Programma digitale Telecom

DIGITALE TELECOM PER IL SUCCESSO FORMATIVO di Umberto Tenuta

CANTO 326 PROGRAMMA DIGITALE TELECOM

Se fosse il solito refraim sarebbe un’occasione perduta.

Vincerà la partita chi col DIGITALE saprà creare la Scuola del SUCCESSO FORMATIVO!

 

È il mio REFRAIM.

300 CANTI e una vita nella Scuola, per la SCUOLA DEL SUCCESSO FORMATIVO.

Libri, Riviste, sussidi didattici digitali, ma soprattutto e innanzitutto dodici lustri a sporcarmi le mani con la calce per costruire la nuova scuola, la SCUOLA DEL SUCCESSO FORMATIVO.

Successo formativo da garantire a tutti i figli di donna, come ha sancito la SCUOLA DELL’AUTONOMIA.

Prima le pietre, una sull’altra. Le travi di legno. Le tegole cotte.

Poi le pareti colorate a calce.

Niente banchi nelle scuole di Gete.

Tavolinetti esaposti!

Ceci castagne, fagioli,noccioline, perline colorate, foglie, petali di rose…

Se ascolto, dimentico

Se vedo ricordo

Se faccio capisco

IL MUSEO DIDATTICO di Rosa e Carolina Agazzi.

Le CASE DEI BAMBINI di Maria Montessori.

La NUOVA SCUOLA che in Italia arriva a cominciare dagli anni CINQUANTA.

Rappresentazione CONCRETA, ICONICA, SIMBOLICA.

E finalmente, arriva LEI.

La QUARTA RAPPRESENTAZIONE.

La RAPPRESENTAZIONE DIGITALE!

2D

3 D

Oh che bello il TABLET!

Tutti lo chiamano, tutti lo vogliono.

Pochi lo hanno.

Lo diamo a TUTTI?

Ci pensano tutti.

Anche la TELECOM.

Arriva, arriva, arriva il TABLET!

L’avrai anche tu, seppure seduto all’ultimo posto dell’ultima fila dell’ultima sezione!

L’avrai, l’avranno tutti.

Ma dimmi una cosa!

Che te ne fai?

Zitto!

Zitto, BIMBO!

Ascolta!

Te lo dirà.

Te lo dirà la TELECOM.

Che BRAVA LA TELECOM!

Davvero?

Staremo a vedere.

Staremo a vedere se anche tu lo userai.

Se anche tu lo userai per prendere appunti.

Se anche tu lo userai per registrare le lezioni dei tuoi professori.

Se anche tu sotto il banco lo userai.

Attento, Bimbo!

Quel che importa è come sul Tablet manipolerai.

Ma per saper questo il prossimo canto aspettare dovrai.

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

 

 

Le condoglianze del ministro Giannini alle famiglie dei due studenti deceduti a Ostuni e Castel Maggiore

Le condoglianze del ministro Giannini alle famiglie dei due studenti deceduti a Ostuni e Castel Maggiore

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini porge le più sentite “condoglianze alle famiglie dei due ragazzi che tragicamente sono venuti a mancare oggi durante le lezioni, per un malore, a Ostuni (Brindisi) e Castel Maggiore (Bologna)”. Il Ministro esprime anche la sua “vicinanza ai compagni di classe, ai docenti, ai dirigenti scolastici. La scuola è un luogo di vita, dove si socializza e si diventa grandi insieme. Tragiche fatalità come queste – sottolinea Giannini – richiedono alla comunità scolastica una cura particolare per l’elaborazione di un lutto che colpisce ancora più duramente perché avvenuto nel corso delle normali attività didattiche”.

PUNTIAMO SULLA SCUOLA E SULL’INTERA FILIERA DELL’ISTRUZIONE

IDV, PUNTIAMO SULLA SCUOLA E SULL’INTERA FILIERA DELL’ISTRUZIONE

“Vi sono in atto indagini come quella dell’OCSE e quella di Talis  che comprende altri paesi oltre quelli dell’OCSE , che hanno come scopo principale quello di elaborare un quadro comparativo di indicatori internazionali, utili a sostenere i Paesi nello sviluppo delle loro politiche sull’insegnamento, sull’apprendimento e sui docenti, Le conoscenze, le competenze e l’impegno degli insegnanti, nonché la qualità della leadership scolastica, sono i fattori più importanti per raggiungere risultati di apprendimento di alta qualità. Invece siamo di fronte ad  una visione negativa del prestigio sociale della professione. Le cause sono da individuare in una pluralità di fattori, tra i quali spiccano la scarsa considerazione che la politica ha avuto nei confronti della scuola e l’immagine non esaltante della scuola resa dai mass media ( motivi più recenti, può apparire scontato citare le misure di razionalizzazione adottate per la scuola che hanno messo a dura prova la categoria degli insegnanti in termini retributivi e su altri aspetti concernenti le condizioni di lavoro. Noi dell’ Italia dei valori puntiamo sulla  scuola e sull’intera filiera dell’istruzione e della formazione  con la consapevolezza che sia un vantaggio studiare   ai fini di un inserimento globale  visto che qualsiasi indagine ci mette come fanalino di coda sia dal punto di vista dell’età anagrafica che della didattica”. E’ quanto si legge in una nota di Rosanna Laudati, responsabile nazionale del laboratorio nazionale scuola per l’Idv.

Horus, dispositivo hi-tech che permette ai ciechi di “vedere”

Horus, dispositivo hi-tech che permette ai ciechi di “vedere”

Un sensore cattura le immagini circostanti, un software le analizza e invia una risposta vocale. A realizzare Horus una start up genovese. “Grazie a questo dispositivo leggere un giornale, evitare gli ostacoli in strada e muoversi in città sarà più facile”

da Redattore Sociale
16 dicembre 2014

BOLOGNA – Per ‘ridare la vista’ ai ciechi basta una telecamera montata su degli occhiali, un processore che codifica le immagini e un auricolare da cui una voce descrive il mondo circostante. Leggere il giornale, evitare gli ostacoli per strada e riconoscere un volto, sono solo alcune delle funzioni che Horus, un dispositivo realizzato da una start up genovese, è in grado di fare.

