Perche mille e mille e mille

PERCHÉ MILLE E MILLE E MILLE di Umberto Tenuta

CANTO 285 Piccoli scienziati crescono

I mille e mille perché dei giovani.

Ed i maestri che sanno rendersi inutili.

 

Docente della BUONASCUOLA, alias SCUOLA DEL SUCCESSO FORMATIVO, compito più grande tu non hai che suscitare mille e mille e mille perchè in ogni giovane studente a te affidato.

Suscitare? Che dico!

Mica tu li devi suscitare!

Tu li devi solo ascoltare.

Tu devi solo lasciare che i giovani pongano liberamente i loro PERCHè.

Le loro domande.

<<Il domandare radicale è proprio del bambino, così come della filosofia>>[1]

I bambini nascono curiosi di tutto fare, tutto conoscere, tutto essere, tutto possedere.

Ai loro Maestri −mamme o maestri che siano− non resta altro compito che incoraggiare e sostenere i giovani nella personale ricerca delle risposte alle loro domande.

Mamme e Maestri, resistete alla tentazione di dare risposte.

Di dare risposte a domande non fatte e a domande fatte!

I giovani impareranno tutto.

<<il docente… conduce altri alla scienza di cose ignote allo stesso modo che uno, scoprendo, conduce se stesso alla conoscenza di ciò che ignora>> .

Nel corso dei millenni l’uomo ha scoperto e costruito tutte le conoscenze, le abilità e gli atteggiamenti che oggi possiede.

Lo stesso cammino, seppure facilitato dagli adulti, ogni giovane deve fare, per farsi uomo.

Si può modellare l’argilla, ma non le orecchie a ventola del giovanetto che ti siede innanzi.

Eppure le mammane della mia infanzia usavano i cerotti per aggiustare le orecchie.

Eppure ancora tanti docenti pensano di vomitare le loro conoscenze nei crani dei loro studenti.

Fatica inutile!

Ogni essere vivente espunge i corpi estranei.

La punta dell’ago rimasta sotto la pelle un giorno o l’altro sarà scacciata.

Il nostro corpo assimila, digerisce, fa proprie le sostanze che lo alimentano.

La mollica di pane si trasforma in sangue del suo sangue.

Non esistono travasi ma processi di assimilazione.

Assimilare, far proprio.

Quale miglior modo della personale riscoperta?

Delle personali risposte alle proprie DOMANDE, ai propri PERCHÈ.

PERCHÉ IL SOLE SORGE SEMPRE DA QUELLA PARTE DEL CIELO?

PERCHÉ MENO PER MENO FA PIÙ?

PERCHÉ FUTURO ANTERIORE?

I mille PERCHÉ dei bimbi, dei fanciulli, dei giovani.

Per cortesia, non date risposte!

Aiutate a cercarle!

Se il bimbo vi chiede di salire sull’albero, mica salite voi sull’albero?

Sarà lui a salire sull’albero.

Lo aiutate il minimo possibile.

Solo così non avrà sempre bisogno del vostro aiuto.

Accrescerà il suo desiderio di salire sugli alberi.

Un giorno non avrà più bisogno del vostro aiuto.

<<Maestra, aiutami a fare da sola!>>(Montessori)

Maestri, rendetevi inutili!

Sarete i migliori Maestri.

I maestri che sanno rendersi inutili.

Quelli premiati dalla Ministra!

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

[1] https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=39968

Nota 2 novembre 2014, AOOUFGAB Prot. n. 27771

Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca
Ministero degli Affari Esteri

Nota 2 novembre 2014, AOOUFGAB Prot. n. 27771

CONSIGLIO D’EUROPA. RICHIESTA DI DISTACCO DI 1 FUNZIONARIO NAZIONALE PRESSO LA DIVISIONE POLITICHE EDUCATIVE. RIF. POSIZIONE (2014) 414

