Lettera al Ministro

DIRIGENTISCUOLA-CONFEDIR

Foggia, 3 gennaio 2015

ON.LE Stefania Giannini
Ministro istruzione-università-ricerca
E, p.c.
On. Matteo Renzi
Presidente del Consiglio dei Ministri
On. Marianna Madia
Ministro semplificazione e funzione pubblica
LORO INDIRIZZI P.E.C.

Signor Ministro
preso atto dell’informativa alle OO.SS., resa il 29 dicembre u.s. dal Suo dicastero sull’indizione –
ulteriormente slittata – del prossimo concorso a dirigente scolastico, secondo il nuovo sistema di
reclutamento di cui alla legge 128/13, con la presente insisto, testardamente, rivolgendo, sia a Lei
che al Presidente Renzi e al Ministro Madia, l’ennesimo appello. Lo faccio con spirito propositivo
perché dettato da ragioni di giustizia e, nel contempo, perché corrisponde a criteri di efficienza,
efficacia ed economicità dell’azione amministrativa.
Voglio qui prescindere da ogni considerazione circa le prospettate modalità di attuazione
della predetta procedura concorsuale, che pure sembra, prima facie, piuttosto macchinosa e,
financo, vessatoria, sì da aprire varchi per un altro contenzioso idoneo a metterne a rischio la
tenuta, a cominciare dal rispetto della tempistica, e che prefigura, se tutto andrà liscio,
l’immissione in ruolo dei vincitori non prima dell’inizio dell’anno scolastico 2017-2018.
Questo non breve lasso temporale può essere utilizzato per consentire, anzitutto, la
nomina dei residui vincitori e degli idonei delle graduatorie regionali dell’ultimo concorso
ordinario condotto secondo la pregressa normativa, come già prescritto dalla legge, e per risolvere
tutte le situazioni sospese eliminando anche il contenzioso che le ha generate.
Occorre promuovere un intervento legislativo ad hoc, in sede di attuazione del
programma La Buona Scuola, ovvero nel corpo della c.d. Riforma Madia della Pubblica
Amministrazione, ciò è a dire nei primi percorsi normativi utili disponibili.
Mi riferisco alle soluzioni già partecipateLe, e finora disattese, per rendere giustizia a un
novero di soggetti, inclusi ovviamente, come per la Toscana e per la Lombardia, tutti quei dirigenti
scolastici già insediati e coloro che hanno superato le prove delle più complesse procedure
concorsuali di accesso alla dirigenza pubblica che si conoscano: gli uni e gli altri stritolati nella
morsa di una giustizia amministrativa ancorata ad un esasperato formalismo e di
un’Amministrazione reiteratamente ed acclaratamente inefficiente, che, in luogo di chiedere
conto ai propri dirigenti lautamente remunerati, li premia confermandoli nei posti di massima
responsabilità, addirittura promuovendoli, e con ciò facendo strame dei tanto declamati
competenza e merito. Nel peggiore dei casi spostandoli in altre regioni in modo che possano
reiterare i loro comportamenti!
In concreto, occorre un intervento per apportare dei correttivi alle disposizioni contenute
nel decreto legge 58/14, licenziato a suo tempo con una fretta inopportuna ed altrettanto
sbrigativamente convertito dalla legge 87/14: disposizioni incongrue, penalizzanti e in grado –
queste sì – di alimentare, anziché spegnere, un contenzioso lungo tutti i gradi di giudizio interni,
sino a sfociare davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo, adusa a pronunciare seguendo i
principi sostanziali del diritto, tra i quali campeggia la tutela piena ed incondizionata delle posizioni
soggettive guadagnate da cittadini palesemente incolpevoli, che le procedure concorsuali le
hanno superate e che ora dovrebbero ripeterle! Solo escludendoli – deo gratias – dalla
reiterazione della prova preselettiva!
Ritengo pertanto che, in primo luogo, debba essere sollecitamente portato a compimento
– secondo la normativa preesistente alla novella recata dalla citata legge 128/13 – l’ordinario
rinnovo della procedura concorsuale per i ricorrenti vittoriosi della Toscana, conformemente al
giudicato del Consiglio di Stato; talché i medesimi possano conseguire il c.d. bene della vita loro
riconosciuto: che non è la nomina a dirigente scolastico, ma il diritto a (ri)partecipare al concorso,
che se sarà superato consentirà loro la collocazione in una graduatoria ora ad esaurimento, ai
sensi del decreto-legge 104/13, art. 17, comma 1-bis. Ciò, in senso tecnico, costituisce l’obbligo
dell’Amministrazione di portare ad esecuzione la sentenza.
A seguire, occorrerà predisporre un’organica soluzione normativa, non circoscritta alla
salvaguardia delle posizioni dei colleghi toscani, ma che soddisfi, altresì, i diritti di tanti altri
parimenti incolpevoli colleghi, già incisi in negativo da pronunce giurisdizionali (come in
Lombardia) o suscettibili di essere tuttora astrattamente incisi in altre regioni.
Nella circostanza, si dovranno portare a – giusta – soluzione alcune code concorsuali
risalenti al bando di cui al D.D.G. del 22 novembre 2004 (primo concorso ordinario a dirigente
scolastico), nonché il problema dei dirigenti a tempo determinato, i cosiddetti presidi incaricati,
che da anni svolgono la funzione dirigenziale, senza mai essere incorsi in valutazioni negative
formalizzate in atti: funzione riconosciuta dai giudici del lavoro quanto agli aspetti economici,
ma, per gli aspetti normativi, tenuta a bagnomaria dall’Amministrazione, che pure – in qualche
caso da oltre dieci anni! – continua ad avvalersi dell’ opera di questi cirenei mandati ad operare
per lo più in scuole di frontiera o di risulta. Trattasi di una assurda situazione al limite della
schizofrenia. Dopo tre anni di precariato, di incarico in qualsivoglia funzione, le persone vanno
stabilizzate: questo ha stabilito la Corte europea. I cosiddetti presidi incaricati fanno i dirigenti con
contratti a tempo determinato, anche da più di dieci anni e si continua a sbandierare che non
possono essere stabilizzati perché ai posti pubblici si accede solo tramite concorso. Per favore
smettiamola con queste ipocrisie! Costoro hanno diritto alla stabilizzazione ope legis senza alcun
concorso riservato, farsa o fiction. Se il fine del concorso è quello di selezionare il personale, i
presidi incaricati sono stati selezionati sul campo da oltre 10 anni!. Fermo restando che la
Costituzione prevede anche i concorsi per soli titoli e 10 anni, senza demerito e valutazione
negativa, sono ottimi titoli!
Analogo ragionamento vale per le altre situazioni. Perché i 96 già vincitori del concorso
della Lombardia o della Toscana dovrebbero rifare il concorso? Hanno già superato un concorso,
alcuni hanno già avuto l’incarico dirigenziale e continuano a fare i dirigenti scolastici…. ma devono
ri-fare un concorso per rispettare la forma o perché ai posti pubblici si accede tramite concorso…
già superato? Ma vogliamo renderci conto che siamo al ridicolo, allo sbando, alla follia,
all’irrazionalità e all’illegalità più eclatanti?
Dobbiamo per forza essere formalisti e spendere altro danaro pubblico? Allora
applichiamo almeno la stessa procedura prevista dalla legge 202/10 per l’analogo concorso a suo
tempo annullato in Sicilia: rifacimento delle prove per i dirigenti toscani “congelati”, consistenti
nella presentazione di una relazione scritta sull’esperienza maturata nelle funzioni di dirigente e
sua discussione davanti alla commissione esaminatrice; il cui positivo giudizio darebbe luogo alla
nomina a dirigente, con formale ri-attribuzione della sede in atto occupata. Le leggi sono uguali
per tutti o non tutti sono uguali per la legge? Può una legge valere per la Sicilia e non per il resto
del Paese? Dobbiamo concludere che i colleghi siciliani hanno trovato lo sponsor giusto o la
“raccomandazione” giusta e gli altri no?
Tale previsione dovrà espressamente estendersi ai cennati (poche decine di unità) presidi
incaricati, se non in quiescenza, ai 96 già vincitori del concorso della Lombardia e ai dirigenti
scolastici di tutt’Italia vincitori di concorso, nel caso di eventuali sentenze della magistratura che
