L’inclusione di alunni stranieri adottati

L’inclusione di alunni stranieri adottati (Linee guida 18/12/14)

di Salvatore Nocera

 

Il MIUR aveva emanato il 19/02/2014 le Linee guida per l’inclusione degli studenti stranieri.

Escono adesso le “Linee di indirizzo per favorire lo studio dei ragazzi adottati“, trasmesse con nota prot n° 7443 del 18/12/14.

Se già le prime Linee guida erano assai interessanti per l’attenzione alle modalità di accoglienza di alunni diversi dai loro compagni per motivi etnici e linguistici, queste nuove Linee guida sono ancor più importanti, poiché si soffermano su alcune peculiarità assenti nel precedente documento ministeriale. Infatti il precedente documento riguardava alunni che, sia pur con difficoltà soprattutto linguistiche e socioambientali, hanno comunque una famiglia di origine alle spalle.

Le nuove linee guida riguardano invece minori che, oltre alle difficoltà comuni a tutti gli alunni stranieri, hanno anche un trascorso quasi sempre di istituzionalizzazione ed in più debbono confrontarsi coi problemi psicologici, sociali e culturali derivanti dall’ingresso nella nuova famiglia di adozione.

Per questo il MIUR ha voluto dedicare all’accoglienza scolastica di questi minori un particolare documento che merita attenzione e plauso per gli estensori.

Esso si compone di quattro capitoletti e tre allegati.

I 4 capitoletti riguardano rispettivamente: la situazione psicosociale dei minori, le buone prassi di accoglienza formale ed esistenziale, i compiti delle figure istituzionali, la formazione di quanti vengono quotidianamente a contatto con loro.

I tre allegati riguardano rispettivamente: una scheda informativa necessaria per la scuola, un questionario per i contenuti dei primi colloqui tra docenti e famiglia adottiva e dei suggerimenti per una corretta accoglienza di tali alunni problematici.

Sotto un profilo burocratico è importante rilevare come siano ammesse iscrizioni non on-line, data l’incompletezza talora di molte informazioni o il ritardo nell’arrivo delle stesse. È inoltre legittima l’iscrizione a classi anteriori a quelle spettanti per l’età, sia per l’incertezza spesso sulla stessa, sia per l’incomprensione della lingua italiana, sia per la difficoltà di individuare con certezza il livello di scolarizzazione precedentemente realizzato.

Viene quindi suggerito di realizzare un avvicinamento flessibile alla classe ufficiale, sia per l’orario di frequenza, sia per lo svolgimento dei programmi.

Viene fortemente consigliata l’inclusione in classi non numerose e con continuità dei docenti, le stesse condizioni che si sono rivelate indispensabili per una buona inclusione degli alunni con disabilità. Vi è pure un accenno alla possibile presenza di alunni stranieri adottati con disabilità o altri BES.

Nel documento si fa continuamente riferimento alla normativa sui BES, con particolare riferimento all’obbligo dei dirigenti scolastici e dei docenti di provvedere alla formulazione del progetto didattico personalizzato. Sono ben delineati i diversi compiti dell’ufficio scolastico regionale, del referente regionale e di quello di istituto per la loro inclusione scolastica, a partire dalla previsione di un apposito capitoletto nel POF e dai necessari contatti con le istituzioni pubbliche e coi soggetti privati e del volontariato che si occupano dell’accoglienza di questi minori.

 

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OSSERVAZIONI

Da quando il MIUR ha iniziato a formulare Linee guida per l’accoglienza di alunni con bisogni educativi speciali, a partire da quelle sugli alunni con disabilità del 4 Agosto 2009, passando per quelle degli alunni con DSA del 12 Luglio 2011, a quelli con ulteriori BES con la Direttiva ministeriale del 27 Dicembre 2012, sino a pervenire a quelle sugli studenti stranieri del 21 Febbraio 2014 e finendo con queste, in ciascuno di tali documenti è sempre presente la necessità di una formazione specifica di tutti i docenti curricolari sull’inclusione di tali alunni.

Però tali prescrizioni rimangono ovviamente sulla carta fino a quando il MIUR non renderà obbligatoria la formazione in servizio, attualmente prevista dal CCNL come meramente facoltativa ed i pregevoli documenti emanati, frutto della collaborazione di esperti di diverse provenienze professionali, rischiano la stessa fine delle ben note “grida manzoniane”, cioè l’insignificanza normativa. Per questi motivi si insiste affinché la previsione dell’art. 16 comma 1 lettera b) della l. n° 128/13 sull’obbligo di formazione in servizio dei docenti curricolari sulle didattiche inclusive, non rimanga limitato al 2015, ma divenga, con finanziamenti adeguati, un obbligo permanente e di sistema. Diversamente, vien da chiedersi che senso avrà la valutazione di sistema che il MIUR intende realizzare col RAV (Rapporto sull’Autovalutazione del sistema di istruzione) a partire dal 2015.

Connotazione audio-visiva nell’immaginario del lettore

TEMATICA: LIBERTA’ DALL’ESATTEZZA: LETTERATURA, INDETERMINAZIONE, IMMAGINARIO

PERCORSO DIDATTICO A CURA DI FLORIANA MORETTI

CONNOTAZIONE AUDIO-VISIVA NELL’IMMAGINARIO DEL LETTORE

 

Tempo: 5-6 ore

Destinatari: classe II del primo biennio della Scuola Secondaria Superiore

Motivazione: l’argomento risulta gradito agli alunni, in quanto, invitati a codificare un testo poetico attraverso i loro canali d’accesso preferenziali, sperimentano l’utilità di questa pratica: una codifica sensoriale efficace rende efficace la memorizzazione e più facile il ricordo/richiamo. Il coinvolgimento di tutti i sensi è difatti una tecnica specifica per acquisire ed immagazzinare informazioni nella memoria a lungo termine, per realizzare un apprendimento significativo e individualizzato.

Vedere poi che anche la parola poetica si integra, si rafforza e si trasforma nel resto dei codici, “sintonizza” spontaneamente gli allievi sulla radiofrequenza della loro esperienza personale, nel loro habitat culturale 4G, fatto di media e relativi strumenti di applicazione, dove la combinazione dell’universo visivo e sonoro è sempre più automatica, diffusa, normale: le distanze si accorciano, l’interesse si potenzia. (In termini tecnici è questo il concetto di WIIFM, “What’s in it for me?”, che deriva dal modello dell’ Accelerated Learning).

Gli alunni imparano a dialogare con il testo poetico tramite i sensi: a visualizzare immagini, ad ascoltare suoni, e a coglierne gli effetti di senso con la “logica” dell’intuizione, del sentimento, dell’emozione, a viaggiare nell’immaginario sulla spinta di una parola, una figura, o anche un solo fonema, e a registrare il gioco dinamico dei vari piani del testo in virtù di un’ “armonia polifonica”. Entrano nel mondo “degli scacchi” della connotazione e ne scoprono l’elasticità, l’indeterminatezza del significato. Si accorgono che, per quanto accurato ragionamento e ponderato calcalo possano sottendersi alle scelte linguistiche di un poeta, la pura sensibilità, nella sua duplice declinazione del corpo e dello spirito, di chi scrive e specie di chi legge, conferisce al testo poetico un’originalità, una complessità instabile analoga a quella del mondo fisico che li circonda. Come in fisica il principio di indeterminazione ci dice che non è possibile misurare con esattezza le proprietà di una particella elementare, perché l’atto stesso del misurare provoca una modifica delle caratteristiche che si vogliono monitorare, allo stesso modo un lettore di una poesia non può rimanere un semplice spettatore e il suo intervento nell’indagarne i fenomeni determina, spesso inconsapevolmente, un’indeterminazione dagli effetti incalcolabili. Quell’ “armonia polifonica” faticosamente costruita si rivela essere solo una delle molteplici possibilità di senso che il testo contiene e che la presenza del lettore/giocatore di scacchi contribuisce ad ampliare. Ciò che ragione e linguaggio cristallizzano, percezione e interpretazione frantumano in infiniti cristalli dalle innumerevoli sfaccettature.

La motivazione dei discenti cresce, quando con stupore, meglio con “serendipity” (per gli americani quella strana sensazione che si prova, quando si scopre una cosa non cercata e imprevista, mentre se ne sta cercando un’altra) si imbattono, in un improvviso rovesciamento di aspettative, nella funzione educativa del percorso didattico: ciò che realmente conta non è la verità rivelata, l’esattezza delle interpretazioni possibili, ma la libertà dall’esattezza, il processo di interpretazione. L’atto dell’interpretare crea infatti mondi potenziali, spazia nell’indeterminato, apre contesti eventuali, suggerisce alternative non scelte. E attraverso la partecipazione a tale processo, il lettore, gli alunni vengono educati all’essere a loro volta aperti alla possibilità, alla correzione, alla mutevolezza, permanente variabile del mondo in cui vivono. In una parola vengono educati alla modernità. Una modernità che riceve la sua forza dalla capacità di essere per il futuro e che disloca in un nuovo ambito positivo, pervaso di libertà e creatività, idee quali: indeterminazione, inesattezza, “lettore in abbozzo” (suggestione sveviana). E proprio un processo di interpretazione vogliono rispecchiare le tecniche e le strategie messe in gioco in questo percorso: attive, integrate, differenziate, volte ad abbassare il filtro affettivo, innalzare motivazione ed autostima, rendere gli alunni protagonisti dell’apprendimento.

