La buona scuola e il sostegno, fra realtà, idee innovatrici e nuove prospettive

La buona scuola e il sostegno, fra realtà, idee innovatrici e nuove prospettive

di Giulia Rella

da Scuola e Amministrazione, n. 11, Novembre 2014

Scuola, Sentenza Corte di Giustizia dell’Unione Europea

Scuola, Sentenza Corte di Giustizia dell’Unione Europea

Stralciare le assunzioni dei docenti da ogni ipotesi di riforma della scuola

Quella della Corte di Giustizia dell’Unione Europea è una pronuncia annunciata. La questione pregiudiziale era stata sollevata oltre che dalla giustizia ordinaria anche dalla stessa Corte Costituzionale. Come se non bastasse, già l’Avvocato Generale presso la Corte, nelle sue conclusione depositate il 17 luglio 2014, aveva rilevato la fondatezza della domanda pregiudiziale e proposto alla Corte l’accoglimento. La sentenza è incontrovertibile, “La normativa italiana sui contratti di lavoro a tempo determinato nel settore della scuola è contraria al diritto dell’Unione Europea. Il rinnovo illimitato di tali contratti per soddisfare esigenze permanenti e durevoli delle scuole statali non è giustificato”. Essa segna una svolta sia nel settore pubblico che in quello privato. La sentenza è giuridicamente vincolante per tutti gli Stati membri.

“Un risultato che evidenzia come nel nostro Paese – ha affermato il Prof. Francesco Greco, presidente dell’Associazione Nazionale Docenti- le tutele del lavoro debbano essere rafforzate e non ridotte, le riforme del Governo vanno in tutt’altra direzione. Dalle misure contenute nel Job Act a quelle annunciate per la scuola, si può vedere un unico filo conduttore, la progressiva spoliazione di diritti e di tutele dei lavoratori e la trasformazione del rapporto di lavoro in un rapporto di vassallaggio. E spiace che tutto questo avvenga sotto le spoglie di una forza politica che per l’affermazione dei diritti dei lavoratori ha impegnato e sacrificato le sue intelligenze migliori.”
“La sentenza della Corte -prosegue Greco- non risolve le controversie in atto, spetterà adesso ai giudici italiani ove sono pendenti le cause di lavoro risolverle conformemente alla decisione della Corte, dato che la pronunzia pregiudiziale è giuridicamente vincolante. Si tratta comunque di una decisione che vincolerà anche gli altri giudici ai quali verrà sottoposto un problema simile. Ci aspettiamo, tuttavia, dal Governo che la questione assunzioni venga stralciata da ogni ipotesi di riforma della scuola e affrontata al più presto con gli strumenti legislativi già disponibili e con risorse effettivamente aggiuntive evitando agli interessati un inutile dispendio di denaro per cause in cui lo Stato italiano non potrà che essere soccombente.”

“LA BUONA SCUOLA” critiche e proposte

ANDIS Catania

L’ANDIS provinciale di Catania, a seguito di una serie di incontri di un gruppo di lavoro appositamente costituito, dopo aver letto e discusso il documento “LA BUONA SCUOLA”, che l’attuale Governo ha indicato quale base di riflessione per una azione complessiva di Riforma dell’Istruzione in Italia,

PROPONE

Per un confronto sia interno che esterno all’Associazione il seguente documento.

ANALISI DE “LA BUONA SCUOLA”

  • – ASSUMERE TUTTI I DOCENTI

Fermo restando l’indubbia positività dell’intenzione espressa di introdurre nel sistema dell’Istruzione i docenti in atto iscritti nelle GAE, nella speranza che questa diventi un’operazione qualitativamente, e non solo quantitativamente utile, si fa presente quanto segue:

  • E’ necessario, prioritariamente, che il MIUR proceda ad armonizzare i tempi di assunzione e conferimento di incarichi a qualsiasi titolo (dalla copertura dei posti vacanti alla sostituzione dei docenti assenti per tutta la durata dell’anno) entro e non oltre il 31 Luglio di ogni anno scolastico:

In tale modo si garantirebbe non solo la copertura delle cattedre , ma anche la possibilità delle scuole di completare le operazioni di nomina di loro competenza entro e non oltre il 31 Agosto, in modo che al 1 Settembre i collegi siano pronti all’avvio dell’anno.

Attualmente, il rinvio delle operazioni di competenza degli USR al 31 Agosto porta alla paradossale situazione che a due mesi di distanza dall’inizio dell’anno scolastico si assiste ancora a conferimento di nomine.

 

  • La definizione di spezzone di cattedra è errata, in quanto viene considerata spezzone anche la suddivisione dell’orario interno di cattedra. Una ipotesi migliorativa potrebbe essere quella di costituire le cattedre con un orario non solo frontale, e di orientarsi così verso la massima riduzione di cattedre suddivise tra più scuole.

 

  • Infine, appare assolutamente IMPRATICABILE l’ipotesi di non prevedere più graduatorie da cui attingere per il conferimento di supplenze. Infatti vi sono istituti (es. L.1204, L. 104), oltre alle malattie, che impongono la nomina in sostituzione temporanea dei docenti assenti.

 

 

  • L’ipotesi avanzata di costituire un ORGANICO DELL’ AUTONOMIA, di cui fanno parte sia docenti che operano su cattedra, che docenti che operano su organico funzionale, da impegnare, anche in rete tra diverse scuole, per supplenze, progetti di ampliamento del tempo scuola, attività didattiche complementari, risulta chiaramente un percorso fittizio: infatti l’esigenza prioritaria di procedere alla copertura delle supplenze finirebbe per impedire lo sviluppo degli altri percorsi.

 

  • I docenti così suddivisi sembrano appartenere a due categorie: la prima (docenti con cattedra), individuata nei modi tradizionali e garantita nella continuità didattica; la seconda (docenti di organico funzionale), continuamente in giro a fronteggiare esigenze anche su rete di scuole, reclutati in modo “diretto” dalle scuole.

 

PROPOSTA: Tutti i docenti, all’interno del loro orario di lavoro, dovrebbero avere una quota su cattedra e una quota su organico funzionale.

 

  • Positiva l’idea di utilizzare su altri ordini e gradi i docenti delle graduatorie in esubero (ARTE –MUSICA-MOTORIA) in modo da arricchire il curricolo: evitare che tale presenza riduca lo spazio delle altre discipline; sarebbe utile prevedere tale inserimento direttamente connesso all’ampliamento del tempo scuola, con un curricolo opzionale mirato. Si sottolinea l’opportunità di ampliare la capacità di suonare uno strumento musicale, autorizzando l’attivazione di indirizzi musicali presso le istituzioni che lo richiedono.

 

  • Tempo pieno e prolungato: si condivide l’idea di ampliare tali modelli di tempo-scuola: si chiede di rendere le percentuali di Tempo Pieno e Prolungato il più possibile OMOGENEE sul Territorio Nazionale investendo prioritariamente:

Nel Meridione d’Italia

Nelle aree a rischio, ad alta dispersione

Nelle periferie urbane

In aree geografiche particolari

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2 – LE NUOVE OPPORTUNITA’ PER TUTTI I DOCENTI

 

  • FORMAZIONE

PUNTI CRITICI: Sistema di crediti formativi “a punti” con cadenza annuale”, connessi al conferimento degli   incarichi aggiuntivi: tale interconnessione presenta alcuni inconvenienti di tipo professionale ed organizzativo, e cioè:

COLLETTA DI PUNTI

LA SCELTA DEI DESTINATARI DEGLI INCARICHI DIVENTA CONDIZIONATA

ALTO LIVELLO DI CONFLITTUALITA’ TRA I DOCENTI

COMPETENZE “ESTERNE” ALL’AULA DIDATTICA

 

PROPOSTE: Al fine di ridurre i rischi indicati, si avanzano le seguenti proposte migliorative:

Le TEMATICHE della formazione vanno scelte dal “basso”, in sede dell’organismo collegiale deputato (Collegio Docenti);

Va dato adeguato   valore alle reti di scuole, in quanto già sperimentate;

I finanziamenti per la formazione devono essere congrui, al netto di quei percorsi formativi obbligatori (es. sicurezza scuole), per i quali dovrebbero esserci finanziamenti dedicati;

La formazione andrebbe operata obbligatoriamente nei periodi di sospensione dell’attività didattica, in sedi adeguate ed in tempi distesi;

Andrebbe privilegiata la modalità seminariale con prevalenza delle attività in presenza, in modo da facilitare la possibilità di un confronto diretto, che consenta una crescita ed un positivo impatto emotivo (Gruppi lavoro con relative dinamiche: LEADERSHIP, TRANSFERT, ROLEPLAY, ecc.)