Insegnanti italiani sempre più poveri. Ma in Europa gli stipendi crescono

da Repubblica.it

Insegnanti italiani sempre più poveri. Ma in Europa gli stipendi crescono

Secondo un report di Eurydice le indennità dei docenti di materna, elementare e media italiani, dal 2009 al 2014, hanno perso l’8 per cento del loro potere d’acquisto

di SALVO INTRAVAIA

LA CRISI economica fa scivolare verso la povertà un italiano su quattro. E una famiglia su due tira avanti con meno di duemila euro al mese. A certificarlo, ieri, l’Istat. Mentre gli insegnanti nostrani sono sempre più poveri. A decretarlo, questa volta, è la Commissione europea che attraverso il suo braccio operativo in materia di istruzione  –  il portale Eurydice  –  ha studiato la situazione dei salari degli insegnanti in Europa nell’anno appena trascorso: il 2013/2014. Per chi sta dietro una cattedra, per la verità, questa è solo la conferma matematica di uno stato di cose di cui maestri e professori nostrani si erano già accorti da tempo: la difficoltà di arrivare alla fine del mese e la necessità di richiedere aiuto alle famiglie di origine, quando a portare a casa lo stipendio è solo un docente. Secondo il report di Eurydice, gli stipendi  –  e le indennità  –  degli insegnanti di scuola materna, elementare e media italiani, dal 2009 al 2014, hanno perso l’8 per cento del loro potere d’acquisto.

I salari dei prof di scuola superiore sono rimasti quasi invariati, ma decrescono anche questi: dell’1 per cento appena. “In quasi tutti i paesi europei  –  spiegano da Bruxelles  –  i salari degli insegnanti sono cresciuti”. In Italia no. Blocco del contratto, scaduto nel 2009, congelamento degli scatti stipendiali e taglio alle risorse per le attività aggiuntive hanno prodotto un calo dello stipendio reale dei docenti italiani di cui, probabilmente, chi è in servizio non ricorda precedenti.

E il pericolo, annunciato dalla Uil scuola, che la situazione di blocco degli stipendi possa perdurare fino al 2019 non fa altro che peggiorare una situazione che vedrà il culmine con le mini-pensioni  –  il 60/70 per cento dell’ultima retribuzione  –  di cui si dovranno accontentare i docenti in servizio che hanno meno di cinquant’anni, quando andranno in pensione. Così, i 148mila precari della scuola che Renzi si appresta ad assumere sono destinati ad allungare le fila dei nuovi poveri del Belpaese? Sembra proprio di sì. E il rischio che alla gioia dell’immissione in ruolo si sostituiranno presto le difficoltà di arrivare alla fine del mese è tutt’altro che campato in aria. Illudersi infatti di potere campare, oggi, con moglie e figli col solo stipendio di insegnante appena assunto, in Italia, è una pura follia. Specialmente al Nord. Basta infatti confrontare le soglie di povertà assoluta pubblicate lo scorso mese di luglio dall’Istat per le famiglie italiane con gli stipendi di professori e maestri appena assunti per avere un quadro abbastanza chiaro della situazione.

I numeri del resto lasciano spazio a poche speculazioni. Perché dopo anni di automatismi stipendiali bloccati e col contratto scaduto dal 2009, lo stipendio degli insegnanti italiani  –  tra i più bassi d’Europa  –  sta per trasformarsi in un sussidio. Per questa ragione, i sindacati hanno appena raccolto 300mila firme per richiedere il rinnovo del contratto. Del resto, le storie di insegnanti costretti a farsi aiutare dalle famiglie di origine per tirare avanti o obbligati a inventarsi un secondo lavoro non si contano più. Meglio un lavoro sottopagato che non averlo proprio, un lavoro, diranno le migliaia di disoccupati anche non più giovanissimi. Ma l’idea che lo stipendio degli statali  –  e quindi anche degli insegnanti  –  possa subire un altro blocco fino al 2018 prefigura un futuro di stenti per la categoria che ha in mano il futuro delle nuove generazioni.

Un professore di scuola media o superiore appena immesso in ruolo con moglie e due figli  –  uno di 3 e l’altro di 11 anni  –  guadagna 1.429 euro netti al mese. Ma con quel nucleo familiare a Milano occorrono almeno 1.677 euro per galleggiare sopra la soglia di povertà assoluta. E all’appello mancano ben 248 euro al mese. Situazione che non cambierebbe molto in un piccolo comune dell’Italia centrale, dove con moglie e due figli occorrono almeno 1.442 euro per evitare di stare nel club dei poveri. Ventitré euro in più al mese basteranno a evitare i disagi della povertà?