Strumenti:

  • TESTO 1: U. Saba, La capra, da Il Canzoniere
  • TESTO 2: G. Pascoli, Il lampo, da Myricae
  • TESTO 3: G. Pascoli, Il tuono, da Myricae
  • Tecnologia
  • Insegnante: guida, mediatore, facilitatore, motivatore

Metodi e tecniche:

Nella somministrazione si privilegia un approccio operativo-costruttivo quanto più coinvolgente possibile. Nello specifico si attuano le seguenti fasi metodologiche:

  • Simulazione interattiva ideale (sarebbe preferibile virtuale, con un software di simulazione interattiva del tipo “learning bricks”) di “smontaggio” del testo poetico, del quale si vuole comprendere il funzionamento in tutte le sue parti compositive. Gli alunni entrano nell’”officina” del poeta, conoscono i suoi “arnesi”, ripercorrono a ritroso gli stand di progettazione e realizzazione, giocano con i meccanismi della creazione lirica. Lo scopo è organizzare un apprendimento esperienziale e situato, basato sull’azione, dove si impara facendo (learning by doing), esplorando, inventando, progettando e magari divertendosi. La centralità dell’azione resta agli alunni, che costruiscono attivamente la conoscenza, intervenendo direttamente nella realtà rappresentata e osservandone e verificandone gli effetti prodotti. Interattività e coinvolgimento, oltre a creare acquisizione di competenze spendibili in contesti reali, hanno anche il vantaggio di rendere l’apprendimento emotivo e quindi didatticamente proficuo. L’ambiente diventa laboratorio, il sapere si trasforma in saper fare e gli alunni imparano ad imparare.
  • Cooperative-learnig, secondo il principio didattico di riconoscimento delle differenze individuali in termini di stili cognitivi, canali sensoriali preferenziali, intelligenze (le cosiddette “intelligenze multiple”) e background socio-culturale ed educativo. Si individuano tre gruppi con diverse competenze:
    1. gruppo visivo (canale predominante la vista): leggere e interpretare le immagini che il linguaggio poetico disegna in figure semantiche e sintattiche
    2. gruppo auditivo (canale predominante l’udito): ascoltare ed interpretare la musica che il linguaggio poetico compone in figure di suono e aspetti metrico-ritmici
    3. gruppo cinestesico (canale predominante il movimento): costruire materiale che documenti la dinamica del percorso didattico nelle varie fasi.

L’intento è duplice: personalizzare i percorsi didattici, con attività, situazioni e materiali didattici differenziati, che possano incentivare, sviluppare, gratificare tutti gli studenti nelle loro diversità ed evitare che l’insegnante ricada sempre nella modalità del proprio canale d’accesso preferito. Il lavoro in team favorisce inoltre il ricorso alla cooperazione tra pari e alle risorse di tutti da giocare in gruppo.

  • Attività di problematizzazione nella sua doppia accezione di problem-posing (porre problemi) e di problem-solving (risolvere problemi). Più precisamente il metodo è quello della “scoperta guidata” , una “problem posing education”, in cui l’insegnante guida gli alunni, ponendo domande, capaci di stimolare in loro l’attitudine dello scopritore che ottiene dati autonomamente e di aprire il campo a nuove domande, con un “effetto K” di espansione in un vortice creativo di domande-soluzioni possibili. La funzione è quella di promuovere interesse, percezione sensoriale, capacità critiche interpretative degli allievi, con un procedimento euristico e induttivo più concreto e funzionale, che faccia scaturire lo studio direttamente dal testo. Nello specifico del testo La capra di U.Saba:
  1. Gruppo visivo (campo d’indagine: figure semantiche e sintattiche): “Di chi prende le sembianze la capra? A quale figura di significato corrisponde questo procedimento? In che modo contribuisce a connotare il testo? L’immagine della capra si può considerare una metafora? A cosa può alludere? C’è un verso particolarmente visivo? Perché? L’inversione del complemento oggetto che precede il verbo al v.9 (questa voce sentiva) cosa vuole mettere in risalto? L’inizio del v.11 riprende l’ultima parola del verso precedente (in una capra solitaria/ in una capra): di quale figura sintattica si tratta? Crea un forte legame tra le due strofe successive? Evoca un effetto semantico? Rintraccia altri esempi nel testo ed interpretali”.
  2. Gruppo auditivo (campo d’indagine: figure di suono e aspetti fonico-ritmici): “Quali suoni sono ripetuti nei vv.1-2? E quali nei vv.3-4? Quale figura fonica è presente? Produce effetti sul piano sonoro e semantico? Quali? Trova altri esempi di allitterazione nel testo e cerca di intuirne il valore connotativo. I termini belava/belato sono onomatopeici? Perché? Rafforzano un effetto espressivo? Quale? Ci sono rime? Si può parlare di rime semantiche? Perché? In particolare cosa sottolineano le rime legata-bagnata (vv.2-3), fraterno-eterno (vv.5 e 7), varia-solitaria (vv.8 e 10), semita-vita (vv.11 e 13)? Ci sono rime interne? Quali? Suggeriscono un significato aggiuntivo? Capra-legata-bagnata-belava è un’assonanza? Quali fonemi sono uguali? Suscita effetti fonici? Ha una carica evocativa? Individua altri esempi e spiegali. Al v.3 la frase prosegue nel verso successivo (bagnato/dalla pioggia): di fronte a quale fenomeno metrico-ritmico sei? Scopri altri esempi. Creano musicalità? Hanno particolare pregnanza semantica? Quale? Ai vv.1-2 la pausa metrica primaria (la fine del verso) coincide con la forte pausa sintattica (il punto): ci sono altri esempi? Cosa suggeriscono in termini di musicalità e di espressione?”

Fasi operative del problem-solving:

  1. conoscere i problemi/le consegne e le rispettive domande di ricerca
  2. lettura orientativa (o di “superficie”) del testo poetico, per una comprensione generale del contenuto informativo
  3. lettura analitica mirata, guidata dai problemi, della struttura formale del testo, per affinare capacità di analisi focalizzate e funzionali
  4. formulare congetture ed ipotesi risolutive di interpretazione.

Metaconoscenze:

  1. scoprire la potenza espressiva e polisemica delle scelte linguistiche del poeta
  2. scoprire l’importanza del punto di vista, inteso sia come canali sensoriali d’accesso sia come immaginario del lettore.
  • Nell’ambito della problematizzazione, brainstorming sulle varie soluzioni interpretative in conflitto: “Qual è la risposta esatta?” “Ne esiste più di una?” Oppure, ragionando in negativo: “E se tale elemento linguistico non significasse….?” Lo scopo è destrutturare dati e convinzioni, incoraggiare un ragionamento più aperto a diversi punti di vista, lavorare sul pensiero divergente, essenziale per la creatività.

Fasi operative del brainstorming:

  1. confrontare significati connotativi
  2. selezionare e validare la lettura semantica più convincente.

Metaconoscenze:

  1. scoprire il carattere fluido, flessibile, originale e personale della connotazione
  2. sperimentare la dicotomia tra significati denotativi e connotativi: mentre i primi sono gli stessi per chiunque conosca adeguatamente la lingua, gli ultimi sono altamente soggettivi e vengono colti dal lettore secondo la sua esperienza di vita, la sua cultura, la sua pratica dei testi, la sua sensibilità, emotività, attenzione, anche del singolo istante
  3. riconoscere, nell’impossibilità della validazione, l’unica regola del potere evocativo della poesia: la “libertà dall’esattezza”.
  • Decontestualizzazione, teorizzazione, generalizzazione ed esemplificazione, per trasferire in contesti differenti le competenze costruite, generalizzare e migliorare le conoscenze. Partendo dagli esempi identificati e indagati direttamente nel testo, gli alunni risalgono alle definizioni generali (per es. di metafora, allitterazione, onomatopea, enjambement, etc., figure semantiche, figure sintattiche, figure di suono, aspetti fonico-ritmici, connotazione..) ed elaborano ulteriori esempi (si impara meglio attraverso esempi che con definizioni).
  • Ricomposizione dei tre gruppi di lavoro nel gruppo classe, per verbalizzare e socializzare risultati in una dimensione collaborativa e condivisa. L’intento è quello di concepire la classe come un gruppo dinamico che persegue un obiettivo comune: eseguire una codifica multisensoriale, costruire un significato globale, “accendere” sensi ed immaginazione e fare un’intima esperienza “estetica” del testo poetico: solo così si potrà godere fino in fondo della sua evanescente bellezza.
  • Schematizzazione e mappatura, da parte del gruppo cinestesico, per favorire la sistematizzazione delle conoscenze e ricostruire la memoria collettiva mediante una rappresentazione sintetica con uno schema procedurale, per es. a blocchi, del lavoro svolto in classe. Rendere consapevole, in tutte le sue differenti fasi, il percorso di lettura, analisi ed interpretazione significa sottolineare l’importanza del processo, cioè dire agli alunni che, nella complicata ed instabile realtà moderna non è essenziale avere soluzioni preconfezionate, ma essere allenati a porre problemi, definirli come tali e risolverli, da soli o con l’aiuto di altri.
  • Consolidamento, per rinforzare le competenze acquisite ed “esportare” le soluzioni ad altri problemi simili. L’attività prevede le seguenti consegne:
  1. Gruppo visivo: riconoscere, definire e interpretare, con possibili varianti, immagini, figure semantiche e sintattiche presenti nel testo Il lampo di G.Pascoli (il senso maggiormente esaltato è la vista)
  2. Gruppo auditivo: riconoscere, definire e interpretare, con possibili varianti, suoni, figure di suono e aspetti metrico-ritmici presenti nel testo Il tuono di G.Pascoli (il senso maggiormente esaltato è l’udito)
  3. Gruppo cinestesico: in un gioco dinamico dei ruoli, combinare in uno schema generale i risultati dei due gruppi visivo e auditivo
  • Attività creativa, per defocalizzare il compito/problema, ricercare un significato personale ed ottimizzare l’apprendimento in “emotivo” (WIIFM).
  1. Gruppo visivo: trasformare il testo analizzato in immagine
  2. Gruppo auditivo: trasformare il testo analizzato in musica
  3. Gruppo cinestesico: drammatizzare i due testi con movimenti ed emozioni

