Il sostegno alla domiciliarità

Gruppo Solidarietà

Attività formative 2015
http://www.grusol.it/apriInformazioni.asp?id=3916

Il sostegno alla domiciliarità nella normativa della regione Marche
Martedì, 27 gennaio 2015

Contenuti:  Quali servizi – sociali, sociosanitari e sanitari – sono previsti nella regione Marche a sostegno della domiciliarità? Con quale regolamentazione? Quali sono e come vengono disciplinati gli interventi di tipo economico (alla persona o alla famiglia) per il mantenimento a domicilio delle persone non autosufficienti? Quali criteri di utilizzo del fondo nazionale non autosufficienze sono stati adottati? L’incontro passerà in rassegna le diverse tipologie di sostegno.

Destinatari. I corsi sono rivolti a tutti coloro che lavorano a vario titolo all’interno del sistema dei servizi sanitari e sociali.

Docente.  Fabio Ragaini, Gruppo Solidarietà.

Note tecniche. Gli incontri si svolgeranno a Moie di Maiolati Spontini, via Fornace 23 (biblioteca comunale, sala J. Lussu), dalle ore 15.00 alle 18.00. Si rilascia attestato di frequenza.

Iscrizioni. Il numero massimo di partecipanti previsto è di 25. Il costo di partecipazione è di 50 euro per i corsi con due incontri e 25 per quelli di un solo incontro. Versamento su ccp 10878601 intestato a Gruppo Solidarietà – Castelplanio. Bonifico bancario: Banca Popolare di Ancona, filiale di Moie di Maiolati: IT50 C053 0837 3900 0000 0000 581. L’iscrizione verrà registrata  al momento dell’avvenuto versamento (inviare ricevuta, preferibilmente via mail). I corsi vengono attivati con la presenza di almeno 10 persone. Prima di effettuare il versamento accertarsi che ci siano posti disponibili.

Informazioni: Gruppo Solidarietà, Via Fornace 23, 60030 Moie di Maiolati (An). Tel e fax,  0731.703327. centrodoc@grusol.it, www.grusol.it

Shoah, rinnovato il Protocollo d’Intesa Miur-Ucei in occasione del Viaggio della Memoria

Shoah, rinnovato il Protocollo d’Intesa Miur-Ucei in occasione del Viaggio della Memoria

Scuola, rinnovato il Protocollo d’Intesa tra il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e l’Unione delle comunità ebraiche italiane (l’Ucei) per la didattica della Shoah. L’intesa è stata sottoscritta ieri dal Ministro Stefania Giannini e dal Presidente dell’Ucei Renzo Gattegna, presso la sinagoga di Tempel di Cracovia, nel corso del Viaggio della Memoria in Polonia con 200 alunni delle scuole superiori. Il Protocollo, promosso sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, prevede la diffusione di progetti educativi e didattici sulla Shoah.

“La scuola italiana c’è e sta facendo la sua parte nella trasmissione della memoria – sottolinea il Ministro Stefania Giannini – Quello che il Miur fa con questo Protocollo e con il Viaggio in Polonia è consegnare ai nostri ragazzi il testimone e la responsabilità del ricordo. Dobbiamo fare in modo che quello che è successo non accada mai più in nessun modo e in nessun posto del mondo”.

“Il Protocollo siglato con il Ministero dell’Istruzione – commenta il presidente dell’Ucei, Renzo Gattegna – consente agli studenti italiani di prendere coscienza di un capitolo buio della nostra storia che ha riguardato tutta l’Europa e anche l’Italia. Ringrazio il Ministero e il Ministro Giannini per l’impegno dimostrato. Ringrazio poi i testimoni che anche quest’anno hanno trovato la forza di raccontare quanto hanno vissuto per trasmettere la loro memoria ai ragazzi che partecipano al Viaggio”.

Nella giornata di oggi duecento ragazzi visiteranno insieme al Ministro Giannini il campo di Auschwitz-Birkenau e potranno ascoltare il racconto di Andra e Tatiana Bucci e Sami Modiano, sopravvissuti allo sterminio.

Piano di stabilizzazione dei precari della scuola

Assunzioni docenti e personale ATA: normalizzati dopo un periodo di 36 mesi di servizio presso una struttura

PRECARIATO NELLA SCUOLA: PRESENTATO L’ODG PER FAR FRONTE ALLE ESIGENZE DI TUTTE LE FASCE

Appiano primo firmatario “Non si possono far lavorare per anni le persone senza dare una
prospettiva per il futuro”

