Confermata la competenza dei TAR in materia di diritto allo studio

Confermata la competenza dei TAR in materia di diritto allo studio (TAR Sicilia 3111/14 e TAR Toscana 2036/14)

di Salvatore Nocera

Il TAR Sicilia con la sentenza n° 3111 del 3/12/2014 e anche il TAR Toscana con la sentenza 2036 del 11/12/2014 contribuiscono a chiarire il problema sollevato dalla recente sentenza della Corte di Cassazione n° 25011 del 25/11/2014 (La Sentenza della Cassazione sul Sostegno) se la giurisdizione a trattare delle controversie relative al numero delle ore di sostegno continui ad essere quella dei TAR oppure quella dei Tribunali Civili.

Il TAR Sicilia ha chiarito che la sentenza delle sez. unite della Cassazione riguardava una controversia sul taglio alle ore di sostegno prospettata come discriminazione ai sensi della l. n° 67/06, la quale attribuisce ai Tribunali Civili tale competenza; mentre, laddove la questione venga prospettata come violazione del diritto soggettivo allo studio, permane la giurisdizione dei TAR ai fini dell’annullamento dei provvedimenti a causa dei vizi di legittimità amministrativa.

Nel caso di specie la scuola aveva richiesto, come per legge, la cattedra completa di 22 ore per un alunno con disabilità grave, ma l’USR aveva ridotto le ore richieste a 15. Di qui il ricorso al TAR da parte della famiglia che, nel dubbio di giurisdizione, aveva anche versato il contributo unificato che ormai non si paga più in questo tipo di processi avanti ai TAR (L. n° 128/13, art. 17, comma 8 bis). A tal proposito il TAR Sicilia, nel confermare la propria giurisdizione, condanna Il MIUR, non solo all’assegnazione della cattedra completa di sostegno in forza dell’art. 9 comma 15 della l. n° 122/10, ma anche alla rifusione delle spese ed al risarcimento dei danni non patrimoniali, affermando che questa è ormai giurisprudenza consolidata; compensa le spese processuali solo per la scuola, dal momento che essa aveva richiesto la cattedra completa di sostegno, che invece era stata negata dall’USR e quindi dal MIUR.


OSSERVAZIONI

  1. Le decisioni sono assai importanti perchè fanno chiarezza, confortando la tesi da noi sostenuta (La Sentenza della Cassazione sul Sostegno), della permanenza della giurisdizione dei TAR in questo tipo di processi. Se fosse prevalsa la tesi opposta, cioè la giurisdizione dei Tribunali Civili, sarebbe successo un gran caos a seguito della sospensione dei giudizi avanti ai TAR, la loro riassunzione avanti ai Tribunali Civili, con aggravio di spese legali a carico delle famiglie, ivi comprese quelle per il contributo unificato che è stato abrogato per questo tipo di cause solo per i ricorsi al TAR, ma non anche per quelli avanti ai Tribunali civili.

  2. La sentenza del TAR Sicilia si segnala altresì perchè insiste sulla necessità che la richiesta della quantificazione delle ore di sostegno debba essere formulata nel PEI, che quindi la scuola deve inviare all’USR entro maggio dell’anno precedente la frequenza dell’alunno.

  3. Infine essa condanna il MIUR al pagamento delle spese processuali senza più compensarle con i ricorrenti affermando che ormai trattasi di giurisprudenza consolidata; così pure per il risarcimento dei danni non patrimoniali uniformandosi all’orientamento che fissa automaticamente in circa € 1.000 per ogni mese di ritardo nell’assegnazione della cattedra completa (nel caso di specie 15 ore invece di 22).

FINALMENTE FIRMATE LE LINEE GUIDA SCUOLA E ADOZIONE

Coordinamento delle Associazioni
Familiari Adottive e Affidatarie in Rete

FINALMENTE FIRMATE LE LINEE GUIDA SCUOLA E ADOZIONE

È con grande orgoglio e soddisfazione che le 25 associazioni del Coordinamento CARE accolgono la firma da parte del Ministro Stefania Giannini delle LINEE DI INDIRIZZO PER FAVORIRE IL DIRITTO ALLO STUDIO DEGLI ALUNNI ADOTTATI elaborate da Livia Botta, Marco Chistolini, Cinzia Fabrocini e Anna Guerrieri nell’ambito del Protocollo MIUR CARE del 26 Marzo 2013.

