UN’ALTRA SENTENZA RICONOSCE LA PEREQUAZIONE INTERNA

UN’ALTRA SENTENZA RICONOSCE LA PEREQUAZIONE INTERNA E APRE IL SENTIERO PER LA PEREQUAZIONE ESTERNA DELLA DIRIGENZA SCOLASTICA!

 

E’ dell’ultima ora un’altra sentenza che ha riconosciuto la retribuzione individuale di anzianità (RIA) a due colleghi vincitori di concorso ordinario a dirigente scolastico, emessa dal giudice del lavoro di Lagonegro (PZ) il 5 novembre 2014, nel mentre ci giungono notizie di analoghi ricorsi accolti a Salerno e a Nocera Inferiore.

Essa segue pedissequamente le motivazioni dei giudici del lavoro di Como (giudice Mancini, del 10 luglio 2014) e di Roma (giudice Forziani, del 7 ottobre 2014).

Dopo le iniziali sentenze di rigetto, ad opera di una giurisprudenza frenata dalla novità e complessità della materia, può adesso ben affermarsi che si sta consolidando un orientamento opposto, atteso che le pronunce positive sono emesse, in fatto e per esplicito, in fotocopia. Sicché il loro contenuto e le perspicue argomentazioni che lo sostengono potranno essere introdotti in appello, nei ricorsi già respinti in primo grado, per il tramite delle note autorizzate.

I ricorsi in questione, così come quelli presentati, e vinti, per i c.d. presidi incaricati, sono stati tutti patrocinati da DIRIGENTISCUOLA, che – sin dalla sua contrastata nascita,or sono quattro anni – aveva deciso di intraprendere la via giudiziaria per contestare l’ultimo contratto della vergogna, il terzo regolarmente e congiuntamente sottoscritto dai cinque sindacati rappresentativi, e regolarmente rinviante alla prossima tornata – sarà nel 2019? – il diritto della dirigenza scolastica di essere una dirigenza vera, sia per trattamento normativo che per conseguente trattamento economico. Quattro anni nel corso dei quali DIRIGENTISCUOLA ha pervicacemente tenuto duro, nel mentre i sindacati confederali si limitavano a fare ammuina e l’autodefinitosi più autorevole e più rappresentativo dei sindacati della dirigenza scolastica addirittura si peritava di commissionare un parere pro veritate all’illustre accademico giuslavorista prof. Carinci, contro di noi venditori di fumo, per sentirsi confermare che la questione della perequazione stipendiale ha natura squisitamente pattizia e non può essere pertanto risolta in via giudiziaria, non essendo quindi suscettibile, per difetto di giurisdizione e di competenza, di essere affrontata e risolta dal giudice del lavoro: formula ripresa, alla lettera, dal convenuto MIUR per contestare, nei giudizi de quibus, le avverse pretese di parte ricorrente! Un sindacato giallo non avrebbe potuto far di meglio: per la controparte datoriale, s’intende!

Per contro, i giudici aditi, ritenute la loro giurisdizione e la loro competenza, hanno sentenziato che l’interpretazione delle norme contrattuali da parte dell’Amministrazione risulta discriminatoria, lesiva dei diritti e degli interessi ed ingiustamente penalizzante per i ricorrenti e, per ciò solo, contrastante con gli articoli 3, 36 e 97 della Costituzione. Tal che – proseguono i magistrati – non osta al riconoscimento della retribuzione individuale di anzianità in favore dei dirigenti scolastici provenienti dalla carriera docenti l’assenza di previsione specifica nella contrattazione collettiva di riferimento, poiché è possibile estrapolare, per stretta analogia, la relativa disciplina dai principi generali dell’ordinamento sopra menzionati e dal sistema concernente il trattamento economico dei dirigenti tutti appartenenti all’Area V del MIUR.

Sempre secondo i predetti giudici, invece, la signoria del contratto precluderebbe ogni indagine di merito circa le dedotte sperequazioni dei ricorrenti dirigenti scolastici rispetto al personale dirigente amministrativo dell’Area I del medesimo Ministero per le voci retributive qualificate accessorie, attesoché la retribuzione tabellare è uguale per tutti i dirigenti di seconda fascia.

Trattasi della retribuzione di posizione e della retribuzione di risultato, rimessi alla libera, e perciò insindacabile, determinazione delle parti contraenti, quindi deputate a concordare il quantum, sia della prima (variandola a seconda delle funzioni ricoperte e delle responsabilità connesse, in base ad una graduatoria operata da ciascuna Amministrazione) che del secondo (indennità di risultato finalizzata a remunerare le qualità delle prestazioni e degli obiettivi conseguiti).

A supporto del diniego alla perequazione esterna i giudici citano due sentenze della Cassazione ed una del Consiglio di Stato; che però si limitano, come sopra, semplicemente a puntualizzare natura e funzione, rispettivamente, delle retribuzioni di posizione e di risultato.

Per converso, esistono altre pronunce degli stessi organi giurisdizionali e della Corte costituzionale – pure introdotte nel ricorso, ma sulle quali i giudici hanno omesso di pronunciarsi – che rendono invece possibile una penetrante indagine nel merito delle scelte contrattuali se in concreto pregiudizievoli per i soggetti rappresentati, sempre – beninteso – alla stregua di singole disposizioni normative, da ricondurre in via ermeneutica a sistema, anche ricorrendosi ai principi generali dell’ordinamento giuridico e guardandosi alla sostanza delle posizioni soggettive incise, laddove debbano essere accertate eventuali lesioni della Carta fondamentale, particolarmente dei già menzionati articoli 3 (uguaglianza), 36 (retribuzione complessiva commisurata alla qualità e alla quantità, con correlate responsabilità del lavoro e/o funzioni svolte), 97 (buon andamento dell’Amministrazione: imparzialità e trasparenza, nonché efficienza-efficacia-economicità): Principi ravvisati, dagli stessi giudici aditi, dirimenti per la riconosciuta perequazione interna, insussistenti per la denegata perequazione esterna.

Per il vero, di questa contraddizione, per essersi nell’un caso integrata la lacuna del contratto e nell’altro statuita la sua granitica intangibilità, sembra che traspaia consapevolezza nei capi delle sentenze in discorso, nel punto in cui si aggiunge che parte ricorrente non ha dedotto, né provato, né chiesto di provare l’assunto espletamento, nella qualità di dirigente scolastico, di compiti più gravosi rispetto ad altri dirigenti impegnati presso lo stesso Ministero…(sicché)… risulta agevole concludere per l’infondatezza del capo di domanda in esame.

In realtà anche qui i giudicanti hanno glissato, perché noi sappiamo che nell’approntamento dei ricorsi si è abbondantemente dedotto, provato e chiesto di provare – con l’allegazione di precise norme giuridiche e con gli altrettanti pregnanti riferimenti giurisprudenziali e dottrinari – la ben più gravosa funzione commessa ex lege ai dirigenti delle istituzioni scolastiche rispetto a quella intestata ai colleghi generici: in fatto poco più che funzionari, attributari di circoscritte e delegate competenze da parte del direttore generale e a lui gerarchicamente sottoposti, ovvero rispetto a quella esercitata dai dirigenti tecnici, già ispettori scolastici, addirittura privi di ogni potere gestorio ed inerente struttura di supporto, dunque dirigenti quoad pecuniam.

