Articolo 9, quasi 600 le classi già iscritte al percorso sulla nostra Costituzione

Articolo 9, quasi 600 le classi già iscritte al percorso sulla nostra Costituzione

Sono già quasi seicento le classi e oltre dodicimila gli studenti italiani e delle scuole italiane all’estero che stanno per intraprendere una nuova avventura ispirata all’articolo 9 della Costituzione: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione».

Venerdì 21 novembre alle ore 10, con una lezione al Senato della Repubblica tenuta da Gustavo Zagrebelsky, Presidente emerito della Corte Costituzionale, sul tema L’importanza della cultura per la società, la politica e l’economia, parte infatti il ciclo di lezioni della terza edizione del Progetto e Concorso nazionale Articolo 9 della Costituzione, l’iniziativa promossa dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca-Direzione per gli Ordinamenti scolastici, dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche e dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo-Direzione per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale, e rivolta alle scuole secondarie di primo e secondo grado con lo scopo di sostenere l’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione” e di accrescere negli studenti la sensibilità per il valore della cultura. Quest’anno ai ragazzi si chiederà una partecipazione attiva nell’elaborazione di proposte concrete per superare la crisi attraverso il patrimonio storico-artistico.
All’incontro inaugurale interverrà il presidente del Senato Pietro Grasso, che in un articolo pubblicato domenica 16 novembre 2014 sulla «Domenica» de «Il Sole 24 Ore» ha espresso il suo apprezzamento per l’iniziativa: «Sono davvero felice che il Senato abbia, ancora una volta, confermato la propria collaborazione a questo progetto che ha il merito di aver costruito un luogo di riflessione e di elaborazione concreta, un laboratorio nel quale non solo si immagina ma si costruisce il futuro, e si guarda alle dinamiche di lungo periodo piuttosto che alle contingenze della quotidianità. […] Confrontarsi con le difficoltà che sta affrontando l’Italia e immaginare soluzioni per risollevarla, a partire proprio dalla cultura, dalla ricerca e dalla tutela del patrimonio, è una sfida affascinante e bellissima. Compito delle istituzioni, in questo caso, sarà ascoltare, con curiosità e grande attenzione, quanto le studentesse e gli studenti avranno da proporci.»

Il tema con cui quest’anno si dovranno confrontare i ragazzi è appunto quello della Cittadinanza attiva per superare la crisi attraverso la cultura e il patrimonio storico-artistico.
Alle scuole si proporrà un percorso di riflessione intorno alla complessa e attuale situazione di crisi, non soltanto economica, e che guarda alle risorse storico-artistiche e culturali, come possibile strumento per affrontarla. L’attività di studio e di ricerca che dovranno svolgere le classi iscritte avrà come fine quello di scoprire e sviluppare, idee e proposte progettuali che tengano conto del patrimonio culturale come grande risorsa e che producano, soprattutto, tra gli studenti, atteggiamenti responsabili e partecipi ispirati ai valori della cittadinanza attiva.

Il progetto si articola come nelle scorse edizioni in due fasi.
Tra novembre e febbraio alcuni dei maggiori studiosi e interpreti della vita culturale nazionale dialogheranno con gli studenti intorno ad alcuni temi, tra i quali: il valore della cultura per la società e l’economia; il concetto di crisi e i suoi aspetti positivi e negativi; la crisi attuale e il confronto con altre del passato; esperienze e protagonisti di iniziative per la crescita culturale, sociale ed economica, nella recente storia italiana [vedi in allegato l’elenco degli incontri, con relatori e titolo dell’intervento].
Le lezioni saranno trasmesse in streaming nel rinnovato sito internet del Progetto www.articolo9dellacostituzione.it, dove rimarranno disponibili insieme ad altri materiali di approfondimento. Sarà possibile seguirle anche nel portale www.istruzione.it

Oltre a Gustavo Zagrebelsky hanno dato la loro adesione: Remo Bodei, Tito Boeri, Raffaele Cantone, Mario Castoldi, Aldo Cazzullo, Cristina Collu, Paolo Conti, Luciano Corradini, Giuseppe De Rita, Paola Dubini, Giuseppe Fiengo, Giovanni Maria Flick, Alessandro Laterza, Marco Magnani, Armando Massarenti, Laura Olivetti, Giulio Sapelli, Francesco Scoppola, Marino Sinibaldi.

Alle lezioni con i relatori, in diverse città italiane e in alcuni luoghi-simbolo del patrimonio storico e artistico, grazie alla disponibilità della rete dei Servizi Educativi degli Istituti centrali e periferici del MiBACT, si aggiungeranno visite guidate e attività didattiche orientate, attraverso un’esperienza di fruizione diretta, alla conoscenza delle risorse culturali del proprio territorio e alla ricerca di nuove opportunità di valorizzazione.

In una seconda fase le classi iscritte dovranno realizzare un prodotto originale, in formato video o audio, che documenti il percorso di studio e di ricerca svolto, e l’idea progettuale elaborata.