«Precari della scuola, un tema che tocca da vicino insegnanti e personale ATA– spiega Andrea
Appiano, primo firmatario del documento – Ho depositato un ordine del giorno in Regione, già
sottoscritto da diversi consiglieri di maggioranza». Argomento che è già stato motivo di una
recente condanna dell’Italia da parte della corte di giustizia europea, un tema dibattuto e sofferto
da chi si ritrova ancora in situazione instabile dopo anni di servizio.
«I precari: una delle tante criticità e ingiustizie del nostro Paese – spiega il Consigliere – Non si
possono far lavorare per anni persone senza stabilizzarle, a scuola come altrove. Il Governo ha
previsto un grande piano di assunzioni, per circa 150.000 precari. Ma al momento si pensa alle sole
graduatorie ad esaurimento, dove stanno iscritte anche persone che hanno lavorato pochissimo
nella scuola lasciando in sospeso la situazione per chi da anni presta servizio effettivo nelle scuole,
a partire dai docenti abilitati, anche di tasca loro, e iscritti in seconda fascia».
Un passo per prendere atto della situazione e prendere un impegno concreto per una situazione
che è stata messa in chiaro anche dai vari incontri tenuti sul territorio, mettendo in luce la
necessità di chiarezza e di stabilità delle tante persone che si ritrovano in condizione precaria.
L’ordine del giorno impegna dunque il Presidente e la Giunta ad attivarsi con urgenza presso il
Governo e il Ministro dell’Istruzione affinché sia previsto un piano di assunzioni che, in tempi e in
modi adeguati, assorba tutto il precariato del personale docente e ATA che abbia prestato servizio
per un congruo periodo, che potrebbe quantificarti in almeno 36 mesi, non limitandosi a
considerare le sole graduatorie ad esaurimento, ma immettendo direttamente in ruolo, a titolo
esemplificativo, anche i precari abilitati in graduatoria di seconda fascia.

MATURITA’, SONDAGGIO: NO A MODIFICA COMMISSIONI ESAME

MATURITA’, SONDAGGIO GILDA: NO A MODIFICA COMMISSIONI ESAME

Le commissioni dell’esame di Maturità non vanno modificate: a pensarla così sono i 753 docenti che, dal 4 dicembre scorso al 13 gennaio, hanno partecipato a un sondaggio online condotto dalla Gilda degli Insegnanti.

Il questionario, pubblicato nei siti www.gildains.it e www.gilda-unams.it con l’ausilio del software specializzato SurveyMonkey, è composto da cinque domande riguardanti l’ipotesi, dettata da esigenze di risparmio economico, di cambiare la composizione delle commissioni esaminatrici. Contro l’introduzione, molto probabile, di soli commissari interni ai quali non corrispondere alcuna retribuzione aggiuntiva (vedi Q1 nel pdf allegato, ndr) si è espresso l’85,66%. A motivare il no secco dei docenti non è unicamente la mancanza di compensi accessori per i commissari: secondo l’83% dei partecipanti al sondaggio, infatti, l’introduzione della commissione interna potrebbe creare disparità di valutazione tra i maturandi delle scuole statali e quelli degli istituti parificati (Q2). Il 79,81% ritiene che il modello attualmente in vigore, che prevede commissioni miste, debba essere mantenuto perchè la compresenza di membri esterni, che valutano la prestazione dei maturandi all’esame, e interni, che nel loro giudizio prendono in considerazione anche l’intero percorso di studi dei candidati, garantisce un maggiore equilibrio (Q3).

Bocciata dall’85,52% anche l’ipotesi, alla quale secondo indiscrezioni starebbe pensando il Governo, di insediare commissioni con docenti interni alle scuole ma non titolari sulle classi quinte (Q4). Nettamente maggioritaria, infine, la percentuale dei docenti – 75,56% – in disaccordo con l’eventuale abolizione del valore legale del titolo di studio, uno scenario verso cui la modifica delle commissioni di Maturità potrebbe rappresentare il primo passo.

Valorizzazione beni culturali, da Corte Conti e Miur il premio per i «tesori nascosti»

da Il Sole 24 Ore

Valorizzazione beni culturali, da Corte Conti e Miur il premio per i «tesori nascosti»

di Alessia Tripodi

Il concorso per i migliori progetti elaborati da studenti lanciato nell’ambito di «Educare alla legalità». Domande entro il 30 aprile

Al via il bando di partecipazione al concorso «Alla ricerca dei tesori nascosti«, rivolto agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado, bandito dalla Corte dei conti e dal ministero dell’Istruzione nell’ambito del progetto «Educare alla legalità».

Il bando
Il concorso è suddiviso in due sezioni, una dedicata agli studenti delle scuole primarie e secondarie e l’altra agli studenti delle superiori. Il tema di questa seconda edizione – comune ad entrambe le sezioni – riguarda i beni culturali e paesaggistici poco conosciuti alle masse, per i quali i giovani sono invitati a creare un vero e proprio progetto di valorizzazione culturale e di sfruttamento economico indirizzato, per il settore pubblico, all’acquisizione di nuove entrate da destinare alla conservazione, al restauro e all’ulteriore investimento, e per il settore privato, all’incentivo all’industria del turismo.
Nel dettaglio, i giovani sono invitati a esaminare le modalità di valorizzazione del sito eventualmente già esistenti, a individuare inefficienze e punti deboli e, quindi, a immaginare una loro proposta di migliore sviluppo delle potenzialità attrattive per aumentare la redditività e, allo stesso tempo, rendere il bene il più possibile fruibile ai potenziali visitatori. Con l’obiettivo, sottolinea il bando, di creare un indotto nel territorio non limitato agli effetti sulle strutture recettive, e in coordinamento con eventi culturali o tradizionali già esistenti o di possibile realizzazione.
Gli elaborati vanno inviati entro il 30 aprile 2015 alla Direzione
Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione- Ufficio 111, Viale Trastevere, 76/ A – 00153 Roma.
Per partecipare: clicca qui e scarica il bando e la scheda di iscrizione

Dopo ‘Charlie’. A scuola di libertà

da TuttoscuolaNews

Dopo ‘Charlie’. A scuola di libertà

Il caso – o forse una scelta mirata degli attentatori – ha voluto che il 7 gennaio fosse anche il giorno, programmato da tempo, del lancio dell’ultimo romanzo di Michel Houellebecq ‘Sottomissione’, nel quale si ipotizza il successo di un candidato musulmano nelle elezioni presidenziali francesi del 2022. Come abbiamo già segnalato nella newsletter della scorsa settimana il nuovo presidente tiene per sé soltanto un ministero, quello della educazione. Perché?

