L’anomalia del concorso per Dirigenti Scolastici in Campania

Bandito nel 2011 il Concorso per Dirigenti scolastici si è concluso in tutta Italia e ben presto – come preannunciato nelle Linee guida del governo “La buona scuola”- se ne bandirà un altro.

SOLO in  CAMPANIA  questo percorso non si è concluso. Le prove orali sono terminate  nove mesi fa e l’Ufficio Scolastico Regionale ancora non ha partorito la graduatoria degli idonei: più di 600 persone sono in attesa di conoscere il loro destino.L’anno scolastico è partito conmolte scuole acefale, affidate a reggenti che devono dividersi nella gestione di scuole spesso di grosse dimensioni.

Invece, già da due anni gli Uffici Scolastici delle altre regioni hanno  assunto vincitori ed idonei ( 500 in Lombardia dove il concorso, annullato, è stato svolto per ben due volte, per citare un esempio che è paradossale) e si stanno predisponendo al nuovo bando concorsuale.

In Campania incombe  la paralisi,  derivante  dall’inerzia dell’amministrazione che blocca, con la burocrazia, l’esito di questa vicenda, nonostante  il Consiglio di Stato abbia dato il via libera alla pubblicazione della graduatoria.

Per non dichiararci rassegnati, impotenti, vinti dalla burocrazia il 6 novembre alle ore 15,00 ancora una volta gli idonei al Concorso per Dirigenti saranno in piazza a protestare per:

·       ottenere la pubblicazione immediata della graduatoria e sbloccare il concorso, per restituire credibilità ed autorevolezza a quanti vi hanno partecipato e-pleno iure- sostenuto tutte le prove;

·        chiedere trasparenza e celerità dell’azione della pubblica amministrazione;

·        rispondere alle esigenze di tante famiglie e studenti che hanno più che mai bisogno di scuole funzionaliche dovranno  essere valutate per efficacia ed efficienza dell’offerta formativa, come giustamente ribadito dalle Linee Guida della Buona Scuola.

Coordinamento campano vincitori del concorso per Dirigenti Scolastici

Gianotti nuovo direttore generale Cern è successo per scienza italiana

Giannini: “Gianotti nuovo direttore generale Cern è successo per scienza italiana.
Elezione frutto di lavoro di squadra del nostro paese”

 

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini esprime “massima soddisfazione per l’elezione, a larga maggioranza, di Fabiola Gianotti quale nuovo direttore generale del Cern”.
Si tratta, spiega il Ministro, “di un grande successo per la scienza italiana. Sono certa che Gianotti farà un ottimo lavoro. Le auguro – continua il Ministro – ulteriori grandi successi, oltre a quelli che ha già ottenuto nella sua brillante carriera. L’alto profilo della nostra scienziata e la reputazione che ha saputo conquistarsi sono stati determinanti per la sua elezione.
A tutto questo si è aggiunto il lavoro di squadra del Ministero, della comunità scientifica italiana e del governo, a partire dalla giornata per i festeggiamenti dei 60 anni del Cern”.

FNA: 400 milioni per il 2015

FNA: 400 milioni per il 2015

Nel pomeriggio il Ministro del Lavoro Poletti ha incontrato i rappresentanti di FISH e FAND per affrontare il tema del Fondo non autosufficienze 2015. Come noto, il FNA, nel disegno di legge di stabilità, subisce un taglio di 100 milioni, scendendo alla dotazione di 250.

Durante l’incontro, il Ministro Poletti, sentita anche la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha rassicurato le federazioni che la dotazione 2015 arriverà a 400 milioni. Contestualmente il Comitato 16 novembre ha incontrato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio ottenendo analoga rassicurazione.

L’incontro ha rappresentato per FISH anche l’occasione per attirare l’attenzione sul limitato finanziamento del Fondo nazionale politiche sociali e del Fondo per l’occupazione dei disabili. Quest’ultimo è azzerato per il 2015. Poletti su tali aspetti ha espresso la massima attenzione da parte del Governo, auspicando che nel corso della discussione della legge di stabilità quei fondi possano essere maggiormente finanziati.