I prodotti realizzati saranno esaminati in due momenti distinti: una giura composta da studenti o dottorandi provenienti da alcune università italiane selezionerà dapprima, su base territoriale, i lavori finalisti, che saranno sottoposti al vaglio successivo di una giuria nazionale, composta da studiosi ed esperti, e nominata dal Direttore generale della Direzione generale per gli Ordinamenti scolastici Carmela Palumbo.

I prodotti vincitori del Concorso saranno premiati in una cerimonia pubblica a Roma, che quest’anno si terrà presso la Camera dei Deputati.
Tra i premi previsti, oltre a una creazione artistica raffigurante il logo del Progetto, vi sarà anche quest’anno la possibilità di trasmettere gli elaborati prodotti dalle classi attraverso programmi televisivi, radiofonici, social network e altri canali della comunicazione.

Nel sito internet www.articolo9dellacostituzione.it è ancora disponibile, per i docenti e le loro classi, l’intero percorso di riflessione offerto con l’edizione precedente sull’importanza della memoria storica e in particolare sul tema della prima guerra mondiale, in occasione dell’anniversario dei cento anni dal suo inizio.

Il Progetto, si avvale della collaborazione di: Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, Ministero per gli Affari Esteri e per la Cooperazione Internazionale, «Domenica» del «Sole 24 Ore»; media partner sono Rai Cultura e Rai Radio3.

Per maggiori informazioni: www.articolo9dellacostituzione.it, info@articolo9dellacostituzione.it

Passeggeri disabili, l’Ue vara le norme per il settore ferroviario

da Redattore Sociale

Passeggeri disabili, l’Ue vara le norme per il settore ferroviario

Obbligo di percorsi podo-tattili a terra e mappe a rilievo per i non vedenti nelle stazioni. E sui treni porte più ampie, rampe meno ripide per chi è su una sedia a rotelle e aumento dell’illuminazione. Le misure in vigore da gennaio 2015 per nuove strutture e nuovi treni

BRUXELLES – Obbligo di percorsi podo-tattili a terra e mappe a rilievo per i non vedenti nelle stazioni ferroviarie. E sui treni porte più ampie per i passeggeri con difficoltà di mobilità, rampe meno ripide nelle aree riservate a chi è su una sedia a rotelle e un aumento dell’illuminazione minima per facilitare la vita agli ipovedenti.

Queste alcune delle misure che entreranno in vigore in tutta Europa da gennaio 2015, così come previsto da un regolamento adottato oggi dalla Commissione Ue che stabilisce i requisiti tecnici minimi – o come le chiamano qui a Bruxelles le specifiche tecniche per l’interoperabilità – a cui il  settore ferroviario dovrà attenersi per migliorare le condizioni di viaggio dei passeggeri disabili o a mobilità ridotta.

Il  regolamento pubblicato oggi riguarderà in particolare le nuove strutture e i nuovi veicoli, quindi non si tratterà di riadattare i convogli esistenti o di rivoluzionare le stazioni, però per qualsiasi lavoro di ristrutturazione o per i nuovi treni che verranno messi in circolazione, si dovrà tener conto delle specifiche appena adottate.
Inoltre gli Stati membri dovranno redigere un piano nazionale di attuazione del regolamento, ovvero una roadmap in cui ogni paese indica come intende procedere per il progressivo abbattimento delle barriere esistenti per quanto riguarda l’accessibilità dei viaggi in treno per le persone con disabilità o a ridotta mobilità.

Le specifiche pubblicate oggi, oltre a includere norme per treni più accessibili, miglioreranno l’uniformità e la compatibilità del trasporto ferroviario nell’Unione Europea e permetteranno a chi vorrà viaggiare da paese a paese usando il treno di farlo in maniera più accessibile, più veloce e con meno oneri amministrativi e burocratici. O almeno questo è quello che dicono dalla Commissione. (Maurizio Molinari)

Insegnare per competenze l’educazione fisica

Insegnare per competenze l’educazione fisica

In partenza gli eventi D’Anna Per, dedicati ai docenti e ai laureandi di Scienze motorie. Corsi di aggiornamento per districarsi con agilità tra le nuove normative, la valutazione delle competenze, il CLIL, i BES e l’APA. Udine e Firenze le prime tappe.

FIRENZE, 19 novembre 2014 – “Il benessere dello studente” è il principale obiettivo delle giornate di aggiornamento  organizzate dalla Casa editrice G. D’Anna insieme agli insegnanti di educazione fisica coinvolti nel Progetto Capdi «L’Educazione fisica che vogliamo». I seminari, ormai giunti alla loro 8a edizione, sono il momento creato per dialogare con i docenti e approfondire gli aggiornamenti legati alla materia.

Tra le novità principali del ciclo di eventi 2014/2015, emerge il focus sulle modalità per insegnare l’educazione fisica in inglese. Il CLIL (Apprendimento Integrato di Lingua e Contenuto), entrato in vigore con l’anno scolastico in corso, ha introdotto infatti l’insegnamento di una materia curricolare in lingua nelle scuole superiori. Ampia rilevanza sarà data anche ai BES e alle modalità di approccio didattico nei confronti degli alunni che presentano l’esigenza di un insegnamento personalizzato per diverse ragioni: disturbi specifici evolutivi, difficoltà di apprendimento o derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana. Ai partecipanti all’incontro sarà distribuito il fascicolo sui BES curato dalla psicologa Elisa Niccolai e pubblicato dalla Casa editrice D’Anna. Inoltre si affronterà la tematica dell’APA, l’attività fisica adattata che prevede un’educazione sportiva personalizzata, in grado di valorizzare le capacità di tutti gli alunni, soprattutto di chi si trova in una situazione di disabilità. Il quadro teorico include anche una panoramica sulla normativa europea e italiana per l’insegnamento della materia.

