Giovani sempre più innamorati di se stessi

GIOVANI SEMPRE PIù INNAMORATI DI SE STESSI di Umberto Tenuta

CANTO 327 Eleganti nel vestire, prestanti nell’incedere, giganti sui tacchi… a scuola stretti nei banchi, annoiati, mai innamorati…

Ma la Scuola non è il loro mondo?

Non è il loro grembo?

Il grembo per nascere alla condizione umana.

Per farsi grandi, orgogliosi, gloriosi, generosi.

 

Fuori della scuola c’è un mondo che innamora i nostri giovani.

Fuori della scuola c’è il loro slancio vitale, il loro bisogno innato di esprimersi, di affermarsi, di essere qualcuno.

Fuori della scuola i nostri giovani vivono.

E nella scuola?

Soffrono.

La scuola è sofferenza.

Pena, dolore, noia.

Un terzo della loro giornata senza vivere.

Non si muovono, non bevono, non mangiano, non parlano…

C’è una mortalità scolastica che è più grave di quella censita.

È la mortalità della loro giovinezza perduta.

Nessuno la vede, nessuno ne parla, nessuno la paga.

A scuola non è dato alimentarsi, crescere, realizzarsi, divenire adulti.

A scuola i giovani perdono il loro innato bisogno di nutrirsi, di alimentarsi, di inculturarsi, di autorealizzarsi, di farsi grandi, di umanizzarsi.

Dai cinque ai diciotto anni si è sottomessi, subordinati, giudicati, mortificati.

Soggetti passivi.

Né attivi, né riflessivi.

Tutte le regole hanno le loro accezioni.

Ma sono eccezioni!

Sono eccezioni i docenti che valorizzano anche un quattro in Geografia: <<Bene, ragazzo mio, hai imparato quattro delle Capitali europee! Sei capace di imparare anche le altre!>>.

Eh no!

Se dici che è capace, si inorgoglisce.

No, lasciate che orgoglioso sia solo il famoso figlio del dottore!

La cultura è una merce per privilegiati.

Non lo diceva forse il Ministro Bottai!

I figli dei contadini a scuola non vanno.

Mica ne facciamo degli spostati!

A loro non è dato salire le scale.

Nemmeno quella sociale.

Salire le scale costa fatica.

Lacrime e lai.

A scuola s’ha da soffrire, penare, morire.

Solo i capaci e meritevoli possono diventare uomini.

A loro è ascritto il diritto alla piena formazione della loro personalità.

A loro è dovuto il successo formativo.

Gli altri si accontentino di una generosa liberazione dell’obbligo di frequentare la scuola.

Mica il successo formativo può essere garantito a tutti!

Se così fosse, tutti, dico tutti, sarebbero un successo.

Ed il successo non sarebbe successo.

Oddio, ma la SCUOLA non doveva essere la BUONASCUOLA?

Sì.

Sì che lo sarà.

Lo sarà quando lo sarà.

E quando lo sarà nessuno lo saprà.

Ma sarà.

Sarà una Scuola buona.

Una SCUOLA DEL SUCCESSO FORMATIVO.

Garantito a tutti i figli di donna.

A tutti i cuccioli d’uomo.

A tutti, proprio a tutti?

Sì.

Perché la Scuola non è un privilegio di pochi.

Ma il diritto di ogni nato di donna a farsi uomo.

Non lo diceva forse anche il Poeta?

Considerate la vostra semenza:

fatti non foste a viver come bruti,

ma per seguir virtute e canoscenza.”

(Dante Alighieri, Inferno, Canto XXVI)

 

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

Università: distribuzione del FFO e Costo standard

Università, su sito Miur le tabelle con la distribuzione
del Fondo di finanziamento ordinario (FFO) e il decreto sul Costo standard
Per oltre il 67% degli atenei FFO con segno ‘+’
Giannini: “Ora sistema più equo. Nel 2015 assegnazione delle risorse in tempi
più rapidi”

Sul sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca sono disponibili, da oggi, il decreto con il riparto del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) alle Università statali e il decreto sul Costo standard di formazione per studente in corso, il nuovo parametro in base al quale quest’anno è stato assegnato il 20% (circa 1 miliardo di euro) della quota base del finanziamento pubblico agli atenei.

Una novità, quest’ultima, che segna una svolta: si passa da una distribuzione basata sulla spesa storica della quota più sostanziosa dei fondi pubblici ad una ripartizione che tiene gradualmente conto delle differenze fra atenei di offerta formativa, numero di studenti in corso, costo medio dei professori e dei diversi contesti infrastrutturali e territoriali in cui operano le università, compresa la differente capacità di reddito delle famiglie.

“Con i nuovi parametri – commenta il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini – il sistema di distribuzione del finanziamento di base alle università statali diventa più equo. Il meccanismo di calcolo del Costo standard – continua il Ministro – prevede che gli studenti, a parità di tipologia di corsi di studio, siano destinatari della stessa dotazione di risorse da parte dello Stato. Pari condizioni di partenza quindi: questo è il nostro obiettivo. A ciò si somma un’accelerazione sulla premialità: quest’anno il 18% delle risorse pubbliche – era il 13,5% lo scorso anno – sarà assegnato tenendo conto dei risultati degli atenei nella ricerca, nelle politiche di reclutamento, nella didattica, con uno sguardo anche ai livelli di internazionalizzazione e di partecipazione ai programmi Erasmus. Nel 2015 – chiude il Ministro – grazie ad un modello di finanziamento ormai assestato e definito e alle risorse inserite nella Legge di Stabilità, che ci permettono una programmazione più certa, l’Ffo sarà assegnato più rapidamente”. Grazie alle novità introdotte quest’anno nell’assegnazione dei fondi pubblici, oltre il 67% degli atenei registra un segno ‘+’ nel proprio finanziamento.

