono egualmente disponibili, capaci, preparati, impegnati… La scuola continua, dunque, a costituire un riferimento importante, anzi, essenziale per i giovani e per le loro famiglie. Accettato e apprezzato, sul piano educativo e formativo, ma anche della socializzazione e dell’inserimento nel mondo del lavoro. Non per caso, 2 persone su 10 indicano il “titolo di studio” tra i fattori più di successo nel lavoro. Al secondo posto, dopo le “capacità personali”. Davanti al “sostegno di conoscenti, amici”. E parenti.
Tuttavia, se la scuola è – dovrebbe essere – un importante meccanismo di promozione sociale, il disincanto appare diffuso e crescente. Il 73% ritiene, infatti, che la posizione sociale dei giovani, rispetto a quella dei genitori, sia destinata a peggiorare. Solo due anni fa, nel 2011, lo pensava il 63%. Dieci punti in meno. Così, parallelamente, è cresciuta la componente di italiani che vede l’unica speranza, per i giovani, altrove. Per avere un futuro migliore, per realizzarsi davvero, i giovani se ne devono andare. Lontano dall’Italia. Ormai lo pensano quasi 7 italiani su 10. Qualche anno fa erano 5. Personalmente, ho sempre osservato con scetticismo le polemiche sulla presunta “fuga dei cervelli”. È esattamente questo il “vizio” italiano. Lo scarso potere di attrazione esercitato nei confronti dei “cervelli”. Italiani e non. A ciò contribuisce il basso livello di investimenti – pubblici e ancor più privati – nel sistema formativo e nella ricerca. Ma il limite più evidente, agli occhi dei cittadini, dipende dal limitato grado di relazione fra sistema scolastico e mercato del lavoro. L’indagine di Demos- Coop lo conferma ampiamente. I principali problemi della nostra scuola, secondo gli italiani (intervistati) sono: la mancanza di fondi e di risorse e poi lo scarso collegamento con il mondo del lavoro. E non per caso oltre 9 persone su 10 vedono con favore riforme e proposte politiche volte a sviluppare l’alternanza fra scuola e lavoro. Ma anche favorire l’apprendimento delle lingue straniere e l’acquisizione di conoscenze informatiche e di competenze digitali.
Così si spiega il giudizio degli italiani su “La Buona Scuola”, disegnata dal progetto di riforma del governo Renzi. Sicuramente positivo. Eppure, in qualche misura, ancora “sospeso”. A causa delle difficoltà di trovare – e investire – davvero le risorse necessarie, promesse. Non a caso, solo una minoranza – per quanto larga: il 44% – ritiene che le riforme proposte da Renzi miglioreranno la scuola italiana. Gli altri ne dubitano. Oppure temono che peggiorerà.
Per questo, prima e più ancora che dal jobs act, il destino del governo dipende dalla riforma della scuola. Perché non esercita i suoi effetti sui meccanismi che regolano il mercato del lavoro, ma sulle “premesse” che ne condizionano il funzionamento. Sui requisiti tecnici e culturali che favoriscono lo scambio – e la chiusura – tra società e lavoro. Così, la mobilitazione degli studenti “contro” la riforma, mi sembra, comunque, utile. A promuovere, oltre che a “riformare”, la riforma stessa. Un modo per ribadire – gridare – al governo, ai soggetti e agli uomini politici: la scuola, prima di tutto.

A ogni scuola la sua pagella. Ai raggi X apprendimento degli alunni, personale, risorse

da ItaliaOggi

A ogni scuola la sua pagella. Ai raggi X apprendimento degli alunni, personale, risorse

Il ministero dell’istruzione ha predisposto una circolare che avvia il sistema di valutazione

Alessandra Ricciardi

A ogni scuola la sua pagella. Per fotografare la situazione dell’apprendimento degli alunni, i successi e gli insuccessi, ma anche l’utilizzo del personale e delle risorse. Obiettivo: migliorarsi nell’arco di tre anni e rendere comunque nota la situazione interna con la pubblicazione dei dati online. Uno strumento di verifica e di comparazione che sarà per la prima volta a disposizione anche delle famiglie alle prese con la scelta dell’istituto dove iscrivere i propri ragazzi. Ad avviare il sistema di valutazione delle scuole è una circolare predisposta dal ministero dell’istruzione che sarà inviata nei prossimi giorni a tutti i dirigenti scolastici degli istituti statali e paritari. La nota fissa le priorità e la tempistica alla luce della direttiva firmata dal ministro Stefania Giannini sul sistema di valutazione, ritenuto strategico per la qualità dell’istruzione anche dal progetto governativo sulla Buona scuola, tanto che i risultati saranno utilizzati per definire la retribuzione dei risultati dei dirigenti scolastici e potranno incidere anche sul fondo di istituto.

