Alternanza Scuola Lavoro: dal MIUR solo propaganda

Come avviene ormai da alcuni anni, il MIUR e l’INDIRE hanno presentano al Job&Orienta di Verona i dati relativi al monitoraggio quantitativo dei percorsi di alternanza scuola-lavoro nella secondaria di II grado, previsti dal DLgs 77/05, relativo all’a.s. 2013/2014.

Le sintetiche informazioni fornite dal monitoraggio, testimoniano la situazione di pesante difficoltà in cui le scuole si trovano ad affrontare un importante segmento della formazione dei nostri studenti della secondaria di II grado.
Risulta particolarmente forte la riduzione della durata media annuale espressa in ore dei percorsi in alternanza.  Se questo dato viene collegato al notevole ridimensionamento del numero dei percorsi, da 11.600 a 10.279, il quadro che ne viene fuori è chiarissimo: il peso dell’alternanza Scuola Lavoro si sta riducendo sensibilmente nell’ambito del curricolo della secondaria di II grado.

La FLC CGIL ha da tempo messo in campo una serie di proposte sull’alternanza, (a partire dalla distinzione del ruolo e della funzione dello stage, del tirocinio, dell’alternanza scuola lavoro, dell’apprendistato, della formazione continua) che  se messe in atto, potrebbero contribuire a rilanciarla quale formidabile strumento di crescita educativa dei nostri studenti.

Disabill Kill’, la disabilità a fumetti dalla A alla Z

da Redattore Sociale

Disabill Kill’, la disabilità a fumetti dalla A alla Z

Un ‘dizionario semi-serio’ per parlare di disabilità da una nuova prospettiva: quella offerta dai vignettisti Tullio Boi e Pietro Vanessi. ‘Disabill Kill’ sarà presentato il 22 novembre, alle ore 17.30 alla libreria Ubik di Bologna

BOLOGNA – “Parto dall’inizio, sennò non si capisce. Mi chiamo Tullio Boi, sono sardo e ho 53 anni. Da 24 anni ho la sclerosi multipla, da 12 sono su una sedia a ruote. Sono un ingegnere, ho lavorato fino a 7 anni fa quando mi sono detto: da oggi voglio vivere facendo quello che mi piace. Disegno vignette. Ormai ne ho disegnate quasi 2 mila, con questo sono a 5 libri”. ‘Questo’ è ‘Disabill kill’, libro a fumetti di Boi e Pietro Vanessi. Sottotitolo: ‘Sorridere nella disabilità dalla A alla Z’. “Quando Vanessi me l’ha proposto – è da anni che lavoriamo insieme – ho accettato subito. ‘Disabill Kill’, realizzato grazie a un progetto di crowdfunding, è un ‘dizionario semi-serio’ e nasce con due scopi: divertire e far pensare. Far pensare un pubblico che coinvolge anche i disabili non è facile, tutt’altro: il mio personaggio, una mucca bianca e nera in carrozzina, ci prova”. E racconta di quella volta in cui, una signora, dopo aver visto la sua vignetta – “vignette ‘dissatira’, le chiamo io, che fanno satira sulla disabilità” – su un sito d’informazione nazionale con cui collaborava, gli scrisse una lettera severa: “Disse che ero un insensibile, che suo marito era in sedia a ruote e non dovevo scherzare su quegli argomenti. Cosa le risposi? Mi scusai, e le inviai i miei saluti: le mandai una mio fotografia mentre facevo ciao con la mano”. La signora si scusò: “Le dissi che, se una persona non ironizza, si perde un pezzo importante di vita. La disabilità non è la fine della vita, ma solo un capitolo.

Disabili Kill vignetta
‘Disabill Kill’ – evidente il richiamo a ‘Kill Bill’ di Quentin Tarantino – raccoglie 26 vignette firmate Boi e 26 firmate Vanessi: “Tutte ironiche, mai tragiche. Parliamo e disegniamo di coma, Dio, autismo, cecità, sordità, Alzheimer… Abbiamo cercato di coinvolgere tutte le disabilità”. La prefazione illustrata è di Sergio Staino, e raccoglie anche i contributi di una trentina tra i più famosi vignettisti italiani: da Vincino a Bruno Bozzetto, da Allegra a Mauro Biani e Danilo Maramotti. Numerosi gli interventi dei rappresentanti di diverse associazioni, da Gli amici di Luca all’Aism; dal Comitato italiano paralimpico (Cip) alla Fish (Federazione italiana superamento handicap). E proprio a Fish andrà il 50 per cento del ricavato (il libro costa 16 euro), per promuovere e incentivare iniziative culturali o sociali a favore delle persone con disabilità.

‘Disabill Kill’ sarà presentato oggi, sabato 22 novembre alle ore 17.30 a Bologna, alla libreria Ubik (via Irnerio 27). Con gli autori, ci saranno anche Roberta Amadeo, presidente nazionale Aism, Fulvio De Nigris, direttore del Centro studi per la ricerca sul coma ‘Gli amici di Luca’ e, in rappresentanza della Fish, il giornalista Stefano Borgato di Superando.it. “L’idea è quella di trasformare il libro in una mostra: abbiamo già richieste da parte di diverse associazioni che la ospiterebbero. Pensandoci bene, più che un’idea è già un progetto pronto a partire”. (Ambra Notari)


Nel mondo dei fumetti arriva il supereroe autistico

È sbarcato nel mondo dei fumetti un nuovo supereroe che fara’ la differenza nella vita dei bambini con autismo. Si chiama Michael, e’ un autistico con una mente matematica, grandi capacita’ artistiche e tanta compassione, e soprattutto e’ il …

Roma – È sbarcato nel mondo dei fumetti un nuovo supereroe che fara’ la differenza nella vita dei bambini con autismo. Si chiama Michael, e’ un autistico con una mente matematica, grandi capacita’ artistiche e tanta compassione, e soprattutto e’ il protagonista della nuova serie ‘Face value’.

L’ideatore e’ Dave Kot, che ha fondato l’azienda senza scopo di lucro ‘Face value comics’ durante il suo dottorato di ricerca in psicologia grazie al lavoro con i bambini in terapia, una passione trentennale per i fumetti e la sua comprensione del disturbo. Il suo e’ un fumetto divertente ed educativo sia per le famiglie che per i minori coinvolti nella sindrome.

Tutti i protagonisti della serie sono costruiti secondo criteri diagnostici e clinici ben precisi e affrontano le sfide della vita reale: autismo, ansia e depressione. Kot ha fatto in modo che i personaggi del fumetto fossero disegnati con delle espressioni facciali molto vivaci, per fornire una sorta di copione ai bambini coinvolti nel disturbo dello spettro autistico. Le caratteristiche facciali rappresentano le diverse emozioni, cosi’ i lettori potranno imparare e cogliere il significato dietro i comportamenti dei supereroi, riconoscendo le emozioni che ogni soggetto mostra nell’immagine.