Vorrà dire che in sede di appello – oltreché nei ricorsi in primo grado, già depositati o da depositare – occorrerà ulteriormente dettagliare e integrare, fermo restando il principio dell’immodificabilità della domanda, quanto non sarebbe stato, secondo i giudici di prime cure, dedotto, provato e chiesto di provare: Perché ora sappiamolo hanno detto i giudici – che la sovranità del contratto, di un diverso contratto rispetto a quello dell’Area I, non è più un dogma!

DIRIGENTISCUOLA lo farà, disposta a virare, se necessario, verso Strasburgo, davanti la Corte europea dei diritti dell’uomo, una volta esauriti infruttuosamente tutti i gradi interni di giudizio. Perché è nata, e vive, per smantellare la riserva indiana costituita da una quinta area contrattuale surrettiziamente astretta nel comparto scuola per collocarvi una dirigenza specifica, non assimilabile alla dirigenza pubblica di cui al decreto legislativo 29/93 (ora d. lgs. 165/01): vale a dire una dirigenza finta!

Era largamente prevedibile che l’esito degli ultimi ricorsi non avrebbe potuto lasciare indifferente, se non addirittura apertamente ostile, la Pentiade.

Per primi hanno dato mostra di muoversi i sindacati generalisti di comparto, resi rappresentativi nell’area quinta dal mirabile autolesionismo di colleghi, datori di lavoro, di rilasciare delega a chi, facendo il suo mestiere, giustamente risponde alla loro ben più consistente controparte: una delega del dirigente a fronte di cento deleghe di lavoratori, secondo gli ultimi e risalenti dati ARAN.

In buona sostanza, i predetti sindacati generalisti di comparto propongono l’invio al MIUR e all’USR di riferimento, da parte di ogni dirigente interessato, di una richiesta di estensione degli effetti del giudicato (sic!) che consenta la messa in mora dell’Amministrazione e l’interruzione dei termini di prescrizione, utilizzando il modello di diffida predisposta dall’ufficio legale nazionale. E’ una soluzione ridicola ed offensiva dell’intelligenza dell’interlocutore; e pur tuttavia non priva di coerenza per chi avverte la contradizion che nol consente di pubblicizzare – ed eventualmente patrocinare – l’impugnazione di un contratto (di più successivi contratti) sottoscritto senza riserve, che non fossero una firma a margine di una dichiarazione congiunta e l’inserimento di una parimenti sterile disposizione finale al CCNL per il secondo biennio economico 2008-09, tuttora vigente.

Nella dichiarazione a verbale si faceva affidamento al primo atto normativo utile per realizzare una similperequazione interna, con corresponsione di un importo una tantum a valere sul fantasmatico fondo di cinque milioni di euro, naturalmente a tutt’oggi non pervenuto.

Nella disposizione finale si reiterava lo stucchevole, tortuoso e innocuo mantra – sempre la stessa formula che aveva chiuso i precedenti contratti – dell’impegno delle parti di perseguire l’obiettivo dell’equiparazione retributiva dei dirigenti dell’Area V con la restante dirigenza pubblica, in coerenza con quanto stabilito dall’ordine del giorno della Camera dei deputati (A.C. 1746-Bis-A)…concordando il rinvio…al prossimo rinnovo contrattuale, nel rispetto delle autonome determinazioni del comitato di settore, l’ulteriore esame delle connesse problematiche e la definizione delle più opportune soluzioni, nella direzione del suddetto riallineamento retributivo.

A seguire è intervenuto, con spudorata faccia tosta, sempre l’autoproclamatosi più rappresentativo e più autorevole sindacato della dirigenza scolastica; che avvia ora il contenzioso retributivo, preannunciando, in un furbesco gioco al rialzo, un’ampia gamma di azioni in campo, mescolando:

-il mancato o incompleto pagamento della retribuzione di posizione parte variabile, che riguarda i dirigenti assunti dal 2012 in alcune regioni e tutti i dirigenti della Sardegna;

-il mancato o incompleto pagamento delle retribuzioni di risultato, riguardante molte regioni;

-il mancato pagamento dell’indennità di reggenza parte variabile e, in alcuni casi, di parte fissa, riguardante la maggior parte delle regioni;

-la perequazione interna, che riguarda tutti i dirigenti assunti a partire dal 2007 per effetto di concorso ordinario, che non percepiscono né la RIA né l’assegno ad personam, invece riconosciuto ai c.d. ex presidi incaricati.

Correttamente, per le prime tre situazioni, trattandosi di un ritardo di adempimento contrattuale a fronte di una prestazione già resa, è ritenuta in prima istanza bastevole una diffida ad adempiere, eventualmente seguita da decreto ingiuntivo.

Per la perequazione interna – preavvertendosi e precisandosi che al momento le sentenze favorevoli sono solo quattro e che la giurisprudenza in materia è lungi dall’essere consolidata – chi a suo tempo, giova ricordarlo, ha prodotto il Parere Carinci e fornito un formidabile assist all’Amministrazione resistente in giudizio, concede che tuttavia vale la pena di avviare comunque dei ricorsi pilotache allora si possono fare? – , per cercare di estendere il numero delle pronunce positive.

Questa ponderata azione rifiuta la logica dell’egoismo (?), cioè della ricerca del beneficio individuale a scapito dei colleghi(??) … e azzera i rischi della scelta non meditata delle sedi giudiziarie e dell’improvvisazione delle strategie processuali.

Curiosamente, non si fa parola della perequazione esterna, magari per rimarcare il fatto che a tutt’oggi è stata sistematicamente rigettata dai giudici; che pure confermerebbe il, prezzolato, paradigma dell’inutilità dei ricorsi!

Dovremmo dedurne che il più autorevole dei sindacati della dirigenza scolastica la voglia mantenere reclusa nel suo recinto per continuare a lucrarvi una cospicua rendita di posizione, e/o stimandola immeritevole della sua inclusione nella dirigenza pubblica, in particolare nel ruolo unico della dirigenza statale. Il che legittima il sospetto che gli inerenti emendamenti al disegno di legge 1577/14, presentati un ritardo, più che mossi da sincerità, obbediscano piuttosto ad una strategia precongressuale.

Lasciamo ai colleghi ogni valutazione, e consequenziale determinazione, se scegliere di farsi abbindolare da persistenti, palesi, diversivi e ipocrite cautele oppure seguire sino in fondo il percorso, già tracciato, per riscattarsi dallo status di figli di un dio minore.

Scuola del leggere

SCUOLA DEL LEGGERE di Umberto Tenuta

CANTO 303 Amore del leggere

<<L’insegnante, anche testimoniando la sua consuetudine alla lettura, stimola e accresce la motivazione del fanciullo a leggere e dedica particolare attenzione alla scelta di testi validi per le loro qualità intrinseche>>(PROGRAMMI DIDATTICI SCUOLA PRIMARIA 1985)

 

Scuola del leggere, scrivere e far di conto.

Tale è stata definita la Scuola Primaria, prima che primaria fosse la Scuola dell’infanzia.

Innanzitutto SCUOLA DEL LEGGERE.

Leggere la memoria di ciò che gli uomini hanno fatto, hanno pensato, hanno creato nel corso dei Millenni.

