In Italia 150mila alunni con disabilità, 74mila insegnanti sostegno

da La Stampa

In Italia 150mila alunni con disabilità, 74mila insegnanti sostegno

I dati dell’anno 2013-2014 nel focus dell’Istat “L’integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado statali e non statali”
milano

Nell’anno scolastico 2013-2014 sono quasi 85 mila gli alunni con disabilità nella scuola primaria (pari al 3,0% del totale degli alunni) mentre nella scuola secondaria di primo grado se ne contano più di 65 mila (il 3,8% del totale). Lo rende noto l’Istat nel suo focus “L’integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado statali e non statali” relativo all’anno scolastico 2013-2014.

 

Nella scuola primaria, il 21% degli alunni con disabilità non è autonomo in almeno una delle attività indagate (spostarsi, mangiare o andare in bagno) e l’8% non è autonomo in tutte e tre le attività. Nella scuola secondaria di primo grado le percentuali sono rispettivamente del 15% e del 5%.

 

Il ritardo mentale, i disturbi del linguaggio e dello sviluppo rappresentano i problemi più frequenti negli alunni con disabilità in entrambi gli ordini scolastici considerati.

 

Gli insegnanti di sostegno rilevati dal Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca (Miur) sono più di 74 mila, 6 mila in più rispetto allo scorso anno. Nel Mezzogiorno si registra il maggior numero di ore medie di sostegno settimanali assegnate. Circa il 10% delle famiglie della scuola primaria e il 7% circa della secondaria hanno presentato, negli anni, un ricorso per ottenere l’aumento delle ore di sostegno.

 

Ha cambiato insegnante di sostegno nel corso dell’anno scolastico l’11% degli alunni con disabilità della scuola primaria e il 9% della scuola secondaria di primo grado. Il 44% degli alunni della scuola primaria ha cambiato l’insegnante di sostegno rispetto all’anno scolastico precedente, lo stesso è accaduto al 40% degli alunni nella scuola secondaria di primo grado. Il numero medio di ore settimanali di assistente educativo culturale o assistente ad personam è di circa 10 in entrambi gli ordini scolastici.

 

Nella scuola secondaria di primo grado sono maggiori le differenze territoriali: le scuole del Mezzogiorno hanno un numero medio di ore inferiore (8,7) rispetto a quelle del Centro e del Nord (rispettivamente 10,6 e 9,5). Buona la partecipazione degli alunni con disabilità alle uscite didattiche brevi senza pernottamento organizzate dalla scuola. Risulta invece più difficoltosa la partecipazione alle gite d’istruzione con pernottamento, soprattutto tra gli alunni della scuola primaria.

Pagamento supplenti: ecco da dove arriveranno i soldi

da La Tecnica della Scuola

Pagamento supplenti: ecco da dove arriveranno i soldi

Per saperlo basta leggere l’articolo 3 del DL 185 appena depositato al Senato per essere convertito in legge. Per questa volta i soldi arriveranno dalla riduzione degli stanziamenti per assunzioni diverse. D’ora in poi dovranno arrivare da tagli interni al bilancio del Miur e precisamente dalle risosrse destinate alle spese di funzionamento delle scuole

E adesso, a smentire definitivamente i toni trionfalistici del sottosegretario Davide Faraone, arriva anche il testo ufficiale del decreto legge 185 del 16 dicembre scorso che all’articolo 3 stanzia 64 milioni di euro per liquidare gli stipendi del personale supplente.
La norma è limpida e chiara: per ora la copertura finanziaria viene trovata riducendo i fondi disponibili su diversi capitoli di spesa destinati alle assunzioni di personale (evidentemente, arrivati a fine ci si è accorti che non tutte le somme previste a bilancio sono state effettivamente impegnate).
Ma d’ora in poi il meccanismo sarà diverso.