Soltanto in un piccolo comune del meridione lo stipendio del nostro prof sarebbe sufficiente: per campare occorrerebbero 1.212 euro al mese.  Ma poi, spesso, la realtà è un’altra cosa e anche al Sud le cose si complicano. E non poco. Antonia, insegnante di scuola dell’infanzia in servizio a Palermo, è originaria di un paese della provincia. E non ha difficoltà ad ammettere che “ogni mese i miei mi mandano un aiuto economico”. Mentre una sua collega è in cerca di una casa più piccola, quella che abita non se la può permettere più.

Già perché una maestra appena assunta, magari separata, guadagna 1.22 euro al mese. E anche al Sud è difficile arrivare a fine mese con quella cifra. Le cose vanno meglio se la famiglia con prof capofamiglia ha un solo figlio di età compresa tra zero e 3 anni. Per cavarsela a stento occorrono 1.274 euro al mese in una metropoli del Nord, 1.162 euro in un grande comune del centro e 942 in un grande comune del Sud. E con lo stipendio di 1.375 euro al mese ci si può riuscire a cavarsela. Ma basta un imprevisto per complicare le cose. L’Istat, infatti, considera “quasi poveri” tutti i nuclei famigliari che guadagnano al massimo il 20 per cento in più della soglia di povertà assoluta. Una famiglia monoreddito composta da mamma, papà e piccolo di cinque anni è considerata “quasi povera” in un comune abbastanza grande del centro Italia se riesce a raggranellare meno di 1.502 euro al mese. E con lo stipendio di 1.375 euro l’ingresso nel  club dei “quasi poveri” è assicurato.

Senza un buon contratto non si fa una buona scuola

da La Tecnica della Scuola

Senza un buon contratto non si fa una buona scuola

Il progetto “Buona Scuola” sembra dimenticare il fatto che per motivare (o ri-motivare) docenti e Ata bisognerebbe mettere a punto un nuovo contratto che preveda un concreto riconoscimento del lavoro del personale scolastico.

È noto che nel diritto privato i contratti di scambio si basano sul principio del “do ut des”, mentre, dove la contrattualità è ignorata, esiste la regola del  “manus manum lavat” , nel senso che una mano lava l’altra e se tu fai un favore a me, poi io, quando sarà possibile, te lo rendo. Il principio che ispira il documento della Buona Scuola è proprio quello di ignorare l’esistenza basilare del contratto, proponendo, con vaghe ed incerte promesse, lo scambio diretto di favori tra “lavoratori” e “Stato”.
Questo “papello” della Buona Scuola si potrebbe definire il tentativo di svolgere una trattativa, alla luce del sole, Stato-lavoratori. Evidentemente, a quanto pare, lo Stato attraverso le sue articolazioni governative ha acquisito una particolare esperienza nelle trattative, e quindi scavalcando i tavoli della concertazione e della contrattazione, vorrebbe trattare direttamente con tutti i lavoratori della scuola.
Per questi motivi  il contratto della scuola rischia di essere definitivamente superato, dalla proposta di legge “La Buona Scuola”, in cui si tenta di fare passare un messaggio omertoso, che non si fonda sulle basi del diritto.
Qual è questo messaggio omertoso? Si tratta di un messaggio volto ad annientare i sindacati e il potere contrattuale dei lavoratori, promettendo agli insegnanti e al personale scolastico, che sarà in grado di raccogliere molti crediti, di avere, almeno una parte di loro, un piccolo aumento di stipendio.  Siamo alla follia e forse anche fuori da ogni dettato costituzionale, in sostanza si sta cercando di scardinare le più elementari regole del mondo del lavoro, creando sconcerto e caos. Ma allora cosa dovrebbe fare il governo Renzi per cambiare in meglio la scuola italiana? Secondo il principio del “do ut des” dovrebbe rinnovare urgentemente il contratto della scuola. Soltanto attraverso un buon contratto si potrà chiedere qualche aumento di carico di lavoro per gli insegnanti e il personale scolastico. Ma cosa dovrebbe contenere questo contratto di vantaggioso per i lavoratori? Si dovrebbero trovare subito, e non fra quattro anni, delle risorse economiche aggiuntive per aumentare sostanzialmente gli stipendi degli insegnanti. Infatti bisogna dire che un insegnante motivato, ben retribuito e che abbia la giusta considerazione sociale, è il presupposto necessario per innalzare il livello della qualità dell’insegnamento. In buona sostanza, per usare uno slogan tanto caro a Renzi, bisogna cambiare verso, partendo dal riconoscimento del ruolo degli insegnanti e dalla rifondazione del nostro sistema scolastico. Bisogna fare emergere, stimandolo in ore effettive di lavoro, tutte quelle attività individuali funzionali all’insegnamento che ogni singolo docente svolge ogni anno scolastico. Stiamo parlando della preparazione delle lezioni, delle verifiche, della correzione dei compiti, delle programmazioni.
Si deve riconoscere agli insegnanti,  in termini di tempo e di aumenti salariali, tutto il lavoro che realmente svolgono, si deve riconoscere anche, come avviene in tutta Europa, il valore dell’anzianità del servizio, soltanto dopo si può differenziare una parte di stipendio sulla base del merito. Ma sul merito servono criteri oggettivi per la sua valutazione, che non potranno mai arrivare dalla misera ed omertosa richiesta del “manus manum lavat”. Se si vuole veramente una buona scuola, serve avere insegnanti felici e motivati, perché la scuola viene fatta dai docenti e non certo da colui o coloro che dovrebbero giudicarli.