La mente che ha partorito quest’idea è quella di Saverio Murgia, un ventitreenne di Savona studente di robotica avanzata, che insieme a Luca Nardelli e Benedetta Magri ha fondato la Horus technology. “L’idea è nata un po’ per caso insieme al mio collega Luca – racconta Saverio – Un giorno ci è capitato di aiutare un cieco ad attraversare la strada. In quel periodo con Luca lavoravamo su strumenti visivi per robot. Da lì ci siamo detti: perché non applicare i nostri studi a persone in carne e ossa?”. Da quel momento passano 6 mesi, e grazie alle risorse ricevuti da diversi premi, come il terzo posto all’Ict idea challenge, al Grant di Working capital e alla possibilità di lavorare al Talent garden di Genova, i due ragazzi realizzano un primo prototipo.

Ma come funziona Horus? La telecamera e i sensori catturano le immagini intorno, che vengono inviate per essere elaborate a un processore. A questo punto la persona interagisce con il dispositivo con delle domande e attende la risposta che gli viene comunicata tramite un auricolare. “Le domande possono riguardare qualsiasi cosa – dice Saverio – Posso chiedere di descrivermi un viso, leggere un cartello stradale, un libro o di cercare le strisce pedonali”. Per portare avanti il loro progetto i tre hanno lanciato una campagna di crowdfunding. Obiettivo? Raccogliere 20 mila euro per poter realizzare più prototipi da offrire all’Unione italiana ciechi. Nel frattempo stanno cercando anche finanziatori interessati a mettere in produzione il loro dispositivo.“Per adesso non ci sono altre aziende che stanno sviluppando una tecnologia simile alla nostra – conclude Saverio –L’idea è quella di entrare sul mercato al più presto e rimanere in Italia con lo sviluppo. Siamo disposti a tutto pur di realizzare la nostra idea”. (Dino Collazzo)

Il TAR Sicilia vieta la formazione di “classi-pollaio” (2250/14)

Il TAR Sicilia vieta la formazione di “classi-pollaio” (2250/14)

di Salvatore Nocera

Con questo titolo la rivista Handicap & Scuola, sul n. 177, settembre-ottobre 2014, p. 24 pubblica un commento di Marisa Faloppa alla sentenza del TAR Sicilia n° 2250/14 che ha sdoppiato in corso d’anno una classe 4 superiore di 24 alunni risultante dalla fusione di due piccole classi frequentate da più alunni con disabilità, poichè eccedente il tetto massimo di 22 alunni di cui agli art. 4 e 5 comma 2 del DPR n° 81/09.
Si pubblica qui di seguito il testo del commento per gentile concessione di Marisa Faloppa che si ringrazia.

II TAR Sicilia con la sentenza n. 2250/2014 ha imposto a un dirigente scolastico di un Liceo palermitano che, unificando due classi quarte, aveva formato un’unica classe composta da 24 alunni, di cui 4 con disabilità, di modificare tale decisione.
Il pronunciamento del Tribunale Amministrativo che ha risposto al ricorso di genitori e studenti, supportati dai Cobas Scuola di Palermo, riconosce che l’eccessivo numero di alunni per classe, oltre ad aggravare i rischi relativi alla sicurezza, incide negativamente sulla qualità della didattica pregiudicando la formazione degli alunni e, in particolar modo, non consentendo la piena integrazione dei disabili.
La scelta del dirigente scolastico era stata motivata facendo riferimento all’art. 17, comma 1, del D.P.R. n. 81/2009, secondo il quale, “le classi intermedie sono costituite in numero pari a quello delle classi di provenienza degli alunni, purché siano formate con un numero medio di alunni non inferiore a 22; diversamente si procede alla ricomposizione delle classi secondo i criteri indicati all’articolo 16”. Motivazione non condivisa dai giudici.
Secondo questi ultimi, infatti, “una lettura improntata a parametri di logicità impone di ritenere che il limite dei venti alunni previsto per le «classi iniziali» debba considerarsi valido per tutte le classi”.
Significativo il passaggio in cui il TAR sottolinea la circostanza che il D.P.R. n. 81/2009, contempli l’ipotesi della presenza di disabili unicamente per le prime classi e non anche per quelle intermedie e ciò “impone un’interpretazione dello stesso dato normativo in linea con le esigenze di inclusione dell’alunno disabile così come tracciate dalla legislazione interna di riferimento e dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità”.

Siamo di fronte a una sentenza dagli effetti dirompenti, che rimette in discussione il modo con cui vengono formate le classi e la logica del risparmio che attraversa la politica scolastica degli ultimi venti anni.

OSSERVAZIONI
1. La decisione si segnala per la sua chiarezza di motivazioni e sembra essere la prima ad affrontare in modo diretto l’obbligo per l’amministrazione scolastica di rispettare il tetto massimo di 20 alunni anche nelle classi successive alla prima, di cui all’art. 5 comma 2 del DPR n° 81/09. Infatti si leggano le seguenti motivazioni della decisione:

“la circostanza che il regolamento di che trattasi [DPR n° 81/09] contempli l’ipotesi della presenza di disabili unicamente per le prime classi e non anche per quelle intermedie impone un’interpretazione dello stesso dato normativo in linea con le esigenze di inclusione dell’alunno disabile così come tracciate dalla legislazione interna di riferimento e dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.
Orbene, una lettura improntata a parametri di logicità impone di ritenere che il limite dei venti alunni previsto per le «classi iniziali» debba considerarsi valido per tutte le classi.