Il secondo comma dell’articolo 3 contiene infatti una specificia clausola di salvaguardia che così recita: “Nel caso in cui si verifichino scostamenti rispetto al fabbisogno previsto, il Ministro dell’economia e delle finanze, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, è autorizzato ad apportare le necessarie variazioni compensative tra le risorse iscritte in bilancio per le spese di funzionamento delle istituzioni scolastiche e quelle relative al pagamento delle supplenze brevi e saltuarie”.
In altre parole, d’ora in poi se i soldi per le supplenze non basteranno si procederà come avvenuto già in passato: le risorse destinate al funzionamento saranno spostate sul capitolo di spesa delle supplenze. Sarebbe interessante sapere per quale curioso motivo una operazione di questo genere sia stata definita da Faraone “gesto politico di grande responsabilità”.
Ma forse la spiegazione è che – spesso – i misteri della politica sono assai più complessi dei misteri della fede.

Disabili a scuola, troppe barriere e poca tecnologia

da La Tecnica della Scuola

Disabili a scuola, troppe barriere e poca tecnologia

Sempre i dati Istat rivelano che è ancora troppo alta la quota di plessi scolastici con barriere che ostacolano la libera circolazione degli alunni con disabilità: nel Mezzogiorno la percentuale più bassa di istituti con scale e servizi igienici a norma. Poche anche le postazioni informatiche adattate.

L’Istat non ha scattato solo “fotografie” sull’aumento di alunni disabili e sul loro basso coinvolgimento nelle gite scolastiche con pernotti: nel report di fine 2014, ha anche toccato altri punti dolenti, sempre a sfavore dei giovani con limiti di apprendimento.

Come quello sull’ancora troppo alta quota di plessi scolastici con barriere architettoniche, sottolineando che è il Mezzogiorno a detenere la ripartizione geografica con la percentuale più bassa di scuole con scale a norma (62,4% di scuole primarie e 72,6% di scuole secondarie) e servizi igienici a norma (58% di scuole primarie e il 64% di scuole secondarie di primo grado).

Per l’Istituto nazionale di Statistica, inoltre, la tecnologia, che costituisce un valido aiuto per l’inclusione scolastica, è ancora poco utilizzata: più di un quarto delle scuole primarie e secondarie di primo grado non ha ancora postazioni informatiche destinate alle persone con disabilità, anche in questo caso con percentuali più elevate al Sud e nella Isole: il 42,8% delle scuole primarie e il 36,3% delle scuole secondarie.

Alunni disabili, pochi quelli che vanno in gita con la classe

da La Tecnica della Scuola

Alunni disabili, pochi quelli che vanno in gita con la classe

I dati sono contenuti nel report dell’Istat, diffuso il 19 dicembre: se alle uscite didattiche brevi partecipa il 90% dei bambini con sostegno, quando si pernotta fuori alle primaria parte appena uno su quattro. Domanda: ma si fa sempre il massimo per portarli in gita?

È davvero bassa l’adesione alle gite di istruzione degli alunni disabili: appena un alunno su quattro alla primaria e uno su due alle medie e superiori. I dati sono contenuti nel report dell’Istat, diffuso il 19 dicembre, relativo all’anno scolastico 2013/2014, dal quale si desume che sono quasi 85 mila gli alunni con disabilità nella scuola primaria (3% del totale degli alunni) mentre nella scuola secondaria di primo grado se ne contano più di 65 mila (3,8% del totale).

Lo stesso report indica che se può essere considerata buona la partecipazione degli alunni disabili a uscite didattiche brevi senza pernottamento organizzate dalla scuola, con il 90% di giovani con sostegno coinvolti, il coinvolgimento di questi studenti nelle gite di istruzione con pernottamento è molto meno frequente: solo il 26% degli alunni della primaria e il 51% di quelli della secondaria.

Non è facile commentare questo genere di numeri, soprattutto perché bisogna sempre considerare le difficoltà logistiche e di vario genere che spesso si riscontrano quando si fa un lungo viaggio con un alunno portatore di disabilità. Rimane, però, sicuramente tanta amarezza: a questi giovani, infatti, vengono negate esperienze culturali e di crescita importanti. La domanda allora è: ma si fa sempre il massimo, tra docenti, famiglia ed equipe psico-pedagogica, per permettere loro di partecipare alle gite di istruzione?