Il Costo standard
Il nuovo parametro, elaborato dal Miur, di concerto con il Ministero dell’Economia, mette in relazione il mix dell’offerta formativa di ciascun ateneo (fra corsi di area medico-sanitaria, area scientifico-tecnologica, area umanistico-sociale) e il suo costo standardizzato alla popolazione studentesca, in corso. La formula utilizzata prevede un correttivo territoriale basato sul contesto economico e tiene conto della capacità contributiva delle famiglie, a partire dai redditi medi regionali pubblicati da Istat.
Quest’anno, il costo standard viene utilizzato per distribuire il 20% della quota base dell’Ffo, 1 miliardo di euro, che corrisponde al 16% circa del finanziamento totale. Sarà progressivamente più incisivo nei prossimi anni, con l’obiettivo di andare a regime tra il 2018 e il 2020.  Le tabelle elaborate per il calcolo del Costo standard e rese pubbliche dal Miur offrono anche una panoramica di dati sul sistema accademico, a partire dalle percentuali di studenti in corso per ateneo e per area di studio. Quello che parte quest’anno è uno schema innovativo, in cui il sistema universitario italiano si caratterizza per aver accettato prima di tutti gli altri un modello di finanziamento in cui i costi standard e la competizione, misurata attraverso i risultati della didattica e della ricerca, sono i cardini di riferimento nell’allocazione delle risorse pubbliche.

DSA. Didattica…mente interattivi

DSA. Didattica…mente interattivi

Didattica…mente interattivi è un progetto rivolto ai ragazzi che presentano disturbi dell’apprendimento e ha come scopo quello promuovere una didattica inclusiva nella sua globalità, come efficace strategia per il rilancio del diritto allo studio.
Portato avanti da una collaborazione tra ASL di Frosinone, Microsoft, Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università di Roma “La Sapienza”, ANP (Associazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalità della Scuola), Banca Popolare del Frusinate e Steluted, questo progetto si basa sul fatto che un alunno con un disturbo specifico dell’apprendimento può imparare, utilizzando modalità specifiche, degli strumenti che consentono di compensare le difficoltà, rendendo più accessibile il contenuto da apprendere, più immediato il processo di lettura, scrittura o calcolo.
Per maggiori informazioni, è possibile visitare il sito dell’iniziativa: http://didatticamenteinterattivi.blogspot.co.uk/

Dare i numeri sulla buona scuola

Dare i numeri sulla buona scuola.

Proprio dare i numeri, anche in senso figurato. Questo mi pare sia il risultato della consultazione ministeriale “ciceroprodomosua” della Buona Scuola. Cosa ci si aspettava che dicessero i docenti? E i genitori? E i Presidi? E le associazioni di docenti tese spasmodicamente, a parte rare illuminate eccezioni, ad aumentare gli orari delle loro classi di concorso? Ricordo che fosse più attendibile e anche meno superficiale la famigerata consultazione del ministro Berlinguer che ne ebbe anche a soffrire! Mettendo insieme le priorità espresse dai vari interlocutori  viene fuori poco e sarà il Governo a fare quello che vuole insieme a Confindustria che tanto pare apprezzare il magico e “rivoluzionario” new deal. L’edilizia scolastica viene lasciata a parte come se non fosse determinante per una buona scuola. Ah già!  ma lì ci sono un miliardo di Euro! Sapete che gli investimenti corrispondenti sull’architettura scolastica di altri paesi in Europa (quelli che contano) sono circa 15 volte di più? Con un miliardo si riesce a mala pena ad intervenire seriamente, tra nuovi edifici, ristrutturazioni e messa in sicurezza (pro tempore..) su non più di un migliaio  tra 42.000 edifici!

Ma questo è un discorso a parte di cui abbiamo trattato più volte. I numeri della scuola sono comunque significativi per descrivere schizofrenie, corporazioni, carenza di consapevolezza pedagogica e di equità sociale, stereotipi e burn out, assemblearismo endemico, demagogia e assistenzialismo. L’equità e il diritto allo studio sono un’altra cosa. Passano attraverso il rigore, la serietà, le pari opportunità e la giustizia che, a loro volta passano attraverso una preparazione solida ed una vocazione eccezionale di docenti e dirigenti scolastici!

Non mi pare che si possa rifondare la scuola interpolando i dati contraddittori che ho letto. Non credo sia possibile senza le risorse adeguate con investimenti di almeno il 4% del PIL nel segmento primario e secondario solo per rimettersi in carreggiata. Qualcosa comunque si può dire e, leggendo in diagonale e molto tra le righe, qualche proposta di buon senso appare.

Alcune brevi note sui suggerimenti che si ritengono parzialmente positivi (come facemmo per il documento programmatico da noi chiamato “voglio ma non posso“) per ciascun macrocapitolo del report.