[…] E’ indubbio che l’esito complessivo dell’attività di didattica non può costituire parametro idoneo per verificare se lo svolgimento della stessa sia stata in linea con le norme che tutelano anche i diritti dei disabili non foss’altro perché al di là dell’esito dello scrutinio del corpo docente è indubbio che l’allocazione in una classe con un numero di alunni di gran lunga inferiore avrebbe certamente garantito per tutti un servizio quantomeno migliore oltre che in linea con le previsioni normative.”

  1. Importante pure il fatto che, pur essendo state accorpate le classi il 15/10/2013 ed essendo intervenuta la decisione nel luglio 2014, il TAR abbia precisato che l’interesse alla decisione dei ricorrenti permaneva, pur essendosi concluso l’anno soclastico, in vista della frequenza della successiva classe 5°.

  2. E’ da chiedersi se il dirigente scolastico, pur accorpando le due 4°, avrebbe potuto non sforare il tetto di 20 alunni, ad esempio distribuendo 3 alunni con disabilità in 3 diverse altre classi 4° sempre che non superassero anch’esse il tetto di 20, massimo 22, alunni (art. 4 DPR n° 81/09). Rimarrebbe comunque il problema della perdita del gruppo classe di riferimento da parte di questi alunni.

  3. Il TAR ha deciso per la compensazione delle spese a causa della novità della questione. C’è da augurarsi che l’amministrazione non persista nella creazione di “classi pollaio”, poichè, stante il precedente di questa sentenza, che viene a consolidare un analogo orientamento di altri TAR, quali TAR Molise, TAR Lazio e TAR Calabria (vedi le schede segnalate più sotto), i ricorrenti vincitori avranno da ora in poi il diritto alla rifusione delle spese.

  4. Finalmente le famiglie cominciano ad agire contro violazioni del diritto allo studio degli alunni con disabilità diverse da quello del taglio allo ore di sostegno e ci si augura che presto possano iniziare anche ad agire contro la mancata formazione dei docenti curricolari sulle didattiche inclusive in violazione dell’art. 16 comma 1 lett. b) della l. n° 128/13.

Un popolo di mascalzoni

Un popolo di mascalzoni

di Maurizio Tiriticco

Avevo 13, 14 anni, vivevo a Ostia, o meglio, allora “Lido di Roma”, come voleva il Duce, ed ero solito prendere il trenino e venire a Roma, per incontrare parenti e amici, e, quando giungevo all’altezza dell’E42, sulla destra, mi si profilava gigantesco il Colosseo quadrato… cosi eravamo soliti chiamare il Palazzo della Civiltà Italiana. E in alto figurava una scritta: «Un popolo di poeti di artisti di eroi di santi di pensatori di scienziati di navigatori di trasmigratori». E ogni volta il mio orgoglio di essere italiano e balilla moschettiere andava alle stelle. Avevamo costruito un impero e nel ’42 avremmo dovuto celebrare il ventennale della Marcia su Roma e dell’avvento – si badi bene, l’avvento – del Regime fascista. E l’E42 sarebbe stata quella esposizione universale che avrebbe celebrato la nostra ritrovata identità nazionale e la nostra grandezza. E avremmo avuto il riconoscimento del mondo intero.
A Ostia frequentavo il ginnasio alla scuola statale “Anco Marzio”, il mitico re romano fondatore della città marinara. E avere a che fare con il latino e il greco mi riempiva d’orgoglio. Possedere gli strumenti per conoscere la nostra storia non era cosa da poco. Il Regime insisteva sulle nostre origini imperiali, sulla necessità di valorizzarle al massimo per dar vita a un’Italia memore e orgogliosa del proprio passato e proiettata su un avvenire altrettanto radioso. L’inno a Roma ci riempiva di fierezza: “Sole che sorgi libero e giocondo, sui colli nostri i tuoi cavalli doma. Tu non vedrai nessuna cosa al mondo maggior di Roma”. E io che facevo gli studi classici sapevo anche che quei versi erano di Orazio, dal Carmen Saeculare: “Alme Sol, curru nitido diem qui promis et celas aliusque et idem nasceris, possis nihil urbe Roma visere maius”.
La lira ormai da tempo faceva aggio sull’oro – così si diceva – e all’estero essere italiani non significava più essere mendicanti o lestofanti. Stavamo ricostruendo il nostro orgoglio patrio. Gli sventramenti nel centro di Roma avevano liberato i Fori e le Basiliche romane e avevano permesso la costruzione di quella Via dell’Impero che dall’Arco di Costantino a Piazza Venezia permetteva la vista del nostro glorioso passato. Che cosa poteva volere di più in quegli anni un ragazzo italiano? Nulla, se non la volontà di crescere, studiare e adoperarsi per fare ancora più grande la Patria. E non ero il solo a pensarla così.
Ma dopo… il diluvio! Il balilla moschettiere deve dismettere divisa e speranze, orgoglio e certezze! Il tutto in un lasso di tempo brevissimo, dal 25 luglio all’8 settembre di quel fatidico 1943. In poco meno di due mesi il balilla moschettiere, che nel frattempo, in forza della Leva fascista era anche diventato avanguardista, dovette ripensare a tutto ciò che in una quindicina d’anni aveva costruito nella sua testa. E non fu affatto cosa facile! Quanti amici e compagni di scuola non furono capaci di mettersi in discussione, o non vollero, e aderirono alla Repubblica Sociale Italiana. I Battaglioni M e la Guardia Repubblicana li accoglievano a braccia aperte. Non furono in pochi a partire per il Nord: “Abbiamo prestato un giuramento”, mi dicevano, e non potevo dar loro torto. Anch’io avevo giurato e quante volte nel corso degli anni. Ogni occasione era buona per giurare: il primo giorno di scuola, il 23 marzo, il 28 ottobre, il 4 novembre… le ricorrenze erano tante! Lo ricordo a memoria: “Nel nome di Dio e dell’Italia, giuro di eseguire gli ordini del Duce e di servire con tutte le mie forze e, se è necessario col mio sangue, la causa della Rivoluzione Fascista”. Solo allora capii la mostruosità di imporre un simile giuramento a dei bambini!
Fu così che divenni – non senza sofferenze profonde – convinto antifascista e che cominciai a battermi per un Italia diversa, e soprattutto repubblicana e democratica. Le elezioni per il referendum istituzionale e per l’Assemblea Costituente mi videro in prima linea con il Psiup prima e in seguito con il Pci. Seguii giorno dopo giorno la costruzione della Costituzione repubblicana. I Padri – e le Madri – Costituenti lavorarono non poco, soprattutto sui Principi fondamentali e sulla Parte prima, quella dei diritti e dei doveri dei cittadini. Dopo l’esperienza fascista mi si apriva un mondo totalmente nuovo. Confesso che quei primi 12 articoli dei Princìpi fondamentali mi convinsero che i Costituenti erano stati capaci di racchiudere in due o tre pagine un intero mondo di diritti e di doveri che aveva origini molto lontane e che giungeva a conclusioni difficilmente rintracciabili in altri testi costituzionali. E che andavano oltre, a mio vedere, anche a testi religiosi! E non fu un caso che il Presidente Ciampi, anni fa, volle definire la nostra Costituzione la sua Bibbia laica! In effetti, quella prima parte della nostra Carta è un gioiello, ma in quanti lo sanno? Ero convinto che i nuovi cittadini, educati a quei princìpi, avrebbero veramente costruito un nuovo Paese, una vera Repubblica democratica fondata sul lavoro… sulla giustizia, sulla eguaglianza.
Seguirono gli anni della Ricostruzione e poi… il Boom economico! Il nostro Paese, non senza notevoli difficoltà, in pochi anni giunse a collocarsi tra le prime potenze industriali. L’orgoglio del giovane antifascista era al massimo. E poi? Poi non so… ma da una ventina d’anni – poco più, poco meno – una lenta e inarrestabile decadenza civile e morale ci sta facendo a pezzi. Le forze migliori di sinistra sono in campo ma sembra che, dilaniate dalle lotte interne, siano incapaci di far fronte alla decadenza che inquina sempre più larghi strati della società e interi pezzi della Pubblica Amministrazione e dello Stato.
Così giorni fa, tornando da Ostia con il trenino di sempre, reduce da un’attività di formazione docenti, ho riletto ancora per l’ennesima volta quella scritta che da ragazzo mi ha illuso. E ho pensato che forse dovrebbe essere così corretta: “Un popolo di mascalzoni”. Che tristezza!