Per presidi e docenti una scaletta di adempimenti da rispettare con scadenze abbastanza strette e impegnative, soprattutto per chi finora non ha mai avviato progetti di autovalutazione .

Secondo quanto apprende ItaliaOggi, la prima scadenza è fissata a fine ottobre, quando gli istituti riceveranno il modello del rapporto di autovalutazione (Rav) predisposto dall’Invalsi. È l’istituto di valutazione guidato da Anna Maria Ajello a decidere quali dati dovranno essere inseriti e ad avere dunque un ruolo centrale nel delineare le strategie valutative: ne faranno certamente parte i livelli di apprendimento, l’organizzazione didattica, i risultati scolastici al termine dei singoli anni, l’utilizzo delle risorse. Le scuole potranno indicare ulteriori informazioni ritenute di specificità del singolo istituto. Parteciperanno alle rilevazioni anche le scuole dell’infanzia, per le quali però non ci sono indicatori ad hoc. I dati così raccolti saranno inseriti in una piattaforma online a partire da gennaio 2015. Il sistema consentirà di individuare elementi comuni così che sia possibile comparare le scuole tra loro.

La raccolta dei dati dovrà essere ultimata entro il prossimo febbraio ed entro il mese successivo i dati saranno restituiti con l’indicazione del benchmark di riferimento. In questa fase le informazioni non saranno pubbliche ma disponibili solo ad uso interno per avviare le prime riflessioni sui punti deboli e le azioni di supporto per il miglioramento. I Rav verranno messi online e resi disponibili al pubblico a luglio 2015, un elemento di novità rispetto a quanto previsto dal regolamento istitutivo del sistema nazionale di valutazione che prevedeva l’obbligo della pubblicità per la sola rendicontazione al termine del primo triennio.

Dall’anno scolastico 2015/2016, partiranno le azioni di supporto, con la collaborazione dell’Indire, ma anche di università e associazioni professionali con le quali stipulare convenzioni, e l’invio dei nuclei ispettivi. Le ispezioni riguarderanno il 10% degli istituti, circa 800 scuole, di cui il 3% scelto a caso, il 7% in base gli indicatori di efficacia ed efficienza.

Ogni nucleo ispettivo sarà composto da esperti nominati dall’Invalsi e guidati da un dirigente tecnico del Miur. La prima fotografia dei risultati raggiunti si avrà a luglio 2016. Dal successivo settembre ripartiranno le verifiche e le azioni di supporto. La prima rendicontazione avverrà al termine del triennio.

Per la formazione e informazione di presidi e insegnanti, in prima battuta si farà tutto in economia, utilizzando piattaforme online e dando priorità al dirigente e a un docente referente di ogni scuola. Anche le direzioni scolastiche regionali dovranno attrezzarsi con strutture pronte all’affiancamento degli istituti in difficoltà.

Giannini a Palermo: “Niente passerelle, impegni concreti”. Scontri tra studenti e polizia

da La Tecnica della Scuola

Giannini a Palermo: “Niente passerelle, impegni concreti”. Scontri tra studenti e polizia

Il titolare del dicastero di Viale Trastevere: “Passerelle ne facciamo veramente poche, io nessuna. Stiamo facendo una consultazione molto seria e rigorosa in tutta Italia. Un miliardo di risorse fresche sono state destinate alla scuola dal Consiglio dei ministri. Qualcuno ha parlato di tagli, ma a mia memoria erano anni che non venivano assegnate risorse in più a questo settore”.