Le LINEE DI INDIRIZZO a tutela dei diritti delle bambine e dei bambini adottati, punto di arrivo di un lungo lavoro iniziato 4 anni fa con il Ministero, sono quindi finalmente disponibili e in tempo utile per le iscrizioni scolastiche dell’AS 2015/2016 e agevoleranno il percorso scolastico delle famiglie adottive e il lavoro quotidiano di Dirigenti e Insegnanti delle scuole Italiane.

Le LINEE DI INDIRIZZO, infatti, mettono a regime le buone prassi già sperimentate in tante parti d’Italia uniformando finalmente gli interventi in tutto il paese, regolando ad esempio le fasi di primo ingresso dei bambini adottati internazionalmente o la gestione dei dati sensibili per i bambini adottati nazionalmente. Il documento, denso di strumenti amministrativi concreti e di indicazioni operative approfondite, è anche ricco di suggerimenti pratici sull’accoglienza e il primo ingresso, sulle fasi di passaggio e crescita dei bambini e dei ragazzi adottati, sul ruolo degli insegnanti di riferimento, sulla formazione del personale della scuola.

Un ringraziamento particolare lo facciamo al Ministro Stefania Giannini che ha tenuto fede all’impegno preso il 14 Ottobre 2014 nel corso della riunione del Forum Nazionale delle Associazioni dei Genitori della Scuola (FONAGS) di cui il Coordinamento CARE è un componente. Un grazie va infine alla D.G. Per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione e in particolare al Direttore Generale Giovanna Boda, che ha creduto a questo progetto fin dalle prime fasi, al Dirigente Giuseppe Pierro e alla Prof.ssa Francesca Romana Di Febo.

SCATTI ANZIANITA’ NON SI TOCCANO, SI RESTITUISCA 2013

GILDA: SCATTI ANZIANITA’ NON SI TOCCANO, SI RESTITUISCA 2013
Dopo il Pd, adesso anche il ministro Giannini si dichiara disponibile a fare marcia indietro rispetto all’abolizione degli scatti di anzianità prevista dal piano ‘La Buona Scuola’. Ciò significa che la nostra protesta è andata a segno e che le nostre motivazioni sono più che fondate”. Ad affermarlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti.
Come avevano rilevato anche attraverso il nostro sondaggio online, – continua Di Meglio – la maggioranza dei docenti italiani boccia il modello di carriera basato soltanto sul (presunto) merito. Il dietrofront del ministro Giannini, di Renzi e del suo partito rappresentano per noi motivo di soddisfazione, ma non ci fermiamo qui perché la battaglia non è ancora vinta. Ora – conclude il coordinatore nazionale della Gilda – la nostra attenzione si concentrerà sul testo di legge che il Governo redigerà e sull’iter parlamentare affinché venga mantenuta l’anzianità di servizio nella progressione di carriera. Non dimentichiamo, poi, che gli scatti 2013 devono essere ancora pagati e non arretreremo di un passo fino a quando questa ingiustizia non sarà sanata”.

Faraone: nessuna modifica quest’anno all’esame di maturità

da Il Sole 24 Ore

Faraone: nessuna modifica quest’anno all’esame di maturità

di Pierangelo Soldavini

L’esame di maturità rimarrà per quest’anno così com’è adesso, con commissioni miste e professori esterni, senza una quarta prova di valutazione Invalsi. Anche se formalmente l’ultima parola sulla questione la potrebbe avere la legge di stabilità, a garantire che almeno per il momento nulla cambierà è Davide Faraone, sottosegretario all’Istruzione.