LA BUONA SCUOLA, DI MEGLIO: SU CARRIERA E MERITO CONSULTAZIONE CONTRADDICE MIUR

LA BUONA SCUOLA, DI MEGLIO: SU CARRIERA E MERITO CONSULTAZIONE CONTRADDICE MIUR

“L’esito della consultazione su ‘La Buona Scuola’ presentato ieri dal Miur conferma ciò che abbiamo contestato fin dall’inizio: il metodo utilizzato non ha alcuna valenza scientifica e i risultati prodotti, considerato anche il breve tempo in cui sono stati analizzati dopo appena un mese dalla chiusura della campagna di ascolto, non brillano in trasparenza”. A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, che sottolinea come nel report siano assenti i commenti dettagliati alle proposte elaborate da viale Trastevere.

“Nonostante gli incontri preconfezionati organizzati dal Miur in tutta Italia per due mesi, – afferma Di Meglio – rispetto al modello di carriera dei docenti basato esclusivamente su forme di presunto merito, cioè il tema più dibattuto del documento, si è manifestato un dissenso che il ministro Giannini e il presidente del Consiglio Renzi non possono ignorare”.

“Il nostro ordinamento giuridico prevede che la retribuzione venga determinata attraverso la contrattazione sindacale e su questo punto – sottolinea il leader della Gilda – vigileremo senza tregua quando nei prossimi mesi ‘La Buona Scuola’ approderà nelle aule parlamentari. E proprio sui tempi di attuazione del progetto di riforma – conclude Di Meglio – è politicamente significativa la contraddizione tra Renzi, che intende rallentare, e Giannini la quale ieri ha ribadito che ‘La Buona Scuola’ entrerà in vigore dal prossimo settembre e che dunque, visti i tempi molto serrati, non c’è spazio per le frenate”.

Magica Scuola

MAGICA SCUOLA di Umberto Tenuta

CANTO 325 Non esistono formule magiche per riformare la scuola di Pasquale Almirante (LA TECNICA DELLA SCUOLA)

−valorizzare l’autonomia responsabile delle singole scuole per andare avanti”.

superare il precariato,

−nuovo sistema di reclutamento, fortemente selettivo e che tenga anche conto della performance effettiva dei docenti, da mettere in prova per un periodo di tempo sufficientemente lungo, tramite un vero e proprio meccanismo di tenure track”.

−La scuola deve però preparare alla vita adulta e il lavoro ne è parte essenziale”.

−una didattica meno tradizionalmente trasmissiva e nozionistica e più flessibile e articolata, a supporto di chi rimane indietro, degli ormai tanti extracomunitari con maggiori difficoltà linguistiche, ma anche a stimolo delle cosiddette eccellenze”.

 

Belle proposte!

Non di nuove leggi, che esistono già.

Ma di impegno concreto.

Nelle scuole, coi docenti che ci sono già.

Avanti chi realizza la magica scuola!

Avanti, Dirigenti e docenti.

Avanti, studenti, fate sentire la vostra voce!

Dite che non volete lezioni, esposizioni, spiegazioni, interrogazioni, votazioni!

Dite che volete docenti che vi innamorino!

Dite che non volete inutili pergamene!

Nessuno meglio di voi sa quel che volete voi.

E non è vero che siete vagabondi.

Vi agitate di qua e di là per mostrare i vostri muscoli, le vostre performances, le vostre beltà.

Quanta fatica che non vi pesa!

Figurarsi il vostro impegno per guardare oltre le colonne d’Ercole!