“I bambini hanno bisogno di eroi come loro- ha concluso Kot- il fumetto vuole aiutarli a riconoscere le emozioni attraverso una storia divertente”, mostrandogli come Michael affronta e supera le situazioni difficili. “Ha l’autismo ma ha anche degli amici, va a scuola e diventa l’eroe che doveva essere”. (DIRE)


“Prestami la tua mano per il mio sogno”: in mostra i fumetti sulla disabilità

È il concorso della Uildm che ha fatto incontrare sceneggiatori disabili e giovani fumettisti provenienti da tutta Italia. I loro lavori saranno esposti nella sala Eureka del Centro Lame a Bologna fino al prossimo 4 giugno

23 maggio 2011

BOLOGNA – Una raccolta di fumetti differenti per stile e contenuti che parlano di integrazione e vita quotidiana. Sono fantasy o umoristici, ma hanno sempre come punto di riferimento le storie dei ragazzi che tutti i giorni si devono rapportare con la loro disabilità. È il risultato di “Prestami la tua mano per il mio sogno”, concorso promosso dalla sezione bolognese della Uildm (Unione italiana lotta alla distrofia muscolare), in collaborazione con il Centro servizi per il volontariato Volabo che  ha permesso a ragazzi con distrofia muscolare di raccontare le proprie storie, grazie all’aiuto di fumettisti e illustratori. “Considerando che era la prima volta che organizzavamo un’iniziativa di questo tipo, il concorso è andato molto bene, oltre ogni nostra aspettativa – spiega Annalisa Frascari, consigliera della Uildm bolognese – È stato accolto con interesse, tanto che hanno partecipato giovani fumettisti provenienti anche da altre città italiane. Anche gli elaborati finali sono di ottima qualità: sono tutti diversi fra loro per quanto riguarda lo stile, dimostrano capacità personali e ricerca interpretativa”. Il 27 maggio alle 18 nella sala Eureka del Centro Lame ci sarà la premiazione dei ragazzi che hanno partecipato al concorso. Le opere presentate rimarranno in mostra fino al 4 giugno.

Sono 9 i fumetti che disegnatori e sceneggiatori hanno realizzato lavorando insieme nelle ultime settimane. “Mi sento di dire che per tutti l’esperienza è stata positiva – continua Frascari – I fumettisti hanno dimostrato un reale interesse e, malgrado le difficoltà legate alla distanza o alla ‘novità’ rappresentata dall’altro, si sono rapportati con i nostri soci con disponibilità e costanza. D’altra parte i nostri sceneggiatori hanno avuto la possibilità di confrontarsi in maniera attiva attraverso un percorso creativo e di conoscenza e devo dire che in tutti i casi sono stati molto soddisfatti del risultato”.

Il 27 maggio saranno premiati i vincitori del concorso e sarà inaugurata la mostra. Saranno presenti alcuni membri della giuria, composta da Stefano Andreoli e Stefano Borgato della redazione di “Dm”, periodico della Uildm nazionale, il fumettista Tullio Boi, il pittore e disegnatore Paolo Malgrati, il capo ufficio stampa e redattore della casa editrice Coconino Press Luca Baldazzi e Pietro Scarnera, giornalista e autore. I fumetti, che saranno raccolti in un catalogo pubblicato dalla Uildm, sono molto vari sia per lo stile degli autori che per i temi affrontati. “In generale sono storie brevi – conclude la consigliera della Uildm bolognese – che attraverso diversi generi, dalla fantascienza al racconto umoristico, affrontano aspetti del quotidiano dei nostri soci. La disabilità è spesso toccata, ma sempre in maniera leggera e ironica”. (gs)

C. Sposini, Il metodo anti-cyberbullismo

sposiniClaudia Sposini, Il metodo anti-cyberbullismo
Per un uso consapevole di internet e dei social network

Edizioni San Paolo, 1ª edizione novembre 2014
Collana COMUNICAZIONE/STUDI
Numero pagine 112
CDU 22X 110
ISBN/EAN 9788821593598

Fino a un po’ di anni fa, la sicurezza era una questione di protezione dai pericoli del mondo tangibile. Con l’avvento di internet molte cose sono cambiate.

Questo libro intende offrire una guida pratica per comprendere e contrastare il bullismo online in un’ottica educativa e culturale che aiuti concretamente genitori, insegnanti e operatori a ricostruire un quadro articolato di difficoltà e disagi.

Oltre a riportare esempi di studi scientifici sul fenomeno, il testo intende offrire un metodo semplice e pratico che fa leva anzitutto sulla sensibilizzazione di scuola, famiglia e istituzioni. All’orizzonte, la necessità di affacciarsi sul complesso mondo dei nostri ragazzi non con una politica di “tolleranza zero”, ma con l’attenzione sincera di chi vuol proporre anzitutto chiarezza, consapevolezza e responsabilità.

Un “pronto intervento” pratico, leggibile e immediato per affrontare il cyberbullismo e usare consapevolmente i nuovi ambienti comunicativi.

Sostegno

da Redattore Sociale

Sostegno, al via i corsi: in gioco 7 mila posti, ma riservati a chi è già abilitato

Gli atenei stanno pubblicando i bandi per la partecipazione ai corsi: ma requisito indispensabile è l’abilitazione. Per Anief, “esclusione immotivata degli idonei ai concorsi. Ricorreremo per le vie legali”. Il sindacato critica anche la tassa d’iscrizione al corso: fino a 3 mila euro, “esagerata”

ROMA – Le università iniziano a pubblicare i bandi per la partecipazione ai corsi di abilitazione al sostegno, da cui entro il 2015 usciranno circa 6.600 nuovi insegnanti. Presto si svolgeranno i test preselettivi, poi l’avvio dei percorsi formativi finalizzati al conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità ed il relativo numero di posti. Per prendere parte alle selezioni bisognerà versare una quota tra i 90 e i 110 euro: chi sarà ammesso, dovrà poi pagare una tassa tra i 2.400 e i 3 mila euro. E’ questo il primo punto su cui Anief, l’associazione professionale di educatori e formatori, da sempre fa sentire la sua voce critica. Ma c’è un’altra questione che oggi, soprattutto, Anief evidenzia: l’accesso ai corsi è riservato ai docenti già abilitati, anche di ruolo. Restano fuori quindi tutti gli idonei ai concorsi per l’insegnamento: un’esclusione “incomprensibile – commenta Anief – che va contrastata nelle opportune sedi legali”.