Ma soprattutto leggere ciò che gli uomini hanno sentito, hanno amato, hanno vissuto nel corso dei Millenni.

Leggere le menti e soprattutto i cuori dei nostri Padri.

Leggere è rivivere una vita, cento vite, mille vite.

Leggere è appropriarsi delle vite altrui.

Leggere è vivere mille e una vita.

Leggere è farsi eredi degli uomini che furono.

Leggere è riempirsi l’anima e il cuore.

Leggere è nutrirsi, alimentarsi, crescere.

O Docenti, non presentate, non spiegate, non dimostrate!

Date il buon esempio!

Leggete.

Leggete e incantate i vostri studenti.

Affascinateli!

Il Professore Serra del Liceo Bernardino Telesio non spiegava l’Inferno.

Lo leggeva.

Nemmeno uno dei suoi trentacinque studenti non capiva.

Capiva?

Che dico!

Si innamoravano tutti.

E leggevano l’Inferno mentre la Professoressa di matematica spiegava le sfere.

Coi piedi per terra non stavano nemmeno nell’ora di educazione fisica.

Volavano nei cieli.

O Docenti di Italiano, di Inglese e di Cinese, non spiegate la grammatica, leggete!

La Storia?

È una lettura RERUM GESTARUM.

La Geografia?

È una lettura dell’UNIVERSO.

La Matematica?

È la lettura della bellezza del COSMOS.

MA!

I libri di testo?

Solo ANTOLOGIE.

Fior da fiore!

una donna soletta che si gia

e cantando e scegliendo fior da fiore

ond’ era pinta tutta la sua via.

Leggere!

Cogliere fior da fiore.

Il dipinto dell’Universo.

La bellezza del Cielo, della Terra, dell’Uomo.

La bellezza che affascina, che incanta, che innamora!

O Giovani che studiate, innamorati voi siete della bellezza del Cielo, della Terra e degli Uomini.

Grazie a Te, Buona scuola del LEGGERE!

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

 

Declinazioni della singolarità: persone con comportamenti ritenuti autistici

Declinazioni della singolarità: persone con comportamenti ritenuti autistici

di Gabriele Boselli

 

Aumento effettivo o estensione della sensibilità e degli interessi?

Un numero di soggetti sempre maggiore viene percepito e a volte perfino classificato come affetto da autismo o rientrante nel cosiddetto “spettro autistico”. E’ peggiorato il patrimonio genetico della specie? Si è iperestesa la rete diagnostica e questa richiede estensione della clientela? Una quantità sempre più alta di famiglie e di contesti sociali induce i ragazzi a elevare muri di difesa fra sé e il mondo o li porta a frammentarsi e distruggere tutto quello che si trovano davanti e se stessi? O sono invece i criteri di classificazione o la loro rigida applicazione –nonché gli effetti giuridici e la speranza di possibili supporti e docenti aggiuntivi all’ organizzazione scolastica- a determinare l’aumento?

Manca a mio avviso un sereno dibattito scientifico (pluri e inter) disciplinare. Spesso entrano in gioco interessi non puramente scientifici ma di baronia accademica o di “territorio” associazionale. A volte le dichiarazioni di autismo sono sostenute o avversate impropriamente da soggetti a vario titolo professionalmente coinvolti e ciò può influire sull’interpretazione delle situazioni. Come per altri versi accade con la dislessia, ogni discostamento da quella che viene considerata la norma secondo protocolli è talora etichettato con questi termini e a volte accade che qualche insegnante non consideri criticamente i documenti con cui il ragazzo gli viene presentato e tratti il ragazzo come veramente autistico, “suggerendo” o di fatto consolidando in quest’ultimo comportamenti conseguenti a diversi stati di sofferenza. Ciascuno di noi diventa quel che in vari modi anche impliciti gli viene suggerito di essere.

La mia tesi è che:

-L’autismo sia una categoria astratta che non rende ragione del modo di esistere, pensare e sentire, relazionarsi di una varietà di soggetti estremamente differenti e diversi a causa di problemi di varia origine e destinazione. Ne risultano microcosmi irriducibili entro descrizioni standardizzate. Peraltro ogni curvatura propriamente autistica, davvero anomala, ipersingolare dell’assetto intenzionale si configura come una disposizione all’esistenza assai rara e ove davvero sussista va interpretata e trattata nella complessità di più quadri disciplinari (filosofia, medicina, psicologia, pedagogia) raccordati in funzione del caso singolare-

-La risposta a eventuali difficoltà di comunicazione non chiaramente patologiche possa essere epistemologicamente impostata sull’idea di singolarità/ipersingolarità, prescindere da ogni stigma e condursi in gran parte delle situazioni nell’agile, creativa ordinarietà di ogni progetto pedagogico.

In questi ultimi decenni anche le spiegazioni e le proposte di cura sono state le più diverse: dalle speculazioni sul rapporto madre bambino, a quelle sulla figura paterna e la sua supposta “assenza”, alle più recenti tendenze in cui tutto sembra spiegarsi in termini meramente neurologici.

Se le origini di questa curvatura anomala, iper-singolare dell’intenzionalità sono misteriose e una cura radicale è per ora impossibile, noi donne e uomini di scuola dobbiamo interrogarci come sentire e comportarci con il bambino che –per usare il titolo di un vecchio libro di Michele Zappella- sembra stare sulla luna; forse ci può insegnare –per contrasto e qualche volta per analogia- qualcosa che possa andare oltre l’orizzonte degli eventi di ciascuno di noi, aldilà della linea oltre cui non possiamo più comunicare o ricevere messaggi.

 

La prospettiva pedagogica

Per affrontare i casi ordinariamente compresi da questa tipologia bisogna essere forti e agili, culturalmente, intellettualmente ed emotivamente, spesso anche fisicamente; forti per non subire il silenzio, la distanza o l’aggressività dell’altro, forti e agili per riuscire a entrare negli stretti pertugi che ogni tanto si aprono anche nei soggetti più chiusi. Non tutti gli insegnanti sono adatti a interagire con i soggetti davvero autistici. E anche quelli più forti e con più spiccate capacità di muoversi e ricollocarsi entro contesti relazionali fermi o in fibrillazione hanno comunque bisogno di una rete di sostegno per sé stessi, che li aiuti ad affrontare la fatica e la pressione del contatto con l’ipersingolarità.

L’approccio degli operatori scolastici –almeno secondo la prospettiva della pedagogia come scienza filosofica- tien conto che se è l’io a porre il non-io (Fichte, Dottrina della scienza), anche il non-io può con la forza della sofferenza riconfigurare l’io e curvarne il potenziale pedagogico. L’io-docente come tutta la comunità scolastica deve dunque necessariamente condividere alcune caratteristiche auspicabili in ogni tipo di professionalità che si volga ai soggetti che si comportano in modo “altro” rispetto alle attese di interazione: auto-interrogazione, autocoscienza, analisi culturale, confronto con le risultanze di altre scienze che vertono sullo stesso argomento, teorizzazione, sperimentazione, discussione; infine, se possibile, pubblicazione. Gli insegnanti/Maestri effettuano letture e a tutto campo ma per essi, il discorso non si svolge secondo le prescrizioni della scienza medica e psicologica (non appartengono loro, anche se vi si confrontano nel dialogo/dialettica interprofessionali) ma seguendo e ripensando criticamente le risultanze della costellazione scientifica di pertinenza, ovvero quella filosofico-pedagogica e didattica, ed eventualmente della corrente di adozione.