 

 

  • TIROCINIO: Positiva la valutazione lasciata alle scuole

 

  • “INNOVATORI NATURALI”: L’ Individuazione di questi docenti è difficile: inoltre, se essi devono essere esonerati dall’insegnamento per formare i loro colleghi, finirebbero con il perdere contatto con il contesto classe, che è quello che consente loro proprio di mettere in mostra le abilità possedute!

 

  • CREDITI Il testo prevede che l’avanzamento di carriera del docente, con conseguente incremento stipendiale, avvenga attraverso l’acquisizione di “crediti”, suddivisi in 3 tipologie:

 

  1. 1. DIDATTICI, finalizzati al miglioramento dell’azione didattica;
  2. FORMATIVI, che qualificano la professionalità del docente attraverso la partecipazione ad attività formative;

3.PROFESSIONALI, che si maturano quando il docente partecipa al Progetto di Miglioramento della propria scuola.

Questa suddivisione ed impostazione, a parere dell’ANDIS Catania, è estremamente negativa; infatti emergono i seguenti elementi di criticità:

  1. CREDITI DIDATTICI: Come valutarli? Il riferimento esclusivo agli esiti delle prove INVALSI

Fortemente inadeguato, in quanto le variabili che interferiscono sull’apprendimento sono molteplici e non tutte ascrivibili all’azione didattica: grande importanza, ad esempio, hanno variabili esterne quali: CONTESTO, FAMIGLIE, MODALITA’ DI COMPOSIZIONE DELLE CLASSI, RISORSE UMANE, ECONOMICHE E STRUTTURALI DISPONIBILI, SPAZI, TEMPO SCUOLA, MODELLI ORGANIZZATIVI.

  1. CREDITI FORMATIVI: Tenere in considerazione il rischio di una colletta di attività formative non coerenti all’azione didattica, solo al fine di conseguire punteggio.
  2. CREDITI PROFESSIONALI: La “partecipazione” al progetto di miglioramento della scuola sarebbe parziale e strumentalmente legata al miglioramento economico “personale”, con un alto rischio di de-responsabilizzazione della maggioranza dei docenti. Il progetto di miglioramento di una scuola non può essere appannaggio di pochi, ma deve essere un bene comune a tutta la comunità educante!

 

Partendo dall’idea che la scuola è una comunità educante con una organizzazione                                                   “complessa”, in cui sono presenti molteplici variabili interconnesse che necessitano di muoversi in sinergia, sarebbe opportuno legare l’incentivo economico all’esito della Valutazione di Istituto: se la scuola acquisisce una valutazione positiva tutti i suoi dipendenti saranno incentivati economicamente.

 

  • TRATTAMENTO ECONOMICO E PROGRESSIONE DI CARRIERA

Il modello proposto prevede che il docente percepisca uno stipendio-base, a cui vanno aggiunti specifici scatti di competenza triennali legati ad impegno e qualità, che potranno essere assegnati solo al 66% massimo dei docenti di una scuola; sarà poi possibile ottenere la retribuzione per la prestazione di ore aggiuntive di attività (Fondo di Istituto).

La proposta avanzata risulta poco condivisibile, in quanto presenta molti aspetti poco funzionali:

  • La percentuale del 66% risulta arbitraria e connessa solo a logiche di capienza economica.
  • Manca l’autonomia di scelta dello STAFF da parte del Dirigente Scolastico, costretto a fare riferimento ai docenti rientranti nelle fattispecie previste;
  • Manca l’impegno legato solo a disponibilità e volontarietà personale sulla base di interessi professionali, e prevale un modello in cui l’impegno è fortemente subordinato all’aspetto economico;
  • Si corre un alto rischio di conflittualità e de-responsabilizzazione all’interno dei collegi docenti.

Premesso che l’ANDIS Catania ritiene prioritario che il Governo si adoperi a favorire lo sblocco dei Contratti del Pubblico Impiego, fermi da diversi anni e non più adeguati al costo del lavoro, in merito al trattamento economico avanza la seguente proposta alternativa:

Lo STIPENDIO DEI DOCENTI ANDREBBE STRUTTURATO IN 3 PARTI:

  1. TABELLARE
  2. POSIZIONE (basato su elementi oggettivi di valutazione, quali il contesto in cui si opera, l’orario di servizio, ecc.)
  3. RISULTATO (legato all’esito della Valutazione di Istituto).

Per quanto concerne l’orario di servizio che il docente è tenuto a prestare, si sottolinea che l’attuale schema (25 infanzia/24 primaria/18 secondaria) appare insufficiente al soddisfacimento di una nuova organizzazione didattica. Inoltre, essa determina una ingiustificata discriminazione dei docenti sulla scorta di una superata “gerarchia” ordinamentale, ormai antistorica.

Sembra necessario pervenire ad una nuova formulazione dell’orario di servizio del personale docente, sulla scorta degli standard comuni al mondo del lavoro nel nostro paese: si potrebbe, ad esempio, prevedere il superamento delle 40 + 40 h. funzionali inglobandole nel servizio settimanale obbligatorio.

L’ipotesi è quella di prevedere Contratti di lavoro “flessibili” che partano da un impegno base di 26/30 h. circa, comprensivo delle attività collegiali e di programmazione definite da ogni singola Istituzione Scolastica. Ulteriori 6 ore potrebbero essere lasciate alla libera determinazione del singolo, ad esempio per lo svolgimento di compiti individuali.

 

  • DOCENTE     MENTOR

Questa nuova figura, prevista dal testo del Governo, dovrebbe svolgere numerosi e delicati incarichi. Infatti, il MENTOR si dovrebbe occupare di valutazione di scuola, coordinamento delle attività formative, sovrintendere alla formazione dei colleghi, curare i tirocinanti, aiutare il Dirigente Scolastico e la scuola nei compiti più delicati, connessi alla valorizzazione delle risorse.

Viene scelto dal Nucleo di valutazione di Istituto tra i docenti che hanno avuto uno scatto di competenza per 3 trienni consecutivi. Il numero massimo di docenti MENTOR all’interno di una scuola o reti di scuole non può superare il 10% del totale.

Al MENTOR viene conferito formale incarico di durata triennale, suscettibile di eventuale riconferma. La retribuzione è data da uno stipendio base, a cui si aggiunge una specifica indennità di posizione, oltre agli scatti, che continua a maturare per l’intera durata dell’incarico.

 

PUNTI CRITICI

  • E’ una sorta di DS – ombra, un leader di fatto con il quale il DS (leader di diritto) sarà obbligato a confrontarsi
  • Si azzera l’autonomia e la libertà dei DS nella scelta dei propri collaboratori
  • La scelta e la presenza del MENTOR condurrà ad un altissimo potenziale di conflitto interno
  • Da chi viene riconosciuta la capacità di leadership di questo docente?

 

MOBILITA’ MIGLIORATIVA

Il meccanismo introdotto prevede che i docenti “mediamente” bravi, in caso di mancato scatto all’interno della propria scuola perché fuori dal 66%, possono spostarsi in scuole con quoziente più basso, così ottengono l’aumento stipendiale, allo scopo di “migliorare” la qualità della scuola in cui si spostano.

L’ipotesi avanzata appare estremamente rischiosa e negativa: infatti la decisione di cambiare scuola ha una motivazione esclusivamente economica, non prodotta da un reale interesse educativo. Il Collegio di partenza si ritrova un “competitor” in meno, mentre il Collegio d’arrivo può diventare affetto dalla “sindrome della colonia” Infine, non si comprende cosa voglia dire “mediamente bravo”: quali sono i parametri ed i termini di paragone ipotizzati?

L’idea di fondo di questo meccanismo, cioè che le scuole siano tutte uguali, e quindi il docente può spostarsi da una all’altra, garantendo sempre gli stessi “standard” di prestazione è, a parere dell’ANDIS di Catania, profondamente errata.

Infatti, se questo MECCANISMO è in grado di “ridurre” la disparità tra le scuole e di “indurle” a migliorare, ne consegue che l’unica variabile da valutare è il docente: a che serve, allora, il VALES, o qualsiasi ipotesi di valutazione delle Istituzioni Scolastiche, se l’azione del docente non è condizionata da alcuna variabile esterna?