L’abilitazione al sostegno, infatti, rappresenta un’importante opportunità, che “alla luce del crescente numero di giovani disabili che frequentano le nostre scuola, comporta quasi sempre il conseguimento di supplenze annuali. E con il tempo, dell’immissione in ruolo. Solo che il Miur non la lascia aperta a tutti – osserva Anief – Per formulare domanda di accesso alle selezioni, occorre infatti essere in possesso di almeno un’abilitazione all’insegnamento. Possono partecipare, inoltre, gli insegnanti già di ruolo”.
D’altro canto, “il sindacato ritiene positivo che l’amministrazione abbia deciso di avviare i percorsi di specializzazione per il sostegno, visto che, secondo i nostri calcoli, nei prossimi due anni sarà necessario implementare il numero di posti in organico di diritto di circa 40mila unità: nel 2016, infatti, gli alunni con disabilità iscritti alla scuola pubblica diventeranno 260mila, 30mila in più degli attuali. Per cui non c’è altra scelta che innalzare di 40mila posti l’organico di diritto degli insegnanti specializzati rispetto agli attuali sottostimati 90mila”. Però “resta da capire – sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – per quale motivo il Miur non abbia permesso a tutti gli idonei vincitori del concorso a cattedra di partecipare ai corsi specializzanti nel sostegno: è un’esclusione grave e immotivata, perché questi docenti risultano comunque abilitati, proprio a seguito del superamento delle prove concorsuali scritte e orali. Tanto è vero che con l’assunzione nei ruoli dello Stato acquisiscono in pieno lo status di docenti. Non si comprende proprio perché non possano accedere ai corsi di sostegno”. Anief quindi si prepara per ricorrere alle vie legali contro questa immotivata esclusione. E fa sapere: “per tutti gli idonei interessati ad aderire ai ricorsi Anief, al fine di partecipare alle prove di accesso alla specializzazione per il sostegno, nei prossimi giorni saranno quindi divulgate le modalità operative”.


Scuola, il sostegno resta “diseguale” da regione a regione: “Violata la legge”

Alcune regioni hanno troppi posti in organico di diritto rispetto alla media nazionale e altre ne hanno troppo pochi. Tuttoscuola analizza i dati della stabilizzazione dei posti di sostegno: “Legge non applicata, la perequazione è un fallimento”

ROMA – Aumenta, con le nuove assunzioni attuate dal ministero, il numero degli insegnanti di sostegno in organico di diritto: non c’è equità però fra le regioni e alcune ne hanno avuti stabilizzati troppi e altre troppo pochi. Una diversità che è un dato storico ma che da quest’anno è anche una violazione della legge, che imponeva proprio a partire dall’anno scolastico 2014/15 di ripartire in modo equo fra le regioni i posti in organico di diritto. Cosa che, denuncia ora un dossier di Tuttoscuola, non è avvenuta, lasciando in essere le grandi differenze regionali, che sono sì state ridotte rispetto al passato ma che ciò nonostante sussistono ancora. E certificano il fallimento della politica dei “piccoli passi” attuata dal ministero e del tentativo di arrivata ad una perequazione del sostegno.

I posti in organico di diritto sono quelli assegnati di norma ad un docente titolare di ruolo, obbligato a prestarvi servizio per almeno cinque anni favorendo così la continuità didattica a favore degli alunni disabili. Da anni è in corso un piano di stabilizzazione dei docenti, che ha portato all’assunzione – ad oggi – di 80 mila docenti su un totale di 110 mila impegnati nel sostegno. Secondo Tuttoscuola, nel passato anno scolastico 2013/14 il tasso di stabilizzazione medio nazionale dei docenti di sostegno era pari al 61,51%, con regioni ampiamente al di sopra della media (la Basilicata addirittura di venti punti percentuali) e altri sotto la media. Dall’83% della Basilicata si scendeva fino al 47% del Molise, con Campania, Sardegna, Calabria, Sicilia, Puglia, Friuli e Liguria sopra la media e le altre sotto la media. Le nuove assunzioni di quest’anno hanno modificato molto poco la situazione: è vero che le regioni più svantaggiate hanno avuto incrementi superiori al 10% contro quelli molto più contenuti delle altre regioni, ma la politica “dei piccoli passi” non ha certo invertito la situazione complessiva.

La legge 128/2013 imponeva che a partire “dall’anno scolastico 2014/2015 il riparto è assicurato equamente a livello regionale, in modo da determinare una situazione di organico di diritto dei posti di sostegno percentualmente uguale nei territori”. Rispetto ai valori dell’organico di fatto 2013-14 che complessivamente a livello nazionale hanno raggiunto i 110.216 posti, gli 80.871 posti definiti come quota in organico di diritto per il 2014-15 rappresentano il 73,38%. Tale percentuale del 73,38% avrebbe dovuto costituire, quindi, l’indice generale di equa stabilizzazione dei posti di sostegno a livello regionale. In ogni regione i posti di sostegno stabilizzati in organico di diritto dovevano essere calcolati, dunque, in base al 73,38% di tutti posti di sostegno attivati. Invece la situazione è ancora una volta molto varia.  La Basilicata è al 84%, Sardegna e Campania al 79%, Calabria e Sicilia al 78%, Puglia al 76%, Friuli al 75%, Liguria al 73,8%. Tutte sopra la media del 73,38%. Sotto tale soglia ci sono Abruzzo e Piemonte (72%), Toscana (71%), Emilia Romagna (70%), Umbria e Veneto (69%), Marche e Lazio (68%), Lombardia e Molise (67%).

Le differenze finali sono meno marcate di quelle dell’anno scorso, è vero, ma Tuttoscuola ribadisce che per quest’anno la legge imponeva un riparto equo a livello regionale. Cosa che non c’è stata. Calcolando il numero di posti di sostegno, otto regioni – scrive Tuttoscuola – hanno avuto illegittimamente più posti di quelli dovuti: la Campania (887 posti in più), la Sicilia (621), la Puglia (322), la Calabria (225), la Sardegna (190), la Basilicata (122), il Friuli Venezia Giulia (28) e la Liguria (12). Si tratta di 2.406 posti sottratti alle altre dieci regioni. Le dieci regioni cui illegittimamente non sono stati assegnati i posti in organico di diritto sono: la Lombardia (926 in meno), il Lazio (642), il Veneto (280), l’Emilia Romagna (185), le Marche (136), la Toscana (87), l’Umbria (54), il Molise (49), il Piemonte (35) e l’Abruzzo (11).


Sostegno, Fand e Fish: serve formazione seria e adeguata

Riunione dell’Osservatorio ministeriale sull’inclusione scolastica degli alunni con disabilità: valutazioni positive sul documento “La buona scuola” ma le federazioni chiedono più coraggio sul tema della formazione iniziale dei docenti

ROMA – Positiva l’immissione in ruolo di molti docenti, ma serve una “formazione seria ed adeguata” dei nuovi insegnanti di sostegno e un passo avanti sul tema della formazione iniziale ed obbligatoria in servizio dei docenti curricolari sulle didattiche inclusive. Sono le considerazioni espresse da Fand e Fish, le due principali federazioni di persone con disabilità, durante la riunione dell’Osservatorio ministeriale sull’inclusione scolastica degli alunni con disabilità, incontratosi ieri e presieduto dal ministro Giannini.

In una nota congiunta, Fand e Fish affermano di aver apprezzato la prima stesura del documento governativo su una riforma complessiva del sistema scolastico italiano (“La Buona Scuola” del governo Renzi) e di averlo fatto per la parte che prevede l’immissione in ruolo di molti docenti, intervento che “garantirà una maggiore continuità didattica”. Al contempo però le federazioni hanno posto l’accento sulla necessità che i circa tremila docenti che diverranno insegnanti per il sostegno seguano una formazione seria e adeguata.