Il progetto può rappresentare un’occasione per capire:

  1. a) che ogni persona, a partire dallo stesso insegnante/Maestro, è altra dalle altre e ha vari problemi di comunicazione fra i vari piani interni (principalmente fra strutture emotive, intellettuali, prassiche). Dunque, è necessario chiedersi come e perché la fluidità e la trasparenza interne (proprie) siano variamente disturbate; questo aiuta a capire anche le difficoltà delle relazioni di altri con l’esterno.
  2. b) che non dobbiamo partire dai documenti con cui il ragazzo è stato presentato ma dal volto della persona cui ci volgiamo, secondo l’indicazione husserliana per cui “tutto ciò che si dà originalmente nell’intuizione è da assumere come esso si dà ma anche nei limiti in cui si dà” (Idee, vol I tr. Costa, Einaudi, 2002). L’apparire (alla singolarità del docente, alla comunità famigliare e scolastica) del ragazzo non è però il suo disvelarsi; ne è invece la struttura emergente. Veritativa ma difficilmente assumibile nella pienezza della sua verità.

E’ dunque importante guardare oltre le parvenze empiriche e burocratiche (la falsa immediatezza di certo apparire e l’apparire secondo documenti) proprio per cogliere attraverso la ragion pedagogica ogni valore di realtà, trovare qualcosa di autentico, un «territorio» che prospetti “spiegazioni” distensioni, stiramenti del foglio che disoccultino la realtà dalle sue “pieghe” (Derrida) e interpretare attivamente (ovvero non facendo ricorso a protocolli precostituiti) il soggetto nella sua singolarità attraverso i comportamenti e i messaggi talora criptici che invia. Ciascuno di noi vive e in qualche modo fa propria l’interpretazione che altri ci offre: l’interpretazione aperta e non standardizzata è già di per sé –in senso heideggeriano- l’inizio della “cura” (A. Sichel in Encyclopaideia, 1990).

 

Iper-singolarità e formazione di percorsi per la con-vivenza

Differenza e diversità spesso indispongono. Costringono a pensare e sentire in modo nuovo, fuori dai rassicuranti schemi relazionali e professionali con cui si è soliti lavorare. Con “differenza” (di-fero) si può intendere il vario peso/levità e qualità della storia che ci si porta appresso. Lo stato dell’ essere con la relativa massa del pregiudizio, del precompreso, del precostituito nel frazionato continuum biologico, cul­turale/subculturale di appartenenza. La differenza viene dal passato, è l’eredità; è ciò che siamo poi che siamo stati, sono stati.

Diversità (di-versus) è la varia intenzionalità, i richiami che vengono dal fu­turo della cultura; le gravità esercitate dalle masse di senso in formazione. La forma non compiuta che preme al di sotto e al di sopra delle evidenze. L’insieme delle energie non unificate da un’intenzionalità del con-vivere che attivano i fenomeni dello stare in campo. La diversità muove dal futuro, è ciò che saremo, che saranno. Siamo ciò che siamo stati, in via per i luoghi ove siamo attesi.

Data l’intensità della pressione/vocazione esterna, diversità e differenza non sono mai lasciate all’esterno: entreranno “dentro”; nessuno è totalmente chiuso, anche se tale può sembrare. Un progetto per l’autismo può favorire l’apertura di finestre. Specie se anche le nostre finestre (disciplinari e relazionali) sono aperte.

 

Un’idea di identità

Pedagogicamente ci si dovrà confrontare con l’inadeguatezza dell’ idea stessa d’identità ( il soggetto come uguale al l’immagine che lo specchio dei suoi riferimenti complessivi gli rinvia, v. Jung). In una società culturalmente complessa difficilmente questa potrà resistere, almeno come la tradizione dell’Occidente l’ha configurata: l’identità come fondo, sedimentazione della memoria, permanenza, inerzia della persona ma anche struttura di fondo delle sue dinamiche (M.Dallari Lo specchio e l’altro, La nuova Italia, Firenze, 1990).

Dovrà in parte farsi -guardandosi dalla schizofrenia- pluridentità. E’ la nuova figura interpretativa dell’attuarsi dell’individuo in un universo divenuto multiverso in quanto composto di una pluralità di orizzonti talora intersecati, internamente articolato in reti di comunicazione complicatissime e interferenti. Il soggetto fatica a formarsi uno in un universo non più unico; comportamenti autistici possono essere una reazione eccessiva e autolesionistica alla frammentazione.  

Molti soggetti denominati “autistici” –in percentuale notevolmente maggiore rispetto agli indigeni- vengono poi da altre culture; sono sostanzialmente altri per cultura, non per struttura psichica, anche se la prima influisce sulla seconda.

Aiutare la formazione di un soggetto destinato a convivere con le varie identità interne necessarie a fronteggiare la pluralità, a non farsene dilaniare, a con-viverci: lo scopo della pedagogia come scienza filosofica si arricchisce di un altro compito.

 

Singolari nell’armonia

E’ l’emotivo (l’e-motu dal cuore) che ci fa muovere, che consente l’andare. Poi i saperi rendono possibile il viaggio offrendo le necessarie strutture trascendentali. Occorre sintonizzarsi in qualche modo con le vibrazioni, le frequenze del cuore della persona con comportamenti autistici.

Ciò che caratterizza la persona in evoluzione è la coscienza di sentire e la sete di Novum. Occorre sapere di sentire e sentire di sentire. La soggettualità è capacità di pensarsi e pensare autenticamente, di riflettere su di sé.

 

-La persona è essere multipreposizionale; copre l’intera gamma delle preposizioni

(di da, a, in, con, su ,per, tra, fra).   Nei soggetti autistici una o più di queste preposizioni sono disattivate. Non si riconoscono persone attraverso la relazione con il mondo e con gli altri; ma si diventa persone con le persone.

Occorre allora evocare la consapevolezza dei legami tra i soggetti e con le cose, far sentire e capire che si viene da una storia e si guarda avanti.   Il nostro mondo della vita è struttura di bisogni e di attese augurabilmente reciproche . Nessuno di noi è solo se stesso; ma tale può sentirsi ed è come se lo fosse.

 

-Il focus educativo si sposta sul chi sono e dove vado.   Questa consapevolezza emerge dalla capacità autoriflessiva e dal bisogno di essere riconosciuti dagli altri.

Ci riconosciamo se siamo raccontati e se ascoltiamo storie.

 

-Personalizzare significa anche attenzione alla storia di ciascuno, al suo modo di essere e alle sue intenzionalità; significa guardare l’altro nella sua differente e diversa singolarità. La differenza e la diversità sono caratteri costitutivi del soggetto.

 

Implicazioni educative sul piano progettuale, didattico e documentativo

Dalla descrizione alla narrazione

-Se la persona è essenzialmente apertura al possibile, è in fieri, è meta, non è un dato, l’esperienza educativa allora non può non rispettare tali costitutività. Questo significa che non ci si può limitare alla descrizione perché la descrizione ferma il soggetto in un momento particolare come in una fotografia, ha carattere statico e sincronico.

 

Disposizione di attesa

Diveniamo il nostro possibile non tanto per effetto di stimoli ma perché accolti entro un contesto di attese.