Alunni adottati, arriva il “compagno tutor”

da La Tecnica della Scuola

Alunni adottati, arriva il “compagno tutor”

La novità è contenuta nelle Linee di indirizzo create dal Miur: soprattutto se giunti in Italia da poco tempo, questi giovani possono trovare benefici dall’affiancamento di un supporto o di un “facilitatore linguistico”. Anche per la scelta delle superiori e per gestire il rapporto col Territorio.

Un “compagno tutor” per gli alunni adottati: la novità è contenuta nelle Linee di indirizzo ministeriali per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati. Soprattutto se arrivati in Italia da poco tempo, questi giovani possono infatti trovare benefeci dall’affiancamento di un tutur, come di un “facilitatore linguistico”.

Nel documento, oltre a dare alcune indicazioni di carattere amministrativo-burocratico – iscrizioni on line anche in assenza di codice fiscale, possibilità di iscrivere i figli a scuola in qualsiasi momento dell’anno e di farli restare un anno in più nella scuola dell’infanzia -, il Miur ha realizzato un focus sull’accoglienza. A tal proposito si ritiene auspicabile che ogni scuola individui un insegnante referente (formato sulle tematiche adottive) che dia una mano alle famiglie nella fase di inserimento del bambino o del ragazzo ma anche durante il percorso scolastico.

“L’essere adottati rappresenta una condizione esistenziale – si spiega infatti nel documento – che dura tutta la vita” e “in alcuni momenti del percorso scolastico e della crescita possono emergere problematicità e insicurezze che vanno comprese alla luce dell’adozione”.

L’individuazione di un insegnante all’interno del consiglio di classe che possa essere un interlocutore privilegiato per il ragazzo e i suoi genitori può essere utile, ad esempio, nel mettere in campo in maniera tempestiva interventi ad hoc (potenziamento linguistico, percorsi personalizzati, ecc.) se emergono difficoltà di apprendimento all’inizio di un nuovo ciclo scolastico oppure a prestare particolare attenzione al clima di relazione in classe attraverso attività che stimolino gli studenti all’accoglienza, alla valorizzazione delle diversità e all’inclusione.

Parte delle linee guida ministeriale sono dedicate anche all’orientamento al momento della scelta delle Superiori (“troppo spesso scelte scolastiche non ben ponderate finiscono per minare l’autostima ed esasperare le crisi adolescenziali”) e  al rapporto con il Territorio al rapporto con il Territorio: l’inserimento scolastico degli studenti adottati deve essere “accompagnato e sostenuto attraverso un lavoro coordinato tra scuola, famiglia, servizi socio-sanitari, associazioni familiari e altri soggetti che si occupano di adozione sul territorio”.

Concorso Ds 2015: valutazione titoli come nel 2011?

da La Tecnica della Scuola

Concorso Ds 2015: valutazione titoli come nel 2011?

Da alcune indiscrezioni presenti sul web dovrebbero poter accedere tutti gli insegnanti in ruolo nella scuola statale, anche se hanno maturato tutti o parte dei 5 anni di esperienza richiesta prima di entrare in ruolo. Si dovrà però possedere laurea magistrale o specialistica o di diploma secondo livello Afam o titoli equivalenti di vecchio ordinamento.

Nuovo concorso dirigenti scolastici. Come anticipato in un nostro precedente articolo, probabilmente per il bando se ne parlerà in primavera.

Novità per le prove. La prova scritta pratica relativa ai casi concreti, dovrebbe essere suddivisa in domande, mentre la prova teorica rimarrebbe un saggio. Si sta inoltre valutando a quale step inserire la verifica delle competenze di informatica, che dovrebbero vertere su personale computer e software applicativi più diffusi per videoscrittura, calcolo, navigazione in rete e posta elettronica, e delle competenze linguistiche, probabilmente richieste in lingua inglese.

C’è molta attesa anche per quanto riguarda la valutazione dei titoli professionali e culturali, che dovrebbero valere fino a 30 punti. Rimarrebbe privilegiato fra i titoli culturali il master di II livello sulla figura dirigenziale.