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3 – LA VERA AUTONOMIA

  • VALUTAZIONE ISTITUZIONI SCOLASTICHE

Il sistema diventa operativo dall’anno in corso per TUTTE le SCUOLE PUBBLICHE

Strumento “agile” con indicatori su: contesto / risorse/esiti /processi

E’ prevista la verifica dell’equità dell’apprendimento in classe e tra le classi: appare un obiettivo di difficile conseguimento.

 

Si contesta in toto la parte del documento in cui viene previsto che il Report di autovalutazione, insieme al Piano di miglioramento   influiscono sulla retribuzione del Dirigente Scolastico e sono direttamente connessi al finanziamento POF, per cui ad un esito basso corrispondono minori risorse.   Infatti, se le risorse si riducessero in virtù del basso esito, l’Istituzione si troverebbe in ancora maggiori difficoltà, e non riuscirebbe a migliorare i propri esiti. Se invece, così come già illustrato nella parte relativa al trattamento economico dei docenti, il positivo esito della valutazione avesse una ricaduta positiva su tutto il personale, allora il Piano di miglioramento sarebbe veramente patrimonio comune di tutta la comunità educante! Ancora, i parametri di assegnazione delle risorse per il POF vanno legate a parametri oggettivi (numero alunni, classi, ecc), in quanto gli esiti della valutazione dipendono da troppe variabili (già in precedenza indicate), che non dipendono dall’azione della Scuola.

 

  • DIRIGENTI SCOLASTICI

Il testo offre una descrizione offensiva e superficiale di una professione che non si conosce: i Dirigenti Scolastici vengono descritti come gretti burocrati impegnati a “decodificare” Circolari Ministeriali, mentre il loro compito dovrebbe essere quello di coordinare la progettazione educativa, governare l’Istituto con attenzione ed interessarsi agli stimoli provenienti dall’ esterno, con accanto il DSGA in funzione di “sentinella” del corretto funzionamento della macchina burocratica, e i docenti MENTOR che li ”aiutano” nella gestione e valorizzazione delle risorse umane e professionali!

Si ignora che la Dirigenza Scolastica svolge con impegno e quotidianamente quelle che il governo considera “Nuove Mansioni”, a cui si aggiunge la enorme mole di molestie burocratiche e di indicazioni contraddittorie da parte del Ministero. Prima di procedere con ipotesi fantasiose relative a questa Professione, si suggerisce agli estensori del Documento di leggere il DL 165, alla voce Dirigenza Scolastica, in cui il profilo del DS risulta non solo perfettamente delineato, ma anche coerente con l’azione del DS.

  • RECLUTAMENTO DIRIGENZA SCOLASTICA

E’ positivo il ritorno alla procedura di selezione nazionale, sempre sostenuta con forza da questa Sezione Provinciale, e di recente fatta propria anche dall’ANDIS Nazionale. Positivo anche il richiamo ad un più diretto interesse per l’area pedagogica rispetto a quella burocratico-amministrativa.

  • DIRIGENZA TECNICA

Non si condivide l’idea che il Dirigente Tecnico venga individuato per “Chiamata Diretta”, per l’alto rischio di deriva clientelare che ciò comporta, né il fatto che il Dirigente Scolastico debba superare un concorso per accedere alla Dirigenza Tecnica, in quanto entrambe sono Dirigenze di II Fascia, si propone, invece l’istituzione del ruolo unico della Dirigenza Scolastica, al cui interno possono essere conferiti (come già accade) incarichi ispettivi.

Si potrebbe prevedere l’affidamento di un incarico triennale, con possibilità di riconferma solo per una volta, al fine di facilitare la rotazione degli incarichi. Ciò comporterebbe un rilevante risparmio economico (in quanto le due figure sarebbero selezionate per il tramite della medesima procedura concorsuale), ed una corretta applicazione delle norme contrattuali della Dirigenza Scolastica, che prevedono che alla stessa possano essere conferiti incarichi ispettivi.

 

  • SBLOCCA – SCUOLA

La sezione risulta fumosa e indefinita: manca un elenco ragionato delle norme da abrogare.

             Sarebbe utile consentire alla Scuola l’applicazione di normative semplificate create ad hoc per le

             Stesse (es. D.I. 44).

 

  • CONNESSIONE E TECNOLOGIA

A parere di questa Sezione Provinciale andrebbe prioritariamente migliorato il SISTEMA dello stesso Ministero; inoltre, in considerazione dell’estensione dell’uso delle Tecnologie Informatiche, le Scuole dovrebbero essere dotate dal MIUR di tutti gli strumenti necessari a consentirne l’uso (es. Banda larga, Antivirus, Licenze d’uso), che spesso le Scuole non possono acquistare per mancanza di fondi.

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4.RIPENSARE CIO’ CHE SI IMPARA A SCUOLA

  1. FONDATA SUL LAVORO
  2. LE RISORSE PUBBLICHE E PRIVATE

L’ANDIS Catania ha ritenuto opportuno trattare insieme gli aspetti relativi a queste tre sezioni, in quanto strettamente interconnessi tra loro.

 

  • MUSICA – ARTE – SPORT:

Positiva la presenza di queste discipline, con personale specializzato, sin dal primo anno della primaria; anzi se ne sollecita l’introduzione già dalla scuola dell’infanzia.

Si propone di favorire lo sviluppo dello strumento musicale e di attività laboratori ali relative a queste discipline.

 

Nella scuola secondaria di I grado, i cui esiti insoddisfacenti nelle prove INVALSI sono, a parere di questa Sezione Provinciale, dovuti alla eccessiva frammentazione disciplinare di questo segmento scolastico, si propone di articolare meglio il tempo-scuola costruendo due “blocchi” disciplinari che si alternano: Discipline linguistiche                                                         Arte

                                 Discipline logico-matematiche                                         Musica

                                 Discipline scientifiche                                                         Sport

 

Al curricolo-base (obbligatorio)potrebbero essere aggiunte quote di curricolo facoltativo/opzionale

Scelto dalle famiglie e dalla scuola. L’organico sarebbe “flessibile”, sulla scorta delle esigenze dell’

Utenza e delle scelte educative delle scuole.

                       

  • LINGUE STRANIERE

Si sottolinea la necessità di ripristinare l’insegnamento specialistico nella primaria

Si rileva altresì l’opportunità di lasciare le scuole libere di scegliere di poter insegnare una sola L2

 

  • DISPERSIONE SCOLASTICA

Mentre il livello di dispersione nella secondaria di I grado (grazie anche alla generalizzazione del modello dell’Istituto Comprensivo) si mantiene su livelli bassi, quasi trascurabili, nel II grado la percentuale sale fino al 20%, con picchi maggiori nel settore della Formazione Professionale (soprattutto in Sicilia), a causa dell’estremo ritardando nell’avvio dei percorsi di obbligo formativo.

 

Alla base c’è indubbiamente un problema non solo scolastico, ma socio economico, che emerge nel Meridione d’Italia, e nelle aree periferiche del nostro Paese, causato dalla presenza di minori risorse, sia socio-economiche che scolastiche. In tal senso, l’avvio di percorsi mirati di alternanza scuola-lavoro e di raccordi con le imprese potrebbe dare risultati positivi, se svincolati dal primato del profitto, e diffusi in modo omogeneo su tutto il territorio Nazionale.

 

  • POLI TECNICO –PROFESSIONALI/ITS

L’istituzione di tali Poli in atto è poco visibile sul piano dell’incidenza nella didattica. Va segnalato un carente funzionamento in estese parti del territorio Nazionale.

 

  • FORMAZIONE PROFESSIONALE

Si invita il Governo a ripensare all’organizzazione dei percorsi di formazione Professionale, staccandoli da una gestione spesso clientelare dei privati, e organizzandola secondo modelli di funzionamento propri dell’Istruzione Statale.

 

  • ORIENTAMENTO

Va ripensata la connessione tra la scuola e il mondo economico, tenendo conto delle indicazioni provenienti dal mercato del lavoro.

Non va però dimenticato il fatto che le scuole non possono essere servili a modelli economici parametrati su bisogni immediati

 

  • RISORSE ED INVESTIMENTI

Prioritariamente vanno chiarite le modalità di gestione ed utilizzo dei Fondi PON: trasferirli alle aziende costituirebbe un grave rischio!

Si sollecita la stabilizzazione dei fondi della 440, che non devono più essere decurtati per operazioni di consenso politico (ad es. per pagare gli scatti stipendiali del personale); se le risorse economiche non provengono solo dalla P.A., ma anche da Comunità Locali e Mondo del Lavoro, le risorse statali dovrebbero avere un valore compensativo per quelle aree in cui minori sono gli investimenti esterni.