Nessuna modifica su maturità e test di medicina
«La messa in discussione del metodo per l’esame di maturità è un elemento che crea confusione per professori e studenti, quindi è meglio sgombrare il campo da incertezze chiarendo che tutto rimarrà esattamente come l’anno scorso», ha precisato a Milano nel corso di un incontro con gli studenti del liceo scientifico Vittorio Veneto. Lo stesso vale anche per i test di ammissione a Medicina, sui quali «sono state fatte dichiarazioni inopportune e troppo anticipate, quando la situazione non era ancora definita», ha proseguito sottolineando come i ricorsi abbiano messo in discussione il sistema stesso di selezione: ora si pensa a «una modalità più oggettiva possibile con test legati presumibilmente a corsi specifici di singola università e non generici, tenendo forse anche conto del voto di diploma». Anche in questo caso, però, per quest’anno non ci sarà alcuna modifica.
Per quanto riguarda l’anno successivo la maturità sarà regolata dal decreto di riforma che concluderà il percorso di riforma della “Buona scuola” e che sarà presentato «a fine gennaio o inizio febbraio», dal momento che bisogna tenere conto del calendario del Parlamento, ingolfato di appuntamenti, tra cui anche la probabile elezione del capo dello Stato: «Non sarà comunque un decreto omnibus, ci saranno altri strumenti operativi per singoli temi come l’edilizia scolastica». In ogni caso il decreto contemplerà tempistiche e modalità per l’assunzione dei 150mila precari promessa dal Governo Renzi e proprio per permettere l’inserimento in ruolo a partire da settembre la presentazione non potrà slittare oltre la prima metà di febbraio.

Il confronto con gli studenti
Il tema degli esami di maturità è stato uno di quelli cui il sottosegretario Faraone si è trovato a dover affrontare nell’ambito del suo intervento all’assemblea degli studenti del liceo milanese nell’ambito della discussione innescata dal ministero sulle linee guida della riforma della “Buona scuola”: «Abbiamo scelto di ascoltare tutti gli attori coinvolti per costruire il cambiamento sulla base di idee condivise, perché il tema della scuola riguarda la società nel suo complesso», ha affermato all’inizio Faraone, rivendicando il merito del Governo di aver portato il tema dell’istruzione e della scuola tra le emergenze del Paese.
Ma si è trovato ben presto a dover affrontare gli interventi incalzanti di studenti e insegnanti, incentrati in primo luogo sul nodo della valutazione e dell’incentivazione, che inizialmente prevedeva l’abbandono del sistema degli scatti d’anzianità: «In realtà abbiamo visto che non può essere completamente ignorato il criterio dell’anzianità, finora l’unico esistente, conciliandolo però con un meccanismo premiale per processi e metodi innovativi presenti nelle scuole italiane». Resta, però, ancora tutto da sciogliere il nodo dei soggetti e dei criteri di questo processo: e su questo studenti e docenti insieme sono preoccupati.
Così come un altro tema che riemerge continuamente è quello dell’intervento dei privati nel mondo scuola: «È una questione da affrontare lasciando da parte le ideologie, così come è successo per l’articolo 18 e la riforma del mercato del lavoro. Vogliamo dare sostanza all’autonomia scolastica che è stata istituita ma mai realizzata: a ogni comunità va fornita la possibilità di organizzarsi e di fare le scelte sulla base delle propri esigenze e dei percorsi scelti», ha affermato Faraone.

Miur, al via il portale Protocolli in rete

da La Stampa

Miur, al via il portale Protocolli in rete

Online la vetrina degli accordi a cui le scuole possono aderire per migliorare loro dotazione tecnologica
roma

È in linea da oggi “Protocolli in Rete”, la vetrina digitale in cui il Miur, in un’ottica di trasparenza e di servizio alle scuole, inserirà tutti i Protocolli siglati sul digitale. Uno strumento tutto nuovo per consentire alle scuole di migliorare la loro dotazione tecnologica, aderendo agli accordi siglati dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca con aziende, associazioni, enti e fondazioni, che offrono gratuitamente alle scuole beni o servizi in materia di Ict (Infotmation and Communication Technology).

 

Affacciandosi alla vetrina ideata dal Ministero,al link http://www.istruzione.it/ProtocolliInRete/, le scuole potranno conoscere l’offerta di Protocolli attivati e certificati e candidarsi a partecipare sulla base delle proprie esigenze. Aziende, associazioni, fondazioni ed enti avranno invece la garanzia di una maggiore trasparenza e visibilità dei protocolli stipulati e potranno aderire a quelli già attivati, potenziandone l’effetto .