Momenti di tensione stamani a Palermo, dove un gruppo di studenti, che attendeva davanti all’istituto Regina Margherita l’arrivo del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, è arrivato allo scontro con le forze dell’ordine schierate lungo le strade d’accesso alla scuola. I ragazzi hanno esibito alcuni cartelli contro governo, il presidente del Consiglio e lo stesso ministro. Un giovane ha forzato il cordone, ed è stato ammanettato e identificato.

“Passerelle ne facciamo veramente poche, io nessuna. Stiamo facendo una consultazione molto seria e rigorosa in tutta Italia con tutte le associazioni e abbiamo avuto un confronto molto serio sul metodo. Vedremo cosa avranno da dire i ragazzi”. Così il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, arrivata nel liceo Regina Margherita di Palermo.

Non manca la risposta degli studenti: “E’ gravissimo che all’interno della nostra scuola non ci sia permesso di entrare e partecipare all’incontro. Infatti solo a una ristretta delegazione, munita di pass, di studenti e professori selezionati dalla preside sarà consentito partecipare. Questo per evitare l’imbarazzo del ministro rispetto a eventuali contestazioni degli studenti. Così la studentessa Maria Occhione, portavoce del collettivo del liceo Regina Margherita di Palermo.

”E’ inaccettabile – continua Occhione – che mentre nella nostra città le scuole cadono a pezzi, è solo di ieri l’episodio che ha coinvolto l’istituto Danilo Dolci dove sono state ritrovate polveri azzurre tossiche nelle pareti che hanno provocato danni agli studenti finiti all’ospedale per malori – che in questi giorni la nostra scuola sia stata un cantiere con decine di operai al lavoro, con pulizie straordinarie e muri imbiancati, solo per rifare l’immagine della scuola davanti agli occhi della Ministra”. Lo riporta l’Ansa.

Commissari d’esame senza compenso: protesta la Gilda

da La Tecnica della Scuola

Commissari d’esame senza compenso: protesta la Gilda

Molte le proteste sulla riforma dell’esame di Stato. Gilda: “Non si può pensare di assumere i precari tagliando risorse per attività essenziali”

Com’è finita con gli esami di maturità? Dove sta la grande rivoluzione dei commissari tutti interni e del solo presidente esterno?
Il refrain è che l’esame, come era stato condotto fino all’anno scorso, non andava bene. Troppe disparità, troppe variabili nel gioco degli esaminatori esterni. Con un risultato non certo selettivo, testimoniato dalla percentuale altissima di promossi. Ma almeno, verrebbe da dire, in questa scuola così buonista all’eccesso, c’era uno spauracchio.
Adesso invece si torna ai commissari tutti interni. Saranno dei giudici più equi? Se hanno valutato il più possibile equamente i loro alunni nel corso dei 5 anni. Probabilmente sì. Un dato è certo: che saranno molto, ma molto arrabbiati. Perché non verranno retribuiti con la piccola probabile clausola di far passare 25 giorni di esame come un’appendice dell’anno scolastico in fase di valutazione, e quindi come un atto dovuto.
Non a caso le voci di dissenso si sono fatte subito sentire.
“Sarebbe intollerabile impiegare a costo zero i commissari interni per la Maturità. Secondo le anticipazioni riguardanti la Legge di Stabilità approvata qualche giorno fa dal Consiglio dei Ministri, il Governo risparmierebbe 147 milioni di euro modificando l´Esame di Stato ma sulle spalle, ancora una volta, dei docenti”.
Così la Gilda degli Insegnanti commenta la misura prevista dalla manovra finanziaria per il comparto scuola.
“Non è possibile che l´assunzione dei precari, cosa buona e giusta alla quale però il Governo è costretto dalla Corte di giustizia europea, debba essere pagata prima dal taglio degli scatti di anzianità e delle supplenze e adesso anche dalla modifica dell´esame di Maturità. Gli insegnanti impegnati nelle commissioni dovrebbero dunque lavorare senza ricevere alcun compenso aggiuntivo o indennità, mentre una parte dei soldi così risparmiati, ben 200 milioni, verrebbe destinata alle scuole paritarie”.
“Chiediamo che il Parlamento cambi questa parte della Legge di Stabilità
– conclude la Gilda – dimostrando così l´interesse per l´istruzione che deve contraddistinguere un paese civile e che ha a cuore il futuro della nazione e dei giovani”.
Eppure dall’alto il tema istruzione sembra essere il più caldo e urgente.  Il ministro Stefania Giannini annunciava già all’inizio dell’anno scolastico profonde novità:
“Maturità? Si cambia, non deve più essere pensato come un giudizio divino. Basta commissari esterni. L’esame di maturità deve davvero perdere quell’aspetto da giudizio solenne, che tra l’altro lo ha fatto diventare costoso. Deve riprendere un ruolo di appuntamento di sintesi di un anno scolastico, addirittura di un ciclo.”
Già. Basta commissari esterni. Troppo inutili e costosi. Meglio solo interni e non retribuiti. Affinchè il giudizio non sia divino, ma profondamente umano, troppo umano…