annullino le afferenti procedure.
Altra migliore soluzione? Sempre con il richiamo della legge testé menzionata, per gli
idonei non vincitori della Toscana e per i 96 già vincitori in Lombardia del concorso parimenti
annullato dal Consiglio di Stato e poi risultati respinti nella ricorrezione delle prove scritte, si potrà
istituire un corso intensivo di formazione e di durata contenuta, la cui positiva frequenza
costituisca titolo a sostenere una prova finale scritta su uno degli argomenti svolti nel corso,
seguita dalla sua discussione orale, con l’attribuzione di un voto unico, che, integrato dal
punteggio dei titoli, consente la collocazione in una graduatoria di merito da cui attingere, fino al
suo esaurimento, dopo lo scorrimento della graduatoria principale. Anche qui, questa previsione
va estesa a tutti gli idonei delle graduatorie delle altre regioni che dovessero essere annullate,
nonché a quei pochi che a suo tempo non hanno potuto beneficiare della legge 296/06, a
differenza dei loro colleghi più fortunati e versanti in situazione analoga, se non in quiescenza. Un
concorso lo hanno già quasi tutti superato. Perché ripeterlo? Meglio un corso di formazione al
quale si sostituiscono, di solito, le OO.SS. e non tutte con interessi formativi.
Nella circostanza, da ultimo, pubblicata finalmente, sotto Natale, la graduatoria di merito
del concorso a dirigente scolastico in Campania, bandito con D.D.G. del 13 luglio 2011, bisogna
diffidare il locale direttore generale, dottoressa Luisa Franzese, a procedere, senza ulteriori ed
ingiustificati indugi, alla nomina dei vincitori, semplicemente onorando l’ obbligo della legge
128/13, art. 17, comma 6. Le leggi vanno rispettate e applicate anche da un Direttore Generale!
Contrariamente l’Amministrazione, ancora prima del Giudice, ha il dovere di sanzionare.
L’allegato ostacolo della salvaguardia della continuità didattica, paventato dalla Dr.ssa Franzese, è
risibile ed offensivo per i soggetti coinvolti in una poco commendevole vicenda che, di certo, non
ha fatto onore all’Amministrazione: mancano ben sei mesi al termine delle attività didattiche e,
per contro, sono ben più evidenti i pregiudizi sofferti da, spesso problematiche, istituzioni
scolastiche affidate in reggenza! Lei sa bene, signor Ministro, che come rappresentante legale
della DIRIGENTISCUOLA, ho già provveduto a denunciare e querelare la Dr.ssa Franzese invitando
anche tutte le altre OO.SS. ad uscire dalla “sindrome di Penelope”. Le OO.SS. non sono state
previste per tutelare interessi personalistici a danno dei vincitori del concorso. Se il Legislatore
avesse voluto porre come veto la continuità, che tutti richiamano quando si devono arrampicare
sui vetri, lo avrebbe espressamente previsto. Nonostante, invece, ci sia già una norma che
prevede, per i dirigenti sia il pensionamento che l’assunzione in qualsiasi momento dell’anno, il
Legislatore, a scanso di equivoci, lo ha voluto nuovamente ribadire, ben sapendo che, alcune
graduatorie regionali, causa contenzioso, sarebbero state pubblicate nel corso dell’anno
scolastico.
Tra l’altro, Lei sa che in Lombardia non a quattro mesi dall’inizio dell’anno scolastico,
bensì a dieci mesi, ossia dal 30 giugno 2014, l’USR ha affidato ben 335 incarichi dirigenziali, ossia
tutti i posti messi a concorso. E lo avrebbe fatto anche prima se non si fossero opposti quegli
stessi poteri forti, gli stessi che in Campania si sono dichiarati alla luce del sole ed altrettanto
esplicitamente subiti dall’Amministrazione! Analogamente al D.G. della Lombardia, la Dr.ssa
Franzese, a voler rispettare la norma, dovrebbe provvedere all’affidamento dell’incarico
dirigenziale su tutti i posti messi a concorso, atteso che il triennio previsto dal bando è
abbondantemente scaduto. Non ci sono i posti per le scellerate operazioni di ir-razionalizzazione
della rete scolastica? Non è un problema dei vincitori. Il bando prevede che i vincitori vengano
nominati nell’arco di un triennio che è già scaduto. Per fare solo un esempio, si potrebbero
assegnare alle scuole “volontariamente” sottodimensionate, in attesa che anche questa
ennesima vergogna del sistema scolastico italiano venga eliminata.
Dopo l’affidamento degli incarichi dei vincitori dovrebbe poi consentirsi, con una norma
transitoria, la mobilità interregionale, a domanda, di tutti gli idonei, da immettere in ruolo,
beninteso, dopo l’esaurimento delle singole graduatorie domestiche. Tutti la vogliono, tutti la
auspicano, ma nessuno ha il coraggio di dirlo apertamente e pubblicamente per il solito e
consolidato gioco delle tre carte. Si è fatto ricorso alla interregionalità per il concorso del 2004.
Non si vede alcuna ragione per non replicarla per quello del 2011 o, ancora una volta devo
ripetere che la legge è uguale per tutti ma non tutti sono uguali per la legge? L’Amministrazione,
peraltro, ne trarrebbe un enorme vantaggio visto che, per il mancato rispetto, da parte della
stessa Amministrazione, del termine del 31 dicembre 2014, per l’emanazione del bando del nuovo
concorso, nel prossimo anno scolastico almeno un migliaio di istituzioni scolastiche non avrebbero
un dirigente pleno iure e dovranno essere affidate in reggenza.
Non è “l’ennesima sanatoria”, trattandosi di soggetti che hanno già superato tutte le
prove concorsuali, senza magari doverle ripetere trasmigrando in altre regioni, se non vogliano
restare inchiodati nella propria per un decennio, così disperdendo le competenze acquisite e
producendo altresì effetti preclusivi per le nuove leve locali.
Sfruttiamo il ritardo dell’emanazione del nuovo bando di concorso per fare giustizia, per
eliminare il mastodontico contenzioso dei precedenti concorsi, del quale i concorrenti non hanno
alcuna colpa, per evitare che lo stesso ricada o abbia ripercussioni sul nuovo e diverso concorso e,
da ultimo, e non per ultimo, per assicurare un dirigente ad ogni istituzione scolastica almeno per
l’a.s. 2015/2016, atteso che le pendenze non potrebbero soddisfare anche il fabbisogno dell’a.s.
2016/2017, qualora, come è facile prevedere, le assunzioni del prossimo concorso non potranno
avvenire prima di tale data, a meno che il bando venga emanato, al massimo, entro il mese di
febbraio/marzo 2015. L’istituto delle reggenze, onorevole Ministro, è stato previsto per i casi
eccezionali e, soprattutto, per le sostituzioni dei dirigenti temporaneamente assenti per almeno
due mesi, non certamente per coprire sedi vacanti o volutamente sottodimensionate.
So bene, Onorevole Ministro, che occorre impegno, coraggio e determinazione per
resistere e/o non cedere alle pressioni di chi ha ben altri interessi…. “ce ne faremo una ragione” ha
detto il Presidente Renzi a quanti volevano continuare a rovinare il Paese. Se ne faccia anche Lei e
l’intero Governo, una ragione. Se faremo funzionare la scuola, “funzionerà” e si riprenderà anche
il Paese.
Rivolgo, prima come uomo di scuola che non riesce a spiegarsi perché si fa di tutto per
rovinare il sistema scolastico italiano e, con esso, la formazione degli uomini e dei cittadini, poi
come Segretario Generale della DIRIGENTISCUOLA e aggiunto della CONFEDIR, un caloroso
ennesimo appello sia a Lei che al Presidente Renzi e al Ministro Madia, affinché, prendendo il
coraggio a quattro mani, superando tutte le pressioni di chi ha interessi personalistici da tutelare,
vengano risolte le situazioni elencate una volta per tutte, in modo che il prossimo primo concorso
affidato alla S.S.P.A. , parta con i migliori auspici. I due concorsi del 2004 e del 2011 hanno causato
un contenzioso infinito.
Nella speranza che questo nuovo e accorato appello non cada nel vuoto, è gradita
l’occasione per distintamente salutare ed augurare un prospero e felice nuovo anno anche alla
scuola italiana e all’intero Paese.