Positiva pure la valutazione del complessivo sistema di istruzione che si intende adottare. Esso però per Fand e Fish dovrà prevedere alcuni indicatori per valutare l’effettivo livello inclusivo delle singole classi e scuole. Dove invece il documento governativo, secondo le federazioni, deve essere integrato è sul tema della formazione iniziale ed obbligatoria in servizio dei docenti curricolari sulle didattiche inclusive: a tal proposito peraltro è stato emanato un decreto col quale si prevedono brevi corsi di aggiornamento a partire dal prossimo mese, con la collaborazione pure di esperti gratuiti delle due Federazioni. Per migliorare ulteriormente il documento governativo, Fand e Fish affermano che il ministro ha promesso che verrà integrata nel testo normativo una specifica proposta di legge per migliorare la qualità dell’inclusione scolastica, proposta già predisposta dalle Federazioni in seno all’Osservatorio scolastico ministeriale.

I lavori dell’Osservatorio si sono conclusi con la comunicazione che il 3 dicembre la Giornata mondiale delle persone con disabilità verrà celebrata, oltre che in tutte le scuole, anche presso il Ministero dell’Istruzione alla presenza di vari Ministri e con un incontro col Capo dello Stato.


Scuola, l’Anief: lezioni iniziate ma molti disabili sono senza sostegno

Roma – Ad un mese dall’inizio dell’anno scolastico un’alta percentuale di alunni disabili rimane senza l’insegnante di sostegno: la denuncia giunge dal Contact Center integrato per la disabilita’ “Superabile”, che raccogliendo testimonianze dirette …

Roma – Ad un mese dall’inizio dell’anno scolastico un’alta percentuale di alunni disabili rimane senza l’insegnante di sostegno: la denuncia giunge dal Contact Center integrato per la disabilita’ “Superabile”, che raccogliendo testimonianze dirette ha denunciato che “tra tagli e ritardi, tra riorganizzazione e avvicendamenti vari, moltissime sono le famiglie di studenti con disabilita’ che hanno vissuto l’avvio di questo anno scolastico (come, ma forse anche piu’ dei precedenti) come un vero e proprio incubo”.

Al ‘Contact Center Integrato ‘Superabile” – costituito principalmente da un portale di informazione e di documentazione sulle tematiche della disabilita’, aggiornato quotidianamente, e da un call center gratuito di consulenza telefonica – sono giunte diverse segnalazioni scolastiche ancora irrisolte: “c’e’ Maria, la mamma che chiede solo un bagno adatto a suo figlio e personale capace di aiutarlo; c’e’ Alina, che non esita a chiamare i carabinieri e a denunciare il Comune, perche’ non puo’ tollerare che suo figlio sia abbandonato con la testa sul banco, senza nessuno che si curi di lui; c’e’ Patrizia, che i primi giorni di scuola li passa dietro il banco, insieme a suo figlio, visto che “gli insegnanti di sostegno e gli assistenti ancora non arrivano”. Ci sono, ancora, i genitori di Lorenzo, indignati che al loro ragazzo “siano lasciate solo le briciole del sostegno, da spartirsi con gli altri compagni disabili”.

Alcuni dirigenti del ministero dell’Istruzione, che dalla direzione generale per lo Studente e l’integrazione lavorano ogni giorno per costruire quella scuola inclusiva che tutti vorremmo, hanno giustificato tali inadempienze lamentando ritardi delle commissioni Asl preposte alla diagnosi e alla certificazione, aumento degli alunni disabili, rinuncia al sostegno da parte di docenti specializzati.

L’Anief ricorda al Miur che il primo vero motivo di questo stato di cose e’ legato alla mancata assunzione di 30mila docenti specializzati. Invece di considerare i posti effettivamente liberi, pari ad oltre 110mila insegnanti di sostegno a “copertura” dei quasi 230mila alunni disabili certificati, lo Stato ha continuato a mantenere come riferimento (applicandovi gli incrementi progressivi dal 75% al 100%) il contingente dell’anno scolastico 2006/07.

Che corrisponde a poco piu’ di 90mila posti di sostegno complessivi. È su questo parametro, conteggiato su un totale di soli 180mila alunni con disabilita’, che l’ex ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, ha stabilito i 26.684 posti da inserire nell’organico di diritto e convertire quindi in immissioni in ruolo nel corso di un triennio.

“La mancata assunzione di 30mila docenti- spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir- rappresenta il fallimento della Legge 244/2007, perche’ non si e’ riusciti a garantire il rapporto uno a due tra docenti di sostegno e alunni. Attuando un numero di assunzioni sottodimensionato, si e’ infatti continuato a tenere in vita un’alta percentuale di docenti specializzati precari. I quali, inevitabilmente, ogni anno sono quasi sempre costretti cosi’ a cambiare scuola. Ledendo in questo modo prima di tutto il diritto alla continuita’ didattica, che per gli alunni disabili – conclude il sindacalista Anief-Confedir – e’ ancora piu’ importante rispetto ai normodotati”.

L’Anief ricorda che su questo genere di problematiche va presa come riferimento la sentenza n. 80/2010 della Corte Costituzionale, che ha annullato proprio i commi 413 e 414 dell’art. 2 della Legge 244/2007, nelle parti in cui limitavano l’organico dei docenti al 70% di quello complessivamente attivato nell’a.s. 2006/07, negando in tal modo proprio la continuita’ didattica ai nostri alunni.

Il giovane sindacato ricorda, infine, di aver avviato l’iniziativa “Sostegno: non un’ora di meno!”: l’obiettivo e’ garantire l’immediata attivazione, con ricorsi d’urgenza gratuiti, di nuovi posti di sostegno in organico e il recupero delle ore negate agli alunni con disabilita’ grave riconosciuta ai sensi dell’art. 3, comma 3 della Legge 104/92. Il sindacato invita le famiglie e gli operatori della Scuola a vigilare sulle ore negate o non richieste – ma comunque spettanti in base alla normativa vigente e alle indicazioni delle commissioni mediche – scrivendo a sostegno@anief.net.

#SIAMONOILABUONASCUOLA, A FIRENZE LA CARICA DEI PROF CONTRO RENZI

#SIAMONOILABUONASCUOLA, A FIRENZE LA CARICA DEI PROF CONTRO RENZI

Oltre mille no al progetto di riforma La Buona Scuola scanditi a gran voce lungo l’Arno. Tanti sono stati i docenti che, provenienti da tutta Italia, hanno partecipato questa mattina a Firenze alla manifestazione nazionale della Gilda degli Insegnanti.
Partiti da piazza dei Cavalleggeri, prof e maestri hanno sfilato in corteo fino a piazza Ognissanti. Forte e chiaro il messaggio lanciato al Governo: “Caro Renzi e cara Giannini, #siamonoilabuonascuola”. “Questa riforma non ci piace, caro Renzi lasciaci in pace”, “le nostre scuole non sono aziende, la scuola pubblica non si vende”, “la scuola pubblica va salvaguardata, niente soldi alla privata” sono alcuni degli slogan che hanno animato la manifestazione tra cori, striscioni e bandiere.

“Nessun governo – ha affermato Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda – ha mai predisposto un progetto di riforma peggiore di questo che ci espropria degli scatti di anzianità, ai quali abbiamo diritto per contratto, e condanna gli insegnanti a stipendi ancora più miseri di quelli attuali. Non vogliamo diventare impiegati dell’istruzione e ci opponiamo fermamente a un modello di scuola gerarchico che assegna sempre più poteri al dirigente scolastico. Al governo chiediamo un contratto specifico per gli insegnanti che ne riconosca la professionalità. Non vogliamo elemosinare punti con fantomatici corsi online per fare carriera, vogliamo soltanto insegnare e dedicarci ai nostri alunni”.