Poletti ha richiamato pure la centralità di momenti di programmazione delle politiche sociali per la disabilità anche avvalendosi dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità.

“Oggi le interlocuzioni mantenute nel corso degli anni da parte della FISH hanno restituito un risultato positivo. Non possiamo comunque non ringraziare il Comitato 16 novembre per la sua iniziativa utile al raggiungimento di questo traguardo. Ora dovremo prestare attenzione alla redazione del decreto di riparto del FNA stesso che verosimilmente verrà già delineato nelle prossime settimane. Oltre a ciò prosegue il lavoro di FISH sui tanti aspetti che riguardano la qualità della vita delle persone con disabilità.”, ha dichiarato Vincenzo Falabella, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap.

A proposito de La buona scuola

La Buona Scuola
Seminario
di riflessione e discussione sul documento
governativo
Lecce, 4
novembre 2014
Polo
Professionale “Luigi Scarambone

A proposito de La buona scuola

Una riflessione in premessa, sulla legittimità di punti di vista diversi e sulla auspicabilità di una loro pacifica coesistenza

di Rita Bortone

Una raccolta di e-book dedicati al mondo della scuola, dell’educazione e del sociale scaricabili gratuitamente

EricksonLIVE: una raccolta di e-book dedicati al mondo della scuola, dell’educazione e del sociale scaricabili gratuitamente

Già 20.000 persone si sono iscritte alla community di EricksonLIVE, facendo più di 67.000 download degli 80 titoli disponibili

 

Più di 80 libri scaricabili gratuitamente, tra racconti, presentazioni di buone prassi, metodologie e strumenti di lavoro inerenti al mondo della scuola, dell’educazione e del settore sociosanitario. È EricksonLIVE, una community targata Erickson che raccoglie una serie libri digitali disponibili gratuitamente, semplicemente registrandosi sul portale dedicato (http://www.ericksonlive.it/).

A oggi, la community di EricksonLIVE ha superato le 20.000 persone, che nel complesso hanno scaricato oltre 67.000 e-book, tra gli 80 titoli attualmente presenti.

Un dato che, senza dubbio, certifica la qualità delle pubblicazioni proposte che raccolgono e presentano idee, testimonianze ed esperienze preziose scritte da professionisti del mondo della scuola, dell’educazione e del settore sociosanitario, ma anche da genitori, studenti, utenti, volontari e cittadini.

Tra i libri di maggior successo – e più scaricati – troviamo tre testi per imparare divertendosi.

Al primo posto, Facile Facile, scritto dall’insegnante Manuela Duca, un libro che propone un percorso di apprendimento della lettura e della scrittura, basato sull’associazione di suoni, immagini, storie, gesti e musica per aiutare la memorizzazione di grafemi e sillabe in modo divertente, veloce e graduale. In seconda posizione, Il viaggio di Fiabolina, di Aida Dattola insegnante della scuola primaria, un racconto che guida i bambini in un percorso accattivante e divertente alla scoperta della grammatica. Infine, Uffa che rabbia!, scritto dalla psicologa Simona Masneri, in cui è affrontato il tema della rabbia, spiegando ai piccoli lettori come arrabbiarsi in modo sano senza perdere il controllo.

Per consultare e scaricare gratuitamente tutti i libri di EricksonLIVE

http://www.ericksonlive.it/category/catalogo/

Netta contrarietà all’ipotesi di riforma della scuola

Dall’Associazione Nazionale Docenti arriva una netta contrarietà all’ipotesi di riforma della scuola.

Una proposta farlocco che, qualora dovesse essere messa in atto, affosserebbe definitivamente il nostro sistema di istruzione, il ruolo e la funzione delle nostre scuole quale luoghi democratici di crescita culturale e civile.

 

Tale posizione è emersa all’unanimità nella Direzione nazionale svoltasi oggi 3 novembre 2014. Particolarmente dure sono state le considerazioni di merito fatte dal Presidente nazionale Francesco Greco il quale ha anche comunicato la decisione di non aver voluto partecipare ad un’audizione parlamentare convocata presso il Senato della Repubblica nei giorni scorsi, in quanto considerata un inutile rito che non avrebbe avuto alcuna ricaduta sulle decisione già prese in altre sedi.