Durante gli incontri sarà presentato il testo “Più che sportivo”, edito dalla Casa editrice D’Anna, in versione digitale per computer e tablet. Secondo la nuova concezione di testo scolastico, “Più che sportivo” amplia le tematiche trattate nel sito web www.imparosulweb.eu, dove è possibile consultare 200 schede di approfondimento interattive, 80 video dedicati all’anatomia e alle discipline sportive, 18 video-lezioni di medici specialistici su temi come doping, alimentazione e problematiche legate allo sport, 20 brani musicali con relative proposte di coreografia da realizzare in palestra, 60 proposte didattiche e questionari.

“Mettiamo a disposizione dei docenti i corsi “D’Anna Per” – spiega Marco Griffa. Direttore generale della Casa editrice – per offrire un momento di formazione qualificato e di spessore a chi è impegnato ogni giorno nella didattica di una materia che si trova ad affrontare esigenze sempre più complesse e diversificate”.

Il ciclo di incontri inizia con gli approfondimenti nelle due città in cui si sono svolti i seminari nel 2014: il prossimo 25 novembre a Udine, per poi proseguire a Firenze il 12 dicembre. I seminari “tradizionali” si svolgeranno ad Alessandria, Sassari, Perugia e Bologna a partire da febbraio 2015. Il programma completo degli eventi è disponibile sul sito Edusport al link http://bit.ly/Calendario-DAnna-Per.

L’iscrizione alla giornata può essere richiesta via mail o tramite fax, compilando il modulo presente a questo link http://bit.ly/DAnnaPer.

Serve vera riforma e rinnovo ccnl

Scuola, Mascolo (Ugl): “Serve vera riforma e rinnovo ccnl”

“La priorità del Governo deve essere quella di individuare un serio percorso di riforma da attuare concretamente e con chiarezza così come di riaprire le trattative per il rinnovo del ccnl di categoria, oramai bloccato da troppi anni e per cui l’Ugl si sta battendo perché, come ha dichiarato anche il segretario generale Paolo Capone a Palazzo Chigi, una vera riforma della Pa non può essere fatta senza rivalutare le professionalità che vi operano”.
Lo ha detto il segretario nazionale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, durante l’incontro avuto oggi a Bergamo con i dirigenti sindacali e gli iscritti a cui ha illustrato le osservazioni che la Federazione ha presentato ieri durante l’audizione presso la Commissione Cultura del Senato.
“Puntare a riconoscere il merito e il valore della professione docente – aggiunge – così come promuovere la formazione del personale amministrativo, ausiliario e direttivo è l’unica via per ridare dignità all’istruzione e poter parlare finalmente di ‘buona scuola’”.
“Se davvero si vuole mettere in atto quella politica del fare – conclude – che tanto si decanta, allora si inizi investendo realmente nella scuola e mettendo in campo soluzioni concrete e, soprattutto, condivise con le parti sociali. Soltanto attraverso il dialogo ed il confronto con chi conosce realmente le problematiche e le necessità di chi lavora sarà possibile dare vita ad una riforma valida, che possa rappresentare un punto di riferimento per i governi futuri valorizzando il sistema scolastico fino a renderlo un elemento propulsivo per la crescita socio-economica del nostro Paese”.

Lettera sottosegretario MIUR

Carissime e carissimi,
sono Davide Faraone, ho 39 anni e sono stato eletto deputato per la prima volta in questa legislatura.

Ora il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, mi ha voluto come Sottosegretario al Miur per rappresentare un governo che sta mettendo la scuola al centro della propria azione, non solo a parole ma con i fatti.

È davvero il momento della svolta per la scuola italiana e per il Paese.

Siamo partiti dagli edifici scolastici. Sono migliaia gli interventi già partiti, e quelli in programma nei prossimi mesi, per rendere le scuole più sicure e più belle.

E adesso La Buona Scuola. Ci stiamo occupando di ciò che avviene nelle nostre aule. Da tempo non vi era alcun coinvolgimento sulle scelte politiche che riguardano la scuola. Per questo abbiamo voluto ascoltare tutti, perché l’istruzione è il motore per ogni sviluppo economico, sociale e culturale del Paese e la scuola è patrimonio di tutti i cittadini. Come sarà l’Italia tra vent’anni dipende da come è la scuola oggi, ripete spesso Matteo Renzi. È per questo che vogliamo una Buona Scuola.

La consultazione è terminata in questi giorni, con l’impegno del Ministro Stefania Giannini e di coloro che hanno collaborato al Ministero e nei territori. Ringrazio davvero tutti coloro che hanno voluto partecipare contribuendo alla riflessione collettiva sulle proposte. Ma il lavoro davvero impegnativo arriva adesso.