Distinti saluti.
Il Segretario Generale Nazionale

Italia ultima nell’Unione europea per spesa pubblica nell’istruzione

da Repubblica.it

Italia ultima nell’Unione europea per spesa pubblica nell’istruzione

Lo certifica l’Istat: l’Italia è ultima nell’Unione europea per spesa pubblica nell’istruzione. Tra le ultime nel mondo sviluppato. Il luogo comune si è fatto statistica. L’Annuario italiano dice, infatti, che dai noi si investe per la formazione dei giovani il 4,6 per cento del Prodotto interno lordo. La Danimarca, in testa per finanziamenti nella conoscenza, investe il 7,9 per cento. Il Regno Unito il 6,4, i Paesi Bassi il 6,2, la Francia il 6,1, il Portogallo e la Spagna il 5,5% (un punto in più di Pil) e la Germania il 5,1. Fuori dall’Europa, gli Stati Uniti spendono nel sapere pubblico il 6,9 per cento del Pil, l’Australia il 5,8, il Giappone il 5,1.

L’indicatore si riferisce a tutti i livelli d’istruzione e considera come fonti di finanziamento le spese dirette pubbliche per gli istituti scolastici e i sussidi pubblici alle famiglie. Il confronto con gli altri diventa ancora più vistoso se si individua il “Tasso di scolarità dei giovani di 15-19 anni”, dato dal rapporto tra gli iscritti a qualsiasi livello di istruzione in quel range anagrafico e la popolazione della stessa fascia d’età: nella sintesi si dice che tra il 2011 e il 2012 il tasso d’istruzione in Italia è pericolosamente calato passando dall’81,3 per cento all’81. In Germania la frequenza scolastica nella stessa fascia di età è superiore al 90%. In Belgio, Irlanda e Paesi Bassi si attesta al 94 per cento.

Nel nostro paese chi consegue la maturità è il 79 per cento dei giovani, la laurea è appannaggio del 32 per cento. Aliquote che non crescono da stagioni. In Danimarca arriva al diploma il 90 per cento e alla laurea il 50. Sul titolo di scuola secondaria superiore la Finlandia firma un inarrivabile 96 per cento.

Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief che ha rielaborato questi dati, dice:  “Investire nella formazione, nella scuola e nell’università non è una una spesa, ma un saggio investimento: un giovane ben formato e preparato è una risorsa in più per rilanciare lo sviluppo economico del Paese. Alla luce della Legge di Stabilità approvata a ridosso di Natale le abitudini italiane al risparmio sull’istruzione non sono tramontate”.

Un candidato al “Nobel” dell’insegnamento scrive a Renzi: “Dia più ritmo alla scuola”

da La Stampa

Un candidato al “Nobel” dell’insegnamento scrive a Renzi: “Dia più ritmo alla scuola”

Lettera aperta al Premier, al Ministro Giannini e ai referenti dell’Istruzione in Italia

Rendere «dignitoso» lo stipendio degli insegnanti e valorizzare la professione. Sono le due richieste che Daniele Manni, docente di Lecce e candidato al premio «Nobel» per l’insegnamento, il “Global Teacher Prize” della Varkey Gems Foundation, rivolge, in una lettera aperta, al premier, Matteo Renzi (”e al Ministro Giannini e ai referenti dell’Istruzione in Italia”).

 

«Ho deciso di scriverle – spiega il docente – perché oggi sono `qualcuno´ e questo mio quarto d’ora di notorietà durerà appena un mese, fino a quando non diverrò un banale `ex´ finalista e le mie parole avranno certo un peso diverso. Cosa le chiedo? Niente di più di quanto lei non stia ripetendo negli ultimi giorni, ossia più considerazione in Italia per la professione docente, più `ritmo´ nella scuola. Solo che, oltre ad ascoltare e ad apprezzare i suoi nobili intenti, mi piacerebbe che in questo nuovo anno vedessimo azioni concrete, un po’ come facciamo noi `bravi´ insegnanti `da Nobel´ con i nostri alunni, agendo e creando risultati e non solo annunciando cambiamento e innovazione».

 

Di azioni concrete per riqualificare il ruolo degli insegnanti, Manni ne segnala due. «La prima, a rischio di sembrare banale, è quella di rendere semplicemente `dignitoso´ lo stipendio che ci viene riconosciuto, perché oggi, dignitoso, non lo è affatto. Se, pur essendo i peggio pagati e ricevendo poca o nulla stima dalla società civile, riceviamo lode e attenzione internazionale e la nostra opera quotidiana rende la scuola italiana una delle `istituzioni´ più apprezzate dalla cittadinanza (al terzo posto, dopo Papa Francesco e le Forze dell’Ordine, secondo l’ultimo Rapporto della Demos), chiedo a Lei e al governo che rappresenta, cosa potrebbe essere la Scuola italiana se il corpo docente ricevesse più credito e dignità?».

 

«Comprendo benissimo che questo è un momento certo non facile per mettere sul tavolo un piano di aumenti per la categoria, ma qualche primo, piccolo segnale – afferma il professore – non sarebbe affatto una mossa errata».