-La persona-alunno che soffre di problemi di comunicazione e degli “effetti perversi” della diagnosi di autismo va accolta nei suoi tempi di crescita, nelle sue vie; ovviamente non si può mai dire “non sei capace”, “non segui il ritmo della classe”, “sei in ritardo” come se la persona fosse un treno che deve per forza passare a quell’ora in quella predeterminata stazione.

Occorre disponibilità infinita ad accettare l’altro nelle sue singolarità guardando anche e soprattutto a ciò che sta sulla linea dell’orizzonte e anche oltre.

La disposizione di fondo di grande plasticità, è l’attesa, naturalmente un’attesa attiva.

 

Tracce progettuali

-Una piena assunzione della centralità della persona dovrebbe condurre a non impostare l’esperienza educativa attraverso “piani” rigidi o “programmazioni”. Queste pratiche pretendono di stabilire in anticipo dove si vuole andare e in quali tempi.

Si tratta di pensare una progettualità educativa lieve, aperta all’imprevisto, dinamica. Progettualità come canovaccio, trama che accompagna l’esperienza di ciascuno nel gruppo; è una progettualità in cui è noto il senso, non le forme dell’esito.

Se la persona è apertura verso l’inedito, allora poco importa il risultato immediato.   Non so cosa accadrà, ma non mi interessa neanche saperlo perché forse mi impedirebbe di ascoltare pienamente l’altro nel senso che lo piego a ciò che voglio raggiungere e perdo di vista la persona. Un autentico processo educativo è in contrasto con la logica dell’immediato e del verificabile. E’ immateriale e inverificabile; è associabile a un progetto mantenendo un senso del limite.

Essere in ascolto del singolo significa lasciarsi guidare dalle tracce suggerite da ciascuno; significa seguire gli indizi del suo modo di essere in un intreccio complesso e delicato tra le intenzionalità dello scolaro e quelle dell’educatore. Si tratta di coniugare il mio cammino con quello dell’altro.

Penso vada (verbo di opinione + congiuntivo) perciò abbandonata ogni concezione tecnicistica dell’educare.

 

Primato della relazione tra i soggetti

Un approccio educativo centrato sul soggetto-persona nella sua singolarità è soprattutto un orientamento educativo; investe il modo di sentire e di guardare l’altro. Implica consapevolezze di fondo. Il primato è della relazione che si stabilisce tra i soggetti; il modo di essere di ciascun educatore testimonia quotidianamente una presenza significativa a scuola.

 

La persona come “monade” aperta

-La persona vive entro una trama di relazioni con altre persone, in un certo luogo geografico e storico,  è volta verso qualcosa. Cosa? Questo è il punto.

La sua formazione avviene nel dialogo e nella relazione; siamo persone in quanto invitate all’umanità ed è la relazione che ci costituisce, relazione con i viventi e non solo.

La persona ha una storia e delle prospettive. La scuola l’aiuta a sentire e a capire quali possano essere.

 

Valutare i soggetti considerati autistici

Da quanto sopra scritto emergono alcuni corollari sulle forme di valutazione degli alunni singolari o iper-singolari, o comunque ritenuti affetti da ritardi, anomalie, deficit di vario tipo reali, immaginari o “creati” da sovrapposizione alla persona di protocolli tecnici serializzanti e di fatto archivianti.

 

—Il peso dell’etichetta

La valutazione in pedagogia non è riconoscimento di valori oggettivi ma donazione di valore, con-versione a valori: il bambino almeno in parte sarà quello che parole e scritti del valuitare della scuola diranno di lui. L’ etichetta fa la qualità percepita della bottiglia e la qualità percepita è un fattore del qual-essere.

 

—Valutazione come valorizzazione

Emettere giudizi o distribuire voti rappresentano atti di intersoggettivo stabilimento di valore. Ogni soggetto individuale o collettivo rappresenta a suo modo il mondo, gli eventi, il “reale” e la relativa immagine -mediata attraverso concordati con i gruppi di riferimento- dipende da lui come dalle aree osservate. Con il giudizio come con il voto, l’insegnante contribuisce a costruire la realtà, inevitabilmente (ma consapevolmente e responsabilmente!) in-formandola della propria identità. E’ un approccio “spostato dalla credenza ingenua nelle cose e nelle persone come realtà indipendenti dai fatti di coscienza, e quindi (volto a costruire) strutture trascendentali” (R.Massa in “Sugli usi della fenomenologia nella pedagogizzazione attuale” Enciclopaideia, n.2/97).

 

Il docente è invitato a essere sostanzialmente attento e rigoroso sia con le parole che con i numeri. Con attenzione al possesso delle nozioni essenziali (generative di conoscenze ulteriori) come fondazioni solide delle capacità elaborative, critiche e creative. La misura é sempre strettamente dipendente dal metro di riferimento, dal sistema di valori dell’individuo o del sistema che valuta. I giudizi –base dei voti- utilizzano uno strumento “naturale”, prodotto di una cultura tanto storicamente fondato e fondante da divenire natura: la lingua materna. Seguirla é ritrovarsi umilmente con le possibilità e i limiti della propria intelligenza dell’altro e del suo agire culturale.

 

Prove e voti

-Le prove, scritte e orali devono essere il più possibile varie e differenziate. Il loro esito non sarà solo oggetto di presentazione, ma di dialogo. Un dia-logo con alcune persone può apparire impossibile ma in qualche modo si può sempre instaurare. Concorreranno a disegnare intersoggettivamente il profilo dell’alunno.

Pertanto i voti, o i giudizi che siano, condenseranno e motiveranno l’attribuzione di valore; potranno rappresentare per il ragazzo un pur tormentato momento di presa di consapevolezza delle proprie possibilità e dei propri limiti. Attraverso la fase diagnostica, di potenziamento e recupero, il voto o il giudizio denoteranno anche lo sforzo della scuola di una valutazione formativa.

 

Approccio non burocratico, ma attento alle conseguenze

-Compilare i documenti ufficiali avendo ferma la consapevolezza della loro modesta valenza effettuale.

 

Non reagire ma pro-agire

-Non valutare reattivamente (specie nel voto di condotta) ma proattivamente (“quel che hai fatto o non fatto non è buono ma potrai fare di meglio”) avanzando una proposta della regola come via per l’attuazione di sè.

 

Trasparenza

-Esplicitare nel POF e nelle delibere che necessariamente andranno prese motivazioni e azioni adottate in merito alla valutazione

 

Diario

-Tenere un diario che racconti la nostra percezione dell’incontrarsi dei ragazzi con se stessi, con gli altri e con i saperi. Tenendo conto che ciascuno di noi ha vari tratti “autistitici”.

 

Valutazione come suggerimento e invito

-Voti e giudizi non servono tanto a riflettere lo stato presente quanto a disegnare il futuro, costituire una “profezia” almeno in parte destinata ad adempiersi. Attribuire dunque voti e giudizi non solo come risultanze del valore delle prestazioni ma –soprattutto- come indicazioni positive di valore e di fiducia nelle possibilità del ragazzo come intero. Questi è in fase intensamente evolutiva e, anche laddove non lo mostri, vi crederà.

Avviso 11 novembre 2014

Ministero dell’Istruzione dell’Università e dello Ricerca
D.G . per gli Ordinamenti scolastici e la Valutazione del S.N.I.