Probabilmente verrà confermata la valutazione del decreto del concorso dirigenti scolastici 2011, che prevedeva fino a 15 punti conferiti per titoli culturali. I titoli culturali, per poter essere presentati, dovevano essere ottenuti entro il termine di scadenza della domanda di ammissione.

Se verrà ricalcato il decreto del concorso 2011 la valutazione dovrebbe essere la seguente:

– Master di secondo II livello di durata annuale corrispondente a 1.500 ore e 60 crediti o titoli equiparati su materie inerenti il profilo professionale del dirigente scolastico e rilasciati da università statali o equiparate – Punti 3,50

– Master in scienze dell’educazione conseguito presso università in Italia o all’estero, di durata annuale corrispondente a 1.500 ore e 60 crediti – Punti 2,00

– Altro master, diploma o attestato di corso di specializzazione o di perfezionamento, conseguito presso università in Italia e all’estero, di durata annuale corrispondente a 1.500 ore e 60 crediti con esame individuale finale. Si valuta un solo titolo – Punti 1,00

– Partecipazione a corsi di formazione, della durata di non meno di 20 ore, organizzati da soggetti qualificati e/o enti accreditati (es. CFIScuola), riguardanti la progettazione, l’organizzazione e la gestione delle istituzioni scolastiche autonome, compresa la Nuova ECDL – Punti 0,10

Probabilmente ci sarà ancora tempo per completare un master entro la data di scadenza per la domanda di ammissione. Sembra infatti ormai certo lo slittamento del decreto in primavera, a cui seguirà, nei mesi successivi, il bando attuativo della Scuola Nazionale dell’Amministrazione (SNA) che definirà la data di scadenza per la domanda di ammissione.

Nel frattempo tanti docenti studiano e frequentano corsi di preparazione. Speriamo che bastino solo le risorse umane.

La fase di avvio delle iscrizioni 2015/2016

da La Tecnica della Scuola

La fase di avvio delle iscrizioni 2015/2016

Il Miur illustra le procedure che le scuole debbono seguire, dalla predisposizione del modulo personalizzato all’apertura delle iscrizioni per le famiglie.

Come già comunicato con circolare n. 51 del 18 dicembre 2014, dal 15 gennaio al 15 febbraio 2015 sono aperte le iscrizioni all’a.s. 2015/2016.

Le iscrizioni si effettuano on-line, tranne alcune eccezioni: le scuole dell’infanzia, le scuole in lingua slovena, le scuole delle province di Aosta, Trento e Bolzano, i corsi per l’istruzione per gli adulti attivati anche presso le sezioni carcerarie. Per le scuole paritarie la partecipazione al progetto iscrizioni online è facoltativa.

Le iscrizioni ai corsi di istruzione e formazione professionale (IeFP) presso i Centri di formazione professionali regionali (CFP) possono essere effettuate online solo se le rispettive Regioni hanno aderito a Iscrizioni on-line del Miur (Basilicata, Lombardia, Molise, Piemonte e Veneto).

Con la nota prot. n. 3584 del 18/12/2014 il Miur ha illustrato le principali attività che le scuole debbono effettuare rinviando, per un maggiore dettaglio, alle smart guide (una per ogni fase del processo) pubblicate nell’Area “Procedimenti Amministrativi” del SIDI.

In sintesi, questo è il calendario delle attività:

  • dal 18/12/2014 al 14/01/2015: apertura funzioni per la personalizzazione e pubblicazione del modulo di iscrizione per l’a.s. 2015/16
  • dal 12/01/2015 al 15/02/2015: le famiglie, sul portale “Iscrizioni on line”, eseguono la registrazione per ottenere user-id e password di accesso al servizio.
  • dal 15/01/2015 al 15/02/2015: apertura iscrizioni alle famiglie.

Con particolare riferimento alla predisposizione del modulo di iscrizione, come negli scorsi anni, le istituzioni scolastiche hanno la possibilità di personalizzare il modello della domanda utilizzando alcuni elenchi predisposti dal MIUR che raccolgono le informazioni maggiormente richieste alle famiglie ai fini del perfezionamento delle domande di iscrizione (“catalogo alunni” e “catalogo famiglia”).