Il piano ipotizzato nel documento del governo sarà rivisto alla luce delle proposte di coloro che hanno voluto mandare il loro punto di vista. Saranno soprattutto le critiche ad essere vagliate. La complessità della scuola è affrontabile solo se ognuno di voi ci aiuterà a trovare soluzioni che migliorino i risultati delle nostre studentesse e dei nostri studenti. Questo è il nostro compito e la nostra speranza. So che chi lavora come voi nella scuola e per la scuola ha vissuto tempi particolarmente pesanti fatti di tagli e spesso di umiliazioni.

Ora si cambia verso!

La tenuta del sistema è stata possibile proprio perché abbiamo potuto contare sul vostro lavoro. Ed ora ci contiamo ancora di più. Potremo ottenere risultati solo con il dovuto impegno e con la necessaria motivazione di tutti.

Abbiamo una grande responsabilità, sono certo che lavoreremo bene insieme.

Cari saluti

Davide Faraone

La scuola ideale per i ragazzi: più sport e orientamento al lavoro

da La Stampa

La scuola ideale per i ragazzi: più sport e orientamento al lavoro

I dati di un’indagine di Telefono Azzurro e Doxa. Gli adolescenti chiedono anche maggiore preparazione
roma

Una scuola con più sport, ma anche più tecnologia, musica, arte cultura e più contatto con il mondo del lavoro. Sognano così gli adolescenti italiani il loro luogo di formazione ideale secondo l’indagine di Sos Il Telefono Azzurro Onlus e Doxa Kids – ”Osservatorio Adolescenti: pensieri, emozioni e comportamenti dei ragazzi di oggi” – presentata a Roma, che ha coinvolto 1500 giovani tra gli 11 e i 19 anni su tutto il territorio nazionale.

 

Alla domanda su cosa desidererebbe nella scuola dei sogni, infatti, un adolescente su 2 (51%) ha risposto che vorrebbe che a scuola ci fosse più sport, oltre che più tecnologia (44%), musica, arte e cultura (42,7%), più attenzione alle emozioni (33,2%).

 

Quasi 1 adolescente su 2 (il 49,6% del totale dei ragazzi intervistati) ritiene che nella scuola dei propri sogni ci dovrebbe essere un maggior orientamento verso il mondo del lavoro e maggiori occasioni di contatto con le aziende.

 

Più di un quarto degli adolescenti intervistati (28,7%), inoltre, vorrebbe che la scuola offrisse una maggiore preparazione. I ragazzi chiedono, dunque, alla scuola una maggiore attenzione alla formazione, all’acquisizione di competenze e all’orientamento, mostrandosi tutt’altro che svogliati, passivi o demotivati: comunicano invece una grande curiosità e voglia di fare, desiderio di parlare del futuro con insegnanti e genitori, di cogliere ogni opportunità che venga loro offerta e di sfruttarla responsabilmente.

Merito e scatti, si apre la partita

da ItaliaOggi

Merito e scatti, si apre la partita

L’anzianità non tutta da eliminare. Intanto, sciopero. Buonascuola, chiusa la consultazione con 200mila giudizi. Ora si passa ai provvedimenti

Alessandra Ricciardi

Chiusa la consultazione on line sabato scorso, la Buona scuola ora dovrà essere tradotta in provvedimenti. Un mese di tempo e poco più, per elaborare i giudizi emersi dal confronto, circa 200mila, decidere in che misura tenerne conto e poi passare alla fase 3, quella operativa. A gennaio, il primo atto atteso, il decreto legge con le misure per le 150 mila immissioni in ruolo.

Ma le «grane» da risolvere nel frattempo non mancano.

A partire dal merito dei docenti, al centro del progetto del governo, e su cui si sono riversate copiose le critiche della categoria. Il premier, Matteo Renzi, nel corso di una puntata di Porta a Porta, si è detto disponibile a dei cambiamenti: «Non è una proposta chiusa la nostra, possiamo parlarne». Pur ribadendo che guai ad illudersi che tutto rimanga così com’è: i docenti dovranno essere valutati e i più bravi pagati di più. L’ipotesi che circola a viale Trastevere è che l’anzianità di servizio, nell’attuale proposta della Buonascuola inutile ai fini della progressione economica, possa in qualche misura essere reintrodotta. E che possa anche essere rivista quella percentuale del 66% dei docenti che ogni tre anni può accedere agli scatti di merito, contro il 34% che resterebbe nella lista dei cattivi e senza un soldo di aumento. Al momento sempre e solo ipotesi, che richiedono un passaggio politico ancora tutto da tenersi con la presidenza del consiglio dei ministri e finanziario con il ministero dell’economia. Già, perché gli aumenti per gli scatti di merito previsti dalla Buonascuola sono finanziati dalle risorse oggi utilizzate per gli scatti di anzianità. Insomma, la coperta è sempre la stessa.