 

La seconda possibile azione è quella di «ideare e realizzare iniziative concrete atte a valorizzare la professione, approfittando anche di ogni possibile occasione per enfatizzare, rendere pubbliche e diffondere le opere meritorie e le persone meritevoli nella scuola» suggerisce Manni citando, ad esempio, proprio la Varkey Gems Foundation che ha «inventato un premio da 1 milione di dollari per accendere i riflettori di tutto il mondo su questa straordinaria professione». «È vero, loro sono ricchi e hanno i soldi, ma – conclude – quanta ricchezza abbiamo noi italiani in termini di creatività e inventiva? E non sta certo a me suggerire modi e metodi efficaci».

Insegnanti, torna lo spettro dell’aumento delle ore settimanali

da La Tecnica della Scuola

Insegnanti, torna lo spettro dell’aumento delle ore settimanali

Per ora l’incremento riguarda solo la capitale, dove il Dipartimento Servizi Educativi ha emanato una circolare che prevede l’obbligo di assicurare il passaggio dalle 27 alle 30 ore settimanali nelle scuole dell’infanzia. I sindacati minacciano lo sciopero: si ritiri quel provvedimento, peggiora il servizio e cancella il personale precario. Intanto, il popolo degli insegnanti statali guarda “interessato”: ha ancora negli occhi il tentativo fatto dall’ex ministro Profumo (poi respinto per volontà popolare) di portare tutti a 24 ore.

Dietro all’assenza di massa per malattia, nell’ultimo giorno dell’anno, da parte dei vigili urbani di Roma, si nasconderebbe un forte malcontento per l’entrata in vigore di un contratto comunale peggiorativo: l’83,5% di assenze dei vigili nella notte di San Silvestro, in pratica, sembrerebbe non una “furbata”, per dirla alla romana, ma una forma di protesta per dire no a quel nuovo contratto, attraverso cui i vigili con il 2015 devono rinunciare all’ indennità per il lavaggio della divisa e a quella per la cosiddetta semi-notte che il vecchio contratto faceva partire alle ore 16.00.

Ma non ci sono solo i vigili urbani sul piede di guerra. L’entrata in vigore ieri del nuovo contratto decentrato e del connesso salario accessorio, una vera e propria rivoluzione voluta dal Campidoglio che premia produttività e merito, mette in fermento tutti i lavoratori capitolini. Ad iniziare da quelli delle scuole comunali dell’Infanzia dove, lamentano i sindacati, è stato già disposto un aumento di tre ore settimanali per gli insegnanti.

Il 2 gennaio i rappresentanti dei lavoratori hanno incontrato il neo assessore alla Scuola Paolo Masini ma per Roberto Chierchia della Cisl Fp è stato un “incontro farsa”. E il collega della Fp Cgil Natale Di Cola annuncia: “Decideremo con le altre organizzazioni sindacali le forme di mobilitazione”.

“Siamo disponibili ad avviare già dai prossimi giorni un percorso condiviso e partecipato – riferisce l’assessore Masini -. Ci auguriamo che questi segnali di ascolto e apertura vengano colti al meglio da tutti”. Ma dalla Cgil i segnali non sono buoni: “Il Dipartimento Servizi Educativi ha già emanato una circolare che prevede l’obbligo di assicurare il passaggio dalle 27 alle 30 ore settimanali nelle scuole dell’infanzia – replica Di Cola -. Il neo-assessore blocchi l’attuazione della circolare”. “Queste nuove norme sono estremamente peggiorative per i servizi, per non parlare di tutto quel personale precario che con questa manovra sarà definitivamente licenziato”, gli fa eco Caterina Fida dell’Usb. La sua sigla ha già indetto per il 7 gennaio un’assemblea generale. Quello della riorganizzazione del settore scolastico è uno dei nodi cruciali del malcontento sindacale, ma non il solo.

Come se non bastasse, per gli insegnanti comunali spariscono anche le indennità per i colloqui con i genitori o le affissioni degli avvisi in bacheca per le maestre. Penalizzati anche i tecnici amministrativi, che non saranno più’ ‘premiati’ per il rientro in ufficio al pomeriggio, obbligo già previsto dal contratto. “Un progetto ambizioso che guarda di più ai cittadini, puntando sulla produttività – ha commentato il primo giorno del 2015 il vicesindaco di Roma Luigi Nieri -. Per i lavoratori lo stipendio non varia”.

Il salario accessorio era finito sotto i riflettori ad inizio 2014, in seguito ai rilievi contenuti in una relazione del Mef. Per tentare una ricucitura con i rappresentanti dei lavoratori il prossimo incontro è fissato l’8 gennaio. “E’ un’operazione per far cassa con i salari dei lavoratori – sostiene Chierchia -. Oltre al piano legale, siamo pronti a riprendere la mobilitazione del personale e, se il diniego da parte dell’amministrazione sarà su tutte le nostre proposte, siamo pronti anche allo sciopero”.

Intanto il popolo degli insegnanti, quelli che operano negli istituti statali, guarda interessato. È inutile negarlo: c’è il timore, abbastanza diffuso, che le operazioni all’insegna dei tagli e degli aumenti di ore di lavoro (di cui ciclicamente si torna a parlare, anche al Governo e in Parlamento) possano espandersi a tutti i livelli. Quindi anche nelle scuole statali. Per le quali nei prossimi mesi dovrebbe iniziare la trattativa per il rinnovo contrattuale: i sindacati, “freschi” di rinnovo Rsu (in programma ad inizio marzo 2015) farebbero bene ad affilare le armi.

È ancora caldo (sono passati solo due anni) il ricordo del tentativo fatto dall’ex ministro Profumo (poi respinto per volontà popolare) di portare tutti a 24 ore a settimana di insegnamento frontale. Più di recente, nell’estate scorsa, l’allora sottosegretario Roberto Reggi, in un’intervista al quotidiano La Repubblica, aveva parlato di aumenti consistenti per i docenti che ricoprono incarichi specifici: salvo poi ritrattare il tutto, spiegando che si trattava di ore di lavoro e non di lezioni frontali. Tutte circostanze che avvalorano un concetto: l’orario settimanale dei nostri insegnanti non sembra essere più un totem.

Istruzione: saltano diverse scadenze

da La Tecnica della Scuola

Istruzione: saltano diverse scadenze

La tabella completa delle modifiche contenut nel decreto milleproroghe

Il Decreto legge 192 pubblicato nella GU del 31 dicembre scorso contiene diverse proroghe di scadenze riferite al settore dell’istruzione, al quale è dedicato l’intero articolo 6.
In questa tabella vi proponiamo tutte le scadenze e ler relative proroghe e modifiche.