Nel 730 precompilato del 2016 anche gli sconti per le spese della scuola

da La Tecnica della Scuola

Nel 730 precompilato del 2016 anche gli sconti per le spese della scuola

La novità, che riguarda anche sanità e onlus, è contenuta in una slide del Governo sulla nuova dichiarazione dei redditi pubblicata sul sito internet di Palazzo Chigi: solo per l’Istruzione interssati 730mila cittadini.

Comprenderà anche gli sconti derivanti dalle spese sostenute per la scuola, il modello 730 precompilato che prenderà il via nel 2016: la notizia è contenuta in una slide del Governo sulla nuova dichiarazione dei redditi pubblicata sul sito internet di Palazzo Chigi.

A dichiarare le spese per il settore formativo scolastico, con i relativi sconti, sono oggi oltre 700mila cittadini: un numero non indifferente.

Ma oltre quelli relativi alle spese sostenute per l’istruzione, l’innovativo 730 precompilato conterrà anche altri dati,: sarà infatti possibile indicarvi le spese sanitarie, che oggi interessano le dichiarazioni di circa 11 milioni e mezzo di contribuenti nelle loro . A queste si aggiungeranno gli sconti per le spese per le donazioni alle onlus, che al momento riguardano 560mila cittadini.

Chi è Davide Faraone, nuovo sottosegretario all’istruzione?

da La Tecnica della Scuola

Chi è Davide Faraone, nuovo sottosegretario all’istruzione?

Davide Faraone è il nuovo sottosegretario all’istruzione e prende il posto di Roberto Reggi passato alla direzione del Demanio. Una nomina che rientra nel mini-rimpasto di governo che ha portato alla Farnesina Paolo Gentiloni al posto di Federica Mogherini. Come responsabile welfare e scuola del Pd ha lavorato alla riforma del sostegno a scuola

Europaquotidiano.it fa il ritratto del nuovo sottosegretario all’istruzione.

In più di un’occasione Faraone ha spiegato che la scuola «non consiste solo nella didattica con studenti seduti ai banchi e davanti l’insegnante, è anche altro e per garantire l’altro è necessario che la forza docente non sia vincolata solo all’attività in cattedra».

Fin da giovanissimo Faraone, che è nato a Palermo nel 1975, ha mossi i primi passi in politica  ed è stato segretario cittadino dei Democratici di sinistra. Nel 2001 è stato eletto consigliere comunale a Palermo con 1550 voti, per poi essere riconfermato nel 2007 venendo riconfermato nel 2007 con il doppio delle preferenze.

Nel 2008 è stato eletto deputato all’Assemblea regionale siciliana per il Pd, ottenendo oltre 8000 preferenze nel collegio di Palermo.

Dal 2009 al 2012 ha ricoperto l’incarico di capogruppo del Partito democratico del comune di Palermo. Nel 2012 ha partecipato alle primarie per il centrosinistra per la candidatura a sindaco di Palermo, arrivando terzo dietro Fabrizio Ferrandelli e Rita Borsellino. Alle elezioni politiche del 2013 è stato eletto alla Camera nella circoscrizione XXIV Sicilia 1.

Il 9 dicembre dello stesso anno è diventato membro della segreteria nazionale del Partito democratico, e nominato dal nuovo segretario Matteo Renzi, responsabile del settore “welfare e scuola”.