Esami di Stato gratis et amore Dei

da La Tecnica della Scuola

Esami di Stato gratis et amore Dei

Nelle scuole c’è molto malumore per la decisione del Governo di eliminare dagli esami di Stato i membri esterni e, soprattutto, per cancellare ogni forma di compenso per i docenti interni.

Sembra che gli insegnanti debbano lavorare gratis oltre ogni limite, questo è il sentimento che circola nelle sale docenti delle scuole italiane, dopo avere appreso che i prossimi esami di Stato saranno effettuati dagli stessi docenti interni, e a quanto pare, senza alcun compenso aggiuntivo.
Nella prossima legge di stabilità 2015 si sta pensando di modificare l’Esame di Stato a partire già da  quello del prossimo giugno 2015. Le commissioni per l’esame finale del percorso di studi, saranno composte da sei docenti tutti appartenenti allo stesso Consiglio di classe che agli scrutini di fine anno scolastico ammette i propri studenti a sostenere l’esame di Stato.
A conti fatti il Miur risparmierebbe 147 milioni di euro l’anno, e i commissari interni designati dovranno svolgere le attività di esame gratis et amore Dei.
Una decisione frettolosa, quella attuata dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini,  dettata dal bisogno di risparmiare risorse economiche. Ancora una volta si torna alla costituzione delle commissioni degli esami di maturità con soli membri interni, novità già introdotta ai tempi della ministra dell’Istruzione  Letizia Moratti, e poi cancellata dal responsabile del Miur  Beppe Fioroni, ma questa volta si toglie oltre che la figura del commissario esterno anche la pur misera retribuzione del commissario interno. Solo il presidente esterno, ed unico per ogni due classi, sarà retribuito per la sua funzione. Questa notizia della riforma dell’esame di Stato, che ormai ha preso il carattere dell’ufficialità, anche se la legge di stabilità 2015 è ancora in bozza e deve passare tutto l’iter parlamentare, sta creando molte polemiche fra i docenti delle scuole secondarie di secondo grado e che soprattutto insegnano in una classe terminale. Le reazioni di questi docenti sono stizzite, indignate ed anche minacciose. Si tratta di minacce bonarie ovviamente, del tipo: “Se mi obbligano a fare il commissario interno senza riconoscermi alcuna retribuzione, allora penso che tra giugno e luglio mi curerò tutti i malanni che non mi sono potuto curare durante l’inverno”.
C’è poi il docente arrabbiato che manda tutte le imprecazioni possibili ed immaginabili a Renzi e Giannini. Mentre gli insegnanti sono scontenti e recriminano contro quello che è considerato un provvedimento sbagliato, il governo tira dritto per la sua strada, senza ascoltare il dissenso sindacale, preparando tutte le circolari applicative del prossimo esame di Stato che vedrà i commissari interni lavorare gratis et amore Dei.

Il ‘coding’ dentro Montecitorio e Miur

da La Tecnica della Scuola

Il ‘coding’ dentro Montecitorio e Miur

Il 17 ottobre, 80 bambini e adolescenti, fra i 6 e i 13 anni hanno trasformato la Camera dei Deputati e il dicastero di Viale Trastevere in palestre di programmazione informatica. La soddisfazione del presidente della Camera Boldrini e del ministro Giannini.