Se lo sono chiesto in molti nel dibattito che si è acceso in tutta Europa subito dopo l’emozione suscitata dagli attentati (c’è stato, in parallelo con quello di Charlie Hebdo anche quello al supermercato kosher) e dalla grande manifestazione di Parigi di domenica scorsa. Dibattito che si sta sviluppando sui giornali e tra gli intellettuali (non tanti, per la verità) ma anche nelle scuole, comprese quelle italiane, come risulta da numerose testimonianze.

Che conseguenze avrebbe il controllo del ministero dell’educazione nazionale, come si chiama in Francia, in un sistema educativo tradizionalmente accentrato (anche se ora un po’ di meno) come quello francese? Sarebbe messa a rischio la laicità della scuola pubblica, condizionando i programmi in modo tale da escluderne ogni contenuto o riferimento considerato dal presidente-ministro dell’educazione offensivo per la religione musulmana?

Ma già ora – se ne è discusso anche nelle scuole italiane multietniche in questi giorni a proposito dell’affissione di alcune vignette di Charlie rappresentati Maometto – è giusto consentire la massima libertà di espressione e di irrisione nei confronti delle diverse religioni e visioni del mondo? O ci si deve attenere (Houellebecq direbbe ‘sottomettere’) a una regola restrittiva, quasi una forma di autocensura, quando si affrontano a scuola tematiche che toccano la dimensione religiosa? E non sarebbe questa una forma di limitazione, quasi di paura della libertà come la si è intesa in Europa dall’Illuminismo in poi? Che fine farebbe l’insegnamento della filosofia?

Il dibattito è in corso e anche in Italia, e nelle scuole italiane, giungono gli echi del confronto in corso in Francia tra i sostenitori, come lo scrittore e regista Emmanuel Carrère, della compatibilità tra la religione islamica e la concezione illuministica della libertà individuale, e coloro che, come Houellebecq, ritengono che questa compatibilità (lui dice “ibridazione”) possa darsi al massimo tra l’Islam e “qualcosa che è veramente radicato in Occidente, il Cristianesimo”, insomma tra religioni, non con il “razionalismo illuminista”.

La patologia della irregolarità di avvio dell’anno scolastico mina la continuità didattica

da TuttoscuolaNews

La patologia della irregolarità di avvio dell’anno scolastico mina la continuità didattica

C’è una questione non trattata nel documento governativo sulla Buona Scuola, ma che vorremmo venisse comunque realizzata come una delle condizioni prioritarie per assicurare il funzionamento di una buona scuola: la regolarità di avvio dell’anno scolastico.

Organico funzionale? Stabilizzazione dei precari? Riconoscimento del merito professionale? A cosa servirebbero questi nobili obiettivi di innovazione del sistema scolastico se restasse come male cronico, come patologia insanabile, la precarietà dell’inizio dell’anno scolastico, che si protrae da decenni quasi ovunque per due-tre mesi almeno minando in moltissimi casi la continuità didattica?

È vero che ogni anno tra novembre e dicembre questa precarietà lentamente si dissolve e quasi ovunque torna la regolarità, ma nel frattempo quasi un terzo dell’anno scolastico se n’è già andato.

Questa precarietà è data, soprattutto, da tardive assegnazioni di insegnanti e dal subentro degli aventi diritto che scalzano i supplenti già nominati.

E la formuletta della nomina di “supplenza fino all’avente diritto” è l’espediente usato per coprire i ritardi delle procedure amministrative.

Conseguentemente, in attesa di disporre del pieno organico stabilizzato, in molte scuole secondarie funziona l’orario provvisorio per almeno un mese (a volte due). Mentre in molte scuole primarie e secondarie funziona l’orario ridotto (a volte anche a ottobre inoltrato).

La precarietà prolungata dell’avvio dell’anno scolastico, caratterizzata da docenti con la valigia e dal balletto dei supplenti, fa comprensibilmente infuriare i genitori degli alunni e disorientare i capi d’istituto, sconsolati e impotenti di fronte al “carosello” degli insegnanti, ma viene ormai accettata con rassegnazione come una questione di ordinaria normalità, mentre invece è la conseguenza di una disfunzione imperdonabile del sistema scolastico italiano.

E in questo modo il diritto degli alunni viene subordinato ai riti delle procedure e agli interessi del personale. Si può cambiare? Si deve!

È possibile normalizzare l’avvio dell’anno scolastico?

da TuttoscuolaNews

È possibile normalizzare l’avvio dell’anno scolastico?  

La precarietà di avvio dell’anno scolastico che umilia la continuità didattica ormai è diventato un male organizzativo della nostra scuola “normale”, accettato, a cui ci si è abituati senza cercare di cancellarlo radicalmente, sperando, con poca convinzione, che possa essere un po’ contenuto.

In molti casi la generale presenza di tutti i docenti al loro posto in cattedra si ha verso metà novembre. Le scuole più fortunate (poche) dispongono stabilmente di tutti i docenti (di ruolo e non) ai primi di ottobre.