Feedback, prove di verifica e valutazione

Il feedback rinforza l’apprendimento in un clima collaborativo e rassicurante, che concepisce l’errore come strumento di miglioramento: è, pertanto, immediato (per consentire allo studente di agire sull’errore), educativo (suggerisce opportune strategie), personalizzato, riflessivo (guida gli alunni verso il bilancio di competenze e l’autovalutazione), positivo e gratificante (l’emissione di serotonina potenzia l’autostima e i processi).

Le verifiche scritte, orali, operative, teoriche servono per monitorare il percorso didattico e per consolidare le competenze e le conoscenze degli alunni. In linea con il principio di valorizzazione delle differenze, sono personalizzate e differenziate.

La valutazione (i cui criteri vengono partecipati agli alunni) tiene conto del processo individuale osservato, sulla base concreta dei livelli, degli stili, dei ritmi di apprendimento, della maturazione psico-fisica, dei personali bisogni degli alunni e in particolare dei seguenti elementi:

  • Livello di partenza
  • Motivazione, partecipazione, impegno
  • Metodo di lavoro
  • Livello di preparazione raggiunto
  • Livello di autonomia raggiunto

 

 

 

Competenze generali condivise:

  • Stimolare la curiosità, la percezione sensoriale e le capacità critiche e intuitive
  • Diventare un lettore consapevole e cogliere l’inesauribile complessità del messaggio poetico
  • Interagire positivamente con gruppi di compagni, rispettando i punti di vista diversi dal proprio, dimostrando solidarietà e collaboratività
  • Interagire con la tecnologia in modo riflessivo, critico e originale
  • Sviluppare l’abilità di rilevare e impostare problemi e la capacità di progettare e risolvere problemi
  • Condividere obiettivi e processi
  • Costruire socialmente e attivamente il proprio percorso formativo
  • Sviluppare una personalità autonoma

 


SITOGRAFIA

BRICKS, la rivista online per la scuola — AICA

www.aicanet.it › AttivitàPubblicazioni

 

Cambiare i paradigmi dell’educazione – YouTube

www.youtube.com/watch?v=SVeNeN4MoNU

 

Il “problem posing” come metodologia innovativa per lo …

math.unipa.it/~grim/Cammarata%20et%20al.pdf

 

La computer grafica per una didattica per problemi | Bricks …

bricks.maieutiche.economia.unitn.it/?p=4375

 

L’ambiguità necessaria: Zeno e il suo lettore – Academia.edu

www.academia.edu/…/Lambiguità_necessaria_Zeno_e_il_suo_lettore

 

MAGAZINE ESATTEZZA – Liberascienza

www.liberascienza.it/mag/Magazine_Esattezza.pdf

 

SIMULAZIONI AL COMPUTER NELLA DIDATTICA

www.edscuola.it/archivio/didattica/simulazioni.htm

 

Stili cognitivi e culture in classe – Università Ca

venus.unive.it/filim/materiali/…/Filim_stili_culture_inclasse_teoria.pd

Todos caballeros

TODOS CABALLEROS di Umberto Tenuta

CANTO 347

“Oggi “todos caballeros” (FARAONE, in CAMBIAMENTI https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=53593)

DOMANI CABALLEROS E PEDONI

 

Questo, un vanto della BUONASCUOLA.

Oggi, nella Scuola sono tutti CAVALIERI, cavalieri senza cavallo.

Domani sarà meglio.

Domani, nella BUONASCUOLA, avremo anche i PEDONI.

CAVALIERI & PEDONI.

A quali allievi i CAVALIERI?

Ai figli dei cavalieri!

A quali allievi i PEDONI.

Ai figli dei pedoni.

Similes cum paribus.

Una SIM e un BUS, voilà!

Ecco la BUONASCUOLA.

Nulla cambierà.

Come sempre sarà.

Sarà sarà sarà…

Non per te sarà.

La piramide resterà.

Semiramide dentro starà.

Lo schiavo la guarderà.

Certo, cambiar verso non si potrà.

Ognuno per il suo verso andrà.

Non è così da Millenni?

Ed ancor così per decenni sarà.

Sarà sarà sarà.

Siatene certi, così sarà.

A quali allievi i CAVALIERI?

Ai figli dei cavalieri!

A quali allievi i PEDONI.

Ai figli dei pedoni.

Signori, occorre cambiar rima.

Ma rima cambiar non si può!

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

 

Cambiamenti

Cambiamenti BLOG FARAONE di Umberto Tenuta

CANTO 346 CAMBIAMENTI https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=53593

Davide Faraone − #1. 2015: un buon anno per scuola, università e ricerca

Posted on 1 Day Ago by sottosegretariofaraone

 

<< Individueremo le buone pratiche e favoriremo la loro diffusione>>.

Discorso già sentito.

Letto.

Annotato.

<<collegamento tra scuola, università, territorio>>

Discorso già sentito.

Letto.

Annotato.

<<la scuola è società, la società deve tornare a curarsi della sua scuola>>.

Quando la società si è occupata della scuola?

In tutt’altre faccende affaccendata!

<<Oggi “todos caballeros>>.

Sarà un altro CANTO.

<<L’assunzione di 150.000 nuovi insegnanti non è la “stabilizzazione” dei precari, ma è l’immissione di forze che servono a costruire una nuova scuola>>.

Che stupido sono, mica avevo capito!

Non sono quelli che erano, sono quelli che saranno!

<< E finalmente faranno l’anno di prova che diventerà una cosa seria. Servirà a capire quali sono le eventuali carenze dei neoassunti e ad aiutarli a colmarle con percorsi di affiancamento da parte di docenti più esperti e/o attraverso percorsi di aggiornamento a loro dedicati>>.

Bé, ora sarà una cosa seria.

Mica ieri!

<<Basta “supplentite”>>.

Sulfamidici per tutti nella BUONASCUOLA!

<<nuovo organico per una nuova scuola, che vada oltre l’esclusiva “lezione frontale”>>.

Che bello!

Finalmente ho capito, un nuovo organico, e voilà, la LEZIONE FRONTALE non avrà più l’esclusività.

<<Mamma, solo per te la mia canzone vola,

mamma, sarai con me,

tu non sarai più sola!

Quanto ti voglio bene!

Queste parole d’amore

che ti sospira il mio cuore>> (Beniamino Gigli)

<<Riformeremo il sostegno: insegnanti specializzati sulle singole disabilità e, in prospettiva, carriere separate>>.

Ma non doveva essere INTEGRAZIONE?

OMISSIS

<<Vi chiedo di continuare a farlo scrivendomi a segreteria.faraone@istruzione.it>>.

Ho già scritto a DUE MINISTRI.

Nell’ARCHIVIO MINISTERIALE ci dovrebbero essere le mie due letterine.

Comunque, canto.

Sono al mio 346° CANTO di SCHOLA RENOVANDA EST.

http://www.edscuola.it/dida.html

Chi vuol leggere legga pure!

<<l’infanzia negata e l’emergenza educativa, al Sud come al Nord, siano per tutti noi una priorità nazionale>>.

Se lo ricordi, mi raccomando!

<<P.S.: sono siciliano, sono padre.>>

 

POST SCRIPTUM

Chi scrive è calabrese, calabrese presilano, rositano.

Chi, di questi tempi, osa cantare, tanto cantare, cantare tanto. è padre di due figlie laureate, disoccupate, anche con prole!