 

L’obiettivo è attrarre il numero maggiore possibile di partner pronti a sostenere la scuola nel suo processo di innovazione. Innovazione degli ambienti didattici, dei processi organizzativi e potenziamento delle infrastrutture sono i tre ambiti generali d’intervento previsti.

 

Il portale, messo a punto dal Dipartimento per la Programmazione e la Gestione delle Risorse Umane, Finanziarie e Strumentali del Miur, si inserisce nel percorso di dematerializzazione, modernizzazione, semplificazione e trasparenza dei processi avviato dal Ministero ed è in linea con le Linee Guida diffuse dall’Agenzia per l’Italia digitale e con le indicazioni contenute nel piano nazionale “La Buona Scuola”.

 

Un Comitato di monitoraggio composto da docenti universitari ed esponenti della società civile verificherà costantemente lo stato dell’arte e i risultati raggiunti. Anche le scuole potranno esprimere il loro gradimento. Nelle prime settimane di attivazione del portale, dal 18 dicembre 2014 al 9 gennaio 2015, è prevista una fase di familiarizzazione con il nuovo sistema, durante la quale sarà possibile inoltrare domande di partecipazione di prova aderendo ad un fac-simile di avviso.

 

Contemporaneamente, le istituzioni scolastiche potranno già consultare i protocolli d’intesa e gli accordi operativi che il Miur ha siglato con diversi partner privati, nell’ambito di questa iniziativa. Al termine del periodo di prova, a partire da metà gennaio, verranno pubblicati i primi avvisi ai quali le scuole potranno aderire, e successivamente gli elenchi delle scuole beneficiarie.

Gli scatti di anzianità verso la conferma

da La Tecnica della Scuola

Gli scatti di anzianità verso la conferma

Segnali di apertura anche dal ministro Giannini: è stato il punto più dibattuto durante la consultazione sulla Buona Scuola e a questo punto è sicuramente da discutere e negoziabile. I sindacati: lo avevamo detto, non si possono cancellare.

Sembra che la consultazione sulla “Buona Scuola” abbia fatto davvero ravvedere il Governosulla volontà di eliminare gli scatti di anzianità del personale scolastico. Una mezza conferma  su questa nuova linea è giunta dalle parole del ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, a conclusione di un’audizione tenuta il 18 dicembre su un affare assegnato alla Commissione Istruzione al Senato sul tema della scuola.

“L’idea di un azzeramento totale degli scatti di anzianità, da cui si parte volutamente nella Buona scuola per dare un messaggio forte in questa direzione, è un punto sicuramente da discutere e negoziabile”, ha detto Giannini. Che poi ha aggiunto: c’è anche “la ricaduta della valutazione delle carriere sui meccanismi stipendiali”, che “resterà in dibattito. Ma era già scritto nella nostra programmazione anche di negoziazione politica. E’ stato anche il punto più dibattuto nell’esito della consultazione” di due mesi sulla Buona scuola, ha sottolineato sempre il ministro.

Che in Commissione, ha aggiunto, “ho ribadito che è importante per me che il criterio del merito sia e rimanga dominante e concretamente trasferibile e quantificabile nell’avanzamento in carriera e negli aumenti stipendiali”. Ma “l’idea di un azzeramento totale degli scatti di anzianità è un punto sicuramente da discutere”.

L’uscita di Giannini sembra essere gradita dai sindacati: secondo Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola, “giungono ormai ogni giorno segnali di apertura alla discussione su un tema, quello delle progressioni economiche del personale scolastico, su cui il governo ha raccolto fino ad oggi più critiche che consensi. Noi avevamo da subito evidenziato i limiti di una proposta complessivamente penalizzante sul piano economico e soprattutto destinata ad accentuare gli elementi di impropria competitività all’interno di sistema, quello scolastico, in cui si dovrebbe favorire quanto più possibile l’attitudine alla cooperazione su obiettivi condivisi di efficacia e qualità. Opinione, quest’ultima, autorevolmente confermata – è la Giannini a dircelo – dalla Commissione Istruzione del Senato”.