Ritardi che compromettono il diritto degli alunni alla continuità didattica e ledono anche gli stessi interessi del personale. Ore di insegnamento perse, programmi portati avanti a singhiozzo, disagi. Moltiplicando gli effetti scuola per scuola, anno per anno, i danni immateriali sono incalcolabili.

Bisogna assolutamente arrivare al 1° settembre con tutti (tutti!) i docenti già in cattedra senza che arrivino poi altri aventi diritto o, da fuori provincia, altri docenti in assegnazione provvisoria.

Come? Cominciando tutte le procedure di gestione del personale (mobilità, nomine in ruolo, conferimenti supplenze annuali e fino al termine delle attività) molti mesi prima.

Poiché i vari adempimenti sono tra di loro concatenati, a cominciare dai trasferimenti per finire con le supplenze annuali, il primo provvedimento (contratto integrativo sulla mobilità con relativa ordinanza) deve essere emanato entro il primo mese di scuola. Assurdo? No, se si vuole.

La procedura di mobilità del personale può cominciare subito dopo e concludersi con i trasferimenti e i passaggi a febbraio-marzo, cioè quattro mesi prima di quanto avviene attualmente.

Subito dopo potrebbero esserci le nomine in ruolo e le assegnazioni provvisorie/utilizzazioni.

I conferimenti di supplenza annuale si potrebbero definire entro l’inizio dell’estate.

A settembre, tutti in cattedra.

Non è utopia, ma una soluzione doverosa, che richiede la rischedulazione di alcune prassi consolidate. Ma si può fare, non è che stiamo chiedendo di festeggiare il Natale il 25 agosto.

Per una scuola al servizio delle famiglie, e non della burocrazia.

Liceo fai-da-te: liberi di scegliere alcune materie dell’ultimo anno

da Corriere della sera

Liceo fai-da-te: liberi di scegliere alcune materie dell’ultimo anno

Il Senato: curriculum personalizzato con un occhio all’università e al mondo del lavoro. Il pedagogista: «Bene la flessibilità, ma attenti a non impoverire la preparazione di base»

Antonella De Gregorio

Personalizzare gli studi: il sogno di molti studenti. Poter scegliere alla fine delle superiori di modulare almeno una parte del curriculum: fatte salve tutte le altre materie previste dal proprio indirizzo, concentrarsi su quelle che piacciono di più e che riescono meglio, con un occhio ai futuri sbocchi universitari e lavorativi che a quel punto lo studente dovrebbe avere già, almeno vagamente, in testa. Un ragazzo dell’ultimo anno di Liceo scientifico potrebbe così, per esempio, scegliere di approfondire, insieme a Matematica, anche Biologia e Chimica, per giocarsi più serenamente la chance del test di Medicina. A un Classico, oltre a Italiano e Latino si potrebbe scegliere di aprirsi nuove opportunità studiando il Cinese. A un Tecnico, se le aziende del territorio lo chiedono, accanto alle materie generali, si può optare per Metallurgia, o Costruzioni aeronautiche. La proposta di un «curriculum personalizzato» alla fine del percorso di studi, con una parte di materie obbligatorie per tutti e un’altra a scelta dei singoli studenti, è stata presentata dalla VII Commissione cultura del Senato dopo aver discusso con associazioni di dirigenti scolastici, insegnanti e genitori. La risoluzione approvata ieri dal Senato contiene una serie di indicazioni per il governo che, dopo la campagna d’ascolto, sta limando il testo dei provvedimenti che dal 28 febbraio dovrebbero far ripartire la scuola italiana. Ma non è detto che l’esecutivo tenga poi effettivamente conto di questi «suggerimenti».

Curriculum flessibile

Il documento parte da una ricognizione di quanto accaduto nei cinque anni in cui si è sviluppata la riforma Gelmini e approda alla definizione di «obiettivi di apprendimento e traguardi didattici moderni». La proposta si inserisce all’interno di una più generale richiesta di rilancio dell’autonomia scolastica in modo che ciascun istituto possa definire un proprio curriculum «in connessione con le esigenze del territorio». Il «curriculum personalizzato» evoca una flessibilità «all’americana», che servirebbe sia a far emergere attitudini e interessi degli studenti sia a tamponare il «disallineamento tra domanda di competenze che il mondo chiede di sviluppare e ciò che la scuola offre» «in connessione con le esigenze del territorio». Disallineamento cui una recente ricerca McKinsey imputa una cifra pari al 40% della disoccupazione in Italia.

Un’altra maturità

Nelle classi terminali del secondo ciclo – spiega Francesca Puglisi, senatrice Pd, relatrice del documento – il curriculum dovrebbe essere formato da una parte obbligatoria per tutti e una parte opzionale, a scelta dello studente, oltre che da discipline facoltative di arricchimento, tale da garantire una personalizzazione del percorso di studi, così da potenziare l’elemento orientativo dell’istruzione». Una proposta destinata a stravolgere anche l’esame di Stato, che dovrebbe rappresentare il momento di sintesi di un percorso formativo personalizzato: «che metta al centro le scelte e le motivazioni di ciascun studente e non solo una verifica delle conoscenze acquisite», dice Puglisi.