Assunzioni: fine delle graduatorie e nuove regole per concorsi collegati con preparazione universitaria ad hoc
Organico funzionale: disponibilità di docenti non per “tappabuco” o “badanza”ma per attività didattiche effettive programmate anche a livello sovra-istituto.
Abilitazione: obbligo di lauree ad hoc per insegnare qualsiasi disciplina più un’abilitazione a fine prova e tirocinio di almeno due anni
Concorso e classi di concorso: Il concorso deve accertare le capacità di insegnare e le competenze disciplinari. Curriculum e pubblicazioni sono solo valore aggiunto. Le classi di concorso vanno ridefinite di nuovo. Occorre copiare gli ambiti disciplinari dei paesi dove funzionano e legarli strettamente alle lauree specialistiche per l’insegnamento.
Formazione e carriera: la formazione e la carriera sono per il miglioramento della qualità del docente e la sua funzione nell’ambito di lavoro collaborativo. Ne discende anche la progressione della retribuzione: merito per l’80% e anzianità per non più del 20%. Istituire una vera Associazione nazionale dei docenti.
Trasparenza e valutazione: Pubblicizzare e valutare le strutture, il piano formativo e i risultati della scuola, i profili dei docenti e i loro curricula, gli esiti a cinque anni dall’uscita degli studenti. Evitare la concorrenza di tipo aziendale delle scuole.
Organi di governo: Più potere agli organi consultivi e deliberativi in campo didattico e organizzativo.Meno partecipazioni esterne se non di tipo solo consultivo.Garantire che l’intervento delle famiglie e degli studenti sia di tipo costruttivo e non da semplici “clienti”.
Scuole aperte: questo punto è legato strettamente agli spazi della scuola e ad una concezione dell’edilizia scolastica come “diffusione” dei luoghi dell’apprendimento.Vedi anche: Gli spazi della scuola diffusi nel territorio – Politiche educative – Education 2.0
Burocrazia: la burocrazia va semplificata e digitalizzata realmente.Non raddoppiare gli archivi (cartacei ed elettronici) formare realmente il personale. Adeguare strutture e reti.
Conoscenze e Competenze: riequilibrare il peso di conoscenze e competenze, fin dalla scuola dell’infanzia, da tempo abbandonate o sottovalutate ma strategiche per un paese come l’Italia e fondamentali nella formazione della persona ad ogni età della vita: creatività, arte, musica, educazione fisica, educazione civica,educazione economica e politica.
Sistema scolastico: i cicli scolastici vanno cambiati in funzione della costruzione di un sistema duale. I danni alla scuola e l’analfabetismo di ritorno sono nati dalle riforme degli anni ’60. Prima fra tutti la perniciosa introduzione della scuola media unica nel 1963: lo spartiacque tra una alfabetizzazione ed una formazione adeguate e una progressiva dealfabetizzazione per rincorrere il falso mito dell’egualitarismo (non dell’equità) scolastico e la sostanziale abolizione dei percorsi vocazionali. Occorre un obbligo scolastico fino ai 18 anni in percorsi distinti per chi intende lavorare ed applicarsi nelle professioni tecniche e in  arti  e mestieri applicati ( manualità colta degli istituti tecnici e professionali) e chi invece vuole aderire a percorsi più teorici e speculativi (struttura liceale) Nessuna preclusione con adeguati accorgimenti di passaggio da un percorso all’altro e adeguato sostegno per i capaci e meritevoli.In molti paesi ha dato prova di funzionamento.Il percorso artistico deve essere un segmento a parte, collegato a Conservatori, Accademie, ISIA, Scuole di architettura etc…
Scuola e mondo del lavoro: è la scuola che deve servirsi del mondo del lavoro, non viceversa, Questa è una regola fondamentale e da questo discendono tutte le possibilità di raccordo proficuo per entrambi evitando sfruttamenti e inutilità di stages e laboratori. Anche qui occorre copiare l’erba del vicino! Le aziende avranno sgravi ed agevolazioni e gli studenti saranno remunerati.
Risorse finanziarie: le risorse della scuola da fonti pubbliche e anche da sponsors. I fondi pubblici erogati anche su base premiale rigorosa anche in base ai contesti in cui si opera.Trasparenza, rigore, efficacia ed efficienza. Il privato può intervenire su strutture, edifici, laboratori, rapporti scuola-lavoro. Ben venga il crowd funding serio che abbia una caratteristica avanzata di banca etica autentica.
Quello che manca: manca la vera fase di progettazione della nuova scuola. Ora va avviato rapidamente e per tappe certe e ravvicinate un lavoro di gruppi composti da docenti,dirigenti ed esperti militanti presi dal territorio della scuola e adeguatamente compensati per questo difficile e prezioso lavoro!
GRAZIE A TUTTI! E ORA FARETE COME VI PARE?
La grafica della  pagina finale pare emblematica e ahimè profetica: è l’immagine una bolla di sapone? Speriamo con tutte le forze che non lo sia davvero. E speriamo che ci si metta a lavorare rapidamente e per gruppi presi dalla trincea di docenti, presidi ed esperti militanti come si fece virtuosamente ai tempi di Brocca che realizzò un ottimo lavoro, cooptando gente della scuola nel lavoro diretto di riforma, vanificato però poi dalla maledetta consuetudine distorta dello sperimentare in eterno!

Giuseppe Campagnoli

Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere

Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere

Consultazione pubblica sulle azioni del piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere

La Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le pari opportunità – sta predisponendo – con il contributo delle Amministrazioni interessate, delle Regioni e degli Enti locali e delle Associazioni impegnate a livello nazionale sul fenomeno della violenza di genere – il Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere.

Il Piano, secondo quanto previsto dall’articolo 5 del Decreto Legge n.93 del 14 agosto 2013, ha come obiettivo principale quello di garantire azioni omogenee nel territorio nazionale volte a prevenire e a contrastare il grave fenomeno della violenza di genere nonché a tutelare le donne che subiscono violenza e i loro figli.

Dalle ore 9:00 del 10 dicembre 2014 alle ore 23:00 del 10 gennaio 2015 è possibile partecipare alla consultazione pubblica per fornire un utile contributo in merito alle linee d’azione contenute nel Piano.

I risultati delle consultazioni saranno considerati quali elementi utili per l’elaborazione definitiva del Piano.

Iscrizioni online alle prime dal 15 gennaio. La formazione professionale in ritardo: pronte solo 5 regioni

da Il Sole 24 Ore

Iscrizioni online alle prime dal 15 gennaio. La formazione professionale in ritardo: pronte solo 5 regioni

di Claudio Tucci

Le iscrizioni online alle prime classi di primaria, medie e superiori, per il prossimo anno scolastico, potranno essere effettuate dal 15 gennaio al 15 febbraio. Nelle scuole dell’infanzia rimane in vigore l’iscrizione in modalità cartacea; per le scuole paritarie l’adesione è volontaria.

Il ministero dell’Istruzione invierà oggi alle scuole la circolare con le modalità di iscrizione all’anno scolastico 2015-2016. Una novità è rappresentata dalla possibilità di poter utilizzare il portale delle iscrizioni online (http://www.iscrizioni.istruzione.it) anche per segnarsi ai corsi di formazione professionale (lo scorso anno erano esclusi). Ma questa facoltà, spiegano dal dicastero di viale Trastevere, è limitata alle sole Regioni che hanno aderito ai corsi di istruzione e formazione presso i centri di formazione professionale regionali (in tutto, al momento, solo 5: Piemonte, Lombardia, Veneto, Basilicata e Molise).