 

 Norma di riferimento  Disposizione  Vecchio termine  Proroga
DL 90/2014

Art. 23-quinquies comma 1

Termine entro il quale sono validi gli atti anche senza il parere del CNPI 30.03.2015 31.12.2015
DL 90/2014

Art. 23-quinquies comma 2

Indizione delle elezioni per rinnovo CNPI 31.12.2014 30.09.2015
DL 90/2014
Art. 14, comma 4
Chiamate per piano straordinario assunzione professori universitari di II fascia 30.06.2015 31.10.2015
DL 104/2013

Art. 3, comma 1

Premi per l’alta formazione artistica Premi destinati a studenti iscritti nel 2013/2014 Estensione agli anni 2014/2015 e 2015/2016
DL 69/2013

Art. 18,
comma 8-quinquies

Tempistica per interventi di edilizia scolastica revoca fondi non impegnati dagli EELL entro 30.04.2014

trasferimento fondi da MIUR a EELL entro il 31.12.2014

termine spostato al 31.12.2014

trasferimento fondi da MIUR a EELL entro il 31.12.2014

DL 66/2014

art. 48, comma 2

Termine per affidamento lavori di edilizia scolastica 25.02.2015
DL 58/2014

Art. 1,

comma 2-ter

Emanazione bando concorso dirigenti scolastici  31.12.2014 30.03.2015

Riammissione in servizio: domanda entro il 15 gennaio 2015

da La Tecnica della Scuola

Riammissione in servizio: domanda entro il 15 gennaio 2015

La scadenza riguarda il personale ispettivo, direttivo, docente educativo e Ata cessato dal servizio per dimissioni volontarie, per dispensa per malattia, per superamento del periodo di comporto o a causa di infermità non dipendenti dalla causa di servizio.

Anche quest’anno, entro il 15 gennaio il personale dirigente, docente, educativo ed ATA della scuola cessato dal servizio può presentare domanda di riammissione in servizio, a decorrere dall’a.s. 2015/2016, ai sensi dell’art. 516 del D.L.vo 16/4/94 n. 297 e dell’art. 132 del D.p.r. 10/1/57, n. 3.

Il suddetto art. 516 del Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzioneprevede che la riammissione in servizio è subordinata alla disponibilità del posto o della cattedra e non può aver luogo se la cessazione dal servizio sia avvenuta in applicazione di disposizioni di carattere transitorio o speciali. Il personale riammesso in servizio assume nel ruolo la posizione giuridica ed economica che vi occupava all’atto della cessazione dal rapporto di servizio e la riammissione in servizio ha effetto dall’anno scolastico successivo alla data del relativo provvedimento. Quindi, per le domande presentate entro il 15 gennaio 2015, la riammissione avrà luogo dal 1° settembre 2015.

Come confermato anche dalla sequenza contrattuale sottoscritta tra ARAN e Organizzazioni sindacali il 2/02/2005, al personale docente, educativo, direttivo e ispettivo si applicano, per quanto concerne la riammissione in servizio, le disposizioni di cui al Testo unico degli impiegati civili dello Stato approvato con il citato D.p.r. 10/1/57, n. 3, il quale all’art. 132 dispone che può essere riammesso in servizio l’impiegato con qualifica inferiore a direttore generale, cessato dal servizio per dimissioni o per collocamento a riposo o per decadenza dall’impiego nei casi previsti dalle lettere b) e c) dell’art. 127, vale a dire:

b) quando accetti una missione o altro incarico da una autorità straniera senza autorizzazione del ministro competente;

c) quando, senza giustificato motivo, non assuma o non riassuma servizio entro il termine prefissogli, ovvero rimanga assente dall’ufficio per un periodo non inferiore a quindici giorni ove gli ordinamenti particolari delle singole amministrazioni non stabiliscano un termine più breve.

A tale proposito, la Corte costituzionale, con sentenza 14 – 26 gennaio 1994, n. 3, ha dichiarato “l’illegittimità costituzionale dell’art. 132, primo comma, del D.p.r. 10 gennaio 1957, n. 3 (Testo unico delle disposizioni concernenti lo statuto degli impiegati civili dello Stato), nella parte in cui non comprende, tra le fattispecie di cessazione del rapporto di impiego in ordine alle quali è possibile la riammissione in servizio, la dispensa dal servizio per motivi di salute”.

Quindi, le cause di cessazione che consentono la riammissione in servizio sono quelle dovute a dimissioni volontarie, dispensa per malattia, superamento del periodo di comporto o a causa di infermità non dipendenti dalla causa di servizio.

L’istanza deve essere presentata, da parte del personale dirigente, alla Direzione Scolastica Regionale prescelta e dal restante personale alla Direzione Scolastica Regionale nel cui ambito territoriale è ubicata la provincia prescelta e al dirigente dell’U.s.p. di tale provincia.

La domanda deve contenere, oltre ai dati anagrafici, anche i seguenti dati: la sede di titolarità al momento della cessazione, la tipologia di insegnamento e la classe di concorso (per i docenti) o il profilo professionale (per il restante personale), la causa della cessazione, i motivi per cui si richiede la riammissione, le preferenze sulle sedi e il proprio assenso (o diniego) ad accettare un’assegnazione d’ufficio nel caso in cui le sedi prescelte non fossero disponibili, il recapito per eventuali comunicazioni.

Alla domanda deve essere allegata la documentazione utile ai fini delle valutazioni che l’Amministrazione deve effettuare per l’adozione del provvedimento di riammissione.

Le aliquote delle riammissioni in servizio sono stabilite dalla C.M. n. 194 del 20/7/90 e dalla successiva C.M. n. 155 dell’11/6/91.

Graduatorie di III fascia personale Ata: tempistica ancora incerta

da La Tecnica della Scuola

Graduatorie di III fascia personale Ata: tempistica ancora incerta

L.L.

Un nuovo messaggio Sidi dispone la ripianificazione di tutte le attività dal 22 dicembre in poi, ma senza definire ancora una tempistica certa, che sarà oggetto di successivo avviso

“In relazione alla tempistica già pubblicata si rende noto che i tempi di esecuzione delle procedure non sono tali da consentire il rispetto della stessa. Pertanto tutte le attività previste a decorrere dal 22 dicembre dovranno essere ripianificate. In questo momento non è ancora possibile definire una nuova tempistica; pertanto questa sarà comunicata con successivo avviso.”

Questo è il messaggio pubblicato sul portale Sidi, che conferma quanto avevamo già riportato: secondo la tempistica inizialmente prevista dal Miur, dal 22 dicembre le scuole avrebbero dovuto essere alle prese con l’esame dei reclami e rettifiche. Tempistica, questa, impossibile da rispettate, per via dell’elevato numero di domande pervenute, fino a oltre 2.000 domande per singola scuola.

Per queste ragioni i Sindacati hanno richiesto al Miur una proroga del rilascio delle funzioni per la pubblicazione delle graduatorie provvisorie. Ad oggi non è ancora nota la nuova tempistica, quindi non resta che attendere la nuova comunicazione Miur.

Intanto invitiamo gli interessati a consultare quotidianamente i siti degli Uffici scolastici provinciali, per visionare la data dell’uscita ufficiale delle graduatorie, che dà l’autorizzazione alle scuole alla pubblicazione delle graduatorie provvisorie. Dalla data in cui gli elenchi sono pubblicati, decorrono i dieci giorni in cui è possibile presentare reclamo per l’errata valutazione dei titoli e dei servizi dichiarati nei modelli D1 o D2, presentati entro l’8 ottobre scorso.