Deciso anche l’intervento di Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, secondo cui “gli stipendi del personale della scuola si sono così sgonfiati da attestarsi oggi tra i 4 e 5 punti sotto l’inflazione: annullare gli scatti di anzianità significherebbe farli sprofondare ulteriormente”.

“Da parte nostra – continua Pacifico – non ci sono margini di trattativa. Non va infatti dimenticato che i vari Governi che si sono succeduti negli ultimi anni, prima quello del premier Mario Monti, poi di Enrico Letta e ora di Matteo Renzi, hanno tutti disposto delle norme ‘capestro’ per mantenere gli stipendi ai valori del 2009 prorogando il congelamento dell’indennità di vacanza contrattuale: tanto è vero che i nostri dipendenti della scuola, in linea con gli altri comparti pubblici, non potranno usufruirne sino al 2018. Si tratta, tra l’altro, di un danno economico tutt’altro che irrisorio: per la sola mancata assegnazione delle vacanza contrattuale, tra tre anni, lo Stato sarà debitore nei confronti degli insegnanti di quasi 9mila euro, derivanti dalla non assegnazione di 53 euro in media al mese”.

Per dare sostanza a quanto detto, il sindacato ricorda la retribuzione lorda di un insegnante della scuola secondaria di primo grado neo-assunto in Italia è di 24.141 euro (meno di 1.300 euro nette al mese), a fronte a media europea è di 26.852 euro. A fine carriera, già con gli attuali scatti stipendiali il gap diventa maggiore: 45.280 euro nella media dell’UE contro 36.157 in Italia, il 25 per cento in meno che arriva al 30 per cento nella secondaria di secondo grado. Con ritardi rispetto ad alcuni Paesi, come la Germania, che sfiorano il 50%. Figuriamoci dove potrà arrivare il divario se si cancellano pure gli aumenti automatici.

Il Governo punta sulla valutazione, ma l’Invalsi perde pezzi

da La Tecnica della Scuola

Il Governo punta sulla valutazione, ma l’Invalsi perde pezzi

I 60 dipendenti a tempo determinato (di cui più della metà precari da oltre 15 anni) termineranno il loro contratto di lavoro il 31 dicembre e non ci sono risorse per i rinnovi. Gli altri 30 dipendenti a tempo indeterminato non saranno in grado di portare a termine compiti previsti, compresa la prova all’Esame di Stato

Mentre Governo e Miur si rincorrono nel dire che la riforma scolastica non può prescindere da una rinnovata e adeguata valutazione, dall’Invalsi giungono notizie preoccupanti sulla tenuta del suo organico: un durissimo comunicato spiega che “l’Istituto che dovrebbe coordinare il Sistema Nazionale di Valutazione, si trova oggi totalmente privo delle risorse economiche necessarie per svolgere questo importante compito”. Mettend così a rischio la funzionalità della struttura e delle prove nazionali introdotte negli ultimi dieci anni in tutti gli ordini scolastici. Pertanto, il personale dal 15 dicembre è entrato in stato di agitazione.
“Non solo. I 60 dipendenti dell’INVALSI a tempo determinato (di cui più della metà precari da oltre 15 anni!!!) termineranno il loro contratto di lavoro il 31 dicembre 2014 e non ci sono risorse per i rinnovi . I 30 dipendenti a tempo indeterminato non saranno in alcun modo in grado di ottemperare ai compiti previsti, compresa la prova INVALSI all’Esame di Stato”.
Nel resto d’Europa gli istituti che si occupano della valutazione del sistema di istruzione possono contare su risorse umane ed economiche notevolmente superiori.
“Le dichiarazioni del nostro governo – si legge sempre nel comunicato – sembrerebbero andare nella direzione di una stabilizzazione della cultura della valutazione come forza motrice per il miglioramento del sistema di istruzione, ma le azioni concrete poi seguono altri percorsi. Togliere fondi alla valutazione significa togliere forza al progetto della Buona Scuola! Che fine hanno fatto i 10 milioni di euro dichiarati dal Governo per l’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema d’Istruzione e di Formazione? Che cosa succederà all’INVALSI che fino ad oggi si è impegnato a creare le basi per una cultura della valutazione nel nostro Paese?”.
È ancora: “Che cosa succederà alle professionalità che in tutti questi anni hanno contribuito alla costruzione di un sistema di conoscenza e valutazione per il miglioramento del sistema scolastico, attraverso azioni di ricerca e di servizio alle scuole?”.