Sono ancora molti i diplomati che scelgono corsi di laurea senza seguire le proprie preferenze

da Il Sole 24 Ore

Sono ancora molti i diplomati che scelgono corsi di laurea senza seguire le proprie preferenze

L’ultimo rapporto AlmaDiploma sui diplomati 2014 – presentato lo scorso 3 dicembre al Miur – permette di analizzare la percezione dei diplomati in merito ai loro punti di forza, preferenze circa le materie di studio universitarie e caratteristiche del lavoro ideale.
Il focus prende in esame 24.782 diplomati che hanno partecipato a due rilevazioni congiunte, AlmaDiploma e il percorso di orientamento AlmaOrièntati. «Dal Rapporto emerge un dato preoccupante: – precisa Andrea Cammelli, fondatore dal 1994 e direttore di AlmaLaurea – 46 diplomati su cento se tornassero ai tempi dell’iscrizione alla scuola superiore secondaria di II grado cambierebbero l’indirizzo di studio e la scuola: 11 su 100 ripeterebbero il corso ma in un’altra scuola, 7 sceglierebbero un diverso indirizzo/corso della propria scuola e 27 cambierebbero sia scuola che indirizzo. Ciò è il frutto di una scelta compiuta troppo precocemente, quando i condizionamenti familiari e della rete di amicizie sono ancora rilevanti. L’organizzazione degli ordinamenti scolastici con un primo biennio comune e il corrispondente posticipo della scelta di indirizzo a 16 anni potrebbe verosimilmente abbattere questa quota consistente di pentiti». Ma il contesto familiare di provenienza influenza anche la scelta dell’indirizzo di studio.

I punti di forza dei diplomati
Analizzando le opinioni dei diplomati in merito ai loro punti di forza emergono alcuni tratti distintivi. Nel complesso, i tre aspetti con cui si identificano maggiormente gli studenti sono l’importanza riconosciuta al lavoro come esperienza per la realizzazione personale (si identificano l’83% dei diplomati), la capacità di comprendere le regole degli ambienti in cui si trovano (81%), l’interesse nei confronti del viaggio (all’81% dei giovani “piacerebbe girare il mondo”). Gli studenti risultano però poco disposti a concentrarsi sullo studio senza farsi distrarre da altro o a studiare con regolarità anche le materie non gradite (rispettivamente 19% e 22%) e solo il 22% ritiene che il guadagno sia proporzionale al titolo di studio acquisito. Questi ulteriori tre aspetti evidenziano due aspetti: da un lato, la percezione da parte degli studenti che il mondo del lavoro non è in grado di remunerare gli sforzi profusi nello studio; dall’altro, la difficoltà di concentrarsi nello studio, soprattutto quando si tratta di materie ritenute poco gradite. Tant’è che se è vero che il 71% dei diplomati sa con certezza cosa non vorrebbe più studiare, solo il 50% ha scoperto quali materie di studio gradisce veramente. Per quanto riguarda il valore attribuito alla formazione, la maggioranza dei diplomati concorda pienamente sul fatto che sia necessario continuare a formarsi per tutta la vita (77%) e che una formazione elevata aumenti le opportunità occupazionali (67%).

Le materie preferite
Attraverso AlmaOrièntati gli studenti esprimono inoltre il proprio gradimento per ciascuna delle materie presenti nei programmi dei corsi universitari. Emerge così (su una scala da 0 a 10) che le materie più gradite tra i diplomati risultano: scienze biologiche e psicologia (5,5), arte e spettacolo e matematica (5,1), informatica e lingue e letterature moderne (5,0). All’opposto, in fondo alla graduatoria, troviamo agraria (2,6), veterinaria (3,2), ingegneria industriale, ingegneria dell’informazione e statistica (3,6).

Corsi di laurea che corrispondono poco alle loro preferenze culturali.
Il confronto fra percorso universitario scelto e percorso universitario preferito, individuato sulla base delle materie che piacciono di più, offre spunti di riflessione interessanti. Limitando l’analisi ai diplomati che dichiarano di sapere già a quale corso si immatricoleranno, si ricava che nella gran parte dei casi, oltre il 70% di chi intende iscriversi a un corso dei gruppi giuridico, psicologico, scientifico, architettura e linguistico ha scelto proprio il settore di studio preferito in termini di contenuto formativo. In altre parole, esprimono l’intenzione di iscriversi a corsi di laurea che sono coerenti con i loro interessi culturali. Non è lo stesso per chi propende per corsi di laurea come medicina e odontoiatria e, in particolare, per ingegneria ed educazione fisica; tuttavia chi sceglie queste aree di studio, anche quando non le preferisce, nel corso degli studi intrapresi tende comunque a gradirle. Ben diverso il caso del gruppo politico sociale e del gruppo insegnamento, ai quali intendono iscriversi quote rilevanti di studenti che gradiscono poco o molto poco le materie del corso di laurea. Per quale ragione è piuttosto frequente che i giovani scelgano percorsi universitari non in linea con le loro preferenze in termini di materie di studio? Si tratta di scelte consapevoli, effettuate in previsione del proprio futuro professionale? Oppure la scelta è dovuta a una carenza di informazioni circa l’effettivo contenuto del corso di laurea? In quest’ultimo caso è evidente che gli strumenti di orientamento alle scelte post diploma possono giocare un ruolo decisivo ed essere determinanti nel prevenire abbandoni degli studi, delusioni e insuccessi all’interno del nostro sistema universitario.
Chi sceglie di proseguire gli studi: «tante Formiche ambiziose»
Nel percorso AlmaOrièntati gli studenti sono chiamati a posizionarsi rispetto a 14 caratteristiche del lavoro ideale che desiderano svolgere nel futuro; in base alle risposte fornite gli stessi studenti vengono classificati in alcuni gruppi, rappresentati da simbolici “animaletti”. I diplomati 2014 che intendono proseguire gli studi si concentrano prevalentemente in cinque gruppi: Formica ambiziosa (25%), Leone rampante (17%), Cane da guardia (13%), Tartaruga da giardino e Lupo d’appartamento (entrambi 11%). Meno diffusi risultano il Delfino mediterraneo, il Cavallo di Zorro, l’Ornitorinco, il Gatto sornione e l’Aquilotto alpino, che raccolgono tra il 2% e il 7% dei casi. Gli studenti del gruppo Formica ambiziosa cercano nel lavoro soprattutto la stabilità, la coerenza con gli studi e la possibilità di acquisire professionalità, mentre sono poco interessati all’autonomia e alla flessibilità dell’orario di lavoro. Il Leone rampante è attratto dal guadagno, dalle possibilità di carriera e dal prestigio che il lavoro può offrire, mentre non attribuisce grande importanza alla possibilità di disporre di tempo libero e alla flessibilità dell’orario di lavoro. Il Cane da guardia cerca stabilità, buoni rapporti con i colleghi e un buon ambiente di lavoro, mentre è tendenzialmente poco interessato alla possibilità di svolgere un lavoro utile per la società e alla corrispondenza tra l’attività lavorativa e i propri interessi culturali. Il Lupo d’appartamento cerca invece guadagno, possibilità di carriera e autonomia sul lavoro; di contro, è relativamente poco interessato alla coerenza con gli studi universitari e alla stabilità del lavoro.

Chi sceglie il lavoro: «il guadagno è l’aspetto più importante»
I diplomati 2014 che non intendono proseguire gli studi si concentrano prevalentemente in tre categorie di animaletti: Canarino splendente (39%), Volpe a pois (22%) e Tigre dinamica
(17%). Poco rappresentati, con quote che non superano il 6%, risultano i restanti profili: Cicala happy hour, Panda idealista, Castoro ambizioso, Ape operosa e Scoiattolo della giungla. Per ciascuno dei tre profili più ampi il guadagno risulta uno degli aspetti maggiormente ricercati; i tre animaletti si distinguono per la rilevanza attribuita agli altri aspetti. Il Canarino splendente, oltre al guadagno, ricerca un lavoro che gli offra la possibilità di fare carriera ma non è interessato dalla possibilità di essere autonomo e indipendente, dal coinvolgimento nelle decisioni aziendali, dalla possibilità di svolgere un lavoro utile per la società. La Volpe a pois ricerca nel lavoro la carriera, il coinvolgimento nelle decisioni aziendali, il guadagno, l’indipendenza, la flessibilità di orario di lavoro, il prestigio e rinuncia alla coerenza con gli studi compiuti e alla stabilità del proprio lavoro. Infine la Tigre dinamica ricerca la carriera e il guadagno, ma non è soddisfatta del luogo di lavoro, della possibilità di disporre di tempo libero, della flessibilità dell’orario di lavoro.

Anche per gli studenti c’è un codice dei diritti

da La Stampa

Anche per gli studenti c’è un codice dei diritti

Il neo diplomato Alex Menietti e la giurista Lauretti rispondono ai dubbi dei ragazzi sui regolamenti scolastici
paola italiano

torino

Gira sul web una vignetta del disegnatore Emmanuel Chaunu che illustra in modo ironico – ma efficace – come siano cambiate le relazioni nella scuola. Due scene: nella prima, datata 1969, i genitori strigliano il figlio, terrorizzato, davanti all’insegnante che sogghigna; nella seconda, anno 2009, la scena è analoga, ma è l’allievo che gongola mentre i genitori si scagliano contro l’insegnante. I tempi cambiano e, per molti, peggiorano. Ma, vista dagli studenti, l’ironia sulla presunta degenerazione dei costumi si presta a un’altra lettura.