Rifare le Gae per le immissioni in ruolo?

da La Tecnica della Scuola

Rifare le Gae per le immissioni in ruolo?

Immissioni in ruolo. Prima della fine dell’anno, a quanto pare, verrà ultimato il censimento per sondare gli umori e le disponibilità all’assunzione dei precari inseriti nelle Graduatorie ad esaurimento.

Naturalmente ciò è fonte di forte ansia per gli interessati, in quanto, per poter realizzare il progetto, si rende necessaria una verifica della situazione dei singoli docenti che richiederà che una parte di essi possano spostarsi geograficamente o addirittura insegnare una materia affine alla propria.

Il ragionamento espresso da alcuni e condiviso da buona parte dei supplenti è il seguente: è giusto assumere dalla Gae senza creare nuove regole e consentire agli aspiranti di esprimere nuove preferenze? Al momento dell’iscrizione in Gae, infatti, il progetto delle 150mila assunzioni con eventuale spostamento dalla provincia scelta non esisteva. Quindi ognuno ha deciso secondo le vecchie norme.

Siamo alle solite? Nel corso del gioco le regole vengono mutate e chi paga sono i meno fortunati?

Qualcuno allora suggerisce, in presenza di sconvolgimenti di questo tipo, che erano sconosciuti agli insegnanti prima della presentazione delle istanze per le graduatorie ad esaurimento e del concorso, che sarebbe opportuno, oltre al normale censimento che avrebbe forse solo un valore di analisi, escogitare un metodo per consentire ai docenti di poter esprimere nuovamente delle preferenze di una o più province ove essere collocati in apposita graduatoria con il proprio punteggio. Qualora non ci fossero posti sufficienti per l’assunzione si dovrebbe essere collocati in una graduatoria da dove attingere per coprire i restanti posti sul territorio nazionale.

Forse il sistema migliore potrebbe essere un nuovo aggiornamento delle Gae su nuova istanza con accettazione, tramite dichiarazione dell’aspirante, di queste nuove condizioni. Ciò eviterebbe o comunque limiterebbe eventuali ricorsi.

Che cosa, infatti, si potrebbe verificare con queste nuove copiose assunzioni?

In alcune province, anche di regioni del Nord, prese d’assalto con l’aggiornamento delle Gae di quest’anno, ci sono molti docenti con punteggi alti. Quindi se passasse questo piano di max assunzioni senza nuove regole, si potrebbe verificare che, una volta assunti i docenti occorrenti per coprire i posti della provincia X, i rimanenti, dovendo transitare, ad esempio, nella provincia Y, potrebbero trovarsi ad essere assunti anche in coda di chi è stato già assunto magari con punteggi più bassi.

La situazione è molto delicata e le modalità dello smaltimento del precariato hanno bisogno di una ratio ben precisa. Onde evitare i soliti pasticci e la violazione dei diritti sacrosanti di docenti che da decenni sono precari e non vorrebbero subire l’ultima di tante ingiustizie.

Otto per mille destinato per l’edilizia scolastica

da La Tecnica della Scuola

Otto per mille destinato per l’edilizia scolastica

Il Consiglio dei Ministri del 30 ottobre approva definitivamente il regolamento per destinare l’otto per mille alle istituzioni scolastiche già previsto dalla Legge di Stabilità del 2014. I fondi potranno essere destinati alla sicurezza e agli adeguamenti antisismici.

Ecco quanto riporta integralmente il comunicato stampa del governo: “su proposta del Presidente del Consiglio è stato approvato in via definitiva un regolamento che modifica ed integra la precedente normativa in materia di criteri e procedure per l’utilizzazione della quota dell’otto per mille dell’IRPEF devoluta alla diretta gestione statale. Con queste modifiche il Governo si adegua a quanto previsto dalla legge di stabilità per il 2014 che, all’articolo 1, comma 206, ha innovato la disciplina della destinazione della quota prevedendo l’aggiunta alle quattro tipologie già previste (fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali) di una quinta tipologia costituita da “ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico ed efficientamento energetico degli immobili di proprietà pubblica adibiti all’istruzione scolastica”.

Il  regolamento ha ricevuto il parere favorevole del Consiglio di Stato e delle Commissioni parlamentari di merito.