Lo svantaggio socio-economico influenza l’abbandono precoce degli studi

da La Tecnica della Scuola

Lo svantaggio socio-economico influenza l’abbandono precoce degli studi

L.L.

Il nuovo rapporto della rete Eurydice indaga sulle cause che portano gli studenti a lasciare precocemente gli studi e analizza le strategie e le politiche messe in atto in ambito europeo

Si intitola Tackling Early Leaving from Education and Training in Europe il nuovo rapporto congiunto Eurydice/Cedefop dedicato all’abbandono precoce dei percorsi di istruzione e formazione, un problema particolarmente grave che interesse molti paesi europei.

Lo studio comparativo evidenzia gli sforzi dei singoli Stati membri (oltre ad Islanda, Norvegia, Svizzera e Turchia) e i tentativi della Commissione europea di monitorare gli sviluppi nell’implementazione di strategie, politiche e misure di contrasto all’abbandono precoce e di supporto all’apprendimento degli studenti.

Il fenomeno rappresenta un serio problema in molti paesi dell’UE ed è divenuto sempre più oggetto di particolare attenzione da parte di ricercatori, decisori politici ed educatori, perché ha un forte impatto negativo sulle opportunità dei giovani di entrare a far parte del mercato del lavoro. il completamento del percorso di studi può infatti offrire migliori opportunità in ambito lavorativo, oltre a tassi più elevati di produttività, costi pubblici e sociali più bassi, crescita economica e coesione sociale.

Uno dei dati che emerge è che l’abbandono precoce degli studi è fortemente collegato allo svantaggio socio-economico.

Statisticamente, gli studenti immigrati hanno tassi di abbandono più elevati rispetto agli studenti nati nel paese in questione.

Altro dato riguarda le differenze di genere: gli studenti maschi hanno quasi il doppio delle probabilità di abbandonare i percorsi di istruzione scolastica di tipo generale con qualifiche basse o addirittura con nessuna qualifica. Tuttavia, più alto è il background socio-economico, meno evidenti sono le differenze nei tassi di abbandono precoce tra studenti e studentesse.

Ma più che questi due fattori, l’aspetto forse più determinante è la situazione socio-economica familiare: coloro che abbandonano precocemente i percorsi di istruzione e formazione provengono molto più probabilmente da famiglie con disoccupati o con reddito basso, oltre che per via del basso livello di istruzione dei genitori. Quest’ultimo aspetto è di particolare importanza in quanto, in media, sei bambini su dieci negli Stati membri, i cui genitori hanno un basso livello di istruzione, sono a rischio di povertà e di esclusione sociale, e a causa di questo potrebbero anche essere a rischio di svantaggio educativo e di abbandono precoce.

Infine, l’abbandono precoce ha conseguenze socio-economiche dirette per il singolo individuo, perché il 42,7% di giovani che hanno raggiunto un livello di istruzione secondaria superiore e una qualifica post-secondaria non terziaria e il 54,6% di laureati del livello terziario riescono a trovare un’occupazione, mentre lavora solo il 19,7% dei giovani con al massimo un livello di istruzione secondaria inferiore.

Ma il fondo del MOF non doveva essere ripristinato?

da La Tecnica della Scuola

Ma il fondo del MOF non doveva essere ripristinato?

Giannini aveva più volte annunciato il ripristino dei fondi per MOF. A tutt’oggi non s’è visto neppure un euro di aumento. Anzi  molto probabile che per pagare i “docenti esperti” bisognerà ancora tagliare il fondo di istituto.