«La fiducia nell’istituzione scolastica è andata calando, e se prima si credeva senza il beneficio del dubbio negli insegnanti, ora si è molto diffidenti»: ad affermarlo è Alex Menietti, che sedeva sui banchi fino a pochi anni fa e ora è autore di un libro scaricabile gratuitamente on line, «I diritti degli studenti della scuola superiore». E’ una guida che spiega e analizza i regolamenti, gli statuti, e le leggi con cui, sempre più spesso, è intervenuto lo Stato a mettere ordine in una realtà fatta di relazioni sempre più complesse. E anche per questo il volume è firmato con la giurista Elena Lauretti, esperta di diritto scolastico, con una prefazione a cura del professore Luca Piergiovanni, autore del progetto di podcast educativi Chocolat 3b – premiato con la medaglia d’argento del Presidente della Repubblica.

Autotutela?

Alex, 26 anni, nel 2004 era rappresentante degli studenti all’istituto per geometri Cena di Ivrea (To). Il suo nome finì nelle cronache nazionali perché difese una quarantina di ragazzi che rivendicava il diritto ad avere il crocifisso in classe, sfidando l’insegnante di italiano che l’aveva staccato dalla parete. Da quella prima battaglia, non ha mai smesso di occuparsi di diritti e doveri degli studenti, nemmeno dopo le superiori, quando ha iniziato a collaborare con il sito www.skuola.net offrendo consulenza agli ex colleghi.

Nessun dubbio che il giovane Alex sia animato da senso di giustizia e autentica passione civile; viene semmai da chiedersi se lo siano anche gli studenti che a lui si rivolgono. Davvero sono sempre più informati sui loro diritti solo per autotutela? Questa nuova consapevolezza non nasce forse anche dalla ricerca di un’arma in più per la caccia ad alibi e scorciatoie? Menietti assicura il contrario: «I ragazzi che si interessano di diritti sono quasi sempre gli studenti più volenterosi e impegnati». Ma la migliore testimonianza sull’esigenza reale a cui il testo risponde arriva dalla domanda più frequente che Menietti si sente rivolgere: il contributo scolastico (la sovrattassa che quasi tutti i licei applicano agli studenti a inizio anno, soprattutto per finanziare le attività aggiuntive) è obbligatorio? «Non è obbligatorio – spiega Menietti – si tratta di una donazione liberale, diversa dalla tassa di iscrizione, il ministero lo ha già ribadito con due circolari. Nonostante questo, c’è chi continua a esigerlo come tassa: l’ultimo caso che mi è stato segnalato riguarda una scuola in Toscana dove il preside non consente di andare in gita scolastica agli studenti che non l’hanno versato. A Monza, era successo che a due ragazzi non volessero mostrare i voti in pagella finché non avessero pagato il contributo».

Leggende scolastiche

Non mancano risposte a questioni più pratiche su cui circolano strane leggende: no, ahimè, nessuna legge prevede che una verifica in cui tutta la classe ha avuto l’insufficienza possa essere annullata e ripetuta. Il libro non si ferma alle questioni di diritto ma fornisce strumenti perché la classe studentesca sia meno credulona e manipolabile, più «sgamata», come direbbero i ragazzi: un prezioso capitolo sulle bufale on line insegna a riconoscerle e smascherarle prima di indire manifestazioni e occupazioni: l’ex ministro dell’istruzione Gelmini non ha mai voluto abolire le vacanze scolastiche, né l’attuale ministro Giannini ha mai annunciato che abolirà l’educazione fisica.

E che cosa dice oggi la legge sul crocifisso, da cui è nato tutto il percorso che ha portato al libro? «L’ultima parola – spiega Menietti – l’ha detta nel 2011 la Corte Europea, che si è espressa a favore della “possibilità” di affissione del crocifisso, che “non esprime soltanto un significato religioso, ma anche identitario, […], frutto e simbolo dell’evoluzione storica della comunità italiana”».

Legge di stabilità e scuola: le promesse non mantenute del 2014

da Il Fatto Quotidiano

Legge di stabilità e scuola: le promesse non mantenute del 2014

di MARINA BOSCAINO

Se dovessimo tentare un breve resoconto di quanto è toccato alla scuola nell’anno che si è appena concluso, potremmo cavarcela con poche parole: promesse non mantenute.

La promessa delle promesse: scuola priorità del governo. Il che – occorre dirlo – non rappresenta certo di per sé un dato rassicurante. Dipende. Non è stata forse – la scuola – una priorità per il governo Berlusconi, ministro l’immeritevole Gelmini? Indubbiamente. E sappiamo bene in cosa si è concretizzato quell’“occhio di riguardo” riservato all’istruzione: un tentativo di smantellare il sistema nazionale di istruzione, prontamente confermato dai governi seguenti. Il velleitarismo dell’attuale esecutivo si è concretizzato in ben due riforme epocali, annunciate, illustrate, fallite in pochi mesi: la riforma Reggi, con il suo autore – all’epoca sottosegretario all’Istruzione – forse non casualmente promosso a direttore dell’Agenzia del Demanio, che tentava di riproporre surrettiziamente l’aumento dell’orario di lavoro a salario immutato. E La Buona Scuola, sterzata neoliberista sul sistema d’istruzione, in salsa Englishmodernista: valutazione, carriera, preside sceriffo, sponsor e incentivo all’investimento privato, requiem per la libertà d’insegnamento, diritto allo studio questo sconosciuto.

Nonostante le dichiarazioni e gli euro buttati in kermesse autocelebrative, Governo e Pd (sono – nel caos postdemocratico – un tutt’uno, anche se fingiamo di non avvedercene) hanno dovuto ammettere il fallimento della proposta, dichiarando lo slittamento di qualsiasi iniziativa sulla scuola ai mesi che verranno.

Ma non tutto è fermo. La Legge di Stabilità è passata, portando con sé lo stanziamento di 1 milardo (di cui 500 ml disponibili) di euro per un piano di 150mila assunzioni: atto dovuto, considerata anche la sentenza di novembre della Corte Europea di Giustizia.

Assunzioni che comunque costeranno molto care alla scuola nel suo complesso. Nella Legge di Stabilità vengono infatti confermati i tagli al personale assistente amministrativo (2.020 unità); ai distacchi del personale a beneficio delle associazioni (abrogati i comandi presso le associazioni di prevenzione e recupero del disagio e della tossicodipendenza ed i comandi presso le associazioni professionali del personale direttivo e docente a partire dall’a.s. 2016-17; tutti i comandi presso qualunque amministrazione dello Stato, ad eccezione di quelli presso al Miur per l’autonomia, i coordinatori regionali per l’educazione motoria e i supervisori dei tirocini presso le università). Viene confermata l’eliminazione degli esoneri e semiesoneri ai docenti vicari. Per le assenze dei docenti non verranno chiamati supplenti fin dal primo giorno. Estremamente difficile risulterà la sostituzione del personale assente collaboratore scolastico e assistente amministrativo; mentre non si prevede neppure la possibilità di sostituire gli assistenti tecnici assenti.

Ma il costo del piano assunzioni non si limita a questo tagliuzzamento estemporaneo, che dimostra chiaramente come chi abbia lavorato alla Finanziaria non conosca o non abbia voglia di conoscere come funzionino gli istituti scolastici.

Fermo restando il finanziamento di 200 milioni alle scuole paritarie (che si vanno ad aggiungere ad ulteriori fondi pubblici dedicati a questo capitolo di spesa che grava su tutti), sono stati reperiti 10 milioni per finanziare l’istituto Invalsi, con un emendamento passato in extremis a poche ore dall’approvazione definitiva del testo. Per il resto, una sforbiciata drastica ai diritti maturati: blocco dell’indennità della vacanza contrattuale (che serve a tutelare i lavoratori nel caso di ritardi nella stipula dei rinnovi contrattuali) fino al 2018.

Il provvedimento comporterà un risparmio di 900 milioni di euro, ma andrà a rafforzare la già problematica situazione determinata dall’ulteriore blocco del contratto (l’ultimo risale al 2009) fino alla fine del 2015: potere di acquisto dei nostri salari ormai ridotto al lumicino. Analogamente, nulla di risolutivo sulla situazione dei Quota 96, cui – nonostante il diritto maturato ormai da 2 anni – non si consente di andare in pensione. Infine, il coup de théatre, dopo un minuetto estenuante quasi quanto la questione del pensionamento degli aventi diritto nati nel 1952, che ha tenuto banco durante l’estate con trionfalistici proclami di soluzione e rocambolesche smentite: a distanza di 6 mesi dall’esame di Stato, ancora non sappiamo come saranno composte le commissioni che valuteranno i nostri studenti. Approvato un emendamento di Forza Italia che conferisce al governo il potere di “rivisitare” l’esame a scopo di risparmio. Il sottosegretario Faraone smentisce le voci “malevole”, che prevedono una commissione tutta interna.