Da Firenze, scelta dalla Gilda per manifestare perché è la città di Renzi e culla della lingua italiana, Di Meglio ha rinnovato l’appello agli altri sindacati affinché si superino le divisioni politiche “alle quali – ha sottolineato il leader della Gilda – noi siamo totalmente estranei” e a gennaio si uniscano le forze in uno sciopero unitario della scuola per la scuola.

Stage con trappola: 2.700 studenti sfruttati da alberghi e ristoranti

da Corriere.it

Stage con trappola: 2.700 studenti sfruttati da alberghi e ristoranti

Sei denunciati nell’indagine della Guardia di Finanza di Bassano: i ragazzi lavoravano a basso costo e in nero dietro lo schermo dell’alternanza scuola-lavoro

di Leonard Berberi

In teoria rientrava tutto nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro. In pratica erano impiegati in maniera abusiva da decine di ristoratori e albergatori, soprattutto nei periodi con il più alto numero di cerimonie (matrimoni, comunioni, cresime). E grazie – secondo l’accusa dei finanzieri – a due società con residenza fittizia all’estero, San Marino e Svizzera. È la sorte di 2.700 studenti, di cui alcuni anche minorenni: tutti lavoratori «in nero» che dovevano essere in cucine e hotel a svolgere attività di praticantato e invece, in molte occasioni, si trovavano a fare anche altro.

60 euro alla settimana

Manodopera a costo basso, bassissimo e per la quale – certificano le Fiamme gialle – «i mediatori si facevano pagare 60 euro alla settimana per ogni studente impiegato in cucine, bar e alberghi». La scoperta è stata fatta dalla Guardia di finanza di Bassano del Grappa con la Direzione territoriale del lavoro di Vicenza: l’operazione, coordinata dal capitano Pietro De Angelis, è stata condotta in tutta Italia e ha fatto venire alla luce anche il suo funzionamento. Dopo l’accordo tra istituti scolastici e aziende – nell’ambito del percorso formativo che prevede «sul campo» diverse ore di praticantato – «si inseriva in modo del tutto illecito» un intermediario che provvedeva, dietro pagamento, a fornire gli studenti a ristoratori e albergatori. «A quel punto non si poteva più parlare di rapporto scuola-lavoro, ma di rapporto di lavoro vero e proprio», spiega De Angelis. Lavoro «in nero», visto che non venivano versati i contributi. Su richiesta le persone coinvolte nell’attività illecita «facevano sottoscrivere a ristoratori e albergatori una “lettera d’incarico” con la quale veniva definito l’impiego, per un periodo determinato, di un numero di studenti occorrenti alle strutture», dietro i già citati 60 euro a settimana per studente. «L’importo veniva poi riportato nelle fatture emesse dalle due società, falsamente residenti all’estero, evadendo però le imposte dirette e l’Iva».

Ragazzi del Sud sfruttati da aziende del Centro-Nord

Le scuole superiori coinvolte (36 in tutto) si trovano in Lazio, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. Mentre le aziende che richiedevano i ragazzi – un’ottantina circa – sono in Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Toscana, Umbria, Abruzzo, Puglia, Sicilia e Sardegna. Insomma: gli allievi del Meridione andavano soprattutto al Centro e al Nord. I finanzieri hanno denunciato quattro persone (due sono marito e moglie) per somministrazione fraudolenta di manodopera e hanno anche calcolato l’importo dell’Iva evasa (circa 200 mila euro su un milione di importo): per quest’ultimo elemento due delle persone sono state denunciate anche per frode fiscale. In caso di «somministrazione fraudolenta di manodopera – ricorda il capitano De Angelis – è prevista la sanzione pari a 70 euro per giorno d’impiego per studente e considerato che ognuno di loro è stato impiegato in media per quindici giorni, la sanzione potrà arrivare fino a 2,6 milioni di euro».

Stabilità, salta emendamento pd per la sicurezza nelle scuole superiori

da Corriere.it

Stabilità, salta emendamento pd per la sicurezza nelle scuole superiori

Il deputato Mattiello, che voleva estendere lo sblocco del patto di Stabilità alle province: «Un brutta notizia nel giorno dell’anniversario della morte di Vito Scafidi». Ma il governo assicura: ne riparleremo al Senato

di Valentina Santarpia

La proposta è stata rinviata, ma la questione invece è già scoppiata: le scuole delle Province, 5.384 mila istituti superiori sparsi in tutta Italia che raccolgono 2,6 milioni di studenti, non hanno i soldi per la manutenzione. E l’emendamento alla legge di Stabilità, presentato dal deputato pd Davide Mattiello, che avrebbe sbloccato il patto di Stabilità interno alle Province in materia di edilizia scolastica, è stato ritirato ieri in Commissione Bilancio alla Camera. «Nel giorno in cui ricorre la morte di Vito Scafidi, lo studente piemontese rimasto ucciso dal crollo di un soffitto a scuola, è una brutta notizia», commenta Mattiello. «Ancora una volta il Governo ferma un emendamento che estenderebbe anche alle scuole superiori la possibilità di avviare nuovi investimenti in sicurezza e infrastrutture», dichiara il Presidente dell’Upi Alessandro Pastacci. Ma il ritiro è più di forma che di sostanza, visto che la discussione sarà riaffrontata quando la manovra finanziaria arriverà al Senato: «Alla Camera abbiamo affrontato i temi dei Comuni, al Senato porteremo le istanze di Regioni e Province – assicura l’onorevole Maria Coscia, capogruppo Pd in commissione cultura alla Camera -. Non ci arrenderemo, il tema è troppo importante: l’edilizia è la terza voce del bilancio delle Province, con il patto di Stabilità questi enti non riusciranno neanche a portare avanti i progetti già cofinanziati con lo Stato, per il rischio di violare i limiti di bilancio». Anche il sottosegretario all’Economia, Pierpaolo Baretta, assicura: «Nessuna sottovalutazione di questo tema. Abbiamo solo scelto di affrontare il capitolo delle Regioni e delle Province durante l’iter in Senato».

Cantieri fermi

Ma di quanti soldi parliamo? La stima non è semplicissima, visto che le Province, con il 50% degli edifici che avrebbero bisogno di una seria ristrutturazione (secondo l’ultimo rapporto Legambiente), dovrebbero spendere almeno tre miliardi per rimettere a nuovo ogni liceo e istituto professionale e tecnico di propria competenza. «Si può stimare che ci siano almeno 500 milioni che le Province potrebbero spendere immediatamente», calcola Umberto D’Ottavi, assessore all’istruzione alla Provincia di Torino. «Parliamo di bandi già finanziati dal Cipe, o dall’Inail, di soldi già disponibili, che però le Province per vincoli del patto non possono spendere: da Torino a Milano, sono decine le Province in queste condizioni». E c’è anche chi è già pronto a dare battaglia: Alberto Avetta, presidente pro tempore della Provincia di Torino, ha annunciato proprio durante la commemorazione a Rivoli per la scomparsa di Scafidi, l’intenzione di sforare il Patto di stabilità anche in fatto di edilizia scolastica e non solo per il dissesto idrogeologico, rischiando quindi le multe Ue pur di portare avanti i progetti di risistemazione. «Tragedie come quelle di Rivoli vanno ricordate, ma bisogna svolgere azioni decisive perché non si ripetano», incalza Davide Faraone, sottosegretario all’Istruzione. Ma, per ora, le Province non possono spendere «in deroga». E i cantieri restano fermi.