Il ‘coding’ arriva a contatto diretto delle massime istituzioni dello Stato. Il 17 ottobre, 80 bambini e adolescenti, fra i 6 e i 13 anni hanno trasformato la Camera dei Deputati e il Miur in palestre di programmazione informatica. I ragazzi, circa 50 a Montecitorio e una trentina a viale Trastevere, seguiti dai mentor di Coderdojo – un movimento senza scopo di lucro che organizza incontri gratuiti per insegnare ai più giovani il coding e cioè la programmazione informatica – hanno sviluppato applicazioni e giochi sui propri computer. Un collegamento Skype ha messo in contatto le due sedi: la presidente della Camera, Laura Boldrini e il ministro Stefania Giannini, hanno salutato i ragazzi ospiti e le loro famiglie.
“Mi fa piacere che in queste due sedi, al Ministero e a Montecitorio, in modo simbolico – ha detto Stefania Giannini – si stia facendo un grande passo avanti per la scuola italiana”, mentre Laura Boldrini ha sottolineato l’importanza di “insegnare ai ragazzi sin da piccoli un sano utilizzo del web”.
A tal proposito, da quest’anno con il progetto ‘Programma il futuro’ docenti, studenti e famiglie hanno la possibilità di apprendere le nozioni di base della programmazione informatica.
Sono oltre 700 i docenti che hanno già iscritto le loro classi alla sperimentazione del Miur organizzata in collaborazione con il Cini (Consorzio interuniversitario nazionale per l’informatica).

L’iniziativa messa in campo oggi rientra nell’ambito della codeweek europea (11-17 ottobre) la settimana europea della programmazione, che ha coinvolto migliaia di studenti e appassionati in tutta Italia.
L’inserimento del coding nella scuola italiana, a partire dalla primaria, è previsto anche nel piano La buona scuola. Nei prossimi tre anni, infatti, in ogni classe gli alunni devono imparare a risolvere problemi complessi applicando la logica del paradigma informatico anche attraverso modalità ludiche. E a partire dall’autunno, dopo Stati Uniti e Inghilterra, verrà lanciata in Italia l’iniziativa Code.org, aggregando associazioni, università e imprese in una grande mobilitazione per portare l’esperienza nel maggior numero di scuole possibili.

Pagella a ogni scuola: a fine ottobre

da La Tecnica della Scuola

Pagella a ogni scuola: a fine ottobre

Si tratterebbe di un nuovo marchingegno a disposizione anche delle famiglie per verificare e comparare le scuole dove iscrivere i figli. Una circolare a breve ai presidi

Ad avviare il sistema di valutazione, scrive Italia Oggi, delle scuole è una circolare predisposta dal ministero dell’istruzione che sarà inviata nei prossimi giorni a tutti i dirigenti scolastici degli istituti statali e paritari.

La nota, dice sempre Italia Oggi,  fissa le priorità e la tempistica alla luce della direttiva firmata dal ministro Stefania Giannini sul sistema di valutazione e i risultati saranno utilizzati per definire la retribuzione dei dirigenti scolastici e potranno incidere persino sul fondo di istituto.

Per presidi e docenti ci sarebbe dunque una scaletta di adempimenti con scadenze abbastanza strette e impegnative, soprattutto per chi finora non ha mai avviato progetti di autovalutazione.

La prima scadenza è fissata a fine ottobre, quando gli istituti riceveranno il modello del rapporto di autovalutazione (Rav) predisposto dall’Invalsi che deciderà  quali dati dovranno essere inseriti e ad avere dunque un ruolo centrale nel delineare le strategie valutative: ne faranno certamente parte i livelli di apprendimento, l’organizzazione didattica, i risultati scolastici al termine dei singoli anni, l’utilizzo delle risorse. I dati saranno inseriti in una piattaforma online a partire da gennaio 2015, che consentirà di individuare elementi comuni così che sia possibile comparare le scuole tra loro.

Le scuole potranno indicare ulteriori informazioni ritenute di specificità del singolo istituto. Parteciperanno alle rilevazioni anche le scuole dell’infanzia, per le quali però non ci sono indicatori ad hoc

Giannini agli studenti: vi coinvolgerò

da tuttoscuola.com

Giannini agli studenti: vi coinvolgerò

Nella fase conclusiva della consultazione quando verrà riscritta la Buona Scuola chiederò agli studenti di partecipare alla fase finale di stesura. La sfida del contributo propositivo è proprio questa“. Lo ha detto a margine di un’iniziativa sul Coding nelle scuole il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini.