Rimane il fatto che questo ulteriore espediente costituisce la conferma – semmai ce ne sia bisogno – di quanto davvero la scuola stia a cuore al governo Renzi. E induce a diffidare di chi – da anni – annuncia la centralità di questo tema nell’agenda dei governi. Come si diceva, dipende.

Anno scolastico: non è valido se non si arriva a 200 giorni di lezione

da La Tecnica della Scuola

Anno scolastico: non è valido se non si arriva a 200 giorni di lezione

Che succede se in un anno scolastico non si arriva 200 giorni di lezione? La legge prevede che l’anno non è valido. L’onorevole Carocci (PD) chiede al Ministro di chiarire la situazione.

Nei prossimi giorni dovremmo conoscere la risposta del vecchio tormentone che – a cadenza periodica – disturba il sonno di dirigenti scolastici, insegnanti e studenti: cosa succede se, per “cause di forza maggiore”, nel corso di un anno scolastico non si riescono a svolgere le 200 giornate di lezione previste dalla legge?
Questa volta, a porre la domanda ufficiale al Ministro è la deputata del PD Mara Carocci che ha depositato una formale interrogazione in Commissione Cultura della Camera.
Giovedì 8 gennaio, alla ripresa dei lavori parlamentari, il Governo dovrà presentarsi in Commissione e chiarire “se e come – chiede Carocci – intenda intervenire o per rendere valido l’anno scolastico anche con un minor numero di giorni di lezione, se questo è dovuto a cause di forza maggiore quali quelle sopra esposte, o per superare le condizioni ostative e assicurare l’effettivo svolgimento dei 200 giorni di lezione”.
La deputata del PD, che è anche dirigente scolastica, fa osservare che il recupero delle giornate di chiusura delle scuole non è per nulla semplice in quanto – su questo punto – il contratto di lavoro dei docenti pone dei vincoli precisi.
Il problema posto dalla Carocci non è puramente teorico, in quanto in diverse aree del territorio nazionale già ora ci sono state non poche sospensioni delle attività didattiche a causa del maltempo. La stessa deputata, per esempio, segnala che a Genova si contano già 6 giorni di chiusura.
Insomma, un chiarimento del Ministro appare quanto mai necessario.

Le preferenze per la mobilità possono essere puntuali o sintetiche

da La Tecnica della Scuola

Le preferenze per la mobilità possono essere puntuali o sintetiche

Quest’anno i tempi per l’avvio delle operazioni di mobilità potrebbero essere anticipati rispetto al passato. Lo stabilisce l’ipotesi di contratto firmato a fine novembre fra sindacati e ministero.

I tempi per la mobilità 2015-2016 sembrerebbero essere più rapidi rispetto agli anni passati. Infatti una delle novità scritte nell’ipotesi di contratto integrativo concernente la mobilità del personale docente, educativo ed A.T.A., sottoscritto il giorno 26 del mese di novembre 2014, è quella in cui si decreta che entro tre giorni dalla firma definitiva del contratto sulla mobilità, dovrà essere emanata l’ordinanza ministeriale con cui saranno recepite le modalità di applicazione delle disposizioni contenute nel medesimo contratto. Questa norma è scritta all’art.1 comma 5 dell’ipotesi del Ccni per la prossima mobilità.
Quindi, quest’anno, la mobilità potrebbe partire già prima della fine di febbraio ed avere la scadenza per la metà del mese di marzo. Anche per l’anno scolastico 2015-2016 la presentazione della domanda di mobilità, dovrà avvenire tramite il sistema istanze on line del Miur. Per quanto riguarda le preferenze territoriali, che il docente aspirante al trasferimento può richiedere, sono in numero limitato, a seconda dal grado d’istruzione per cui viene chiesto il trasferimento.
Ad esempio per la scuola primaria si possono scegliere fino a 20 preferenze della stessa provincia, mentre per le scuole secondarie di secondo grado fino a 15 preferenze anche di province differenti.
L’esperienza insegna che bisogna fare quindi una grande attenzione quando si scelgono le preferenze nella sezione preferenze territoriali  del modulo on line della mobilità.
Esistono le preferenze puntuali e quelle sintetiche. Le prime sono riferite alla scelta di una singola scuola, le seconde invece riguardano interi distretti, comuni o province. Queste ultime, se espresse dal docente aspirante al trasferimento, individuano la scuola libera per la mobilità secondo l’ordine sequenziale del bollettino ufficiale dei distretti, comuni e province.
Quindi, come è chiaramente scritto nell’art.18 dell’ipotesi contratto sulla mobilità, se il docente che si muove a domanda volontaria esprime una preferenza puntuale (singola scuola o istituto), il possibile trasferimento avviene esaminando, in stretto ordine sequenziale, prima le cattedre interne alle scuole; di seguito  le cattedre orario esterne con completamento nello stesso comune, sempre se nella domanda si è richiesta tale eventualità; ed infine le cattedre orario esterne con completamento in comuni diversi, ed anche in questo caso solo se è stato richiesto espressamente.
Se invece il docente, più audacemente, dovesse indicare una preferenza sintetica (distretto, comune, provincia), il possibile trasferimento avviene esaminando, in stretto ordine sequenziale, prima le cattedre interne per ciascuna scuola o istituto compreso nella singola preferenza sintetica, secondo l’ordine del bollettino; in seguito, se il docente ha richiesto nella domanda cattedre orario esterne, le cattedre orario esterne con completamento nello stesso comune per ciascuna scuola o istituto compreso nella singola preferenza sintetica, secondo l’ordine del bollettino; ed infine, se ha richiesto cattedre orario esterne su comuni differenti, le cattedre orario esterne con completamento in comuni diversi per ciascuna scuola o istituto compreso nella singola preferenza sintetica, secondo l’ordine del bollettino.
Quindi, prima di inserire una preferenza territoriale, abbiate contezza di quello che potrebbe succedere, in quanto una volta avuto il trasferimento in una data scuola, questo non può essere rifiutato, fatte salve situazioni del tutto eccezionali.

Concorso dirigenti: valgono anche i servizi pre-ruolo

da La Tecnica della Scuola

Concorso dirigenti: valgono anche i servizi pre-ruolo

La novità potrebbe preludere alla apertura del concorso anche ai precari. Questo, almeno, è quanto auspica l’Anief di Marcello Pacifico.

Ci sarà una grande novità nel futuro concorso dirigenti che, a Dio piacendo, verrà bandito in primavera:  la validità delle supplenze per il raggiungimento dei cinque anni di   servizio minimi utili all’accesso, come già stabilito dal Consiglio di Stato.
Si tratta di una rivoluzione che apre le porte, sottolinea Marcello Pacifico presidente Anief-Confedir, a un’altra rivoluzione: l’eventuale apertura del concorso anche ai docenti precari.
“Questo risultato rappresenta un’altra vittoria del nostro sindacato – commenta   Marcello Pacifico, presidente Anief e presidente organizzativo Confedir – raggiunta grazie alla sentenza 5011/2014   del Tar del Lazio, che ha stabilito che per partecipare al concorso per presidi può essere ritenuto valido anche il   periodo di precariato perché equivalente a quello svolto dai colleghi di ruolo. In pratica, i giudici hanno appurato che   il servizio prestato da precario o post-ruolo va considerato allo stesso modo: esattamente come avviene con i titoli   accademici di accesso. Come confermato, su più ambiti, dalla Corte di Giustizia europea lo scorso 26 novembre”.
Un’altra sentenza del TAR Lazio, la n. 9729 del 16 settembre scorso, su ricorso ANIEF, ha stabilito che il servizio   preruolo deve essere valutato come quello di ruolo, seguendo quanto statuito dalla Corte di Giustizia europea con la   sentenza emessa nel procedimento C-177/10 pubblicata in data 8 settembre 2011.