Oggi come ieri, vi bastano la Nina, la Pinta e la Santa Maria per scoprire l’America.

Voi andate ove il disio miri.

Il disio dei vostri docenti che è diventato fuoco nei vostri cuori.

Nei cuori che il vostro capitano ha acceso.

«Venite amici,

Che non è tardi per scoprire un nuovo mondo.

Io vi propongo di andare più in là dell’orizzonte,

E se anche non abbiamo l’energia che in giorni lontani

Mosse la terra e il cielo, siamo ancora gli stessi.

Unica, eguale tempra di eroici cuori,

Indeboliti forse dal fato, ma con ancora la voglia

Di combattere, di cercare, di trovare e di non cedere.»(Neil)

La Poesia, la Musica, il Canto, la Danza…

Ogni Arte ed ogni Scienza umana.

Arte e Scienza.

Anche su TABLET.

Ma non enciclopedie, piccole enciclopedie racchiuse nei piccoli crani di docenti e studenti.

Questa, solo questa è la BUONASCUOLA.

La MAGICA SCUOLA che ogni giovane sogna.

L’ATTIMO FUGGENTE della propria vita.

L’attimo prezioso della propria esistenza.

L’attimo che mai più ritornerà.

L’attimo tuo.

Ti appartiene.

Nessuno può negartelo!

Giovani, sappiatelo.

E gridatelo!

 

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Edilizia, anche gli istituti superiori ammessi al programma #scuolenuove

da Il Sole 24 Ore

Edilizia, anche gli istituti superiori ammessi al programma #scuolenuove

di Eugenio Bruno

Anche gli alunni delle superiori potranno, presto o tardi, trovarsi a studiare in un moderno, funzionale e soprattutto nuovo di zecca. Uno di quelli finanziati dal programma #scuole nuove che il Governo Renzi ha lanciato subito dopo il suo insediamento e che finora non poteva essere applicato a licei e istituti tecnici o professionali. Perché? Perché di proprietà delle Province e delle città metropolitane, che potevano accedere solo ai finanziamenti per la messa in sicurezza degli edifici. A tutto ciò prova a porre rimedio un emendamento alla legge di stabilità che l’esecutivo ha depositato nei giorni scorsi in commissione Bilancio a Palazzo Madama e che stanzia 100 milioni per il biennio 2015/16 proprio per gli enti di area vasta.

L’emendamento depositato sabato
La proposta di modifica a firma del sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta a nome del Governo prevede che non siano conteggiate nei saldi del patto di stabilità interno, fino a un massimo di 50 milioni per il 2015 e altrettanti per il 2016, «le spese sostenute dalle province e dalle città metropolitane per gli interventi di edilizia scolastica». Rimandando a un successivo decreto del presidente del Consiglio, emanato sentita la Conferenza unificata, per la ripartizione delle risorse tra i singoli enti. Risorse che arriveranno dal «Fondo per la compensazione degli effetti finanziari non previsti a legislazione vigente conseguenti all’attualizzazione di contributi pluriennali».

Proroga per gli Lsu nelle scuole
Tra gli 80 emendamenti di matrice governativa che sono stati presentati al Senato e che saranno esaminati a partire da oggi ce n’è un altro che interessa da vicino le scuole. Nello specifico, quelle che non si avvalgono delle convenzioni Consip per assicurare i servizi di pulizia negli istituti. A tal fine, la disposizione stanzia 130 milioni per assicurare fino al 31 luglio 2015 il pagamento degli ex lavoratori socialmente utili impegnati nei servizi di pulizia e manutenzione dei plessi scolastici. Risorse che vengono reperire attraverso una corrispondente riduzione del Fondo per interventi strutturali di politica economica gestito da Palazzo Chigi.

Telecom Italia si impegna ad investire 60 milioni nella scuola digitale

da Il Sole 24 Ore

Telecom Italia si impegna ad investire 60 milioni nella scuola digitale

di Federica Micardi

Telecom investirà nella scuola digitale italiana; l’azienda ha deciso di impegnare oltre 60 milioni di euro nei prossimi tre anni, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, per supportare lo sviluppo di un sistema scolastico d’eccellenza.

Il progetto
Il progetto si chiama EducaTI e le attività che rientrano in questo progetto sono iniziative concrete: costruire infrastrutture, portare la rete nelle aule, avvicinare gli studenti ad un uso consapevole delle nuove tecnologie. Obiettivo: promuovere la diffusione di soluzioni digitali nella scuola attraverso una formazione dei docenti e degli studenti e mettendo a disposizione delle scuole piattaforme di supporto alla digitalizzazione

Le iniziative
Le iniziative in partenza tra fine anno e il 2015 sono:
Programma il Futuro : per portare all’interno delle scuole primarie e secondarie l’insegnamento del coding (scrittura di un programma informatico)
YouTeach : un contest per premiare il miglior studente che insegna ai docenti ad usare i Social Network; in pratica una gara volta a stimolare la creatività degli studenti delle scuole secondarie superiori di tutto il territorio nazionale con la realizzazione di un video capace di veicolare modelli sani e consapevoli dell’utilizzo di Internet e dei social network
Crowdfunding: raccolte fondi collaborative, che permettono di realizzare progetti grazie alle donazioni delle community
Tutor Digitali: un percorso di formazione online tra 15.000 insegnanti della scuola primaria, che vengono abilitati a trasferire il know-how acquisito
Le cifre
Si tratta di un’iniziativa che risponde a reali esigenze della scuola italiana. I numeri, raccolti dal Cini, il Consorzio interuniversitario nazionale per l’informatica, nel 2013 parlano chiaro:
– il 34% degli studenti della scuola primaria e il 25% della scuola secondaria non ha accesso alla rete
– il 4 % utilizza quotidianamente la rete
– solo il 44% delle aule è dotato di strumenti multimediali e connessione alla rete
Innovazione digitale
Telecom Italia e la Fondazione Telecom Italia non sono nuove ad iniziative volte a stimolare la digitalizzazione della scuola italiana. Tra queste ricordiamo, per Telecom: Una vita da social 2013, Educ@tion, E-schooling, Scuolabook Network, Tim College, Oilproject, Nuvola IT Scuola Digitale; e per la fondazione: Imparare Digitale, Il progetto triennale per l’innovazione didattica realizzato con Anp (Associazione Nazionale Presidi), Tris.
Il protocollo d’intesa siglato con il Miur, di durata triennale, è volto a promuovere soluzioni a supporto della scuola digitale, e quindi di docenti e studenti, in coerenza con il piano «La Buona Scuola» proposto dal Governo.