Daniele Manni, fra i 50 finalisti per i migliori docenti del mondo, scrive a Renzi e Giannini

da La Tecnica della Scuola

Daniele Manni, fra i 50 finalisti per i migliori docenti del mondo, scrive a Renzi e Giannini

Rendere dignitoso lo stipendio degli insegnanti e diffondere il più possibile le loro opere meritorie. Sono queste le innovazioni suggerite in una lettera aperta al premier Matteo Renzi e al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, da Daniele Manni, fra i 50 finalisti candidati al titolo per i migliori docenti del mondo, il “Global Teacher Prize”

“Mi chiamo Daniele Manni – si legge nella lettera – , sono un docente di Lecce, innamorato e appassionato del proprio ruolo (non riesco a chiamarlo lavoro) e, pare, sono fra i 50 finalisti al mondo candidati al titolo internazionale di Premio Nobel per l’Insegnamento, il ‘Global Teacher Prize’ della Varkey Gems Foundation. In Europa siamo solo in nove e due in Italia (quasi il 30%), anche se so perfettamente di essere solo stato fortunato perché c’è stato qualcuno che si è preso la briga di segnalare il mio operato alla Fondazione, quindi, dietro questa punta di iceberg, sono certo si nascondono centinaia di colleghi altrettanto meritevoli di questo ‘titolo’, i quali lavorano, sperimentano e innovano ogni giorno, nel silenzio delle loro aule, fianco a fianco con i loro fortunati studenti. Ho deciso di scriverle perché oggi sono ‘qualcuno’ e questo mio quarto d’ora di notorietà durerà appena un mese, fino a quando non diverrò un banale ‘ex’ finalista e le mie parole avranno certo un peso diverso”.

“Cosa le chiedo? – prosegue Manni – Niente di più di quanto lei non stia ripetendo negli ultimi giorni, ossia più considerazione in Italia per la professione docente, più ‘ritmo’ nella scuola. Solo che, oltre ad ascoltare e ad apprezzare i suoi nobili intenti, mi piacerebbe che in questo nuovo anno vedessimo azioni concrete, un po’ come facciamo noi ‘bravi’ insegnanti ‘da Nobel’ con i nostri alunni, agendo e creando risultati e non solo annunciando cambiamento e innovazione. E di azioni concrete per riqualificare il nostro ruolo nella società italiana me ne vengono in mente due. La prima, a rischio di sembrare banale, è quella di rendere semplicemente ‘dignitoso’ lo stipendio che ci viene riconosciuto, perché oggi, dignitoso, non lo è affatto. Se, pur essendo i peggio pagati e ricevendo poca o nulla stima dalla società civile, riceviamo lode e attenzione internazionale e la nostra opera quotidiana rende la scuola italiana una delle “istituzioni” più apprezzate dalla cittadinanza (al terzo posto, dopo Papa Francesco e le forze dell’ordine), chiedo a Lei e al governo che rappresenta, cosa potrebbe essere la Scuola italiana se il corpo docente ricevesse più credito e dignità? Come pensa che la società possa apprezzare una figura così importante per la vita ed il presente (non solo il futuro) dei nostri figli se lo Stato è il primo a ridicolizzarne il lavoro con un riconoscimento inadeguato? Comprendo benissimo che questo è un momento certo non facile per mettere sul tavolo un piano di aumenti per la categoria, ma qualche primo, piccolo segnale non sarebbe affatto una mossa errata. Se si sta chiedendo se questo mio è un tentativo per ottenere ciò che in tanti non sono riusciti negli ultimi vent’anni, la risposta è …sì”.

“La seconda possibile azione  – si legge ancora nella lettera del professor Manni – è quella di ideare e realizzare iniziative concrete atte a valorizzare la professione, approfittando anche di ogni possibile occasione per enfatizzare, rendere pubbliche e diffondere le opere meritorie e le persone meritevoli nella scuola,ogni qualvolta se ne presenta l’opportunità. Vuole qualche esempio? La Varkey Gems Foundation ha come mission quella di alzare il livello di considerazione dell’insegnamento e si è inventato un premio da 1 milione di dollari per accendere i riflettori di tutto il mondo su questa straordinaria professione (sempre che il governo ed il ministero italiano abbiano, anch’essi, questa mission). E’ vero, loro sono ricchi e hanno i soldi, ma quanta ricchezza abbiamo noi italiani in termini di creatività ed inventiva? E non sta certo a me suggerire modi e metodi efficaci. Concludo augurando a noi docenti che lei possa prendere minimamente in considerazione quanto le ho scritto e a Lei, ai suoi cari e a tutto il suo staff un 2015 proficuo, sereno e ricco di sorrisi”.  (da Il Redattore sociale)

Decreto milleproroghe: tutto slitta

da La Tecnica della Scuola

Decreto milleproroghe: tutto slitta

Oltre al corso concorso per i dirigenti scolastici e la chiamata dei professori associati negli atenei, che slittano rispettivamente di 3 e 4 mesi, slittamento anche sul fronte dell’edilizia scolastica

E infatti  per consentire agli enti locali di completare i lavori in tempo, senza correre il rischio di doverli lasciare incompleti e restare senza finanziamenti, slittano i termini di aggiudicazione dei lavori già fissati al 30 aprile 2014 e ora prorogati al 31 dicembre 2014 e quelli al 30 giugno 2014 che slittano al 28 febbraio 2015.

Infine, scrive anche Il Sole 24 Ore, la misura più attesa: l’allungamento da fine 2014 a tutto il 2015 del termine entro il quale il ministero dell’Istruzione erogherà i fondi. Due proroghe interessano, inoltre, i conservatori e le accademie di belle arti. Da un lato, il bando per assegnare un premio agli studenti più meritevoli varrà anche per l’anno accademico in corso e non solo per quello passato e dall’altra le graduatorie per insegnare negli Afam saranno valide anche per gli anni accademici 2014/2015 e 2015/2016 . Infine l’ultima proroga (al 31 dicembre 2015) riguarda gli organi collegiali della scuola e in particolare l’avvio del nuovo Consiglio superiore della pubblica istruzione.

I prof coreani al vertice della piramide sociale

da La Tecnica della Scuola

I prof coreani al vertice della piramide sociale

I prof della Corea del sud sono al vertice della piramide sociale. Guadagnano molto e si premia il merito; all’occorrenza vengono perfino trasformati in veri e propri idoli. 8 milioni di dollari annui tra pubblicità e lezioni

Vita.it riporta quanto scrive il Washington Post e in modo particolare di un professore di matematica della Corea del sud, Cha Kil-yong,  stravagante e preparatissimo, che non insegna in nessuna scuola ma tiene lezioni online (ovviamente a pagamento) per preparare gli studenti a superare i rigidi test di ingresso nelle università in una delle tante “Hagwon”, sessioni private su internet, che nel paese rappresentano un business da 20 miliardi di dollari l’anno.

Non è infatti sufficiente, in Corea del Sud, “andare bene a scuola”: bisogna eccellere fin dall’asilo, perché se si ottengono risultati di un certo livello dall’asilo di passa nella “giusta” scuola elementare, poi nella “giusta” scuola media, poi nelle superiori “giuste” e infine – traguardo ambitissimo – nelle migliori università del mondo.

Fallire anche una sola volta non permette di rimanere in pista, e significa quindi perdere l’occasione della vita, non solo per lo studente ma per l’intera famiglia.