Di tanto in tanto può essere utile richiamare alla memoria le dichiarazioni di questo o quel Ministro o sottosegretario, giusto per metterle a confronto con la “realtà effettuale”.
Chi non ricorda, per esempio, i ripetuti annunci del ministro Giannini sulla imprescindibile necessità di riportare il fondo per il MOF ai “fasti” degli anni passati?  Operazione che vorrebbe significare un vero e proprio raddoppio (e anche di più) delle somme stanziate per il 2014/2015: in pratica 7-800 milioni da aggiungere a quelli esistenti. Il dibattito sulla Buona Scuola ha fatto passare in secondo piano la questione del finanziamento del MOF che però potrebbe tornare d’attualità ora che si incomincia a discutere di carriera dei docenti.
Si sta parlando di “lauti” aumenti per i “docenti esperti” e del mantenimento (almeno in parte) degli scatti stipendiali. Ma francamente i conti non tornano affatto: è vero che la legge di stabilità stanzia 3 miliardi di euro (uno per il 2015 e due per il 2016), ma si tratta di risorse destinate in larga misura alle nuove immissioni in ruolo.
Secondo una nostra proiezione molto sommaria, che approfondiremo quanto prima, si può prevedere che, nella migliore delle ipotesi, a 150mila insegnanti venga attribuito il “bonus” da esperti per un importo di 2.500 euro all’anno, corrispondente a poco più di 100 euro mensili netti: questo si potrebbe ottenere anche eliminando le risorse ora destinate ai docenti incaricati di funzione strumentale. Gli scatti stipendiali legati all’anzianità potrebbero rimanere (ma ridotti rispetto a quelli erogati negli ultimi anni) utilizzando in parte i fondi della legge di stabilità e in parte da qualche risparmio che potrebbe derivare dalle nuove regole sulle supplenze.
Ma si tratta di conteggi fatti con il bilancino del farmacista: trovare il punto di equilibrio sarà difficilissimo.
Per intanto l’unico dato certo è che la “promessa” della Giannini di aumentare i fondi per il MOF non è stata affatto mantenuta.

Scuola digitale: ecco il portale Protocolli in rete

da La Tecnica della Scuola

Scuola digitale: ecco il portale Protocolli in rete

E’ in linea da oggi “Protocolli in Rete”, la vetrina digitale in cui il Miur, in un’ottica di trasparenza e di servizio alle scuole, inserirà tutti i Protocolli siglati sul digitale.

Uno strumento tutto nuovo per consentire alle scuole di migliorare la loro dotazione tecnologica, aderendo agli accordi siglati dal Ministero dell’Istruzione con aziende, associazioni, enti e fondazioni, che offrono gratuitamente alle scuole beni o servizi in materia di ICT (Infotmation and Communication Technology).

Affacciandosi alla vetrina ideata dal Ministero (al link http://www.istruzione.it/ProtocolliInRete/), le scuole potranno conoscere l’offerta di Protocolli attivati e certificati e candidarsi a partecipare sulla base delle proprie esigenze. Aziende, associazioni, fondazioni ed enti avranno invece la garanzia di una maggiore trasparenza e visibilità dei protocolli stipulati e potranno aderire a quelli gia’ attivati, potenziandone l’effetto.

L’obiettivo è attrarre il numero maggiore possibile di partner pronti a sostenere la scuola nel suo processo di innovazione. Innovazione degli ambienti didattici, dei processi organizzativi e potenziamento delle infrastrutture sono i tre ambiti generali d’intervento previsti.

Il portale, messo a punto dal Dipartimento per la Programmazione e la Gestione delle Risorse Umane, Finanziarie e Strumentali del Miur, si inserisce nel percorso di dematerializzazione, modernizzazione, semplificazione e trasparenza dei processi avviato dal Ministero ed è in linea con le Linee Guida diffuse dall’Agenzia per l’Italia digitale e con le indicazioni contenute nel piano nazionale “La Buona Scuola”.

Un Comitato di monitoraggio composto da docenti universitari ed esponenti della società civile verificherà costantemente lo stato dell’arte e i risultati raggiunti. Anche le scuole potranno esprimere il loro gradimento.