“Ora anche i dirigenti del Miur hanno finalmente preso atto che non esiste alcuna ragione giustificata per discriminare   i precari. Lo stesso parere, del resto – continua Pacifico – era stato espresso dal Consiglio di Stato: prima, con  la sentenza n. 4724 del settembre 2014, attraverso la quale è stato rigettato l’appello del Miur contro alcuni docenti,   neo-immessi in ruolo con anni di precariato alle spalle: gli insegnanti hanno ottenuto la nomina a preside, dopo aver   superato tutte le prove, proprio per l’incongruenza della legge italiana con la sentenza del 8/9/2011 della Corte di   Giustizia europea sul procedimento C-177/10, in base alla quale il servizio preruolo deve essere valutato come quello   di ruolo. Successivamente, nell’ottobre scorso, sempre i giudici di Palazzo Spada hanno respinto l’appello del Miur  che chiedeva la sospensione cautelare della sentenza n. 5011/14 con cui gli avvocati Ganci e Mi‎celi, che difendevano   la tesi dell’Anief, avevano ottenuto la validazione della partecipazione dei precari con cinque anni di servizio all’ultimo   concorso per dirigenti scolastici”.
Quale sarà il passo successivo?  L’Anief ritiene la presa d’atto da parte del Miur sui requisiti d’accesso ancora non completa. “Riteniamo, per gli   stessi principi ripresi dai giudici nei vari gradi di giudizio, – continua il presidente del giovane sindacato – che per   partecipare al concorso per diventare preside non sia indispensabile essere docenti di ruolo. Se un candidato è in   possesso dei requisiti di accesso – la laurea, l’abilitazione all’insegnamento e gli anni di servizio – non ha alcun motivo   per non essere ammesso alla selezione. E non significa nulla se ha un contratto a tempo indeterminato o no”.
“Qualora, quindi, nel bando che uscirà nelle prossime settimane, non dovesse essere inclusa questa possibilità, il   nostro sindacato annuncia sin d’ora la volontà di ricorrere nelle sedi opportune. Il tempo delle discriminazioni tra personale di ruolo e precario
– conclude Pacifico – è finito.
D’altronde se ormai la durata minima del precariato è, nella migliore delle ipotesi, di 10, 15 anni, che cosa osta alla partecipazione al concorso dei docenti supplenti? Certo la platea dei partecipanti si allargherebbe e la lotta, speriamo onesta, si farebbe più dura…

5 gennaio #labuonascuola

In un video messaggio per la ripresa delle attività didattiche, il 5 gennaio, il presidente del Consiglio annuncia che entro la fine di febbraio saranno presentati i testi legislativi a supporto de “La Buona Scuola”

Lunedì 15 dicembre, presso la Sala della Comunicazione del MIUR, il Ministro presenta i numeri ed i risultati della consultazione su “La Buona Scuola”. Nel Salone dei Ministri si svolge #LaBuonaScuolaLabs.

Lunedì 15 dicembre il Ministro Giannini
presenta i risultati della consultazione su #labuonascuola
Arte, Musica e Digitale: il Miur apre le porte
ai laboratori delle scuole e agli esperti
80 ragazzi in visita al Ministero nelle stanze del ‘Palazzo’

Un pomeriggio di festa al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per la presentazione dei risultati della consultazione pubblica su #labuonascuola, il documento lanciato a settembre per indicare le priorità del governo nel campo dell’istruzione. E’ l’evento organizzato dal Miur per il prossimo 15 dicembre. Per un giorno, il Ministero aprirà le porte alle scolaresche, ospiterà laboratori di eccellenza ed esperti che dibatteranno sul futuro dell’istruzione. La consultazione su #labuonascuola è durata due mesi, dal 15 settembre al 15 novembre, e ha coinvolto i cittadini sia on line, attraverso il sito www.labuonascuola.gov.it, sia off line, con i dibattiti organizzati dal Miur (40 le tappe del tour de #labuonascuola) e dai cittadini (oltre 2.000 in tutto il paese).

I risultati della #consultazione
Il 15 dicembre il Ministro Stefania Giannini presenterà i risultati della consultazione nella Sala della Comunicazione in viale Trastevere 76/A alle 16.30. L’evento sarà trasmesso in diretta streaming sul sito www.cultura.rai.it e sul sito del Miur www.istruzione.it. Sarà inoltre previsto un live twitting attraverso il profilo del Ministero @MiurSocial. Condurrà il dibattito la giornalista di Rai News 24 Daiana Paoli.

Arte, Musica, Alternanza Scuola-Lavoro, Digitale, ne parlano gli esperti
Il pomeriggio del 15 sarà anche un momento di incontro con esponenti del mondo dell’arte, dello spettacolo, scrittori, imprenditori per un confronto sulla scuola italiana e sul contributo che la società civile può offrire per arricchirla e migliorarla. Ne parleranno al Miur, a partire dalle 18.00, sempre nella Sala della Comunicazione, con prosecuzione della diretta streaming, il regista Mario Martone, lo scrittore Gianrico Carofiglio, il direttore del Centro per il libro Romano Montroni, il vice presidente di Confindustria per l’Education Ivanhoe Lo Bello, il co-fondatore del progetto Arduino Massimo Banzi. Si parlerà poi di sport con il presidente del Comitato italiano paralimpico Luca Pancalli e l’atleta paralimpica Oxana Corso, specializzata nella velocità, con il vice presidente del Coni Giorgio Scarso, i fiorettisti Valerio Aspromonte e Arianna Errigo.

#labuonascuolaLabs al Miur
Per un giorno, inoltre, il Miur diventerà un grande laboratorio aperto che ospiterà alcune esperienze di eccellenza delle scuole italiane. Nel Salone dei Ministri gli studenti del liceo Lussana di Bergamo mostreranno come le tecnologie possono supportare la didattica e la valutazione. Quelli del liceo Visconti di Roma racconteranno le nuove modalità di apprendimento della storia dell’arte attraverso l’osservazione diretta, a scuola, del restauro di un dipinto antico. Sarà allestito anche un laboratorio sulle potenzialità delle tecnologie per rendere accessibile la didattica a chi ha diverse abilità a cura della scuola Sant’Ambrogio – Negrar CTS di Verona. Gli studenti del Machiavelli di Roma racconteranno l’iniziativa ‘Together in Expo’. Lungo i corridoi del secondo piano del Ministero, dove si trovano le stanze del Ministro e dei Sottosegretari, ci saranno laboratori musicali con la collaborazione degli studenti dei licei Farnesina di Roma, del liceo Manzoni di Latina dell’Istituto Comprensivo Macherione di Giarre (CT). Il gruppo dei ‘Flauti erranti’ della Rete regionale dei flauti della Toscana, composto da diverse scuole, animerà diversi punti del Ministero. Gli studenti dell’Itis Avogadro di Torino porteranno al Miur il loro progetto “Io c’ero. Il punto di vista e di visione degli studenti” riprendendo la giornata con le loro telecamere. I ragazzi degli Istituti Sereni e Garibaldi di Roma cureranno l’allestimento del verde come esercizio laboratoriale. Gli alunni dell’Istituto Colombo di Roma si occuperanno dell’accoglienza degli ospiti e quelli del Baffi e del Domizia Lucilla di Roma saranno responsabili dei punti ristoro come momento di verifica delle loro competenze pratiche.

Le scuole a ‘Palazzo’
Il 15 il Miur aprirà le sue porte a studenti e docenti anche attraverso un percorso di visita la Palazzo dell’Istruzione di Viale Trastevere a cura dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico. Ottanta ragazzi di istituti che avevano fatto richiesta di partecipazione alle visite organizzate, un servizio offerto tutto l’anno dal Miur, potranno conoscere il 15 l’importante patrimonio storico-artistico e documentale custodito all’interno del Palazzo e visitare Biblioteca, Emeroteca, salire i gradini dello Scalone d’Onore, entrare nel salone dei Ministri e nell’anticamera dei Ministri.

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Termina il 15 novembre la consultazione pubblica sul Piano del governo in materia di istruzione iniziata il 15 settembre sul sito www.labuonascuola.gov.it

Come previsto dalla Nota 16 ottobre 2016, AOOOGSC Prot. n.5893, si svolge dal 20 al 26 ottobre la settimana de “La Buona Scuola”.

Al via la settimana de “La Buona Scuola”
Focus sui ragazzi, il 22 Giannini
incontra al Miur le Consulte provinciali degli studenti

Inizia oggi la settimana de “La Buona scuola”, durante la quale saranno  intensificate le iniziative collegate alla consultazione pubblica sul Piano del governo in materia di istruzione. Dal 15 settembre scorso e fino al prossimo 15 novembre sul sito www.labuonascuola.gov.it i cittadini possono dare il loro contributo per arricchire le proposte sulla scuola. È possibile partecipare anche organizzando dei dibattiti e condividendone le conclusioni online sul sito della consultazione. A partire da oggi, grazie alla collaborazione con gli Uffici Scolastici Regionali, saranno potenziati i momenti di confronto con il territorio che, comunque, saranno promossi fino alla fine della consultazione.

Al Ministero il focus sarà sugli studenti. Il 22 ottobre mattina il Ministro Stefania Giannini sarà a Bari, all’Istituto ‘Majorana’. Poi tornerà a Roma per incontrare il Consiglio nazionale delle Consulte provinciali. Le Consulte si sono già incontrate nelle scorse settimane per analizzare il Piano e presenteranno mercoledì alcune loro osservazioni e proposte anche per migliorare le modalità di coinvolgimento degli studenti nella consultazione. A questo scopo hanno predisposto alcuni materiali destinati ai loro coetanei, come ad esempio kit per organizzare i dibattiti a scuola (https://www.labuonascuola.it/dibattiti/kit/).

Durante la settimana de “La Buona Scuola”, e nelle tre settimane che ci separano dalla chiusura della consultazione, le istituzioni scolastiche sono incoraggiate a sfruttare i loro momenti collegiali per concentrare la programmazione dei dibattiti e dire la loro sulle proposte da avanzare al Ministero.  Sul sito www.labuonascuola.gov.it è disponibile anche la mappa dei quasi 400 dibattiti programmati spontaneamente sul territorio (https://www.labuonascuola.it/dibattiti/mappa/). Molti organizzatori hanno già restituito le proprie conclusioni, visibili sempre attraverso la mappa e, presto, in una pagina dedicata sul sito. Nella sezione ‘Eventi e news’ sono consultabili gli aggiornamenti sul tour organizzato dal Ministero per illustrare i contenuti de “La Buona Scuola”.