Per agevolare le famiglie e aiutarle a prendere contatto con il portale del Miur la fase di registrazione sarà aperta il 12 gennaio. Da tale data il sito sarà aggiornato e gli utenti potranno esplorarlo per raccogliere tutte le informazioni relative alla ricerca della scuola, alle modalità di registrazione e la compilazione vera e propria delle domande.

La circolare
Possono iscriversi alla scuola dell’infanzia gli alunni che compiono tre anni entro dicembre 2014, e comunque non oltre il 30 aprile 2015. Debbono iscriversi alla classe prima della primaria gli alunni che compiono sei anni entro dicembre 2014 (o non oltre il 30 aprile 2015). Il trasferimento di iscrizione ad altro istituto potrà avvenire prima dell’inizio delle lezioni; dopo l’accoglimento della domanda di trasferimento, il preside dell’istituto d’iscrizione dovrà rilasciare il nulla osta. Per la scuola secondaria è confermata la possibilità di scelta di ulteriori due sedi nel caso di non accoglimento della domanda da parte della scuola prescelta. Il termine di scadenza per presentare la domanda ai centri provinciali per l’istruzione degli adulti è fissato al 31 maggio 2015, e comunque non oltre il 15 ottobre 2015.

Scuola in chiaro
Dal ministero dell’Istruzione invitano a non aver fretta e a ponderare bene la scelta della scuola: le domande arrivate per prime infatti non hanno diritto di precedenza nell’iscrizione. Si potrà cioè completare la procedura con calma per tutto il mese (15 gennaio-15 febbraio). Il sistema “iscrizioni online” si farà carico di avvisare le famiglie in tempo reale, via posta elettronica, dell’avvenuta registrazione e delle variazioni di stato della domanda. Sarà inoltre possibile seguire, in ogni momento, l’iter della domanda inoltrata ed effettuare l’iscrizione anche per gli alunni stranieri sprovvisti di codice fiscale, attraverso la generazione di un codice provvisorio.

La scelta, apprezzabile, di anticipare al 15 gennaio l’apertura delle iscrizioni online (lo scorso anno si partì il 3 febbraio) è collegata al debutto dell’organico funzionale (e quindi si vuole evitare di caricare gli istituti di eccessivi adempimenti, e di dare più tempo alle famiglie). Il sistema di iscrizioni online «è ormai collaudato, e ha dimostrato di funzionare – ha commentato il leader della Uil Scuola, Massimo Di Menna -. Quello che serve, ora, è che si recuperi sul fronte delle attività di supporto alla didattica, tablet, registri elettronici, che sono ancora deficitarie».

 

Alle assemblee degli studenti possono partecipare fino a quattro ospiti esterni in qualità di esperti

da Il Sole 24 Ore

Alle assemblee degli studenti possono partecipare fino a quattro ospiti esterni in qualità di esperti

di Lorena Loiacono

Un diritto ma anche un dovere. Questo rappresenta per gli studenti l’assemblea di istituto, come occasione di partecipazione democratica. Non è lo stesso, invece, per i docenti e i dirigenti scolastici che possono decidere di non prendervi parte. A sancire obblighi e possibilità è la normativa vigente, presente nel decreto del Presidente della Repubblica n. 416 del 1974, nella circolare ministeriale 312/1979, paragrafo I, nel decreto legislativo n. 297/1994, articoli 12, 13, 14 e nella nota ministeriale 4733/A3 del 2003.
Come viene richiesta l’assemblea di istituto
La richiesta formale viene avanzata dai rappresentanti di istituto, su iniziativa della maggioranza del comitato studentesco di istituto o del 10% degli studenti. I ragazzi hanno il diritto-dovere di partecipare: non è un obbligo ma un impegno, come accade per l’esercizio del diritto di voto per tutti i cittadini.
Funzionamento
L’assemblea di istituto deve darsi un regolamento che viene inviato al Consiglio di istituto. La data di convocazione e l’ordine del giorno vengono preventivamente presentati al preside e, a garanzia dell’esercizio democratico dei diritti dei partecipanti, viene preposto un comitato studentesco o il presidente eletto dall’assemblea.
L’organizzazione
E’possibile svolgere un’assemblea di istituto al mese, escluso quello conclusivo dell’anno scolastico, in orario di lezione e all’interno dei locali della scuola. Le ore non andranno perse e le 8 giornate complessive rientrano nel computo dei 200 giorni di lezione. Esiste poi la possibilità di effettuare un’altra assemblea mensile ma al di fuori dell’orario di lezione, sempre in base alla disponibilità dei locali della scuola.
Interventi esterni
Una parte delle assemblee di istituto, per un massimo di 4, possono ospitare l’intervento di esperti esterni in merito agli argomenti previsti all’ordine del giorno «aventi ad oggetto problemi sociali, culturali, artistici e scientifici». La presenza di esterni deve comunque essere approvata dal Consiglio di istituto.
Argomento di dibattito
L’assemblea studentesca di istituto può concentrarsi sia sull’approfondimento dei problemi della scuola sia sull’approfondimento dei problemi della società, sempre però «in funzione della formazione culturale e civile degli studenti». Ferma restando l’esclusione di ogni argomento che possa costituire configurazione di reato.
A chi spetta la vigilanza?
I docenti così come il preside non hanno l’obbligo di partecipazione alle assemblee studentesche. Possono aderire ma solo se lo vogliono ed il dirigente scolastico può inviare un suo delegato ad assistere. Il dirigente ha inoltre il diritto di intervenire e bloccare l’assemblea, qualora venga violato il regolamento e non ci siano i presupposti di garanzia per la sicurezza dei partecipanti.
Assemblea di classe
Esiste inoltre per gli studenti la possibilità di organizzare l’assemblea delle singole classi. Ne hanno a disposizione una al mese della durata di due ore, nell’orario scolastico, e non può essere sempre svolta sempre nello stesso giorno della settimana durante l’anno: per evitare che gli studenti sfruttino l’opportunità per saltare sempre la stessa lezione.