Non a caso, gli studenti coreani sono ai primi posti delle classifiche Ocse in tutte le materie, ma tanta competizione ha anche il rovescio della medaglia: le stesse statistiche mostrano infatti che i ragazzi di Seul sono all’ultimo posto quanto a “felicità” sui banchi di scuola, e il paese detiene il triste record del più alto tasso di suicidi tra i paesi Ocse.

Gli Hagwon rispondono dunque a questo bisogno di essere sempre i primi della classe, e sono frequentati da una media di 300mila studenti l’anno al costo di 39 dollari per pacchetti da 20 ore l’uno, che moltiplicati per un numero pressochè infinito di partecipanti online hanno reso milionari questi professori.

“Ho sempre voluto insegnare, ma sentivo che farlo in una classe tradizionale mi limitava”, ha dichiarato un altro insegnante notissimo in Corea, il 33enne professore di letteratura Kwon Kyu-ho (nella foto). “E poi in questo modo sono diventato ricco”.

Come il collega Cha, anche Kwon  sponsorizza una speciale sedia che “aiuta la concentrazione”; ma cura molto il fisico, ha perfino uno stilista personale e guadagna “alcuni milioni” di dollari l’anno

Stipendio dignitoso e valorizzazione della professione, la proposta di un prof

da tuttoscuola.com

Stipendio dignitoso e valorizzazione della professione, la proposta di un prof

Molti media pubblicano oggi la lettera aperta di Daniele Manni, docente di Lecce e candidato al premio “Nobel” per l’insegnamento, il “Global Teacher Prize” della Varkey Gems Foundation, al Premier Matteo Renzi (e al Ministro Giannini e ai referenti dell’Istruzione in Italia).

Le azioni concrete richieste dal docente per riqualificare la professione sono sostanzialmente due: rendere semplicemente “dignitoso” lo stipendio degli insegnanti e valorizzare la professione in ogni occasione possibile, anche attraverso premi e ogni altra iniziativa “creativa”.

Di seguito riportiamo per intero la lettera di Daniele Manni

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Lettera aperta al Premier Matteo Renzi (e al Ministro Giannini e ai referenti dell’Istruzione in Italia)

Gent.mo Presidente Renzi,

mi chiamo Daniele Manni, sono un docente di Lecce e, pare, sono fra i 50 finalisti al mondo candidati al titolo internazionale di Premio Nobel per l’Insegnamento, il “Global Teacher Prize” della Varkey Gems Foundation. In Europa siamo solo in nove e due in Italia (quasi il 30%), anche se so perfettamente di essere solo stato fortunato ad avere qualcuno che si è preso la briga di segnalare il mio operato alla Fondazione perché, dietro questa punta di iceberg, sono certo si nascondono centinaia di colleghi altrettanto meritevoli di questo “titolo”, i quali lavorano, sperimentano e innovano ogni giorno, nel silenzio delle loro aule, fianco a fianco con i loro fortunati studenti.

Ho deciso di scriverle perché oggi sono “qualcuno” e questo mio quarto d’ora di notorietà durerà appena un mese, fino a quando non diverrò un banale “ex” finalista e le mie parole avranno certo un peso diverso.

Cosa le chiedo? Niente di più di quanto lei non stia ripetendo negli ultimi giorni, ossia più considerazione in Italia per la professione docente, più “ritmo” nella scuola. Solo che, oltre ad ascoltare e ad apprezzare i suoi nobili intenti, mi piacerebbe che in questo nuovo anno vedessimo azioni concrete, un po’ come facciamo noi “bravi” insegnanti “da Nobel” con i nostri alunni, agendo e creando risultati e non solo annunciando cambiamento e innovazione. E di azioni concrete per riqualificare il nostro ruolo nella società italiana me ne vengono in mente due.

La prima, a rischio di sembrare banale, è quella di rendere semplicemente “dignitoso” lo stipendio che ci viene riconosciuto, perché oggi, dignitoso, non lo è affatto. Se, pur essendo i peggio pagati e ricevendo poca o nulla stima dalla società civile, riceviamo lode e attenzione internazionale e la nostra opera quotidiana rende la scuola italiana una delle “istituzioni” più apprezzate dalla cittadinanza (al terzo posto, dopo Papa Francesco e le Forze dell’Ordine*), chiedo a Lei e al governo che rappresenta, cosa potrebbe essere la Scuola italiana se il corpo docente ricevesse più credito e dignità? Come pensa che la società possa apprezzare una figura così importante per la vita ed il presente (non solo il futuro) dei nostri figli se lo Stato è il primo a ridicolizzarne il lavoro con un riconoscimento inadeguato? Comprendo benissimo che questo è un momento certo non facile per mettere sul tavolo un piano di aumenti per la categoria, ma qualche primo, piccolo segnale non sarebbe affatto una mossa errata. Se si sta chiedendo se questo mio è un tentativo per ottenere ciò che in tanti non sono riusciti negli ultimi vent’anni, la risposta è …sì.

La seconda possibile azione è quella di ideare e realizzare iniziative concrete atte a valorizzare la professione, approfittando anche di ogni possibile occasione per enfatizzare, rendere pubbliche e diffondere le opere meritorie e le persone meritevoli nella scuola, ogni qualvolta se ne presenta l’opportunità. Vuole qualche esempio? La Varkey Gems Foundation ha come mission quella di alzare il livello di considerazione dell’insegnamento e si è inventato un premio da 1 milione di dollari per accendere i riflettori di tutto il mondo su questa straordinaria professione (sempre che il governo ed il ministero italiano abbiano, anch’essi, questa mission). E’ vero, loro sono ricchi e hanno i soldi, ma quanta ricchezza abbiamo noi italiani in termini di creatività ed inventiva? E non sta certo a me suggerire modi e metodi efficaci.

Concludo augurando a noi docenti che lei possa prendere minimamente in considerazione quanto le ho scritto e augurando a Lei, ai suoi cari e a tutto il suo staff un 2015 proficuo, sereno e ricco di sorrisi.

Con grande rispetto e fiducia

Daniele Manni

Rovinare l’assistenza che funziona: il caso Home Care Premium dell’Inps

da Redattore sociale

Rovinare l’assistenza che funziona: il caso Home Care Premium dell’Inps

Alimentato con fondi provenienti dalle paghe dei lavoratori pubblici, assiste oggi 19 mila persone non autosufficienti in Italia con una spesa di 120 milioni annui. Ma il futuro è nero: in fretta e furia l’Inps cambia le regole, servizio dimezzato e assistenza ridotta. E obbliga a firmare entro il 31 dicembre

ROMA – Come rompere un giocattolo che funziona bene. Questa è la storia di un’eccellenza della pubblica amministrazione italiana, un programma di welfare integrativo aziendale gestito inizialmente dall’Inpdap e ora dall’Inps per i lavoratori pubblici, che – fra i vari benefici – permette in questo momento a quasi 19 mila persone non autosufficienti in tutta Italia di usufruire di un ottimo servizio di assistenza domiciliare socio-sanitaria.