Scuola, troppo rumore in 2 aule su 3

da Corriere.it

Scuola, troppo rumore in 2 aule su 3

La soluzione: soffitti e pannelli fonoassorbenti riducono i decibel

di Matteo Trebeschi

Il rumore non è soltanto un problema esterno. E non si risolve limitandosi a chiudere le finestre e installando i doppi vetri. In realtà, a incidere sulla didattica è anche l’acustica interna delle classi. Le aule bresciane, in questo senso, sono per due terzi troppo «rumorose». È quello che emerge dallo studio condotto dall’Università di Brescia in una dozzina di scuole della provincia. Certo, il campione va allargato, ma un primo risultato esiste già: è bastato introdurre pannelli fonoassorbenti o controsoffitti per riportare queste classi nei limiti di legge, abbattendo il rumore del 50-70 per cento. Un problema, quella dell’acustica interna alle aule, da sempre sottovalutato.

«In realtà – spiega la coordinatrice dello studio, Anna Marchesini – il rumore costituisce di fatto una barriera architettonica». L’ingegnere, che oggi presenterà i risultati del progetto «De.C.I.So» nella sede dell’Associazione genitori dei Sordi bresciani, sottolinea che il rumore persistente nelle aule crea difficoltà di comprensione non soltanto alle persone che presentano un deficit uditivo. Si pensi, in primis, a tutti gli alunni delle elementari, che sono in fase di apprendimento e possono fare confusione tra parole o consonanti simili. Oppure ai ragazzi ipovedenti, che sfruttano l’udito per orientarsi nello spazio. Senza dimenticare il sempre più crescente numero di stranieri: in un’aula rumorosa chi non è madrelingua deve fare uno sforzo maggiore per capire. Tutti a scuola devono poter distinguere i singoli vocaboli, ma se i rumori persistono troppo a lungo «il rischio – sottolinea Marchesini – è che il suono di una parola venga mascherato dalla coda del vocabolo precedente».

Una sovrapposizione che non solo genera confusione, ma incide anche sul rendimento degli studenti. Infatti, secondo uno studio di riferimento californiano, quando è in corso un compito in classe l’acustica non è un fattore secondario: il miglioramento dell’ambiente sonoro può far crescere i risultati degli studenti anche del 50 per cento. Eppure, nonostante in Italia esista da quarant’anni un limite di legge fissato ad un 1,2 secondi, i tempi di riverberazione – cioè l’intervallo che serve all’energia sonora per diventare così bassa da non essere percepita – sono quasi sempre troppo alti. Al Villaggio Sereno, per esempio, l’aula delle scuole elementari registra un livello pari a 1,76 secondi. Superano la soglia anche le elementari di San Bartolomeo (1,55), diverse aule del complesso scolastico di Chiesanuova (1,4-1,5) e persino un liceo come il Copernico (2,84), con valori che sono il doppio di quello consentito.

Grazie al progetto «De.C.I.So» (Deaf Children: Improvement of Classroom Sound quality) – al quale hanno partecipato anche i giovani ingegneri Cesare Trebeschi ed Edoardo Piana – è stato possibile intervenire per ridurre il problema dei rumori.
Applicando controsoffitti e pannelli fonoassorbenti, forniti da un’azienda svedese del settore alcune aule hanno ridotto notevolmente i tempi di riverberazione.
Alla scuola media Calvino il valore si è dimezzato (0,73), mentre al Copernico è sceso del 73 per cento. Per rimettere in «sicurezza acustica» le nove aule bresciane l’intervento è costato intorno ai 30 euro al metro quadro, ma è intuibile che interventi di più amplia scala potrebbero far calare i prezzi. In tempi di tagli fare investimenti è difficile, nessuno se lo nasconde. Eppure, se il rumore venisse considerato davvero una barriera architettonica, i comuni avrebbero un fondo ad hoc al quale attingere, quello per eliminare le barriere, appunto. Un primo passo, di certo, è stato fatto. E mentre all’estero i valori soglia sono più bassi (in Francia è 0,4 secondi), gli studenti con deficit uditivo pretendono aule meno rumorose. È grazie all’Associazione genitori dei sordi bresciani che la ricerca è partita. Loro, che lottano dal 1985, sono stati i primi a dare l’input a questa ricerca. E ora aspettano una risposta dalle istituzioni.

Sicurezza edifici, tema centrale per il Governo ma non in Parlamento

da La Tecnica della Scuola

Sicurezza edifici, tema centrale per il Governo ma non in Parlamento

Mentre da Rivoli il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone ricorda la morte di Vito Scafidi (“bisogna svolgere azioni decisive perché non si ripetano queste tragedie e per questo abbiamo investito miliardi per riqualificare gli edifici scolastici”), a Montecitorio cade un emendamento alla Legge di Stabilità che avrebbe sbloccato i finanziamenti alle Province: saltano così gli interventi di manutenzione in 5mila istituti scolastici superiori, dove fanno lezione 2 milioni e mezzo di allievi.

22/11/2008 moriva a scuola per il crollo del soffitto, Vito Scafidi. A Rivoli per ricordarlo e confermare impegni del governo sulla scuola“: così ha ‘cinguettato’, con un tweet, il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone nell’anniversario del sesto anno della tragica morte del liceale piemontese mentre era a assistere una lezione con i compagni di classe. Improvvisamente, un controsoffitto venne giù. Dai rilievi dei giorni successivi si scoprì che a far perdere la vita all’allora diciassettenne Scafidi, oltre che a rendere invalidi alcuni suoi compagni, erano stati dei pesanti tubi di ghisa dimenticati proprio nel controsoffitto.

“Tragedie come quelle di Rivoli vanno ricordate, ma bisogna svolgere azioni decisive perché non si ripetano”, ha detto ancora, stavolta a voce, il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, giunto a Rivoli per ricordare la morte di Scafidi.

“Il giorno dell’insediamento di Renzi – ha sottolineato Faraone – il tema dell’edilizia scolastica è stato posto come centrale. E’ stata istituita un’unità di missione e sono stati stanziati miliardi”. La dimostrazione, secondo il sottosegretario, “dell’impegno concreto del governo per la sicurezza nelle scuole. Servono interventi per riqualificare gli edifici – ha concluso – e renderli anche più moderni e adatti alla scuola di oggi”.