La piattaforma europea eTwinning premia le scuole più hi-tech del 2014

da Il Sole 24 Ore

La piattaforma europea eTwinning premia le scuole più hi-tech del 2014

di Alessia Tripodi

Premiati a Firenze i migliori progetti di gemellaggio digitale tra istituti in Ue – In testa Molise, Puglia, Lombardia, Veneto e Toscana

Sono le scuole di Molise, Puglia, Lombardia, Veneto e Toscana le più attive sul fronte dei gemellaggi digitali con docenti e studenti di tutta Europa. Arrivano soprattutto da queste regioni, infatti, i vincitori del Premio nazionale 2014 eTwinning – la piattaforma Web che crea un link tra le scuole Ue – che sono stati premiati ieri a Firenze nel corso dell’evento Erasmus+ Indire.

I vincitori
Sono stati premiati i 15 progetti (su 310 presentati) che fra tutti «hanno promosso un nuovo modo di fare scuola e innovato in modo creativo la didattica in Italia» dice l’Indire, spiegando che in questa edizione «sono stati stati privilegiati i docenti alle prime esperienze eTwinning o le scuole che non hanno ricevuto un riconoscimento in passato». Per la prima volta quest’anno è stata prevista anche la categoria «Menzioni speciali» per dare «un simbolico riconoscimento – spiega ancora l’Indire – ai docenti già pluripremiati negli scorsi anni e che per questo non potevano rientrare tra i vincitori ufficiali del 2014, ma comunque partner di progetti eccellenti».
«Questi lavori – ha detto il capo unità eTwinning Italia Donatella Nucci – rappresentano esempi concreti di come le opportunità europee, coniugate alla creatività e alla collaborazione tra docenti della scuola e con i partner, possano dare vita ad un ambiente di apprendimento internazionale. Ciò attraverso un utilizzo ottimale di tools e strumenti che sfruttino le crescenti potenzialità delle nuove tecnologie per favorire l’interazione e la partecipazione attiva dei ragazzi al processo didattico».

Il programma
ETwinning è la comunità per le scuole che comprende 280mila insegnanti registrati in 42 paesi. È finanziata dalla Commissione Europea nell’ambito del Programma Erasmus+ ed è coordinata a Bruxelles dal consorzio European Schoolnet (Eun). Fino ad oggi le attività di eTwinning hanno coinvolto quasi 24mila docenti, per un totale di 9mila progetti didattici realizzati. La piattaforma offre agli insegnanti l’opportunità di connettersi, collaborare e condividere le migliori pratiche didattiche attraverso la più grande comunità europea dedicata all’apprendimento online. Ma attraverso i Learning Event online offre ai prof anche strumenti per lo sviluppo professionale incentrati sulle competenze di collaborazione e l’uso della tecnologia.

Supplenti «brevi»: Natale magro, senza stipendio e senza tredicesima

da Corriere della sera

Supplenti «brevi»: Natale magro, senza stipendio e senza tredicesima

Circa 50 mila i docenti che, pur avendo lavorato da pochi giorni ad alcune settimane, non hanno ancora ricevuto una retribuzione da settembre ad oggi

Natale magro, ancora una volta, per circa 50 mila «supplenti brevi» della scuola, insegnanti che hanno lavorato da una settimana a pochi mesi e che non hanno ancora ricevuto uno stipendio. Il governo ha cercato di correre ai ripari, varando venerdì scorso un rifinanziamento del fondo per le supplenze brevi: 64,1 milioni da aggiungere ai 700 «evaporati» entro i primi nove mesi dell’anno. Ma non basta: «Sarebbero serviti 90 milioni per coprire anche i pagamenti di dicembre: e invece anche quest’anno manca almeno un terzo delle risorse – spiega Francesco Scrima, Cisl – E’ un fatto gravissimo perché chi lavora dovrebbe essere retribuito. E invece, s eva bene, si riusciranno a coprire le buste paga di novembre». E neanche per intero: ma in «proporzione una quota parte delle somme dovute fino a concorrenza dell’importo disponibile sul POS, quale tetto massimo spendibile della scuola», come si legge nella circolare inviata dal ministero dell’Istruzione ai dirigenti scolastici invitandoli a effettuare tutte le operazioni per la liquidazione entro domani, il 17 dicembre. Parliamo di assegni già magri, che non superano nella maggior parte dei casi i 1000 euro, e che quindi saranno «in proporzione» decurtati di cifre che vanno dai 100 ai 200 euro.
La circolare sotto accusa

«La circolare è equivoca, rischia di ingenerare ingiustizia su ingiustizia», sottolinea Mimmo Pantaleo, Cgil. E infatti alcuni presidi, come un dirigente di Brindisi, hanno deciso di decurtare l’assegno in maniera orizzontale, togliendo il 14% a tutti i supplenti brevi. E altri hanno pensato di sottrarre in proporzione a quanto lavorato: quindi chi ha lavorato di più avrà anche un taglio maggiore. «Ma il dato univoco è che il Natale per i supplenti brevi sarà triste – conclude Pantaleo – Perché solo a gennaio, col nuovo bilancio dello Stato, potranno vedere gli stipendi di dicembre e le eventuali tredicesime». E quindi il nuovo bilancio dovrà immediatamente coprire le «mancanze» dell’anno precedente, per arrivare poi, inevitabilmente, in affanno, a settembre dell’anno successivo. «E’ il meccanismo stesso ad essere falsato- spiega Massimo Di Menna, Uil – Perché le scuole non hanno un proprio conto corrente da cui attingere per le supplenze, ma devono fare richiesta alla Ragioneria dello Stato e attingere man mano dal plafond a disposizione. Man mano che arrivano le richieste dalle scuole, le risorse vengono erose, e da qualche anno a settembre sono esaurite. Perché lo Stato conta di tagliare le spese senza considerare le reali esigenze degli istituti scolastici. E così a gennaio il nuovo bilancio parte già in affanno, dovendo coprire le mancanze dei mesi precedenti».