“Si tenta di far passare come un grande investimento nell’istruzione – ha affermato Francesco Greco – quello che, invece, è una mera partita di giro di riutilizzo parziale di risorse già sottratte alla scuola. Particolarmente grave -prosegue il presidente Greco- è spacciare quale riconoscimento di carriera dei docenti quello che invece, nella migliore delle ipotesi e per pochi fortunati, altro non sarebbe che un avanzamento stipendiale fondato su meccanismi premiali insensati e iniqui tutt’altro che meritocratici. La scuola immaginata da Renzi è una scuola autoritaria, gestita con criteri privatisti e padronali, e con docenti ridotti a meri paria asserviti al potere incontrastato dei dirigenti scolastici ai quali intende consegnare le chiavi delle scuole e dei destini delle giovani generazioni. Una prospettiva nefasta che deve essere contrastata in ogni sede, da qui l’appello a tutti i docenti ad impegnarsi per evitare che sulla scuola si calino logiche ed interessi estranei ai principi e ai valori sui quali è stata incardinata dalla nostra Costituzione”.

ABCD + Orientamenti – Salone Italiano dell’educazione

ABCD + Orientamenti – Salone Italiano dell’educazione
Fiera di Genova 5/7 novembre 2014

Il MIUR, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per la Liguria, partecipa all’annuale manifestazione nazionale, rivolta agli studenti e all’intero mondo della scuola, che offre un’ampia panoramica di servizi e di prodotti per la scuola e su temi importanti e di grande attualità come la scuola digitale, la didattica innovativa e l’edilizia scolastica.
In tale contesto il MIUR intende favorire l’incontro tra gli studenti e il mondo della formazione per un’ulteriore esperienza di confronto e di incontro con gli addetti ai lavori, nella considerazione della centralità e del ruolo strategico acquisito oggi dall’orientamento permanente non più solo “strumento per gestire il passaggio tra la scuola e la formazione e il lavoro”, ma strumento duraturo nella vita di ogni persona per garantire lo sviluppo e il sostegno nei processi di scelta e di decisione con l’obiettivo di promuovere l’occupazione attiva, la crescita economica e l’inclusione sociale non tralasciando l’aspetto fondamentale di contrasto alla dispersione e all’insuccesso formativo.
Presso l’area espositiva del MIUR, sarà possibile approfondire le politiche di orientamento e le significative novità presentate nelle “Linee guida nazionali per l’orientamento permanente”, recentemente emanate e in distribuzione presso l’area espositiva MIUR, insieme ad altri prodotti editoriali specificatamente elaborati segnatamente alle opzioni attive sul territorio. La manifestazione sarà inoltre l’occasione per fare il punto sullo stato dell’arte del Piano per l’edilizia scolastica e dei tre i filoni che lo compongono: scuolebelle, (manutenzione, decoro, ripristino funzionale) scuolesicure (messa in sicurezza, rimozione amianto, eliminazione barriere architettoniche) e scuolenuove (rifacimento o costruzione di nuovi plessi). Presso lo stand, infatti, saranno allestiti punti di informazione dedicati. Ministero dell’Istruzione, dell’Università

Salone dello Studente 2014

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per L’Abruzzo, partecipa al Campus – Salone dello Studente 2014, importante appuntamento sull’orientamento scolastico e universitario. L’evento si terrà a Pescara presso il Palacongressi d’Abruzzo, il 5 e 6 novembre 2014, dove il Miur sarà presente con un proprio spazio espositivo in cui sarà possibile consultare materiali su temi specifici e attuali del panorama educativo e formativo italiano, con particolare riferimento alle novità presentate nelle “Linee guida nazionali per l’orientamento permanente”, recentemente emanate.
Le prossime partecipazioni del Miur:
• 26, 27 e 28 novembre 2014 – Roma, Nuova Fiera • 10, 11 e 12 dicembre 2014 – Catania, Le Ciminiere
Per maggiori informazioni www.salonedellostudente.it www.universitaly.it

La vetustà culturale del Miur

La vetustà culturale del Miur

di Enrico Maranzana

Gli indirizzi elaborati dal Parlamento negli ultimi quarant’anni, nonostante la loro nitida e
coerente evoluzione, non sono riusciti ad intaccare la concezione di scuola che il ministero
dell’istruzione possiede e difende.