In relazione all ‘avviso pubblicato il 7 novembre 2014 con cui sono state comunicate le nuove date della prova scritta relativa agli esami di abilitazione all ‘esercizio della libera professione per l’anno 2014 (25 e 26 novembre c.m.), le Commissioni interessate potranno concludere i lavori entro e non oltre il 24 gennaio 2015.

Si ribadisce che per tutte le altre Commissioni il termine ultimo di conclusione dei lavori resta fissato per il 20 dicembre 2014.

IL DIRETTORE GENERALE
Carmela PALUMBO

Frontiere della didattica

Frontiere della didattica
Ipotesi, scenari, trasformazioni nella scuola che sempre cambia.

Lunedì 24 novembre 2014 ore 17.00-19.00
Polo Culturale Diocesano
via Bollani 20, Brescia.

Anche la consultazione del Governo Renzi sulla Buona scuola ha contribuito a riaprire alcuni scenari relativi alle frontiere della didattica.
La scuola, di fronte ai ragazzi nativi digitali, di fronte alle sfide della complessità e della globalizzazione anche delle culture e dei saperi, si trova a rinnovarsi, a cercare nuovi linguaggi.
“Comunità e scuola”, il coordinamento bresciano di associazioni di ispirazione cristiana nel mondo della scuola, con il sostegno dell’Ufficio per l’Educazione, la Scuola e l’Università della Diocesi di Brescia, intende partecipare al dibattito in corso, nella convinzione che la buona didattica richiede buoni insegnanti, un ambiente organizzato, soprattutto relazioni significative fra le persone: quasi a dire che …. per una buona didattica ci vuole un buon cuore!
A confrontarsi con temi quali le classi capovolte, il pensiero computazionale, l’e-learning, e così via, è stato chiamato il prof. Pierpaolo Triani, professore associato di Didattca generale,
Università Cattolica di Piacenza e Brescia; al suo intervento seguirà il racconto di un’esperienza concreta di “classe rovesciata” (utilizzo di piattaforme digitali per l’apprendimento di nozioni a casa, esercitazioni e compiti a scuola, insieme all’insegnante), in corso alla scuola “Cerioli” di Orzinuovi.
L’incontro è aperto a tutti, alle ore 17.00 di lunedì 24 novembre, nel Polo culturale diocesano di via Bollani, 20 a Brescia (vicino fermata Europa della metropolitana).
Per informazioni Comunità e Scuola 03046781, info@comunitaescuola.it

La dislessia a scuola. Strategie di successo

Belluno. La dislessia a scuola. Strategie di successo

La sezione AID di Belluno in collaborazione con l’ufficio scolastico territoriale di Belluno, ulss 1 e ulss 2 di Belluno promuove il secondo incontro dal titolo:
La dislessia a scuola. Studenti con disturbo specifico di apprendimento. “Strategie di successo”.
L’evento si svolgerà a Feltre (BL), sabato 13 dicembre 2014 dalle ore 14.30 alle ore 17.30 presso l’Istituto Canossiano di via monte grappa 1.
La partecipazione all’incontro è gratuita e l’ISCRIZIONE OBBLIGATORIA fino ad esaurimento dei posti disponibili, comunque entro e non oltre il 09 dicembre 2014
Clicca qui per iscriverti all’evento
Al termine dei lavori sarà rilasciato l’attestato di partecipazione a chi ne farà richiesta on line. L’incontro è riconosciuto come momento di aggiornamento e formazione per docenti di ogni ordine e grado.
Per informazioni scrivere a belluno@dislessia.it

Kit Pro DSA spiegato ai genitori

Modena. Kit Pro DSA spiegato ai genitori

Giovedì 20 novembre e martedì 2 dicembre 2014 alle ore 20:30 la sezione AID di Modena in collaborazione con le scuole I.C. S. Neri, I.C. di San Prospero-Medolla e la direzione didattica di Mirandola, organizza due serate di lavoro di gruppo per genitori di alunni DSA o che presentano difficoltà scolastiche.
Gli scopi delle serate saranno conoscere le potenzialità degli strumenti che compongono il kit e sostenere consapevolmente i ragazzi nell’utilizzo degli strumenti in un ottica di crescente autonomia nello studio.
Gli incontri si svolgeranno presso la scuola primaria di Mirandola in via Giolitti (dietro Ipercoop).
Parteciperanno i docenti delle scuole e Graziella Zacchini, presidente della sezione AID di Modena.
– http://cts.w.istruzioneer.it/progetti/dsa/

IL CONCORSO PER DIRIGENTI SCOLASTICI IN CAMPANIA

IL CONCORSO PER DIRIGENTI SCOLASTICI IN CAMPANIA:
UN INCUBO LUNGO 1226 GIORNI

Apprendiamo dai comunicati sindacali UIL E CGIL che il DG dell’USR Campania comunica, in merito al Concorso per Dirigenti scolastici 2011, una nuova tempistica che blocca ancora una volta l’uscita della graduatoria e le assunzioni per un altro anno.
L’incubo, che dura da più di tre anni, non ha ancora fine.
Sono, infatti, trascorsi:
• 1226 giorni, ovvero tre anni e 4 mesi, dall’uscita del bando (13 luglio 2011);
• 1176 giorni, ovvero tre anni e 2 mesi, dal momento in cui le regioni Molise, Liguria, Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Friuli, Marche, Puglia, Sardegna, Umbria, Veneto hanno assunto i primi DS attingendo alle graduatorie dello stesso concorso del 2011;
• 247 giorni, ovvero più di 9 mesi, dal termine degli orali in Regione Campania.
Il concorso ha conosciuto in tutte le regioni italiane momenti di difficoltà e di stasi, ma in Campania esso è, a tutt’oggi, bloccato, privo dell’atto finale della procedura: la graduatoria degli idonei.
Nonostante il Consiglio di Stato abbia fugato ogni nube di illegittimità sul nostro concorso, siamo ancora qui, in attesa di Godot, vittime della paralisi dell’amministrazione locale, condannata per inerzia, con sentenza n° 05634/2014 del TAR Campania, a pubblicare la graduatoria e a liquidare le spese di lite ai ricorrenti.
Ci chiediamo:
• perché questa graduatoria “non s’ha da fare”?
• chi è don Rodrigo?
E fuor di metafora:
• siamo ancora in tempo a scrivere una storia che comprenda gli ingredienti della celerità e della trasparenza della Pubblica amministrazione, che restituisca “senso” alla sua azione ed autorevolezza e dignità agli idonei campani?
Se fossimo in grado di produrre un’altra narrazione da questa vicenda, allora potremmo farne veramente la metafora di un’Italia che cambia verso.
Chiediamo che i vincitori campani vedano riconosciuti, al pari dei colleghi di tutte le altre regioni italiane, i propri meriti e i propri diritti.

#SIAMONOILABUONASCUOLA, DOMENICA 23 NOVEMBRE MANIFESTAZIONE NAZIONALE A FIRENZE

#SIAMONOILABUONASCUOLA, DOMENICA 23 NOVEMBRE MANIFESTAZIONE NAZIONALE A FIRENZE

Il corteo partirà alle 11 da piazza dei Cavalleggeri e percorrerà il Lungarno per concludersi in piazza Ognissanti

“Caro Renzi e cara Giannini, #siamonoilabuonascuola!”. E´ questo lo slogan che la Gilda degli Insegnanti porterà in piazza domenica 23 novembre a Firenze, dove centinaia di docenti provenienti da tutta Italia parteciperanno alla manifestazione nazionale indetta per protestare contro il progetto di riforma “La Buona scuola”.