Le buste paga vuote

I risultati sono paradossali. Gabriella Bifarini, 46 anni, ha insegnato in due diverse scuole dell’infanzia all’Eur Torrino, a Roma, da settembre: «Due contratti, brevi, e non ho ancora visto un euro. Le segreterie mi dicono che bisogna aspettare, che ci sono problemi con i fondi. Ma di fatto se non avessi qualche risparmio su cui contare non potrei vivere». Francesca Lippi, 55 anni, insegnante precaria nella scuola primaria dell’istituto comprensivo di Scarperia-San Piero a Sieve, in Mugello, avrà una tredicesima da beffa: le verrà accreditato un euro. Quando è arrivata la busta dal ministero dell’Economia e delle Finanze, «sono rimasta prima interdetta e poi incredula» dice la donna. Eppure tutto torna. Per lei, infatti, il totale della tredicesima è di 482,23 euro ma le ritenute per addizionale Irpef e addizionale comunale (la sua prima casa è in Abruzzo), oltre a quelle previdenziali, sono pari a 481,23 euro. Così nel suo conto entrerà esattamente 1 euro. «Mi sento presa in giro. Era meglio se mi dicevano che la tredicesima non mi spettava».

Iscrizioni a scuola: appuntamento sul web dal 15 gennaio al 15 febbraio

da Corriere della sera

Iscrizioni a scuola: appuntamento sul web dal 15 gennaio al 15 febbraio

Anticipata la finestra per le iscrizioni online alle classi prime, per l’anno scolastico 2015/2016. Le registrazioni sul sito dedicato, a partire dal 12 gennaio

Le iscrizioni on line alle scuole statali per il prossimo anno scolastico 2015/2016 potranno essere effettuate dal 15 gennaio al 15 febbraio 2015. Questa la scadenza stabilita dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per le iscrizioni alle classi prime della scuola primaria, della secondaria di primo e secondo grado e, per la prima volta, nelle Regioni che hanno aderito, ai corsi di istruzione e formazione presso i Centri di formazione professionale regionali. Come per lo scorso anno, sottolineano dal Miur, nelle scuole dell’infanzia rimane in vigore l’iscrizione in modalità cartacea, che potrà essere effettuata nello stesso arco di tempo.
Il portale

Per agevolare le famiglie e aiutarle a familiarizzare con il portale delle iscrizioni on line (www.iscrizioni.istruzione.it) il ministero aprirà la fase di registrazione il 12 gennaio. Da questa data il sito sarà aggiornato e gli utenti potranno esplorarlo per raccogliere tutte le informazioni relative alla ricerca della scuola, alle modalità di registrazione e compilazione della domanda. Le domande arrivate per prime non hanno diritto di precedenza nell’iscrizione: si potrà completare la procedura con calma per tutto il mese dal 15 gennaio al 15 febbraio. Il sistema «Iscrizioni on line» si farà carico di avvisare le famiglie in tempo reale, via posta elettronica, dell’avvenuta registrazione e delle variazioni di stato della domanda. Sarà inoltre possibile seguire in ogni momento l’iter della domanda inoltrata ed effettuare l’iscrizione anche per gli alunni stranieri sprovvisti di codice fiscale, attraverso la generazione di un codice provvisorio. L’apposita circolare sarà inviata alle scuole nelle prossime ore. L’Ufficio Relazioni con il Pubblico resterà a disposizione attraverso il sito www.istruzione.it/urp, via telefono, e-mail e in presenza attraverso gli sportelli presenti al Miur.

Spariti gli scatti di merito per gli insegnanti Pesa ancora l’anzianità

da Corriere della sera

Spariti gli scatti di merito per gli insegnanti Pesa ancora l’anzianità

Dietrofront del Pd sulla riforma della «Buona Scuola»

ROMA Scatti di merito, addio. Promessi a settembre, contestati con tanto di raccolta firme dai sindacati, bocciati sabato scorso dal Pd. Che fa retromarcia sulla Buona Scuola, prima ancora che diventi un testo di legge da discutere in Parlamento. Quello che è (o era) uno dei cardini della bozza di riforma del sistema educativo firmata Renzi-Giannini è stato giudicato inadeguato dal Partito democratico e dunque molto difficilmente potrà restare nel progetto del governo.
Nella giornata dedicata alla discussione sulla Buona Scuola, il partito del premier ha proposto un modello alternativo di carriera per gli insegnanti. Nella nuova bozza, che dovrà passare al vaglio di ministero e maggioranza, non ci sono più gli scatti per due terzi del corpo docente, decisi dal preside di ogni scuola sulla base dell’impegno e della bravura dell’ insegnante, al posto degli scatti di anzianità. C’è invece un sistema misto: resta l’anzianità (non è specificato con che cadenza) e compare una nuova figura professionale, a metà tra l’insegnante e il dirigente: è il «docente esperto», un livello superiore rispetto a quello di ingresso nella scuola al quale si accede con una specie di formazione permanente, che nelle intenzioni del documento Pd dovrà essere obbligatoria, e una sorta di concorso: non più i presidi ma commissioni provinciali esamineranno i titoli dei docenti sulla base anche di un esame o di un colloquio.
«Il meccanismo del 66% — spiega Maria Grazia Rocchi del Pd — è stato quello più contestato dai docenti nella consultazione della Buona Scuola: la nostra ipotesi è quella di non escludere una retribuzione basata sull’anzianità perché un insegnante diventa un buon insegnante anche grazie alla pratica». A regime, secondo il piano Pd, dovranno essere tra il 15 e il 25% gli insegnanti che possono accedere al livello di «docente esperto».
Nel documento del Pd è molto duro il giudizio sul sistema invece proposto a settembre dalla Buona Scuola: il punto di partenza, si legge, è che «nessuno (nel testo scritto tutto maiuscolo per far capire che è proprio un no) condivide il principio enunciato dalla Buona Scuola secondo cui un insegnante mediamente bravo per ricevere lo scatto di competenza dovrebbe cercarsi la scuola dove vi sono insegnanti scarsi per poter emergere visto che lo scatto di competenza sarà assegnato solo al 66% del corpo docente. Lo scatto così sarebbe semplicemente un diverso sistema di fasce stipendiali non una differenziazione delle carriere all’interno delle scuole autonome». E ancora: va bene valutare le competenze didattico-disciplinari, cioè la bravura di un insegnante ma questa «anche se posseduta al sommo grado non potrà automaticamente tradursi in un passaporto per il livello superiore».
La questione dello stipendio è centrale, perché il docente esperto dovrà avere un «aumento retributivo non simbolico e permanente anche in caso di successivo trasferimento». Che cosa farà il docente esperto? Può aspirare alla carriera di dirigente ma dovrà «assumere incarichi e responsabilità organizzative dentro la propria scuola».
La proposta del Pd non è del tutto nuova. Ricorda in parte l’idea proposta negli anni scorsi da Forza Italia con Valentina Aprea e durante l’estate l’opzione era circolata come opzione alternativa agli scatti di merito ma alla fine non era stata presa in considerazione dal governo. «È una svolta positiva — spiega Massimo Di Menna, leader della Uil scuola —. L’idea degli scatti di merito a due insegnanti su tre in ogni scuola era offensiva, siamo soddisfatti di essere stati ascoltati».
Claudia Voltattorni