«Bene la flessibilità, ma solo all’ultimo anno»

«Una buona proposta – secondo il pedagogista Raffaele Mantegazza – che introdurrebbe un po’ di flessibilità nell’impianto della scuola italiana che, così com’è, è troppo rigido». Ma è una novità che «va pensata molto bene», secondo il docente di Pedagogia generale alla Bicocca, che vede due grossi rischi: «Il primo è che si eroda la preparazione degli studenti. Già, al primo anno di università hanno forti lacune nelle competenze trasversali di base: hanno problemi a scrivere, decifrare un testo, sostenere prove di matematica. Questa tendenza un po’ americana permette di ritagliarsi percorsi su misura, anche suggestivi, ma su basi fragili. Deve quindi essere molto chiaro quali sono i saperi minimi da portare avanti». Delicato poi il momento della scelta: «Un ragazzo di terza liceo non sa e non deve sapere cosa vorrà studiare “dopo”: i tre anni di superiori servono proprio ad assaggiare diverse materie e trovare la propria strada. Sarebbe sbagliato restringere, con un eccessiva specializzazione, all’inizio del triennio. Bene invece se la “personalizzazione” viene fatta all’ultimo anno, eventualmente aprendo all’università, facendo frequentare agli studenti pezzetti di corsi, seguire progetti». Toccare con mano, insomma, per avere un quadro più completo.

Concorso dirigenti: 2 scritti, un colloquio, 4 mesi di corso e 4 di tirocinio

da La Tecnica della Scuola

Concorso dirigenti: 2 scritti, un colloquio, 4 mesi di corso e 4 di tirocinio

La struttura del concorso appare ormai definita.  Desta preoccupazione in molti il corso quadrimestrale presso la Scuola nazionale di Amministrazione. I costi (non del tutto trascurabili) saranno completamente a carico dei concorrenti.

Sulle modalità organizzative del prossimo concorso per dirigenti scolastici avevamo sollevato nei giorni scorsi alcuni dubbi che dovrebbero trovare risposta nell’ormai imminente regolamento sul quale il Ministero sta aspettando di ottenere i prescritti pareri.
Ma intanto qualche notizia sta trapelando e siamo già in grado di fornire le prime delucidazioni.
Per quanto riguarda la “tassa di iscrizione” sembra assodato che non dovrebbe comunque superare i 10 euro.
Quasi risolta anche la questione del test preselettivo che verrà attivato solo nel caso in cui i partecipanti saranno più del triplo dei posti a concorso: va però detto che questa eventualità non è affatto remota perché è molto probabile che i concorrenti saranno ben più di 7500 (si prevedono infatti circa 2500 posti disponibili).
La vera novità di questa tornata concorsuale consiste però nella introduzione di una fase di 4 mesi di formazione (in parte in aula e in parte on line) gestita direttamente dalla Scuola Nazionale di Amministrazione. Fase che sarà seguita da 4 mesi di tirocinio presso una delle istituzioni scolastiche  individuate dai diversi Uffici scolastici regionali.

Alla formazione di durata quadrimestrale si potrà però accedere solo se si sarà riusciti a superare fase precedente (due prove scritte e un colloquio per ciascuna delle quali si attribuisce un punteggio massimo di 30 punti).  Ovviamente è prevista anche la valutazione dei titoli (anche in questo caso 30 punti al massimo).
Si entrerà così nella graduatoria degli idonei (punteggio massimo possibile 120) di cui farà pare un numero di concorrenti pari a quello dei posti a concorso aumentato del 20%.

La valutazione dei candidati non si fermerà alle prove scritte ma continuerà anche nella fase di formazione che si concluderà con un colloquio con cui si attribuirà un ulteriore punteggio.
Insomma, il concorso sarà ancora più selettivo rispetto al passato tanto che ci sono già molti docenti interessati che si stanno chiedendo se valga davvero la pena  affrontare un simile percorso ad ostacoli per un miglioramento economico considerato non del tutto adeguato.

Personale in malattia, con la riforma della PA potrebbero cambiare le fasce orarie di reperibilità

da La Tecnica della Scuola

Personale in malattia, con la riforma della PA potrebbero cambiare le fasce orarie di reperibilità

Entro fine febbraio l’approvazione: ormai pressoché sicuro l’introduzione del ‘Polo unico della medicina fiscale’, con il passaggio delle funzioni in via esclusiva all’Inps. Si pone subito un interrogativo: se uniformare giorni e fasce orarie in cui ricevere i controlli; per gli statali ad oggi sono previste più ore di reperibilità e verifiche anche a partire dal primo giorno. Ma per docenti e Ata è però difficile che arrivi una “stretta” ulteriore.

I dati sui licenziamenti nella PA, con la scuola a fare da capofila, giungono in parallelo con la ripresa dei lavori al Senato sulla riforma della PA, che il premier Renzi vorrebbe approvare entro fine febbraio la riforma della Pubblica amministrazione: in “settimana” arriveranno, infatti, gli emendamenti clou, dopo l’accelerata conseguente al varo del Jobs act e le assenze di massa dei vigili urbani a Roma a Capodanno.

Premesso che si parla con sempre maggiore insistenza di arrivare ad un unico comparto della Pubblica Amministrazione (con alcuni sindacati, come la Cisl, non scandalizzati, mentre altri, come Anief-Confedir, contrariati perché per alcuni settori, come la scuola, i “servizi pubblici si porterebbero nel caos”), non ci sarebbero quasi più dubbi sull’arrivo dell’emendamento per la realizzazione di un ‘Polo unico della medicina fiscale’. In tal caso, tutti i controlli sarebbero affidati all’Inps, anche quelli relativi ai dipendenti pubblici, che ora vengono ‘controllati’ dalle Asl (pure se in teoria la Regione competente già oggi può scegliere tra Istituto di previdenza e azienda sanitaria locale).