“Il piano presentato dal Governo – afferma Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda – mortifica la professione docente e contiene aspetti che riteniamo devastanti per la scuola pubblica italiana, primi fra tutti l’assunzione diretta degli insegnanti da parte dei dirigenti scolastici, la carriera basta su mansioni burocratiche e il disconoscimento dell’anzianità di servizio. A tutto ciò bisogna rispondere con uno scatto di orgoglio”.

La manifestazione comincerà alle 10,30 in piazza dei Cavalleggeri dove si raduneranno tutti i partecipanti. Da lì alle 11 partirà un corteo che si snoderà attraverso il Lungarno per raggiungere piazza Ognissanti dove dalle 12,30 sono previsti gli interventi di alcuni rappresentanti sindacali. Chiuderà la manifestazione Rino Di Meglio.

Scuola: prima i trasferimenti!

Al Presidente del Consiglio Matteo Renzi
Al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini
A Componenti delle Commissioni Cultura della Camera e del Senato
Ai Senatori e Deputati tutti della Repubblica

Il documento programmatico La buona scuola, pubblicato nelle scorse settimane, prevede, per la prima volta in Italia, un piano di assunzioni su tutti i posti vacanti e sul costituendo organico funzionale. Pur recependo l’importanza di questa proposta, riteniamo che essa, proprio per il suo carattere di straordinarietà, determinerà conseguenze mai viste prima nel meccanismo della mobilità, sia sull’organico di diritto che sull’organico funzionale.
Dopo aver lottato contro il vincolo di permanenza per 5 anni nella provincia di immissione in ruolo e aver ottenuto, con l’emendamento dell’Onorevole Malpezzi del 2013, la riduzione del blocco della mobilità dai 5 ai 3 anni, c’è il rischio che venga nuovamente violato il diritto dei lavoratori a trasferirsi e vengano negati i ricongiungimenti tra genitori e figli, tra coniugi, tra familiari.
Quello che vogliamo sottolineare è anche il fatto che molti di noi hanno accettato di trasferirsi lontano dalle proprie famiglie sapendo che dopo tre anni avrebbero potuto ricongiungersi ad esse. Adesso il rischio è che le regole cambino mentre i giochi sono ancora aperti e non la riteniamo una cosa giusta.
L’immissione in ruolo di tutti gli aspiranti inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, prevista dal piano del Governo, potrebbe provocare la saturazione di tutti i posti disponibili, compresi quelli destinati alla mobilità annuale (trasferimenti provinciali ed interprovinciali e assegnazioni provvisorie). Il personale docente di ruolo che insegna lontano dalla propria famiglia vedrà, dopo immani sacrifici e anni di attesa, negata ancora una volta la possibilità di ricongiungersi ai propri cari.
Qualunque meccanismo di realizzazione del piano deve prevedere la tutela del diritto alla mobilità!
Tale condizione interessa decine di migliaia di docenti, i loro figli, spesso in tenera età, i loro familiari, talora bisognosi di assistenza. Si tratta di lavoratori che hanno, mediamente, una trafila lunghissima alle spalle, che comprende sia gli anni di precariato, sia quelli di ruolo. Ad essi va garantito un intervento urgente.
CHIEDIAMO DUNQUE CHE
1.Il piano straordinario di assunzioni vada subordinato, in fase di realizzazione, a un piano straordinario di mobilità.
2.Tutto l’organico di diritto e l’organico funzionale vada utilizzato prioritariamente per i trasferimenti e che qualunque opzione per le nuove assunzioni, in sede di convocazione o di consultazione preventiva, vada fatta evidenziando che i trasferimenti dal 1 settembre 2015, avranno la priorità.
3.Sia definitivamente eliminato il vincolo triennale nella mobilità, figlio di una stagione politica ormai tramontata e teso a limitare la libera circolazione dei dipendenti statali sul territorio attraverso meccanismi farraginosi e alieni allo spirito e al dettato costituzionale.
4.Sia garantito ogni anno un certo numero di posti per i trasferimenti e le assegnazioni provvisorie/utilizzazioni.
Convinti di un Vostro interessamento, rimaniamo in attesa di una risposta in merito.

Comitato “ Docenti Immobilizzati”

Alunno senza sostegno? Danno da 1.000 €

da ItaliaOggi

Alunno senza sostegno? Danno da 1.000 €

Di Dario Ferrara

Mille euro al mese di danno esistenziale per ogni mese di scuola frequentato dall’alunno disabile senza l’insegnante di sostegno. E a pagare sarà il ministero dell’istruzione. È quanto emerge dalla sentenza 2909/14, pubblicata dalla terza sezione del Tar Sicilia. È il quadro costituzionale a imporre che ogni studente non possa fruire solo sulla carta del percorso di formazione offerto della scuola. È così che se un bambino ha gravi problemi e non ha potuto fruire della misura di sostegno deve essere risarcito del danno non patrimoniale, definibile come danno «esistenziale», che deve essere liquidato in via equitativa. Quanto al numero di ore di lezione di aiuto delle quali ha bisogno l’allievo conta il piano individualizzato scolastico fino a prova contraria. E se non sopraggiunge un documento di contenuto contrario rispetto a quelli che fondano la pretesa della famiglia dello studente deve essere riconosciuto il diritto dell’allievo a essere seguito durante le ore di frequenza scolastica da un insegnante di sostegno per il numero di ore richiesto: ne consegue l’obbligo di prestazione che incombe sull’amministrazione scolastica. Che tuttavia risulta inadempiente. Deve invece ritenersi un obbligo per l’amministrazione erogare il servizio didattico predisponendo, per l’ipotesi di disabilità, le misure di sostegno necessarie: il tutto per evitare che lo studente altrimenti fruisca soltanto nominalmente del percorso di istruzione, laddove il disabile è impossibilitato ad accedere ai contenuti dello stesso in assenza di adeguate misure compensative, e che tale rapporto di adeguatezza deve essere parametrato in funzione dello specifico e concreto ciclo scolastico frequentato. Il danno, concludono i giudici, è individuabile negli effetti che la, seppur temporanea, diminuzione delle ore di sostegno subita ha provocato sulla personalità dei minori, privati del supporto necessario a garantire la piena promozione dei bisogni di cura, di istruzione e di partecipazione a fasi di vita «normale». La decorrenza dell’obbligo di pagamento scatta dalla notifica del ricorso e fino all’effettiva assegnazione dell’insegnante per il numero di ore richiesto. Ministero condannato a pagare le spese di giudizio.

Non c’è reato se un genitore non manda il figlio alle superiori

da Il Sole 24 Ore

Non c’è reato se un genitore non manda il figlio alle superiori

di Andrea Alberto Moramarco

Un genitore non può essere condannato per non aver impartito al figlio l’istruzione offerta dalla scuola superiore. L’articolo 731 del codice penale (inosservanza dell’obbligo dell’istruzione elementare dei minori) sanziona infatti solo l’inosservanza dell’obbligo dei genitori di mandare i figli alle scuole elementari e medie, nonostante la riforma del 2003 abbia assicurato a tutti il diritto all’istruzione ed alla formazione per almeno dodici anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età. Lo ha ricordato la Cassazione nella sentenza n. 45921/2014.