150mila disabili nelle scuole italiane

da La Tecnica della Scuola

150mila disabili nelle scuole italiane

Nel dettaglio, secondo l’Istat, quasi 85mila si trovano nella scuola primaria (pari al 3,0% del totale degli alunni), mentre aumentano gli insegnanti di sostegno: 74mila (6mila in più)

Secondo un report dell’Istat, riportato dal Corriere della Sera, nell’anno scolastico 2013-2014 si contano quasi 85 mila alunni con disabilità nella scuola primaria, pari la 3% del totale degli alunni, mentre nella scuola secondaria di primo grado sono più di 65 mila, il 3,8% del totale.

Il dato riguarda anche le superiori e le scuole paritarie: quasi 250mila gli scolari con esigenze eccezionali.

Il ritardo mentale, i disturbi del linguaggio e dello sviluppo rappresentano i problemi più frequenti

Gli insegnanti di sostegno sono invece oltre 74 mila, 6 mila in più rispetto allo scorso anno, ma nel Sud si ha il maggior numero di ore medie di sostegno settimanali nonostante il 44% degli alunni della scuola primaria abbia cambiato l’insegnante di sostegno rispetto all’anno scolastico precedente.

Ha cambiato insegnante di sostegno nel corso dell’anno scolastico l’11% degli alunni con disabilità della scuola primaria e il 9% della scuola secondaria di primo grado. Il 44% degli alunni della scuola primaria ha cambiato l’insegnante di sostegno rispetto all’anno scolastico precedente, lo stesso è accaduto al 40% degli alunni nella scuola secondaria di primo grado.

Il numero medio di ore settimanali di assistente educativo culturale o assistente ad personam è di circa 10 in entrambi gli ordini scolastici.

Nella scuola secondaria di primo grado sono maggiori le differenze territoriali: le scuole del Mezzogiorno hanno un numero medio di ore inferiore (8,7) rispetto a quelle del Centro e del Nord (rispettivamente 10,6 e 9,5).

Buona la partecipazione degli alunni con disabilità alle uscite didattiche brevi, più difficoltosa la partecipazione a quelle con pernottamento, soprattutto tra gli alunni della scuola primaria.

Sistema misto? Ma Giannini e i docenti pensano allo stesso sistema?

da La Tecnica della Scuola

Sistema misto? Ma Giannini e i docenti pensano allo stesso sistema?

L’idea di una progressione di stipendio con sistema misto pare che stia mettendo d’accordo tutti. Ma è proprio così? Secondo noi i docenti (e i sindacati) pensano ad un sistema, ma il Governo ne ha in mente uno del tutto diverso. L’accordo è lontano, forse impossibile.

Che il nuovo modello di progressione di carriera, legato agli scatti di competenza e non più a quelli di anzianità, non avrebbe retto più di tanto nè alla consultazione nè tanto meno al confronto con le organizzazioni sindacali era chiaro fin dall’inizio. Il fatto è che, ormai, su questo tema il Governo ha perso il treno da un bel pezzo.
I dati della consultazione – a volerli leggere con mente sgombra da pregiudizi – dimostrano che i docenti sono contrari ad un sistema legato esclusivamente al merito ma non sono neppure favorevoli ad aumenti legati alla sola anzianità. Il modello che appare più gradito sarebbe insomma un sistema “misto”: un po’ di anzianità e un po’ di merito. Tutto risolto quindi?
Neanche per idea, almeno secondo noi.
Anzi, per Giannini & C. i problemi veri iniziano proprio adesso.
Il fatto è, secondo noi, che quando i docenti (e i sindacati con loro) propongono un sistema misto pensano ad una cosa molto semplice: l’attuale progressione stipendiale resta tale e quale e ad una quota di insegnanti disponibili a ulteriori incarichi viene attribuito un “bonus” ad hoc.
Purtroppo questo meccanismo – a risorse costanti – non è attuabile.