«Investire nell’educazione dei giovani – ha detto il presidente di Telecom, Giuseppe Recchi – è la priorità per lo sviluppo e la crescita di ogni Paese. Le possibilità offerte dalle tecnologie digitali sono straordinarie per i giovani d’oggi e le partnership tra pubblico e privato sono il modello vincente per raggiungere gli obiettivi del Paese».

Giannini: “La ‘buona scuola’ in classe da settembre 2015”

da Repubblica.it

Giannini: “La ‘buona scuola’ in classe da settembre 2015”

Il ministro dell’Istruzione ha presentato i risultati della consultazione avviata dal governo sul pacchetto di riforme elaborato per rilanciare il sistema scolastico in Italia. Tra le proposte, più ore di lezione, più lingue straniere, educazione civica, musica e sport

di MONICA RUBINO

Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini (ansa)ROMA – Supplenze e copertura di cattedre vacanti. Ma non solo. Tempo pieno e compresenze garantite alle Elementari e recupero dei “debiti” alle Superiori. Sono solo alcuni dei suggerimenti emersi dalla “Buona scuola”, la consultazione pubblica avviata dal governo il 15 settembre, e conclusa due mesi dopo, sulle misure in cantiere per riformare il sistema dell’istruzione in Italia.

“I nostri tempi – ha detto il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, che ha presentato oggi al Miur i risultati della campagna- devono essere serrati. L’impegno è quello di mandare la buona scuola in classe il primo settembre 2015″.

I numeri della consultazione.
Rispetto ad altre iniziative analoghe svolte tra il 2001 e il 2013 in altri Paesi Ue (Francia, Estonia, Regno Unito) o promosse dalla Commissione europea, quella lanciata dal governo Renzi è stata la consultazione più grande d’Europa: ben 207mila partecipanti online; 1milione e 300mila gli accessi al sito labuonascuola.gov.it; 45mila i commenti rapidi; 200mila i partecipanti ai dibattiti sul territorio (in tutto 40 tappe per un totale di 2040 dibattiti e 12mila conclusioni); 67% è la media del coinvolgimento degli Usr, gli Uffici scolastici regionali; 130mila i partecipanti al questionario per un totale di 6 milioni e 470mila risposte e 775mila campi aperti. 5.000 le e-mail ricevute, di cui circa 2.000 hanno richiesto una risposta attenta. Al questionario online hanno partecipato inoltre per il 54,3% i docenti, per il 20% genitori, in percentuale minore gli studenti e altri soggetti. A rispondere in maggioranza uomini nella fascia d’età 41-50 anni.

Le proposte
didattiche: lingue, musica e sport. Il ministro Giannini ha sottolineato come tra le richieste ricorrenti dei cittadini vi sia la perfetta conoscenza di una lingua straniera, l’educazione civica, la musica e l’arte, l’educazione psicologica e l’attenzione all’intelligenza emotiva, lo sport, e l’allungamento dell’apertura scolastica (nel pomeriggio e in estate), la revisione dei cicli e delle materie da insegnare.

Precari e merito. Il superamento del precariato è al centro della riforma. Al primo punto del progetto c’è dunque un piano straordinario per assumere 150mila docenti a settembre 2015 e chiudere le graduatorie ad esaurimento.

Organico funzionale. La riforma punta a superare la distinzione tra organico di diritto e organico di fatto, assegnando ad ogni scuola un organico stabile che dura tre anni. Ma cos’è in pratica l’organico funzionale? Rappresenta una quota di personale docente, privo di classe, che può aggiungersi all’organico di fatto e che può servire alla scuola ad ampliare l’offerta formativa, alla sostituzione dei docenti e ad avere anche un pool di insegnanti a disposizione di reti di scuole. E’ un organico, quindi, che non coincide rigorosamente con il numero delle classi e degli insegnamenti. L’organico funzionale determinerebbe l’assegnazione di un contingente extra alla scuola per tre anni, in base alle serie storiche del fabbisogno di personale, che avrà lo scopo di potenziare la didattica, fare corsi di recupero e coprire le supplenze brevi.

Abilitazione e concorso. Gli italiani hanno espresso la loro opinione anche sull’abilitazione – il 72% vuole un percorso diverso rafforzando le discipline di base (85%), le lingue e il digitale (89%) – e sul nuovo concorso che verrà bandito nel 2016 per reclutare gli insegnanti: più che curriculum, titoli e pubblicazioni dovrebbero “pesare” – dicono – la capacità di insegnare e la competenza nella materia per la quale è stata conquistata l’agognata cattedra, requisiti non sempre scontati. E si dovrebbe intervenire anche sulle classi di concorso, nell’ottica di aggiornare e accorpare.

Valutazione dei docenti
. Nuove assunzioni sì, ma la riforma prevede anche più disponibilità da parte dei docenti ad essere valutati per premiare il merito, con la conseguenza di legare gli scatti di stipendio sulla base del merito e non sulla base dell’anzianità. Sulla spinosa questione della valutazione meritocratica degli insegnanti, i più convinti del fatto che debba modificare la retribuzione sembrano essere presidi (87%) e genitori (70%); meno favorevoli i docenti (64%) e gli studenti (56%). Il 90% ritiene comunque che la valutazione dei prof serva a costruire percorsi di miglioramento, posizione in linea con le intenzioni più volte espresse dall’esecutivo. A guardare i risultati della consultazione e sempre in riferimento alle retribuzioni degli insegnanti, appena il 14% di chi si è espresso in materia ritiene che la crescita della busta paga debba essere legata soltanto agli “scatti” di anzianità. Il 46% si schiera per un sistema misto e il 35% è fan del solo merito. Per l’81% dunque il merito deve contribuire alla crescita degli stipendi, a patto però che ciò non intacchi la collegialità del lavoro.