  • Due modi d’interpretare il mondo contemporaneo;
  • Due modelli di scuola, inconciliabili.

Fondo non autosufficienze: un giorno decisivo?

Fondo non autosufficienze: un giorno decisivo?

Com’è ormai più che noto, il disegno di legge di stabilità prevede una riduzione del Fondo per le non autosufficienze di 100 milioni rispetto al 2014.

“Non è l’unico elemento di preoccupazione, ma sicuramente è il segnale più evidente di una lacuna di strategia e di politiche strutturate e attive a favore dell’inclusione delle persone con disabilità.”

Così commenta Vincenzo Falabella – presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap – che oggi incontrerà il Ministro Poletti per ascoltare, ma anche proporre, eventuali soluzioni.

“Un incontro che abbiamo sollecitato nel corso di due settimane piuttosto intense in cui FISH ha tentato di sensibilizzare diversi interlocutori politici e parlamentari. Ascolteremo il Ministro sia sul Fondo che su altri temi che riguardano direttamente le politiche per la disabilità.”

Nel frattempo, dal mattino, il Comitato 16 novembre è in presidio presso il Ministero dell’Economia e delle finanze e ha fatto sapere che preferisce incontrare Poletti ma anche Lorenzin, Padoan e lo stesso Renzi a via XX settembre. Non parteciperà, dunque, all’incontro con il Ministro del Lavoro.

“Agli amici del Comitato esprimiamo una solidarietà piena visto che gli obiettivi e la preoccupazione sono i medesimi. Ci auguriamo che il combinato delle nostre e delle loro azioni possa produrre risultati tangibili, anche se temiamo che il percorso non si concluda certo oggi.”

Ascoltare e mantenere aperto il confronto, raccogliere segnali favorevoli da cui ripartire per raggiungere ulteriori traguardi nel corso della discussione della legge di stabilità: questo è l’obiettivo immediato di FISH che vedrà quindi successive ulteriori azioni.

«Sì all’inglese lingua europea Allarme rosso per la scuola»

da Corriere.it

«Sì all’inglese lingua europea Allarme rosso per la scuola»

De Mauro: l’Italia ignora il tema dell’istruzione, specie quella degli adulti. «Le tesi del governo sulla formazione? Scherzose, ma in un contesto tragico»

di Paolo Di Stefano

Punto primo: l’Europa è, storicamente, un’entità multilingue sia pure con importanti spinte di convergenza. Punto secondo: la questione della lingua in Europa non riguarda solo gli aspetti istituzionali e burocratici, ma è una questione di democrazia, perché è difficile costruire una grande comunità politica democratica se i suoi cittadini non dispongono di una lingua comune. Punto terzo: come tale, la questione linguistica è un problema che riguarda la cultura e che investe la scuola. Punto quarto: gli Stati e l’Ue nel suo insieme se ne disinteressano totalmente. Sono queste, a grandi linee, le tesi che Tullio De Mauro espone nel suo libro, In Europa son già 103 , in uscita per Laterza. Sottotitolo: Troppe lingue per una democrazia? . Con i suoi 82 anni portati appassionatamente, in poco più di 80 pagine, coniugando leggerezza e profondità, De Mauro affronta cronologie, mutamenti, contaminazioni, aspetti geopolitici. Senza dimenticare il caso italiano, per molti aspetti esemplare.

Professore, perché la questione della lingua in Europa è diventata cruciale?
«Se la prospettiva verso cui vogliamo andare è quella di una federazione di Stati, bisogna che ci sia, come già Aristotele insegnava, un terreno linguistico comune. Non è possibile che uno svedese e un napoletano discutano di politiche finanziarie in lingue diverse. E non è possibile delegare la discussione a un’élite ristretta».