E’ positiva l’idea di assegnare un budget di durata triennale, in quanto questo garantisce la certezza delle risorse, che andrebbero però assegnate tenendo conto di criteri oggettivi.

Andrebbero meglio dettagliate le ipotesi avanzate di SCHOOL-BONUS, SCHOOL-GUARANTEE e CROWDFUNDING.

 

Infine si sottolinea negativamente il fatto che in tutto il documento non viene fatto alcun accenno al personale ATA delle scuole, i cui organici e le cui funzioni rivestono un importanza pari a quella del personale Docente. Ci si augura che tale mancanza non sia voluta, e non prefiguri un prossimo ulteriore decremento di tale tipologia di personale, già oggi insufficiente.

NOVEMBRE 2014

SNV, informativa al Miur sul “Rapporto di autovalutazione”

SNV, informativa al Miur sul “Rapporto di autovalutazione”

Con la direttiva 11 del 18.9.2014, e la successiva circolare 47 del 21.10.2014, l’Amministrazione ha dettato le prime istruzioni sull’applicazione delle disposizioni contenute nel dPR 80/2013, il regolamento sul Sistema Nazionale di Valutazione (SNV) in materia di istruzione e formazione, che all’articolo 6 indica e descrive le quattro fasi nelle quali si articolerà il procedimento di valutazione delle scuole: a) autovalutazione; b) valutazione esterna; c) azioni di miglioramento; d) rendicontazione sociale.

Riguardo la prima fase del procedimento (autovalutazione), si è svolto nel tardo pomeriggio di ieri, 26 novembre, presso la Direzione degli ordinamenti del MIUR, un incontro di “informativa” sul modello del Rapporto di Autovalutazione (RAV), rapporto che tutte le istituzioni scolastiche saranno chiamate ad elaborare, redigere e pubblicare nel corso del primo semestre 2015, attraverso un modello on line, arricchito da una sezione appositamente dedicata all’ individuazione di priorità strategiche e dei relativi obiettivi di miglioramento.

Presenti all’incontro, il Direttore dell’Invalsi, esponenti ministeriali e del corpo ispettivo, la dott.ssa Palumbo, direttore generale per gli ordinamenti scolastici e per l’autonomia scolastica.

La comunicazione dell’Amministrazione si è incentrata su alcuni elementi, più volte ribaditi: l’intenzione di evitare graduatorie tra le scuole e di ricondurre l’intera operazione ad un mezzo per indurre processi di avanzamento; la volontà di recuperare le migliori esperienze dei progetti sperimentali attuati in questi anni e di mantenere uno stretto coordinamento tra tutte le parti del SNV; l’intento di semplificare gli adempimenti e di facilitare il lavoro delle istituzioni scolastiche.

Il format del RAV, del quale non è stata consegnata alcuna copia, prevede undici aree di indicatori. Le scuole utilizzeranno una rubrica articolata in sette livelli per definire la propria autovalutazione, sulla base di dati che in parte saranno forniti direttamente dai sistemi centrali, in parte dovranno essere integrati dagli istituti, sulla base di modelli predefiniti e l’utilizzo di un “questionario scuola”.

Gli istituti scolastici definiranno il proprio progetto di miglioramento, individuando alcuni obiettivi ritenuti strategici nel settore degli esiti di apprendimento e in quello dei processi. Questi obiettivi dovranno essere conseguiti nell’arco di un triennio. L’uso del format sarà facilitato da specifiche “linee guida”.

La Cisl Scuola

  • ha rilevato che l’informativa è stata resa immediatamente prima della prevista presentazione pubblica del RAV (avvenuta oggi, 27 novembre) e che non si è voluto in alcun modo un confronto con le organizzazioni sindacali né il loro contributo;
  • ha sottolineato l’estrema vaghezza dell’Amministrazione anche sul tema della specifica formazione, momento centrale per sostenere l’intero processo innovativo;
  • ha ancora una volta ritenuto estremamente inopportuna la scelta di far pubblicare alle scuole il Rapporto già a luglio 2015, senza attendere l’esito dei piani di miglioramento, come peraltro previsto dal dPR 80/2013; su quest’ultimo punto l’Amministrazione è stata elusiva, affermando che ancora non è stato definito se saranno oggetto di pubblicazione tutti i dati del RAV oppure se sarà fatta una selezione.

Le organizzazioni sindacali, altresì, hanno rilevato

  • che sembra difficile fugare i sospetti che l’intera operazione sia divenuta strumentale alla valutazione dei dirigenti scolastici e dei docenti, anche per le dichiarazioni a più riprese rilasciate dalla Ministra e per i contenuti del documento governativo sulla “Buona scuola”.
  • che i dati che dovranno fotografare la situazione di partenza delle scuole non sono tutti sempre disponibili.

Rimangono anche dubbi sull’integrazione di diverse “banche dati” e sul fatto che il format è uguale per tutti i livelli e gradi di scuola: circostanza, questa, che potrebbe non essere del tutto rispondente alle specificità dei singoli istituti.

La Cisl Scuola si riserva una valutazione più approfondita una volta esaminati i contenuti del format.

MANIFESTAZIONE DEL 4 DICEMBRE 2014

COMUNICATO UNITARIO
MANIFESTAZIONE DEL 4 DICEMBRE 2014

Successivamente alle Assemblee Regionali Unitarie, che hanno chiesto di portare
all’attenzione dell’opinione pubblica la mobilitazione dei dirigenti scolastici contro l’atto
unilaterale di rideterminazione del Fondo Unico Nazionale per la retribuzione di posizione
e di risultato, per effetto del quale si determinerà una consistente ingiusta decurtazione
stipendiale, le cinque OO.SS. rappresentative dell’AREA V hanno indetto una
MANIFESTAZIONE NAZIONALE a Roma, davanti al MIUR, che, a seguito delle prescritte
interlocuzioni con la Questura di Roma, è stata anticipata a giovedì 4 dicembre p.v., dalla
ore 10 alle ore 13.
La Manifestazione Nazionale del 4 dicembre p.v. si inquadra nel pacchetto di iniziative di
contrasto preannunciate nel Comunicato unitario del 20 ottobre scorso in via di
svolgimento attraverso:
a) l’intensificazione dei rapporti con le rappresentanze politiche e parlamentari per
denunciare la perdurante latitanza da parte del Governo alla legittima aspettativa
dei dirigenti scolastici di non vedere decurtato il trattamento economico in
godimento, che avrebbe dovuto invece essere significativamente incrementato a
fronte della crescita dei carichi di lavoro e delle connesse responsabilità. Di tale
azione è già testimonianza l’Interrogazione parlamentare recentemente presentata
dalle Onorevoli Maria Grazia Rocchi e Mara Carocci, componenti entrambe della
VII Commissione Istruzione della Camera dei Deputati;
b) l’Atto di diffida al MIUR, a cura dei nostri Studi Legali, per la mancata informativa –
da noi formalmente richiesta e sollecitata – sulla determinazione del FUN per l’a.s.
2014/2015 e successiva distribuzione regionale;
c) il ricorso giurisdizionale al TAR del Lazio di impugnativa (per violazione di legge
oltreché delle specifiche disposizioni contrattuali in materia di retribuzione
accessoria) dell’Atto amministrativo di rideterminazione del FUN, che i suddetti
studi legali stanno congiuntamente predisponendo su nostro espresso mandato in
quanto soggetti di legittimazione attiva;
d) l’attivazione di rapporti con le Agenzie di Stampa nazionali e locali, quali
Tuttoscuola, Italia Oggi, Il Sole 24 Ore, che stanno fornendo attenzione e spazi
editoriali alla vertenza in atto dei dirigenti scolastici.
Alla manifestazione del 4 dicembre a Roma davanti al MIUR sono calorosamente
invitati tutti i dirigenti per dar voce alle loro legittime e sacrosante richieste.
Più dettagliate informazioni logistiche e organizzative verranno tempestivamente fornite
alle Strutture territoriali delle nostre Organizzazioni Sindacali con successiva
comunicazione.