Il caso
La vicenda trae origine dalla condanna emanata da un Giudice di Pace nei confronti di una signora alla pena dell’ammenda di 30 euro per il reato di cui all’articolo 731 del codice penale, perché al termine dell’anno scolastico era stato accertato che suo figlio non aveva frequentato l’istituto professionale per i servizi alberghieri e la ristorazione cui era iscritto.

La decisione
In seguito al ricorso presentato dal Procuratore generale, la Cassazione annulla la sentenza. Per i giudici infatti la legge 53/2003 ha sì previsto l’estensione dell’obbligo scolastico oltre la scuola media, ma non ha introdotto una sanzione penale in caso di violazione di tale obbligo. Pertanto, deve ritenersi che l’articolo 731 del codice penale sanzioni esclusivamente la violazione da parte dei titolari della potestà genitoriale dell’obbligo di impartire ai figli minori l’istruzione elementare e quella offerta dalla scuola media inferiore e non anche quella offerta dalla scuola media superiore.

Dal videogame che insegna l’informatica al download degli appunti: così la scuola è sempre più digitale

da Il Sole 24 Ore

Dal videogame che insegna l’informatica al download degli appunti: così la scuola è sempre più digitale

di Marzio Bartoloni

C’è la didattica 2.0 e il videogame per insegnare ai bambini a usare office, ma anche la piattaforma web per scambiarsi gli appunti delle lezioni fino a un sistema di sensori per gestire il comfort delle aule. La «scuola digitale» la fa da protagonista anche a Job&Orienta (da ieri e fino a domani a Verona), uno dei più importanti appuntamenti italiani sul’orientamento scolastico e professionale, con oltre 60mila studenti attesi.

Avanza la scuola digitale
Si chiama «PortanuovaLab. Orizzonti dell’innovazione» l’evento ideato da progetto di vita – Cattolica per i giovani in partnership con VeronaFiere nell’ambito della sedicesima edizione di Job&Orienta. Si tratta di uno spazio dedicato alla scoperta delle nuove professioni del digitale in pista una serie di workshop per permettere agli studenti di conoscere la storia di giovani imprenditori di successo, di raccogliere le testimonianze di professionisti del settore, di mettersi alla prova (per esempio sperimentando la stampa 3D) e di ottenere una prima consulenza sul proprio percorso formativo e per la definizione di concreti obiettivi professionali. In Portanuovalab sono quattro i progetti dedicati alla «scuola digitale». In vetrina è finito il videogame «Ecdl power »:  un gioco educativo fruibile via web con qualsiasi dispositivo, per imparare a usare il computer e per conseguire l’Ecdl, la certificazione informatica più diffusa al mondo. Alla ribalta anche la start up «Moku » di un gruppo di ex studenti di ingegneria informatica che hanno creato una piattaforma web per studenti universitari che permette di gestire i documenti e di prendere appunti sopra a dei livelli trasparenti, rispettando tanto le esigenze di collaborazione quanto quelle di privacy. Infine sono stati presentate altre due iniziative: «Smart Torvy» , un sistema basato su Arduino che – attraverso una serie di sensori che monitorano tra l’altro temperatura, qualità dell’aria, umidità – permette di ottimizzare l’ambiente all’interno di una classe, rendendolo confortevole per studenti e professori e il Centro Studi ImparaDigitale è un’associazione nata nel marzo 2012 per promuovere lo sviluppo di una modalità didattica innovativa che permetta alla scuola italiana di beneficiare del potenziale racchiuso nelle nuove tecnologie.

A Verona il dialogo con il mondo del lavoro
L’edizione di quest’anno di Job&Orienta è intitolata «Garanzia futuro: imparare lavorando», l’obiettivo principale resta quello di favorire il dialogo tra il mondo della scuola e quello del lavoro. A Verona sono attesi ragazzi e ragazze che stanno sperimentando percorsi di alternanza scuola-lavoro negli istituti secondari superiori, studenti che hanno concluso un biennio di Istituto tecnico in settori trainanti del made in Italy, o in altri segmenti di mercati innovativi come l’efficienza energetica o la mobilità sostenibile, e poi hanno trovato occupazione nell’azienda dove avevano svolto il loro stage. E ancora giovani che coniugano cultura digitale, saper fare e creatività, o coetanei che hanno scelto di avviare un’impresa e giovani “digitalizzatori” che sviluppano nuove idee aiutando altre generazioni di imprenditori ad essere più competitivi. All’edizione di quest’anno fa da sfondo la conclusione, ormai prossima, dell’esame sul “Jobs act” alla Camera e la chiusura delle consultazioni sul rapporto “La buona scuola”, ma anche il Programma Garanzia Giovani, che in Italia ha il compito di tradurre il piano europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile ed ora si avvia a restituire i primi risultati sui territori

Educazione ambientale in un clic, on line le lezioni gratuite del Wwf

da Il Sole 24 Ore

Educazione ambientale in un clic, on line le lezioni gratuite del Wwf

di Alessia Tripodi

Al via il progetto formativo gratuito «Mi curo di te!» promosso dall’associazione «green» e dall’azienda Sofidel. Materiale didattico Web per i prof e premi per gli studenti.

Wwf e l’azienda cartaria Sofidel uniti per promuovere l’educazione ambientale nelle scuole con un innovativo progetto digitale completamente gratuito.
Arriva «Mi curo di te! Il gesto di ognuno per il pianeta di tutti», il programma per le classi primarie e secondarie di primo grado che si svilupperà nell’arco di tre anni, trattando ogni anno un grande tema ambientale.

Il progetto
La prima annualità, per l’anno scolastico 2014/2015, è dedicata all’acqua, mentre le successive al cambiamento climatico e alle foreste.
Il focus sulle risorse idriche nasce per sensibilizzare i giovani al problema della scarsità d’acqua, che colpisce quasi tutti i continenti e riguarda oltre il 40% della popolazione umana: entro il 2025, – spiega il Wwf – 1,8 miliardi di persone vivranno in paesi o regioni con assoluta scarsità d’acqua e il 75% della popolazione mondiale dovrà fare i conti con la scarsità di questa risorsa. La soluzione sta nella capacità di adattamento degli ecosistemi e, a livello educativo, nella conoscenza dei questi fenomeni e nelle competenze per affrontarli.

A lezione con un clic
Il materiale formativo gratuito e scaricabile dal sito semidifuturo.wwf.it , è composto da una lezione digitale di circa un’ora e mezza, che, grazie ad animazioni e giochi interattivi, punta a stimolare l’attenzione degli alunni verso temi ambientali più generali, comuni nelle tre annualità; le schede di approfondimento sul tema “Acqua” per gli insegnanti, che suggeriscono al docente come sviluppare il tema in classe, proponendo anche attività pratiche per aumentare il coinvolgimento dei ragazzi; un concorso a quiz on line, per verificare giocando cosa si è imparato. In palio, per le 20 classi che avranno ottenuto il punteggio più alto, premi Wwf e Regina, marchio sviluppato dalla Sofidel.