Un eventuale passaggio delle funzioni in via esclusiva all’Inps, sempre più probabile, comporterebbe una serie di novità. Soprattutto si pone un interrogativo: se uniformare giorni e fasce orarie in cui ricevere i controlli; per gli statali ad oggi sono previste più ore di reperibilità e verifiche anche a partire dal primo giorno. Nella scuola, ricordiamo, vale l’orario di reperibilità introdotto con il D.M. n. 206/2009: dalle 9 alle 13 la mattina e dalle 15 alle 18 il pomeriggio-sera. E già dal primo giorno. È improbabile, però, che arrivi una “stretta” ulteriore.

Docenti: scuola non fa rima con salute

da La Tecnica della Scuola

Docenti: scuola non fa rima con salute

di Vittorio Lodolo D’Oria

Che la salute dei docenti non interessi proprio a nessuno (istituzioni, sindacati, politici) è cosa risaputa e acclarata. Vale tuttavia la pena evidenziare tutti gli episodi che rappresentano storture inaccettabili, nella speranza che, prima o poi, qualcuno di buona volontà voglia mettervi mano.

Da un paio di anni è stato affiancato alla Commissione Medica di Verifica (CMV) un rappresentante dell’Ufficio Scolastico Regionale (USR) che supporti la predetta CMV nell’individuare le mansioni cui è possibile destinare un docente che, non più idoneo all’insegnamento, può pur sempre essere adibito alle cosiddette “altre mansioni”. In un primo momento la misura destò un comprensibile sconcerto perché non si riusciva a comprendere con quale diritto potesse fare parte di un consesso medico colui che, non avendo alcuna qualifica sanitaria, oltretutto rappresentava il datore di lavoro che avrebbe dovuto restare all’oscuro di quel dato sensibile appartenente al lavoratore noto come “diagnosi di malattia”. Si è pertanto cercata una soluzione, arrivando a consultare il rappresentante dell’USR solo a collegio medico ultimato e a paziente-docente congedato. Ovviamente con il fermo proposito di non comunicare la diagnosi al datore di lavoro, nel rispetto della terzietà della CMV stessa rispetto al funzionario USR e al lavoratore medesimo.

Tuttavia, lo sappiamo bene, la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni. Ecco infatti cosa è accaduto a “Caio” in una CMV di un capoluogo regionale del Nord Italia.

Allo scadere di un provvedimento di 6 mesi di inidoneità all’insegnamento per una sindrome ansioso depressiva, Caio si sottoponeva nuovamente a visita medica in CMV. Constatato il persistere del suddetto quadro clinico patologico, la CMV, supportata dall’ineffabile rappresentante dell’USR, assumeva per Caio il seguente provvedimento: “Inidoneità temporanea all’insegnamento; idoneo ad altre mansioni; in alternativa, qualora consentito dall’organizzazione scolastica, riutilizzabile quale supplente e senza l’impegno fisso su una classe per periodi non superiori ai 10 giorni”. In altre parole, si stabilisce che Caio sta ancora male e non può insegnare, tuttavia è ritenuto in grado di effettuare supplenze che non durino più di 10 giorni. La CMV si dimentica inoltre di stabilire, vanificando completamente l’essenza del provvedimento assunto, ogni quanto tempo Caio sia in grado di tenere la supplenza di 10 giorni. Si potrebbe infatti verificare il caso che Caio, ultimata una prima supplenza di 10 giorni, debba immediatamente intraprenderne una successiva e così via fino allo scadere dei termini della sua singolare inidoneità.

Non è tutto. Sappiamo oramai da innumerevoli studi scientifici che le inidoneità lavorative degli insegnanti sono dovute all’80% a cause psichiatriche. Nonostante questa realtà venga del tutto ignorata per ragioni di convenienza (non si allarma così la pubblica opinione né si investe in prevenzione come previsto dall’art. 28 del D.L. 81), anche Caio rientra nel suddetto 80%.

La certificazione medica da lui prodotta proveniva da un’amministrazione pubblica (Centro di Salute Mentale) e depone per una depressione reattiva per problematiche lavorative. Lo stesso specialista della CMV certifica che: “Ove Caio non deve confrontarsi direttamente con la classe e con gli alunni, egli è in grado di svolgere in modo professionale e competente le sue mansioni, senza che gli vengano attacchi di panico e di ansia libera. Ritengo pertanto tutelante per la sua salute psichica che continui a svolgere mansioni lavorative diverse dall’insegnamento ”.

Ed ecco la chiosa (leggi beffa) finale: “La inidoneità di cui trattasi è determinata esclusivamente da infermità che, allo stato degli atti, risulta NON DIPENDENTE DA CAUSA DI SERVIZIO”.

Tutto questo per dire che, se non si provvederà a riconoscere al più presto le patologie psichiatriche quali malattie professionale degli insegnanti, oltre a non riconoscere le cause di servizio, non riusciremo mai ad  avviare un valido piano di prevenzione che informi i docenti dei rischi che corrono, né potremo formare adeguatamente i dirigenti scolastici sulle loro numerose competenze medico-legali rispetto a personale scolastico e utenza.