Scatti di merito, il 60% dice no

da ItaliaOggi

Scatti di merito, il 60% dice no

Buona scuola, i risultati della consultazione. Dossier assunzioni, va ridefinita la platea. Aumenti agli insegnanti anche in base agli anni di servizio

Alessandra Ricciardi

Gli scatti di merito, così come delineati dal governo nella Buona Scuola, vanno smontati per il 60% del campione di utenti che ha partecipato alla consultazione sulla proposta. Smontarli per non dimenticare l’esperienza dei docenti. E così da non intaccare la collegialità del lavoro. È uno dei risultati della consultazione sulla proposta di riforma del governo, presentati ieri dal ministro dell’istruzione, Stefania Giannini.

Un milione e 300 mila gli accessi al sito dedicato, 207 mila i partecipanti, 45 mila i commenti rapidi e seimila e-mail, i numeri dell’operazione ascolto che fanno dire al ministro che non si tratterà di una riforma calata dall’alto, ma scritta in collaborazione con cittadini e dipendenti.

Un’apertura al mondo esterno rispetto al palazzo che dovrebbe produrre i suoi effetti almeno su due fronti, quelli più incandescenti: la carriera e le assunzioni. Se il progetto iniziale parlava di scatti di sola competenza costruiti in base a crediti e in modo da valorizzare la professionalità e l’aggiornamento con aumenti per il 66% dei docenti, il 14% del campione chiede che restino gli aumenti per anzianità e per tutti. Il 46% chiede invece un sistema misto di merito e anzinaità. Va bene il solo merito per il 35% dei consultati. Il 5% non sa. Non mancano poi i dubbi sugli inconvenienti dell’operazione, a partire da chi valuta i docenti e che la competizione tra i prof faccia saltare la collaborazione. Del resto, che il meccanismo così come delineato dovesse essere rivisto era stato lo stesso premier, Matteo Renzi, ad ammetterlo. Ora si tratta di capire come mixare i vari elementi utili ad agguantare uno scatto ogni tre anni. I tecnici di viale Trastevere ci stanno lavorando per presentare al ministro e al premier gli schemi possibili. L’unico punto che sembra al momento immodificabile è quello finanziario: in prima battuta la coperta dovrà essere la stessa degli attuali scatti di anzianità.

E poi c’è il mega piano assunzionale. Dopo la sentenza della Corte di giustizia europea è necessario calibrare bene la platea dei destinatari delle 150mila stabilizzazioni: non basta essere iscritti nella GAE per spuntare un contratto a tempo indeterminato, serve che ci sia una reiterazione per almeno tre anni su posti vacanti e disponibili. Ma per mettere a punto il piano c’è un po’ di tempo in più rispetto a quello preventivato: il decreto era previsto per gennaio, slitterà dopo le parole di Renzi che, alla giornata conclusiva del Pd sulla Buona scuola, ha annunciato la necessità di una maggiore condivisione della riforma con mille rappresentanti della scuola, appuntamento fissato per il prossimo 22 febbraio, giorno del primo anniversario del governo Renzi. Ma aspettare sino a fine febbraio potrebbe essere proibitivo se l’obiettivo resta quello di fare tutte le immissioni in ruolo a partire dal prossimo primo settembre. «La riforma va a regime dal prossimo anno scolastico», ha confermato ieri la Giannini.

Tanti i consigli che sono giunti da insegnanti, dirigenti e semplici cittadini: l’organico funzionale dovrebbe essere utilizzato anche per il tempo pieno e le compresenze alle elementari e per il recupero dei «debiti» alle superiori. Sull’abilitazione all’insegnamento: il 72% vuole un percorso diverso rafforzando le discipline di base (85%), le lingue e il digitale (89%). Sul nuovo concorso che verrà bandito per reclutare gli insegnanti: più che curriculum, titoli e pubblicazioni dovrebbero «pesare» la capacità di insegnare e la competenza nella materia di cattedra, requisiti non sempre scontati.E si dovrebbe intervenire anche sulle classi di concorso, nell’ottica di aggiornare e accorpare. Quanto alla spinosa questione della valutazione, i più convinti del fatto che debba modificare la retribuzione sembrano essere presidi (87%) e genitori (70%); meno favorevoli i docenti (64%) e gli studenti (56%). Il 90% ritiene comunque che la valutazione dei prof serva a costruire percorsi di miglioramento.

Supplenti, lo stipendio resta un rebus

da ItaliaOggi

Supplenti, lo stipendio resta un rebus

Il governo stanza 64 mln, ma le scuole non riscono a caricare i dati per i pagamenti

Sandra CArdi

Nel consiglio dei ministeri del 12 dicembre scorso, l’esecutivo ha varato un decreto legge che autorizza di una spesa di 64,1 milioni di euro per l’assegnazione al ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca dei fondi per il pagamento delle supplenze brevi per l’anno 2014 prevedendo al contempo un monitoraggio per questo tipo di supplenze. Contestualmente la commissione bilancio del senato ha approvato emendamento del governo al disegno di legge di stabilità che reca le stesse disposizioni. Pertanto, se il testo dovesse passare così com’è, potrebbe non essere necessario provvedere alla conversione in legge del provvedimento. Resta il fatto che la somma andava necessariamente stanziata con dl per fare fronte ai crediti dei supplenti. Si tratta di spettanze retributive maturate a seguito dello svolgimento di circa 20mila supplenze brevi che sono state effettuate negli ultimi 3 mesi. Il ministero dell’istruzione, peraltro, ieri ha emanato una circolare con le disposizioni per provvedere alla liquidazione delle relative somme (18065). I termini sono strettissimi: tutti gli adempimenti dovranno essere effettuati entro domani, 17 dicembre. Ma la mole impressionante di operazioni che le segreterie stanno effettuando in queste ore sta mandano sistematicamente in tilt il sistema informativo dell’amministrazione scolastica.