E’ facile prevedere che – a questo punto – la proposta del Governo sarà: benissimo il sistema misto, allora dimezziamo gli scatti di stipendio e utilizziamo il resto per compensare i “docenti esperti” (o come li si vorrà chiamare).
Ma su tutto questo grava una ipoteca enorme: dove sono i soldi per gli aumenti d’anzianità o di merito che dir si voglia?  Sembra quasi che ci si sia dimenticati che negli ultimi anni gli scatti sono stati pagati riducendo i fondi per il MOF.
Insomma sul sistema misto c’è un equivoco: per i docenti significa aumenti di anzianità attuali + altri aumenti per un certo numero di insegnanti, per la Giannini significa aumenti per un tot di insegnanti “esperti” pagati con una diminuzione degli attuali scatti di anzianità.
Al momento l’equivoco non è ancora emerso in modo chiaro e quindi sembra che il Ministro abbia deciso di accogliere le proteste/proposte emerse dalla consultazione; ma quando l’equivoco si chiarirà i problemi ritorneranno a galla. E – secondo noi – non sarà per nulla facile risolverli.

Giannini negozia sugli scatti: merito o anzianità? Confusione

da La Tecnica della Scuola

Giannini negozia sugli scatti: merito o anzianità? Confusione

La ministra Stefania Giannini ritorna agli scatti sul merito dopo averli aboliti ma prima di averli confermati.  E nell’altalena si consolida la confusione.

“L’idea di un azzeramento totale degli scatti di anzianità, da cui si parte volutamente nella Buona Scuola per dare un messaggio forte in questa direzione, è un punto sicuramente da discutere e negoziabile”.

Il partito del premier ha infatti chiaramente comunicato che “nessuno condivide il principio enunciato dalla Buona Scuola secondo cui un insegnante mediamente bravo per ricevere lo scatto di competenza dovrebbe cercarsi la scuola dove vi sono insegnanti scarsi per poter emergere visto che lo scatto di competenza sarà assegnato solo al 66% del corpo docente”.

Lo scatto sarebbe infatti così “semplicemente un diverso sistema di fasce stipendiali non una differenziazione delle carriere all’interno delle scuole autonome”.

In generale può considerarsi giusto, chiosa la ministra Giannini,  valutare la bravura di un insegnante, ma “anche se posseduta al sommo grado non potrà automaticamente tradursi in un passaporto per il livello superiore”.

Non si può bocciare un alunno a settembre senza valutarlo in tutte le discipline

da La Tecnica della Scuola

Non si può bocciare un alunno a settembre senza valutarlo in tutte le discipline

Non si può bocciare un alunno a settembre senza prima averlo valutato in tutte le discipline. Il Tar Toscana con ordinanza n. 725 dell’11 dicembre 2014 ha così deciso, ribadendo che il giudizio sospeso implica una valutazione globale, e non solo inerente alla materia oggetto di riparazione.

Questo il caso. A giugno un consiglio di classe di una III di un’istituzione scolastica aveva deliberato il giudizio sospeso per una disciplina. Il 29 agosto, lo stesso Consiglio di Classe ha deliberato la non promozione dell’allieva, non all’unanimità, ma a maggioranza.

I genitori si sono rivolti al Tar, convinti che si trattasse di un procedimento illegittimo. E così è stato ritenuto. Il Tar della Toscana ha affermato che “la valutazione del consiglio di classe non può esaurirsi nel giudizio relativo al profitto conseguito in un’unica materia, dovendo, invece, involgere il complessivo rendimento dell’alunno, in tutte le discipline, nonchè, ove necessario, la possibilità di recupero delle lacune riscontrate nel successivo anno scolastico“.

In sostanza il giudizio deve essere considerato mutilo in quanto, senza procedere alla valutazione delle restanti discipline, non si può parlare di una valutazione completa dell’allieva.

Inoltre il consiglio di classe deve considerare, ove necessario, la possibilità di recupero delle lacune riscontrate nel successivo anno scolastico e non può operare secondo la previgente disciplina degli esami di riparazione, ora superata ed abrogata, dalle nuove disposizioni sul giudizio sospeso (D.P.R. n. 22 del 2009, adottato in applicazione della legge n. 169 del 2008).