Nelle prime settimane di attivazione del portale, dal 18 dicembre 2014 al 9 gennaio 2015, è prevista una fase di familiarizzazione con il nuovo sistema, durante la quale sarà possibile inoltrare domande di partecipazione di prova aderendo ad un fac-simile di avviso.

Contemporaneamente, le istituzioni scolastiche potranno già consultare i protocolli d’intesa e gli accordi operativi che il Miur ha siglato con diversi partner privati, nell’ambito di questa iniziativa. Al termine del periodo di prova, a partire da metà gennaio, verranno pubblicati i primi avvisi ai quali le scuole potranno aderire, e successivamente gli elenchi delle scuole beneficiarie. (Asca)

Giannini: L’azzeramento degli scatti di anzianità è negoziabile

da tuttoscuola.com

Giannini: L’azzeramento degli scatti di anzianità è negoziabile

L’idea di un azzeramento totale degli scatti di anzianità, da cui si parte volutamente nella Buona scuola per dare un messaggio forte in questa direzione, è un punto sicuramente da discutere e negoziabile“. Lo ha affermato il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, a conclusione di un’audizione su un affare assegnato alla Commissione Istruzione al Senato sul tema della scuola.

Tra i punti a confronto, ha spiegato il ministro, c’è anche “la ricaduta della valutazione delle carriere sui meccanismi stipendiali“, che “resterà in dibattito. Ma era già scritto nella nostra programmazione anche di negoziazione politica. È stato anche il punto più dibattuto nell’esito della consultazione” di due mesi sulla Buona scuola. In Commissione, ha aggiunto, “ho ribadito che è importante per me che il criterio del merito sia e rimanga dominante e concretamente trasferibile e quantificabile nell’avanzamento in carriera e negli aumenti stipendiali“. Ma “l’idea di un azzeramento totale degli scatti di anzianità è un punto sicuramente da discutere“.

In generale, ha constatato il ministro, tra le proposte della Commissione e il Governo c’è “piena sintonia“: i senatori “mettono in risalto, tra le altre cose, l’importanza prioritaria dell’autonomia scolastica attraverso una serie di strumenti, sulla cui attuazione si chiede l’impegno del governo, e la maggiore flessibilità curriculare all’interno delle scuole, con un possibile percorso formativo personalizzato dello studente: è uno degli obiettivi della Buona scuola, fermo restando l’importanza dell’impianto strutturale delle discipline e dei contenuti che devono continuare ad assegnare competenze di base solide“.

La Commissione, ha aggiunto Giannini, punta anche “sull’importanza delle attività di orientamento dalla secondaria di primo livello e di secondo livello. È mia responsabilità attivare anche un orientamento nella parte finale della secondaria di secondo livello, che possa diventare strumento per evitare alcuni squilibri, come nel caso di medicina“. “Molto apprezzata” dai senatori “anche l’alternanza scuola-lavoro, che si chiede di estendere anche agli indirizzi liceali“. E poi si parla di “formazione e valutazione. La Commissione chiede che quest’ultima sia ispirata al principio di equità e noi siamo assolutamente d’accordo: servono criteri chiari, trasparenti, comparabili sul piano internazionale, che non scatenino concorrenza tra gli insegnanti ma un’attività cooperativa che dia competizione maggiore al singolo istituto e alla singola carriera“.

19/12/2014 – Proroga al 20 gennaio 2015 per la presentazione dei Piani di Miglioramento VALeS

Oggetto: Programmazione dei Fondi Strutturali Europei 2007-2013 – PON FSE “Competenze per lo sviluppo” – Obiettivo/Azione H.9 “Definizione interventi per potenziare lo sviluppo del sistema di valutazione nazionale”. Progetto Nazionale “VALeS – Valutazione e Sviluppo Scuola” nelle scuole del primo e secondo ciclo delle Regioni Obiettivo Convergenza. A.S. 2014/2015. Proroga al 20 gennaio 2015 per la presentazione dei Piani di Miglioramento VALeS da parte del campione di scuole partecipanti alla sperimentazione del SNV avviata nell’annualità 2012.

Nota prot. 10854 del 18 dicembre 2014