Intanto, però, mentre Faraone rilanciava il tema sulla sicurezza negli istituti e la necessità di sbloccare e finanziare gli interventi di manutenzione e di ricostruzione, da Montecitorio arriva la notizia del ritiro dell’emendamento alla Legge di Stabilità che avrebbe sbloccato il patto di stabilità per le Province in materia di edilizia scolastica: il provvedimento avrebbe riguardato circa 5mila istituti scolastici superiori e 2 milioni e mezzo di allievi (quelli che li frequentano), consentendo interventi di manutenzione per le scuole.

“E’ una brutta notizia” commenta il deputato Pd, Davide Mattiello, che ha proposto l’emendamento. “Gli elementi positivi – rileva Mattiello (Pd) – sono tuttavia due: l’emendamento è stato solo ritirato e l’onorevole Maino, capogruppo Pd in commissione Bilancio, lo ha sottoscritto, con ciò rafforzando il sostegno all’emendamento già fatto proprio dalla capogruppo Pd in commissione Cultura, onorevole Coscia”.

Il futuro della modifica della Legge di Stabilità per finanziare interventi negli istituti superiori rimane appeso ad un filo: “credo che solo un intervento del governo possa rimettere in piedi un emendamento ragionevole e necessario”, ha concluso con amarezza l’onorevole proponente dell’emendamento.

3 miliardi ai Pon

da La Tecnica della Scuola

3 miliardi ai Pon

3 miliardi di euro ai “Pon Istruzione 2014-2020”, un miliardo in più rispetto alla programmazione 2007-2013. Le finalità: lotta alla dispersione scolastica, qualificazione dell’offerta tecnica professionale con l’alternanza scuola-lavoro e voucher per studenti brillanti del Sud che vogliono frequentare gli Its del Nord

La notizia la riferisce Il Sole 24 Ore, secondo cui coi nuovi fondi (più consistenti) ci sarebbe la possibilità di far decollare l’alternanza scuola-lavoro arrivando, potenzialmente, a coinvolgere tutti i 200mila studenti iscritti agli ultimi due anni degli istituti tecnici, visto il progetto del governo di voler rendere obbligatoria questa esperienza formativa che lega scuola e impresa ai ragazzi degli ultimi tre anni degli istituti tecnici.

L’annuncio dell’imminente avvio del “Pon Istruzione 2014-2020”, scrive sempre Il Sole 24 Ore, è arrivato ieri a Verona, al «Job&Orienta».

Gli ulteriori fondi dipendono dal fatto che “rispetto ad altri piani operativi, qui le risorse sono sempre state ben gestite e soprattutto spese. I 3 miliardi sbloccati arriveranno a tutte le 20 regioni italiane (non solo a quelle dell’Obiettivo Convergenza, che ne avranno comunque due) e, inoltre, per la prima volta, come accade negli altri principali paesi Ue, ci sarà l’integrazione tra fondi per non sovrapporre la spesa”. In pratica, su una misura confluiranno, come “vasi capillari”, le risorse del Pon Istruzione, la spesa regionale, e altri piani operativi nazionali, piano occupazione, in primis”, ha evidenziato il capo dipartimento per la Programmazione e le risorse umane e finanziarie del Miur.

I fondi 2014-2020, ha aggiunto il capo dipartimento del Miur, “interesseranno 8.730 scuole, 3 milioni di studenti, 250mila docenti e personale scolastico, 200mila adulti. E li spenderemo tutti”.

Per l’Indire i risultati della programmazione 2007-2013, nelle regioni Convergenza, sono stati lusinghieri:  le azioni «Tirocini e stage» e «Impresa simulata» hanno interessato oltre 110mila studenti (15.468 hanno realizzato uno stage all’estero) e sono state circa 8mila le imprese che hanno ospitato i ragazzi.

Il nostro augurio è che se ne faccia buon uso

Alternanza scuola-lavoro: a parole si rilancia, nei fatti si riduce

da La Tecnica della Scuola

Alternanza scuola-lavoro: a parole si rilancia, nei fatti si riduce

 

Ai roboanti annunci del Governo, fa seguito la riduzione di fondi e ore. Pantaleo (Flc-Cgil): per i percorsi annuali si passa da 122 ore del 2012/13 a 97 del 2013/14; se il Governo dice il contrario conferma poca conoscenza. Anche l’Anief fa qualche conto: 15 anni fa si finanziavano gli stage con 5.500 euro a classe, oggi con appena qualche centinaia di euro.

Sull’alternanza scuola-lavoro si continuano a spendere tante parole, promesse e numeri. Ma i fatti, gli investimenti reali, rimangono solo sulla carta. A sostenerlo sono i sindacati della scuola, che rispondono così agli annunci dei giorni scorsi sulla necessità di rilanciare le attività di stage degli studenti delle superiori nelle aziende. Ma anche sugli incoraggianti dati del monitoraggio relativo all’anno scolastico 2013-2014, in particolari i confortanti i numeri elaborati dall’Indire (Istituto Nazionale di Documentazione Innovazione e Ricerca Educativa) per conto del Miur e presentati  al Job&Orienta di Verona.

Per il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, questi numeri sono solo “un maldestro tentativo di rispondere alle accuse di chi ha messo in rilievo nelle scorse settimane la stridente contraddizione tra le roboanti parole del governo sull’importanza del rapporto tra scuola e mondo del lavoro e le pesanti riduzioni delle risorse dedicate all’alternanza”:

“Il primo elemento evidente – a detta del sindacalista – è la forte riduzione della durata media annuale espressa in ore dei percorsi in alternanza”. Infatti, sottolinea, “per i percorsi annuali si passa dalla media di 122,4 ore dell’anno scolastico 2012/13, a 97,8 ore del 2013/14; per i percorsi biennali da 105,8 ore del 2012/13 a 91,2 per il 2013/14; per i percorsi triennali da 98,2 ore dell’anno 2012/13 a 90,6. Inoltre, solo per i percorsi quadriennali che rappresentano una piccolissima percentuale del totale, si ha un aumento da 85,4 a 90,2 ore”.

Se questi dati vengono collegati “con la pesante riduzione del numero dei percorsi, da 11.600 a 10.279, il quadro che ne viene fuori – prosegue Pantaleo – è chiarissimo: il peso dell’alternanza si sta riducendo sensibilmente nell’ambito del curricolo della secondaria di II grado. Interessante notare come nonostante il Piano del governo restringa il campo dell’alternanza solo ai percorsi tecnici e professionali, i licei continuino ad attivare tali percorsi, con un trend, peraltro, Eppure nei giorni scorsi, il sottosegretario Gabriele Toccafondi aveva dichiarato che ‘cresce la consapevolezza dell’importanza dei percorsi di alternanza per avvicinare i ragazzi al mondo del lavoro’. Queste parole, conclude Pantaleo, sono “disarmanti e allarmanti per il livello assai debole di conoscenza e di governo dei processi in atto”.

Qualche giorno fa, sullo stesso tema è intervenuto anche l’Anief, secondo cui “sull’importanza formativa delle esperienze degli studenti in azienda, il Governo continua a predicare bene ma a razzolare sempre peggio” visto che “per l’anno scolastico in corso le risorse destinate all’alternanza scuola-lavoro – per lo svolgimento degli stage degli allievi iscritti al terzo, quarto e quinto anno degli istituti superiori tecnici e professionali – sono state ridotte drasticamente, passando da circa 20,5 milioni dell’anno scorso agli attuali 11.