Attenzione, dunque, a bocciare per una sola materia. Il giudizio è e deve essere sempre globale. Pena procedimenti giudiziari, problemi e pensieri per tutto il consesso degli incauti docenti.

22 mln di italiani mai su internet. Pochi alle elementari

da tuttoscuola.com

22 mln di italiani mai su internet. Pochi alle elementari

Nel 2014 aumenta rispetto al 2013 la quota di famiglie con un accesso ad Internet da casa (dal 60,7% al 64%), ma ci sono ancora 21 milioni e 994 mila persone che non ‘navigano’ (38,3% popolazione residente)

E’ quanto fa sapere l’Istat nel rapporto sul 2014, che appunto sottolinea: “quasi 22 milioni di persone non hanno mai utilizzato Internet”. Tra gli italiani mai su internet si ritrovano soprattutto i più anziani.

E tra i meno ‘connessi’ gli alunni delle elementari.

“Le quote maggiori di non utenti si concentrano nelle fasce di età più anziane e di uscita dal mondo del lavoro: la percentuale di non utenti tra i 65-74 anni è del 74,8% e sale al 93,4% tra gli over settantacinquenni”, spiega l’Istat nel rapporto ‘Cittadini e nuove tecnologie’, riferito al 2014. Ma aggiunge come siano “alte anche le quote di non utenti tra i giovanissimi (1 milione 518 mila tra i 6-10 anni) che, seppure definiti ‘nativi digitali’, per più del 50% non utilizzano la rete”.

Il telefono cellulare, si legge nel rapporto, resta la più amata tra le nuove tecnologie per l’informazione e la comunicazione e “ormai è presente nel 93,6% delle famiglie”.

Per diffusione, seguono, l’accesso ad Internet da casa (64%), il pc (63,2%) e una connessione a banda larga (62,7%). E ancora il telefono cellulare abilitato alla connessione ad Internet (54%), la macchina fotografica digitale (50,8%), il lettore Dvd/Blu Ray (49,5%). Sempre per l’Istat invece “meno diffusi sono invece l’antenna parabolica (32,2%), il lettore Mp3/Mp4 (27,5%), la console per videogiochi (19,3%) e il lettore di e-book (6,8%)”.

“In Italia è evidente il ritardo rispetto agli altri Paesi nell’uso di Internet da casa, ma la forte forte propensione all’utilizzo dei cellulari ci porterà a recuperare il gap”, spiega Andrea Rangone, coordinatore ‘Osservatori Digital Innovation’ Politecnico di Milano. “Il superamento del Digital Divide – aggiunge – è fondamentale per il Sistema Paese per due ragioni. Una culturale e sociale e un’altra economica: è sulle nuove tecnologie che si sposta una quota sempre più consistente del business mondiale e l’Italia non può rimanere indietro”. (Ansa)

Istat, 74mila docenti di sostegno per 150mila alunni disabili

da tuttoscuola.com

Istat, 74mila docenti di sostegno per 150mila alunni disabili

Nell’anno scolastico 2013-2014 sono quasi 85 mila gli alunni con disabilità nella scuola primaria (pari al 3,0% del totale degli alunni) mentre nella scuola secondaria di primo grado se ne contano più di 65 mila (il 3,8% del totale). È quanto si legge in un focus Istat sulla integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado statali e non statali nello scorso anno scolastico.

A questi alunni fanno riscontro (in questo caso sono dati Miur) più di 74mila insegnanti di sostegno, 6 mila in più rispetto allo scorso anno. Solamente il 66,7% degli insegnanti di sostegno della scuola primaria e il 69,2% di quelli della scuola secondaria di primo grado svolgono l’attività a tempo pieno all’interno dello stesso plesso scolastico.

Nella scuola primaria, il 21% degli alunni con disabilità non è autonomo in almeno una delle attività indagate (spostarsi, mangiare o andare in bagno) e l’8% non è autonomo in tutte e tre le attività. Nella scuola secondaria di primo grado le percentuali sono rispettivamente del 15% e del 5%.