Il guaio è che il multilinguismo, come lei mostra nel libro, è un tratto distintivo europeo. Come si può conciliare questa storia con l’aspirazione unitaria?
«Le due cose non si escludono. Ricordo che l’aspirazione all’unità nazionale, statale, intorno all’italiano è stata un filo conduttore della nostra storia. Tanti, compreso qualche linguista, pensavano che l’unità linguistica, raggiunta negli anni Sessanta, avrebbe spazzato via i dialetti, ma non è successo: oggi, dopo cinquant’anni, i dialetti sono ancora vivi. Così, adottando diffusamente una lingua comune in Europa, non è prevedibile che vengano lese le lingue nazionali radicate nella storia e nella cultura».

Lei si sofferma sulle affinità genetiche tra le lingue indoeuropee, sulla prossimità grammaticale e lessicale. Questo cosa significa?
«Già il linguista francese Antoine Meillet diceva, a proposito del vocabolario, che a dispetto dei nazionalismi miopi, tra le lingue europee c’è un fondo comune molto superiore alle differenze, che si è creato grazie a una rete fitta di condivisioni. E lo stesso Leopardi nello Zibaldone scrisse che guardando al vocabolario della cultura intellettuale, ci si accorgerebbe che esiste una specie di “piccola lingua” che accomuna, nelle diversità, tutte le lingue europee e che deriva in gran parte dal latino e dal greco. Il vocabolario inglese oggi è composto al 75% di prestiti dal francese o direttamente dal latino. Ci sono consonanze profonde. L’inglese è tutt’altro che vuoto di spessore culturale, e qualcuno l’ha definito una lingua neolatina ad honorem. Anche per questo sostenere che la sua adozione cancelli le identità nazionali è sbagliato».

Resta il problema della scuola, che in Italia ha già difficoltà a tenere un accettabile livello di formazione nella lingua materna.
«L’insegnamento della lingua materna resta prioritario. Ma il dato più preoccupante riguarda la popolazione adulta. Anche in Germania o nei Paesi del Nord (e persino negli Stati Uniti) più della metà della popolazione ha gravi difficoltà nel leggere e capire un testo semplice o nell’adoperare banali strumenti di calcolo. In Giappone e in Finlandia si arriva al 38%, in Italia si supera il 70. Direi che è un dato costante l’alto tasso di problemi nell’uso completo delle lingue materne: appena uscite dalla scuola, le persone finiscono per perdere ogni capacità».

Dal documento del governo sulla «Buona Scuola» si intravedono segnali in questo senso?
«Semplicemente la “Buona Scuola” ignora il problema linguistico e non fa alcun cenno alla dimensione dell’istruzione degli adulti, che è cruciale per la vita produttiva e per la vita sociale, perché ricade necessariamente sui figli. Una cosa è sicura: il livello di cultura sostanziale in famiglia è determinante sull’andamento scolastico dei ragazzi. Di istruzione degli adulti parlava la legge Berlinguer del 1999, ma da allora è rimasto tutto sulla carta».

La detrazione fiscale sui libri potrebbe servire?
«Se ne parla da anni, i tecnici temono che diventi una fonte di microevasione, ma sarebbe certamente utile, anche se ormai una pizza costa più di un Meridiano».

Al di là della questione lingua, la «Buona Scuola» come le sembra?
«Lasciamo stare la sovrabbondanza di anglicismi persino ridicoli tipo “gamification”… In sé è un documento accattivante, c’è un’atmosfera scherzosa, nello stile di Renzi, piacevole, con contenuti bizzarri. Io non voglio buttarla sul tragico, ma i problemi della scuola purtroppo lo sono: le strutture edilizie, le lacune del personale tecnico, il rapporto con il mondo del lavoro, le prospettive didattiche… Bisognerebbe rimettere mano all’impianto della scuola media superiore, formare gli insegnanti, che hanno ancora una visione disciplinarista e che invece dovrebbero collaborare tra di loro in funzione di una prospettiva trasversale, sul saper ragionare, argomentare, parlare… La “Buona Scuola” tace su questi argomenti, ma in compenso ne parla la finanziaria, che continua a tagliare sulla scuola, per non dire dell’università che è prossima a defungere».

Cosa pensa del Clil, cioè quel metodo che prevede l’insegnamento di una disciplina in lingua straniera?
«Va usato con parsimonia. È già difficile avere dei buoni insegnanti di storia, figurarsi averne pure che parlino bene inglese. Diciamo che è un metodo auspicabile per alcuni insegnamenti universitari, ma per gli altri livelli mi pare poco realizzabile».