Ritornano i commissari interni: parola di Giannini. Definitiva?

da La Tecnica della Scuola

Ritornano i commissari interni: parola di Giannini. Definitiva?

Niente cambierà nemmeno per quanto riguarda le commissioni d’esame 2015: saranno miste come l’anno scorso: così parlò Giannini

La ministra dell’istruzione, Stefania Giannini, lo afferma convinta, speriamo per l’ultima volta,  durante un’intervista in occasione della presentazione dei risultati delle consultazioni online su La Buona Scuola.

Skuola.net pubblica il video con le dichiarazioni di Giannini la quale già tuttavia aveva pure detto che per risparmiare si doveva ritornare ai soli commissari interni che poi diventarono interni  e che ora sono ritornati esterni, a metà, esattamente come negli anni scorsi, con la sola interruzione durante la gestione della ministra Letizia Moratti nel tempo del secondo governo Berlusconi.

“L’abbiamo detto in tutte le salse: non abbiamo intenzione di modificare gli esami di stato”: così parlò Giannini.

La ministra, adeguando le materia oggetto delle prove al diktat del riordino della Gelmini ha dunque annunciato che non sarà applicato nessun forte cambiamento sulla Maturità 2015 per cui la commissione d’esame rimarrà mista con commissari interni ed esterni.

Speriamo che sia la volta buona, buona come la buona scuola che si vuole implementare.

Scuola, iscrizioni on line dal 15 gennaio al 15 febbraio 2015

da La Tecnica della Scuola

Scuola, iscrizioni on line dal 15 gennaio al 15 febbraio 2015

Le iscrizioni on line alle scuole statali, per il prossimo anno scolastico 2015/2016,  potranno essere effettuate dal 15 gennaio al 15 febbraio 2015.

Questa la scadenza stabilita dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per le iscrizioni alle classi prime della scuola primaria, della secondaria di primo e secondo grado e, per la prima volta, nelle Regioni che hanno aderito, ai corsi di istruzione e formazione presso i Centri di formazione professionale regionali.

Come per lo scorso anno nelle scuole dell’infanzia rimane in vigore l’iscrizione in modalità cartacea, che potrà essere effettuata nello stesso arco di tempo. Per agevolare le famiglie e aiutarle a familiarizzare con il portale delle iscrizioni on line (http://www.iscrizioni.istruzione.it) il Miur aprirà la fase di registrazione il 12 gennaio. Da questa data il sito sarà aggiornato e gli utenti potranno esplorarlo per raccogliere tutte le informazioni relative alla ricerca della scuola, alle modalità di registrazione e compilazione della domanda.

Le domande arrivate per prime non hanno diritto di precedenza nell’iscrizione: si potrà completare la procedura con calma per tutto il mese dal 15 gennaio al 15 febbraio. Il sistema ‘Iscrizioni on line’ si farà carico di avvisare le famiglie in tempo reale, via posta elettronica, dell’avvenuta registrazione e delle variazioni di stato della domanda.

Sarà, inoltre, possibile seguire in ogni momento l’iter della domanda inoltrata ed effettuare l’iscrizione anche per gli alunni stranieri sprovvisti di codice fiscale, attraverso la generazione di un codice provvisorio.

Concorso DS ed elezioni Consiglio superiore istruzione

da La Tecnica della Scuola

Concorso DS ed elezioni Consiglio superiore istruzione

Due le scadenze da rispettare entro fine dicembre: adozione del regolamento per i concorsi per dirigenti scolastici ed elezioni del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione

Entro il 31 dicembre il Governo dovrebbe mantenere fede a due precisi impegni assunti con altrettanti regolarmente in vigore.
Il provvedimento più atteso è certamente D.P.C.M. che dovrebbe contenere il Regolamento del nuovo reclutamento dei dirigenti scolastici.
La scadenza è espressamente prevista dal DL 58 dell’aprile scorso ed è molto probabile che se il Governo dovesse decidere di “sforare” rispetto alla data in questione sarà necessaria una apposita disposizione normativa. Come accaduto in atre circostanze il Governo potrebbe proporre entro fine anno il consueto “decreto milleproroghe”.
Stesso discorso vale per le elezioni del Consiglio Superiore dell’Istruzione che dovrebbero essere indette entro il 31 dicembre, come viene stabilito dall’articolo 23 quinquies del DL 90 del mese di giugno convertito nella legge 114 dell’agosto 2014.
Insomma, è pressochè sicuro che anche questa volta il Governo dovrà prorogare almeno due scadenze fissate già da tempo.

La “Buona Scuola”. I temi più trattati

da La Tecnica della Scuola

La “Buona Scuola”. I temi più trattati

Facciamo il punto dopo la presentazione del rapporto. Il Ministro all’Istruzione Stefania Giannini dichiara che è la conclusione di una fase importante: “il Paese è stato capace di mettersi in moto con quella che risulta essere in assoluto la più partecipata consultazione di settore italiana ed europea”.