La retribuzione degli insegnanti si inserisce nella più ampia vertenza tra governo e sindacati sul rinnovo dei contratti della scuola e del pubblico impiego. Una vertenza che ha visto chiudersi con un nulla di fatto l’incontro di ieri a Palazzo Chigi: fondi per i contratti nella Stabilità non ci sono. E su cui si sta consumando anche la frattura nel mondo confederale, con la Cgil che su Jobs act e stabilità ha proclamato lo sciopero generale per il 5 dicembre (aderiscono anche l’univiersità e la scuola della Flc-Cgil), e Cisl e Uil che invece hanno detto no. Pronti però ad andare allo sciopero delle sole categorie di scuola e pubblico (la Cisl ha già proclamato lo stato di agitazione) e su richieste ben precise, come il rinnovo del contratto. Quali saranno gli esiti delle diverse mobilitazioni sull’azione del governo lo si vedrà nelle prossime settimane. Quando le scelte dovranno essere messe nero su bianco.

Giannini: valutazione e merito a braccetto

da ItaliaOggi

Giannini: valutazione e merito a braccetto

Siamo disponibili a valutare il meccanismo nel dettaglio, ma comunque alla valutazione va legata la premialità

I dati definitivi comunicati dal ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, parlano di 1 milione e 350 mila contatti sulla Buonascuola, quasi 200 mila «i contatti attivi», che indicano il numero dei questionari compilati e le proposte avanzate. Un esito «superiore alle migliori aspettative», ha detto il ministro. «Il prossimo mese sarà di grande impegno perché la consultazione ci consegna una Buona scuola arricchita e integrata» e con il 2015 arriveranno le prime misure.

Quanto ai contenuti, la Giannini ha messo i puntini sulle «i». Il piano di assunzioni previsto «consentirà di eliminare la distinzione tra chi ha la cattedra e chi non ce l’ha e consentirà di avere un organico funzionale unico che la scuola poi dovrà gestire al meglio». E poi, il cruciale, e da molti criticato, capitolo della valutazione. «Siamo disponibili a valutare il meccanismo nel dettaglio, ma comunque alla valutazione va legata la premialità» ha ribadito a scanso di equivoci il ministro che ritiene la valutazione il «pilastro di una scuola che vuole essere competitiva, non nel senso poco nobile di un insegnante contro l’altro armato ma di scuola che vuole riacquistare uno slancio verso l’alto».

La proposta, ha spiegato il ministro, prevede un mix: l’autovalutazione delle scuole e una valutazione esterna anche con visite ispettive. «Il risultato di ciò deve essere, a livello di istituto, la possibilità di riconoscere quel plafond di insegnanti che nel triennio hanno dato risultati migliori», ha detto la Giannini e poi ha precisato: «Nessuno vuole fare pagelle individuali ma è evidente che le squadre sono fatte di individualità. Se premio il risultato finale spingo tutta la squadra a dare il meglio».

C’è giustizia Ue per i precari

da ItaliaOggi

C’è giustizia Ue per i precari

Nei prossimi giorni la sentenza della Corte. Il governo mette le mani avanti con la Stabilità

Carlo Forte

Conto alla rovescia in vista della sentenza della Corte di giustizia europea sulla questione della reiterazione dei contratti di supplenza oltre i 3 anni. La pronuncia è prevista per il 26 novembre prossimo. E tutti si aspettano la condanna dell’Italia, il cui ordinamento interno consente di reiterare i contratti di supplenza senza limiti, contro i 36 mesi tassativamente previsti dalla normativa europea.

Il governo si sta preparando da tempo a parare il colpo. Ma la soluzione trovata dall’esecutivo rischia di scontentare tutti: sia i precari che i docenti di ruolo.

Il piano di assunzioni anticipato nel rapporto Renzi su la Buona Scuola, e poi recepito nella legge di Stabilità, parla di 150mila immissioni in ruolo dal 1° settembre 2015. Ma non dice che le 150mila assunzioni saranno spalmate su più anni, a copertura del turn over e, comunque, dei soli pasti vacanti e disponibili. E non dice nemmeno che per trovare i soldi per le assunzioni saranno tagliati gli esoneri dei collaboratori dei dirigenti, i comandi presso altre amministrazioni e gli esoneri presso le associazioni che si occupano della cura dei tossicodipendenti. Queste previsioni, infatti, sono contenute nel disegno di legge di stabilità, all’esame della camera dei deputati, e nelle schede illustrative predisposte ad uso dei deputati dal centri studi di Montecitorio. A ciò va aggiunto il blocco della contrattazione collettiva fino al 2018 e la cancellazione degli scatti di anzianità (i cosiddetti gradoni).

E il divieto di disporre le supplenze brevi dal primo giorno di assenza. Tutto nero su bianco del disegno di legge di stabilità (AC 2670 bis) che giovedì scorso ha superato indenne il vaglio della commissione istruzione della camera. Senza il benché minimo tentativo di presentare emendamenti per proporre modifiche. Quanto agli effetti delle nuove disposizioni, essi vanno esaminati sotto vari profili. Prima di tutto quello dei precari, ai quali sembrerebbe rivolgersi la maggiore attenzione del legislatore. Attenzione inevitabile. Perché se la Corte di giustizia dà torto all’Italia sulla faccenda della reiterazione dei contratti, l’effetto non potrà che essere quello della rivisitazione dell’intero istituto del reclutamento dei supplenti nel senso indicato dalla Corte. Tanto più che una censura da parte dei giudici di Bruxelles avrebbe come effetto una ulteriore sentenza della Corte costituzionale italiana, nel senso della illegittimità costituzionale dell’intero impianto.