Supplenze fino al termine attività didattiche: il tipo di assenza del titolare non può trasformarle in temporanee

da La Tecnica della Scuola

Supplenze fino al termine attività didattiche: il tipo di assenza del titolare non può trasformarle in temporanee

Non può mutare il contratto per far fronte alla copertura di un posto di fatto disponibile entro il 31 dicembre e che rimarrà tale sino alla fine delle attività didattiche: la normativa non distingue tra le differenti ipotesi che hanno dato luogo alla sostituzione del titolare, prevedendo un sistema di tutela della continuità didattica. E il Tribunale di Siracusa lo ha ribadito.

In materia di supplenze, la normativa legislativa, regolamentare e contrattuale attualmente vigente, non fa distinzioni di sorta ai fini della tipologia di supplenza da conferire –fino al termine delle attività didattiche o temporanea – in base ai motivi che hanno determinato l’assenza del docente titolare.

Il Tribunale di Siracusa con una recentissima sentenza, sulla scorta del predetto principio, ha risolto il caso in cui veniva contestato il ricorso alla supplenza temporanea per far fronte alla copertura di un posto di fatto disponibile entro il 31 dicembre che sarebbe rimasto tale fino alla fine delle attività didattiche.

In particolare, una docente aveva chiesto la concessione di un congedo straordinario ai sensi dell’art.42 comma 5 del D.Lvo 151/2001 dall’1.10.2010 al 31.05.2011, per prestare assistenza ad un parente portatore di handicap; per la copertura di detto posto, anziché procedere alla convocazione per il conferimento di una supplenza fino al termine delle attività didattiche, il dirigente scolastico aveva invece conferito una supplenza temporanea.

Un docente precario all’epoca già occupato con una supplenza temporanea, ha però contestato la tipologia di contratto di supplenza conferita dal dirigente scolastico, sostenendo che, trattandosi di un posto resosi vacante prima del 31 dicembre e che sarebbe rimasto tale fino al termine delle attività didattiche, andava conferita una supplenza fino al 30 giugno.

Il dirigente scolastico, di contro, sosteneva che la particolare motivazione che aveva determinato l’assenza del titolare, giustificava il ricorso alla supplenza temporanea; trattandosi invero di un congedo per l’assistenza ad un congiunto disabile grave, era infatti possibile un rientro anticipato della docente titolare prima del termine del 31 maggio, dalla stessa indicato nella domanda di congedo.

Il Tribunale di Siracusa con sentenza depositata lo scorso 13 gennaio, dopo aver effettuato una ricognizione delle fonti normative che regolano la materia del conferimento delle supplenze (art.4 L.124/99, art.1 D.M. 13/06/2007, art.37 CCNL), ha rilevato che dalle stesse non si rinviene alcun elemento da cui dedurre l’inapplicabilità della disciplina ordinaria sulle supplenze, per l’ipotesi particolare in cui l’assenza del titolare sia determinata da congedo per motivi assistenziali, sul presupposto della concessione della subordinazione della concessione del congedo al mantenimento dei presupposti che ne hanno legittimato la concessione.

La normativa non distingue, infatti, tra le differenti ipotesi che hanno dato luogo alla supplenza, prevedendo invece la disciplina utile alla sostituzione del docente assente, predisponendo un sistema di tutela al fine della salvaguardia della continuità didattica, la quale non può essere subordinata alla condizione sospensiva del perdurare delle condizioni legittimanti l’assenza del titolare.

Pertanto, il Giudice del lavoro ha concluso che, per l’ipotesi in cui il docente titolare sia assente per congedo per assistenza ad un congiunto disabile per un periodo che va da una data anteriore al 31 dicembre ad una data successiva al 30 aprile dell’anno scolastico, per la copertura di detto posto deve procedersi al conferimento di una supplenza fino al termine delle attività didattiche (fino al 30 giugno), e ciò anche a garanzia del principio della continuità didattica, tenuto conto che si tratta di coprire con supplenza un posto di fatto resosi disponibile entro il 31 dicembre 2010, che rimane tale fino alla fine delle attività didattiche, stante che, a mente del citato art.37 del CCNL, il personale docente che rientra in servizio dopo il 30 aprile di ciascun anno rimane a disposizione per lo svolgimento di altre attività, permanendo sul posto il supplente già nominato per sostituirlo.

Studenti, attenzione: diffamare il prof su facebook è reato

da La Tecnica della Scuola

Studenti, attenzione: diffamare il prof su facebook è reato

Faraone ha invitato gli studenti a “riappropriarsi” della scuola e a esprimere le proprie valutazioni sui docenti. Ma è bene fare attenzione: c’è anche il rischio di cacciarsi nei guai.