Il rischio è che la velocità con la quale sono stati disposti i provvedimenti per la liquidazione delle retribuzioni si scontri, ancora una volta, sulla inadeguatezza della piattaforma informatica del ministero. D’altra parte, succede sistematicamente ogni volta che ci si avvicina ad una scadenza. L’impegno di spesa complessivo è stato coperto utilizzando delle economie effettuate dal ministero dell’istruzione, inizialmente destinate a finanziare l’acquisto di materiali didattici da destinare ai laboratori delle scuole. Le supplenze brevi vengono disposte direttamente dai dirigenti scolastici per sostituire il personale temporaneamente assente. E non vanno confuse con le supplenze fini al 30 giungo o al 31 agosto, che vengono attribuite prima dell’inizio delle lezioni dai dirigenti degli uffici scolastico o dalle scuole-polo.

Il numero delle supplenze brevi è aumentato a seguito della cancellazione delle cosiddette ore a disposizione, tramite la riconduzione a 18 ore frontali di tutte le cattedre delle secondarie. Il disegno di legge di stabilità prevede, peraltro, il divieto di disporre supplenze dal primo giorno di assenza del titolare. E ciò rischia di acuire il fenomeno deteriore della distribuzione, un po’ per classe, degli alunni delle classi dove si verificano le assenze. Tale fenomeno, oggi di natura emergenziale, con l’avvento delle nuove disposizioni rischia di diventare strutturale. Il tutto con grave nocumento per la qualità del processo didattico-apprenditivo e rischi per la salute e la sicurezza di alunni e docenti.

Sebbene la normativa generale preveda che in caso di assenza dei docenti i dirigenti siano obbligati a modificare l’orario delle lezioni, in modo tale da fare fronte alle necessità di sostituzione, l’opzione è, di fatto, impraticabile. La particolare complessità dell’orario delle lezioni, caratterizzato dalla necessità di incastrare e comporre i vari insegnamenti come una specie di mosaico, preclude la possibilità di effettuare spostamenti di ore tempestivi in corso d’opera. Prova ne è che, non di rado, i dirigenti scolastici sono costretti a negare ai supplenti spezzonisti il diritto di completare l’orario. Proprio a causa della impossibilità di modificare l’orario delle lezioni e consentire così l’incastro dello spezzone di titolarità con quello di completamento.

Vacanza di Natale, ci siamo: tra il 20 e il 23 lezioni sospese. Si rientra mercoledì 7 gennaio

da La Tecnica della Scuola

Vacanza di Natale, ci siamo: tra il 20 e il 23 lezioni sospese. Si rientra mercoledì 7 gennaio

Quest’anno i primi a restare a casa saranno i ragazzi delle Calabria, della Campania, della Lombardia e della Sicilia. I quali, considerando, che il 22 è un lunedì, anticiperanno di fatto l’avvio dello stop natalizio con la campanella di venerdì 19. Tutte le altre date di fermo-lezioni.

È già conto alla rovescia per i quasi 8 milioni di studenti italiani: tra il 20 e il 23 dicembre le lezioni verranno sospese, infatti, per lo svolgimento delle vacanze di Natale. Quest’anno i primi a restare a casa saranno i ragazzi delle Calabria, della Campania, della Lombardia e della Sicilia. I quali, considerando, che il 22 è un lunedì, anticiperanno di fatto l’avvio dello stop natalizio con la campanella di venerdì 19 (o di sabato 20 dicembre, per chi va a scuola).

Il 23 toccherà, quindi agli allievi dell’Abruzzo, del Lazio, della Liguria, della Puglia, della Sardegna e dell’Umbria. Solo dalla vigilia potranno riposarsi, invece, i ragazzi della Basilicata, dell’Emilia Romagna, del Friuli Venezia Giulia, delle Marche, del Molise, del Piemonte, della Toscana, dell’Alto Adige, del Trentino, della valle d’Aosta e del Veneto. Per tutti, indistintamente, il ritorno sui banchi è previsto per mercoledì 7 gennaio 2015.

E dovranno attendere quasi tre mesi per fermarsi un altro lungo periodo: dal 2 al 7 aprile sono infatti previste le vacanze di Pasqua (fanno eccezione gli studenti abruzzesi che potranno godersi un giorno in più). Studenti a casa, come ogni anno, il 25 aprile, anniversario della Liberazione, il 1° maggio, Festa del Lavoro, il 2 giugno, festa nazionale della Repubblica (che quest’anno si presta ad un “ponte” lungo, cadendo di martedì). Va ricordato, infine, che ogni comune chiude le scuole in corrispondenza della festa del proprio santo Patrono.

L’anno scolastico si chiuderà tra il 6 e l’11 giugno. I primi ad andare in vacanza saranno gli studenti dell’Emilia Romagna e del Molise. Seguiranno quindi l’8 i ragazzi lombardi, quelli del Lazio, mentre il giorno successivo termineranno le lezioni per gli studenti del Trentino e della Puglia. Il 10 chiuderanno le scuole in Liguria, Toscana, Umbria, Veneto, Marche e Sardegna. Le scuole della Valle d’Aosta, Piemonte, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Campania, Basilicata e Calabria, chiuderanno i battenti il giorno successivo.

Gli ultimi alunni a terminare l’anno scolastico 2014/15 saranno quelli della Sicilia, che dovranno attendere il 13 giugno e quelli dell’Alto Adige che resteranno in classe fino al 16. Il 17 giugno è previsto il primo scritto della Maturità, mentre il 19 giugno infine si terrà la prova nazionale Invalsi per la terza media.