Bene l’emendamento a favore delle scuole paritarie

Bene l’emendamento a favore delle scuole paritarie. Ora però si facciano passi avanti
verso una effettiva parità economica a partire dalla Legge di Stabilità 2015
Le associazioni di famiglie e di gestori delle scuole paritarie guardano con favore la decisione del
Governo di assegnare in legge di stabilità le risorse destinate alle scuole paritarie per un triennio.
Analogamente, esprimono soddisfazione per l’emendamento approvato ieri dalla commissione
bilancio della Camera, col quale si è stabilito che tali fondi siano interamente gestiti dal Miur,
anziché farne transitare una parte attraverso le Regioni.
Si ritiene, infatti, che si tratti di importanti passi avanti per consentire alle scuole paritarie una
maggiore stabilità e la certezza delle risorse disponibili.
Non si può tacere, tuttavia, come queste ultime restino nettamente insufficienti rispetto alle reali
esigenze, e quanto siano lontane da quel livello minimo che permetterebbe anche solo di
avvicinarsi un po’ ad una effettiva parità economica.
A fronte di una popolazione scolastica che ammonta all’11,2% del totale, infatti, le scuole paritarie
ricevono meno dell1% delle risorse complessive a disposizione del Miur, pur garantendo allo Stato
un risparmio di oltre 6 miliardi di euro all’anno!
Consapevoli del momento di grave difficoltà che sta attraversando il Paese, le scriventi associazioni
chiedono che in Legge di Stabilità, dando per acquisito il ripristino del fondo “storico” di 530
milioni di euro, si preveda con la legge sulla “buona scuola” la sperimentazione di strumenti per
una reale parità, quali la quota capitaria definita in base al costo standard.
Ogni passo avanti in questo senso non potrà che ripercuotersi positivamente sull’intero sistema di
istruzione.

Le associazioni:
Agesc
CdO Opere Educative
Fism

DIFFIDA

LO SNALS-CONFSAL DIFFIDA IL GOVERNO:

LA SENTENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA,
DI CONDANNA ALL’ITALIA PER L’ABUSO
DI CONTRATTI A TERMINE NELLA SCUOLA,
VA INTEGRALMENTE APPLICATA

Roma, 27 novembre.  La Corte di giustizia europea ha condannato l’Italia per l’abuso del contratto a termine, ritenendo la normativa italiana sui contratti di lavoro a tempo determinato nella scuola contraria al diritto dell’Unione.
In particolare, la Corte ha rilevato che l’accordo quadro del 18 marzo ‘99, che disciplina il lavoro a tempo determinato, si applica a tutti i lavoratori, senza distinzione in base alla natura pubblica o privata dello stesso. Si applica, quindi, anche ai docenti e al personale ATA assunti con contratto annuale.
Lo stato italiano ha abusato nell’utilizzare in modo continuativo i contratti a tempo determinato. In particolare, non ha indicato nei contratti né le ragioni che giustificavano il rinnovo né la durata massima totale dei contratti né il numero dei loro rinnovi.
Secondo la sentenza la normativa italiana, non prevedendo criteri obiettivi e trasparenti per verificare se il rinnovo risponda davvero a reali esigenze, non  può rispettare l’accordo quadro. In sostanza, essa non contempla nessuna misura diretta a prevenire e a sanzionare sul serio l’abuso di ricorso al contratto a termine da parte dello stato italiano.
Da anni lo Snals-Confsal porta avanti la battaglia per la stabilizzazione di tutto il personale precario della scuola e da sempre sostiene che dalla stabilizzazione deriverebbe un risparmio per lo stato italiano. Oggi, anche alla luce della sentenza della Corte di giustizia, lo Snals chiede che il governo attui una risoluzione “definitiva” che stabilizzi tutto il personale precario, docente e Ata, della scuola.
Sul fronte giudiziario, sono già migliaia i ricorsi patrocinati dai nostri legali su tutto il territorio nazionale in favore degli iscritti che avevano lamentato il comportamento illegittimo dello stato italiano. Altrettanti ricorsi partiranno se il governo non deciderà, come chiediamo, di porre fine a questa vergogna tutta italiana.

SENTENZA UE PRECARI, DIFFIDA RENZI E GIANNINI

SENTENZA UE PRECARI, GILDA DIFFIDA RENZI E GIANNINI

“Se entro i prossimi trenta giorni il Governo non applicherà la sentenza emessa ieri dalla Corte di Giustizia europea, avviando l’iter per la stabilizzazione dei precari che hanno svolto oltre 36 mesi di servizio, ricorreremo alle vie legali”. A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Federazione Gilda-Unams, che questa mattina, come annunciato ieri subito dopo il verdetto dei giudici di Lussemburgo, ha inviato una diffida alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Miur.

“Per la prima volta nella storia della giurisdizione europea, – afferma Di Meglio – un sindacato si è costituito parte civile per difendere i diritti violati dei lavoratori. Ed è proprio in virtù del ruolo rivestito nel procedimento giudiziario che si è concluso ieri con la sentenza della Corte europea, la Gilda-Unams ha diffidato formalmente Renzi e Giannini perchè – spiega il coordinatore nazionale – l’articolo 3 della legge di Stabilità 2015 non fissa date certe per i concorsi né indica come verranno messe in pratica le indicazioni contenute nel piano ‘La Buona Scuola’. Inoltre – aggiunge Di Meglio – l’articolo 28 della legge di Stabilità taglia ingiustamente risorse sia al personale docente che a quello Ata con contratti a tempo indeterminato per dotare il Miur di un miliardo di euro da destinare al progetto ‘La Buona Scuola’. La sentenza della Corte di Giustizia europea rischia così di restare disattesa. Ecco perchè – conclude il leader della Fgu – abbiamo deciso di procedere alla diffida”.

Utilizzazione del docente di sostegno

Al Dirigente

Ufficio VII Ambito Territoriale di

COSENZA

 

Alla Stampa e TV –Loro Sedi-

Al Sito SAB

 

 

 

Oggetto: Utilizzazione del docente di sostegno o di quello contitolare, per supplenze brevi. Interruzione continuità didattica. Illegittimità.

 

E’ stata rappresentata alla scrivente O.S. sindacato SAB, la circostanza che è prassi consolidata, in moltissime scuole della provincia, sostituire i docenti assenti con personale assegnato su posto di sostegno che presta servizio in contemporaneità nella classe dove si verifica l’assenza del docente curriculare, ovvero in altre classi oppure, lasciare il docente di sostegno in classe ed utilizzare quello contitolare dell’insegnamento frontale curriculare per sostituire i colleghi assenti per supplenze brevi e saltuarie, in altre classi.

Risulta ancora che alcuni dirigenti scolastici facciano ricorso a nuovi espedienti quali quelli, in particolare nei cicli dell’obbligo, di interrompere la continuità didattica nelle classi successive alle prime, pur in presenza del medesimo docente di sostegno, per assegnare alla classe ed al medesimo alunno con rapporto 1/1, n. due docenti di sostegno contravvenendo ai dettati della continuità didattica riconosciuta dalla legge n. 104/92, dalle linee guida del MIUR e da giurisprudenza consolidata, NON salvaguardando nemmeno l’unicità dell’insegnamento nella classe e nelle attività di sostegno previsto dall’art. 4 comma 1 del D.M. 131/2007 (Regolamento).

Il ricorso a questo nuovo espediente è di avere più docenti di sostegno che ruotano su più classi per utilizzarli, dopo, o in supplenze o in sostituzione dei contitolari della classe, ritenendo applicabile, nel caso di specie, l’art. 2 comma 5 del DPR n. 122/2009 (Regolamento valutazione degli alunni).

Nel merito, il SAB contesta tale interpretazione che può essere valida per gli alunni disabili in situazione di gravità delle scuole di 2° grado dove ancora vige, solo per le supplenze, la suddivisione delle aree per cui può verificarsi l’assegnazione di due docenti di area diversa a un solo alunno, ma non nelle scuole primarie e medie dove l’insegnamento è unico e unico deve essere il docente di sostegno.

Come da numerose sentenze della Corte Costituzionale, il diritto all’istruzione e alla formazione degli alunni disabili, si configura diritto soggettivo per cui, utilizzare il docente di sostegno in attività di sostituzione del docente di materie curriculare, in orario contemporaneo nella classe dove entrambi prestano servizio, è di difficile attuazione per effetto del combinato disposto di cui al decreto legislativo n. 297/1994 artt. 127, 312 e seguenti, CCNL, legge 104/92.

Tale situazione non appare uniformata a criteri di regolarità, tenuto conto che finisce per distogliere l’insegnante di sostegno dal proprio compito istituzionale. Quando manca il docente curriculare, l’insegnante di sostegno chiamato a sostituirlo, di fatto, smette di essere docente di sostegno e quell’ora il ragazzo in pratica la perde.