Il ritardo mentale, i disturbi del linguaggio e dello sviluppo rappresentano i problemi più frequenti negli alunni con disabilità in entrambi gli ordini scolastici considerati.

Gli insegnanti di sostegno rilevati dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) sono più di 74 mila, 6 mila in più rispetto allo scorso anno. Nel Mezzogiorno si registra il maggior numero di ore medie di sostegno settimanali assegnate.

Circa il 10% delle famiglie della scuola primaria e il 7% circa della secondaria hanno presentato, negli anni, un ricorso per ottenere l’aumento delle ore di sostegno.

Ha cambiato insegnante di sostegno nel corso dell’anno scolastico l’11% degli alunni con disabilità della scuola primaria e il 9% della scuola secondaria di primo grado. Il 44% degli alunni della scuola primaria ha cambiato l’insegnante di sostegno rispetto all’anno scolastico precedente, lo stesso è accaduto al 40% degli alunni nella scuola secondaria di primo grado.

Il numero medio di ore settimanali di assistente educativo culturale o assistente ad personam è di circa 10 in entrambi gli ordini scolastici. Nella scuola secondaria di primo grado sono maggiori le differenze territoriali: le scuole del Mezzogiorno hanno un numero medio di ore inferiore (8,7) rispetto a quelle del Centro e del Nord (rispettivamente 10,6 e 9,5).

Buona la partecipazione degli alunni con disabilità alle uscite didattiche brevi senza pernottamento organizzate dalla scuola. Risulta invece più difficoltosa la partecipazione alle gite d’istruzione con pernottamento, soprattutto tra gli alunni della scuola primaria.

Al via ‘Protocolli in rete’, la vetrina digitale del Miur

da tuttoscuola.com

Al via ‘Protocolli in rete’, la vetrina digitale del Miur

È in linea da ieri “Protocolli in Rete“, la vetrina digitale in cui il Ministero dell’Istruzione inserirà tutti i protocolli siglati sul digitale. Uno strumento nuovo, rende noto il Miur, per consentire alle scuole di migliorare la loro dotazione tecnologica, aderendo agli accordi siglati dal Ministero con aziende, associazioni, enti e fondazioni, che offrono gratuitamente alle scuole beni o servizi in materia di Ict.

Affacciandosi alla vetrina ideata dal Ministero, le scuole potranno conoscere l’offerta di protocolli attivati e certificati e candidarsi a partecipare sulla base delle proprie esigenze. Aziende, associazioni, fondazioni ed enti avranno invece la garanzia di una maggiore trasparenza e visibilità dei protocolli stipulati e potranno aderire a quelli già attivati, potenziandone l’effetto. L’obiettivo è attrarre il numero maggiore possibile di partner pronti a sostenere la scuola nel suo processo di innovazione: innovazione degli ambienti didattici, dei processi organizzativi e potenziamento delle infrastrutture sono i tre ambiti generali d’intervento previsti.

Il portale, precisa il Miur, si inserisce nel “percorso di dematerializzazione, modernizzazione, semplificazione e trasparenza dei processi avviato dal Ministero” ed è in linea con le Linee Guida diffuse dall’Agenzia per l’Italia digitale e con le indicazioni contenute nel piano nazionale “La Buona Scuola”. Un Comitato di monitoraggio, composto da docenti universitari ed esponenti della società civile, verificherà costantemente lo stato dell’arte e i risultati raggiunti. Anche le scuole potranno esprimere il loro gradimento.

Nelle prime settimane di attivazione del portale, dal 18 dicembre 2014 al 9 gennaio 2015, è prevista una fase di familiarizzazione con il nuovo sistema, durante la quale sarà possibile inoltrare domande di partecipazione di prova aderendo a un fac-simile di avviso. Contemporaneamente, le istituzioni scolastiche potranno già consultare i protocolli d’intesa e  gli accordi operativi che il Miur ha siglato con diversi partner privati, nell’ambito di questa iniziativa. Al termine del periodo di prova, a partire da metà gennaio, verranno pubblicati i primi avvisi ai quali le scuole potranno aderire, e successivamente gli elenchi delle scuole beneficiarie.