Il giudizio in corso davanti alla Cge, infatti, è stato promosso dalla Corte costituzionale, a sua volta richiesta del suo parere da un giudice di merito. Di qui l’effetto domino di una eventuale sentenza sfavorevole all’Italia. Perché se la disciplina del reclutamento dei supplenti fosse dichiarata incompatibile con l’ordinamento comunitario, ciò comporterebbe l’incostituzionalità delle disposizioni interne che regolano tale istituto. L’incostituzionalità discenderebbe per contrasto con l’articolo 117 della Costituzione, che dispone una sorta di inserimento a pettine delle norme dei trattati stipulati in sede di Unione europea. I giuristi chiamano le clausole di questi accordi norme interposte. Proprio perché si inseriscono automaticamente nell’ordinamento interno dei paesi che abbiano sottoscritto tali trattati. Nel caso dell’Italia, direttamente in Costituzione: «La potestà legislativa», recita il primo comma dell’articolo 117, «è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali».

Quanto agli effetti nei confronti dei docenti di ruolo, oltre al blocco degli importi delle retribuzioni, che ormai hanno perso il circa il 10% del potere di acquisito, va aggiunto anche l’effetto sulla mobilità. La cancellazione degli esoneri e dei comandi, infatti, farà diminuire di molto gli spazi per le utilizzazioni, le assegnazioni provvisorie provinciali e interprovinciali. Che vengono disposte in organico di fatto, anche e soprattutto sui posti che si rendono disponibili per gli esoneri

Renzi: la riforma della scuola è pronta per arrivare in Parlamento col consenso generale

da La Tecnica della Scuola

Renzi: la riforma della scuola è pronta per arrivare in Parlamento col consenso generale

Improvvisa accelerata del premier sulle linee guida della ‘Buona Scuola’: la consultazione su come cambiare partendo dal basso ha visto una partecipazione molto positiva, 1 milione e 300mila accessi, 20mila cittadini attivi, 2mila dibattiti sul territorio, ma non mi accontento. Dopo riunioni chilometriche, appuntamenti quasi in tutti i comuni, chiacchierate e litigate serrate, adesso si decide. A contestare l’introduzione del merito è solo una parte minoritaria dei prof. Ma è proprio così?

Le norme per riformare la scuola sono pronte per essere presentate in Parlamento e la maggior parte degli insegnanti, dirigenti, studenti e genitori è d’accordo con il modo di procedere del Governo. È quanto sostiene il premier Matteo Renzi nelle e-news del 18 novembre, alcune delle quali affrontano anche il tema della scuola.

Secondo il presidente del Consiglio, “la consultazione su come cambiare la scuola partendo dal basso e non con progetti di riforma imposti dal governo ha visto una partecipazione molto positiva: 1 milione e trecentomila accessi, 200.000 cittadini attivi, 2.000 dibattiti sul territorio. Devo confessare che non mi accontento. La riforma della scuola deve diventare oggetto di dibattito ancora di più, ovunque”.

Renzi ricorda che “lo ripeto fino alla noia, solo cambiando la scuola si cambia un Paese. Gli economisti e gli esperti dibattono spesso di misure per la crescita: bene, personalmente ritengo che non ci sia una misura più importante dell’investimento educativo, sul capitale umano”, spiega il premier ricordando di aver “partecipato ad alcuni dibattiti, anche televisivi, sull’argomento”.

E, rileva, “mi colpiscono due approcci diametralmente diversi. Il primo, minoritario, è tipico di quella parte dei professori che contestano l’introduzione di criteri di merito e – in fin dei conti – dicono che è stato un errore aver aperto la consultazione su “La buona scuola” a tutti. Chi di voi ha seguito Porta a Porta di qualche giorno fa ha ben presente di cosa stia parlando. Il secondo, largamente maggioritario, è quello di chi ci crede. Quello dei prof, dei presidi, ma anche dei genitori e dei ragazzi, e che si fidano del nostro tentativo di cambiare le cose. Ed è pronto ad accettare con curiosità e passione una discussione vera”.

Renzi paventa sicurezza sull’iter di riforma. “Adesso tocca a noi. Abbiamo avuto riunioni chilometriche, appuntamenti quasi in tutti i comuni, chiacchierate informali e litigate serrate: bene, adesso si decide. I soldi li abbiamo messi in legge di stabilità, come promesso. Gli strumenti legislativi sono pronti, adesso si può provare finalmente a partire anche in Parlamento con la riforma più seria e più importante: quella che riguarda il futuro dei nostri figli”.

Non troppe settimane fa, però, lo stesso premier aveva annunciato che i tempi di realizzazione della riforma sarebbero stati ben più lunghi. Dell’accelerata sarebbero stato informati anche i rappresentanti del Governo: ad iniziare dai suoi ministri più vicini. Come Maria Elena Boschi, titolare del dicastero delle Riforme, la quale appena terminata la fase di consultazione sulla ‘Buona Scuola’ ha annunciato che i risultati sarebbero stati resi noti già in questi giorni.