Il Ministero dell’Istruzione, attraverso le Linee Guida per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità – nota prot. n. 4274 del 4/8/2009 – ha chiarito che “l’insegnante di sostegno non può essere utilizzato per svolgere altro tipo di funzione se non quelle strettamente connesse al progetto d’integrazione, qualora tale diverso utilizzo riduca anche in minima parte l’efficacia di detto progetto”. Il docente su posto di sostegno è contitolare della classe e compresente durante le attività didattiche per effetto della sua particolare funzione di supporto alla classe del disabile di riferimento.

Detta condizione non viene meno anche quando è assente il docente curriculare. La contitolarità della classe, per come circostanziato dall’art. 13, comma 6, legge n. 104/1992, assume una propria specifica valenza sul piano squisitamente didattico, in vista del necessario raccordo tra il docente di sostegno e i docenti di materie curriculari in sede di programmazione educativa e didattica, senza peraltro inficiare la distinzione tra i rispettivi compiti istituzionali.

La contemporaneità del docente di sostegno, è configurata nell’ambito della programmazione dell’azione educativa; mentre, come chiaramente indicato nella nota MIUR prot. n. 9839 dell’8 novembre 2010, si può provvedere alla sostituzione del personale docente assente temporaneamente, con personale della scuola in soprannumero o con ore a disposizione o di contemporaneità non programmata in applicazione di quanto previsto dall’art. 28, commi 5 e 6 del CCNL ed, in subordine, mediante l’attribuzione di ore eccedenti a personale in servizio e disponibile nella scuola fino ad un massimo di 6 ore settimanali oltre l’orario d’obbligo.

La precedente nota MIUR prot. n. 14991 del 6/10/2009, ha inoltre precisato: “Al fine primario di non incorrere in una sospensione della didattica nei riguardi degli allievi interessati, i dirigenti scolastici possono provvedere, per periodi di assenza anche inferiore a 15 giorni, alla nomina di personale supplente temporaneo”.

E’ da considerare poi impraticabile, nel rispetto del CCNL dei docenti e del diritto allo studio degli studenti, la soluzione organizzativa, nel caso di assenze brevi del personale docente, distribuire gli alunni nelle varie classi; ciò non solo non è previsto da alcuna norma, ma costituisce di fatto, rischi per la sicurezza. E’ appena il caso di evidenziare, infine, la particolare responsabilità alla quale andrebbe incontro l’insegnante di sostegno nell’ipotesi d’infortunio a un alunno portatore di handicap qualora – come è peraltro accaduto recentemente nella regione Puglia – esso si verifichi mentre il docente stesso è impegnato nella sostituzione del collega assente.

Nel merito, dopo intervento del SAB, vi è nota prot. n. 73ris del 6/2/2012 dell’ATP di Cosenza, la quale nel richiamare le SS.LL. ad un’attenta considerazione della problematica si ritiene opportuno ricordare che la nota ministeriale n. 9839 dell’8 novembre 2010, alla quale si rimanda per una sua lettura integrale, in merito a quanto esplicitato in oggetto afferma: “ Appare opportuno richiamare l’attenzione sull’opportunità di non ricorrere alla sostituzione dei docenti assenti con personale in servizio su posti di sostegno, salvo casi eccezionali non altrimenti risolvibili”, nonché nota prot. n. 637/R del 14/1/2013, del medesimo ATP con la quale si invitano i Dirigenti scolastici con ogni tempestività ad attenersi, assumendosi la responsabilità, a mo’ d’esempio, della non nomina di supplenti là dove la norma la prevede, in base alla previsione di cui al suddetto art. 9 del decreto Legge 78/2010, che contempla la possibilità di procedere ad assunzione in deroga su posti di sostegno, ad adottare tutte le iniziative necessarie per assicurare l’adeguata integrazione dell’organico del personale di cui trattasi, in relazione al concreto fabbisogno delle Istituzioni scolastiche, onde evitare di ricadere nel reato di interruzione di pubblico servizio e aggravio a carico dello Stato, in caso di contenziosi che verrebbero aperti da parte degli interessati e che già hanno visto soccombente la nostra Amministrazione.

In merito alle ipotetiche circostanze eccezionali non altrimenti risolvibili si evidenzia che “deve inoltre trattarsi non solo di “casi eccezionali”, ma questi devono essere pure “non altrimenti risolvibili”. Ciò significa che non solo devono mancare altri docenti, curricolari o di sostegno, disponibili a svolgere sino a un massimo di sei ore in più di servizio di lezioni;  ma deve trattarsi di una circostanza del tutto irrisolvibile, come ad es. un docente che segnala la propria assenza all’inizio della sua ora di lezione e limitatamente a quell’ora. Infatti, ormai in base al regolamento sulle supplenze, D.M. 131/07, il Dirigente convoca i possibili supplenti presenti nelle graduatorie per e-mail o SMS sul cellulare e quindi nell’arco di un’ora l’aspirante a supplenza, può intervenire e assumere immediatamente l’incarico”.

Alla luce di quanto sopra, si chiede alla S.V. autorevole intervento al fine di far cessare tali comportamenti per il rispetto delle disposizioni di riferimento citate, al fine di evitare che l’insegnante di sostegno possa essere distratto dal proprio compito istituzionale, salvaguardando la continuità didattica e l’unicità dell’insegnamento.

F.to Prof. Francesco Sola

                                             Segretario Generale SAB

Tutte le materie della nuova maturità 2015

da Il Sole 24 Ore

Tutte le materie della nuova maturità 2015

di Claudio Tucci

Nel liceo scientifico, opzione scienze applicate, debutterà «scienze naturali» alla seconda prova scritta della Maturità 2015. Per i tecnici e professionali si punterà anche sulle lingue e non solo su materie pratiche negli indirizzi che riguardano il turismo.
Questa mattina le scuole riceveranno la circolare del Miur con la quale verrà fornito il quadro completo delle materie fra cui il ministro di turno sceglierà ogni anno quella con cui i maturandi dovranno cimentarsi il secondo giorno dell’esame di Stato che inizierà il 17 giugno. L’impianto complessivo della prova non subirà modifiche, anche se la Camera ieri in serata ha approvato un emendamento di Forza Italia al ddl Stabilità che annuncia il riordino della composizione delle commissioni d’esame , probabilmente per il prossimo anno scolastico 2015-2016.

Debutto a giugno
A giugno prossimo «entrano però in gioco le discipline di indirizzo previste dalla riforma delle superiori targata Gelmini che quest’anno va a regime – ha spiegato il dirigente generale per gli Ordinamenti scolastici e la valutazione del Miur, Carmela Palumbo – e quindi il ministero ha dovuto adeguare la seconda prova scritta». Non ci sarà nessun cambiamento per il liceo classico, latino e greco restano le discipline caratterizzanti: gli studenti dovranno tradurre una versione da una delle due lingue all’italiano. Allo scientifico (anche per l’opzione sportiva) saranno possibile oggetto della seconda prova matematica e fisica. Per tutti gli indirizzi dello scientifico continua a essere prevista la trattazione di un problema a scelta del candidato fra i due proposti più alcuni quesiti. La seconda prova del liceo delle scienze umane verterà sulle scienze umane, «una mega materia che comprende antropologia, pedagogia e sociologia», ha aggiunto Palumbo. Più ricca la rosa di materie, da quest’anno, al liceo artistico che ora ha più indirizzi: entra anche il design. La prova dell’artistico consisterà nell’elaborazione di un progetto.
Per il linguistico cambia la modalità di scelta della lingua per la seconda prova: finora era lo studente, il giorno dello scritto, a selezionare quella su cui cimentarsi, potendo optare fra tutte le lingue studiate nel percorso di studi. Ora sarà il ministro a indicare la lingua oggetto di verifica.

In pista l’alternanza scuola-lavoro
Mentre gli studenti dei tecnici e professionali, nello svolgimento della seconda prova, potranno eventualmente avvalersi anche delle conoscenze e competenze maturate attraverso le esperienze di alternanza scuola-lavoro. Quest’anno debuttano alla maturità pure i licei musicali e coreutici. Chi studia musica nella seconda prova dovrà cimentarsi con la teoria, analisi e composizione della musica o con le tecnologie musicali. Nei licei musicali la prova si svolgerà in due parti e in due giorni: la prima parte può riguardare l’analisi di una composizione o la composizione di un brano, la realizzazione e descrizione di un percorso digitale del suono o la progettazione di un’applicazione musicale. La seconda parte, il giorno successivo, sarà la prova di strumento.