La «Buona Scuola» vorrebbe estendere il Clil alle elementari.
«La riforma Gelmini prevedeva corsi di formazione inglese, per insegnanti, di 30 ore faccia a faccia e 20 ore via internet: ma con 50 ore complessive non si arriva neanche all’Abc. Le primarie sono le scuole in cui si lavora meglio, in cui le discipline sono strumentali alla maturazione complessiva del bambino. Nei test internazionali i nostri si collocano al vertice: toccare le elementari sarebbe un delitto, perché i guai cominciano dopo. Le analisi Invalsi mostrano che tra i ragazzi usciti dalla media di base e i maturandi lo scarto di competenze è minimo».

L’iniziativa del Politecnico di Milano di adottare solo l’inglese per gli insegnamenti di master la convince?
«No, neanche nei master si può rinunciare alla lingua materna. Nel mondo ci sono masse di studenti che si spostano, sono i nuovi clerici vagantes : ma è difficile pensare che dei giovani trovino suggestive le università italiane perché offrono corsi in inglese. Quel che conta sono altri fattori: la qualità scientifica e le condizioni dell’accoglienza, ma questi aspetti vengono ignorati».

Tornando alla Babele europea, lei accenna al modello indiano e a quello del plurilinguismo svizzero.
«Lo ripeto: sono contro l’immagine catastrofista secondo cui l’inglese diffuso come lingua standard metterebbe a rischio le lingue nazionali. In India, nonostante le diversità etniche e religiose, l’inglese è diventato negli ultimi 60 anni una lingua secondaria affiancata al sanscrito come lingua nazionale: questo però non ha comportato la morte delle parlate locali, l’urdu e l’hindi. In Parlamento si parla in inglese, nei comizi in una delle 45 lingue locali. L’esempio indiano è interessante per l’Europa».

Cambia la scuola, gli alunni stranieri ora prediligono gli istituti tecnici e i licei

da La Tecnica della Scuola

Cambia la scuola, gli alunni stranieri ora prediligono gli istituti tecnici e i licei

Dal XX rapporto annuale sulle migrazioni della Fondazione Ismu, risulta in sensibile calo l’interesse degli studenti non italiani per le scuole superiori di tipo professionale: nell’ultimo decennio le loro iscrizioni in questi istituti sono calate dal 42,6% al 37,9%; mentre sono cresciute nei tecnici (dal 35,5% al 38,5%) e nei licei (dal 21,9% al 23,6%). Un fenomeno che comporta meno rischi di bocciatura e di abbandono scolastico.

Volge al termine l’epoca degli alunni stranieri che alle superiori si iscrivono in blocco negli istituti professionali. È quanto emerge dal XX rapporto annuale sulle migrazioni della Fondazione Ismu, presentato il 3 novembre a Milano.

Lo studio indica che nel 2013/14, dei 182.181 studenti delle secondarie di secondo grado, 69.062 (il 37,9% del totale degli stranieri che frequentano questo livello scolastico) è iscritto a istituti professionali e 70.220 a istituti tecnici (il 38,5%), il restante 23,6% frequenta un liceo. Tuttavia, nell’ultimo decennio le iscrizioni degli studenti stranieri negli istituti professionali in Italia sono calate dal 42,6% dal 2002/03 al 37,9% del 2013/14, mentre sono cresciute quelle negli istituti tecnici (dal 35,5% al 38,5%) e quelle nei licei (dal 21,9% al 23,6%). In pratica, gli istituti tecnici hanno già superato per gradimento medio i corsi attivati dai “cugini” dei professionali.

“La canalizzazione nella filiera tecnico-professionale dell’istruzione – avverte comunque l’ente – permane e può essere interpretata come indicatore di rischio nei percorsi di apprendimento: il tasso di bocciatura e i rischi di abbandono scolastico sono più elevati negli istituti professionali, mentre il livello degli apprendimenti è più basso in questo tipo di scuole”.