I motivi del cambio di marcia non si conoscono. Sul consenso che può avere questo modo di procedere verso l’approvazione delle linee guida di riforma, a base di stop and go, ma anche improvvise accelerate, è lecito avere più di un dubbio.

Forse in partenza i corsi di riconversione su sostegno

da La Tecnica della Scuola

Forse in partenza i corsi di riconversione su sostegno

L.L.

Ad oltre un anno dalla presentazione delle domande da parte dei docenti degli insegnamenti in esubero, pare che si vada verso lo sblocco della situazione ormai in stallo da troppo tempo

“Finalmente, dopo oltre un anno dalla presentazione delle domande da parte dei docenti interessati (circolare 11235 del 22 ottobre 2013) e a due anni di distanza dal decreto direttoriale (DD 7 del 16 aprile 2012) che li aveva istituiti, pare che il MIUR abbia sbloccato la situazione dei corsi di riconversione su sostegno”.

Ne dà notizia la Flc Cgil, comunicando che il nuovo Direttore del personale ha informato i sindacati che i corsi si avvieranno a breve per concludersi tutti entro questo anno scolastico.

La notizia interessa, ad oggi, 5.203 docenti degli insegnamenti in esubero, a cui potrebbero aggiungersi, secondo le richieste dei Sindacati, anche coloro che sono risultati ora in esubero nell’organico del 2014/2015. Per tale personale la Flc Cgil chiede la riapertura delle procedure per la presentazione delle domande, che ovviamente non erano state presentate un anno fa.

Legge di Stabilità, si apre anche all’assunzione di dirigenti e Ata?

da La Tecnica della Scuola

Legge di Stabilità, si apre anche all’assunzione di dirigenti e Ata?

Lo indicherebbe un emendamento alla Legge di Stabilità, approvato il 18 novembre dalla Commissione Bilancio della Camera. Ma la prima firma della modifica, Maria Coscia (Pd), sostiene che il “nostro intendimento” era solo “quello di introdurre la formazione per i docenti e i dirigenti”. Eppure si tratterebbe di un’integrazione chiesta da molti.

Sta creando più di un imbarazzo la decisione della Commissione Bilancio della Camera di allargare il piano straordinario di 150mila assunzioni nella scuola anche al personale non docente: la V Commissione ha infatti approvato un emendamento alla Legge di Stabilità, riformulato e a prima firma Maria Coscia (Pd), che prevede che la stabilizzazione non sia più limitata ai docenti.

La notizia era nell’aria, visto che prima della sua approvazione era stata anticipata dal Sole 24 Ore. Ma qualcosa nella riformulazione finale deve essere andato storto. Almeno a sentire la prima firmataria dell’emendamento, l’on. Coscia: “non è nelle nostre intenzioni – ha detto Coscia – ampliare ai non docenti” la stabilizzazione ma il “nostro intendimento è quello di introdurre la formazione per i docenti e i dirigenti”. “Provvedimenti successivi – ha detto ancora l’on. Del Pd – chiariranno questo punto che può essere ambiguo così come formulato”.

La sottolineatura dell’on. Coscia non farà di certo piacere al personale non docente. Nei giorni scorsi da più parti si erano alzati cori di protesta, in particolare a nome del personale Ata, per la mancata inclusione nel vasto piano di immissioni in ruolo. In particolare, proprio ieri, 17 novembre, l’Anief chiedeva il “motivo per cui sia nel piano Governo della ‘Buona Scuola’, sia nella Legge di Stabilità, non vi sia traccia di personale amministrativo, tecnico e di collaboratori scolastici. La loro presenza stabile nella scuola, oltre un diritto, risulta infatti fondamentale ai fini didattici ed organizzativi, tanto che senza il lavoro dei quali il nostro sistema di istruzione non potrebbe funzionare. Ma nella legge di bilancio di fine 2014 si parla solo di “realizzazione di un piano straordinario di assunzioni” dei 150mila “docenti” (articolo 3). Come nella bozza di riforma del settore si punta su “carriera” e “merito”, oltre che su un piano di assunzioni, sull’indizione di “un nuovo concorso” e di “aggiornamento e di formazione in servizio” (capitolo 2), ma sempre e solo riservati al corpo docente”.

“Si tratta di una ‘dimenticanza’ davvero inspiegabile: poiché quest’anno – continua l’Anief – sono state assegnate circa 19mila supplenze, tra annuali e fino al termine delle attività didattiche, sottraendovi i 2.020 posti, per assicurare allo Stato “una riduzione nella spesa di personale pari ad euro 50,7 milioni a decorrere all’anno scolastico 2015/2016” (comma 10, art. 28 della Legge di Stabilità 2015 ora all’esame della Camera), resta da capire cosa attende il Governo per annunciare e procedere ai decreti di assunzione di 17mila precari”.