Il ministro, che aveva incontrato in precedenza le associazioni studentesche ha definito “importante” l’incontro con i ragazzi. “Mi hanno consegnato un documento sintetico comune e anche specifiche annotazioni delle singole sigle. Ho trovato alcuni luoghi comuni che a mio parere dovrebbero essere superati come ad esempio quello sulla privatizzazione della scuola. Abbiamo anche parlato di risorse. Un miliardo nel 2015 e due nel biennio successivo e ho spiegato loro come verranno impiegati questi finanziamenti. Infine si è parlato anche del metodo che i ragazzi hanno criticato considerandolo insufficienti nel tempo e nella modalità, ma ho spiegato loro che la buona scuola che uscirà non sarà quella che è entrata a dimostrazione che quello avviato è un ascolto vero”.

Studenti da Giannini, ci ha ripetuto le posizioni del Governo

da tuttoscuola.com

Studenti da Giannini, ci ha ripetuto le posizioni del Governo

Diritto allo studio, organi collegiali e rappresentanza, valutazione e autovalutazione, competenze di cittadinanza, statuto degli studenti in stage. Sono i cinque punti del documento che il ‘Forum delle associazioni studentesche maggiormente rappresentative’ (cui aderiscono sette sigle) ha presentato al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini in occasione dell’incontro organizzato nell’ambito delle consultazioni previste dal progetto ‘La buona scuola’.

Un incontro dal quale gli studenti sono usciti nel complesso poco soddisfatti (le posizioni delle sette sigle non sono unitarie), perchè il ministro si sarebbe “limitato a ribadire le posizioni del Governo“.

Nel nostro intervento – spiega per esempio Alberto Irone, portavoce nazionale della Rete studenti medi – abbiamo posto forte il tema dello svolgimento della consultazione e del dibattito sulla scuola che ancora stenta a decollare, come ci saremmo aspettati dalle premesse iniziali di questo Piano scuola. Un dibattito che inoltre vede il canale online come privilegiato e che in occasione di incontri come quello odierno lascia a ciascuna rappresentanza studentesca ben poco tempo per esporre la propria posizione“.

Il coordinatore nazionale dell’Unione degli universitari, Gianluca Scuccimarra, sottolinea a sua volta  come “nei confronti della questione dei tagli alle regioni, il ministro Giannini eluda  l’evidenza, cioè che con questi tagli le regioni avranno sempre maggiori difficoltà a garantire non solo la copertura del diritto allo studio delle scuole superiori, ma anche delle borse di studio universitarie”.

Nel documento presentato al ministro il Forum aveva posto al primo posto proprio il tema del diritto allo studio, dalla possibilità di assicurare una scuola di qualità a tutti gli studenti. “Oggi” – si legge nel documento – “il diritto allo studio è materia di competenza regionale: pertanto, in assenza di una legge quadro nazionale, assistiamo a gravi sproporzioni tra le Regioni. Per questo, nella nostra proposta di legge quadro stabiliamo alcuni servizi essenziali, distinti tra ‘servizi sussidiari’ e ‘servizi alla persona’, che una legge quadro nazionale dovrebbe stabilire, ovviamente previa discussione nella Conferenza Stato-Regioni“.

Quanto alla valutazione, altro tema importante affrontato nel documento del Forum, gli studenti chiedono forme di valutazione “diacronica e partecipata“. “La valutazione” – si legge – “a nostro parere non può fare riferimento a delle fotografie istantanee (ad esempio, il test Invalsi sotto forma di prova singola in un dato momento dell’anno). Siamo a favore di processi valutativi che coinvolgano anche la voce degli studenti e delle loro famiglie. Precondizione necessaria – per tutto ciò – è una rivisitazione del Sistema di Valutazione Nazionale, così che Invalsi e Indire siano resi indipendenti dal Miur”. Il Snv dovrebbe disporre di risorse adeguate per sviluppare “processi valutativi di lungo periodo e finalizzati a un vero miglioramento delle potenzialità educative di sistema“.