Scuola, la Corte europea boccia il sistema Italia. “Adesso bisogna assumere 250 mila precari”

da La Stampa

Scuola, la Corte europea boccia il sistema Italia. “Adesso bisogna assumere 250 mila precari”

Dopo una battaglia legale durata cinque anni la Corte di Giustizia Europea ha deciso la stabilizzazione del personale che ha svolto almeno 36 mesi di servizio. Esultano le sigle
flavia amabile

roma

I precari attendevano da cinque anni questo momento: dopo una battaglia legale durata cinque anni la Corte di Giustizia Europea ha stabilito la stabilizzazione del personale precario della scuola in Italia, che abbia svolto almeno 36 mesi di servizio. Secondo la Corte l’Italia per oltre dieci anni ha violato la Direttiva CE del 1999 imponendo il rinnovo di contratti a tempo determinato per provvedere alla copertura di posti vacanti d’insegnamento, in assenza di ragioni oggettive. La sentenza riguarda i precari della scuola ma può essere estesa a tutti i precari della pubblica amministrazione. Solo nella scuola riguarda 250mila persone che possono chiedere la stabilizzazione e risarcimenti per 2 miliardi di euro, oltre agli scatti di anzianità maturati tra il 2002 e il 2012 dopo il primo biennio di servizio e le mensilità estive su posto vacante.

I SINDACATI DIFFIDANO IL GOVERNO

E ora i sindacati si preparano all’ultima battaglia. La Gilda degli insegnanti annuncia che invierà subito una diffida al Governo e poi, entro dicembre, al via in tutta Italia le iniziative giudiziarie per la stabilizzazione dei precari. Nella diffida indirizzata a Palazzo Chigi e al ministero dell’Istruzione – spiega l’avvocato Tommaso De Grandis, legale rappresentante della Gilda nella causa alla Corte europea – verrà fissato un termine breve entro cui dare esecuzione alla sentenza emessa questa mattina dai giudici di Lussemburgo, perché vogliamo sapere quando e come l’Esecutivo intenderà provvedere alla stabilizzazione dei precari della scuola. In seconda istanza, entro il mese di dicembre, – prosegue De Grandis – verranno impartite istruzioni operative a tutte le nostre sedi provinciali per intraprendere iniziative, anche giudiziarie, volte alla stabilizzazione del precariato pubblico”.

 

ESULTANO LE SIGLE

Soddisfatta anche la Flc Cgil: “Finalmente le ragioni dei precari – stabilità del lavoro e equa retribuzione – sostenute dalla FLC CGIL anche in migliaia di ricorsi sono state riconosciute alla luce del sole. Quando accadono questi fatti siamo orgogliosi di sentirci europei”. Marcello Pacifico, presidente dell’Anief che per primo avviò la battaglia: “La sentenza arriva a distanza di quasi cinque anni da quando l’Anief avviò la vertenza sovranazionale e dopo migliaia di ricorsi presentati nei tribunali del lavoro italiani, che si vanno a sommare alla miriade di denunce pervenute alla Commissione Europea: “Arriviamo a questo importante evento presso la Curia del Corte di giustizia europea dopo esserci imposti già in diverse occasioni nei tribunali italiani, con risarcimenti a favore dei lavoratori in media di 30mila euro per ognuno. Sull’esito del processo, che interessato la vita professionale e personale di tantissimi precari, siamo fiduciosi”.

 

GIANNINI: “TUTTO PREVISTO”

“La Buona Scuola” dà risposte che vanno oltre la sentenza di oggi, in cui si chiede di non utilizzare contratti a tempo determinato in modo reiterato per coprire posti “vacanti e disponibili”.

Il documento del governo prevede infatti un piano di assunzioni straordinario che a settembre 2015 porterà in classe circa 150.000 insegnanti, necessari per rafforzare e ampliare l’offerta formativa. Insegnanti che copriranno anche tutti i posti attualmente “vacanti e disponibili” di cui parla la sentenza.

Successivamente gli ingressi nella scuola avverranno solo per concorso con cadenza regolare, proprio per evitare che si crei altro precariato. Nel 2015 sarà emanato un bando da 40.000 posti circa. Con il Piano “La Buona scuola” si uscirà dalla logica emergenziale per entrare in un’ottica di prospettiva che guarda alle esigenze formative e didattiche dei nostri studenti e al diritto degli insegnanti di avere certezza su tempi e modi di accesso alla professione.

La riforma delle superiori arriva a ‘Maturità’: ecco le nuove materie

da La Tecnica della Scuola

La riforma delle superiori arriva a ‘Maturità’: ecco le nuove materie

Il Miur comunica che nella seconda prova debuttano le discipline previste dai nuovi ordinamenti, come Musica, Danza, Design e Scienze naturali. E negli Istituti tecnici e professionali gli studenti potranno eventualmente avvalersi anche delle competenze maturate con gli stage in azienda. Ma il cambiamento non toccherà tutti i corsi: al liceo classico, Latino e Greco restano caratterizzanti.

Con l’entrata a regime della riforma Gelmini in tutti gli anni di corso della scuola secondaria, la seconda prova scritta della maturità diventa sempre più professionalizzante. A comunicarlo è stato il Miur, nella serata del 26 novembre. “L’impianto dell’Esame resta inalterato, ma – spiegano da Viale Trastevere – entrano in gioco le discipline di indirizzo previste dalla riforma delle superiori che quest’anno va a regime. Con la circolare inviata oggi alle scuole viene fornito un quadro completo delle materie fra cui il Ministro sceglierà ogni anno quella con cui i maturandi dovranno cimentarsi il secondo giorno dell’Esame di Stato.

Musica, Danza, Design e Scienze naturali, sono alcune fra le materie che a giugno debutteranno alla seconda prova della Maturità. Ma le novità non toccheranno tutti i corsi. “Nessun cambiamento per il liceo Classico, Latino e Greco restano le discipline caratterizzanti: gli studenti dovranno tradurre una versione da una delle due lingue all’italiano.

Allo Scientifico (anche per l’opzione sportiva) saranno possibile oggetto della seconda prova Matematica e Fisica. Per l’indirizzo Scienze applicate dello Scientifico il Ministro potrà scegliere anche le Scienze Naturali. Per tutti gli indirizzi dello Scientifico continua ad essere prevista la trattazione di un problema a scelta del candidato fra i due proposti più alcuni quesiti. La seconda prova del Liceo delle scienze umane verterà sulle Scienze Umane (Antropologia, Pedagogia, Sociologia) nell’indirizzo di base: sono previsti la trattazione di un argomento relativo a questi ambiti disciplinari più alcuni quesiti di approfondimento. Per chi studia con l’opzione Economico Sociale si aggiunge alle Scienze Umane Diritto ed Economia Politica: qui potrà essere proposta sia la trattazione di problemi o temi disciplinari, sia, in alternativa, l’analisi di casi o situazioni socio-politiche, giuridiche ed economiche. Più ricca la rosa di materie, da quest’anno, al Liceo artistico che ora ha più indirizzi: entra anche il Design. La prova dell’Artistico consisterà nell’elaborazione di un progetto”.

Per il Linguistico cambia la modalità di scelta della lingua per la seconda prova: finora era lo studente, il giorno dello scritto, a selezionare quella su cui cimentarsi, potendo optare fra tutte le lingue studiate nel percorso di studi. Ora sarà il Ministro ad indicare la lingua oggetto di verifica. La prova si articola in due parti che prevedono l’analisi e comprensione testuale e l’elaborazione di un testo narrativo, descrittivo o argomentativo.

Quest’anno debuttano alla Maturità anche i licei Musicali e Coreutici. Chi studia musica nella seconda prova dovrà cimentarsi con la Teoria, Analisi e Composizione della Musica o con le Tecnologie Musicali. Nei Licei musicali la prova si svolgerà in due parti e in due giorni: la prima parte può riguardare l’analisi di una composizione o la composizione di un brano, la realizzazione e descrizione di un percorso digitale del suono o la progettazione di un’applicazione musicale. La seconda parte, il giorno successivo, consiste nella prova di strumento.

Le Tecniche della danza saranno oggetto della seconda prova dell’Esame del Liceo coreutico. Anche qui ci saranno due giorni di prove: la prima parte prevede l’esibizione collettiva, su un tema specifico riferito agli ambiti della sezione classica e contemporanea e una relazione accompagnatoria. La seconda parte, il giorno successivo, consiste nella prova di esecuzione individuale.