La stessa Commissione Europea ha lanciato segnali di approvazione riconoscendo che se realmente tutto quanto in essa contenuto verrà realizzato si potrà dire che le innumerevoli raccomandazioni che ci lancia da anni si saranno concretizzate.

E’ bene pensare che la commissione Europea abbia in mente le Raccomandazioni del Parlamento Europeo del 1984 e del 2012 rispettivamente sulla libertà di scelta educativa e sul pluralismo educativo, non ancora attuate in Italia. E’ assodato che la “Buona Scuola” si rivolge – come più volte dichiarato dal Ministro e dal Premier – alla scuola tutta purchè buona; occorre perciò (pag. 65) “un modello di valutazione che renda giustizia al percorso che ciascuna scuola intraprende per migliorarsi e allo stesso tempo costituisce un buono strumento di lettura a chi è esterno alla scuola”.

E non sfugga la stoccata finale: il Sistema Nazionale di Valutazione sarà reso operativo dal prossimo anno scolastico per tutte le scuole pubbliche, statali e paritarie”. Ed è altrettanto certo che il Documento abbia voluto anticipare possibili condanne, come ha anticipato quella sull’assunzione dei docenti. Difatti il Ministro Giannini evidenzia come il pronunciamento europeo sul precariato era già stato ampiamente anticipato dalla Buona Scuola. L’Italia, sembra dire, ha chiaro il da farsi. Per esemplificare: mai più docenti precari, pagati se va bene dopo quattro mesi di lavoro (si sa che i precari sono parchi nel vitto…), e con la tredicesima pari a un euro (da corriere.it in data odierna).

Il Ministro e il suo staff descrivono i risultati:

Il 70% delle scuole italiane, grazie anche alla collaborazione degli uffici scolastici regionali, ha espresso il suo parere.
L’81% degli italiani ha ritenuto il “Merito” l’elemento prioritario per la buona scuola.
Il 75% domanda insegnanti ben formati e aggiornati. Certamente occorre sanare il precariato ma è essenziale puntare sulla loro formazione.

E’ indispensabile che i nostri studenti concludano il loro ciclo scolastico acquisendo competenze solide in una lingua straniera (per il 92% dei visitatori della “Buona Scuola”), nell’arte musicale (per il 74%), e una buona educazione civica (su richiesta dei visitatori). Come è possibile che l’Italia, uno dei Paesi fondatori dell’Europa Unita, non riesca a formare linguisticamente i propri giovani? Il Paese di Verdi e di Puccini non può non formare giovani all’arte e alla musica. La considerevole richiesta per una formazione civica ha superato la stessa Buona Scuola che non vi aveva posto una particolare attenzione.

Se la Buona Scuola la fanno i docenti e serve per gli alunni, sono indicativi per il Ministro e i suoi collaboratori anche il milione e 300.000 cittadini che hanno partecipato alla consultazione, manifestando un accordo unanime sul Sistema Scolastico Nazionale di Valutazione, giudicato strumento indispensabile per il miglioramento della scuola italiana. I genitori e gli studenti domandano maggiore coinvolgimento, dichiara il Ministro.

E non potrebbe essere altrimenti: siamo tutti consci che la valutazione è strumentale ad una buona scuola e funzionale alla scelta della famiglia, che potrà cosi essere sempre più consapevole nella sua scelta. E qui ritorna il passaggio a pag. 67 del documento : “il piano di accesso ai dati sulla scuola deve stare alla base dell’autonomia scolastica: serve ai genitori che vogliono essere consapevoli della scelta della scuola per i propri figli.” Qui sembra recuperarsi tutta la dignità della famiglia che viene posta al centro nella sua responsabilità formativa e nel conseguente esercizio della libertà di scelta educativa (art. 30,33 costituzione e Risoluzioni UE 1984 e 2012).

Conclude il Ministro che le famiglie più di tutti desiderano che si investa veramente nella scuola, affinchè questa riprenda un ruolo educativo fondamentale.

Il lavoro prosegue, la piattaforma della consultazione si trasforma nel cantiere di lavoro e di verifica affinchè la parola dei cittadini venga non solo ascoltata ma anche realizzata. Non manchi il nostro contributo di cittadini responsabili e costruttivi, perché la Res-Publica è la logica risultanza di tante azioni – oltre che di molteplici omissioni.

La Buona Scuola, fatta dai docenti per gli allievi, deve essere buona e libera garantendo l’esercizio della libertà di scelta educativa della famiglia; pertanto resta ben chiaro il punto di non ritorno: si definisca il costo standard dello studente poiché esso sarà quanto – nel lungo periodo – verrà erogato alla scuola pubblica, statale e paritaria.

Risultato:

a) una buona e necessaria concorrenza fra le scuole sotto lo sguardo garante dello Stato;

b) innalzamento del livello di qualità del sistema scolastico italiano con la naturale fine dei diplomifici e delle scuole che non fanno onore ad un SNI d’eccellenza quale l’Italia deve perseguire per i propri cittadini;

c) valorizzazione dei docenti e riconoscimento del merito, come risorsa insostituibile per la scuola e la società;

d) abbassamento dei costi e destinazione di ciò che era sprecato ad altri scopi;

e) garanzia e incentivazione reale dell’Autonomia Scolastica:

f) possibilità concreta per la famiglia di scegliere fra buona scuola pubblica statale e buona scuola pubblica paritaria.

Si innesca cosi un circolo virtuoso che rompe il meccanismo dei tagli, conseguenti a sempre minori risorse (perché sprecate) che producono a loro volta altro debito pubblico. Il Welfare non può sostenere altri costi; non a caso il Principio di Sussidiarietà, oltre ad avere una valenza etica è anzitutto un principio economico prioritario. Europa docet.

Se si ripartirà da questo punto senza cedere alla tentazione di una sistema scolastico statalista, la partita della Buona Scuola è ancora aperta e i contributi dei lettori – docenti inclusi – non mancheranno, perché…. “ne va la vita!” (Manzoni).