È evidente, quindi, che gli stranieri di prima generazione sarebbero più presenti negli istituti professionali, mentre gli studenti di seconda generazione si indirizzerebbero più verso istituti tecnici e licei. E siccome sta crescendo in modo esponenziale la presenza di questi ultimi, i giovani nati in Italia da genitori entrambi stranieri, il fenomeno del maggiore interesse per tecnici e licei è destinato a crescere.

“Buona Scuola”: dopo due mesi emergono tutti i limiti

da La Tecnica della Scuola

“Buona Scuola”: dopo due mesi emergono tutti i limiti

Esattamente due mesi fa il Governo presentava il piano “Buona Scuola”. Fin da subito ne avevamo evidenziati limiti e contraddizioni. Adesso è chiaro che i problemi ci sono e sono davvero tanti.

A due mesi esatti dalla sua presentazione il Piano Buona Scuola sta incominciando a presentare tutti i suoi limiti, che peraltro la nostra testata aveva anticipato fin dal primo momento.
All’organico funzionale come panacea di tutti i mali della scuola italiana non crede ormai più nessuno o quasi. E’ del tutto evidente che nessun organico funzionale potrà risolvere il problema degli esoneri dall’insegnamento dei vicepresidi; nella migliore delle ipotesi esso potrà servire per una gestione un po’ più flessibile delle supplenze brevi.
FGU-Gilda parla anzi in proposito di disastro annunciato, mentre è abbastanza evidente che gran parte dell’operazione voluta da Renzi e Giannini sarà finanziata con tagli allo stesso bilancio del Ministero dell’Istruzione: basta esaminare la tabella 7 allegata alla legge di bilancio e relativa al budget del Miur per il triennio 2015/2017 per rendersene conto.
Altro buco nero di non poco conto è quello delle sostituzioni del personale ATA e in particolare dei collaboratori scolastici che potranno essere sostituiti solo per assenze superiori a 7 giorni. Per assenze di durata inferiore si dovrà utilizzare il personale già in servizio al quale potrà essere riconosciuto il pagamento di ore eccedenti.
Anzi già si dice che il fondo di istituto dovrà essere utilizzato prioritariamente per le ore eccedenti, lasciando presagire che per il resto non resteranno grandi cifre.
Ma ormai anche la tanto sbandierata operazione di 150mila assunzioni sta mostrando segni di debolezza, soprattutto perché è del tutto evidente che la nuova “progressione di carriera”  basata sull’acquisizione di crediti formativi, didattici e professionali equivarrà di fatto ad una diminuzione degli stipendi della stragrande maggioranza dei docenti, se non addirittura di tutti.
Insomma quanto da noi paventato già due mesi sta adesso emergendo in modo chiaro. Ovviamente non siamo affatto contenti di aver fatto delle buone previsioni, tutto sommato per il bene della scuola e dei docenti, oggi avremmo quasi preferito scrivere: “Scusate, ma abbiamo sbagliato tutto”.

Scuole belle, sicure e nuove: chi le ha viste?

da La Tecnica della Scuola

Scuole belle, sicure e nuove: chi le ha viste?

A distanza di mesi nulla si sa dei risultati dei progetti del Governo in materia di edilizia scolastica. Che fine hanno fatto (o stanno facendo) i soldi stanziati ?