Sempre secondo l’Anief, “si tratta di cifre davvero esigue, ormai quasi simboliche, visto che dovranno essere ripartite tra i circa 2mila istituti scolastici superiori interessati. Ogni scuola superiore riceverà, in media, 5.500 euro. Se si dividerà questo finanziamento per le varie classi terze, quarte e quinte di ogni istituto, ne consegue che ad ognuna arriverà appena qualche centinaio di euro”.

“Viene da chiedersi – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – se il Governo è a conoscenza di questa situazione: perché la discrasia tra il dire e il fare da parte di chi amministra lo Stato e la scuola pubblica italiana è troppo grande per essere vera. Basta dire che i 5mila euro che verranno assegnati nel 2015 ad ogni scuola superiore per le attività di alternanza, sono quelli che 15 anni fa venivano assegnate ad ogni classe interessata alle stesse attività di collegamento scuola-lavoro. Invece di pensare seriamente di elevare l’obbligo formativo a 18 anni, come aveva proposto saggiamente nel 1999 l’allora Ministro Luigi Berlinguer – conclude Pacifico –, oggi al Miur l’operazione che meglio riesce è quella dei tagli”.

Organico funzionale: la montagna partorisce il topolino

da La Tecnica della Scuola

Organico funzionale: la montagna partorisce il topolino

L’organico funzionale rischia di restare un bello slogan. Secondo il deputato PD Umberto D’Ottavio in Piemonte dovrebbe essere formato da meno di 300 docenti, all’incirca uno per ogni circolo didattico o istituto comprensivo. In tal caso non ci sarebbe nessun beneficio reale sotto l’aspetto organizzativo.

In materia di organico funzionale tutto procede come avevamo già previsto da tempo: difficile che l’organico funzionale possa davvero servire a trasformare la scuola italiana, in assenza di un investimento consistente di risorse. La conferma arriva dalle dichiarazioni rilasciate alla quotidiano La Stampa dal deputato Umberto D’Ottavio (Commissione Cultura): secondo le anticipazioni fornite dal parlamentare torinese in Piemonte dovrebbero arrivare circa 5mila assnuzioni (il 7% del totale nazionale); di queste, poco meno di 300 riguarderebbero l’organico funzionale.
Facendo un calcolo proporzionale l’organico funzionale a livello nazionale dovrebbe quindi ammontare a meno di 5mila posti, numero ben lontano dalle decine di migliaia di cui si favoleggia nel Documento sulla Buona Scuola.
D’altra parte che un organico funzionale di 300 insegnanti sia del tutto inadeguato per la scuola piemontese è molto evidente se si pensa che le Istituzioni scolastiche dell’intera regione sono più di 600.
E se anche i 300 posti riguardassero solo pimaria e infanzia basterebbero appena per assegnare un docente ad ogni circolo didattico o istituto comprensivo.
Come si possa pensare di azzerare le spese delle supplenze con un docente in più per ogni direzione didattica resta un mistero e forse non sarebbe male se dal Minstero iniziassero a fornire qualche spiegazioni (ammesso che negli uffici di Viale Trastevere stiano pensando seriamente alla questione).
Ma i problemi non si fermano qui: D’Ottavio fa anche osservare che nella scuola secondaria l’organico funzionale non può riguardare la singola scuola ma deve necessariamente avere una dimensione territoriale piuttosto ampia ed essere prefigurato a livello di rete.
Assegnare ad una singola scuola un insegnante in più di matematica, per esempio, servirebbe a poco perchè per attribuire supplenze in  tutte le altre discipline bisognerebbe continuare a ricorrere alle graduatorie di istituto.
Insomma, sta finalmente emergendo quello che la nostra testata ha sostenuto fin dal’inizio: l’organico funzionale è certamente una bella idea, ma se non è adeguatamente finanziato rischia di rimanere un semplice slogan.

Il Miur dovrà rispondere sulle ambigue applicazioni del contratto di mobilità

da La Tecnica della Scuola

Il Miur dovrà rispondere sulle ambigue applicazioni del contratto di mobilità

Sulla diatriba sindacati/Miur apertasi presso l’Ufficio dell’ambito territoriale di Reggio Calabria alcuni deputati di SEL hanno presentato una interrogazione parlamentare. Adesso si attende la risposta del Ministro.

La nostra testata lo aveva evidenziato già questa estate, che all’Atp di Reggio Calabria si applicava il contratto sulla mobilità in modo difforme da come lo applicano tantissimi altri ambiti territoriali italiani. Eppure l’amministrazione reggina ha fatto spallucce, e non ha voluto affrontare realmente e seriamente il problema sollevato dalla Flc Cgil locale e da tutti gli altri sindacati.
Adesso la diatriba tra sindacati e Atp di Reggio Calabria, su come dovrebbero essere applicate alcune norme contrattuali sulla mobilità, sulle utilizzazioni e assegnazioni provvisorie, è stata portata, attraverso un’interrogazione parlamentare a risposta scritta, al Miur. A presentare questa interrogazione è stata l’On. Celeste Costantino di Sel e i firmatari sono i deputati Fratoianni Nicola, Giordano Giancarlo e Scotto Arturo. In questa interrogazione si chiede la Miur di dire se è corretto che l’ATP di Reggio Calabria non conceda la continuità del servizio per ogni anno scolastico, applicando la nota 5 bis del CCNI del 26 febbraio 2014, ai docenti perdenti posto che si muovono d’ufficio o a domanda condizionata.
Infatti l’Amministrazione dell’ufficio scolastico provinciale di Reggio Calabria sostiene che per fruire della continuità di servizio, anche per i perdenti posto che sono obbligati a presentare, loro malgrado, la domanda di mobilità condizionata, serva una continuità di servizio nella stessa scuola di oltre tre anni e non può essere riconosciuto il punteggio per ogni anno scolastico di servizio. Non si capisce allora dove verrebbe applicata, secondo questo ATP, la nota 5 bis e la relativa tabella C. Inoltre si chiede al Miur di spiegare come mai l’ATP in questione, per i docenti DOS che hanno assegnata la sede annuale durante le utilizzazioni, viene conteggiato il punteggio di ricongiungimento al coniuge nella sede di residenza. Per esempio a Catania, l’ufficio scolastico non assegna alcun ricongiungimento al coniuge per i Dos, come d’altra parte fanno tantissimi altri Atp in Italia. Chi applica correttamente il contratto di mobilità in questo frangente? Reggio Calabria  o Catania? E poi come mai l’ATP calabrese per i figli referenti unici che assistono il genitore in stato di gravità, e che sono anche gli unici figli conviventi con il malato, non concede l’applicazione della precedenza in fase di assegnazione provvisoria  ai sensi dell’art.33 della legge 104?
Anche questo dovrà chiarire per iscritto il Miur. Speriamo di ricevere tali risposte per comprendere le ragioni dei sindacati ma anche quella dell’Atp, che sicuramente avrà avuto le sue buone ragioni per applicare in un certo modo le norme contrattuali, anche se ciò ha comportato forti penalizzazioni per alcuni docenti.