Tra l’altro, ha ricordato il presidente Anief, Marcello Pacifico, “il paradosso è che cinque anni fa ad avviare la causa alla Corte di Giustizia dell’Ue contro l’abuso di precariato, furono proprio dei lavoratori Ata: se l’Italia, come probabile, verrà condannata per la mancata adozione della direttiva UE 1999/70/CE e costretta ad assumere a titolo definitivo quei dipendenti che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio, lo si dovrà così anche a loro. A quella categoria di dipendenti della scuola che però – conclude Pacifico – ad oggi non risulta ancora inserita nel piano di stabilizzazione”.

Dirigenti scolastici: taglio agli stipendi

da La Tecnica della Scuola

Dirigenti scolastici: taglio agli stipendi

Il Ministero dell’Economia sta bloccando da tempo i contratti integrati regionali sulla retribuzione accessoria dei dirigenti scolastici provocando di fatto una decurtazione significativa degli stipendi. Adesso la questione è arrivata anche in Parlamento.

La questione covava sotto la cenere già da molto tempo, ma adesso sta esplodendo: il fondo unico nazionale che serve a pagare la retribuzione accessoria dei dirigenti scolastici sta diminuendo rispetto agli anni passati e questo sta provocando di fatto una riduzione degli stipendi nell’ordine di 150/200 euro al mese.
Il problema è molto complesso e si trascina da almeno un paio di anni; in estrema sintesi il fatto è che il FUN (Fondo unico nazionale) è alimentato dalla RIA (retribuzione individuale di anzianità dei dirigenti cessati dal servizio per collocamento in pensione) ed è oggetto di contrattazione regionale integrativa.
Secondo il MEF, però, il FUN non può più essere incrementato perchà l’articolo 9 del decreto legge 78/2010 stabilisce che le retribuzioni individuali dei dipendenti statali non possono aumentare; i sindacati sostengono però che utilizzare la RIA dei dirigenti andati in pensione non determina nessun aumento di spesa.
L’Ufficio Centrale del Bilancio è di parere opposto e in questi anni ha bloccato la maggior parte dei contratti integrativi regionali.
Non più tardi di un mese fa l’ANP aveva usato parole pesanti e aveva parlato di scippo ed esproprio e aveva definito predatorio il comportamento dell’Amministrazione.
Nel frattempo tutti i sindacati dell’area V hanno proclamato lo stato di agitazione e adesso la questione è arrivata anche in Parlamento perché due deputati del PD (Maria Grazia Rocchi e Mara Carocci) hanno anche presentato una interrogazione chiedendo al Governo di chiarire cosa intende fare per affrontare e risolvere il problema.
Le due parlamentari non sono tenere con il Ministero e sottolineano che “oltre alla consistente perdita retributiva, appare intollerabile una situazione nella quale si cumulano gli effetti di interpretazioni restrittive dell’Ufficio Centrale per il Bilancio e quelli di comportamenti ‘fai da te’ degli Uffici scolastici Regionali”.
Adesso si attende la risposta del Ministro.

Mobilità 2015-2016: contrattazione al via, ma in ritardo

da La Tecnica della Scuola

Mobilità 2015-2016: contrattazione al via, ma in ritardo

La contrattazione per la mobilità ha preso avvio ma con molto ritardo. Sindacati e Miur hanno però già deciso di procedere rapidamente in modo da recuperare il tempo perduto.

Di norma, i primi incontri per la mobilità dei docenti e del personale scolastico avvengono già i primi giorni di ottobre; quest’anno, forse per il cambiamento di molte figure tecniche e dirigenziali del Miur, il primo incontro si registra oltre la metà di novembre. Tuttavia è con grande ansia che molti docenti attendono di avere notizie su come sarà la mobilità per l’anno scolastico 2015-2016. Ci saranno molte novità o resterà tutto pressoché inalterato, rispetto agli anni passati? Apprendiamo dal sito della Flc Cgil che le parti hanno convenuto sull’esigenza di procedere con incontri serrati al fine di recuperare il ritardo con cui si è iniziato e pervenire alla sottoscrizione della pre-intesa entro, massimo, i primi giorni di dicembre.
Si ricorda che è necessario arrivare in tempi stretti, entro la prima decade di dicembre, alla firma di ipotesi del contratto, in quanto bisognerà anche attendere i tempi biblici per avere l’autorizzazione alla sottoscrizione definitiva da parte dei ministeri dell’Economia e della Funzione Pubblica. Si è parlato tra l’altro, in questo primo incontro interlocutore, dei punteggi del servizio pre-ruolo che dovrebbero essere valutati alla stessa stregua di quello di ruolo.
Su questo argomento, quasi certamente, interverrà anche la decisione della sentenza sui precari della scuola che uscirà il prossimo 26 novembre dalla Corte di giustizia europea. La Flc Cgil e la Gilda degli insegnanti propongono di equiparare la valutazione  del servizio a tempo determinato a quello a tempo indeterminato ai fini della mobilità, in modo da superare l’attuale disparità di trattamento tra servizi.
Per quanto riguarda invece la questione di dare la possibilità di integrare successivamente il contratto stesso in presenza di novità sul versante della prevista attivazione per il prossimo anno scolastico dell’organico funzionale, anche il Miur ha convenuto questa opportunità. Nei prossimi giorni continueranno gli incontri che porteranno all’intesa definitiva di dicembre, cercheremo di seguire tutte le novità che saranno prese sulla prossima mobilità.