Ricordate il grande slogan del governo Renzi con tanto di “hashtag” dal titolo #scuolebelle,  #scuolesicure e #scuolenuove?  Un vero e proprio piano di edilizia scolastica che, solo nella sua prima fase, avrebbe dovuto coinvolgere oltre 4 milioni di studenti italiani. In buona sostanza una scuola su due  sarebbe dovuta essere già messa in sicurezza, risolvendo in parte la grave emergenza della carenza diffusa dell’ordinaria e straordinaria manutenzione delle scuole.
Un investimento di oltre un miliardo di euro di risorse già stanziate, di lavori già iniziati e in alcuni casi terminati. Almeno questo è quanto sostiene ufficialmente il governo, che si prende anche i meriti di avere cambiato verso e di avere iniziato la messa in sicurezza delle scuole italiane. Ma le cose stanno veramente così? Il governo Renzi è riuscito a mettere in moto la grande opera di edilizia scolastica, così come aveva promesso?   Nel 2014 si sarebbe dovuti intervenire su un totale di 7.751 plessi.
Il Miur avrebbe dovuto versare gli importi direttamente alle scuole, in modo che i dirigenti scolastici avrebbero potuto ordinare gli interventi di bisogno. Eppure sul tema edilizia scolastica è calato un silenzio assordante, addirittura il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini e il premier Renzi hanno dato forfait alla ricorrenza, che dovrebbe avvenire il prossimo 22 novembre, del nefasto episodio che ha visto vittima innocente lo studente Vito Scafidi, morto in aula scolastica mentre seguiva le lezioni.
I familiari di Vito denunciano, con una lettera forte, che anche quest’anno l’aula dove è morto il loro congiunto non è stata ristrutturata. Una promessa mancata, quella delle scuole sicure,  che nonostante i soldi finanziati e magari anche per le lungaggini burocratiche, sta preoccupando e non poco. Forse per rendere sicure le scuole. non è sufficiente un semplice slogan o un hashtag lanciato su twitter, ma serve un impegno politico maggiore.
Nella provincia dell’Aquila, colpita duramente dal sisma 2009, si fa scuola ancora in moduli ad uso scolastico provvisori, perché mancano i soldi per una seria ricostruzione di scuole sicure ed antisismiche. Molti sindaci di vari comuni italiani lamentano la mancanza di fondi, sia per interventi di manutenzione, ma soprattutto per veri e propri interventi strutturali. A qualche sindaco, che forse non rientra tra i più fortunati, che hanno avuto le risorse per abbellire le scuole, viene spontaneo fare una domanda al governo: “Scuole belle, sicure e nuove chi le ha viste?”.
Bisognerebbe che il governo esca dal silenzio in cui è piombato su questo delicatissimo tema e dica con precisione quali lavori e quali scuole sono state rese sicure, belle e in qualche caso anche nuove.

Il Governo vuole assumere tutti i docenti delle GaE ma a che prezzo?

da La Tecnica della Scuola

Il Governo vuole assumere tutti i docenti delle GaE ma a che prezzo?

Se lo chiede Silvia Chimienti, parlamentare M5S, che fa una disamina molto schietta della Legge di Stabilità 2014, sintetizzandola in una sola frase: un miliardo alla scuola preso dalla scuola.

In che modo? Recuperando 315 milioni dall’abolizione delle supplenze brevi che getterà nel caos le scuole, soprattutto quelle dell’infanzia. Tagliando 2020 posti di personale ATA. Bloccando nuovamente il contratto dei docenti e gli scatti stipendiali fino al 2018. Facendo letteralmente scomparire i docenti della II e III fascia d’istituto che a partire dal 2015 non lavoreranno più.

Il M5S è però fermamente intenzionato a impedire tutto ciò, con decisi emendamenti. I 2020 posti Ata non devono essere toccati, così come non si devono toccare nuovamente le autonomie scolastiche.

Inoltre i 10 milioni che il Governo dà all’ Invalsi dovranno essere destinati alla lotta contro la dispersione scolastica. I trattamenti economici del personale di ruolo e non di ruolo dovranno essere equiparati e il M5S chiederà il pagamento degli scatti stipendiali anche ai precari, lo sblocco del contratto collettivo fermo dal 2007 e lo sblocco degli scatti stipendiali.

Un’altra richiesta imprenscindibile sarà il pagamento delle ferie non fruite dei precari e un piano di assunzioni che contempli la II fascia d’istituto in subordine alle GaE e, ove esaurite le classi di concorso, anche l’assunzione dei non abilitati della III fascia in possesso di tre annualità di servizio.
Inoltre sarà necessario fissare un limite massimo di 20 alunni per classe e stralciare la norma Tremonti che ha generato le classi pollaio. Tutte le risorse a disposizione dovranno essere utilizzate per ripristinare il tempo pieno e per attuare veramente l’alternanza scuola-lavoro.

E queste sono solo alcune delle nostre proposte per una vera Scuola 5 Stelle. La battaglia contro la cosiddetta “Buona Scuola” inizia da qui. Parola dei grillini.