Ricordiamo che lo scorso 23 luglio sempre il Cdm aveva approvato in modo provvisorio il decreto presidenziale sul regolamento recante modifiche ed integrazioni al dpr n. 76 Del 1998 in materia di criteri e procedure per l’utilizzazione della quota dell’otto per mille dell’Irpef devoluta alla diretta gestione statale.

Lo scorso giugno Renzi aveva annunciato investimenti per l’edilizia scolastica, divisi in tre capitoli: scuole nuove, scuole belle e scuole sicure con un impegno di spesa per un miliardo di euro.

R. Pezzuto, Legami eterni

Eterna è la vita

di Antonio Stanca

pezzutoLa sera di Venerdì 24 Ottobre 2014 presso il Centro Studi “Chora-Ma” di Sternatia (Lecce) è stato presentato il romanzo Legami eterni della giovane Rosa Pezzuto di Squinzano (Lecce) pubblicato dalla Zerounoundici Edizioni di Padova. La Pezzuto ha ventotto anni ed è alla seconda prova narrativa che come la precedente del 2012, Legami di sangue, mostra il suo interesse per le vicende occulte, i personaggi misteriosi, gli ambienti ultraterreni. Il vampirismo sembra attirare la giovane scrittrice che all’argomento ha dedicato ampie letture da quando aveva dodici anni.

A presentare l’opera c’era Emilio Filieri, docente di Letteratura Italiana presso le Università di Bari e del Salento ed autore di numerosi saggi spesso impegnati a studiare il rapporto esistito ed esistente tra il Salento e la Nazione in ambito storico-letterario.

Dopo una breve introduzione di Donato Indino, presidente del Centro Studi, il Filieri è intervenuto soffermandosi sull’importanza che col tempo ha assunto “Chora-Ma” nell’area circostante. Ha messo in evidenza la continuità, la durata della sua azione, il valore della sua funzione quale luogo d’incontro, di scambio, di promozione non solo culturale ma anche linguistica. E’ stato uno degli interessi principali del Centro il recupero e la valorizzazione del sostrato linguistico griko presente nel Basso Salento e suo è stato pure l’avvio di una serie di contatti con la vicina Grecìa, con personalità, autori, luoghi di questa. Un riferimento essenziale è divenuto “Chora-Ma” ed ormai ha una sua storia fatta delle manifestazioni culturali, di costume e d’altro genere che negli anni ha ospitato.

Di seguito il Filieri è passato ad illustrare l’opera della Pezzuto facendo notare come in questo secondo romanzo la scrittrice sia riuscita meglio, si sia mostrata più matura rispetto al primo. Ha, quindi, tracciato un breve profilo del genere letterario misterico ed ha sottolineato la sua importanza nella storia delle lettere, ha indicato i significati che i suoi autori si sono proposti di raggiungere e che non sono da ritenere minori rispetto a quelli perseguiti tramite altri generi. Anche con Legami eterni , ha osservato lo studioso, con la storia di vampiri, di demoni, di streghe, di mostri, che il romanzo contiene, l’autrice ha cercato significati che vanno oltre quanto rappresentato. In effetti i vampiri della Pezzuto di questo libro somigliano molto agli interpreti delle favole con le quali generalmente si vuol dire che il bene vince sempre sul male, che l’ordine, la giustizia sono ristabiliti anche a costo di duri sacrifici, che la vita riacquista il suo equilibrio pur dopo scontri prolungati con quanto vi si oppone. Anche per i vampiri di Legami eterni valgono le stesse regole, gli stessi valori, gli stessi principi di chi è in vita, anche tra i morti ci si impegna a star bene, in pace, ad eliminare i pericoli, a combatterli. A tale scopo ci si unisce pure tra avversari, ci si allea per poter sconfiggere il male che nell’opera è rappresentato da mostri orrendi che, comparsi all’improvviso, vanno seminando terrore e morte. Si riuscirà a vincerli, ad eliminarli, a riportare l’ordine e sarà l’ennesima prova che quanto vale per la vita vale dopo di essa, che non c’è interruzione tra vita e morte, che “eterna è la vita” nelle sue leggi, che una “corrispondenza” esiste tra vivi e defunti, che con la morte non si finisce di essere, di fare, ma si continua in un universo che tutto contiene, vita e morte, tutto accoglie, passato e presente, tutto conserva, “uomini e no”.