L’iniziativa – partita per la prima volta nel 2010 e nota come “Home Care Premium”– sta però andando verso un radicale ridimensionamento: dalla fine di febbraio 2015 in poi (data di scadenza del biennio attualmente in corso), il servizio continuerà ma con regole diverse. L’Inps infatti, ritornando sui suoi stessi passi e annullando tutta una serie di determinazioni prese nel corso del 2014 – le quali prevedevano nero su bianco addirittura un’estensione e un rafforzamento del progetto, con il raddoppio delle risorse e degli utenti – ha predisposto per il futuro una nuova convenzione con gli Ambiti territoriali sociali (i raggruppamenti di comuni che rappresentano l’entità di riferimento sul territorio) che di fatto porterà ad un taglio netto del numero dei beneficiari complessivi, che si ridurranno a seconda delle zone fra il 40% e il 50%.
Non solo: vengono anche cambiati radicalmente i parametri di riferimento (aumentando la soglia di accesso e riducendo il beneficio), non viene prevista alcuna continuità assistenziale per chi oggi usufruisce del servizio, viene ridotta a massimo nove mesi (dagli attuali 12 o 16) la durata dei progetti di assistenza. Infine, come ciliegina sulla torta, si danno ai singoli Ambiti territoriali appena 12 giorni di tempo (con in mezzo tutte le vacanze di Natale) per aderire formalmente all’accordo con l’Inps, condizione indispensabile per poter partecipare al progetto: la relativa comunicazione dell’Inps (peraltro secondo gli addetti ai lavori contraddittoria in più punti) è stata trasmessa infatti agli Ambiti territoriali il 18 dicembre scorso e dà tempo fino al 31 dicembre per aderire.

Tutto di corsa, tutto in silenzio, tutto quasi di soppiatto. Il modo migliore per impedire una partecipazione larga. Come dire: ti dimezzo il beneficio e ti faccio anche penare per averlo. E così, in questi giorni e in queste ore in tutta Italia è un fiorire di convocazioni straordinarie degli Ambiti (sono 393) per aderire in extremis all’accordo e prendersi almeno quel poco che passa il convento, anche se è molto meno di ciò che finora è stato garantito.

Qualcuno potrebbe dire: si sa, c’è la crisi, la coperta è corta, anche l’Inps deve risparmiare e i tagli sono inevitabili. E no, non è esattamente così. Perché i soldi per “Home Care Premium” vengono pescati da un fondo, “Credito e Welfare”, che al momento pare essere l’unico in attivo dell’ex gestione Inpdap, con dentro qualcosa come 600 milioni di euro. In ogni caso sono soldi che arrivano direttamente dalle tasche dei dipendenti pubblici: quelli in servizio (sono circa 3,2 milioni) subiscono in busta paga una trattenuta dello 0,35% della retribuzione lorda, quelli in pensione (sono 2,1 milioni) si vedono trattenere lo 0,15%. Trattenute, beninteso, che sono obbligatorie e aggiuntive rispetto alle ordinarie ritenute fiscali e previdenziali. Insomma, non si sfugge.

In pratica si tratta di soldi dei dipendenti pubblici che vengono utilizzati per interventi socio-assistenziali a favore degli stessi dipendenti e dei loro familiari (5 milioni di famiglie, un bacino totale di circa 14 milioni di persone). Non c’è solo l’assistenza domiciliare ai non autosufficienti, ma un variegato ambito di intervento: si va dalle borse di studio previste per i figli alle scuole medie, superiori o università, fino ai corsi di aggiornamento professionale, i tirocini formativi all’estero, la concessione di mutui ipotecari e di prestiti pluriennali, l’assistenza ai non autosufficienti. Un welfare integrativo completamente autofinanziato, che sviluppa un giro d’affari di 2,2 miliardi l’anno, che è completamente a costo zero per le casse dello Stato e che per di più ha anche alcuni benefici effetti collaterali, come quello di abituare la popolazione all’utilizzo dei voucher o di incentivare la regolarizzazione del lavoro dei badanti.

“Home Care Premium” in particolare ha una forma di intervento mista: da un lato la concessione di contributi economici alla famiglia per pagare i caregivers (familiari o badanti), dall’altro l’ottenimento di prestazioni integrative e complementari erogate dall’Ambito territoriale sociale (operatori socio-assistenziali, centro diurno, servizi di accompagnamento e trasporto, consegna pasti a domicilio, percorsi di integrazione scolastica o di inserimento lavorativo, servizi alla persona come parrucchiere, podologo e simili). La spesa complessiva dell’ultimo anno è stata di circa 120 milioni di euro annui. Funziona talmente bene che è diventato un caso di studio anche a livello europeo, indicato come modello di riferimento per la costruzione dei nuovi piani assistenziali locali primari. Oggi, come detto, in tutta Italia ne usufruiscono in 19 mila ma molti di loro ancora non sanno che dal 1° marzo 2015 cambierà tutto, che l’aiuto diminuirà drasticamente e che anzi per la gran parte dei beneficiari attuali potrebbe proprio sparire del tutto. L’Inps ha deciso così. Il vento è girato, e nonostante interrogazioni parlamentari e richieste di spiegazioni, ancora non si capisce bene il perché. (ska)

Quanto vale questo poco di buono

QUANTO VALE QUESTO POCO DI BUONO di Umberto Tenuta

CANTO 343 Né angelo né bestia (Sertillanges)

Tutt’e due!

 

Che cosa è l’uomo?

Che cosa è questo mistero?

Angelo! Starebbe in Paradiso.

Bestia! Starebbe ancora sull’albero.

Finanche il carcere ha una funzione educativa.

C’è nel fondo di ogni figlio di donna l’angelo e la bestia.

Un poco di buono.

Un poco, sì.

Ma c’è.

Era su quel poco che faceva affidamento San Giovanni Bosco.

Perché non dovrebbe farlo anche il Maestro?

Dico Maestro!

Non Docente, che rende docili.

Non Insegnante, che non insegna nulla.

Non Professori, perchè tutti professano.

Il Maestro, nel carcere e nella scuola, cerca l’ultima gemma che gemma che ancora gemma sul ramo secco.

Da quella gemma una nuova pianta nascerà.

Da quella sola gemma.

Un albero con infinite gemme!

O Docente!

O Insegnante!

Fatti Maestro!

Se è irrecuperabile, non mandarlo in carcere perchè lo recuperino.

Recuperalo tu!

Sarai tu a farlo diventare un albero.

Un albero grande.

Che meriti ti riconoscerà la BUONASCUOLA se angeli sono tutti i tuoi alunni?

Anche sul ciglio della strada esplodono gli ippocastani.

È l’ultima gemma del ramo secco che il buon agricoltore con grande amore cura.

I care!

Gli altri non hanno bisogno di te.

Di te ha bisogno quello lì, l’ultimo, seduto, all’ultimo banco dell’ultima fila, in fondo all’aula.

Gran merito prendersi cura dell’ultimo degli ultimi!

La BUONASCUOLA si appresta a premiare.

A premiare chi?

Chi è maestro.

Chi si prende cura dell’ultimo della classe.

Ma non è questo il dovere di ogni docente?

Ti assumo, ti pago e ti premio.

La BUONASCUOLA premia tutti i suoi docenti.

Tutti.

Perchè se un docente non facesse fiorire quel poco di buono che c’è in ogni figlio di donna, quegli sarebbe un docente, ma non un maestro.

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html