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Consultazione su ‘La Buona Scuola’ superati i 1.000 dibattiti organizzati dal territorio
Il Sud in testa con il 37% degli incontri
Oltre 750.000 accessi sul sito Più di 88.000 partecipanti on line e 150.000 off line

(Roma, 31 ottobre 2014) Oltre mille dibattiti organizzati sul territorio, più di 750.000 accessi sul sito dedicato, 88.000 partecipanti alla consultazione on line e 150.000 persone coinvolte negli incontri in presenza. Mancano quindici giorni alla fine della consultazione sul Piano del governo “La Buona Scuola” lanciato il 3 settembre scorso e gli eventi di confronto organizzati autonomamente da scuole, cittadini, associazioni, Consulte degli studenti, terzo settore hanno superato quota mille.
In testa alla classifica della partecipazione le regioni del Sud Italia con il 37% dei dibattiti segnalati. Seguono il Nord (qui il 31% degli incontri), il Centro (18%) e le Isole (14%). Ad oggi la regione più attiva è l’Emilia-Romagna, con 153 incontri off line, seguita da Puglia (145), Sicilia (139) e Abruzzo (83). I verbali e le conclusioni dei dibattiti sono già in larga parte consultabili all’interno della piattaforma dedicata sul sito www.labuonascuola.gov.it. Prosegue anche il tour de “La Buona Scuola” con nuovi appuntamenti di confronto fra i vertici del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e il territorio. Prossime tappe previste in Lazio, Umbria e Marche (qui il calendario: https://www.labuonascuola.it/area/m/32/?_gmln_m=m4111).
La fase di ascolto, avviata il 15 settembre scorso, proseguirà fino al 15 novembre sia con gli incontri che all’interno della piattaforma web pensata per offrire agli utenti registrati differenti modalità di partecipazione. Ad oggi gli accessi al portale www.labuonascuola.gov.it sono stati più di 750.000 con oltre 5 milioni di pagine visualizzate. Sono più di 88.000 i partecipanti on line (60.000 i questionari a cui si sommano i commenti rapidi lasciati dagli utenti, le mail e le proposte arrivate). Da oggi la piattaforma della consultazione offre poi nuove funzionalità per facilitare la registrazione: sarà possibile farlo anche attraverso i propri account social.
Quasi 1.400 sono le idee inviate nelle “Stanze” della consultazione, gruppi di lavoro sviluppati attorno a 16 tematiche che hanno totalizzato più di 3.800 risposte e 19.700 manifestazioni d’interesse da parte degli iscritti al portale. La stanza più gettonata (548 proposte) è quella dello ‘Sblocca scuola’ dove ci si confronta sulle incombenze burocratiche che appesantiscono la vita degli istituti. ‘Meno costi per le famiglie’ (121 proposte) è la seconda Stanza per interesse. Oltre 100 idee riguardano le aperture pomeridiane delle scuole, tema molto sentito dalle famiglie insieme ai laboratori (98 proposte), attenzione crescente anche per i temi della formazione e delle classi di concorso. Proprio negli ultimi giorni, vista la richiesta crescente degli utenti di potersi esprimere su questo, sono state aperte due Stanze dedicate una all’abilitazione all’insegnamento e una alla revisione delle classi di concorso.

Il 3 settembre il Presidente del Consiglio presenta il Patto Formativo #labuonascuola: dal 15 settembre al 15 novembre 2014 il documento è aperto al dibattito sul sito labuonascuola.gov.it

scuola2014

Al via la consultazione su ‘La Buona scuola’
Due mesi di dibattiti online e offline

(Roma, 15 settembre 2014) “La Buona scuola” va a consultazione. Da oggi e fino al 15 novembre su www.labuonascuola.gov.it ogni cittadino potrà contribuire a disegnare la scuola del futuro attraverso gli strumenti di partecipazione messi a disposizione dal Miur. Per la prima volta in una consultazione pubblica ci sarà una forte sinergia fra partecipazione online e offline attraverso l’integrazione fra risposte a questionari, dibattiti a scuola e su tutto il territorio e l’organizzazione di proposte su specifici obiettivi da consegnare al Miur entro il 15 novembre.
Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per 60 giorni animerà, anche grazie al supporto degli Uffici scolastici regionali, un grande dibattito pubblico, il più grande mai realizzato sulla scuola, sulle proposte del  Rapporto “La Buona Scuola”, diffuso lo scorso 3 settembre.

Sul sito www.labuonascuola.gov.it si potrà interagire attraverso tre sezioni:

Compila il questionario – Ogni cittadino potrà rispondere a delle domande relative ai temi trattati nei 6 capitoli del Rapporto. Una settima area permetterà di esprimersi liberamente su cosa si è apprezzato di più, cosa si ritiene di criticare e cosa manchi ne “La Buona Scuola”. Non è obbligatorio compilare tutte le sezioni né rispondere a tutte le domande. Gli utenti registrati possono riprendere la compilazione e aggiungere risposte o modificare quelle inserite precedentemente, in qualsiasi sezione, fino al 15 novembre.

Un grande dibattito diffuso – In quest’area si possono pubblicare le conclusioni dei dibattiti organizzati a scuola e sul territorio. Ogni assemblea, consiglio  o organizzazione che voglia discutere il Piano può scaricare il Kit per la consultazione offline e condividerne online le conclusioni. Il Ministero inviterà le scuole ad utilizzare momenti interni di confronto (ad es. collegio dei docenti, assemblee d’istituto) per discutere il Rapporto, i suoi temi principali, e contribuire con le proprie proposte.

Costruiamo insieme la buona scuola – La terza sezione ospita i dibattiti ad obiettivo, per la raccolta di buone pratiche e proposte costruttive. Le aree della piattaforma sono a disposizione di tutti quanti abbiano idee, proposte, sperimentazioni in corso e progetti collegati all’obiettivo descritto. Ogni spazio ha un coordinatore, un gruppo di lavoro e una data di consegna: il 15 novembre.

La consultazione sarà accompagnata da uno spot tv che andrà in onda a partire dal 22 settembre per poter sollecitare la partecipazione di tutti i cittadini. Perché, come spiega il Rapporto del governo, per fare la buona scuola “ci vuole un Paese intero”.

#labuonascuola: messaggio del Presidente del Consiglio

(Roma, 3 settembre 2014) L’Italia cambierà solo se noi metteremo al centro la scuola. Non una riforma, non un adempimento burocratico, non un libro dei sogni. Un patto, semplice e concreto. Messaggio del Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi per il lancio del Patto Formativo #labuonascuola.

Non una riforma, non un adempimento burocratico, non un libro dei sogni.

Un patto, semplice e concreto.

L’Italia cambierà solo se noi metteremo al centro la scuola.

Noi possiamo mettere al centro la scuola solo se lo facciamo assieme agli studenti, ai professori, ai dirigenti scolastici, alle famiglie, al personale tecnico.

Il Parlamento può cambiare una legge. La scuola può cambiare un Paese.

Noi siamo pronti a fare la nostra parte, cambiando tutte le leggi che vanno cambiate.

Ma vi proponiamo di aiutarci a cambiare il Paese.

Come?

Molto semplice.

Qui trovate il rapporto sulla scuola, con le idee del Governo.

Dal 15 settembre al 15 novembre andremo scuola per scuola, aula per aula a raccogliere le vostre opinioni. Scriveteci, criticateci, diteci la vostra. Coinvolgetevi. Sono anni che fanno le riforme passando sopra la vostra testa. Stavolta, no. Vogliamo affrontare questa sfida insieme.

Noi vi proponiamo i dodici punti che trovate nell’elenco allegato: mai più precari, dal 2016 solo concorsi, basta supplenze, la scuola fa carriera, la scuola si aggiorna, scuola di vetro, sblocca scuola, scuola digitale, cultura in corpore sano, le nuove alfabetizzazioni, fondata sul lavoro, la scuola per tutti tutti per la scuola. Trovate i singoli punti nel documento allegato. Leggetelo, approfonditelo, discutetelo.

Poi nella legge di stabilità entro l’anno mettiamo i soldi che servono, per questo progetto e per l’edilizia scolastica. Da gennaio i testi di legge. Il 2015 – dopo una lunga discussione – diventa l’anno della sfida.

Vi propongo un patto, un patto educativo.

Noi sul tavolo mettiamo le idee che vedete e tutto il coraggio che abbiamo, per evitare il coro di lamentela dei rassegnati e dei cinici che già dicono: “Tanto non cambia mai nulla”

A voi chiedo di essere protagonisti e non spettatori.

Chi vuole bene all’Italia vuole bene alla scuola. Renderla più giusta e più rispettata è il nostro obiettivo. Lo facciamo insieme?

Matteo Renzi

matteo@governo.it