Per i Tecnici e i Professionali si punta sulle Lingue e non solo su materie pratiche negli indirizzi che riguardano il Turismo. Per lo svolgimento della seconda prova, in particolare negli Istituti tecnici e professionali, gli studenti potranno eventualmente avvalersi anche delle conoscenze e competenze maturate attraverso le esperienze di alternanza scuola lavoro, stage e formazione in azienda.

Quest’anno l’Esame di Stato comincia il 17 giugno, con la prima prova scritta di italiano, a seguire il 18 la seconda prova di indirizzo, oggetto della circolare odierna.

Giannini: “La sentenza della Corte era attesa. La riforma del governo è in linea”

da La Tecnica della Scuola

Giannini: “La sentenza della Corte era attesa. La riforma del governo è in linea”

            

Il tema dei precari nella scuola “io l’ho definito una piaga e una patologia tutta italiana che nel ripensare la sfida educativa del Paese non poteva essere trascurata. Mi pare che i contenuti e i metodi che” la riforma della scuola varata dal governo Renzi “‘La buona scuola” prevede siano perfettamente in linea, ma anche anticipatori rispetto a quello che ha indicato la Corte europea. Credo che il governo stia abbinando al piano di assunzioni tutta una serie di elementi”. Così il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini commentando a Radio 24 la sentenza della Corte di giustizia Ue che ha condannato le norme italiane sui contratti precari nella scuola. Secondo il ministro “prima di dare numeri bisogna leggere con attenzione questo primo passo, peraltro atteso, della sentenza della Corte europea: ci sarà poi una presentazione in Commissione delle misure che l’Italia ha attivato con una certa tempestività, ma non solo rispetto a questo tema che ci è noto e dalla cui consapevolezza siamo partiti”.

Poco dopo ecco il comunicato del Ministero di Viale Trastevere:  “La necessità di dotare la scuola italiana di tutti gli insegnanti di cui ha bisogno, intervenendo in modo strutturale sul tema del precariato, a partire dalla piaga delle graduatorie storiche, è stata chiara al Governo fin dal suo insediamento. “La Buona Scuola” dà risposte che vanno oltre la sentenza di oggi, in cui si chiede di non utilizzare contratti a tempo determinato in modo reiterato per coprire posti “vacanti e disponibili”.

Il documento del governo prevede infatti un piano di assunzioni straordinario che a settembre 2015 porterà in classe circa 150.000 insegnanti, necessari per rafforzare e ampliare l’offerta formativa. Insegnanti che copriranno anche tutti i posti attualmente “vacanti e disponibili” di cui parla la sentenza.

Successivamente gli ingressi nella scuola avverranno solo per concorso con cadenza regolare, proprio per evitare che si crei altro precariato. Nel 2015 sarà emanato un bando da 40.000 posti circa. Con il Piano “La Buona scuola” si uscirà dalla logica emergenziale per entrare in un’ottica di prospettiva che guarda alle esigenze formative e didattiche dei nostri studenti e al diritto degli insegnanti di avere certezza su tempi e modi di accesso alla professione”.

 

Le scuole alla prova dell’autovalutazione

da La Tecnica della Scuola

Le scuole alla prova dell’autovalutazione

Domani, 27 novembre, il Ministro Giannini presenta al Miur il format per il Rapporto di autovalutazione delle scuole. Due giorni di formazione a Roma per la task force che supporterà gli istituti.

Il format che gli istituti scolastici dovranno utilizzare per produrre, entro la prossima estate, il loro primo Rapporto di Autovalutazione sarà presentato domani, giovedì 27 novembre, alle 11.30, pressoi l Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Aprirà i lavori il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini. Illustreranno il format Carmela Palumbo, direttore generale per gli ordinamenti scolastici e l’autonomia scolastica, Anna Maria Ajello, presidente dell’INVALSI (Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema di Istruzione), Giovanni Biondi, presidente dell’INDIRE (Istituto Nazionale di Documentazione Innovazione e Ricerca Educativa). Chiuderà gli interventi della mattinata il Sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone. Nel corso della giornata di lavori è previsto il contributo del professor Jaap Scheerens, Ordinario di Management educativo all’University of Twente (NL) che illustrerà il percorso dell’Italia a livello internazionale nell’ambito della valutazione. L’evento sarà trasmesso in diretta streaming su www.istruzione.it

Domani e dopodomani saranno presenti a Roma anche 200 rappresentanti degli Uffici scolastici regionali che parteciperanno a seminari di formazione con esperti nazionali e internazionali per poter supportare le scuole nel lavoro di produzione del Rapporto di autovalutazione. Una vera e propria task force a disposizione di dirigenti scolastici e docenti. Per la prima volta tutte le scuole italiane avranno in mano uno strumento di lavoro comune per analizzare il proprio operato e migliorare la loro azione educativa. Il Rapporto finale conterrà gli obiettivi di miglioramento di ciascun istituto, sarà in formato elettronico e verrà reso pubblico entro luglio 2015.

Sentenza europea: assunzioni per 30mila o per 250mila?

da La Tecnica della Scuola

Sentenza europea: assunzioni per 30mila o per 250mila?

La sentenza della Corte europea fissa alcuni “paletti” ma non chiarisce affatto in che modo i precari dovranno essere assunti. Ci si dovrà rivolgere ancora al giudice del lavoro?
Di Meglio (FGU-Gilda): “Ci vuole un atto legislativo del Governo”. D’Errico (Unicobas): “Non dimentichiamoci del personale Ata”.

La sentenza della Corte europea in materia di reiterazione dei contratti a tempo determinato apre immediatamente una questione politica e giuridica di non poco conto.
In sintesi si tratta di questo: la Corte europea dà ragione alla tesi sostenuta da tempo dalle organizzazioni sindacali, sia quelle che si erano costituite in giudizio (Flc-Cgil e FGU-Gilda) sia le altre.
Ma, nel concreto, come potranno i precari ottenere l’esecuzione della sentenza? E, soprattutto, quali precari potranno rivendicare l’applicazione della sentenza?
Il problema non è di semplice soluzione e quindi per comprendere appieno le conseguenze della decisione dei giudici bisognerà forse attendere ancora qualche giorno.
Per intanto appare assodato che i precari assunti con contratto annuale fino al 31 agosto per tre anni consecutivi rientrano pienamente nel campo di applicazione della sentenza, così come dovrebbero rientrare coloro che hanno tre interi nell’arco di 5-6 anni.
“Noi – afferma però Rino Di Meglio (FGU-Gilda) – riteniamo che i contratti fino al termine delle lezioni debbano essere equiparati a quelli fino al 31 agosto”.
La differenza non è di poco conto: nel primo caso i precari interessati potrebbero essere 20-30mila, mentre nel secondo caso si potrebbe arrivare tranquillamente a 80-100mila.
La platea potrebbe però ulteriormente ampliarsi se valesse una interpretazione “estensiva”, come per esempio vorrebbe l’Unicobas: “La stabilizzazione – sostiene il segretario nazionale Stefano d’Errico – deve riguardare tutti coloro che hanno comunque maturato 36 mesi di servizio anche con supplenze temporanee come peraltro è già stato riconosciuto da molti giudici del lavoro di tutta Italia. Ma bisogna sottolineare che l’operazione dovrà riguardare anche il personale Ata, in quanto la sentenza riguarda tutti i lavoratori dipendenti e non solo i docenti”.
In tal caso le assunzioni potrebbero arrivare a 250mila ed essere quindi superiori a quelle previste dallo stesso piano “Buona Scuola”
C’è poi un altro problema: in che modo i precari potranno “esigere” l’applicazione del dispositivo della Corte europea?
“Certamente attraverso un ricorso al giudice del lavoro competente – spiega Di Meglio – anche se questo potrebbe determinare comportamenti diversificati a livello territoriale. E allora sarebbe logico che il Governo assumesse una iniziativa legislativa che preveda l’assunzione di tutti coloro che sono in possesso di determinati requisiti”.
Giannini ha già detto che il piano “Buona Scuola” e la legge di stabilità vanno esattamente in questa direzione, ma così non è, perchè nel piano Renzi si parla soltanto di assunzione dalle GAE e dalle graduatorie di concorso. In tal caso che fine farebbero i docenti che hanno maturato 3 anni di servizio ma che non sono inseriti nelle GAE?
Come è facile intuire, la situazione è piuttosto complessa ed è probabile che i tribunali italiani dovranno occuparsi ancora per molto tempo del problema.