Il sottosegretario Davide Faraone sostiene che la scuola è degli alunni, ma forse è il caso di precisare che i prof non sono una proprietà degli studenti, nè tanto meno  lo sono della scuola e del dirigente scolastico; senza dimenticare che i giudizi che gli studenti hanno dei loro prof sono ben noti a tutti ed a volte corrono anche attraverso il web.
Rispetto all’idea che ha il sottosegretario Faraone sulla scuola e sul rapporto tra prof e studenti, diciamo più ragionevolmente che la scuola è un servizio svolto a favore degli studenti e che i professori sono, o almeno dovrebbero essere, degli esperti della propria disciplina, che hanno il compito di facilitare l’apprendimento e lo sviluppo delle competenze degli studenti.
Ma dire che la scuola è degli alunni e che la valutazione e la reputazione del docente deve passare dal giudizio degli studenti, sembra essere eccessivo, e forse anche una forzatura. Uno studente può esprimere senz’altro un suo soggettivo gradimento nei confronti di un docente, ma ciò non significa che  possiede gli strumenti per una valutazione seria ed epistemologica.
L’indagine critica sulla valutazione di merito è una cosa seria e non può essere ridotta alla sola percezione che hanno gli studenti dei loro prof. Lasciamo che i giudizi degli studenti sui prof, rimangano, come d’altronde sono, a livello di pettegolezzo di corridoio scolastico. A volte tali pettegolezzi sui prof oltrepassano, anche con l’appoggio dei genitori, la porta della dirigenza, al fine di condizionare l’operato del docente e la sua valutazione.
Altre volte invece gli studenti  o addirittura i genitori degli studenti sfogano le proprie contestazioni, scrivendo su facebook o sul gruppo della classe di wathsapp considerazioni diffamatorie sui prof.
Bisogna sapere che diffamare un professore nell’esercizio delle sue funzioni, anche su queste applicazioni mediatiche come facebook e watsapp, si configura come reato. Offendere la dignità e la reputazione altrui, in presenza di più persone è punito dalla legge e precisamente dall’art.595 del codice penale. A tal fine è utile ricordare la sentenza della Corte di Cassazione n.15367 del 3 aprile 2014 in cui il giudice asserisce che l’offesa rivolta all’onore e al prestigio del pubblico ufficiale deve avvenire alla presenza di più persone; deve essere realizzata in un luogo pubblico o aperto al pubblico; deve avvenire in un momento, nel quale il pubblico ufficiale compie un atto d’ufficio ed a causa o nell’esercizio delle sue funzioni. Quindi attenzione cari studenti, non date troppo ascolto a quanto sostiene il sottosegretario Faraone; i vostri giudizi sui prof, soprattutto se negativi ed offensivi, teneteli riservati per voi e non diffondeteli troppo in giro, potreste incorrere in brutte sorprese.

La scuola è degli studenti: ridiamogliela

da La Tecnica della Scuola

La scuola è degli studenti: ridiamogliela

A dirlo il sottosegretario Faraone che ha incontrato  il Forum degli studenti per mettere a punto alcune proposte per la scuola della riforma

“Sono stato molto contento di ricevere e dialogare con il Forum degli Studenti mercoledì scorso e sono convinto che la loro partecipazione nelle decisioni che riguardano la scuola, l’università e il mondo del lavoro debba diventare strutturale”.

Skuola.net riporta la conclusione del tavolo di lavoro, che ha coinvolto 13 ragazzi, dove si è discusso anche di valutazione degli insegnanti da parte degli studenti, la regolamentazione dell’alternanza scuola lavoro e la partecipazione dei ragazzi. E il sottosegretario promette un nuovo appuntamento: “Ho chiesto al Forum degli studenti di incontrarci ciclicamente per poter avere la possibilità di guardare, attraverso le loro proposte e le loro critiche, la scuola dal di dentro”.

“I ragazzi sono persone in grado di proporre, organizzare iniziative, come dimostrano le esperienze positive di molte scuole che hanno organizzato autogestioni e cogestioni”, sostiene Faraone.

Il Forum degli studenti con Faraone in testa vuole che gli studenti possano valutare la scuola e gli insegnanti. “La buona scuola” garantirà anche ai ragazzi la possibilità di dire la propria in merito alla didattica e alle modalità di insegnamento dei propri docenti” promette il sottosegretario.

Argomenti di discussione anche l’ inserimento di nuove materie a scuola. Ad esempio, scrive Skuola.net, una versione aggiornata dell’educazione civica, ma insegnata da veri specialisti. Come fare a organizzarle? Il sottosegretario propone di istituire un tavolo tecnico che coinvolga le associazioni studentesche per stabilire le metodologie di questo insegnamento.

Per quanto poi riguarda gli stage , che troppo spesso si trasformano in sfruttamento del lavoro, perché siano davvero formativi, vanno regolati; la proposta è di creare uno “Statuto delle studentesse e degli studenti in stage”, una carta che tuteli i loro diritti, ma che elenchi anche i loro doveri.

E sui test Invalsi? Non tutti sono d’accordo con il test Invalsi e la valutazione delle scuole attraverso questo sistema, cosicchè il Forum degli studenti con Faraone ha riconosciuto la necessità di portare avanti il progetto con un finanziamento stabile. “Vogliamo che la scuola renda conto dei propri risultati – sostiene Faraone – “E non lo facciamo per fotografare i migliori e lasciare indietro i peggiori. Dobbiamo dare a tutti gli strumenti per mettersi al passo e assottigliare le differenze”.

A tale scopo occorre rilevo acquista il diritto allo studio: “Oggi la materia è di competenza regionale e, purtroppo, ogni regione fa quello che vuole, negando agli studenti italiani di autodeterminarsi con la stessa libertà” dice Faraone. Ma al tavolo di lavoro con il Forum degli studenti emerge una soluzione. “Quello che possiamo fare in quanto governo, così come ci hanno suggerito le associazioni studentesche, è una legge quadro nazionale sul diritto allo studio. E lo faremo.”